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Autore: DarkSoul001    24/09/2018    1 recensioni
“Sei un cacciatore”
la voce di Bobby era secca e con un tono di rabbia che non sfuggì all'altro.
“Non hai risposto alla mia domanda” rispose Argent sorridendo, ma non c'era niente di allegro nel suo sguardo. Entrambi gli uomini avevano ancora le armi puntate l'uno sull'altro, nessuno dei due accennava a dare un briciolo di fiducia o a fare la prima mossa per dimostrare le sue buone intenzioni.
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Bobby, Castiel, Claire Novak, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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“No no è di antiquariato-” la ciotola di ceramica si infranse diventando irrecuperabile
Ethan aveva le mani legate, guardava la scena con disappunto, in direzione del suo fidanzato e della donna che lo stava aggredendo. Un rivolo di sangue gli colava dal labbro e un dardo riempito con dello strozzalupo era ancora conficcato nel suo petto. Un altro uomo era steso a terra, privo di sensi.
Si trovavano in un bell’appartamento, meticolosamente arredato, una grande finestra si affacciava sul Tamigi, lasciando intravedere il palazzo di Westminster. Nella stanza c’era una scrivania, la cui sedia dava le spalle alla vetrata, una libreria e di fronte a questa un divano in pelle, contro il quale stava per essere lanciata la donna che aveva aggredito i due lupi mannari
“La lampada!”
Jackson spinse la sua aggreditrice, facendola rotolare a terra, ma lei con i piedi colpì la lampada che si trovava sul tavolino subito accanto al divano, facendola cadere. Ethan roteò gli occhi.
La donna tornò all’attacco, circondando il collo del lupo mannaro con le proprie gambe. L’altro la sollevò, facendola sbattere contro una parete che, sfortunatamente, aveva alcune mensole appese
“No le foto!”
La donna sbatté contro di essa, facendo rovinosamente cadere a terra gli scaffali e le cornici che vi erano appoggiate sopra.
“Perfetto” sospirò Ethan
L’aggreditrice era finalmente stesa a terra, priva di sensi, Jackson la fissò per qualche secondo, prima di spostare lo sguardo alle foto e successivamente al suo fidanzato, ancora legato, a terra. Si avvicinò a lui, inginocchiandosi per poterlo guardare negli occhi.
“Le avevo fatte incorniciare da poco” quasi lo sgridò il lupo mannaro
“Credevi veramente che avrei dimenticato il nostro anniversario?” i due si sorrisero, appena prima che Jackson estraesse il dardo dal petto dell’altro senza troppa gentilezza
“Ah!” Ethan non fece in tempo a lamentarsi per il dolore che le labbra del fidanzato erano già sulle sue. Il lupo mannaro rispose immediatamente al bacio, cercando le labbra dell’altro e immergendosi della sensazione di calore che emanavano.
“Forza, alzati sfaticato” gli intimò Jackson porgendogli una mano per aiutarlo
“E ora che ne facciamo di loro?”
“Dobbiamo capire cosa vogliono e da dove vengono, prendi delle corde per legarli”
Ethan fece come gli era stato detto, cominciando a legare la donna, e lanciandone un paio al fidanzato perché si occupasse dell’altro uomo.
“Bè, non era esattamente così che volevo trascorrere il nostro anniversario” commento Ethan ancora offeso, l’altro lo guardò sbigottito
“Mi stai ancora dando la colpa per essere arrivato tardi? Mi avevano rapito”
“Avevo quei biglietti da un anno!”
Jackson roteò gli occhi, ma i due aggressori si svegliarono prima che potesse rispondere
“Chi siete? Che cosa volete da noi?” la voce di Jackson era ferma e decisa
I due non risposero, fissandoli con tutto l’odio di cui erano capaci
“Siete cacciatori addestrati, perché siete venuti a cercarci?” continuò l’altro imperterrito. Ancora nessuna risposta
“Lavorate con gli Argent?”
“Non vi diremo niente” disse la donna con voce ferma
“Oh, ma l’avete già fatto. Io parlo, lui ascolta” spiegò il lupo mannaro facendo un gesto del capo verso il fidanzato “Siamo diventati piuttosto bravi”
Ethan era ancora concentrato sul battito cardiaco della ragazza, che stava aumentando a dismisura, lanciò uno sguardo all’altro, annuendo. Non servì altro per fargli capire che aveva colpito nel segno.
“Dove si nascondono?” chiese ancora Jackson
“Lo sai dove” commentò questa volta la donna
I due lupi mannari si scambiarono un’occhiata. Sì, sapevano benissimo dove.
Beacon Hills.
 
 
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“Quindi nemmeno tu hai sue notizie?” passò qualche secondo prima che il ragazzo rispondesse “Ok, grazie lo stesso”
“La smetti di chiamare cacciatori in giro per il mondo? Stiamo andando a controllare di persona, come volevi, non serve far preoccupare mezzo mondo, è adulto e sa badare a sé stesso”
“Dean, sono due settimane che non abbiamo sue notizie”
La mascella del cacciatore si indurì. Due settimane, risentire quel lasso di tempo pronunciato ad alta voce gli faceva correre un piccolo brivido lungo la schiena. Sì, anche lui era preoccupato, ma non voleva fare la mamma apprensiva. Bobby non era un cacciatore qualsiasi, se l’era vista brutta più di una volta e non aveva battuto ciglio. Un paio di lupi mannari non potevano essere un problema…
“Avrà trovato un caso più difficile di quanto avesse immaginato, o magari ne ha trovati altri nelle vicinanze”
“E allora perché non risponde al telefono?”
Dean sentiva gli occhi del fratello su di sé, ma non osò voltarsi, aveva paura che potesse leggere la sua preoccupazione. Era strano. Bobby rispondeva sempre al cellulare. Cosa poteva essergli successo?
Gli occhi marroni di Sam continuarono a fissarlo, ma non ottennero una risposta verbale, se non il piede che cominciò a schiacciare con più forza sul pedale dell’acceleratore e l’Impala che sfrecciava sempre più veloce sulla strada deserta.
Ai due fratelli bastò superare il cartello di benvenuto nella cittadina per rendersi conto che qualcosa non andava. Le strade erano completamente deserte, molti negozi erano chiusi e le poche persone che si vedevano camminare per strada sembravano schive e sospettose. Non appena sentivano il rumore della macchina che si avvicinava alzavano subito lo sguardo, preoccupate, e rendendosi conto di non riconoscere il guidatore, quasi scappavano rifugiandosi in piccole vie pedonali o in stretti vicoli. Ma non erano loro il vero problema. Quelli che più sconvolsero i due cacciatori erano i gruppi di ragazzi che si guardavano intorno con aria sicura di loro, quasi aggressiva, come se stessero andando a caccia, infatti gli occhi attenti dei fratelli riuscirono benissimo a cogliere il rigonfiamento che avevano nei pantaloni. Erano armati.
Dean non aveva più paura di far vedere la sua preoccupazione, in quella città stava succedendo qualcosa di strano.
Arrivarono alla stazione di polizia verso il primo pomeriggio, gli sembrava la tappa più logica dove andare, un’agente dell’FBI scomparso non passa facilmente inosservato, ma all’esterno videro molte più macchine civili che volanti della polizia. La cosa non li insospettì troppo, o per lo meno non lo fece fino al momento in cui entrarono nella centrale.
Nessuno indossava una divisa della polizia, nessuno era seduto alla scrivania a lavorare e l’ufficio dello sceriffo sembrava un bar affollato, pieno di gente che rideva e beveva. In ogni angolo erano presenti fucili d’assalto, fucili da cecchino e persino mitragliatrici. I due si guardarono sconcertati, già con le mani alle pistole, quando uno dei ragazzi, perché agenti non potevano essere, si avvicinò a loro.
“Avete bisogno di aiuto?”
“Agenti Taylor e Jones, FBI, un nostro agente è venuto in questa città per alcune indagini, non abbiamo più sue notizie da due settimane, per caso è stato qui?” Dean aveva parlato con voce tranquilla ma decisa, era molto più alto di quel giovane in maglietta e felpa, ma il ragazzino non sembrò essere minimamente intimidito da lui.
“Mmm… no non abbiamo avuto visite, forse avete sbagliato posto, che ne dite di andarvene prima di creare altri problemi?” aveva fatto diversi passi avanti dicendo questa frase ma il cacciatore non si era mosso di un millimetro, la presa salda sulla pistola.
“Noi non andiamo proprio da nessuna parte, ti conviene dirci subito cosa avete fatto al nostro amico se non vuoi che cominciamo veramente a crearti dei problemi” questa volta lo sguardo severo di Dean e la sua voce minacciosa riuscì a far indietreggiare l’altro che in pochi secondi si trasformò da duro e sicuro di sé a cucciolo impaurito.
Il cacciatore si stava avvicinando sempre di più a lui, facendolo andare a sbattere contro una delle scrivanie, quando la voce di suo fratello lo bloccò
“Dean, forse è meglio se andiamo…” l’altro si girò e solo in quel momento si rese conto dell’esagerato numero di persone che si trovavano in quella stanza, tutte armate fino ai denti. I due si guardarono, erano praticamente circondati, l’unica strada percorribile era quella che li avrebbe portati furi dalla centrale.
“Se preferite rimanere abbiamo una cella tutta per voi” era stata una donna a parlare. La pelle scura, capelli corti e ricci, occhi neri e decisi, impugnava un fucile che non avrebbe avuto problemi ad usare.
Dean alzò istintivamente le mani e, sempre istintivamente, si mise sulla traiettoria del fucile, davanti a Sam.
“Ok ok, ce ne andiamo, ma sappiate che state minacciando due agenti dell’FBI…”
“Che paura, aspetteremo i vostri rinforzi, ma sappiate che una volta scoperto cosa stiamo facendo ci ringrazierete”
Il cacciatore rimase offeso da come la sconosciuta lo aveva interrotto e non aveva battuto ciglio di fronte al loro falso grado di potere. Stava per rispondere quando sentì la mano del fratello prenderlo per il braccio e trascinarlo fuori.
“Quella stronza, NON FINISCE QUI!”
“Dean! Abbassa la voce”
Il cacciatore sbatté con forza la portiera, per poi mettere in moto e allontanarsi velocemente dalla stazione di polizia.
“Ma che diavolo sta succedendo in questa città?”
“Non ne ho idea, ma qualunque cosa sia Bobby ci si è trovato in mezzo, forse anche lui si è dovuto nascondere o…”
“No il Bobby che conosco io non si sarebbe mai nascosto” Dean si morse il labbro inferiore. Quella frase lasciava poche alternative. Scosse velocemente il capo.
No non può essere. E’ appena tornato da noi non possono portarcelo via di nuovo.
Nonostante cercasse di convincersi, una piccola voce dentro di lui, quella che cercava di ignorare da due settimane, gli stava suggerendo gli scenari più orribili che potesse immaginare. Per questo fu molto grato al fratello quando interruppe il suo ciclo di pensieri.
“Ora cosa facciamo?”
“C’è un solo motel in zona, partiremo da quello”
 
 
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Il posto era esattamente come se l’erano immaginato, spoglio, economico e con qualche accenno di muffa qua e là. La reception era piccola e angusta, quasi inquietante.
La proprietaria arrivò dopo qualche minuto, era un’anziana signora apparentemente tranquilla e decisamente non minacciosa, ma i due cacciatori ormai avevano imparato a non giudicare mai dalle apparenze.
“Salve, agenti Taylor e Jones, volevamo farle qualche domanda”
La signora rimase spiazzata per qualche secondo, probabilmente aspettandosi una semplice richiesta di una stanza, ma si riprese velocemente
“Certo, ditemi pure”
“Circa due settimane fa dovrebbe aver alloggiato qui quest’uomo, lo riconosce?”
Sam fece vedere alla donna una foto di Bobby, scattata per uno dei loro documenti falsi.
“Sì certo, è rimasto per un paio di notti”
“Un paio di notti? Ne è certa?” fu Dean ad intervenire, l’altra annuì con sicurezza
“Sì, ha pagato e se n’è andato. Non era un gran chiacchierone, sembrava sempre arrabbiato…”
“Capisco” il maggiore dei Winchester si girò verso il fratello, forse con più preoccupazione di quanto volesse far vedere, l’altro però ricambiò il suo stesso sguardo.
“Non sa dirci nient’altro? Non ha notato niente di strano?”
La donna sembrò pensarci per qualche secondo
“Be… una notte è venuto un uomo… è entrato nella sua stanza da solo, ho pensato fosse un suo amico, ma sono rimasta sveglia comunque per essere sicura che non ci fossero problemi”
“Poi cos’è successo” la spronò Sam
“Il vostro amico è tornato, e la luce è rimasta accesa per parecchie ore. Il giorno dopo l’ho visto uscire dalla stanza molto presto, era vestito quasi come un barbone, molto meno elegante di quando aveva prenotato la stanza la prima volta”
Dean fece per rispondere a quest’ultima affermazione in difesa delle camicie di flanella, ma Sam lo precedette
“Saprebbe descriverci quest’uomo?”
“Ora che ci penso… quando il vostro amico ha pagato la stanza era con lui, aveva i capelli corti e chiari, era alto e aveva un bel fisico nonostante penso fosse sui 45 anni. Mi è parso di sentire che si chiamasse Argent”
Sam si annotò il nome mentre Dean ringraziava la signora e si avviava verso l’uscita.
 
 
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“Chris Argent”
Sam e Dean erano seduti in una tavola calda, il primo con il computer acceso e alcune schede su vari Argent trovati su internet alla ricerca di quello che stavano cercando, il secondo con un hamburger esageratamente grande fra i denti e una bottiglia di birra a portata di mano
“Penso sia lui”
“Da cosa lo capisci?” chiese il cacciatore con una pronuncia quasi incomprensibile dovuta ad una bocca troppo piena che suscitò uno sguardo di disapprovazione dell’altro
“Vive a Beacon Hills tanto per cominciare, ha l’età giusta e… diciamo che non ha avuto una vita molto facile” il ragazzo fece una breve pausa trovandosi di fronte allo sguardo impassibile dell’altro che gli chiedeva silenziosamente spiegazioni ma, ovviamente, senza aprire la bocca piena. Sam roteò gli occhi.
“Sua moglie si è suicidata qualche anno fa, sua sorella è stata uccisa, gola squarciata a quanto pare”
Dean aggrottò la fronte “Vampiri?”
“No, sembra fosse stata azzannata da un lupo”
L’altro alzò le sopracciglia, bevendo un sorso di birra poco convinto. Il fratello continuò
“Aveva una figlia, anche lei è stata uccisa non molto tempo fa”
“Come è morta?”
“Non c’è scritto molto, sembra sia stata pugnalata”
“Wow che famiglia felice, e io che pensavo che la nostra fosse presa male”
Sam guardò storto il fratello, che era tornato ad addentare l’enorme panino
“Non ci sono molte altre informazioni, non c’è nemmeno un indirizzo o un posto di lavoro dove cercarlo”
“Controlla la figlia, sarà dovuta andare a scuola”
“Mmm… sì eccolo, è andata al liceo della città, Beacon Hills High School”
“Perfetto, sarà la nostra prossima tappa”
“Vuoi andare a chiedere ai ragazzini del liceo della loro compagna di classe morta?”
“Hai visto quanti anni avevano i ragazzi alla centrale di polizia? Se non vanno ancora al liceo ne sono appena usciti”
Sam annuì appena, e aggrotto le sopracciglia vedendo la velocità con cui il fratello finì la metà del panino che gli era rimasta, mandandolo giù con il restante della birra. L’altro si pulì velocemente le mani e si alzò lasciando qualche dollaro sul tavolo.
“Be? Andiamo?”
L’altro scosse la testa chiudendo il computer e alzandosi a sua volta
“Quella roba ti ucciderà”
Dean si girò confuso e divertito
“Sul serio? Questa roba mi ucciderà? Con tutto quello che affrontiamo ogni giorno pensi sarà questo ad uccidermi?”
“A volte sono le cose più semplici e insignificanti a fregarti” rispose il fratello minore, che per un secondo ebbe la nitida immagine di un Dean spensierato che mangiava un taco andato a male. Un brivido corse lungo la sua schiena mentre cercava di scacciare quel ricordo, e sorprendendosi di averlo ancora così vivido nella sua mente.
La scuola era molto diversa da come se l’erano aspettata. La tensione era palpabile, e non era una tensione da compito in classe o da ritardo nel consegnare un lavoro. Era vero e proprio terrore. Anche i professori sembravano subirne gli effetti.
I corridoi sembravano una veglia funebre e nelle classi non volava una mosca. I due fratelli si guardarono sconcertati, in parte per la situazione e in parte perché sembrava anche a loro di subire gli effetti di questa nebbia di paura. Sam si guardava intorno cogliendo ogni più piccolo movimento, Dean invece cercò di scrollarsi quella sensazione e si avventò sul primo ragazzo che vide. Il povero malcapitato si ritrovò quasi schiacciato dall’imponente figura del cacciatore, imprigionato contro la parete dell’edificio.
“Salve, agente Taylor, vorrei farti qualche domanda se non ti dispiace”
Il ragazzo annuì debolmente, incapace di proferire parola. Sam che aveva già intuito come sarebbe andata a finire, spostò delicatamente il fratello, cercando di farlo allontanare e permettendo al giovane di prendere una boccata d’aria e rilassarsi.
“Ciao, mi chiamo Sam, per caso conoscevi una certa Allison Argent?”
Nonostante la statura che superava di qualche centimetro quella del fratello, il suo sguardo rassicurante e comprensivo tranquillizzò lo studente che rispose alla domanda, anche se con un po’ di esitazione
“Sì, veniva in questa scuola qualche anno fa, non so nient’altro”
“Non ricordi proprio niente? Dove abitava ad esempio”
Il ragazzo ci pensò su per qualche secondo
“Non so dove abitasse, in realtà non ci parlavo quasi per niente, stava sempre appiccicata al suo fidanzato”
“Come si chiama?” intervenne Dean tagliando corto
“Scott… Scott McCall”
“Sai dirci dove abita?”
“So dove abitava, ma la sua casa… ha avuto… dei problemi” il panico tornò a dilagarsi negli occhi del povero studente, e si fece ancora più grande quando il maggiore dei due fratelli sembrò fortemente infastidito da questa risposta. Sam intervenne ancora una volta
“Sai dirci dove possiamo trovarlo?”
“L’ho visto spesso con il suo amico, Stiles, ma ultimamente non si vede più in giro, non so cosa stia facendo”
“Va bene, sai dirci dove abita questo… Stiles?”
Il ragazzo annuì e, una volta date le informazioni di cui i due agenti avevano bisogno, fu molto felice di vederli allontanarsi senza voltarsi indietro.
Nessuno dei tre aveva notato che, nell’aula affianco, dove un gruppo di studenti annoiati stavano facendo una lezione di biologia, uno di questi ascoltava ogni parola, senza il bisogno di avvicinarsi o di tendere l’orecchio. Sentì benissimo le loro voci, e sentì distintamente pronunciare il nome del suo capobranco e del suo migliore amico.
 
 
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“Come sarebbe a dire che stanno venendo qui?” La voce di Stiles era più acuta del voluto, ma esprimeva perfettamente il suo stato d’animo
“Quel tipo gli ha detto il tuo indirizzo, non so nemmeno come facesse a conoscerlo” la voce di Liam era nervosa e preoccupata, ma comunque bassa in modo che orecchie indiscrete non potessero ascoltare
“Tutti sanno quello che sta succedendo ormai, siamo considerati una minaccia e per combatterci devono sapere dove trovarci” Scott, che ascoltava la conversazione dal vivavoce del telefono, parlò con voce risoluta, le sopracciglia corrugate intento a pensare ad un piano
“Secondo voi sono veramente agenti? Insomma se ci stanno cercando potrebbero essere cacciatori…”
“No” l’Alfa interruppe bruscamente Stiles “Hanno chiesto di Allison prima che di chiunque altro, non stanno cercando noi, penso siano dei veri agenti”
“Il loro battito cardiaco era leggermente accelerato, ma poteva essere l’influenza dell’Anuk-ite, i battiti di chiunque sono accelerati a causa della paura che trasmette”
“Tu hai scoperto qualcosa su Mrs. Finch?”
Liam rimase in silenzio per qualche secondo. Era così preso da questo nuovo problema che si era dimenticato la sua missione iniziale: scoprire se la sua professoressa fosse una delle due metà di quella creatura.
“Ho provato ad avvicinarle dello strozzalupo ma non ha avuto reazioni”
“Non mi sembra il momento giusto per parlarne, ci sono due incazzatissimi agenti dell’FBI che stanno venendo a casa mia, faranno un sacco di domande, cosa pensavi di dirgli? Hey, prego accomodatevi, vi presento il mio amico un lupo mannaro, ma aspettate che vi parli della sua fidanzata! Una kitsune con problemi a gestire la rabbia, ma non è finita qui! Nel nostro branco abbiamo anche una banshee, un coyote mannaro e un fantastico altro lupo che udite, udite ha anche lui problemi a gestire la rabbia, per non parlare di Theo…”
“Ok grazie Stiles, hai reso l’idea” lo interruppe ancora una volta Scott esasperato “Liam continua ad indagare, qui ci pensiamo noi” il lupo mannaro chiuse la chiamata, sotto gli occhi increduli e terrorizzati dell’amico
Ci pensiamo noi? Vedo che l’idea non l’ho resa proprio benissimo”
“Non preoccuparti, ci inventeremo qualcosa”
Ci… ok senti forse non hai capito, io ci sono stato all’FBI, so come lavorano, quelli non scherzano, continuano a farti domande finché non crolli e spiattelli tutto”
“Appunto, tu ci sei stato lì, saprai cavartela”
Stiles guardò l’amico per qualche secondo prima di mettersi a gesticolare in modo incomprensibile, senza riuscire a trovare le parole per esprimere la sua frustrazione. Scott lo fermò, mettendogli le mani sulle spalle e guardandolo negli occhi.
“Ce la puoi fare”
L’altro fece per ribattere ma fu interrotto dal suono deciso del campanello.
 
 
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“Non sono stato intimidatorio”
“Dean, quel ragazzino stava per mettersi a piangere”
“Siamo agenti, dobbiamo essere decisi e sicuri con le domande”
“Decisi, non incutere terrore”
Il fratello roteò gli occhi, suonando al campanello della casa dove quel ragazzino dallo svenimento facile li aveva mandati. Sam guardandolo non poté far altro che sorridere. Era da tempo che non vedeva suo fratello così spensierato e… felice. Escludendo la scomparsa di Bobby, quello era stato un periodo decisamente tranquillo per loro. Casi semplici, quasi banali, ma ne avevano bisogno entrambi. Dopo l’apocalisse, i leviatani, il marchio di Caino, Amara. Finalmente avevano avuto un po’ di pace, anzi avevano avuto anche di più. Un membro della loro famiglia era tornato dalla morte. In quel momento il cacciatore si sentì particolarmente positivo sulla riuscita della loro missione. Sapeva che sarebbe andata a buon fine, ne era sicuro. Dean aveva ragione, Bobby sapeva badare a sé stesso, non gli sarebbe successo niente. L’avrebbero ritrovato e sarebbero tornati a casa, tutti insieme, di nuovo.
Il rumore della porta che veniva aperta distolse il ragazzo dai suoi pensieri. Un cespuglio di capelli neri e spettinati e un paio di occhi scuri e accigliati fecero capolino dallo spioncino. I due cacciatori lo guardarono incuriositi.
“Salve, siamo gli agenti Taylor e Jones, possiamo entrare?”
Il ragazzo annuì, aprendo lentamente la porta. Quando i due si avvicinarono gli occhi di Stiles si spalancarono, sovrastati dalla grandezza di quei due armadi che si trovò di fronte. Deglutì violentemente prima di riuscire a trovare il coraggio di chiedere di poter vedere i distintivi.
Gli agenti li tirarono fuori quasi meccanicamente, mentre Dean stava già cominciando a fare le prime domande.
“Stiamo cercando un certo Scott McCall, lo conosci?”
Il cacciatore non ottenne una risposta, ma un’improvvisa sicurezza invase gli occhi del ragazzo, che si dipinse un sorriso di sfida sulle labbra.
“Voi non siete agenti” Sam e Dean si guardarono, non sapendo se essere più sconcertati dal fatto che li avesse smascherati o dall’improvviso cambio nel suo comportamento.
“I vostri distintivi non sono aggiornati, quel modello è di almeno tre anni fa” il sorriso sul volto del ragazzo si faceva sempre più sicuro di sé vedendo la difficoltà nei volti dei finti agenti. Alla fine fu Dean a parlare.
“E va bene, non siamo proprio agenti. Siamo qui per cercare un nostro amico, crediamo che abbia parlato con il padre dell’ex fidanzata del tuo amico…” il cacciatore si bloccò un secondo aggrottando la fronte “Detta ad alta voce sembra abbastanza stupida la cosa” lanciò un’occhiata veloce a Sam che prese la parola
“E’ l’unica pista che abbiamo trovato, forse è venuto a parlarvi, si sarà presentato anche lui come un’agente” il ragazzo estrasse la foto di Bobby, ma Stiles non ebbe nemmeno bisogno di guardarla
“Siete amici di Bobby?” i due fratelli spalancarono gli occhi e si scambiarono uno sguardo sorpreso prima di rispondere all’unisono
“Sì!”
“Lo conosci?” continuò Sam
“Certo, è stata la nostra salvezza” poi si girò gridando in direzione del corridoio
“Puoi uscire, sono amici di Bobby!” da una delle stanze uscì Scott, non del tutto convinto di potersi fidare di loro
“Voi sapete dove si trova?” la speranza negli occhi di Sam fece dissipare tutti i dubbi dell’Alfa, che però si sentì immediatamente in colpa, e cercò conforto nello sguardo di Stiles, il quale rifletteva il suo stesso disagio.
“Mi dispiace…”
Due parole. Bastarono due semplici parole per far diventare il cuore dei due fratelli di pietra. Dean senza nemmeno accorgersene cominciò a trattenere il fiato, mentre Sam dischiuse appena le labbra, quasi volesse far uscire delle parole che nemmeno lui aveva ancora formulato. Forse era un semplice no, non può essere che però rimase impronunciato.
Scott si era fermato vedendo i volti preoccupati e quasi svuotati dei finti agenti. Fu Stiles a continuare e, forse, a rimediare alla situazione
“Non sappiamo cosa gli sia successo, una notte non è più tornato al bunker. Stava facendo delle ricerche, ha lasciato un messaggio dicendo che aveva trovato qualcosa ma non è mai tornato”
Dopo questi dettagli il volto di Sam si rilassò leggermente. Non era finita, non era morto. Lo sapeva. O forse lo sperava, ma per lui questo era abbastanza.
Dean invece si irrigidì. Non sapere cosa gli fosse successo forse era anche peggio, o almeno così aveva sempre pensato, ma vedendo con la coda dell’occhio la speranza che si era fatta strada negli occhi di Sam riuscì a rimanere positivo. Almeno per i suoi standard.
“Ok, allora vi aiuteremo a cercarlo, a che punto siete arrivati?”
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo indecifrabile, per poi puntare gli occhi sui due fratelli
“La situazione è leggermente più complicata di così…”
 
 
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La ragazza stava correndo, il freddo pungente le faceva venire la pelle d’oca sotto il tessuto leggero del pigiama, i piedi scalzi le dolevano contro l’asfalto rovinato della strada. Era buio, innaturalmente buio. Non si distinguevano case ne alberi, nemmeno la linea dell’orizzonte. L’unica cosa che riusciva a vedere erano le linee tratteggiate sulle quali stava correndo e qualche cartello stradale, che sbucava dall’oscurità per pochi secondi, prima di sparire nuovamente, giusto il tempo per farle capire dove si trovasse. Cominciava a mancarle il fiato, che usciva dalle sue labbra come nuvolette di fumo, i capelli lunghi e ramati erano sciolti e ondeggiavano sulle sue spalle. Lentamente, di fronte a lei, cominciò a delinearsi un edificio. Era grande e spoglio, privo di segni distintivi, come una vecchia fabbrica. Quando la ragazza ne ebbe la piena visuale si ritrovò immediatamente al suo interno, il freddo che provava sparì di colpo, sostituito da un piacevole tepore. I lunghi corridoi di fronte a lei sembravano sformati, come se si allungassero all’infinito. Da uno di questi sentì provenire delle grida di dolore. Il suono di quella voce le fece balzare alla mente un volto familiare, che però non vedeva da tempo.
Jackson
Cominciò immediatamente a correre, ma le gambe erano diventate lente e pesanti, sentiva la sua mente andare a velocità normale ma il suo corpo si muoveva a rallentatore. Vedeva il corridoio di fronte a sé che continuava ad allungarsi in un tunnel infinito. La ragazza gridò di frustrazione quando, improvvisamente, sentì una scarica di elettricità colpirla al petto e diffondersi lungo tutto il corpo.
Lydia si svegliò di soprassalto, nel suo letto, la fronte imperlata di sudore, i capelli bagnati e il fiato corto. Sentiva ancora le gambe stanche per la corsa e la sensazione di aver appena subito una rianimazione. Fece qualche respiro profondo, prima di lanciare le lenzuola, prendere i primi vestiti che le capitarono in mano e correre fuori dalla stanza.
 
 
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“Anuk-che?” Dean era sempre più confuso ad ogni nuova informazione che assimilava. Sam invece era affascinato da ogni più piccolo dettaglio
“Anuk-ite, una creatura divisa a metà, se dovessero trovarsi le due parti quella cosa sarebbe indistruttibile. Sono settimane che cerchiamo un modo per ucciderla”
“E Bobby ci era riuscito, be non mi sorprende” l’angolo della bocca del cacciatore si alzò leggermente. Dio quanto era felice di riavere quel vecchio burbero nella sua vita. Non voleva perderlo di nuovo, non l’avrebbe permesso. Il bunker era esattamente come se l’aspettava, super organizzato e protetto da ogni creatura soprannaturale, di cui all’epoca conosceva l’esistenza ovviamente, le persone che ci trovò all’interno però non lo convincevano ancora del tutto.
“E tu invece cosa sei?”
 La diretta interessata alzò lo sguardo accigliato, sentendosi particolarmente offesa dalla domanda
“Lei si chiama Malia” intervenne Stiles prontamente “E’ un coyote mannaro… non la farei arrabbiare se fossi in te”
La ragazza mostro i denti e Dean aggrottò le sopracciglia, quasi schifato.
“Be è incredibile, siete riusciti a cavarvela bene fin ora” Sam era sinceramente sorpreso, ma in modo positivo. Quasi fosse stato un padre fiero del proprio figlio.
I ragazzi erano un po' sospettosi inizialmente, dopo tutto quello che avevano passato veder arrivare due sconosciuti dal nulla che pretendevano di aiutarli li aveva spiazzati, ma bastarono pochi minuti per farli rendere conto che erano brave persone. E poi il loro legame con Bobby aveva facilitato di molto il compito.
Liam e Scott erano in disparte a parlare di Mrs. Finch, la professoressa che il lupo aveva passato la giornata ad esaminare. Qualcosa di sospetto c’era, i due decisero quindi di approfondire la faccenda, avrebbero provato a parlarle il prima possibile.
Kira ascoltava la conversazione distrattamente, coglieva qualche parola per poi distrarsi e lasciarsi trasportare dai propri pensieri. Erano mesi ormai che non riusciva più a controllare la kitsune, e più il tempo passava più la situazione peggiorava. La sua paura più grande era quella di fare del male a qualcuno o di essere la causa del fallimento delle loro missioni. Fino a quel momento si era sentita inutile, inadeguata. Tutti avevano contribuito in qualche modo per fermare questa creatura, lei invece non aveva fatto nulla, anzi aveva rallentato gli altri che erano costretti a badare a lei, ed erano costantemente preoccupati per i suoi sbalzi d’umore.
Assorta nei suoi pensieri quasi non si rese conto della mano di Scott che le accarezzava dolcemente il braccio.
“Tutto bene?”
“Sì… sì sto bene”
“No, non è vero”
La ragazza si girò per guardare l’Alfa negli occhi, improvvisamente il suo sguardo si fece serio
“Forse sarei dovuta andare con loro…”
Scott la guardò confuso
“Con le Skinwalkers, qui sono solo un peso”
Il lupo mannaro la avvicinò a sé
“Per me non sei un peso, non lo sei mai stata, e mai lo sarai”
Kira sorrise abbassando lo sguardo, sentì le dita di Scott che le sollevarono il mento e le labbra del ragazzo posarsi dolcemente sulle sue.
“Potreste evitare? Ho appena mangiato” La voce di Theo era più fastidiosa del solito. Era da troppo rinchiuso in quel bunker, aveva perso la cognizione del tempo, non sapeva nemmeno più che momento della giornata fosse. O forse soffriva semplicemente di solitudine, ma questo non l’avrebbe mai ammesso, né agli altri né tanto meno a sé stesso. Si sedette vicino a Liam, che si era messo ad ascoltare avidamente i racconti dei Winchester, interrotti regolarmente dai commenti di Stiles.
Dean si interruppe improvvisamente quando sentì dei rumori provenire dall’esterno. Qualcuno stava aprendo la porta del bunker. I due cacciatori misero automaticamente le mani sulle pistole, già puntate verso l’entrata. Il figlio dello sceriffo, sentendosi quasi in dovere, prese in mano la mazza da baseball, tenendola pronta di fronte a sé.
Gli altri presenti nella stanza fermarono subito il trio privo di olfatto sovrasviluppato.
“E’ Lydia” Spiegò Malia, pochi secondi dopo la porta blindata si aprì e una ragazza dai capelli lunghi, visibilmente spettinati, tendenti al rosso, labbra rosse e carnose, e due occhi verdi e preoccupati, fece un plateale ingresso nella stanza
“Ragazzi abbiamo un problema” si bloccò improvvisamente alla vista dei Winchester. Due paia di occhi verdi e marroni la fissavano incuriositi, e nonostante tutto il contegno di cui fosse capace, non poté evitare di farsi scappare una risata nervosa e non poté impedire al suo cuore di accelerare per qualche secondo alla visione di quei due fratelli decisamente affascinanti.
Ovviamente le bastarono un paio di secondi per riprendersi e tornare la ragazza sicura di sé che poco prima era entrata dalla porta.
“E voi sareste?”
   
 
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