L'etā del ferro.
Davvero servono altre parole per descrivere tale mondo arido, distrutto dalla violenza delle passioni e logorato dai ferri delle armi?
L'inesorabile potere ardente del fuoco che impietoso stermina intere stirpi e eredi e figli propri, le violente acque dei mari le quali placide onde sono ora come taglienti lame avvelenate che catturano gli altri nelle loro fauci trascinandoli nell'oblio degli abissi, i tempestivi venti, sempre in gruppo e mai da soli, pronti ad oscurare i cieli sereni unendosi in un'unica forza distruttiva spazzando via le fatiche sudate dei padri, e l'ingorda terra da epoche fedele a tutti che apre le sue bocche affamate, insaziabili, sotto i piedi dei suoi amici ingoiandoli nelle viscere buie della sua fame lasciandoli cadere eternamente nel vuoto.
Nei letti dei genitori ci sono i serpenti dei figli, sulle pareti della casa il sangue schizzato delle gole dei figli tagliate dal padre.
La chiamano era dello scempio, dell'anarchia, della pazzia, dove la natura crudele e ferina dell'uomo si impone prepotentemente sulla ragione accecando le loro menti annebbiate mentre si nutre dei desideri pių reconditi dell'animo umano attraversando l'intricata foresta del cuore portandoli, infine, all'auto-distruzione.
Non ci sono dei.
Nč santi.
Nč eroi.
Solo l'odore di morte, e il verde putrefatto ingrigito dei cadaveri.