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Autore: Gatto1967    26/09/2018    1 recensioni
È lei o non è lei? È lei o non è lei? Cerrrrrrto che è lei! Si certo, è lei ma non è esattamente come ce la ricordavamo. È come se… le mancasse qualcosa. Come se fosse passata attraverso altre vicende, ma saranno davvero poi tante altre?
Forse per essere completamente lei avrebbe bisogno di conoscere alcune persone che non ha conosciuto prima, avrebbe bisogno di fare esperienze che le mancano.
O magari non le mancano tanto?
Magari potrebbe anche farne a meno…
Non ci state capendo niente vero? Neanche io.
Allora ricominciamo tutto daccapo...
E se Candy non andasse dai Legan a fare la dama di compagnia?
E se non venisse adottata dalla prestigiosa famiglia Andrew?
E se non andasse nemmeno a studiare a Londra?
Come e quanto cambierebbe la sua vita rispetto alla storia originale?
Signore e Signori, lasciate che vi presenti la protagonista di questa storia “altra” ma non troppo, “simile” ma non troppo.
Questa è la mia bionda eroina, Candice White, un'adolescente ribelle e inquieta, e questa ff vi racconta le sue "nuove" avventure.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le truppe italiane erano in rotta e stavano ritirandosi, le soverchianti truppe austro-ungariche e tedesche le avevano letteralmente travolte e le tende dell’ospedale da campo nelle retrovie dello schieramento italiano traboccavano di feriti.
Un ragazzo era appena spirato davanti agli occhi di Candy e Flanny.
-Portatelo via.- ordinò perentorio il dottore –Ci sono altri feriti e ci serve spazio.-
Candy era scombussolata: aveva già visto dei pazienti morire sotto i suoi occhi, ma la situazione, l’età di quel ragazzo, la sofferenza dipinta sul suo volto, rendevano il tutto… semplicemente disumano… semplicemente indegno di questo mondo.
La morte è un fatto naturale e Candy l’aveva imparato, ma nessuno dovrebbe morire così.
-Mi avete sentito infermiere?- la voce del dottor Piras si era fatta insolitamente dura, ma aveva ragione lui.
-Si dottore, provvediamo subito!- rispose Candy con una determinazione che colpì la stessa Flanny.
 
Portarono fuori il corpo vicino alla fila dei cadaveri che poi sarebbero stati seppelliti in fosse comuni o, se possibile, identificati e rispediti a casa. Il sole stava sorgendo in quel momento, e Candy avrebbe voluto dire qualcosa, una preghiera, un pensiero per ognuno dei corpi disumanamente accatastati davanti a lei, ma non c’era il tempo: altri ragazzi che forse potevano salvarsi, avevano bisogno di lei.
Si era già rigirata per tornare nella tenda che Flanny la chiamò.
-Guarda Candy! Uno di quei soldati è ancora vivo!-
Infatti era proprio così: uno dei corpi stesi per terra si muoveva. All’unisono Candy e Flanny si chinarono sul ferito e provarono a parlargli con quel poco di italiano che conoscevano.
-Dove… essere… ferito… signore?-
il ragazzo sembrava non capire
-Noi… aiutare… alzare…-
-Un momento Candy!-
-Che c’è Flanny? Questo ragazzo va curato!-
-Guarda la sua divisa! Non è italiana! Questo ragazzo è austriaco!-
-E allora? È un ferito e basta!-
-Certo che è un ferito! Ma se si accorgono che è un nemico sono capaci di fucilarlo!-
-Si signorina. È proprio così.- rispose il ragazzo in un inglese abbastanza fluente.
-Tu parli la nostra lingua?-
-Si signorina… Candy. La sua amica ha ragione: non potete portarmi dentro così… se la prenderebbero anche con voi.-
-Non possiamo neanche lasciarti qui, devi essere curato soldato!-
-Aiutatemi a indossare una divisa italiana.-
Flanny, con notevole sangue freddo, spogliò uno dei cadaveri, mentre Candy aiutava il ferito a spogliarsi della sua divisa. Poi lo aiutarono a indossare la divisa lacera sottratta al cadavere e lo portarono dentro non prima che Flanny gli raccomandasse: -Non dire una parola, mi raccomando.-
Il ragazzo annuì e subito dopo entrarono nella tenda.
-Ma dove vi eravate cacciate!- tuonò il dottor Piras prima di vedere il ferito.
-Dottore, questo ragazzo stava fra i cadaveri, ma è vivo.-
-Adagiatelo su quel tavolo presto!-
 
Il ragazzo austriaco fu curato, le sue ferite non erano gravi. Nel corso della battaglia era stato ferito e si era trovato accerchiato dalle truppe nemiche, per salvarsi aveva auto l’idea di sporcare tutta la sua uniforme con sangue e fango così da renderla irriconoscibile a un primo sguardo, e si era trascinato fino all’accampamento italiano. Per evitare di parlare e di essere riconosciuto come nemico, si era confuso fra i cadaveri pensando di poter fuggire con la notte, ma le sue ferite non glielo avevano consentito.
 
Passarono ancora ore prima che il dottor Piras ingiungesse alle due ragazze di andare a riposare in un’altra tenda.
Flanny e Candy uscirono dalla tenda dove avevano lavorato per quasi diciotto ore ininterrotte e si diressero lentamente verso la tenda alloggio dove avrebbero potuto riposare.
-Sai Candy? Credo proprio di essermi ricreduta su di te.-
-Oh ti ringrazio! Dopo due anni che ci conosciamo mi degni della tua stima? Sono commossa credimi!-
Flanny rise sotto i baffi.
-Dico sul serio Candy! Ti ho sempre giudicato una ragazza frivola e superficiale, ma solo qui ho capito che mi sbagliavo. Ti ammiro Candy, sono sincera, e credo proprio che io e te potremo essere ottime amiche.-
Candy riuscì a sorridere e abbracciò con uno slancio sincero la sua collega e amica Flanny.
-La mia ferma scadrà fra meno di due mesi Candy…-
-Lo so, e io resterò sola… ma ci ritroveremo Flanny, ci ritroveremo molto presto…-
 
Non avrebbero mai saputo quanto tempo fosse passato, ma vennero bruscamente svegliate che fuori era già notte.
Davanti a loro c’era un uomo sui cinquant’anni circa in divisa da ufficiale accompagnato da alcuni soldati e da un ufficiale più giovane che parlò loro in un perfetto inglese traducendo le parole dell’altro uomo.
-Siete voi le signorine Candice White e Flanny Hamilton?-
-Si signore, siamo noi.- rispose una Candy ancora assonnata.
-Siete in arresto per aver introdotto nel nostro accampamento una spia nemica!-
 
Neal Legan camminava verso casa. Tornava da una interminabile riunione della Banca di Chicago dove aveva da poco iniziato a lavorare.
Si sentì chiamare, si girò e vide che a chiamarlo era lo zio William dalla sua automobile personale, quella che guidava lui personalmente senza avvalersi di un autista.
-Sali Neal, ti do un passaggio verso casa.-
-Grazie zio William, ma sono quasi arrivato.-
-Sali lo stesso, ti vorrei parlare.-
Nel volto e nella voce del giovane capofamiglia degli Andrew, Neal vide una strana espressione, determinata ma compiaciuta.
Salì sulla macchina proprio accanto allo zio William.
-Andiamo a prenderci qualcosa ti va? Conosco un posto dove potremo bere e chiacchierare un po’.-
-Va bene zio, ma di cosa devi parlarmi?-
-è una questione un po’ delicata.-
 
Albert portò Neal in una birreria che conosceva, e chiese al gestore una saletta riservata dove poter parlare con discrezione. Allungò sul tavolo una bella banconota e l’uomo li fece entrare in una saletta dove sarebbero stati soli, e servì ai due giovani due bei boccali di birra.
-Di cosa vuoi parlarmi zio William?-
Senza una parola Albert estrasse dal taschino interno della sua giacca un pezzo di carta scritto, era quel biglietto che qualcuno aveva fatto recapitare al capitano Fletcher a New York.
-Cos’è questo?- chiese Neal.
-Oh andiamo Neal! Lo sai bene cos’è, dal momento che lo hai scritto tu.-
-E… come fai a dirlo?-
Albert fece un sorriso
-Neal, tu sarai anche un bravo ragazzo, ne sono convinto, ma avere una bella calligrafia non rientra certo fra le tue virtù!
Ho trovato il ragazzo a cui hai affidato questo biglietto, il capitano Fletcher lo conosceva bene, e gli ho chiesto di descrivermi l’uomo che lo ha pagato per quel piccolo servizio.
Dunque… sui vent’anni, alto quasi quanto me, capelli castani tendenti qua e là al biondo, vestito elegantemente con una cravatta a righe bianche e celesti, esattamente come quella che porti adesso…-
-E va bene… l’ho scritto io quel biglietto. Volevo che quella ragazza tornasse a casa… mi dispiaceva per lei…-
-è stata Iriza a corrompere il direttore del Saint Jacob, vero?-
-Sì è stata lei. Quello schiaffo a teatro se l’è legato al dito, inoltre credo che sia… invidiosa di quella ragazza…-
-Invidiosa? Santo cielo! Candy è orfana, non ha soldi né appoggi! Iriza ha tutto! Di cosa può essere invidiosa?-
-Lei è sempre stata innamorata di Anthony e lui le ha sempre preferito altre ragazze, credo che veda in quella ragazza quello che lei non è mai stata… non chiedermi di capirla fino in fondo. Io non sono certo un bravo ragazzo e Dorothy lo sa bene, ma non approvo quello che ha fatto Iriza, così per una volta ho voluto rimediare ai suoi casini invece di assecondarli.-
-Sei un bravo ragazzo Neal, e credo proprio che Dorothy ti perdonerà.- disse Albert appoggiando una mano sulla spalla del ragazzo.
-Rimane una cosa da chiarire: con quali soldi Iriza ha corrotto quel miserabile?-
Neal taceva
-I poliziotti di New York pensano che quell’uomo sia stato pagato con denaro contante. Nella sua abitazione hanno trovato una consistente somma che l’uomo non ha spiegato da dove venisse. Glie li ha dati Iriza quei soldi? Dove li ha presi?-
Neal perse una lacrima
-Li ha rubati in casa.-
-Lo immaginavo Neal. E tu hai cercato di coprirla vero?-
-Si… del furto hanno accusato una cameriera… sono riuscito a evitare che quella poveretta andasse in prigione, ma è stata comunque licenziata. Le ho trovato un altro lavoro fornendole referenze false… poi ho finto di approvare quello che ha fatto Iriza e l’ho fatta parlare…
ho ricostruito tutto e quando ho saputo che stavate cercando di far tornare quella ragazza in America ho fatto avere le informazioni a quel poliziotto…-
Albert era commosso
-Coraggio Neal… va tutto bene…-
-Che ne sarà di Iriza?- chiese il ragazzo in lacrime.
-Cercheremo di evitarle la prigione, non credo proprio che la reggerebbe, ma dovremo informare tuo padre, lo capisci?-
Neal annuì.
 
Relegate in una piccola tenda sorvegliata da un ragazzo in divisa, Candy e Flanny avvilite, attendevano gli eventi.
-Cosa ci faranno adesso?- chiese Candy –Ci manderanno in una prigione italiana?-
-Non credo…-
-E allora ci rimanderanno a casa…-
-Candy, noi siamo accusate di aver introdotto una spia nemica in un accampamento militare in zona di guerra. Questi sono reati da…-
Flanny abbassò gli occhi piangendo.
-…fucilazione sul campo…-
-Non possono farlo!- urlò una disperata Candy.
-Noi abbiamo solo soccorso un ferito! Siamo cittadine americane e volontarie della Croce Rossa!-
-Su queste cose gli italiani, come gli austriaci, non guardano tanto per il sottile. Possono sempre dire che siamo cadute sotto il fuoco nemico.-
-Beh, prima dovranno processarci, e lì diremo come sono andate le cose!-
-Se ci sarà un processo…-
A quelle parole Candy sgranò gli occhi: aveva soltanto diciassette anni, non poteva morire così, non poteva…
 
Iriza barcollò sotto lo schiaffo paterno. Mai i suoi genitori avevano alzato le mani su di lei.
-E ritieniti fortunata a cavartela così!- tuonò la voce di suo padre.
-Dovrei mandarti in galera per quello che hai fatto! E adesso fila in camera tua!-
In lacrime la ragazza salì le scale di corsa diretta nella sua stanza.
-Mi farà disperare quella ragazza!- sbottò l’uomo sedendosi su una poltrona.
-Le ho dato tutto, ha tutto quello che una ragazza della sua età può desiderare…-
-Tranne un padre!- tuonò risoluto Neal suscitando lo stupore dei presenti.
-Di cosa parli ragazzo?-
-è vero papà. Tu ci hai dato tutto: soldi, una bella casa, viviamo serviti e riveriti. Ma quante volte ti sei intrattenuto a parlare con noi? Quante volte hai giocato con noi quando eravamo bambini?
Eri sempre lontano da casa e quando c’eri ti ritiravi nel tuo studio perché “avevi da fare”.-
-Se per caso non te ne fossi reso conto ragazzo, io lavoravo. Tutto quello che ci circonda costa, e io lavoravo tutto il giorno per mantenervi nel lusso.-
-Certo, vivevamo nel lusso, ma non abbiamo mai passato del tempo con nostro padre! Non pensi che se quello schiaffo lo avessi dato tanti anni fa forse Iriza non avrebbe fatto quello che ha fatto?-
Raymond Legan fece una risata amara.
-Mi rimproveri di non avervi mai preso a schiaffi? Già, forse avrei dovuto farlo, visto la gratitudine che mi dimostri.-
-Avanti Raymond!- intervenne Albert temendo che la situazione degenerasse –è chiaro cosa intende dire Neal. La sua non è ingratitudine, è solo amareggiato quanto te per l’accaduto. E credo che dovremmo ringraziarlo per come ha gestito la situazione.-
-Che devo fare William? Che devo fare con quella ragazza…-
-Come dice tuo figlio, cerca di parlarci. La ricchezza e il prestigio sociale non sono tutto nella vita, ci sono anche altre cose ed è ora che Iriza cominci a capirlo. Non è troppo tardi per lei.-
 
Il dottor Piras entrò nella tenda dove erano tenute prigioniere Candy e Flanny, e le trovò entrambe accovacciate a terra con il volto rosso di pianto. Non era difficile intuire quali pensieri dovessero tormentarle.
-Dottor Piras…- la voce di Candy era impastata e la ragazza tremava. Forse aveva la febbre.
-Ragazze calmatevi e ascoltatemi.- la voce del giovane medico era risoluta, come a testimoniare la sua ferma volontà di trarre le due ragazze fuori dal guaio in cui si erano cacciate.
Si chinò su di loro.
-Fingete di essere spaventate!- disse bruscamente –il soldato di guardia parla a malapena l’italiano e non sa una parola di inglese, se fingo di essere arrabbiato con voi non sospetterà che voglio aiutarvi!-
-Non abbiamo… bisogno di fingere.- disse Candy in lacrime. –Siamo davvero spaventate…-
-Anzitutto voglio dirvi che sono fiero di voi. Quel ragazzo era ferito e voi lo avete aiutato.- riprese il dottor Piras.
-Che ne è stato di lui?- chiese Flanny
-è scappato. Qualcuno si è accorto che c’era qualcosa di strano in lui, e lui si è lasciato sfuggire un’imprecazione in tedesco.
Un soldato stava per sparargli ma lui è stato più veloce: ha afferrato un bisturi e lo ha ucciso. Poi è riuscito a fuggire prima che venisse dato l’allarme. A quest’ora sarà già al sicuro fra i suoi commilitoni.-
-Ha… ucciso… un soldato?- Candy piangeva, come se si sentisse responsabile
-Si è soltanto difeso Candy. Questa è la guerra: uccidere o morire. È un gioco perfido condotto dai più ricchi sulla pelle dei più poveri. Al posto suo avrei fatto la stessa cosa. Non dovete sentirvi responsabili.-
Le due ragazze annuirono con dolore.
-Ma i comandanti italiani non la pensano così. Temo proprio che si rivarranno su di voi, a meno che non affermiate di essere state ingannate.
Quando vi interrogheranno direte che non sapevate che quel soldato fosse austriaco, che vi ha parlato in italiano e che indossava già la divisa italiana che probabilmente aveva sottratto a uno dei cadaveri.-
-E questo basterà?- chiese Flanny che non riusciva a nascondere la sua angoscia.
Piras non volle mentire
-Non lo so ragazze. Non lo so.- rispose lui in lacrime.
   
 
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