Fanfic su artisti musicali > Mika
Segui la storia  |       
Autore: ValeriaLupin    24/09/2018    3 recensioni
Raccolta di one-shot ispirate da canzoni, interviste, sguardi, riflessioni, fantasie.
-
1. Love you (even) when I am drunk
.
«Le due e quaranta» gli rispose. Mika lo guardò confuso poi riportò l'attenzione sul suo cellulare e notò che in effetti l'orario era scritto anche lì, come sempre.
Perché Andy lo chiamava a quell'ora? Sentì una morsa allo stomaco che, questa volta, poco riguardava tutto l'alcol che aveva ingurgitato.
.
2. Over my shoulder
.
«Ragazzi» lo sentì dire poi ai suoi amici «mai toccare la ragazza del frocio». Il tremolio d'astio nella voce di quel ragazzo suonava come un presagio. Gli fece entrare un gelo nelle ossa che aveva assaggiato già tante volte.
.
3. Ocean eyes
.
Quale magia possedevano quegli occhi per poter leggere così a fondo nello sguardo di un altro uomo? Come poteva somigliare all'atto di dipingere quel suo modo di esprimersi?
.
4. Invisible
.
Dopo anni, scopriva che nulla era cambiato: giocava ancora a nascondino, questa volta con i sentimenti, e pareva fosse destinato a vincere.
.
5. Make you happy
.
S’imbatté, fra mille di quelle memorie delicate, in una più fragile delle altre: un segreto.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Andy Dermanis
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Love you (even) when I'm drunk

  Se ne stava seduto al bancone del bar a lasciarsi scorrere le ore addosso, immagini orride avvelenavano ormai le sue notti, privandolo del sonno, e affollavano la sua mente anche in quel momento mentre portava alla bocca l’ennesimo shot di tequila. Neanche l’alcol riusciva davvero a scacciarle, come aveva sperato quando si era allontanato da casa per cercare un posto dove passare la notte.
Dormire era diventato impossibile e non aveva di meglio da fare: da più di un anno aveva perso la sua più grande valvola di sfogo, piombando in un asfissiante aridità creativa che lo aveva tanto inquinato da renderlo distruttivo per se stesso e chiunque lo circondasse.
Qualche settimana prima il più feroce litigio che avesse mai avuto con Andy li aveva allontanati in maniera definitiva; il greco aveva notato quanto fosse distante, come si stesse isolando da tutti, quanto fosse diventato improvvisamente indifferente nei suoi confronti e aveva addossato la colpa al suo blocco creativo, ma Mika sapeva che in realtà non provava più nulla per lui. Quello che ancora rimaneva ad unirli era l’abitudine, le pesanti aspettative di chi li conosceva. Mika non faceva che ripetersi che tutto era stato troppo veloce fra loro, che quella relazione era diventata soffocante, che pretendeva indietro la sua libertà.
Da quella sera non si erano più sentiti, gettando via quattro lunghi anni delle loro vite, ma negli ultimi due giorni il biondo aveva cercato insistentemente di contattarlo. Ogni volta che gettava uno sguardo al monitor del suo cellulare per vedere se ci fossero aggiornamenti sulle condizioni di sua sorella Paloma, poteva notare almeno due chiamate perse da Andy.
«Fammene quanti ne escono» si rivolse, alticcio, al barista, allungandogli una banconota. Il ragazzo dietro il bancone non esitò a prenderla e cominciò a versare il liquido nei bicchieri, uno ad uno li posò di fronte a Mika che, volta per volta, li beveva in un sorso.
All’ennesimo shot avvertì lo stomaco rivoltarsi e fu sul punto di vomitare. Si posò il dorso della mano sulle labbra serrate, cercando di cacciare indietro l’acido che aveva raggiunto la sua gola. Il barista, un ragazzo di appena qualche anno in meno di lui, lo guardò un po’ preoccupato.
«Sicuro di volerne ancora?» gli chiese, ma il cantante si limitò ad annuire, senza neanche riuscire bene ad afferrare le parole di quella domanda. La sua mente ormai era del tutto offuscata, il suono pulsante della musica lo disorientò ulteriormente quando si guardò attorno nel locale stipato di ragazzi.
«Scusa» lo richiamò il barista. Mika si voltò con un movimento brusco che gli fece perdere l’equilibrio: quasi cadde dallo sgabello, riuscì a sorreggersi giusto in tempo mentre un risolino gli sfuggiva dalle labbra. «Ti stanno chiamando» lo informò il ragazzo indicando il suo cellulare, abbandonato a qualche centimetro dalla sua mano.
Non ebbe neanche il tempo di mettere a fuoco il nome sullo schermo che la telefonata terminò. Prese in mano il telefono e, non senza difficoltà, controllò le ultime chiamate. Andy lo aveva chiamato altre tre volte.
«Ma che ore sono?» si domandò, ma lo urlò così forte che il barista riuscì ad udirlo sopra il suono elettrico della musica.
«Le due e quaranta» gli rispose. Mika lo guardò confuso poi riportò l’attenzione sul suo cellulare e notò che in effetti l’orario era scritto anche lì, come sempre.
Perché Andy lo chiamava a quell’ora? Sentì una morsa allo stomaco che, questa volta, poco riguardava tutto l’alcol che aveva ingurgitato. Forse le immagini dell’incidente di Paloma le aveva allontanate per un po’, ma le sensazioni che gli avevano provocato erano ancora lì, ben lontane dall’abbandonarlo anche solo per qualche minuto. Era terrorizzato, nauseato, attanagliato da un’ansia che lo logorava nel profondo. I medici si dicevano pessimisti sul futuro di sua sorella e lui non si sentiva minimamente pronto a perderla.
Mika sospirò e portò alla bocca uno degli shot che ancora gli rimanevano. Poi spostò il dito sul nome del suo ex e avviò la chiamata. Il ragazzo rispose al secondo squillo.
«Mika?» rispose, stupito. «Ci sei?» aggiunse dopo qualche secondo di silenzio. Il solo sentire la voce di Andy, lo rese più tranquillo. Sorrise appena e si inumidì le labbra secche prima di rispondere.
«Vieni?» gli chiese immediatamente, d’un tratto aveva bisogno di lui più che mai e sapeva che avvertirlo vicino a lui lo avrebbe fatto sentire meglio. «Sono al Number one».
«Arrivo» e chiuse la chiamata. Forse si era accorto che fosse ubriaco, probabilmente la sua voce lo aveva tradito, ma in fondo che importava, sarebbe comunque stato lì fra qualche minuto. Mika a quel pensiero non potette evitare di sorridere, arricciando il naso e osservando le sue mani stringere gli ultimi due bicchieri del liquido ambrato. Li ingurgitò uno dopo l’altro, strizzando gli occhi per il bruciore a gola e stomaco e portando una mano ai ricci inumiditi dal sudore. Cercò di districarli inutilmente e si arrese dopo un paio di minuti, posando il gomito sul ripiano e sorreggendosi la testa.
Si accorse che seduto affianco a lui un ragazzo lo osservava, insistente. Se lo avesse riconosciuto, sarebbe stato anche più umiliante di quanto già non fosse. Il cantante avvertì una sensazione di ansia pervaderlo lentamente. Il ragazzo invece si presentò, sorridendo. Non lo aveva riconosciuto, fortunatamente.
Mika stava per rispondergli quando vide in lontananza una figura slanciata molto famigliare che si districava in mezzo alla folla con evidente difficoltà. Il libanese fece per alzarsi e andargli incontro, ma mettere i piedi l’uno dopo l’altro gli parve un’impresa sempre più difficile, tanto che si avvicinò solo di qualche passo, quel che bastava perché Andy lo notasse. Sorrise nell’incontrare i suoi occhi poi perse l’equilibrio, finendo addosso ad una ragazza alle sue spalle che gli lanciò un paio di insulti di cui nemmeno afferrò il significato.
Rise, cercando di rimanere dritto. Una mano gli sfiorò una spalla: Andy l’aveva raggiunto e, notato il suo equilibrio precario, lo sorresse per un fianco.
«Sei impazzito?» urlò per sovrastare il rumore assordante della musica. Mika lo guardò, la mano di Andy sul suo fianco gli pareva incandescente e aveva bisogno del suo tocco più che mai. Si avventò sulle sue labbra, constatando quanto gli fossero mancate. In un primo momento, il biondo, sbigottito, lo lasciò fare poi lo scostò dolcemente.
«C’è gente qui, Mika» lo avvertì il ragazzo, ispezionando intorno a loro.
«Lo so, ma chi vuoi che mi riconosca?» e così dicendo cercò di nuovo di baciarlo, ma Andy sfuggì alle sue labbra, facendogli blaterare parole imploranti contro il suo petto. «Vieni…» gli sussurrò, tirandolo verso la porta del bagno. Andy decise di lasciarsi guidare ora che Mika sembrava aver recuperato parte del suo equilibrio.
Una volta che vi furono dentro, Mika lo costrinse spalle al muro, spalmandosi su di lui in un modo che da sobrio avrebbe ritenuto ben poco dignitoso e infilando una mano sotto la sua maglietta. Andy portò una mano fra i suoi capelli e si lasciò andare solo per qualche minuto, nonostante vagamente disgustato dal sapore delle sue labbra, per poi allontanarlo quando le mani del cantante si fecero più audaci, cercando di slacciare il bottone dei suoi jeans.
«Sei impazzito?» ripeté per la seconda volta in pochi minuti con un filo di voce e il respiro corto mentre allontanava le mani di Mika, prendendole fra le sue. Ispezionò il voltò del ragazzo, soffermandosi sugli occhi lucidi e le gote arrossate. L’espressione implorante che si dipinse sul suo volto lo colpì. Aveva notato che fosse ubriaco da quando lo aveva sentito al telefono, ma non si aspettava di trovarlo in quello stato. Non lo riconosceva; negli anni aveva avuto modo di vederlo sbronzo più di una volta, ma mai fino a quel punto. «Sei ubriaco lercio» gli disse a metà fra il preoccupato e l’infuriato.
«Ma io ti voglio» ribatté Mika, posando le labbra sul suo collo e sospirando «Ti voglio vicino a me» lo pregò, le parole soffocate sulla pelle dell’altro. Andy rimase senza parole. Lo aveva cercato proprio per stargli vicino durante quei due giorni, ma lui aveva sempre rifiutato le sue chiamate. Si chiese che senso avesse quel comportamento.
Prese ad accarezzargli i capelli umidi, stringendolo a sé in un abbraccio protettivo, mentre qualcosa di più umido gli solleticava il collo dove Mika aveva abbandonato il viso. Sentì il respiro di Mika tremare sulla sua pelle e presto il suo corpo fu scosso dai singhiozzi.
«Ho bisogno di te» quasi gridò, la voce spezzata, senza più la forza di trattenere quel pianto che gli urlava dentro da due giorni a quella parte. «Non posso farcela senza di te, Andy».
«Sono qui» sussurrò appena lui con voce rotta «e ci sarò, te lo prometto».
Presto alle lacrime si aggiunsero le urla soffocate sulle sue spalle mentre si aggrappava alla sua maglietta come fosse l’unica cosa a tenerlo ancora in piedi. Urlava parole disconnesse e rabbiose, il corpo scosso da tremiti e singulti, la bocca che dava vita a lamenti depurati d’ogni filtro, d’ogni vergogna. Andy non riuscì ad evitare che qualche lacrima abbandonasse anche i suoi occhi.
Non era in grado di sopportare la vista di Mika così distrutto. Andy lo allontanò quel poco sufficiente a cancellare i segni del pianto dal suo viso, prendendolo fra le mani, poi avvicinò le labbra alle sue e gli diede un lieve bacio a stampo. Posò la fronte alla sua e lo guardò negli occhi ora un po’ più asciutti. Mika fu sorpreso di vedere anche le guance del biondo bagnate, poi d’improvviso tutto l’alcol che aveva bevuto gli risalì in gola. Corse vicino la tazza, districandosi dall’abbraccio, e vomitò. Istintivamente si sentì meglio, nonostante il sapore sgradevole in bocca. Andy lo raggiunse per soccorrerlo e quando gli fu vicino, Mika sentì che sussurrava qualche parola con voce esile.
«Come ti sei ridotto…».
 
 Andy lo accompagnò a casa, sorreggendolo fino a quello che fino a poco tempo prima era stato il loro letto. Attorno a loro si muoveva, irrequieta, la loro cagnolina Melachi. L’animale fiutava l’odore del biondo dopo tanto tempo e questo la rese iperattiva. Il greco lo aiutò a svestirsi e a entrare nel pigiama prima di avvolgerlo nelle coperte. Si abbassò su di lui e gli baciò la fronte imperlata di sudore, sussurrandogli l’augurio di buonanotte. «Grazie» mormorò Mika ad occhi chiusi, in risposta, mentre la testa girava vorticosamente. 
Entrambi sapevano a cosa davvero si riferisse. In fine il riccio sentì i passi di Andy allontanarsi e la porta di casa chiudersi. 
 
 
 
Mika si svegliò con un mal di testa pulsante e la prima cosa che fece fu controllare il cellulare, tastando attorno a sé alla sua ricerca. Quando lo trovò, sul comodino alla sua sinistra, si districò con difficoltà dalle coperte per raggiungerlo, nonostante avesse chiuso gli occhi per cercare sollievo dal frenetico turbinio della stanza. Si portò il display davanti agli occhi, affondando la testa nel cuscino, e controllò se ci fossero notizie di sua sorella: sospirò di sollievo nel notare che avesse un solo messaggio da Andy. Nel leggere quelle quattro lettere, gli balenarono in mente scorci della nottata precedente e arrossì, pieno di vergogna. Come aveva potuto fare quello che aveva fatto? Contava qualcosa in fondo? Davvero non riusciva a controllare le proprie azioni?
Si portò una mano ai capelli e li tirò indietro, scostandoli dal volto. Si sentiva uno schifo, come sempre dopo aver esagerato con gli alcolici, certo, ma questa volta in un modo ancora più profondo.
Era stato un errore.
Visualizzò il messaggio. “Va meglio?” gli aveva scritto. Nel leggerlo Mika fu colpito da un moto di profondo fastidio. Inizialmente non capì neanche perché, poi ricordò lo sguardo di Andy la notte prima, quelle lacrime che avevano abbandonato i suoi occhi zaffiro. Uno sguardo pieno di pena e delle lacrime di compassione; Andy lo aveva cercato solo per quello che era accaduto e tutto ciò che aveva fatto la notte prima era stato una diretta conseguenza dell’incidente. Non c’era alcun sentimento che lo aveva mosso verso di lui prima di quell’avvenimento e Mika sapeva che, fosse stato altrimenti, non si sarebbero più visti.
Gettò a qualche centimetro da lui il cellulare, facendolo rimbalzare sul materasso e schiantare a terra. Grugnì, indifferente. «Perfetto» sibilò, sarcastico. Si portò le mani ai capelli in un gesto nervoso e cercò di alzarsi, si mise seduto e guardò dinnanzi a sé, aspettando che la stanza si fermasse.
Non aveva cambiato per niente idea su di loro, su lui e Andy, le azioni in fondo contavano meno di ciò che provava. Aveva sbagliato, si era reso ridicolo, era stato solo un momento di debolezza. Recuperò il telefono dal pavimento e fece per rispondere al messaggio del greco.
“When I kissed you it was such a big mistake” scrisse, ma non ebbe la forza di inviarlo e uscì dalla conversazione, lasciandolo nelle bozze quasi a monito per il futuro.
Mika rimase a fissare con occhi vitrei lo schermo del cellulare, la mente nuovamente a qualche ora prima: quella notte aveva condiviso con Andy molto più di quanto avesse mai fatto con chiunque altro. In quattro anni di relazione non si era mai esposto tanto, mai aveva osato mostrare tutta quella fragilità e non lo aveva mai fatto con nessuno. C’erano stati già momenti come quello, ma la sua unica compagna era stata la musica. Solo a lei era riuscito a dare tanto di se stesso, senza paure.
Quel pensiero lo riempì di terrore, lo fece sentire persino più vulnerabile di quando era crollato fra le braccia di Andy senza preservare un briciolo delle sue difese. Come se ormai fosse troppo tardi, come se fosse prigioniero dei suoi sentimenti. Il respiro si fece improvvisamente più accelerato.
Se pensava a quanto significava per lui la musica, a come averla abbandonata solo per qualche mese l’avesse ridotto, sentiva di morire all’idea che anche Andy potesse diventare importante fino a quel punto. Lo terrorizzava e rabbrividì appena l’idea sfiorò la sua mente.
And if I can’t control all of the things I do
I guess I better be leaving” scrisse di getto, riaprendo la conversazione con l’ex.
Lasciò nuovamente il messaggio fra le bozze.
Colto dopo mesi di nulla da uno slancio creativo, si alzò di scatto e strappò un foglio da un blocco note che teneva sopra il comodino. Rovistò nei comodini alla ricerca di una penna e cominciò a scrivere tutto ciò che gli passava per la testa, come una specie di lettera indirizzata a Andy: riversò sul foglio parole velenose, ricordi atti a ferirlo nel peggiore dei modi, una crudezza che gli era sempre appartenuta, ma che mai aveva usato con l’intento intimo di infliggere dolore. Rileggendo il testo della canzone si sentì sprofondare per la crudeltà che conteneva, ne fu disgustato. Repellendo se stesso e ciò a cui aveva dato vita, appallottolò il foglio.
«Che schifo!» sbraitò e, in un gesto rabbioso, lo lanciò contro il muro. Tanto non sarebbe stato neanche in grado di comporvi una musica.
Doveva andarsene, partire e lasciarsi alle spalle Andy, quella consapevolezza di essere impigliato ad una rete troppo grande, l’orribile incidente di Paloma e gli incubi che lo assalivano se solo osava chiudere occhio, ma prima doveva assicurarsi che sarebbe stata bene. Doveva starle vicino e assisterla finché non avesse avuto la sicurezza che si sarebbe salvata – perché non poteva essere diversamente: Mika non voleva credere che un altro esito fosse anche solo possibile.
I messaggi rimasero nelle bozze e Andy non ricevette risposta, né quel giorno né quelli a venire quando il greco lo chiamò nuovamente. Ci fu solo un silenzio assordante, per Andy incomprensibile. Il ragazzo lo aveva cercato anche di persona, ma Mika non aveva mai voluto vederlo e aveva fatto di tutto per evitarlo.
 
 
Qualche mese dopo, durante i primi giorni del 2011 con il cuore alleggerito dalla certezza che sua sorella si stesse riprendendo Mika stava preparando le valigie, pronto a prendere il volo per Montreal che aveva prenotato solo il giorno prima. Melachi gli scodinzolava tutt’attorno, avendo percepito l’umore decisamente migliore del padrone, nonostante quest’ultimo si muovesse con estrema lentezza, spossato a causa dell’insonnia delle settimane appena trascorse.
Il cantante sorrideva lievemente come non avveniva da tempo. Lasciarsi indietro tutto e ricominciare gli dava l’impressione di rigenerarsi e voleva farlo portandosi dietro l’unica cosa che l’avrebbe fatto sentire se stesso anche a chilometri da lì: la musica. Aveva contattato Nick Littlemore per ricominciare finalmente a lavorare oltreoceano e aveva avuto il buonsenso di avvertire la sua casa discografica del suo trasferimento, così che avrebbero saputo dove trovarlo in caso di necessità.
Mika abbassò tutte le serrande, chiuse il gas e staccò la luce, trascinò le valige lungo il vialetto di casa con la golden alle calcagna, chiudendo la porta con due giri di chiave. Si fermò di fronte al cancelletto e, mentre aspettava l’arrivo del taxi prenotato qualche ora prima, si mise a spulciare nella cassetta della posta. Era una sua abitudine, prima di partire.
Non c’era molto dentro, ma qualcosa gli saltò all’occhio. Riconobbe subito il libro della sua infanzia, consunto dalle ripetute letture, uno dei primi libri che era riuscito a leggere per intero e, in assoluto, quello cui era più legato.
La copertina riportava in un bel corsivo “Il piccolo principe” con l’illustrazione di un bambino dai capelli biondi che sovrastava un pianeta poco più grande di lui, circondato da stelle e da astri dorati. Mika rimase paralizzato a fissarlo, avvertì una morsa allo stomaco. Andy doveva averlo messo lì solo quella mattina perché durante la notte aveva piovuto e il libro era del tutto asciutto. Ricordava con estrema chiarezza di averglielo prestato quando lui gli aveva confessato di non averlo mai letto. Non lo aveva dimenticato, aveva semplicemente pensato fosse in buone mani, ma ora che lo aveva fra le sue si chiese se non vi fossero altri motivi per cui non l’aveva voluto indietro. Altrimenti perché non riusciva ad essere felice di riavere uno degli oggetti cui teneva di più al mondo?
Il corso dei suoi pensieri fu interrotto dall’arrivo del taxi su cui Mika caricò le valige e fece salire il cane, prima di entrare anche lui nell’abitacolo freddo. Il cantante lasciò una carezza a Melachi, il libro ancora stretto nella mano destra. Voltò la copertina e sulla prima pagina notò una scritta a matita, in stampatello, piuttosto precisa. In modo che riuscisse a capirla facilmente.

“Ho pensato che fosse venuto il momento di restituirtelo.
A"

Il libanese chiuse di scatto il libro, quasi ferito da quelle parole. L’umore di pochi minuti prima del tutto cambiato. Il ragazzo si protese verso il tassista e gli chiese di cambiare destinazione, l’uomo annuì senza aggiungere altro.
Quando furono davanti l’appartamento, Mika prese un respiro e invitò la golden a seguirlo con un sussurro. «Ti porto da Andy, su», nel sentire quel nome dopo tanto tempo la cagnolina scodinzolò, scendendo festante dalla macchina.
Avvicinatosi con Melachi al portone del condominio, citofonò.
«Chi è?» rispose poco dopo la voce metallica del greco. Il suo lieve accento lo fece sorridere.
«Puoi scendere?» chiese lui.
«Mika?» fece il ragazzo, perplesso.
«Sì, puoi scendere un secondo, per favore?» ripeté, più persuasivo.
«Non dovresti prendere un aereo?» ribatté gelido Andy.
Mika sospirò. «Scendi solo un secondo, devo… darti una cosa». Il citofono si spense con un rumore secco. Qualche secondo dopo Andy comparve sul portone, lo sguardo freddo, la mascella serrata.
Vedendo il padrone per la prima volta dopo tanto tempo, la golden gli saltò addosso, venendo accolta piacevolmente dal biondo.
«Melachi!» gridò, pieno di gioia. Improvvisamente si rilassò, i suoi occhi si riempirono di amore e sorrise mentre coccolava la cagnolona. Una visione come quella fece istintivamente allargare il sorriso di Mika.
«Ho pensato…» ora che era lì davanti a lui, accucciato e abbracciato a Melachi, era molto più difficile di quanto avesse pensato «… che fosse giusto restituirtela».
«Non è di mia proprietà» fece lui alzandosi, il sorriso gli era scivolato via.
«Lo so, ma non è nemmeno mia» ribatté Mika «Pensavo di lasciarla da Sam, ma… è giusto che stia anche con te».
«Non so come pensi di gestirlo, ma non me ne frega più di tanto» fece lui, acido. Mika incassò.
«Come lo sai?» chiese dopo interminabili minuti di silenzio il libanese. Il biondo capì subito a cosa si riferisse.
«Fortunè, Jasmine, Joannie… un po’ tutti» rispose lui «Io non ho chiesto, ma loro me l’hanno detto comunque» aggiunse, facendo spallucce. Mika annuì.
«Bene» esordì dunque Andy «Te ne vai quindi». Per un solo secondo la freddezza era stata vinta dalla malinconia, ma il ragazzo fece del suo meglio per non darlo troppo a vedere.
«Sì, parto» confermò Mika «… e non torno». Il biondo annuì.
«Allora addio» rispose, guardandolo dritto negli occhi, senza mostrare nessun tipo d’emozione.
«Addio» sussurrò il moro, mentre il portone del condominio si chiudeva, privandolo della vista di entrambi. Inspirò e si disse che averlo affrontato ora era stata la scelta migliore perché gli aveva permesso di chiudere definitivamente con il passato. Poteva partire e lasciarsi davvero tutto alle spalle, magari vedere qualcun altro che gli avrebbe dato la giusta ispirazione per il suo prossimo album.
 
 
Più tardi sull’aereo che l’avrebbe portato a Montreal, mentre sorvolavano l’oceano, Mika sfogliò Il piccolo principe che aveva continuato a tenere in mano per tutto il tempo. Il libro si aprì automaticamente a pagina 18 dove una foto faceva da segnalibro.
Era un’istantanea che avevano scattato qualche anno prima con una delle polaroid vintage facenti parte della collezione del biondo. Li ritraeva entrambi da vicino, stretti l’uno all’altro: Mika rideva verso l’obiettivo con il naso arricciato e gli occhi pieni di gioia mentre cercava di farli entrare entrambi nella foto, Andy accanto a lui non era messo bene a fuoco, ma lo guardava con un sorriso dolce e una mano abbandonata sul suo collo. Il cantante non ricordava dove l’avessero scattata, ma sapeva con certezza che il momento dopo si erano baciati.
La prese con mano tremante, si umettò le labbra e sorrise, nostalgico.
Sottostante alla foto vi era una scritta con un pennarello dorato. Mika ci mise un po’ a decifrarla perché era in corsivo.
“Solo un ricordo” c’era scritto con la calligrafia di Andy. Il sorriso del moro scivolò via nel leggerle, mentre un nodo gli si formava in gola. Continuava a tremare e non sarebbe stato in grado di proferire parola.
Questo era tutto ciò che rimaneva di loro? Solo un ricordo?
“Ma cos’è che davvero sto lasciando?” si chiese. Non riuscì a pronunciare neanche una sillaba per il resto del viaggio, neanche agli assistenti di volo quando gli chiesero cosa volesse mangiare, era come se avesse perso la sua voce. Gli sembrò di essere tornato bambino.
La prima cosa che fece una volta atterrato nella metropoli canadese fu dirigersi allo studio di registrazione, tirandosi faticosamente dietro le valige nonostante fosse stremato e disorientato dal viaggio e dal jet lag. Solo quando fu davanti al pianoforte riuscì a impossessarsi nuovamente della sua voce, suonando le prime note di una melodia nuova e cantando le parole che per tutto il viaggio si era rigirato nella mente. Accese velocemente il computer, aprendo un foglio e cominciò a scrivere. Scrisse in una specie di flusso di coscienza, le parole vennero da sole, come se stesse dando vita ad una lettera d’amore indirizzata a Andy.
 
“I want your love don’t try and stop me
Can’t get enough still hanging on me”.
 
Era tutto sbagliato, perché lo aveva fatto? Cosa pensava di risolvere, scappando?
 
“Like every one that you fear
And every thing you hold dear
Even the book in your pocket
You are the sun and the light
You are the freedom I fight
God will do nothing to stop it”
 
Muoveva le dita veloci sul pianoforte, come se anche la musica si stesse generando da sola e lui fosse solo un altro strumento attraverso cui essa poteva prendere vita.
 
“The origin is you
You’re the origin of love”
 
Quando le ultime note echeggiarono per lo studio, Mika si sentì come svuotato, annientato, la sua anima nullificata nel silenziò che seguì. Rimase minuti interi a fissare davanti a sé, lasciando scivolare le dita sopra i tasti bicromatici in una lieve e mesta melodia.
D’un tratto alla musica unì la voce, in un lieve sussurro.
«Sit there and count your fingers
What can you do?» intonò con un filo di voce, chiudendo gli occhi.
«Old girl you're through
Sit there, count your little fingers
Unhappy little girl blue» concluse, riaprendo lentamente le palpebre pesanti, allontanando le mani dalla tastiera e abbandonandole poi, intrecciate, sulle proprie gambe.






Note: Ciao a tutti! Datemi il benvenuto nel fandom perchè questa è la mia prima storia su Mika! 
Grazie di aver letto tutta la one shot, spero sia stata gradita, fatemi sapere cosa ne pensate sinceramente in una recensione. 
Prima di salutarvi, vorrei fare qualche appunto. Questo è come ho interpretato la canzone fin da subito, pensiero che si è rafforzato quando Mika ha affermato di essere stata concepita come una break up song estremamente crudele e che non sarebbe neanche dovuta essere nell'album, originariamente. Ho visto inoltre che molte persone l'hanno interpretata come se Mika avesse "tradito" Andy, io ho pensato che l'inizio della canzone fosse riferita ad un suo semplice sogno (come peraltro dice esplicitamente) oppure che fosse pure invenzione atta a ferire l'altro. Nonostante tutto non credo che il nostro caro Mika sia proprio un angioletto :')
Il Piccolo Principe so per certo essere uno dei suoi libri preferiti e sono convinta che vi sia molto legato, ma penso che la maggior parte di voi già lo sappia. Melachi, in realtà, è stata lasciata da Mika da "un'amico/a in campagna", perlomeno questo ha detto nelle interviste, ma io ho immaginato questa scena quindi mi perdonerete per averla scritta comunque :)
Mika è un po' incerto su quale canzone abbia scritto prima fra Origin of love e Underwater ahahahah, ma dato che nel Making of e sul palco durante la dedica ad Andy ne parla come la prima scritta dopo tanto tempo di blocco creativo... mi sono presa la libertà di credere a queste affermazioni :')
Il finale è del tutto casuale, scritto di getto e anche se non c'entra assolutamente nulla con il resto ho voluto lasciarlo perché mi sembra che chiuda la storia con l'atmosfera adatta. La canzone è molto vecchia ed io ho immaginato Mika suonare la versione meravigliosa di Nina Simone che sappiamo tutti essere una delle sue artiste preferite. Eccola qui per chi volesse ascoltarla, ho immaginato Mika cantare solo la prima strofa fino al minuto 1.30, per intenderci:
 https://www.youtube.com/watch?v=wT_Z-D31vbU . 
Bene ora posso salutarvi tutti, dopo avervi ammorbato con cose a caso che non interessano a nessuno, alla prossima spero!
Bacioni :*
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Mika / Vai alla pagina dell'autore: ValeriaLupin