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Autore: Karyon    29/09/2018    6 recensioni
Sirius Black è un mago distrutto. Continuano a dire che è rimasto incastrato, anima e corpo, all'età di quindici anni - quando poteva ancora sorridere e c'era qualcosa di bello nel mondo. E forse è davvero così.
Hermione Granger è un'adolescente precoce. Continuano a dire che è una strega brillante, che è una donna adulta limitata nel corpo di una quindicenne. E forse è davvero così.
Possono due animi affini incontrarsi, nonostante tutto?
Una profezia da compiere e un'altra ancora da svelare, il mistero di due fratelli, un segreto da mantenere a ogni costo, una ricerca senza fine, antiche sette da conoscere... Su tutto, una guerra da combattere e la Morte - agognata, sfuggita, amata, odiata - che muove i suoi fili. Schiavi, tutti, del suo disegno.
[Più generi: guerra, mistero, romantico, angst, introspettivo, malinconico]
[Più pairing: SiriusxHermione, RemusxTonks, HarryxGinny, DracoxNuovo personaggio, RonxNuovo personaggio]
[Storia corale, molti personaggi]
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Il trio protagonista, Regulus Black, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Harry/Ginny, Hermione Granger/ Sirius Black, Remus/Ninfadora
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Da VI libro alternativo, Più contesti
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Colui che della Morte è il custode nascerà nella casa dell’aquila al principio del mese doloroso. Giunge, senza ombra né timore, colui che per due volte ha sfidato l’oscura signora e per due volte è sfuggito al destino manifesto. Il Corvo avrà come suo alleato e insieme compiranno il fato che sui due mondi ha posto il suo sigillo. Egli dovrà strappare il velo della conoscenza e, per diventar della Morte il custode, dovrà tra le sue braccia perire. Tre sono le missioni che si frapporranno sul suo cammino: Per ritrovarsi dovrà perdersi, per custodire dovrà lasciare e per amare dovrà odiare. Colui che della Morte è il conquistatore lo designerà come suo rivale e la guerra imminente li vedrà ai due versanti contrapporti. Il Corvo scenderà a riconciliare e la guerra non potrà terminare se la Morte non troverà la sua unità. Colui che della Morte è il custode nascerà nella casa dell’aquila, al rintocco della decima campana.
12,5 Libro di Micah – Biblioteca Rossa della Famiglia White

La gioventù, al contrario di quello che si pensa, non ha nulla a che vedere con l’età; è qualcosa di più profondo e al tempo leggero, è qualcosa che ha a che fare con lo spirito. Quando si è giovani, lo spirito è capace di sprofondare negli abissi più oscuri e di elevarsi nei cieli più sconfinati. A quei tempi percepivo, senza esserne davvero consapevole, che Andreas White era in quel senso la persona più giovane che conoscessi. Fu una sorta di riscoperta, perché c’era una parte di me che lo sapeva da sempre; una riscoperta lenta, vissuta giorno dopo giorno, dolore dopo dolore, rinuncia dopo rinuncia. Col senno di poi forse non rifarei tutto alla stessa maniera, forse scapperei al primo accenno di cambiamento, forse mi butterei nel fuoco prima, forse addirittura non muoverei un solo passo, immobile ad aspettare. Forse è proprio questo il bello: a dispetto di qualunque magia, non si puoi mai tornare indietro davvero. È stato proprio lui a insegnarmelo: se una cosa deve accadere, accadrà.
A dispetto di tutto e tutti. Persino di te stesso.

Dal diario di Laurell D. White, “Quando la luna diventò rossa” (pag. 15)

 
Lo specchio delle fate

06 agosto 1995
Quel maledetto ritratto aveva ricominciato a urlare, scuotendo le fondamenta stesse della casa, e Sirius si chiese ancora una volta se davvero la voce di sua madre avesse avuto quella potenza anche da viva. Francamente, pur odiandola con tutte le sue forze, non riusciva a ricordare che fosse davvero così fastidiosa.
Tuttavia quella volta non poteva darle tanto torto, considerando che le urla di quello che sembrava essere il suo figlioccio dovevano aver raggiunto anche Voldemort in persona.
Uscì dalla stanza in tempo per notare Molly che schiantava gli altri quadri della sua vecchia casa, poi corse verso le scale.
*«Taci, orrida vecchia strega, taci!» Ringhiò, afferrando la tenda abbandonata dalla donna.
Il ritratto di sua madre lo riconobbe e impallidì «Tuuuuu!» Ululò, gli occhi fuori dalle orbite. «Traditore del tuo sangue, abominio, vergogna della mia carne!»
«Ho... detto... taci!» ruggì Sirius, e con uno sforzo formidabile lui e Remus riuscirono a richiudere le tende. Gli strilli di sua madre si spensero ed echeggiarono nel silenzio.
Un po' ansante, Sirius si scostò i capelli lunghi dagli occhi e si girò verso i ragazzi fermi sulle scale, cercando un sorriso per Harry che non riuscì a trovare; l‟unica cosa che riusciva a pensare era a quella dannata donna dietro alla tenda.
«Ciao» disse in tono cupo. «Vedo che hai fatto conoscenza con mia madre».
«Tua...?» cominciò Harry, facendosi quasi venire un colpo.
«La mia cara vecchia mamma, sì» disse Sirius. «È un mese che cerchiamo di tirarla giù, ma deve aver gettato un Incantesimo di Adesione Permanente sul retro della tela. Scendiamo, presto, prima che si risveglino tutti quanti».
«Ma che cosa ci fa qui il ritratto di tua madre?» chiese Harry, sconcertato, mentre varcavano la porta e scendevano per primi lungo una rampa di stretti scalini di pietra.
«Non te l'hanno detto? Questa era la casa dei miei genitori» spiegò. «Ma io sono l'ultimo Black rimasto, quindi adesso è mia. L'ho offerta a Silente come Quartier Generale... praticamente è l'unica cosa utile che sono riuscito a fare» borbottò, mentre scendevano le scale, diretti verso la cucina*.
Sirius lanciò un‟occhiata a Harry che entrava in cucina e si girò velocemente verso Hermione, che scendeva dietro di lui «Ha dato di matto, vero?»
«Più o meno… voglio dire-» Hermione si bloccò di botto, imbarazzata. Le sembrava in qualche modo non giusto sparlare di Harry col suo padrino.
Sirius scosse la testa «Non preoccuparti, l‟ho sentito anche da solo. Come tutti in città» ironizzò, mentre Ron dietro di loro roteava lo sguardo «Io gli voglio bene, a volte sarebbe da prendere a bolidi sulla testa» grugnì, beccandosi un‟occhiataccia.
Sirius fece un ghigno approssimativo «Gli passerà» fece, prima di raggiungerlo in cucina.
Hermione mantenne il sorriso fino a quando l‟altro non fu sparito dietro la porta della cucina, poi fissò Ron come se fosse stato uno Schiopodo molto brutto «Bolidi sulla testa
Ron scrollò le spalle «Beh? Devi ammetterlo pure tu: questa volta Harry ha esagerato! Insomma, c‟eri pure tu! Non è che abbiamo passato il tempo a combattere Mangiamorte, partecipare alle riunioni dell‟Ordine o a fare cose fighe in generale…»
«Sì, ma lui non lo sa!» Sbottò Hermione, mentre ritornavano al piano di sopra per evitare che la Signora Black ricominciasse. «Ragiona Ron: Harry ha visto quello che ha visto solo poche settimane fa e poi è stato escluso da tutto… tu come ti sentiresti?»
Ron si aggrottò «Beh, ma l‟ha deciso Silente!» Grugnì cocciuto, buttandosi sul letto. «Non doveva prendersela con noi!»
Hermione fece uno sbuffo «Certo, perché ovviamente è così facile prendersela con Silente in persona» ironizzò, poi si sedette pensosa sulla sponda del letto di Harry. «Chissà perché ha deciso che doveva restare all‟oscuro…»
«Lo sai com‟è: Silente opera in modi misteriosi» ribatté Ron, poi la zazzera rossa di Ginny apparve con un guizzo dalla porta «Ragazzi, si cena!»
La cena fu piuttosto piacevole, nonostante il brusco arrivo di Harry: la tetra cucina era resa più accogliente dagli odori della cucina della Signora Weasley e dalle chiacchiere di tutti gli ospiti. A parte Sirius, Harry, Ron, Hermione, Fred, George e Molly che ormai vivevano lì, c‟erano il Signor Weasley e Bill, Ninfadora Tonks, Mundungus Fletcher e Remus Lupin che, sebbene vivesse ufficialmente a Grimmauld Place con gli altri, partiva per lunghe trasferte top secret sugli ordini di Silente.
Hermione si servì incredibilmente di una terza pozione di stufato, evidentemente pulire una casa come quella richiedeva più forze di quanto pensasse, e tornò a ridere delle trasformazioni del naso di Tonks, ritrovandosi a pensare che forse essere una Metamorfomagus le sarebbe piaciuto. In quel modo avrebbe potuto diradare la tensione con un solo schiocco delle dita, pensò incrociando per un attimo lo sguardo di Harry, seduto all‟altro capo del tavolo, che rideva con tutti gli altri del naso innaturalmente lungo di Tonks. Persino lui sembrava aver dimenticato la sfuriata di poco prima, anche se sapeva benissimo che Harry non dimenticava mai nulla per davvero. Certo, poteva sempre esserci la possibilità che quella serenità fosse dovuta più alla presenza del suo padrino, finalmente accanto a lui: anche nel caos di una cucina stipata poteva notare le frasi furtive e le occhiate d‟intesa che si lanciavano.
Tuttavia, quando Hermione guardava Sirius, non poteva fare a meno di pensare che la parola “serenità” fosse quella che gli si addiceva meno. E la sua prima impressione non aveva fatto altro che confermarsi nelle poche settimane che aveva vissuto in quella casa, non solo a contatto con lui, ma letteralmente immersa nella sua vecchia vita. Stranamente, riusciva proprio a percepire quella che sembrava una specie di aura che lo avvolgeva sempre e comunque: anche adesso, durante una cena in cui tutti sembravano rilassati e persino Harry riusciva a ridere alle storie di Mundungus, riusciva a vedere qualcosa che ribolliva sotto la superficie. Era come una sensazione che pizzicava la sua mente, la sensazione che ci fosse una specie di animale intrappolato in gabbia e che premeva per scappare via lontano. Eppure non aveva mai creduto a sciocchezze come aure e sensazioni, come le avevano ben ricordato le lezioni della Cooman durante il terzo anno. Però era sicuramente una che pensava troppo, si disse quando Ginny le diede una gomitata in un fianco per sbaglio. Hermione si rese conto con orrore di aver fissato Sirius e Harry per tutto il tempo delle sue elucubrazioni, perché se il suo amico non diede segno di averla
notata, Sirius la stava guardando con aria interrogativa. Hermione si affrettò a rivolgergli un sorriso, per poi abbassare velocemente la testa sul piatto vuoto. Il resto della serata non fu piacevole quanto la cena; quando Sirius si schiarì la gola guardando Harry, Hermione fu sicurissima che qualcosa stesse per accadere. Fu proprio grazie a lui che ottennero le prime vere informazioni da quando si trovavano al Quartier Generale dell‟Ordine, ma la Signora Weasley era così furiosa che si affrettarono a seguirla su per le scale per evitare di diventare i suoi bersagli.
Nonostante Hermione fosse molto spesso d‟accordo con lei e considerasse pericoloso per Harry andare contro le direttive di Silente, quella volta era d‟accordo con Sirius: se non era il caso di sapere tutto ciò che faceva l‟Ordine, era sicuramente positivo che Harry conoscesse qualcosa in più su quello che lo aspettava. Dopotutto, come aveva detto Lupin, era meglio ricevere le notizie nel modo più corretto possibile, piuttosto che cercarsele da soli e rischiare fraintendimenti.
«Buonanotte» fece pensierosa fermandosi al primo piano, mentre Ron e Harry salivano verso la loro camera al secondo. Si girò per andare al bagno ma era già occupato mentre la camera che divideva con Ginny era vuota, segno che la stava davvero aspettando per conoscere le novità. Hermione aspettò per qualche secondo davanti alla porta chiusa del bagno, poi si fiondò in camera non appena sentì dei passi sulle scale: probabilmente era la Signora Weasley, ma dopo l‟ultima mezz‟ora non voleva farsi beccare ancora alzata. Si buttò sul letto e, suo malgrado, continuò a rimuginare su quello che era successo poco prima e di come sembrassero amare le parole di Sirius: aveva passato molti anni ingiustamente ad Azkaban, e lei l‟aveva visto come l‟aveva ridotto, senza poter stare vicino a Harry e adesso si doveva sentire di nuovo inutile perché non poteva uscire… “Però ti è stato abbastanza difficile prenderti cura di lui mentre eri rinchiuso ad Azkaban, vero?” Le parole della Signora Weasley le apparivano ora così insensibili, soprattutto guardando la faccia di Sirius che perdeva quel poco di colore che aveva.
Non sapeva neanche lei perché ci stesse pensando tanto, ma forse l‟atmosfera tetra e cupa di quella casa non giovava, soprattutto se si aggiungevano l‟asprezza del padrone di casa e la tensione degli ospiti. Persino una persona mite come Remus le era sembrato brusco.
Quando fu sicura che la Signora Weasley fosse ormai andata a dormire, Hermione sgattaiolò fuori dalla camera per andare nel bagno del terzo piano, visto che anche quello accanto alla camera di Harry e Ron era occupato. Fu solo quando uscì che sentì nettamente delle persone che parlavano al piano di sopra, cercando di tenersi basse senza riuscirci; non era mai ancora stata al piano di sopra, ma da pezzi di conversazione presi qua e là aveva intuito che doveva esserci la camera di Sirius. Più tardi si sarebbe data della stupida per essere stata così incredibilmente sfacciata, ma in quel momento qualcosa la spinse a salire qualche scalino per cercare di capire meglio cosa si stessero dicendo le voci.
«Sei stato incredibilmente avventato, eppure ti avevo avvertito di stare attento quando arrivava Harry…» stava dicendo la voce di Remus, col tono di rassegnazione di chi si fosse aspettato quello che era successo.
«Non ho bisogno della balia, Remus» grugnì Sirius, che sembrava pronto a esplodere.
Hermione provò a fare qualche scalino in più, ma non riusciva comunque a vederli e salire ancora era fuori discussione perché l‟avrebbero vista, così si arrischiò ad accucciarsi.
«Abbassa la voce… a me sembra proprio di sì. Non avevi alcun diritto di comportarti così con Molly» ribatté Remus e Sirius proruppe in uno sbuffo sarcastico «E lei allora? Non mi sembra di essere stato l‟unico esagerato, questa sera!»
«Lo sai che parla per il bene di Harry…»
Hermione sentì un rumore metallico, come se qualcuno avesse colpito qualcosa, probabilmente la maniglia della porta. Li sentiva con troppa chiarezza perché fossero chiusi in camera, forse si trovavano sulla soglia.
«Perché io no, allora? Credi che io farei qualcosa per metterlo in pericolo?»
Hermione accolse il silenzio di Remus quasi con più preoccupazione di Sirius.
«Moony, rispondimi... Non fare la statua di sale, dannazione!»
«Okay! Senti, io e te sappiamo che la tua concezione di pericolo potrebbe non coincidere esattamente con quella degli altri, non di Molly comunque. Solo che dovresti…»
«Dovrei cosa? A parte non partecipare alle missioni, non posso neanche esprimere il mio punto di vista su quello che il mio figlioccio dovrebbe o non dovrebbe fare? Dovrei essere io a occuparmi di lui».
«Non prenderla sul personale, non c‟entrano nulla le direttive di Silente in tutto questo… dovresti solo sforzati di essere più collaborativo».
La risata fredda e senza allegria colpì profondamente Hermione, che si sentì rabbrividire: quante cose doveva aver sopportato una persona per ritrovarsi con una risata simile?
«Collaborativo? Ma ti rendi conto di dove mi trovo? Sono intrappolato in questa casa maledetta come quando avevo quindici anni, maledizione! A questo punto tanto valeva restare ad Azkaban!» Sbottò Sirius, alzando la voce di un tono.
Remus sbuffò come se non ci credesse «Mi dispiace. Mi dispiace davvero che ti ritrovi di nuovo qui, mi dispiace che non puoi uscire, mi dispiace davvero, credimi. Lo so quanto debba essere difficile per uno come te, ma cerca di capire anche quello che voglio dirti io: non è colpa di nessuna di queste persone se hai i tuoi problemi con la tua famiglia, né che non puoi uscire da qui, non riversare su di loro la tua frustrazione!»
«Non doveva andare così, Remus».
«Lo so».
«Questa vita da… da reietto non fa per me. Combattere fino alla morte come James, questo faceva per me. Proteggere Harry al costo di andare a sbattere un pugno sul muso di Voldemort in persona, questo fa per me» mormorò e la voce gli si spezzò, mentre si sedeva sulla sponda del letto.
Remus gli si avvicinò e gli poggiò una mano sulla spalla «Lo so. Ma cerca di prenderti le cose positive della situazione e se te lo dico io… insomma, ormai hai donato questa casa per il bene dell‟Ordine, cerca di sfruttarla al massimo!»
Sirius fece una risata sgradevole «Perché credi che l‟abbia fatto? Era l‟unico modo per essere coinvolto in questa cosa, senza sentirmi completamente e totalmente inutile… c‟è da giurarci che sarei stato escluso ancora di più, se fosse per Silente!» Sbottò e Hermione sussultò perché quella volta aveva quasi urlato e temette che qualcuno si svegliasse.
«Non te la prendere con Silente, adesso. Lo sai che ha sempre un piano per tutto e tutti».
«Già…» sibilò l‟altro e Remus gli batté la spalla «Vai a dormire e riprenditi, Harry non deve vederti così depresso. Buonanotte».
«Sì, buonanotte».
Accidenti. Hermione si rese conto troppo tardi che quello voleva dire che Remus sarebbe dovuto scendere da lì e si precipitò al secondo piano, fingendo di uscire dal bagno. Remus si bloccò un solo secondo per guardarla, un po‟ come se stesse ponderando sull‟idea che li avesse ascoltati, o forse era soltanto la sua paura a parlare. In ogni caso, Remus si limitò a lanciarle un‟occhiata «Sei ancora sveglia?
Hermione indicò rapidamente il bagno «Quello sul mio piano era occupato».
Remus annuì stancamente «Buonanotte, Hermione».
«B-buonanotte!»
Remus le diede le spalle per andare nella sua camera e solo quando sentì la porta chiudersi Hermione si arrischiò a sospirare, rendendosi conto che aveva rischiato di farsi beccare in flagrante dai Signori Weasley che dormivano sullo stesso piano.
«Che stupida…» mormorò, girandosi per ridiscendere le scale. Eppure l‟idea che Sirius dormisse da solo all‟ultimo piano, ancora una volta isolato da tutti e dopo una serata così dura la disturbava; si sentiva agitata e dispiaciuta per lui, ancora una volta.
In un ultimo slancio di follia non proprio da sé, Hermione risalì le scale e si trovò precisamente di fronte alla camera di Sirius. Peccato che non fosse chiusa come sperava e, infatti, si ritrovò inchiodata ancora una volta dai suoi occhi.
«Oh. Ehm, ciao Sirius».
L‟uomo, che fino a quel momento stava seduto sul letto con le mani nei capelli, si alzò «Hermione, cosa ci fai quassù a quest‟ora?» Sussurrò, uscendo dalla camera a piedi nudi.
«Ecco, io…» si guardò intorno, poi ebbe un‟illuminazione «Non ci crederai, ma tutti i bagni sono occupati! E credevo che qui ce n‟è fosse un altro…»
Sirius scosse la testa «Niente bagni qui, solo una torre d‟avorio con due camere» ironizzò lui, caustico. Hermione aveva già notato che tendeva a farsi sfuggire dettagli negativi su quella casa quando era arrabbiato o frustrato. Seguì il suo sguardo fino all‟altra camera, poi tornò a fissarlo con aria interrogativa.
«Quella è la stanza del mio fratellino, suppongo che nostra madre pensasse potesse renderci più uniti isolarci dal mondo, o magari che ci ammazzassimo a vicenda…» mormorò perso in chissà quali ricordi, poi tornò a guardarla di scatto come se si fosse reso conto solo in quel momento con chi stesse parlando «Mi dispiace».
Hermione sussultò «Cosa? Perché?»
«Perché non mi rendo conto di quanto possa essere… ruvido, certe volte. Questa casa mi porta troppi brutti ricordi» fece e lei capì che stava rimuginando sulle parole di Remus.
«Non devi scusarti, posso capire…» cominciò ma, quando Sirius sgranò lo sguardo, lei si sentì mancare le parole: che diritto poteva avere nel dirgli determinate cose? Era solo una ragazzina con una visione parziale delle cose e se ne stava lì, a pretendere che un uomo con un passato come quello di Sirius potesse trovare conforto nelle sue parole.
Tuttavia lui non sembrava né scocciato né arrabbiato per il suo ardire e, poiché continuava a fissarla, si schiarì la gola.
«Nel senso, ovviamente non posso pienamente capire tutto, ma tornare a vivere nella casa dei tuoi genitori che avevano idee così diverse dalle tue deve essere terribile. Poi sei andato via quando eri molto giovane, deve essere ancora più difficile…»
Il silenzio si protrasse un po‟ troppo a lungo e Hermione non osava guardarlo negli occhi. Considerò come, in realtà, capitasse molto raramente di guardare le persone direttamente negli occhi; lei pensava fosse un gesto troppo intimo, un po‟ come se una persona potesse tirarti fuori chissà che cosa da lì, anche senza Legilmanzia. Decisamente aveva problemi anche con gli amici, visto che l‟unico che avesse fissato negli occhi più del dovuto era stato Harry. Di sicuro non capitava mai di guardarsi così intensamente con persone adulte, Harry le aveva raccontato che gli capitava spesso con Silente e la cosa lo metteva decisamente a disagio. Per Morgana, Hermione, smettila di pensare.
«Sai, è proprio per persone come te che li odiavo» le fece a voce bassa Sirius e Hermione dovette per forza guardarlo, anche se lui sembrava perso da qualche altra parte «Per persone come te, come Remus, come Lily. Per l‟idea che il sangue potesse determinare la sensibilità, l‟intelligenza e la bellezza di una persona» continuò, per poi focalizzarsi di nuovo su di lei, come se fosse tornato a guardarla davvero. «Però è anche vero che non dovrei permettere a quest‟odio di continuare a perseguitarmi» terminò con un soffio, poi le posò una mano su una spalla. «Buonanotte, Hermione. Ti conviene andare a dormire, c‟è da scommetterci che ci sveglieranno all‟alba per muovere guerra alla casa» ironizzò un‟ultima volta, per poi darle le spalle e chiudere la porta della stanza.
Hermione rimase congelata sul posto per un lungo istante, senza capire esattamente cosa le stesse accadendo: aveva già parlato, spesso a lungo e cordialmente, con Sirius e non era neanche la prima volta che si ritrovavano soli. Tuttavia sentiva che quella volta era diverso e non sapeva dire se era per l‟intera atmosfera avvolgente e intima che si creava di notte o perché avevano sfiorato argomenti così privati.
Quel che era certo era che sentiva ancora quel pizzicore, quella volta non solo nella mente ma anche sulla pelle, sulla spalla, dove Sirius l‟aveva toccata. La sua solita e attiva razionalità era pronta a declassificare quel momento a “cotta adolescenziale temporanea per uomo adulto”, ma la parte più profonda di sé sapeva che non era così. Dopotutto aveva già avuto delle cotte in passato, come gli ricordavano gli imbarazzanti momenti del secondo anno con Allock e persino una parte del terzo con Remus stesso. Eppure non se n‟era mai preoccupata, perché era sempre stata ben attenta ad analizzare tutti i suoi sentimenti e a catalogarli con precisione, per capire come comportarsi o cosa aspettarsi.
Forse era proprio quello il problema: Sirius era l‟unica persona in quella casa e in generale con cui era in contatto che non riusciva a definire e, quindi, a catalogare. E, nonostante quello, una parte di sé sentiva di capirlo perfettamente.
«Vai a dormire Hermione, ti stai suggestionando» borbottò a se stessa, cercando di tornare in camera sua in punta di piedi e per paura di incontrare qualcuno sulle scale. Fortunatamente Ginny si era addormentata, così non fu costretta a ripercorrere la discussione. S‟infilò sotto le coperte, certa che non si sarebbe addormentata troppo presto.
«Hermione, sveglia!»
Un cuscino volò per la stanza e si spiaccicò sulla sua faccia. Hermione borbottò qualcosa e si raggomitolò sotto le coperte, mentre Ginny spalancava la finestra per lasciare entrare il sole. «Fingi quanto vuoi di dormire, ma mamma è già passata e lo sai come fa quando non scattiamo sugli attenti!» Esclamò, ritornando a sedersi su letto con uno sbuffo. «Ha detto che oggi dobbiamo occuparci dei Doxy in salone, che bello» ironizzò.
Hermione sospirò e si tolse le coperte dalla testa.
«Bei capelli» ironizzò l‟altra, prima di legarsi i suoi in una coda «Senti, ma in tutta sincerità avresti mai immaginato che vivere al Quartier Generale dell’Ordine della Fenice fosse così noioso? Insomma, non dico che mi aspettassi duelli tutti i giorni, ma non le pulizie di Primavera perenni!»
Hermione si mise a sedere, mentre si grattava il cespuglio che purtroppo aveva per capelli «Beh, dopotutto siamo invisibili quindi è ovvio che non ci veda nessuno. E non facciamo parte dell‟Ordine, quindi è ovvio che non andiamo in missione» replicò, con la solita inoppugnabile razionalità, prima di alzarsi. Ginny la guardò per un istante, ma si zittì come ogni volta che Hermione spegneva i suoi slanci di ribellione con argomenti efficaci.
Hermione si guardò un attimo nello specchio del bagno, notando come dormire poco e male non facesse per lei, poi prese una boccetta color acquamarina dal ripiano più alto e cominciò a massaggiarsi i capelli con una sorta di gel dello stesso colore, sbadigliando.
Ginny le lanciò un‟occhiata, poi saltò sul suo letto «Cosa c‟è, hai dormito poco?»
Hermione sbadigliò di nuovo e annuì, mentre continuava a massaggiarsi i capelli.
«La discussione è durata così tanto?» Chiese l‟altra perplessa.
«Posso usare la tua spazzola?»
«Ma certo, è sul bordo della vasca».
Hermione prese la spazzola e la passò tra i capelli, che furono istantaneamente meno crespi e molto più morbidi: la Tricopozione Lisciariccio che le avevano dato per il Ballo del Ceppo era davvero noiosa da usare tutti i giorni, tuttavia ne aveva scovata una che donava un risultato simile con un quarto del tempo. Per quanto non fosse una persona vanitosa, i suoi capelli assomigliavano troppo a un nido di rovi per non provarci nemmeno.
«Comunque non è durata molto» continuò, mentre si pettinava. «Però è stata intensa».
Ginny fremeva di curiosità e cominciò a dondolarsi sulla spalliera del letto di Hermione «Devi raccontarmi tutto! Ieri ti ho aspettato, ma quando sono uscita dal bagno non c‟eri!»
«Ero nel bagno di sopra, infatti!» Replicò subito lei, come per giustificarsi.
«Allora, cosa-»
«Ragazze, siete pronte?» La voce della Signora Weasley irruppe a vedere cosa stavano facendo e Ginny sussultò come colta in flagrante «Scendiamo subito, Hermione si sta vestendo!» Esclamò e la madre annuì «La colazione è pronta».
Quando la porta si richiuse, Ginny si girò a guardarla con un‟espressione di sopportazione che la fece ridere «Vado giù prima che cominci a urlare di nuovo… parliamo nelle pause!»
«D‟accordo».
Ginny saltò giù da letto e si avviò di sotto con la sua consueta mancanza di delicatezza, seconda solo alla goffaggine di Tonks; Hermione poté finalmente respirare un po‟ e prendersi qualche momento per sé, prima di scendere di sotto con gli altri.
In cucina, la Signora Weasley era già intenta a preparare la colazione per tutti e Hermione fu accolta da un buon odore di pancetta e uova.
«Mh che fame!» Esclamò entusiasta, appollaiandosi sulla prima sedia. «Harry e Ron?»
Ginny scrollò le spalle «Ancora intenti a riconnettere il cervello, suppongo».
«Buongiorno a tutte» fece cordialmente Remus, salutandole con un sorriso pacato. Si sedette su una sedia e subito arrivò il suo piatto di uova in camicia e bacon non troppo cotto. «Oh, grazie Molly, non dovevi!»
«Non dire sciocchezze, abbiamo tutti bisogno di energie!» Esclamò la donna, rivolgendogli un gran sorriso che appassì impercettibilmente quando la porta si aprì di nuovo.
«Buongiorno» fece Sirius cauto, prendendo posto accanto a Remus.
«Buongiorno» replicò Molly, pochi secondi dopo gli altri e con lo stesso tono.
Erano entrambi cordiali, ma la leggera tensione nei gesti rigidi faceva chiaramente intendere che qualcosa era accaduto tra loro. Remus guardò Sirius, poi mi mise a bere il suo caffè mentre Ginny inarcava le sopracciglia all‟indirizzo di Hermione.
«Allora, cosa dovete fare oggi?» Provò a dire Remus, guardando gentilmente Hermione. Lei, che stava cercando di prendere del pane tostato dal piatto comune senza farsi notare, sussultò «Ehm, credo che dobbiamo occuparci del salotto?» Provò a dire, guardando l‟amica in cerca di aiuto.
Ginny annuì con veemenza «Infestazione di Doxy!»
«Ah» fece Remus con un sorriso molto simile a un ghigno. «Brutti i Doxy, sono una specie velenosa e aggressiva».
Hermione e Ginny gemettero allo stesso tempo, mentre Sirius fu distratto da Molly che gli mise un piatto davanti al naso «Le uova ti piacciono strapazzate, vero?» Chiese. Ormai cucinava da settimane per tutti, conosceva i piatti preferiti a memoria.
«Oh, grazie Molly. Non dovevi» replicò lui, con le stesse parole di Remus ma con un tono a metà tra il guardingo e il sorpreso. Remus sorrise, ma si affrettò a bere un‟altra sorsata di caffè per non farsi vedere, mentre Hermione non si curò di nasconderlo.
Molly provò a fare un sorriso a sua volta «Anche tu hai bisogno di energie, dopotutto».
«Già» replicò lui, girandosi verso il piatto. Per un attimo incrociò lo sguardo di Hermione e, suo malgrado, sorrise alla sua espressione contenta.
Per un lungo momento stettero in silenzio a mangiare, poi Remus si alzò con un sospiro «Devo andare, mi aspetta una giornata molto lunga».
Molly annuì «Torni per questa sera?»
«Non lo so, ma ti avviserò via Patronus» replicò, andando verso la porta della cucina.
«Ciao!» Salutarono in coro le ragazze, mentre Sirius lo seguì verso la porta l‟ingresso.
«Senti…» cominciò, mentre si passava una mano nei capelli scomposti.
«Non preoccuparti, va bene» lo anticipò Remus, girandosi a fissarlo. «Però…»
«Lo so, me ne starò buono» grugnì Sirius, interrompendolo. Ormai si conoscevano talmente bene da poter anticipare ogni espressione, ogni frase.
Remus gli sorrise «Vedrai che il momento passerà».
Sirius annuì «Portiamo a termine questa maledetta guerra e staremo tutti meglio».
«Ben detto!» Esclamò l‟altro, smaterializzandosi con un sonoro „crack‟.
Hermione, che aveva osservato la scena dalla porta della cucina, non riusciva a non sorridere: era contenta che Sirius stesse meglio; era un po‟ come se l‟intera casa reagisse al suo umore e adesso sembrasse molto meno cupa del giorno prima.
Sirius sospirò al punto dove Remus era appena sparito, poi sentì il verso inconfondibile di un ippogrifo affamato «Sìì, la mamma arriva!» Urlò, correndo su per le scale e richiudendo con somma indifferenza le tende di sua madre che erano già scattate ad aprirsi.
Hermione rise, poi sussultò quando Ginny le arrivò alle spalle «Cosa fai?»
«Eh? N-niente!»
«Su ragazze è ora di lavorare! Andate in salotto, Fred e George vi spiegheranno cosa fare!»
Arrivarono in salotto che George e Fred stavano saltando verso le tende, rischiando l‟osso del collo o, in alternativa, che il bastone della tenda gli finisse sulla testa.
«Cosa state cercando di fare?» Sbottò Ginny, ma i ragazzi non poterono dire nulla perché la Signora Weasley entrò dietro di loro, armata di bottiglie a beccuccio e stracci.
«Niente! Hai le allucinazioni sorella, fatti curare!» Esclamò Fred, ma intanto notarono perfettamente George infilarsi qualcosa in tasca con aria cospiratoria.
«Non avete ancora iniziato?» Fece la donna, ma poi non attese risposta e si limitò a lanciare uno straccio per uno. «Legate questi stracci intorno alla bocca e al naso, non dovete respirare le esalazioni» spiegò, mentre loro ubbidivano. Due secondi più tardi entrarono anche Harry e Ron, adocchiando le tende ronzanti con una certa inquietudine.
«Che roba è?» Si lamentò Ron e, per tutta risposta, ottenne uno straccio pure lui.
«Copritevi la faccia e prendete uno spray» disse la signora Weasley a Harry e a Ron non appena li vide, indicando altre due bottiglie di liquido nero posate su un tavolino dalle zampe sottili. *«È Doxicida. Non ho mai visto un'infestazione così grave... ma che cosa avrà fatto quell'elfo domestico negli ultimi dieci anni...»
Hermione si girò a guardarla con aria di rimprovero, come ogni volta che qualcuno azzardava ipotesi sugli elfi «Kreacher è molto vecchio, probabilmente non è riuscito...»
«Saresti sorpresa di scoprire che cosa riesce a fare Kreacher quando vuole, Hermione» disse Sirius, che era appena entrato nella stanza reggendo un sacco insanguinato pieno di quelli che sembravano ratti morti. «Ho appena dato da mangiare a Fierobecco» aggiunse, per risposta allo sguardo curioso di Harry. «Lo tengo di sopra, nella stanza da letto di mia madre. Comunque, questo scrittoio...» lasciò cadere il sacco di ratti in una poltrona, poi si curvò a esaminare il mobiletto chiuso a chiave che, lo notarono per la prima volta, vibrava appena. «Beh, sono sicuro che sia un Molliccio» disse Sirius, spiando dal buco della serratura. «Ma forse dovremmo lasciare che Malocchio gli dia un'occhiata prima di farlo uscire... conoscendo mia madre, potrebbe essere qualcosa di molto peggiore».
«Hai ragione, Sirius» disse la Signora Weasley*, cominciando a spruzzare sulle tende che prima emisero un forte ronzio e poi si afflosciarono, lasciando cadere dei cosi neri rinsecchiti. Hermione, invece, abbassò lo straccio e continuò a fissare Sirius che intanto raccoglieva un po‟ di roba da buttare in uno scatolone, indecisa se parlare o no.
«Sirius» chiamò, ma pentendosi praticamente all‟istante, nel momento stesso in cui lui si rizzò a guardarla con aria interrogativa «Dimmi».
La ragazza si schiarì la gola «Non credi di essere stato un po‟ troppo duro prima? In fondo Kreacher è uno schiavo, come tutti gli elfi domestici, non dovrebbe essere la sua condizione naturale questa!» Cominciando a infervorarsi troppo; secondo lei la condizione degli elfi domestici rappresentava una delle più grandi forme d‟ingiustizia che esistesse al mondo. Poteva anche capire che Sirius ci fosse abituato, un po‟ come tutti i maghi e soprattutto i Purosangue, ma non riusciva a capire come riuscissero a non pensarci mai.
Sirius la fissò per un attimo «Si vede che non conosci bene Kreacher…»
Hermione si accigliò e Sirius sospirò, appoggiando un attimo lo scatolone sullo scrittoio «Lui è… come dire…» cominciò, ma si rese conto di non riuscire a trovare le parole adatte per quello che provava. Kreacher non era solo un elfo domestico, era un simbolo: del suo sangue, del suo status, della sua famiglia. Di tutto. Non poteva fare a meno di rivedere in lui sua madre e le loro ideologie, anche se fondamentalmente non era colpa sua. Ma come poteva spiegarlo a una ragazza di quindici anni, idealista come Hermione?
«Non sei stato tu un giorno a dire: “Se vuoi sapere com’è un uomo, guarda bene come tratta i suoi inferiori, non i suoi pari” a proposito proprio degli elfi? » Disse ancora Hermione, ben sapendo di stare andando oltre, ma senza riuscire a fermarsi.
Non poteva capacitarsi che una persona intelligente come Sirius potesse essere così incoerente.
Sirius batté le palpebre, sinceramente sorpreso che lei ricordasse a memoria una cosa detta da lui molti mesi prima, poi sorrise «Hai ragione, l‟ho detto. Purtroppo non è sempre possibile essere coerenti con se stessi, ci sono cose che sfuggono alla razionalità» fece, ma al suo sguardo corrucciato sospirò ancora.
«Vieni, ti faccio vedere». Si spostarono un po‟ più sul fondo del salone, dove un enorme albero genealogico raffinatamente decorato si apriva su tutta la grandezza della parete.
La sommità recava scritto “La Nobile e Antichissima Casata dei Black” e sotto c‟era il motto francese toujours pur, puri per sempre. Hermione rimase a bocca aperta per la vastità del disegno che, a quanto pareva, faceva risalire la discendenza della famiglia Black fino al Medioevo.
«Questo è l‟intero albero genealogico della tua famiglia?»
«Esattamente» replicò Sirius, freddamente. «Generazioni e generazioni di maghi talmente preoccupati di restare puri da aver inserito questa condizione nel loro motto di famiglia, oltre che da sposare i propri parenti prossimi. Ora: riesci a vedermi?» Hermione gli lanciò un‟occhiata preoccupata, ma Sirius annuì incoraggiante.
Ovviamente lui doveva fare parte dei rami più bassi dell‟albero, eppure non riusciva a vederlo; era persino riuscita a trovare Draco Malfoy, ovviamente le famiglie nobili erano tutte imparentate, ma non c‟era traccia di un “Sirius Black” dei tempi moderni. «Dovresti essere qui…» fece, accucciandosi per indicare un piccolo foro bruciacchiato.
«Ottimo, sei davvero sveglia» replicò Sirius, accucciandosi accanto a lei. «Qui è dove dovrei essere io. Sono stato cancellato, reo di essere un traditore del mio sangue» sbottò con acidità.
Hermione si girò a fissarlo «È perché eri un Grifondoro?»
Sirius sbuffò «Era perché ero diventato un Grifondoro e non me ne vergognavo, era perché avevo amici come Remus e non me ne vergognavo, era perché non seguivo la loro idea di “mania del sangue puro”, era perché rifiutavo di sposarmi con qualche nobile Purosangue a caso solo per perpetuare il buon nome di famiglia. Per tutto. La mia incantevole madre ha preso il suo primogenito e l‟ha cancellato così, la notte stessa che ho deciso di averne abbastanza» spiegò, mentre il suo tono diventava sempre più aspro. «Un colpo di bacchetta e via» mormorò, facendo il gesto di cancellare il nome dall‟arazzo.
oteva provare a ingannare tutti, ma il suo tono le faceva chiaramente capire che, seppur non fosse pentito di nulla, in realtà una parte di sé soffriva ancora per quello.
Rimasero un secondo in silenzio, Hermione sentiva ancora una strana stretta al petto nel rendersi conto di quanta freddezza, di quanto odio ribollisse sotto quel disegno.
«Ah, oh e questo è mio zio!» Fece Sirius, spostandosi un po‟ a destra. «Zio Alphard, che è stato eliminato solo perché mi aveva fatto erede dei suoi soldi e mi aveva permesso di non trovarmi in mezzo a una strada all‟età di diciassette anni. E qui ci sono Cedrella e Andromeda… puoi immaginare di essere tagliato fuori dalla tua famiglia, dal tuo sangue, solo per amore?» Fece, facendola sussultare
«A-amore?»
Sirius annui «Cedrella Black non è altri che la madre di Arthur Wesley, eliminata perché aveva sposato un “amico di babbani e Sanguesporco”, mentre la mia povera cugina Andromeda ha sposato il babbano Ted Tonks».
«Vuoi dire…»
«Già, il padre di Ninfadora».
Hermione inspirò profondamente, tornando a guardare l‟arazzo «È terribile…» mormorò a se stessa, accarezzando leggermente il tessuto.
«Non esiste amore in questa famiglia, non esiste il perdono. Ormai l‟ho imparato da tempo» sussurrò lui con tono sommesso, facendola indietreggiare: non credeva l‟avesse ascoltata, ora si sentiva colpevole di avergli peggiorato l‟umore.
Tuttavia, quando si alzò per tornare al lavoro, lei ricominciò «Cosa c‟entra Kreacher in tutto questo? È solo…»
«È solo che fa parte di tutto questo, Hermione. Non dico che sia giusto, non dico che sia intelligente…» ribatté lui, mentre le dava le spalle per riprendere la scatola. «È quello che ti dicevo sulla razionalità: io lo so, ma non posso fare altrimenti. Mi capisci?» Le fece, tornando a guardarla.
Hermione lo fissò negli occhi per un lungo istante, poi annuì: capiva forse fin troppo bene, anche se non approvava.
«Ho sentito la parola “Kreacher”, Hermione non starai rompendo Sirius con quella storia del CREPA, vero?» Sbottò Ron, finendo finalmente di spruzzare e togliendosi lo straccio.
Hermione e Sirius si lanciarono un‟occhiata d‟intesa, poi lei sbuffò «Non si chiama CREPA, Ron!» Sbottò, andandogli incontro.
Sirius la guardò andare via con una strana stretta nel petto: Hermione Granger era tutto quello che aveva visto in una giovane Lily, idealista e risoluta; in Remus, pronto a perdonare, nonostante tutto; quello che era stato James, spavaldo e battagliero. Tutto quello che erano stati loro da giovani, tutto quello che lui non era più da un bel pezzo.
A un certo punto il campanello d‟ingresso suonò e si ritrovò a lasciare di nuovo il suo lavoro con uno sbuffo «Dico sempre a tutti di non suonare quel dannato campanello!» Sbottò, mentre sua madre di sotto ricominciava la solita litania.
ermione lo guardò correre via con sguardo triste, mentre tutti gli altri ridevano, e ancora più tristemente assistette al sipario tra lui e Kreacher, quando l‟elfo sgattaiolò nel salone per rubare qualche cimelio. Lei sarebbe sempre stata una strenua sostenitrice della libertà degli elfi domestici e della necessità di trattarli come esseri viventi con diritti, eppure quando conobbe meglio Kreacher non riuscì a non capire come si sentisse Sirius: l‟attaccamento e l‟amore di quell‟elfo per la famiglia Black erano talmente profondi e presenti che poteva capire perché Sirius non riuscisse a fare altro che odiarlo.
Tuttavia dovette costringersi a mordersi la lingua per non rispondere alle frasi di puro veleno che Sirius gli rivolgeva, anche se offendeva tutti, anche se la chiamava Sanguesporco. Lei aveva odiato, odiava sicuramente Voldemort per quello che aveva fatto e che continuava a fare a Harry, a tutti loro, al mondo intero, però… un odio cosi puro e così personale non l‟aveva ancora mai provato e non poteva fare a meno di chiedersi come avrebbe potuto essere. Anche lei sarebbe stata accecata da quel sentimento al punto di non ragionare? La sua razionalità rappresentava il suo equilibrio, la bilancia con cui pesava il mondo; perderla era la cosa che più la spaventava al mondo. La Signora Weasley arrivò con i panini e Hermione gettò una leggera occhiata a Harry e Sirius, accovacciati sull‟arazzo dei Black, prima di prenderne uno con un sospiro.
I giorni seguenti furono all‟insegna del lavoro duro: l‟intera casa sembrava essere decisa a muovere guerra contro i loro tentativi di pulizia e la Signora Weasley sembrava altrettanto pronta a non demordere, rendendoli tutti decisamente suscettibili a fuggire al primo accenno di abbassamento delle difese.
«Io non ce la faccio più» comunicò a un certo punto Ron, sedendosi sulle scale dopo ore di lotte contro tutte le creature più strane del pianeta.
Harry annuì, gettandosi accanto a lui «Sono decisamente d‟accordo».
«Fortunatamente mamma è impegnata a gridare contro Mundungus. Di nuovo».
«Ehi, si batte la fiacca eh?» Ironizzò Fred, scivolando per il corrimano delle scale fino a finire addosso a Ron «Idiota!»
«Volete provare queste?» Fece invece George, piazzandogli delle caramelle viola sotto il naso.
Sia Harry che Ron inarcarono le sopracciglia con espressione scettica.
«Che c‟è?» Fece il gemello con aria falsamente innocente.
Il manuale di sopravvivenza di casa Weasley mi ha già insegnato a tre anni di non fidarmi mai di voi due» sbottò Ron e Harry annuì con un ghigno «Ieri stavate vomitando pure l‟anima per provare delle “caramelle”, grazie ma passo».
«Harry, Harry… insomma, che razza di finanziatore sei se non ti fidi del tuo affare?» Fece Fred, del tutto dimentico che c‟era anche Ron lì con loro.
«Al contrario, mi fido tanto che vi lascio fare tutto quello che volete» fece Harry, davanti alla faccia perplessa di Ron.
«Ma di cosa state parlan-» cominciò, ma Ginny lo interruppe dandogli un paio di colpetti alla schiena, mentre scendeva. «Cos‟è, il parcheggio dei poveri relitti?» Ron sbuffò «Ho paura che se vado in salotto mi viene un‟improvvisa voglia di spruzzare veleno per altre ottocento ore!» Si lamentò, facendoli ridere.
«Ehi, sorellina cara, vuoi?» Provò George tanto per, porgendole una delle loro nuove caramelle. La verità è che era stati troppo male perché provavano sempre tutto loro due; avevano bisogno di cavie.
Ginny fece un sorriso a trentadue denti «Non sono mica scema».
«Andiamo, è per la causa di famiglia piccola ingrata!»
«Oh, c‟è Sirius!» Esclamò lei, svignandosela in cucina appena il fratello si girò a guardare.
«Cosa state combinando voi altri?» Fece l‟uomo, inarcando un sopracciglio.
Ci suicidiamo» ironizzò Ron, mentre Fred tentava un ardito approccio, appoggiandogli un braccio sulle spalle.
«Tu devi per forza stare con noi Sirius, vuoi provare queste?» Sirius lanciò un‟occhiata perplessa ai tre che tentavano di non scoppiare a ridere, poi ghignò «Sei sulla buona strada, ma ti serve ancora molto per farmela… vomito, pus o sangue?»
Un silenzio imbarazzato scese tra loro, George e Fred si guardarono borbottando una cosa che suonava terribilmente come “tutte e tre”.
«Che cosa?» Gridò Ron, sulle risate di Harry.
«Ehi, non urlate troppo che la Madama si sveglia» sbottò Sirius. «Ora vado di sopra, fatemi spazio. E mettetevi a lavorare o Molly se la prenderà con me» fece.
«Scusa!» Sussurrò Ron. «Allora, ce ne scappiamo in camera fino a prossimo ordine?»
«Oddio, sì!» Fece Harry.
Fred e George scrollarono la testa «Questi giovani lavativi» fece uno, imitando perfettamente il tono di sua madre.
«Non sanno più cos‟è il duro lavoro…» diede manforte l‟altro.
Ron e Harry superarono velocemente Sirius per andarsi a buttare sul letto e dormire il più possibile prima del ritorno della Signora Weasley, mentre Sirius si fermò al primo piano, dove aveva scorto qualcuno che come al solito non si riposava mai. Hermione aveva approfittato dell‟insperata pausa per sedersi, ma anche per leggere qualcosa: erano giorni e giorni che non facevano altro che pulire! In realtà c‟era ancora moltissimo da fare ma avevano notato che, in assenza della Signora Weasley, Sirius non ci provava nemmeno a proporre di fare qualcosa, preferendo lasciarli a godersi se non l‟estate, almeno il tempo libero. E loro non avevano alcuna intenzione di lamentarsene.
Detto fatto e proprio Sirius apparve dal corridoio, fermandosi sulla soglia con un sorriso: la sala era quasi totalmente vuota, a parte mucchietti di cianfrusaglie in ogni angolo, lo scrittoio che ogni tanto sobbalzava e il grosso divano ammuffito messo giusto in mezzo alla stanza; divano sul quale c‟era Hermione a gambe incrociate, totalmente incurante del caos attorno a sé.
Che bel posticino» ironizzò, facendole alzare la testa.
Aveva i capelli talmente crespi che sembrava ci avesse piazzato una bomba, ma in qualche modo era riuscita a legarseli sulla testa; la tuta era sporca in più punti e il tomo polveroso che aveva sulle gambe sembrava avere duecento anni.
Sirius inarcò un sopracciglio «Sembri pronta a una battaglia, soldato!» Le fece notare e lei rise «Ho finito la pozione per i capelli e dubito di poter uscire a comprarla».
Sirius annuì «Un problema di proporzioni monumentali, ne convengo. I miei ne avevano bisogno di lozione, una volta». Hermione fissò i suoi capelli con un‟espressione abbastanza eloquente, ma se ne vergognò quasi subito.
Sirius rise e, per una volta, era la sua bella risata a mo‟ di latrato e non il ghigno acido dei giorni negativi «Ok, forse non è il momento adatto per dirlo» commentò, passandosi una mano nei capelli lunghi.
Tendeva sempre a farli crescere quando si sentiva depresso, forse era un riflesso istintivo per cercare di mostrare in qualche modo quello che provava.
«Dovrei tagliarli, prima o poi» fece, soprappensiero.
«No» commentò istintivamente Hermione, poi arrossì quando lui la guardò. «Cioè, non per forza. Anch‟io sarei tentata di rasarmeli a zero per quanto siano da curare, ma poi non è così male» spiegò sbrigativamente e Sirius sorrise «Già… e quello dove l‟hai trovato?» Fece, indicando il tomo; non aveva visto la copertina, ma le miniature che vedeva erano fin troppo esplicative. Almeno per lui che era stato costretto a marchiarsele a fuoco in testa.
«Oh, questo!» Esclamò Hermione, tutta eccitata. Lo alzò per mostrargli il titolo e Sirius sbuffò in modo automatico: il Compendio della storia della Magia Purosangue lo conosceva a memoria e aveva sperato appassionatamente che bruciasse tra le fiamme dell‟Ardemonio. La copertina era di un verde petrolio scuro e lucido, mentre la scritta arzigogolata del titolo era in argento; Hermione era stata attirata proprio dalla sua bellezza, mentre girovagava per le cianfrusaglie raccolte da Sirius.
«Sbaglio o quello lo aveva scartato?» Fece sarcastico e lei gli lanciò un‟occhiata decisamente negativa «Infatti mi chiedevo perché, è un libro bellissimo!»
Sirius inarcò le sopracciglia e Hermione si morse nuovamente la lingua; ultimamente le capitava un po‟ troppo spesso con lui, doveva decisamente parlargli di meno.
«Non in quel senso, insomma ok parla della “mania del sangue” come la chiami tu, ma è proprio un bel libro! Guarda le miniature, i colori, la precisione dello scritto…» fece lei con fervore, mentre accarezzava una pagina in cui campeggiava una grossa „B‟ in rosso.
Sirius annuì «È vero, è decisamente un bel libro… esteriormente. Ma se non ti piace quel che c‟è scritto o non ti serve, cosa te ne fai di un bel libro? È il contenuto che conta».
Hermione a quel punto lo guardò come se fosse pazzo, indecisa come sempre se lanciarsi e sembrare la solita ragazzina infervorata o starsene zitta. Sirius sembrava aver capito perfettamente quale fosse il genere di dubbio che la tormentava, perché non capitava mai che prendesse superficialmente una risposta o una considerazione. Hermione non si aspettava questo da una persona che in passato si era dimostrata così impaziente e poco attenta alle sfumature.
Dal canto suo, Sirius era il più fervente sostenitore della giovinezza e delle idee che scaturivano da essa, fossero estreme, dettate dall‟ingenuità o dalla passione del momento. Molly a volte gli diceva, e neanche tanto velatamente, che tendeva a essere immaturo e che la prigionia ad Azkaban aveva accentuato quel tratto. Probabilmente era vero, a volte si sentiva un ragazzo intrappolato in un corpo da adulto.
Con un sospiro divertito, si sedette accanto a lei «Andiamo, dimmi».
Hermione scosse la testa «Forse è stupido…»
«Forse lo è ma se ci credi, vale sempre la pena» ribatté, per darle coraggio.
«Per me un libro non racconta qualcosa solo perché ha delle parole all‟interno… sì, le parole dicono effettivamente qualcosa, ma non è solo questo. Un libro parla per la sua interezza: lo spessore e il tipo di carta, le case in cui è vissuto e le persone che lo hanno maneggiato, persino chi l‟ha scritto… questo libro è la storia dell‟amanuense che ha passato tante ore per cercare la „B‟ perfetta, è la storia del periodo in cui è stato scritto ed è persino la tua storia, di te che l‟hai letto per qualche motivo e in un periodo preciso della tua vita…» fece lei appassionata, bloccandosi quando sentì il suo sguardo addosso. «Scusami» mormorò, abbassando il libro.
Sirius sussultò «Perché ti scusi? Hai detto una cosa bellissima, non l‟avevo mai davvero vista da quest‟angolatura. Probabilmente il fatto che questo libro faccia parte di questa casa ha fatto in modo che, sai… sparisse, come tutto» spiegò, guardandosi intorno. «Ecco, vedi quello?» Fece, alzandosi per prendere un vecchio specchio argentato buttato in un angolo. «Questo era lo specchio della mia bisnonna. Mia madre lo usava prima di andare a dormire e vale moltissimo. Però a me e mio fratello non interessava il valore in sé, quanto il fatto che fosse così scintillante».
«In effetti, è molto luccicante» convenne Hermione.
«Non ti sembra strano che sia ancora così lucido, nonostante tutto e dopo tanto tempo?»
Hermione annuì «Sì… ha qualche potere particolare?»
Sirius rise «Non lo so!»
«Ma come…?»
L‟altro scosse la testa «Davvero! Io e Regulus ce ne siamo accorti e, quando nostra madre non c‟era, abbiamo provato a sporcarlo in tutti i modi. Lo abbiamo persino immerso in una ciotola di fango, ma niente da fare. Non ha incantesimi repellenti, né niente del genere. È semplicemente, beh, splendente».
Hermione fece il gesto di volerlo vedere e Sirius glielo porse. In effetti, era uno degli specchi più belli che avesse mai visto: la parte posteriore era leggermente bombata e mostrava un reticolo di rami intarsiati che sfumavano fino a diventare due serpenti; questi si attorcigliavano a formare il lungo manico che terminava con due teste serpentesche. E, per l‟appunto, luccicava come se fosse stato appena creato, emanando bagliori argentati.
È meraviglioso» fece, porgendolo nuovamente a Sirius.
«Per me non era altro che uno dei tanti pezzi di anticaglia argentata dei Black, ma la sua storia… ricordo anche che un giorno nostra cugina Andromeda ci ha beccato a fare uno dei soliti tentativi e ci ha raccontato che restava brillante perché era argento fatato».
Hermione lo fissò con aria talmente scettica che Sirius rise «Oh, credimi: eravamo così ben educati da sapere già che l‟argento veniva dai Goblin e che loro lavoravano per donare ai maghi Purosangue l‟argento più fine del mondo, ma quella volta Dromeda aveva voluto farci tornare dei bambini veri e ci aveva raccontato di questo principe delle fate che creava argento con la magia e lo donava alla sua principessa della vita».
Hermione sorrise «Che bella storia!»
«Già, inutile dire che passammo il resto dell‟estate a cercare il presunto regno delle fate» terminò e risero insieme per un po‟. «Quanto tempo è passato…» fece poi, guardando lo specchio sovrappensiero. «Il succo è proprio questo: io ho dei ricordi in questa casa, certo pochissimi belli come questo, ma il punto è che non voglio più averli. Preferisco gettare tutto e non pensarci più» concluse bruscamente, alzandosi.
Ancora una volta Hermione ebbe la sensazione che ribollisse, come se avesse paura di stare fermo troppo a lungo. Forse la sua paura era che, a stare fermo, avrebbe potuto mettere radici e diventare una parte della casa per sempre, come quegli oggetti che odiava.
«Tu non sei come questi oggetti, puoi avere un‟altra vita. Come loro» mormorò, senza essere sicura che l‟avesse sentita.
Sirius si bloccò un attimo, mentre le era di spalle, e sospirò prima di abbassarsi a rimettere lo specchio dov‟era.
«Quel libro puoi tenerlo se vuoi, dagli una nuova vita o come vuoi» replicò con tono leggermente più freddo, mentre usciva. Hermione cominciò a chiedersi se non fosse lei ad avere il potere di rendere Sirius sempre malinconico o di malumore; non le sembrava che con gli altri accadesse, men che meno con Harry. Accarezzò sovrappensiero il libro con un sospiro laconico, poi lo strinse: probabilmente avrebbe tenuto quel libro che parlava di bizzarre ideologie e complicate genealogie magiche solo per quel momento; poi, con un gesto furtivo, andò a riprendersi lo specchio delle fate e lo nascose sotto la tuta, correndo verso camera sua.



Note
La storia conterrà, almeno per i primi tempi, dei pezzi presi direttamente dai libri originali e saranno contrassegnati da degli asterischi. Questo perché la storia è un missing moment del 5 libro fino a quando non ci sarà una modifica abbastanza importante che porterà la storia verso un'altra direzione. Spero vi piaccia, buona lettura. 
   
 
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