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Autore: Blue Flash    24/09/2018    0 recensioni
«Prego, sedetevi pure dove preferite—… anzi, Killian, potresti fare portare qualcosa da bere per i nostri ospiti? Io prendo il mio solito caffè e latte ghiacciato con la cannella.» e dopo aver detto tali parole la ragazza si voltò verso di loro. «Voi cosa volete?»
«Io del tè.» rispose All Might sorridendo.
«Io dell’acqua, grazie.» aggiunse il preside.
«Io che iniziamo a discutere di quello che dobbiamo proporti, Stoner.» concluse Aizawa beccandosi, ancora una volta, le occhiatacce dei propri colleghi.
La ragazza, invece, che era la diretta interessata, incurvò leggermente le labbra in un sorriso accennato ed allora inarcò un sopracciglio.
«Odio quel nome, non chiamarmi più così, te ne sarei davvero grata, Eraser—… in ogni caso noto che avete fretta quindi, esponetemi pure quel che avete da dire. Signori, avevate la mia curiosità ma ora avete la mia attenzione.»
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Fanfiction ambientata dopo la terza stagione e che vede coinvolti un po' tutti i personaggi e la missione segreta dell'eroina Stoner, ovvero quella di infiltrarsi alla UA per far uscire allo scoperto la spia della Lega dei Criminali. [Oc]
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: All Might, Hawks, Nuovo personaggio, Shōta Aizawa, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3.  Students

Dopo quelle parole, sicuramente non molto incoraggianti, Rin assottigliò lo sguardo e trasse un profondo sospiro. Poteva farcela, in fondo non era poi tanto difficile tutta quella situazione, si trattava semplicemente di ingegnarsi per essere amichevole ed allo stesso tempo una possibile vera futura insegnate. Insomma non si riteneva esattamente la migliore persona per insegnare a qualcuno, ma avrebbe fatto uno sforzo. Portò una mano all’altezza del petto e strinse leggermente la camicetta proprio sopra il cuore.
Poteva farcela, anzi, doveva farcela, in fondo il motto di quella scuola era Plus Ultra, quindi perché lei non ci sarebbe riuscita?
Era un’ex allieva, magari con qualche problema di troppo, ma lo spirito era sempre quello di allora, doveva semplicemente riscoprirlo pian piano, poiché il dolore e la sofferenza l’avevano purtroppo costretta a dimenticarsi delle cose belle che aveva fatto durante la propria vita. 
Così, dopo quelle mentali raccomandazioni che si era ripetuta, oltrepassò la soglia della porta e fu allora che venne accolta in un vero e proprio caos nonostante Aizawa fosse già all’interno della classe. 
La prima cosa che notò, o meglio la prima persona, fu un ragazzo moro con gli occhiali che andava urlando a tutti quanti di mettersi seduti, ed i compagni, ovviamente, per rimarcare la cosa, gli dicevano che l’unico ancora in piedi era proprio lui stesso. Tipo bizzarro, non c’era che dire, ma in quella classe le persone strane non mancavano, almeno dopo un primo colpo d’occhio. Notò una ragazza dalla rosata carnagione e due corna sulla testa, un  ragazzo con più braccia, per non parlare di qualcuno di invisibile, forse una ragazza a giudicare dalla divisa prettamente femminile.
Insomma c’erano così tante cose che sembravano strane ma anche allo stesso tempo la riportarono indietro di anni ed anni, facendole rivivere indimenticabili momenti passati fra i banchi di scuola. Shota, che era fermo dietro la cattedra, mentre il mormorio generale aumentava man mano che Rin s’avvicinava a lui, le fece cenno di fermarsi davanti la lavagna, così da poter essere al centro dell’attenzione. 
Gli ci vollero un paio di secondi per lanciare un’occhiata fulminante, a tutti i ragazzi presenti, che capendo al volo si misero ad i loro posti e si zittirono immediatamente, ma era chiaro perfino per Rin che l’attenzione era rivolta verso di lei. Poteva solo immaginare la miriade di domande che passavano per le loro teste ed ovviamente mostrò un sorriso incoraggiante, sperando di risultare credibile. 
«Ragazzi, state un attimo zitti perché oggi devo dirvi qualcosa di davvero importante—…» sentenziò Eraser prima di incrociare le braccia al petto e sospirare profondamente. 
«Professore Aizawa, chi è questa ragazza?» domandò un ragazzo dai biondi capelli, tagliati da una linea scura, ed un sorrisetto sghembo stampato sul viso. 
«E’ la sua fidanzata?» aggiunse immediatamente quella ragazza dagli occhi scuri e la pelle rosa, tanto da farla sembrare di un altro pianeta. 
«Fidanzata? Ma secondo voi il professore Aizawa può davvero avere una fidanzata? E’ impossibile!» sentenziò con decisione un tipo piccolino con delle—… palle viola scuro attaccate alla testa. 
Era chiaro che ognuno di loro potesse avere tanti diversi Quirk, che mutavano l’aspetto fisico, per questo Rin era desiderosa di conoscerli tutti anche per sapere qualcosa in più su di loro oltre ciò che aveva letto nei fascicoli. 
«State un po’ zitti, così posso spiegarvi—…» li rimproverò Aizawa superando quella domanda che in un altro momento avrebbe fatto ridere perfino Rin. «Lei è la nostra nuova assistente, si occuperà delle due prime del corso per eroi. Vi aiuterà quando avrete bisogno, anche fuori dall’orario scolastico—… dunque vi presento la Signorina Rin Nishimura!»
E con un cenno della mano indicò proprio la diretta interessata che si limitò a sorridere, anche se leggermente in imbarazzo.
«Piacere di conoscervi ragazzi, come Eraserhead ha appena detto io mi chiamo Rin Nishimura e sarò l’assistente di queste classi dunque per qualsiasi cosa—…»
«Anche lei è un eroe?»
«Qual è il suo Quirk?»
«Possiamo chiamarla semplicemente Rin?»
Ma ovviamente l’intera classe sembrò ascoltare semplicemente un quarto delle proprie parole, perché tutti iniziarono a sommergerla di domande, lasciandola interdetta per più di qualche secondo. 
D’accordo, Rin era certa che la propria classe non fosse come quella, insomma c’era di sicuro meno casino di quel che ricordava e poi lei era sempre stata buona e tranquilla, li dentro, invece, i tranquilli forse erano due perché tutti gli altri avevano iniziato a non stare fermi. Ed allora capì alla perfezione le parole di Eraser, non c’era da abbassare la guardia con quei mocciosi, quindi lo sguardo di sbieco ed il corvino, ovviamente, le rivolse un sorrisetto soddisfatto, anche se era sicura che fosse semplicemente contento della reazione spropositata dei ragazzi e non della sua presentazione.
Prima o poi lo avrebbe preso a schiaffi, se solo fosse stato umanamente possibile.
Insomma lui era un ottimo eroe, anzi, uno dei migliori attualmente in circolazione, ma aveva dei serissimi problemi nel simulare la felicità. Perché non l’avevano assegnata ad All Might? Ecco, lui sarebbe stato decisamente meglio e poi Rin avrebbe fatto i salti di gioia a lavorare fianco a fianco con una leggenda come lui. 
Si passò, allora, una mano fra i capelli e cercò di ristabilire l’ordine generale nella classe, ma Eraser la precedette, limitandosi a sollevare una mano ed a dirigersi verso la porta. 
«Bene, per oggi starete con lei, presentatevi, fatevi conoscere così le semplificherete il lavoro—… io vi lascio nelle mani della Signorina, comportatevi bene, ragazzi, ci vedremo dopo.»
Ma se quelle parole ebbero l’effetto di placare gli animi dei ragazzi furono invece fatali per Rin che fulminò con lo sguardo Aizawa, deciso e sorridente, mentre si allontanava dalla classe lasciandola in balia di venti studenti esaltati e che ancora non conosceva.
Quando la porta si richiuse, ufficializzando l’uscita del professore della UA, molto lentamente gli occhi nocciola di Rin si puntarono sulla classe mentre con attenzione iniziò a studiarli. Le mani vennero intrecciate dietro la schiena e per un attimo le labbra carnose s’incurvarono in un sorriso accennato. 
«Ottimo—… è sempre così simpatico Eraser?» domandò a bruciapelo certa che nessuno avrebbe preso sul serio quelle parole ironiche. 
«E’ sempre così, Signorina Rin.»
La risposta giunse da un ragazzo dai capelli rossi ed un sorriso affilato che aveva parlato senza neanche chiedere il permesso, ma visto qul viso gentile Rin decise che non era affatto male imparare a non essere troppo severa come Aizawa, anche perché sarebbe dovuta diventare loro amica, avrebbe dovuto imparare a capirli e coalizzarsi contro Aizawa era un ottimo inizio. 
«Fantastico, allora è davvero un musone come si vede nelle interviste.»
Questa volta il commento fu fatto a bassa voce, ma nonostante ciò i ragazzi la sentirono ed alcuni non riuscirono proprio a non ghignare od a sorridere soddisfatti. 
Fantastico, prenderlo in giro era sicuramente la migliore cosa, ma al momento l’idea di Rin era un’altra, infatti s’avvicinò lentamente alla cattedra e scostò la pesante sedia in legno quanto bastava per prendere dei fogli che vi erano sul tavolo, l’elenco, e poi far il giro della cattedra. 
Si andò a fermare esattamente davanti al bordo di quest’ultima e poi s’appoggiò, sedendosi in parte su di essa. 
«Allora, visto che questo è il mio primo giorno che ne dite di conoscerci un poco? Insomma voglio sapere tutto di voi, quindi mi sembra il caso di fare l’elenco, che cosa ne dite?!»
Tutti quanti, o meglio, la maggior parte, si ritrovarono ad annuire con entusiasmo scambiandosi occhiate rapidi e veloci, accompagnati da sorrisetti. Ma in quel preciso momento un ragazzino dai capelli verdi e gli occhi sgranati sollevò imperterrito la mano, attirando l’attenzione di Rin, che puntò un dito contro di lui, certa che volesse farle qualche domanda. 
«Sì? Tu sei?» rispose con entusiasmo la ragazza aggiungendo addirittura un sorrisetto, ma il ragazzo divenne immediatamente rosso in viso.
«Io—… io sono Izuku Midoirya, Signorina Rin e volevo farle una domanda—…»
Midoriya. Ecco, quel nome iniziò ad appuntarselo nella testa associandolo ad i capelli verdi e il temperamento decisamente imbarazzato, quindi annuì facendogli cenno di procedere. 
«Mi—… mi domandavo se per caso lei fosse anche S—… Stoner. »
Rin sgranò gli occhi, sorpresa che qualcuno fra di loro potesse averla riconosciuta tanto in fretta, anche perché lei, nonostante il lavoro con i servizi segreti, non si era mai fatta vedere troppo in giro od in televiosione, o almeno non l’aveva fatto come Stoner. Ma lui sembrava essere sicuro della cosa, quindi non poté che passarsi una mano fra i capelli ed annuire appena.
Adesso era lei quella imbarazzata. 
«A quanto pare conosci anche il mio nome da eroe, Midoriya, è una vera sorpresa. Ed io che volevo tenerlo segreto come una vera diva.» e Rin, per risultare più melodrammatica e sviare il discorso, si limitò a fingere un plateale sbuffo, sperando, anche, di non ricevere ulteriori domande. 
«Stoner! Ma—… ma è fantastico!» mormorò Izuku con entusiasmo beccandosi un’occhiataccia dal biondo seduto a poca distanza da lui. 
«Una vera diva… » sospirarono, invece, svariate ragazze  con aria sognante, ed allora la ragazza  era certa di aver fatto breccia nei loro cuori con la finta storia della diva. 
«Facciamo così, vi concederò una domanda a testa mentre vi presentate, sempre se ne abbiate una. D’accordo?» 
Ecco il modo più veloce e sbrigativo per Rin di iniziare a conoscere quei ragazzi, ed uno di loro sapeva giù chiamarsi Midoriya, quindi, considerato che quel ragazzino sembrava a disagio perché si era ritrovato improvvisamente al centro dell’attenzione, la giovane eroina gli fece cenno di sedersi prima di indicare il ragazzo seduto a primo banco, dai capelli biondi ed un sorriso simil seducente. 
«Bene, iniziamo da te e poi andiamo in ordine—… come ti chiami, ragazzo?»
Domandò con un pizzico di curiosità mentre quel ragazzo scrollò le spalle ed allargò le braccia, come a volersi fare vedere da tutti. 
«Mi permetta di presentarmi, Signorina Rin, io sono Aoyama Yuga e brillo tantissimo. Sono il vero elemento sfavillante dell’intera classe.» 
Rin, sorpresa come non mai, si ritrovò a sfarfallare più volte le ciglia capendo, però, che Aoyama si stesse riferendo al proprio quirk, quindi annuì divertita e soprattutto sorridente. 
«Come—… una sfera stroboscopica?»
«ESATTO! Sono anche stato una vera sfera stroboscopica durante il nostro concerto meraviglioso!» e con entusiasmo si volò verso il resto della classe che annuì ridendo, anche se l’idea di quel ragazzo come palla luminosa era alquanto strana. 
«Interessante, dunque Aoyama brilla e da delle feste in discoteca da paura, mi piaci—… adesso passiamo alla numero due, ovvero, tu rosellina, come ti chiami?» continuò Stoner passandosi una mano fra i capelli, mentre girava fra i banchi, ed allora la propria attenzione si posò sulla ragazza dalla carnagione rosa, proprio come i suoi capelli, e le corna.
Anche lei non tardò a mostrare il proprio entusiasmo agitando le braccia in segno di saluto. 
«Ohhhh Signorina Rin—… Rin, lei è una vera diva!!! L’ho vista in televisione al ballo annuale di tutte le forze dell’ordine, insomma un vestito come quello che avete indossato per l’occasione non si dimentica. Eravate bellissima e—… e forse dovrei presentarmi anche io, mi chiamo Mina Ashido ed il mio quirk è l’acido, ma tutti mi conoscono anche come Alien Queen!»
Sorpresa dalle parole della studentessa questa volta fu il turno di Rin di ritrovarsi al centro di un argomento imbarazzante, di nuovo, perché non si aspettava che qualcuno la riconoscesse o si ricordasse davvero di lei per quel ballo. Insomma era uno dei pochi eventi pubblici ad i quali non poteva non presenziare, e ricordava bene dell’abito che le era stato fatto fare da una delle più grandi marche di vestiti. Insomma il vestito rosso di quella notte l’aveva ancora conservato nel suo armadio nei propri appartamenti. 
Probabilmente perfino le sue gote divennero leggermente rosse, così volse il viso in direzione dei grandi occhi scuri che la fissavano speranzosa e sorrise.
«Quindi oltre ad essere la regina degli alieni, Mina, sei anche un’esperta di moda, è un piacere conoscerti.»
«Oh ricordo anche io quel vestito meraviglioso, in chiffon rosso e con un corsetto ricamato a mano. E’ di una delle maison che maggiormente amo.»
Questa volta, a parlare forse senza neanche rendersene conto, era stata una ragazza all’ultimo banco, con i capelli raccolti in una coda e lo sguardo sognante, che si era addirittura lasciata sfuggire un sospiro. 
«Ti intendi anche tu di moda—…?» ma ovviamente Rin, non conoscendo il nome si limitò ad indicarla, facendo sì che tutti gli altri ragazzi puntassero gli occhi su di lei. 
«Come? Scusate ho parlato ad alta voce—… Signorina Rin non volevo interromperla ma—… quell’abito era un vero sogno.»
«Non preoccuparti, ma già che ci sei presentati pure a tutti noi!
» la spronò la biondina rivolgendole un occhiolino. 
«Subito. Mi chiamo Yaoyorozu Momo e sono la vice rappresentante di classe, piacere mio di conoscerla, anzi, è un vero onore.»
In tutta risposta la giovane Nishimura chinò il capo in un cenno di rispetto e di saluto, ma questa volta, ad interrompere quelli che erano prettamente discorsi fra ragazze, perché effettivamente stavano adesso parlando di vestiti, fu l’intervento di un altro ragazzo dai biondi capelli, che con un gomito poggiato sul baco ed un’espressione ghignante fece un commento. 
«Quindi è vero che le ragazze parlano quasi sempre di vestiti—…» 
Ovviamente, tali parole, ebbero l’effetto di far sogghignare tutti i maschi presenti in aula, eccezione fatta per alcuni, forse i più seri. 
Così, con aria quasi indagatrice, la bionda si voltò per raggiungere il suo banco, facendosi largo fra tutti gli altri e poggiò una mano sulla superficie liscia di legno. 
«Solo di vestiti o di ragazzi, ma purtroppo con me non ho lo smalto e la maschera per il viso, quindi vi dovrete accontentare dei vestiti.» anche le parole di Rin ebbero l’effetto sperato, poiché questa volta a ridere furono tutti gli altri, comprese le ragazze. «Allora, come ti chiami?» 
«Io—…» ed il biondino si passò una mano fra i capelli in imbarazzo, mentre solamente allora Rin notò quella striscia nera che li tagliava, forse un suo segno distintivo. «Mi chiamo Denki kaminari e—… e stavo semplicemente prendendo appunti perché al giorno d’oggi è così difficile comprendere le ragazze.»
Solite problematiche da liceali, un classico e per questo motivo Rin si mise a ridere ed andò a sedersi sulla cattedra alle proprie spalle e proprio come se niente fosse andò ad intrecciare le gambe in una posa che era solita usare anche quando era nel tuo ufficio. 
«Beh, sappiate che sono qui anche per questo—… insomma sono l’assistente e sono giovane, non sono una vera insegnante ma sono qui per aiutarvi a crescere ed a diventare dei veri eroi—… oltre che dei ragazzi, quindi sentitevi liberi insieme a me.» ed allargò le mani con tranquillità, anche se non era certa che tutti quanti si sarebbero riusciti davvero ad aprire con lei, in fondo era normale, considerato che si erano appena conosciuti.
Rimasero in silenzio per qualche attimo ed allora, ancora una volta, a prender parola o meglio, ad alzare la mano, fu il ragazzo con gli occhiali, quello che all’entrata stava incitando gli altri ad andarsi a sedere. Rin, così,  gli fece cenno di parlare ed ovviamente di presentarsi, com’era giusto che fosse. 
«Sono il rappresentante di classe e mi chiamo Iida Tenya, Signorina Nishimura, mi permetta di ringraziarle a nome della classe 1-a per il supporto che ci darete anche perché sembrate così gentile e ben disposta verso tutti noi e—…»
«Tenya? Davvero?» domandò Rin che si era focalizzata su ben altro piuttosto che sui ringraziamenti, anche se li apprezzò. 
«S—…sì.»
«Insomma, sei il fratello di Igenium?» continuò la ragazza con le domande, sempre più stupita di quel ragazzo con gli occhiali. 
Effettivamente la somiglianza con l’eroe Igenium era parecchia, ma sentirselo dire da lui era una vera e propria conferma. Infatti, il ragazzo, si ritrovò ad annuire sempre più confuso, così Rin si decise finalmente a spiegare. 
«Non ci posso credere, quindi sei il fratello di—… lo sai che la tuta di Igenium è stata creata dalla mia azienda? Quel ragazzo è una forza e lo adoro come eroe!»
Perché era vero, le Nishimura Indistries avevano creato abiti ed accessori per parecchi super eroi e vigilanti, ma rari erano i casi di chi, come Igenium, era un vero portento della natura. Purtroppo, però, Rin sapeva anche dell’incidente che si era abbattuto su di lui, rendendogli impossibile continuare il lavoro che da sempre faceva, ma questo non impediva alla ragazza di continuare a considerarlo un vero eroe. 
«Non—… non lo sapevo, insomma io—…»
«Stai tranquillo, non potevi saperlo, di solito molti dei nostri progetti rimangono nascosti perché non vogliamo che la tecnologia venga replicata, ma Ingenium è sa sempre uno di quegli eroi che ho seguito con piacere, anche dopo quello che è successo sono andata a trovarlo in ospedale. Se vuoi degli upgrade per il tuo costume basta chiedere, Iida!» e rivolse al ragazzo con gli occhiali un occhiolino rapido che lasciò tutti a bocca aperta.
Anche se forse, a stordirli, era stata la proposta appena fatta. Ma Rin, essendo l’amministratore delegato delle Industries poteva permettersi il lusso di fare questo tipo di offerte a chiunque volesse, solo che non aveva riflettuto su una cosa: si trovava in una classe di ragazzi che volevano diventare eroi ed avere degli upgrade per i costumi era praticamente un sogno. Così, nel giro di tre secondi, in quella classe sembrò scoppiare una rivolta perché tutti, dopo tali parole, erano interessati ad avere dei miglioramenti o degli aggiornamenti che avrebbero aiutato le loro carriere. Infatti il vociare divenne sempre più alto, tanto da stordire perfino Rin, che si pentì immediatamente di aver parlato tanto con quei ragazzini. 
Chi glielo aveva fatto fare? Semplice, nessuno.
Per cercare di calmarli, allora, la giovane fu costretta a schioccare le dita ed ad indicare il primo a caso nella speranza di riprendere l’ordine. 
«Bene—… BENE! Facciamo così, maledetti, portatemi i vostri progetti ed io li porto ad i miei migliori ingegneri e vediamo cosa riescono a fare, ma non vi garantisco nulla. Tsk.» sbottò andando ad intrecciare le braccia sotto al seno in una finta espressione indispettita.
«Una vi tende la mano e voi vi prendete l’intero braccio, siete incredibili—… adesso però continuiamo e tu, capelli rossi, presentati!»
Il ragazzo in questione, ancora ammaliato all’idea del progetto, sembrò cadere dalle nuvole ed infatti si portò una mano all’altezza del petto come ad indicarsi. 
«Mi chiamo Kirishima Eijiro, Signorina Rin, e se vuole saperlo io non ho bisogno di tutte queste modifiche al costume, se la consola, in fondo il mio Quirk è l’indurimento e—…»
«Indurimento?» domandò incuriosita la ragazza adesso focalizzando tutta la propria attenzione su Kirishima. 
«Esatto!» annuì quello con vigore mostrando gli affilati denti.
«In pratica il mio corpo diventa duro come la roccia.»
Quella sì che era un’altra bella scoperta, infatti le morbide e rosee labbra di Rin s’andarono ad incurvare in un sorriso soddisfatto, sbattendo un colpo sulla propria coscia.
«Sai che il tuo Quirk assomiglia abbastanza al mio, Kirishima?»
«Eh??? Davvero»
«Esatto, dico sul serio—… se volete posso anche darvene una dimostrazione.»
Ed una manciata di “”, “fantastico”, “vediamo”, si fece sentire per l’intera classe, compreso chi fino ad un attimo prima si stava annoiando a morte. Così, gli occhi nocciola di Rin vagarono per l’intera classe fino a trovare il più annoiato fra tutti quanti, l’ennesimo biondo, seduto all’ultimo banco che non sembrava prestare moltissima attenzione, ed allora Rin portò due dita alle labbra e fischiò per richiamare la sua attenzione. 
Furente, quel ragazzino, la guardò e digrignò i denti. 
«Tu, all’ultimo banco—… sì, tu che stai per ringhiare, facciamo così, lanciami addosso un quaderno!» gli propose con tutta la tranquillità di cui era disposta, ritrovandosi ad incrociare lo sguardo confuso di colui che aveva interpellato. 
«Eh? NON MI DIA ORDINI!» urlò il biondo mettendosi in piedi.
«NON ERA UN ORDINE.» rispose a tono Rin, sempre più confusa da quel modo di fare. 
«BENE!»
«BENISSIMO!»
Probabilmente avrebbero anche potuto continuare per ore ad urlare in quella maniera, anche se continuava a non capire perché, ma quel ragazzo, quello a cui aveva chiesto di lanciarle un quaderno, doveva essere il tipo apparso in tv durante il festival sportivo. Se non ricordava male l’avevano addirittura incatenato nonostante la vittoria ed a giudicare dal suo temperamento la cosa, adesso, non la sorprendeva più di tanto. 
Nel mentre, il biondo, prese in mano il primo quaderno a portata di mano e poi mise un piede sulla sedia, come a volersi dare maggiore forza prima di lanciare quell’ammasso di foglio in direzione di Rin. La ragazza, dal canto suo, rimase seduta mentre con le iridi non perse di vista neanche per un attimo il quaderno che le arrivò addosso ad alta velocità, forse addirittura da poterle far male, ma ella fu più rapida perché si spostò in modo da non essere sulla sua traiettoria, allungò una mano e le bastò semplicemente sfiorare con i polpastrelli il quaderno, senza neanche afferrarlo, e tutto avvenne in un lampo. La carta si trasformò in pietra, lasciando che il grigio iniziasse ad impossessarsi del materiale, seguendo il potere del Quirk di Rin. Non avendo, però, afferrato il quaderno, questo dopo esser diventato di pietra ed al contempo avendo preso velocità per via del lancio del biondo, si andò a conficcare nella lavagna alle proprie spalle. Quella che fino ad un attimo prima era carta adesso era vera e propria pietra che aveva reso rigido il quaderno, tanto da permettergli di diventare una vera e propria arma. Insomma, quei piccoli trucchi li aveva imparati col tempo poiché effettivamente, se solo fosse stato necessario, Rin aveva la possibilità di trasformare qualsiasi oggetto in un’arma anche solo per tramortire i nemici, ed allora, si voltò verso la classe con aria soddisfatta. 
Tutti quanti erano rimasti in silenzio ed avevano ammirato il quaderno di pietra conficcato nell’ardesia, ed allora Rin si limitò ad allargare le braccia. 
«Tutto ciò che tocco diventa pietra, il mio Quirk si chiama Stone e da li il mio—… nome. Comunque sia bel lancio e se non sbaglio tu sei quello che ha vinto il festival sportivo!»
«SI! » urlò, ancora una volta il biondo che però cercò di ricomporsi. «Ma non parliamo del fottuto festival sportivo—… Katsuki Bakugo.»
«Avevo intuito, il ragazzo delle esplosioni.»
«Re delle esplosioni.» la corresse immediatamente Bakugo. 
«In realtà il suo nome è un’altro, ma a lui piace essere chiamato così!» precisò un ragazzo seduto un paio di banchi avanti mostrando un ghigno divertito. «Mi presento subito, Signorina Rin, mi chiamo Hanta Sero e bella mossa questa storia del quaderno. In pratica può far diventare tutto di pietra, è un quirk davvero figo.» ammise quel rgaazzo, Sero, che aveva delle particolari braccia. 
Forse aveva letto qualcosa sui fascicoli che le erano stati dati, ma doveva ripassare per ricordarsi i Quirk di chi le stava intorno.
«Io so già cosa potrebbe far diventare di pietra—…» mormorò a bassa voce, credendo di non esser sentito, un piccoletto dalla testa strana. Infatti aveva la tipica forma dell’uva, e con tale affermazione si beccò una rapidissima occhiata di sbieco da parte dell’intera classe. Quel doppio senso, decisamente voluto, probabilmente in altri casi avrebbe fatto ridere Rin, ma in una classe anche lei doveva darsi un contegno. 
Così, il piccoletto, che si ritrovò tutti gli occhi puntati addosso alzò le braccia come a volersi parare. 
«Non guardatemi così, non ho detto niente era solo—… solo un rapido apprezzamento a ciò che la bellissima Signorina Rin sa fare.» 
«Sì? E tu come ti chiami, ragazzo che apprezza il mio Quirk?»
«Mi—… chiamo Minoru Mineta.»
«Ti tengo d’occhio Mineta—…» e gli lanciò uno sguardo che non ammetteva repliche, tanto da farlo spaventare.
«Ahi, mi ricorda lo sguardo di Mt Lady, che paura, mi dispiace non parlerò più a sproposito, Signorina Rin!» 
E con quelle parole, decisamente soddisfatta, Rin annuì scuotendo leggermente i capelli prima di tornare a guardare tutti i ragazzi presenti nella sala. Non ne dovevano mancare molti, almeno credeva, così gli occhi si poggiarono su una ragazzina, dai capelli corti e scuri e le peculiari orecchie, sicuramente opera del Quirk, che sembrava in imbarazzo più di tutti. 
«E tu, invece, come ti chiami? Non preoccuparti se dovesse cercare di fare il maniaco venite pure a dirmelo—…»
Quella ragazza sollevò le iridi scure accennando un sorriso a Rin, e poi scrollò le spalle. 
«Allora dovremmo venire a disturbarla praticamente sempre, Signorina, comunque sia mi chiamo Kyoka Jirou.»
«Piacere Jirou, te l’ho detto, non farti problemi e vienimi a disturbare quando vuoi—…»
Anche perché in cuor suo poteva capire benissimo il disagio delle ragazze, quindi decise di continuare con loro, puntando così il dito verso la ragazzina dalla faccia tonda ed i capelli a caschetto, munita di sorriso contagioso. 
«Io invece mi chiamo Uraraka Ochako e sono davvero felicissima di conoscerla, è così gentile e brava.»
Quelle parole, decisamente rincuoranti per Rin, ebbero l’effetto di farla annuire e sorridere, anche perché in quelle presentazioni era come se si stesse perdendo tutta la giornata, anche se in quella classe mantenere l’ordine non era per nulla facile. Si passò una mano fra i capelli mentre continuava ad ascoltare ed allo stesso tempo a scrutare i ragazzi anche con occhio critico, cercando di capire se vi fosse qualcuno di sospetto fra tutti loro, ma effettivamente nessuno corrispondeva ad una possibile spia, almeno per adesso. 
Dopo Uraraka fu la volta di presentarsi di Toru Hagakure, la ragazza invisibile che a sua volta sembrò mostrare parecchio entusiasmo per i vestiti, cosa che fece vertere ancora una volta la conversazione su tali argomenti, con grande disappunto per i maschi. Per poi passare alla giovane e dolce Tsuyu Asui che per metà era una ranocchia, cosa che Rin trovò adorabile.
Ma allora fu il turno di Fumikage Tokoyami, che la sorprese con una domanda parecchio interessante. 
«Come mai, ultimamente, fra gli eroi non si è sentito molto il suo nome?» le domandò, infatti, il ragazzo con il viso da uccello, che teneva le braccia intrecciate all’altezza del petto. 
Quella domanda, improvvisa, lasciò per un attimo Rin senza parole che scosse il capo e cercò di risultare convincente il più possibile. 
«Dunque—… avevo bisogno di—… un po’ di tempo per me stessa, anche perché imparerete a vostre spese quanto il lavoro da eroe sia stancante e poi, dopo la—… la perdita di mio padre mi sono dovuta anche occupare dell’industria e non riuscivo a gestire entrambe le cose. Così mi sono ritirata ma solo per un po’.»
«Ed adesso ha deciso di insegnare?»  la incalzò il ragazzo. 
«E’ quello che farò un giorno, ovviamente, chi meglio degli eroi può preparavi a quel mondo?-
«Ma lei è davvero giovane—…» 
Commento più che giusto quello di Tokoyami, infatti Rin si morse il labbro inferiore e fece spallucce. 
«Hai ragione, ma nella mia carriera ho già visto abbastanza cose da sapere bene come funziona il mondo d’oggi—… però sono ancora un’assistente quindi devo crescere anche io, insieme a voi. Sarà un bel percorso per entrambi.»
Maledetto ragazzino che l’aveva messa in difficoltà con poche e semplici domande, anche abbastanza logiche, alle quali era riuscita a sfuggire grazie alla propria parlantina, ma che in verità avrebbe dovuto limare con il tempo. Era risultata credibile, ovviamente, ma non poteva rischiare a tal punto. 
Così, dopo aver rivolto un sorrisetto al ragazzo uccello, poi spostò lo sguardo su uno degli ultimi, il tipo dai capelli per metà bianchi e per metà rossi, e lo indicò.
«Tocca a te, non fare il timido.»
«Mi chiamo Shoto Todoroki e non sono timido, Signorina.» proferì esso con voce bassa guardandola negli occhi. I suoi erano di colori diversi e quel cognome la riportò immediatamente ad Enji Todoroki, l’attauale numero uno in classifica. Ricordava benissimo il quirk di questo ragazzo, che si era scontrato contro Midoriya, seduto a non troppa distanza da lui. Entrambi avevano quasi fatto esplodere l’arena per via della loro forza, e  presto o tardi anche Rin li avrebbe voluti vedere in azione. 
E poi il figlio del nuovo numero uno doveva avere sulle spalle un grosso, grossissimo, peso da sopportare. 
Continuò, dopo quel brevissimo intermezzo con Todoroki jr, a conoscere gli ultimi membri della classe fra cui Mashirao Ojiro, che possedeva una coda prensile fantastica, Koji Koda, capace, invece, di parlare con gli animali, Rikido Sato che accresceva la sua forza muscolare grazie allo zucchero, e che sapeva cucinare ottime torte a detta di tutti quanti, ed infine anche Mezo Shoji capace di farsi crescere più arti. 
Insomma, a fine ora poté dedurre che in quella classe vi era una grandissima varietà di Quirk e soprattutto di personalità che avrebbe imparato pian piano, anche perché aveva ancora parecchi dubbi sui nomi da ricordare e da associare ad i poteri. 
Pensava davvero che la sua prima ora fosse finita, quando improvvisamente il telefono, che teneva in tasca iniziò a vibrare e fu letteralmente costretta a prenderlo. Tirandolo fuori lesse un numero sconosciuto, così, senza farsi vedere dai ragazzi, che come sempre curiosi avevano iniziato con le domande, aprì i messaggi e lesse il contenuto. 

“Sono Aizawa.”

“Purtroppo devo finire di scrivere una relazione e non posso accompagnare i ragazzi in palestra per l’allenamento fisico.”

“Pensaci tu e falli allenare, ti aiuterà Cementoss. Di pomeriggio andrai nella classe B.” 


Maledetto Eraserhead che era riuscito ad affibbiarle i ragazzi per l’intera mattinata, infatti, si ritrovò a stringere quel telefono con maggiore forza, certa, che quel giorno non si sarebbe potuta per niente rifiutare.
Ed era solamente il primo giorno di una lunga serie e Rin doveva assolutamente trovare dei lati positivi altrimenti avrebbe perso la testa, di questo ne era certa.
Eppure, quell’aria frizzante non le dispiaceva, forse era la scossa che ci voleva nella sua vita. 
   
 
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