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Autore: Yurha    27/09/2018    1 recensioni
DAL TESTO: "[...]«Connie ho qualcosa in faccia?» domandò lui sentendosi osservato.
«Cosa? Perchè dovresti avere qualcosa in faccia?»
Mike alzò lo sguardo dai fogli.
Aveva il suo caratteristico mezzo sorriso e lei si rese conto di essere stata colta in fallo.
«Mi stai guardando su per giù da una decina di minuti e ho iniziato a chiedermi se avessi qualcosa di strano.» rispose con voce calma e rilassata, quasi divertita.[...]"
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mike Cutter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2
 

«D’accordo, non c’è problema.»
Connie Rubirosa sperò che non facesse delle domande troppo personali o si mettesse a dire cose imbarazzanti.
Per tutto il tragitto in macchina con lui, il suo cervello si sforzò di capire di cosa volesse parlare ed il motivo di tanta fretta da non poter aspettare il giorno dopo o qualcosa di simile.
Arrivati al palazzo in cui abitava il Procuratore Cutter, dopo che premette il bottone della chiamata dell’ascensore del parcheggio sotterraneo, si allentò la cravatta sospirando.
Notò che Connie era un pò tesa: guardava in alto, verso il contatore dei piani con le braccia incrociate al petto.
«Tranquilla, non ti mangio mica.. Non ancora..» disse scherzando per cercare di farla sentire a proprio agio, sorridendo malizioso.
Spostò lo sguardo su di lui e sorrise. «Perchè dovrei essere preoccupata? Guarda che lo so che sei vegetariano.» rispose facendo una battuta per celare ciò che in realtà provava.
Mike ricambiò il sorriso, divertito dalla sua affermazione ed in quel momento, le porte dell’ascensore si aprirono.
Arrivati davanti l’ingresso di casa sua, girò la chiave e finalmente entrarono.
Una volta chiusa la porta dietro di loro, tutto ritornò in uno stato di assoluta quiete.
A parte le automobili passare in lontananza, non si sentiva nessun rumore, neanche quello dei loro respiri ma Connie fu letteralmente investita dall’intenso profumo di gelsomino.
Era davvero buono, ora capiva perchè Mike avesse sempre quell’odore addosso.
Lui accese la luce poi la guardò, lei ricambiò ancora una volta con un sorriso gentile, poi Mike prese entrambi i loro cappotti. «Prima di tutto, vorrei che tu sapessi che puoi andartene in qualunque momento ed io non cercherò di fermarti, né me la prenderò. Te lo giuro sul mio onore, Connie.» disse con gentilezza mentre appendeva i giacconi dietro la porta d’ingresso, per poi ritornare davanti a lei.
Connie annuì. «Okay..» sussurrò cercando di mantenere il controllo di sè stessa.
Lui annuì in risposta. «Bene. Accomodati pure dove vuoi.» disse cercando di essere gentile e di farla rilassare.
Ferma al suo posto, guardava intensamente ogni suo movimento: lo guardò togliersi la cravatta, la giacca ed il gilet del suo completo grigio grafite ed appoggiarli sulla poltrona vicino al divano, lo guardò sbottonarsi appena di più la camicia, togliersi i gemelli in oro rosa dai polsi e lo guardò anche mentre si tirava via le scarpe per poi andarle a riporre nel mobile vicino la porta d’ingresso, quindi tornò davanti a lei con un sorriso a dir poco disarmante.
«Vuoi bere qualc..»
Connie fece un passo avanti per andare ad appoggiare la mano sulla sua nuca ed intrappolarlo in un bacio dettato solo dal più puro degli istinti.
Non riuscì più a controllare le sue azioni mentre Mike si congelò di colpo, però riuscì a percepire all’istante tutta l’intensa brama, tutta la passione che le proveniva dal profondo, tutto ciò che Connie Rubirosa teneva nascosto nel suo cuore.
Tutto ciò che Mike provò erano tutte le sensazioni che avrebbe potuto sentire ed apprezzare solo l’uomo più profondamente legato a lei, non solo fisicamente.
Ripresosi, Michael Cutter l’abbracciò a sua volta e ricambiò quell’intenso bacio che sognava da tempo infinito.
Connie si aspettava di essere respinta o perlomeno si aspettava che tutto finisse con Mike che si staccava da lei e spiegava uno dei miliardi di motivi per cui fare quello che stavano facendo era totalmente sbagliato ed inappropriato.
Di una cosa però era estremamente sicura: negli anni in cui lavorarono insieme, non aveva mai incoraggiato nessuno dell’ufficio a nutrire certi sentimenti per lei ma quando premette le labbra contro quelle di Mike, riuscì a sentire chiaramente qualcosa che non avrebbe mai dovuto esistere in lui.
Si staccarono appena per riprendere fiato.
Connie tenne gli occhi chiusi e la fronte appoggiata alla sua, mentre gli passava entrambe le mani nei corti capelli.
«Ah..» sussurrò Mike «Al diavolo le regole..» continuò facendo nascere sul volto della donna che aveva tra le braccia un gran sorriso prima di riprendere il bacio interrotto con più trasporto.
Preso da quel contatto così intimo, si ritrovò a schiacciarla tra il suo corpo e la parete dell’ingresso del salone.
Connie potè sentire quanto Mike reagiva a lei e quanto in realtà il suo intero corpo fosse forte e massiccio sotto quei bei completi su misura.
Non si resero minimamente conto del come si fossero ritrovati davanti la porta della camera da letto ma sapevano solo che dietro di loro, lungo tutto il corridoio, lasciarono una scia di vestiti.
Mike riuscì ad aprire a tentoni la porta della camera e spingendo Connie dentro, la richiuse con un calcio, facendola sbattere.
Connie fece ogni sforzo possibile per non perdere l’equilibrio mentre Mike era intento a baciarla, toccarla e morderla dappertutto.
A quel punto non gliene importò più nulla e si lasciò andare completamente.
Desiderava che Mike sentisse ogni singolo brivido che le provocava quando la baciava e quando la toccava per togliere la fastidiosa barriera dei vestiti rimasti addosso e soprattutto, non riusciva a staccare le labbra dal collo e dalle spalle di lui ed in quel momento avrebbe tanto voluto dirgli quanto trovasse sexy il suo corpo, quanto le piaceva sentire ogni muscolo contrarsi mentre l’accarezzava, l’abbracciava e la spogliava per poi andare a baciarla ancora, ancora ed ancora..
Le piaceva da impazzire la sensazione di calore che provava quando la loro pelle nuda era a contatto ed anche sentire il suo cuore andare da zero a mille in meno di un secondo.
Mike la prese tra le sue braccia e l’alzò, quindi Connie gli avvolse le gambe intorno ai fianchi. «Non avrei mai pensato di arrivare ad un punto simile con te, ma ammetto che ci ho pensato.»
Tra i baci che gli lasciava dal collo alle labbra, Connie si ricordò di quando, passando casualmente per l’ufficio di Jack, sentì Mike dire che non sarebbe mai e poi mai andato a letto con una collega.
Sorrise. «Scusami per averti fatto tradire uno dei tuoi princìpi ma non so proprio cosa mi stia prendendo in questo momento. Riesco solo a pensare che ti voglio come non ho mai voluto nessun altro e il mio intero corpo dice solo che vuole essere solo tuo.» rispose ansimante e con voce bassa, quasi un sussurro all’orecchio di lui.
Mike rise sommessamente e facendo due passi avanti, si abbassò per adagiarla sul letto.
Connie pensò a quante donne potevano aver passato la notte con lui e sentì immediatamente una fitta di gelosia che svanì una volta che alzò lo sguardo e nonostante l’oscurità della camera da letto, lo vide guardarla come nessun altro uomo aveva mai fatto prima.
Quelle regole, sia autoimposte che imposte dall’avvocatura sui propri funzionari, furono gettate senza pensarci due volte dalla finestra del ventiduesimo piano del palazzo in cui abitava il Sostituto Procuratore Esecutivo Michael Cutter, nel preciso momento in cui propose all’ Assistente Procuratore Esecutivo Connie Rubirosa di andare a casa da lui e fu lo stesso per lei, nell’esatto momento in cui lo baciò, nonostante la sua buona ragione continuasse ad urlarle quanto tutto quello fosse sbagliato.
Lei si mise in ginocchio davanti a lui e gli mise le mani sulle spalle.
«Connie, cosa mi fai fare.» sospirò sottovoce, quasi fosse un ringhio gutturale, appoggiandole le mani sui fianchi, ancora coperti dal tessuto degli slip.
«Non è tanto cosa ti faccio fare, è quanto cosa io potrei farti..» rispose mentre spostava le sue mani verso il basso, lentamente, fino alla cintura.
«Connie..» riuscì a dire chiudendo gli occhi ed alzando la testa, sentendo le sue mani sfiorare appena la patta dei pantaloni grigio grafite.
Lei, sentendo tendersi gli addominali, sorrise.
«Se vuoi che mi fermi, basta dirlo.» puntualizzò mentre andava a slacciargli la cintura, i doppi bottoni e lentamente, abbassare la zip.
«Dimmi, potrei mai dirti di fermarti?» rispose sorridendo mentre si mordeva il labbro inferiore.

Sicuramente se qualcuno, chiunque, avesse chiesto cosa fosse successo quella notte nell’appartamento di Michael Cutter, entrambi erano d’accordo nel rispondere di farsi gli affari propri, perchè sono state tutte cose sicuramente soggette ad una bella censura..

  
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