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Autore: __Sayuri__    24/09/2018    1 recensioni
“Ci sono cose che solo i bambini sanno.”
Lo diceva sempre nonna Em, seduta davanti al camino a filare interminabili sciarpe di morbida lana colorata.
Genere: Drammatico, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL VIOLINO MUTO



Ci sono cose che solo i bambini sanno.”

Non si sa chi gliele ha insegnate, o perché le dimentichino appena diventati un po' più grandi, ma le sanno.”

E basta.”


Lo diceva sempre nonna Em, seduta davanti al camino a filare interminabili sciarpe di morbida lana colorata.


Fiona ha cinque anni e non ricorda se alla nonna piaceva di più la torta al cioccolato o quella al limone, né cosa le aveva regalato l'ultima volta che era andata a trovarla. Era troppo piccola, aveva appena imparato a scrivere il suo nome. Rivede la mamma che urla, la trascina fuori dalla stanza, piange in macchina. Nonna Em è un puntino sempre più piccolo alle loro spalle mentre la macchina accelera e sparisce nella luce accecante del giorno.


Fiona ha nove anni e non ricorda molto altro di lei, tranne quel profumo strano di latte acido che aveva addosso e gli occhialetti spessi che le scivolavano sempre sulla punta del naso, dispettosi.


Anche oggi c'è il sole, ma è pallido e freddo. Mamma ha costretto Fiona a mettere il cappotto nero, quello bello, elegante e tutto quanto, ma che prude sulla pelle ed è talmente stretto da non farla respirare bene. Il giardino è pieno di pietre grigie infilate nel terreno e statue di angeli tristi, e l'uomo vecchio e stanco continua a parlare. Sembra cantare sottovoce, ma non è una bella canzone. Mamma è immobile e piange, ma quasi non si vede. Le lacrime scendono sottilissime e le lasciano appena una scia sulle guance, che lei asciuga rapida con un fazzoletto di carta. Anche Fiona vorrebbe piangere, ma non ci riesce. Ci prova, trattiene il fiato, si concentra, ma niente. Mamma la tiene per mano e papà non è ancora arrivato.

Arriverà”, ha detto mamma prima di uscire, ma parlava sola davanti allo specchio.


Si alza il vento e finalmente il vecchio interrompe la sua nenia. Mamma solleva il mento di scatto e fa qualche passo avanti, fermandosi appena prima di un grossa buca. Fiona per un secondo ha paura che voglia buttarcisi dentro. Poi qualcuno solleva la cassa marrone dove nonna Em riposa e la fa entrare piano nella buca.

Non sa perché, ma non ha voglia di vedere la terra che finisce sopra la cassa, le persone immobili, la mamma che continua a piangere. Vorrebbe correre via. Ma non può – non vuole – lasciare quella mano.



È quasi buio. Il portone si è richiuso e la casa è fredda, finalmente silenziosa. Mamma ripulisce gli avanzi di un pranzo pieno di parole tristi e facce sconosciute. Fiona la osserva seduta su una sedia di legno, le gambe a penzoloni. Papà non è ancora arrivato. Non sa quasi più da quanto lo stanno aspettando.

Un anno ormai, quasi un anno.


Casa di nonna Em è piena di cose che sembrano avere cent'anni, vecchissime. I mobili scricchiolano legno e tarme, i quadri pendono storti e riempiono ogni parete. Si potrebbe giocare a contare le ragnatele per un giorno interno. Fiona si alza, non vuole vedere il momento in cui mamma riprenderà a piangere, pensando che il rumore dell'acqua che rimbalza sui piatti nel lavandino copra quello dei singhiozzi.


Le è sempre piaciuto far finta di essere un'esploratrice.


La casa è grande, potrebbe iniziare da qualsiasi porta, ma sceglie proprio la più paurosa di tutte. Quella della cantina. Da sotto l'uscio arriva a tratti uno strano vento, e quando Fiona gira la maniglia, il pomello le resta in mano e l'anta sembra quasi uscire dai cardini. La bimba si gira di scatto, sperando che mamma non l'abbia scoperta. Nasconde il pomello dentro il cassetto della credenza di fianco alla porta del bagno e torna davanti alla porta della cantina. Spinge piano il pannello di legno scheggiato, che si muove cigolando. Dai gradini che scendono sale una folata d'aria gelida, alzando una nuvola di polvere. Non riesce a trattenere uno starnuto.


Mettiti la giacca se vuoi uscire”, mamma urla dalla cucina. Ha quella voce strana.

Sì!” urla Fiona, senza nemmeno pensare di avvicinarsi al cappotto nero che pende abbandonato dall'attaccapanni.


Il primo passo è un po' tremolante, ma uno dopo l'altro si lascia alle spalle i gradini e inizia ad esplorare la memoria centenaria della vecchia casa di nonna Em.



Nota dell'autrice: ciao a te che sei arrivato/a in fondo. Nella mia mente questa storia ha un contesto, un proseguo e una conclusione, ma non so se avrò mai il tempo di scriverli quindi per ora resta un semplice Slice of Life.

   
 
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