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Autore: Servallo Curioso    12/07/2009    1 recensioni
Ham è un dio che vive in un pantheon fatto di ruoli assurdi. Lui, comunque, si sente costretto a quel ruolo fatto di studio e ricerca; privo di azione, fama ed esperienza. Non è capace di accettare la sua natura così impulsiva e sognante, all'opposto del suo ruolo: l'archivista che passa l'eternità nelle sue stanze. Conosce gli dei, conosce la storia, conosce qualsiasi cosa scritta fino a quel momento: ma non conosce il brivido di provare quelle avventure tanto sognate sulla propria pelle. Quando l'occasione finalmente si presenta, Ham, capisce di non essere adatto a quel genere di storie: quelle con l'azione, la paura della morte e il fragore delle armi di sfondo. Questa volta, però, non potrà decidere di ritirarsi: è scoppiata la guerra.
Genere: Drammatico, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 17 – La furia nelle vene

Abbandonai Niel in quella zona deserta, protetto dalle rocce che creavano un riparo sicuro.
Lo avevo lasciato con un Torii, che altro non era che un semplice fiore di carta, ed ero tornato indietro. La suggestione che aveva creato in lui il Torii lo rassicurava abbastanza, e rassicurava anche me.
Scivolai tornando sui miei passi il più rapidamente finché non vidi i tre.
Nelunis non c'era, forse si era fermata per riprendersi, mentre Diena e Gribio lottavano con tutte le loro forze contro Crever.
Erano usciti dal bosco, segno che lui continuava a inseguirmi con buoni risultati. Adesso quella corsa sarebbe finita.
Mi avventai su di lui rendendo lame tutti i fogli che mi avevano fatto volare. Un turbine che cadde su di lui colpendolo in pieno. Per un istante sperai di aver vinto, colpendolo di sorpresa magari. Chi poteva resistere a quell'attacco?
Poi il suo corpo uscì illeso con un balzo e mi ritrovai davanti alla realtà. Ero debole.
I due combinarono un nuovo attacco per colpirlo. Salirono in cielo come se fossero foglie alzate dal vento e caddero con la forza di una meteora. Piombarono al suolo troppo rapidi per essere visti, almeno per me. Crever non sembrava avere questo problema.
Mentre si mangiava le unghie della mano sinistra evitò entrambi i proiettili umani, finendomi davanti. Mi sorrise senza lasciar trasparire nessun emozione astiosa o intento violento.
Ham, alla fine ti ho preso”
Sono venuto io da te” risposi tentando di nascondere la paura.
La sua lama si avvicinò a me, ma dovette ritirarsi per evitare due nuovi attacchi.
Mi state stancando” esclamò. Fino a quel momento aveva continuato a evitare senza reagire, riuscendo senza fatica a resistere a qualsiasi tentativo di offesa, ma ora sembrava intenzionato a mettere fine alla lotta. Evitata l'ennesima tecnica attaccò entrambi con rapidità e scioltezza.
Diena fu ferita da un fendente distratto che le ferì la spalla mentre Gribio fu colpito con un affondo sulla gamba, passandola da parte a parte. Colpì volontariamente non mortali, portati in maniera indifferente ma precisa.
Il dolore fu tale da lasciarli immobili, l'uno vicino all'altro.
Mi guardarono dispiaciuti ma feci capire loro che non dovevano sforzarsi.
Finalmente” sospirò tornando verso di me.
Leccava con gusto il filo della spada, pulendola dal sangue divino.
Sai” iniziò “Si dice che il sangue di un dio sia miracoloso per gli uomini; ma io non ci credo... e sai perché?”
Io scossi il capo indietreggiando appena. Mi terrorizzava quel suo modo così tranquillo e divertito.
Perché allora anche il sangue dei demoni dovrebbe fare qualcosa agli uomini. È così per caso? no. Ecco perché anche questa è una balla”.
Io sospirai. Ora non dovevo più solo perdere tempo, dovevo far tacere la mia curiosità.
Odi così tanto gli dei da paragonarli ai demoni? Anche tu sei un dio, ricordi?”
Lui scoppiò a ridere, come se la mia risposta fosse una battuta di spirito. “Certo che lo ricordo! Lo dico perché è così, mio caro studioso”.
Adesso ero confuso.
I tuoi libri non lo dicono forse? Gli dei e i demoni sono fratelli molto intimi”.
Bestemmie!” esclamò Gribio alle sue spalle in uno scatto d'ira.
Lui si girò appena, ricordandogli cosa era appena successo. “Tu vuoi proprio morire oggi, eh?”
Lascialo stare; parla con me” mi intromisi. “Questa cosa mi incuriosisce”
Lui ridacchiò di nuovo. “Certo: tu sei il curiosone del gruppo. Cosa vuoi sapere di preciso?”
Voglio sapere come fai a dire che siamo imparentati”.
Lui abbassò lo sguardo. “Con cosa credi sia fatto il nostro cuore?”
Silenzio. Proprio quei battiti che ora sentivo chiaramente avevano qualcosa di demoniaco? No, no! Erano solo bestemmie di un reietto.
Poi un boato: dal bosco uscì un dragone fatto di solo fuoco che andò ad abbattersi come una freccia su Crever, cogliendolo si sorpresa. Sentii le fiamme davanti a me, che mi accarezzavano lasciandomi addosso un piacevole calore privo di aggressività. Vidi il corpo del dio sparire dentro quel fuoco per poi riapparire alla fine: nudo.
Il fuoco aveva distrutto le sue vesti, ma per qualche ragione il corpo era intatto. La pelle liscia e candida, i muscoli ben delineati, il sorriso eccitato. Crever era vivo e minimamente colpito da quella magia. Chi l'aveva scagliata, invece, era molto provata. Nelunis si affacciò tra la boscaglia, cadendo al suolo priva di ulteriori energie.
Ops. Sono nudo” commentò. “Non è molto carino, no? Penso che andrò a cercare dei vestiti per coprirmi, voi aspettatemi mi raccomando”. Come se tutto quello fosse un siparietto comico, si allontanò di corsa. “La prossima volta devo portarmi un ricambio, non posso interrompere un gioco per una sciocchezza così!”
Lo vidi chiamare a sé il cavallo, montarci con un salto e sparire dentro la boscaglia. Forse lo intuiva chiaramente, o forse ci credeva davvero interessati al suo gioco: in ogni modo noi non eravamo molto d'accordo con la sua idea. Dovevamo scappare.
Diena era riuscita ad alzarsi, assicurandomi che la sua ferita non era così grave.
Dissi loro di aspettare, almeno un po' e riprendersi. Io avevo un'altra questione da risolvere.

Dove sei?” esclamai preoccupato.
Era calata ormai la sera.
Scesi il più velocemente possibile, attraversando le nubi e la coltre di tenebre che circondava la catena ma al mio arrivo non ritrovai più nessuno. Niel era scomparso.
La cosa che mi preoccupava era l'aura oscura che permeava la zona, come una traccia. Se fosse stato un demone, Niel, sarebbe stato senz'altro ucciso. Non potevo neppure pensarlo.
Mi convinsi che il ragazzino era vivo, essendosi ben nascosto. L'idea che i demoni sentono l'odore di carne umana anche da chilometri la misi da parte, convincendomi fosse un'esagerazione. Volevo poter stare tranquillo immaginandomi quel ragazzino nascosto da qualche parte, pronto a saltare fuori al mio richiamo.
Non fu così.
Apparve invece la sagoma ben chiara di un mostro, uno di quelli antropomorfi e ingannevoli. Aveva il corpo fatto di tendini e muscoli scoperti, colorati di scuro e ben sviluppati. La testa possedeva due orecchie grandi come quelle dei pipistrelli, mentre gli occhi erano inesistenti.
Conoscevo quel tipo di creatura: era un demone cieco della notte, una bestia che si nutre di carcasse e prede facili. L'immagine di un giovane corpo straziate apparve nelle mia mente con forza, impegnandosi per non sparire.
La bocca del mostro, ripiena di canini puntuti, era incorniciata da un alone di sangue. Anche le zampe artigliate erano macchiate di quel liquido cremisi ormai secco.
Deglutii. Non potevo crederci. L'avevo lasciato lì, da solo, in una zona pullulante di belve. Ero stato uno stupido.
Era rimasto ad aspettarmi sicuro della mia riuscita, speranzoso anche quando quella creatura affondava i denti nella sua pelle e dilaniava le sue carni. Credeva in me, mentre io non c'ero.
Ero un fallimento anche come protettore.
Notai appena il braccio mancante alla belva, forse perduto durante uno scontro con i suoi simili per qualche cadavere, e gli trafissi la testa con alcune lame. Troppe lame, un numero esagerato per una creatura così debole.
Poi la sua voce mi raggiunse. La mia preoccupazione svanì, era salvo e io potevo liberarmi di qualsiasi senso di colpa.
Inizialmente non capii da dove provenisse la voce: era vicina, terribilmente vicina a me, ma di lui nessuna traccia. Infine apparve, facendo capolino da una cavità tra le rocce abbastanza grande da contenerlo ma troppo piccola per quei mostri. Sorrisi avvicinandomi a lui.
Divino Ham, è successa una cosa stranissima!” esclamò. Io lo ignorai, ciò che mi balzò all'occhio erano le ferite che ne ricoprivano il corpo. Il suo corpo era ricoperto da macchie rosse e lacerazioni rimarginate in modo innaturale. Era tutto così strano.
Quei mostri mi hanno attaccato” continuò indicando il corpo della belva che avevo ucciso. Il corpo di quel demone si stava sciogliendo in una nuvola porpora lasciando solo la gemma a terra.
Senti dolore da qualche parte?” domandai iniziando a toccare quei punti doveva aveva subito gli artigli e le zanne dei nemici. Sentiva dolore e strizzava gli occhi al contatto, eppure tutte erano perfettamente cicatrizzate.
No, divino Ham. Il sangue...”
Sì, sei sporco di sangue ma non preoccuparti prenderemo dei vestiti nuovi” lo rassicurai.
No” rispose con un filo di voce. “Il sangue è impazzito”.
Mi ero abbassato per controllare le ferite sulle gambe, in particolar modo un taglio verticale molto lungo che divideva in due metà perfette il polpaccio sinistro. Senza rendermene conto mi ero inginocchiato a un mortale, ma poco mi importava.
Alzai lo sguardo verso di lui. “Cosa dici?” domandai incredulo.
Mi avevano attaccato e io non potevo fare nulla. Mi facevano male” spiegò toccandosi varie cicatrici. Gli occhi di Niel si fecero lucidi e decisi di rialzarmi per ascoltare attentamente la sua storia. “Poi si sono allontanati di poco ma io continuavo a perdere sangue, tantissimo”.
Guardandomi attorno potevo vedere il segno che aveva lasciato sul terreno. Era una macchia enorme, molto più grande di quanto si potesse immaginare.
C'era qualcosa di strano in quel ragazzo e nel modo con cui reagiva alle ferite, lo avevo notato tempo addietro, ma quella quantità di sangue era maggiore a tutto quello che avevo in corpo.
Sembrava che quattro vitelli, o forse cinque, fossero stati dissanguati sopra quelle rocce per tingere la terra.
Dopo cosa è successo?” domandai.
Lui mi lanciò un'occhiata confusa. “Poi il sangue è impazzito. Si è mosso e li ha uccisi”.
Non poteva essere vero. “Il tuo sangue ha fatto tutto da solo?”
Sì”.
Non ci impiegai molto a capire di chi fosse il merito o colpa di ciò. Dopotutto lui aveva il cuore di un demone impiantato nell'anima.
   
 
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