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Autore: arcadialife    25/09/2018    3 recensioni
Dal testo:
"Ha bisogno di me.
Lei è stata l’unico nemico dalla quale mi sarei fatto cavare il cuore dal petto.
Anzi, per la sua salvezza, glielo avrei offerto io stesso a palmi aperti come ho fatto ogni giorno della nostra relazione.
In fin dei conti, è praticamente quello che è successo vista la ferita che mi squarcia il torace nonostante il suo profumo che ancora aleggia sulla mia pelle."
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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_ Che poi _ esordì Usopp facendo forza con le braccia per tirare la corda _ Mi chiedevo… _

_ Mmm _ incalzò il cuoco giusto per fargli intendere di starlo ascoltando mentre si assicurava che le ancore a forma di zampe della Sunny fossero sempre ben salde.

_ Ieri, come cavolo hai fatto a correre da noi se eri così lontano? Cioè come facevi a sapere del casino che stava facendo Rufy? _ domandò il cecchino ripensando alla buona mezz’ora appena impiegata per giungere dall’ostello alla nave.

_ Sensazione! E poi… _ iniziò a rispondere il biondo.

_ No perché sei stato velocissimo!! _

_ Oh beh_ il giovane Vinsmoke si girò a cercarlo con lo sguardo _ Quando ci sono delle donzelle in pericolo accorro subito! _ piroettò portandosi le mani sui fianchi con fare cavalleresco.

_ Eh?! _ Usopp si fermò un secondo serrando la presa come se realmente si aspettasse una risposta coerente.

_ Ho un sesto senso per queste cose! _ trillò l’altro piegando il braccio in alto e picchiando il palmo opposto sul bicipite.

_ Sesto… senso…?! _ commentò a se stesso il naso lungo per poi scuotere il capo privo di speranza e tornare a tirare.

Ammainare le vele è un lavoro che sulla Going Merry non gli aveva mai fatto peso, ma la Sunny era più grande e da solo stava faticando più di quanto avrebbe mai ammesso a se stesso e a chiunque altro. I muscoli gli dolevano per lo sforzo e si flettevano, ma era altresì fiero della propria prestanza. Al ricordo dell’ometto che era, per quanto ce la mettesse tutta all’epoca, i passati due anni trascorsi lontano dalla ciurma gli erano giovati in fisico e spirito. Non che prima fosse tanto male, insomma: era pur sempre il più coraggioso di tutti! L’unico che fosse capitano nonostante Rufy, il grande capitano Usopp!

_ E poi, _ continuò Sanji avvicinandosi _ non mi fido mai quando non sono con voi a controllare testa d’alga! _

_Zoro? Non mi sembra il più irresponsabile… _ il cecchino commentò laconico di rimando, un sopracciglio alzato e gli occhi a palla sbarrati e puntati al cielo quasi non fosse certo egli stesso delle proprie parole.

_ Vabbè se vogliamo escludere Rufy, ovviamente. È capace di affrontare ogni cosa azzannando manco non fosse in grado di parlare… Tra l’altro, lo hai visto stanotte?_

_ Chi? Rufy?! _ domandò il moro indietreggiando alla ricerca di una posizione maggiormente favorevole_

Il cuoco si parò dal lato parallelamente opposto al compagno e afferrò anch’egli una cima prendendo poi ad aiutarlo: _ L’altro… _

_ L’altro chi? _ fiatò Usopp in evidente deficit d’ossigeno.

_ Di chi stavamo parlando?! Dello spadaccino, no? Era in stanza con te!! _ sbraitò il biondo constatando di sottecchi il pallore del suo interlocutore.

_ Che ne so! Parli strano, è Rufy quello che azzanna la roba..._ bofonchiò ringraziandolo mentalmente per essere subentrato in suo soccorso.

Sanji si limitò a stringere la tipica quanto inseparabile sigaretta tra i denti e, terminato il lavoro, gridò verso l’alto: _ Ehi Brook!! Abbiamo fatto, puoi fissarle! _

Sulla cima dell’albero maestro, lo scheletro rispose con un cenno di mano ossuta e prese a legare le sicure sulle vele appena ritirate e ancora trattenute dai due pirati fermi sul prato verde.

_ Comunque io non l’ho proprio visto! _ concluse Usopp respirando profondamente.

In effetti, era stato particolarmente fortunato a poter dormire cosi comodo. Rientrati dalla loro camminata di gruppo, si erano divisi le camere per la notte e quasi gli era dispiaciuto quando Sanji aveva sottostato al caso finendo appaiato con Franky e Chopper: sicuro avrebbero dovuto unire i letti vista la mole del carpentiere e la terza presenza del dottore, il cuoco sarà certamente rimasto in un angoletto rannicchiato.

Ridacchiò invece pensando alla sua geniale idea di appropriarsi anche del letto libero dal compagno così da potersi fare una delle dormite più epocali della sua vita marinaresca. Ovvio l’assenza di Zoro non lo aveva minimamente turbato, non che gli interessassero i suoi affari personali, ma sapeva ben badare a se stesso. Al massimo si sarebbe perso e pace… ci avrebbero pensato tutti insieme.

Sorrise sornione al pensiero di quella notte, fino a quando non incrociò nuovamente lo sguardo del cuoco che dardeggiava morte e nefasti alla sua persona. Le gambe ebbero un tremito e minacciarono di cedere.

_ Stai dicendo che io sono stato con quel macigno russante e quella palla di pelo che corre in chissà quale pascolo immaginario dei sogni e tu… tu avevi un letto libero?!?! _ sibilò il biondo gettando il mozzicone sbrindellato dai canini oltre il parapetto del ponte con uno schiocco di dita.

_ Yohohoho, fatto!!! _ cantilenò dal cielo un musicista del tutto ignorato.

Appena in tempo, Usopp colse quella breve distrazione alzando le mani in segno di resa e rispondendo all’avanzare dello chef infervorato con una pronta e cauta ritirata. Non si mostrano le spalle ad una bestia pronta ad attaccare e lui lo sapeva quindi, un passo alla volta, incrociò le gambe una dietro l’altra con estrema calma apparente.

In lontananza, seppur sempre sulla nave, un clangore di stoviglie vibrò nell’aria e tanto bastò ad attirare completamente l’attenzione della fiera selvatica permettendogli di filarsela sulla terra ferma, ben distante alla vista.

Dalla cucina, uscì alla luce un Rufy con ogni sorte di cibaria tra le braccia chiaramente reduce di un furto nella dispensa. Ogni parola interrotto da una bocconata: _ Allora… avete… finito...ragazzi…? _

Mai, ma proprio mai, Usopp si sarebbe immaginato di vedere il biondo prendere fuoco così intensamente da far scricchiolare il legno della Sunny, l’umidità che si liberava nell’aria e una scarpa incendiata che volò come una meteora con mira calcolata proprio sul naso di Cappello di paglia.


~

_ … quarantadue, quarantatré, quarantaquattro… _ continuò il conteggio nella mente così da poter occupare le mascelle con una morsicata al suo zucchero filato. Immerse il nasino nella nuvola di saccarosio rosa che Robin gli aveva acquistato poco prima che si separassero e la sensazione soffice gli stimolò le papille gustative mentre un viso entrava ed usciva dal suo campo visivo a ritmo dei conti.

_ Hai le occhiaie! _ commentò Chopper ingoiando quella squisitezza, il tono lasciava supporre la stranezza stessa della sua affermazione.

_ Stai contando? _ soffiò l’altro forzando gli addominali nell’ennesimo sollevamento del busto, le mani intrecciate dietro la nuca.

La renna annuì: _ Cinquantanove, sessanta… tu non puoi avere le occhiaie! _

Zoro sollevò un sopracciglio con fare interrogativo e una goccia di sudore scivolò lungo la tempia sinistra.

_ Dormi sempre! _ si spiegò il dottore accomodandosi meglio sui ginocchi del compagno. Per riuscire nell’obiettivo di mantenere le gambe dello spadaccino durante i suoi esercizi, si era visto costretto ad assumere la forma umanoide che lo aveva ingrandito e si era dovuto sedere su di lui fermandolo con il proprio peso.

Il verde preferì non rispondere e concentrarsi sull’allenamento, ma non riuscì a trattenersi dal fare un mezzo sorriso per la solita ingenuità del dottore con la quale si poneva ogni interrogativo per quanto esistenziale che fosse o meno.

_ Zoro non ti sembra il caso di fermarti? _ si allarmò il piccolo quando giunse a contare la centottantesima flessione.

_ Se ti annoi, faccio da solo… _

Era perfettamente a conoscenza dell’enorme sopportazione fisica della quale godeva il ragazzo, ma il suo lato apprensivo e salvavita non gli permetteva di starsene tranquillo e zitto. Le risposte secche che riceveva però, lo indispettivano; come si poteva avere così poco riguardo del proprio corpo?

Forse era meglio ignorarlo e tornare a dedicarsi al suo pasto zuccherino.

Dopo un po’ : _ Trecento, giusto! _ esordì Zoro fermandosi a guardare il compagno che era intento a leccarsi le dita dai residui del dolce nascosto sotto la visiera del cappello. Si chiese rapido come fosse possibile che in quella forma perdesse addirittura gli zoccoli.

Chopper annuì veloce per poi analizzarlo con occhio critico e un visino sbalordito: non aveva neanche il fiato pesante! Si affrettò poi a liberarlo dal proprio peso per permettergli di alzarsi in piedi e brontolare verso di lui: _ Non avevi detto che dovevi solo de faticare? _

In tutta risposta, lo spadaccino roteò l’occhio buono senza preoccuparsi di nascondere il fastidio a quella sgradevole inquisizione e il medico gonfiò le guance tornando nella sua piccola forma base.

Stava per fargli una pernacchia con tanto di lingua da fuori quando il giovane prese parola: _ Non ho dormito stanotte. _ sicuro sentenziò che la critica sulla propria situazione estetica facciale fosse meno seccante e scomoda di quella che aleggiava nell’aria sul benessere psicofisico.

La renna impiegò cinque secondi buoni a ricollegare quella risposta alla sua precedente domanda sugli aloni grigiastri a lunetta dell’altro e non si fece scampare l’occasione. Parlare con Zoro di quello che poteva apparire come il più o il meno era un avvenimento più unico che raro anche se con lui gli era capitato più spesso che con gli altri componenti della ciurma. Non che ci fosse una relazione particolarmente introspettiva fra di loro, ma nei riguardi del piccolo, lo spadaccino sembrava più incline ad assecondare la compagnia di terzi e concedersi ad accenni di sproloqui.

_ Ti sei perso? _ sembrò la domanda più ovvia da porre.

Lo vide irrigidire le spalle, segno che probabilmente ci aveva azzeccato, per poi scrollarle e cimentarsi in una verticale caricata sulle braccia. Riprese i piegamenti in quella nuova posizione.

_ Devo contare? _ chiese ancora Chopper senza ottenere risposta. Optò per un “sì”.

Fece trascorrere il tempo prendendo a giocare con il bastoncino rimasto vedovo dello zucchero filato e iniziò a fare dei solchi sulla sabbia con esso.

Zoro aveva deciso di allontanarsi dal paese alla ricerca di tranquillità per il suo allenamento e lui si era offerto di tallonarlo per assicurarsi che sarebbe tornato all’ostello una volta finito, così si erano diretti lungo la costa se pur dalla parte opposta all’ubicazione della Sunny.

Al limitare degli arbusti dalla quale partiva la spiaggia stessa, Chopper poteva soffocare le zampine sotto il tepore della fine sabbia scaldata dal sole del mattino, ma giungendo al lambire dell’oceano i granelli mutavano in aguzzi sassolini che stridevano al muoversi causato dalle onde.

Stuzzicato dal quel gioco bambinesco, il dottore stava scrivendo il proprio nome per intero solcandolo e risolcandolo.

_ Ottantuno, ottantadue… _ si curò di informarlo dell’avanzare dell’esercizio per poi cancellare con la zampina la tavola di terreno di fronte a lui e ricominciare.

_ Quindi cosa hai fatto stanotte? _ domandò una volta stufo di quel silenzio tra loro, all’ennesima ricerca di una conversazione.

Zoro si issò sul solo palmo destro e, contro ogni aspettativa, rispose: _ Ho fatto una corsa per il paese. _

_ Solo un giro per tutta la notte?! _ chiese ancora il medico ragionando che, in fin dei conti, quell’isola non fosse poi così grande da perlustrare per i canoni d’attività del compagno. Se si pensa che sulla nave non ci fosse spazio sufficiente per un autentico percorso da effettuare correndo, era chiaro che quel fissato di palestra del compagno non avrebbe potuto farsi scappare l’occasione se pur a discapito di una buona dormita. Non riusciva a sentenziare cosa fosse per lui più importante.

_ Forse ne ho fatti quindici, non ricordo. _ bofonchiò il verde saltellando dal braccio sotto sforzo al sinistro.

Ecco perché al loro ritrovo di poche ore prima, Chopper lo aveva notato leggermente imperlato di sudore e con una maglietta beige a sostituire lo yukata. Incredibile che fosse riuscito in solitudine a tornare all’ostello, ma forse lo aveva ritrovato girando a caso come suo solito.

Immerso in quel ragionare, il piccolo si allarmò d’ un tratto: _ Accidenti, ho perso il conto!! _ sciolse la presa sul bastoncino per lo shock e nemmeno se ne curò.

Lo spadaccino si concesse ancora un paio di esercizi per poi esclamare distrattamente: _ Trecento! _ e ristabilire il naturale sostenersi delle gambe in posizione eretta.

_ COSA !? Zoro, basta!!_ strillò Chopper correndo a circondargli un polpaccio come se grazie a quello potesse fisicamente fermarlo.

Zoro ridacchiò divertito. Sollevò l’arto trascinandosi la piccola renna appesa e si affrettò ad afferrarlo con entrambe le mani per poi posizionarselo a cavalcioni dietro il collo : _ D’accordo! Andiamo dagli altri… _

Sollevato, il medico si aggrappò ai suoi capelli verdi e sembrò accorgersi solo in quel momento dello strano colore prendendo a spostargli qualche ciocca alla ricerca delle radici, come se non li avesse davanti agli occhi ogni giorno.

_ Che fai? _ si accigliò il ragazzo sistemandosi le katane in vita, le aveva ovviamente tolte per potersi muovere in tranquillità.

_ Non ti tingi i capelli, vero?_

_ Che??_ sgarbato, quasi quella domanda avrebbe potuto minare alla sua virilità.

_ Questo colore è molto strano. Dev’essere un dettaglio genetico! _ commentò vacuo Chopper analizzando con occhio clinico quella zazzera singolare _ Per non parlare della tua innata capacità di portare il tuo corpo al limite dello sforzo! _

_ Chopper… _ lo richiamò l’uomo portando un palmo dietro di sé per sostenere l’amico, ma la renna manco lo stava a sentire.

_ È una questione di cromosomi e la tua combinazione genetica dev’essere veramente particolare… _

Con un sospiro rassegnato, lo spadaccino iniziò a muovere i primi passi per tornare alla civiltà dell’abitato mentre proprio non si capacitava di come si potesse parlare a vanvera così tanto.

_ Vorrei farti qualche analisi, un check-up completo!! _ sentenziò infine il dottore sollevando lo sguardo.

_ La vuoi smettere?_

_ È una richiesta professionale!_

_ No..._

_ Zoro? _

_ Ho detto di no!! _

_ … Zoro?? _

Chopper picchiettò uno zoccolo sul capo del compagno.

_ Cosa c’è?! _ sbraitò il giovane.

Come poteva dirglielo in maniera gentile?

_ Hem, il paese è dall’altra… _






ANGOLO DELL’AUTRICE

Un ben ritrovati a tutti! ^^

questo capitolo ha come scopo quello di farvi sorridere un po’ e spero di esserci riuscita!

Mi serviva impostare un’ambientazione serena e leggera dalla quale far partire il grosso della trama, quindi vi ringrazio per aver letto e per pazientare per gli aggiornamenti.

Siete sempre di più a leggere e ve ne sono veramente grata!!

In particolare ringrazio chi ha inserito la storia fra le “seguite” e per le piacevoli recensioni ricevute. Perché dai, è bello scrivere ma quando il proprio lavoro viene apprezzato tutto è ancor più bello!

Se vi va, fatemi sapere se la trama vi sta stuzzicando e la contestualizzazione dei personaggi vi sembra azzeccata! Tengo molto in considerazione le opinioni dei lettori, quindi ancora grazie!

Al prossimo capitolo!

Baci


Arcadia

  
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