Capitolo 13: La bellezza nei tuoi occhi
(Modello AU)
* * *
Shiro
prese in mano la sua macchina fotografica, un po' nervoso.
Era
la prima volta che doveva svolgere quel genere di lavoro. Di solito
si occupava di paesaggi o di cronaca per qualche giornale poco famoso
quando doveva racimolare qualche soldo in più, ma non aveva
mai
fotografato un modello.
Eppure
Shiro dovette accettare quel lavoro in quanto in quel mondo era
davvero difficile emergere da soli e Shiro non poteva certo rimanere
senza lavoro.
Ma
era positivo, la prese come un occasione per migliorare e guadagnare
di più.
Prima
di uscire diede un'ultima occhiata alla sua camera da letto.
Non
era molto grande, vi era solamente un letto singolo e una scrivania
ma ciò che la rendeva davvero bella, e Shiro orgoglioso,
erano le
pareti coperte di foto scattate personalmente da lui.
Prese
un respiro profondo. Sapeva che non era male nel suo lavoro, doveva
solo avere più fiducia in se stesso.
Lo
studio fotografico non era molto distante da casa sua ed
arrivò in
pochi minuti, trovandolo senza grossi problemi.
L'edificio
era composto da più piani e dovette prendere l'ascensore per
raggiungere lo studio.
<<
Aspetta! >> Sentì all'improvviso mentre le
porte
dell'ascensore si stavano chiudendo e Shiro mise una mano tra esse
per aiutare lo sconosciuto.
Entrò
nell'ascensore di corsa, ancora con il fiatone ringraziando Shiro che
però fu distratto dal suo bell'aspetto.
Il
ragazzo aveva i capelli neri come la pece, leggermente lunghi e gli
occhi blu notte. Indossava una camicia nera con le maniche rialzate
fino ai gomiti e dei semplici jeans attillati. Quel ragazzo era
mozzafiato, doveva essere un modello.
<<
A che piano va? >>
Shiro
sbatté le palpebre ripetutamente, arrossendo, riportato alla
realtà
da quella domanda.
<<
Oh- Uhm, all'ultimo. >> Rispose balbettando mentre si
dava
dello stupido.
L'altro
gli sorrise come soddisfatto della reazione ottenuta. <<
Ehi,
andiamo allo stesso piano. >> Fece notare.
<< Sei il
nuovo fotografo. >> Aggiunse indicando l'attrezzatura che
portava con sé Shiro.
Allora
era davvero un modello.
<<
Sai che l'abbiamo anche noi, vero? >> Chiese divertito.
Shiro
abbassò lo sguardo imbarazzato, certo che sapeva che lo
studio fosse
attrezzato e che, probabilmente, avrebbe dovuto portare solo la
macchina fotografica ma non aveva mai lavorato con altro. Era la
prima volta, inoltre, che non lavorava da solo.
<<
Lo so, è solo che mi fa sentire più sicuro.
>> Ammise Shiro
continuando a fissarsi i piedi.
Sentì
una leggera risata , melodica e cristallina. Alzò lo sguardo
per
rivolgerlo al modello che stava ridendo mentre i loro occhi si
incontrarono.
<<
Ok, come vuoi. >>
Le
porte dell'ascensore si aprirono segno che erano arrivati a
destinazione.
Il
modello non perse tempo e si diresse, seguito da Shiro, verso lo
stilista che lo accolse a braccia aperte chiamandolo per nome, ma
Shiro non riuscì a non notare che la mano dello stilista
scese lungo
tutta la linea snella del modello e solo quando si accorse che il
modello lo stava guardando con la coda dell'occhio distolse lo
sguardo, cercando di guardare da tutt'altra direzione.
Shiro
non seppe dire bene il perché ma la cosa gli diede fastidio.
Avevano
soltanto una strana confidenza che lui non riusciva a comprendere o
andavano a letto insieme? Non era poi così raro in
quell'ambito.
Eppure
quella sensazione amara rimase forse, ipotizzò Shiro, era
solo la
sua etica a fare a botte nella sua testa, confondendolo.
I
primi giorni di lavoro non erano andati male e Shiro poté
finalmente
rilassarsi.
Il
suo lavoro piaceva ma dovette ammettere che gran parte del merito era
anche di Keith. Era facile lavorare con lui non solo perché
ascoltava le istruzioni che gli dava e le eseguiva alla perfezione ma
anche per la sua incredibile bellezza, facile da catturare dalla
macchina fotografica ritoccando poco o niente.
Nello
studio, quel giorno, rimasero soli Shiro e Keith dato che lo stilista
aveva acconsentito a lasciare lo studio disponibile per Keith che
doveva aggiornare il book fotografico. Quando Shiro aveva chiesto
spiegazioni, dato che aveva messo a disposizione anche lui come
fotografo, Keith disse solo che gli doveva un favore mostrandogli un
sorrisetto sornione. Shiro non volle approfondire.
Dopo
una decina di scatti decisero di prendere una pausa ma Shiro si
sentì
a disagio mentre posava l'attrezzatura sentendo lo sguardo di Keith
fisso su di sé.
<<
Hai mai pensato di fare il modello? >> Chiese
all'improvviso.
<<
Cosa? >> Esclamò sorpreso pensando di aver
sentito male per
quanto assurda fosse l'idea.
<<
Niente. >> Si affrettò a dire l'altro uscendo
dalla stanza con
la scusa di doversi andare a rinfrescare.
Ormai
era diventata un'abitudine fermarsi dopo il lavoro con Keith e
così
i giorni passarono in fretta e velocemente così come
aumentò
l'attrazione per lui.
Sapeva
che si stava mettendo nei guai eppure c'era ancora una parte di lui
che voleva conoscerlo, sapere di più sul suo conto e ,contro
ogni
previsione di Shiro, sembrava volerlo anche lui. Dopo qualche scatto,
infatti, casualmente gli faceva qualche domanda ma dopo che Shiro
rispondeva era come se non fosse mai successo. Keith non aggiungeva
più nulla e tornavano a lavoro.
<<
Perché hai scelto di diventare un fotografo?
>> Gli chiese un
giorno Keith stupendo Shiro.
Non
ci aveva mai pensato veramente, gli era sembrato naturale. Scattava
foto da quando era bambino, suo padre gli aveva mostrato la bellezza
di quest'arte e lui se ne era innamorato immediatamente.
<<
Non l'ho scelto, è successo. >>
Iniziò a spiegare. <<
Intendo dire che la fotografia mi ha sempre affascinato fino a
diventare una passione. Mi piace immortalare un momento che potrebbe
non tornare o che faccia riflettere, o un bel paesaggio incontaminato
dall'uomo. È sempre piacevole fotografare un bel soggetto.
>>
Concluse sorridendo a sua volta quando vide un sorriso sulle labbra
di Keith.
Normalmente
la conversazione sarebbe finita lì, ma quel giorno Shiro era
determinato a cambiare le cose.
<<
Tu invece? Come ci sei finito a fare il modello? >>
Keith
lo guardò sorpreso ancora sotto l'obbiettivo.
<< Alla gente
piaceva il mio aspetto. >> Ripose semplicemente.
Shiro
non lo trovò difficile da credere ma possibile che quello
fosse
l'unico motivo?
<<
Tutto qui? >> Si lasciò sfuggire.
<<
Sì, tutto qui. >> Ripeté Keith.
<<
Non ti piace il tuo lavoro? >>
<<
Non è male. >> Rispose Keith ma Shiro si
accorse che il tono
era cambiato per qualche ragione diventando cupo.
Shiro
si chiese se ciò era dovuto al rapporto che aveva con lo
stilista.
Shiro
riuscì a trovare il coraggio di chiedere a Keith di uscire,
bhé,
non proprio di uscire ma di rimanere a cena nello studio dopo il
lavoro.
Non
era riuscito a trattenersi e dopo la scena imbarazzante che si era
presentata per riuscire a chiederglielo, Shiro non era nemmeno tanto
sicuro che Keith avesse capito cosa intendesse quando
accettò.
Doveva
rimediare e mettere in chiaro le cose e quando Keith uscì
per
andarsi a cambiare e indossare qualcosa di più comodo, Shiro
ne
approfittò per decorare la stanza dandole un'aria
più romantica.
Aveva
disposto vari cuscini per terra, acceso delle candele profumate
spegnendo le luci e posizionato dei piatti tra i cuscini.
Quando
Keith rientrò entrambi rimasero a bocca aperta.
Keith
con abiti informali e la coda di cavallo, se possibile, era ancora
più bello lasciando Shiro con il batticuore.
Keith
si avvicinò lentamente guardandosi intorno.
<<
Lo hai fatto per me? >>
<<
Certo. >>
<<
Io non avevo capito. >> Ammise Keith. <<
Non mi sarei
cambiato altrimenti. >> Continuò toccandosi
nervosamente la
coda di cavallo.
Keith
indossava una maglietta grigia chiaramente troppo grande e un paio di
jeans, ai piedi portava delle scarpe da ginnastica.
<<
Sei bellissimo. >> Disse di getto Shiro avvicinandosi,
arrossendo quando si accorse di aver fatto imporporare le guance di
Keith con il suo complimento.
Shiro
non si aspettava quella reazione. Non era abituato ai complimenti?
<<
Woah, è tutto delizioso. >> Disse Keith quando
iniziarono a
cenare. << Sei davvero un bravissimo cuoco!
>>
Shiro
si grattò la nuca imbarazzato. << Ad essere
sincero io non so
cucinare. Niente di tutto ciò che stai mangiando
è cucinato da me.
>>
Keith
alzò la testa dal piatto trovandosi davanti l'espressione
preoccupata di Shiro e non riuscì a trattenere una risata.
Shiro
rimase inchiodato a guardarlo. Era la prima volta che sentiva Keith
ridere e Shiro si accorse di quanto ne avesse bisogno, di quanto
tempo aveva perso nel non sentirla. Voleva sentirla di nuovo.
<<
Ti piaccio davvero, eh? >> Chiese Keith rischiando di far
soffocare Shiro. << Scusami. >> Aggiunse
ridendo di
nuovo.
<<
E tu? Io ti piaccio? >> Chiese Shiro sentendosi uno
stupido.
Aveva immaginato quella conversazione totalmente diversa, varie
volte, e non come se fosse un'adolescente alle prime armi.
<<
Ricordi quando ti chiesi se avevi mai pensato di fare il modello?
>>
Chiese Keith e Shiro annuì. << Ecco, stavo
cercando di farti
un complimento, sì per dirti che ti trovo molto bello.
>>
Concluse arrossendo mentre distoglieva lo sguardo.
Shiro
non rispose. Non era sicuro che sarebbe arrivato vivo alla mattina
seguente.
La
serata, però, dopo l'imbarazzo iniziale proseguì
serena. Adesso che
sapeva che l'interesse era ricambiato riuscì a rilassarsi ed
a
essere se stesso.
La
serata finì ancora una volta con Keith sotto i riflettori.
<<
Smettila di fotografarmi! >> Disse Keith mettendo le mani
davanti al viso nonostante stesse ridendo.
<<
Ma non ti vedo mai vestito in questo modo. Le conserverò per
sempre.
>> Disse Shiro unendosi alla sua risata.
<<
Assolutamente no! Dammi qua. >> Ribatté Keith
rubandogli dalle
mani la macchina fotografica. << Vediamo cosa si prova a
stare
dall'altra parte. >>
Shiro
rise ma non si oppose, bhé, non per i primi cinque scatti
almeno.
<<
Adesso basta, ridamela. >> Allungò un braccio
per
prendergliela mentre Keith cercava di allontanarsi il più
possibile
rimanendo seduto.
Le
loro risate si fecero più forti quando Keith si
ritrovò steso tra i
cuscini con Shiro sopra di lui a fargli il solletico.
<<
Basta, basta, mi arrendo. Hai vinto. >> Disse Keith tra
le
risate con le lacrime agli occhi.
Quando
i loro sguardi si incontrarono, si incatenarono e le risate scemarono
fino a sparire.
Shiro
posò una mano sulla guancia di Keith accarezzandogliela per
poi
sfiorare le labbra di Keith con le sue.
<<
Ti porterò via da lui. >> Promise quando si
distaccarono da
quel bacio dolce e casto.
<<
Shiro. >> Lo richiamò dolcemente.
<< Non puoi, mi
rovinerà la carriera. Nessuna agenzia mi vorrà.
>>
<<
Allora lavora per me. >>
Keith
rise.
<<
Sono serio! So che è difficile emergere da soli nel mondo
della
fotografia ma non impossibile. >> Spiegò
eccitato Shiro.
<<
Tu sei pazzo. >> Disse Keith scuotendo la testa.
<<
Possiamo essere pazzi insieme. >>
NdA:
Non
potevo lasciarvi con il capitolo angst così ne ho scritto
uno
smielato in un cui né Shiro né Keith sanno come
far capire che si
ha interesse per qualcuno.
Grazie
per essere arrivati all'ultimo capitolo di questa raccolta, spero vi
sia piaciuta.
Grazie
Han, di tutto <3
Fatemi
sapere cosa ne pensate!
Alla
prossima.
Dove
trovarmi: