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Autore: Zikiki98    29/09/2018    0 recensioni
- Avevo iniziato a scrivere questa storia qualche anno fa, lasciandola incompleta. La sto modificando e sto aggiungendo delle parti per renderla più piacevole e completa. Potete trovarla sia su Wattpad sia qui su Efp. I primi 9 capitoli li ho pubblicati tutti insieme, in modo che la storia segua lo stesso ritmo della pubblicazione su Wattpad. Spero vi piaccia -
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E se Bella provenisse da un mondo diverso da quello in cui siamo abituati a vederla?
Dopo la battaglia terrificante contro i demoni, avvenuta circa cento anni fa, non si è più sentito parlare di Shadowhunters, ovvero, di Cacciatori di Demoni. Da quella strage di Nephilim, tutte le creature del mondo invisibile, vale a dire vampiri, licantropi, maghi e fate, hanno creduto che si fossero estinti.
E se non fosse così? E se si fossero solo nascosti?
I demoni stanno ripopolando il mondo e la vita, non solo degli esseri umani, ma anche delle creature mitologiche presenti nelle favole dei bambini e nei racconti terrificanti degli adulti, è a rischio.
Chi li manda? Come possono uscire dalla loro dimensione? La terra potrà tornare ad essere un pianeta "sicuro"?
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Instagram: _.sunnyellow._
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FanFiction su Twilight e Shadowhunters.
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Clan Cullen, Edward Cullen, Emmett Cullen, Isabella Swan, Quileute | Coppie: Alice/Jasper, Bella/Edward, Carlisle/Esme, Emmett/Rosalie
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza | Contesto: Più libri/film
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THE WORLD OF DEMONS
IL PORTALE DEI DEMONI


2. AVE IDRIS


Improvvisamente, qualcuno bussò alla porta della mia stanza, risvegliandomi dai miei pensieri.

- Avanti - dissi tranquillamente, senza cambiare posizione.

Seduta sul davanzale della finestra, stavo contemplando il paesaggio come mai avevo fatto prima. Lo scrutavo con occhi più attenti e vigili, nel tentativo di memorizzare qualunque cosa il mio cervello riuscisse poi a ricordare, in modo da avere meno nostalgia possibile una volta lontana da qui. Probabilmente perché sapevo che questa sarebbe stata l'ultima volta che avrei rivisto quello spettacolo dopo chissà quanto tempo.

La cosa sinceramente mi metteva un po' paura: spostarsi così, senza un preavviso abbastanza lungo che permettesse di realizzare appieno la cosa e dopo non aver visto nient'altro se non questa città era terrificante. Ma avrei dovuto accettarlo e lo avrei fatto ricordandomi che, in fondo, non ero l'unica a trovarmi in quella situazione. Fuori da quella casa c'erano altre migliaia di persone che si sentivano proprio come me. Non c'era spazio per i piagnistei o le lamentele.

La serratura scattò, spalancando la porta e rivelando così la figura di mio fratello Stephan, il minore della stirpe dei Durwood.

Io e Ste eravamo molto legati, soprattutto perché entrambi avevamo sedici anni e, in quella casa piena di adulti, era sollevante trovavare conforto l'uno nell'altra davanti alle ingiustizie imposte dai nostri genitori, che tendevano a differenziarci dai nostri fratelli maggiori, per via dell'età.

L'unica pecca di questo fantastico rapporto con lui era la gelosia costante di Sebastian, unico mio fratello di sangue. Seb viveva nella convinzione che io preferissi Stephan a lui, nonostante gli avessi spiegato più volte che non avevo alcun tipo di preferenza sui miei fratelli.

- Fatto le valige? - chiese avvicinandosi a me lentamente con uno sguardo che diceva più di mille parole.

Lo guardai e sospirai, accennando un piccolo sorriso - Sì... e tu? - .

- Pronte! - esclamò esagerando decisamente con l'entusiasmo, anche se mi fece ridere.

Senza che lo invitassi a farlo, si accomodò davanti a me sul davanzale facendo incrociare le nostre gambe in un groviglio confuso e cambiando la posizione comoda che ero riuscita a trovare precedentemente, con tanta fatica.

Decisi di continuare a mantenere il mio sguardo fuori dalla finestra con aria pensierosa, finché non iniziai a sentire i suoi occhi sulla mia figura, mettendomi a disagio. Sapeva quando mi desse fastidio sentirmi osservata e lui stava facendo esattamente una delle cose che mi irritavano di più al mondo.

- Qualcosa non va? - chiese scrutandomi con più attenzione.

Sapevo che si sarebbe accorto che qualcosa non andava, solo lui era capace di captare le mie emozioni e i miei pensieri prima ancora che riuscissi io a darne un senso. Probabilmente, aveva notato il mio malumore appena entrato nella mia stanza.

Mi mordicchiai leggermente il labbro inferiore pensando a cosa dire. Lo facevo sempre quando ero un po' nervosa e in quel momento lo ero. Fin troppo.

- È tutto okay, è solo che... questo posto mi mancherà come l'aria. Sarà difficile lasciarselo alle spalle - .

Non c'era alcuna necessità di aggiungere altro, sapevo che lui avrebbe capito ciò che intendevo.

I miei genitori biologici erano stati sepolti qui e questo avrebbe di conseguenza reso impossibile la possibilità che io andassi a trovarli con la stessa frequenza con cui ero andata finora. Avevo la sensazione di abbandonarli lasciando Idris in questo modo, di punto in bianco. Avevo già messo in conto che sarebbe stato difficile andarsene, per ovvi e validi motivi, ma credevo che avrei iniziato a percepire i sensi di colpa una volta che fossi stata catapultata nel mondo mondano, una volta che mi fossi resa conto di essere effettivamente distante da Idris. Non avrei mai immaginato che questo turbine di sentimenti e pensieri negativi si sarebbe presentato così presto.

Come volevasi dimostrare, Ste colse i miei pensieri al volo - Non ti lascerai nulla alle spalle, Bella. Vedrai che non sarà nulla di definitivo. Appena termineremo il nostro dovere torneremo qui, io ti riporterò qui -.

Le sue parole ebbero l'effetto desiderato e mi fecero sorridere - Ma quanto puoi essere dolce? -.

Rise sistemandosi meglio gli occhiali sul naso - Va bene, non dirlo agli altri -.

Per "altri" intendeva William, George e Sebastian che, ormai, secondo la nostra politica, potevano essere considerati senza problemi Cacciatori adulti, avendo compito la maggior età.

Per questo in quel momento, io e Stephan, eravamo gli unici rimasti a casa, perché tutta la nostra famiglia era alla riunione del Consiglio e, considerando che non avevamo ancora compiuto diciotto anni, per il Conclave eravamo dei bambini e, per tale motivo, era fuori discussione che potessimo parteciparvi.

Trovavo decisamente umoristico il fatto che, a causa della nostra giovane età, venissimo esclusi dalle riunioni del Conclave, perché considerati ancora dei bambini, ma, sempre secondo quest'ultimo e le sue leggi, eravamo comunque abbastanza adulti da affrontare orde di demoni, rischiando la nostra vita per proteggere quella altrui. Ero fermamente convinta che partecipare fosse un nostro diritto, ma sapevo che protestare per questo non avrebbe portato a nulla. Sarebbe stato come cercare di prendere una manciata di mosche. Inoltre, avevamo ben altri problemi più importanti da risolvere e poi, avrei dovuto attendere ancora qualche anno, e anche io avrei potuto ascoltare e intervenire alle riunioni, perciò il problema non mi avrebbe più riguardata in prima persona.

Lo giuro sull'Angelo - proclamai portandomi la mano destra sul cuore con fare solenne e rispettoso nei confronti del nostro creatore.

Alzò gli occhi al cielo - A volte sei davvero assurda -.

Gli feci la linguaccia, divertita dalla piega che aveva preso la nostra piccola conversazione. Tra di noi finiva sempre così: non importava quanto fosse serio il discorso che stavamo affrontando, noi trovavamo sempre il modo per riderci sopra.

- Davvero maturo! - mi prese in giro riferendosi alla mia smorfia, provando a farmi il solletico, ma fortunatamente riuscii a fuggire in tempo dalle sue mani.

- Parla per te, idiota! - dopodiché gli diedi un pugno sulla spalla abbastanza forte da fargli perdere l'equilibrio. Cadde a terra come un sacco di patate.

Ci guardammo per qualche secondo, per poi scoppiare a ridere nuovamente. Era un dannato circolo vizioso. Stare insieme a Stephan era una delle cose più semplici e naturali che si potessero fare e condividere parte delle mie giornate con lui era bello, perché spesso era l'unico che riuscisse a capirmi davvero, o almeno ci provava, in modi che nemmeno Sebastian, nonostante quello che avevamo trascorso insieme, era mai riuscito a fare. Ma questo non significava che io lo amassi di meno rispetto a Ste.

Inoltre, guardandolo attentamente, dovevo ammettere che Stephan era un bel ragazzo. Non il tipo che mandava in brodo di giuggiole centinaia di ragazze, come William e Sebastian per esempio, ma era altrettanto affascinante, anche se in modo nettamente differente. Stephan aveva i capelli a ciuffo color biondo scuro, gli occhi sottili e azzurri e i tratti del suo viso erano in parte ancora infantili e dolci e in parte stavano diventando più maturi, questo dovuto al periodo di transizione in cui si trovava. Per di più, come avevo già accennato prima, un paio di occhiali tondeggianti gli ricadevano leggeri sul naso, dandogli un'aria decisamente più tenera rispetto a Will, George e Seb. Inoltre, era alto circa un metro e ottanta, era poco più basso dei suoi fratelli. Essendo un giovane cacciatore, fisicamente non era niente male, ma spesso, a causa della sua goffaggine, difficilmente veniva preso sul serio.

In ogni caso, i fratelli Durwood sembravano essere stati clonati uno ad uno: erano tutti uguali e spiaccicati al padre. Erano tutti e tre alti, muscolosi, biondi e con gli occhi chiari.

Dalla madre, invece, che era di media statura, con dei lunghi capelli neri che le ricadevano fini a poco dopo le spalle e gli occhi scuri, avevano preso poco se non niente. Probabilmente, le si avvicinavano di più caratterialmente parlando. Avevano ereditato le qualità migliori che Marie potesse offrire loro: la dolcezza, la comprensione, la compassione, la bontà d'animo e l'intelligenza.

Ad un certo punto in lontananza, guardando fuori dalla finestra, riuscii ad intravedere alcuni Shadowhunters che si stavano incamminando verso casa propria. Questo significava probabilmente che la riunione era finita e che da lì a poco la nostra famiglia sarebbe tornata a casa per annunciare le decisioni che erano state prese dal Conclave e le ultime raccomandazioni del Console prima delle partenze.

Quello di cui tutti eravamo certi, anche senza necessariamente partecipare all'incontro, era che ogni famiglia si sarebbe dovuta trasferire in una delle città dove era presente una maggior attività demoniaca. Fortunatamente, il Conclave era riuscito a localizzare sulla mappa, grazie soprattutto all'aiuto del nostro stregone Elias, l'unico nascosto che avesse mai abitato ad Idris da quando sorse, esattamente i luoghi dove poteva esserci un alto tasso di questa presenza, anche se ovviamente, essendo dei reclusi, non potevamo esserne completamente certi.

- Stanno tornando - pensò ad alta voce Ste, sedendosi nuovamente al mio fianco, con lo sguardo perso fuori dalla finestra.

- Già - e gli passai subito una mano davanti agli occhi per riportarlo alla realtà - Ehi, ci sei ancora? - .

- Sì, sì, scusa. Stavo solo pensando -.

- A cosa? - domandai curiosa.

Sorrise timidamente - Niente di importante, davvero -.

Era inutile insistere con lui se non aveva voglia di parlare di qualcosa. Sapevo che se non me ne parlava era perché o non si sentiva pronto o non la riteneva comunque una questione abbastanza importante da essere esplicata. Non ero di certo quel tipo di persona che insisteva, non ero così impicciona, ma in ogni caso lui sapeva che qualsiasi cosa avesse avuto, lo avrei ascoltato, sempre.

Sospirai - Come vuoi. Li aspettiamo di sotto? - .

- Certo! - .

Così, senza dire più nulla, ci alzammo e ci incamminammo verso il salotto, curiosi di sapere dove ci avrebbe portato questa nuova avventura.

__

- Forks? Non ne ho mai sentito parlare - mormorò poco convinto Stephan accanto a me, quando nostra madre ebbe finito di parlare.

Nemmeno io ne avevo mai sentito parlare, e dire che in geografia non me l'ero mai cavata male, anzi, ottenevo sempre degli ottimi risultati. Questo mi fece dedurre che molto probabilmente era una piccola cittadina abitata da pochissime persone. Soltanto per quest'ultimo fattore, non doveva essere poi così male, giusto? Non tenevo molto a trasferirmi in una metropoli super popolata e rumorosa, quando qui ero stata abituata ad uno stile di vita decisamente più tranquillo e poco "affollato".

- È vicino a Seattle - lo informò Will che, nonostante la stanchezza.

I miei famigliari erano tornati da quella riunione tutti molto stanchi e assonnati. A quanto detto da loro, erano state tre ore davvero allucinanti, a cui si avrebbe potuto fare volentieri a meno, se solo quest'evento fosse stato organizzato in modo migliore. Per questo, riuscivo a compatire la stanchezza dei miei fratelli maggiori, essendo stata per loro la prima assemblea del Conclave.

Ci spiegarono che alcuni conservatori della città, che non volevano assolutamente accettare le nuove riforme indette dal Consiglio e dal Console, avevano deciso di discutere le loro motivazioni, alzando la voce e causando così un grande caos generale.

Quindi, ripensandoci bene, essere adulti, non portava poi tutti questi grandi vantaggi...

- Ovviamente - riprese la mamma, che aveva parlato fino a poco prima che intervenisse il suo primo genito - Non controlleremo un territorio così vasto. Ci limiteremo a proteggere Forks, dove risiederemo stabilmente, Port Angeles e La Push. Tenete conto che alla riserva il territorio appartiene ai Quileutes, quindi ci sarà meno lavoro da svolgere -.

La guardai sorpresa. I Quileutes? Chi erano? Com'era possibile che un popolo di esseri umani potesse proteggere le proprie terre e le persone che ci vivevano?

Non potevano combattere contro dei demoni, non ne avevano né le capacità né i mezzi. Avrebbero scambiato quei mostri per cani rabbiosi o altri esseri simili, sottovalutando la situazione e conducendoli così ad una morte certa. Anche se fossero sopravvissuti, erano comunque troppo deboli per affrontarli.

- Com'è possibile? - chiesi infine, lasciando trapelare tutto il mio sconcerto.

Fu nostro padre Jonathan a rispondermi - A quanto sembra, il suolo è battuto da un branco di licantropi -.

Stephan, al mio fianco, si lasciò andare in un urlo di esaltazione - Wow! Licantropi? Quindi collaboreremo con i Nascosti! - .

Non avendone mai visto uno, in tutta onestà, l'idea di incontrare un gruppo di lupi eccitava anche me, nonostante fossi consapevole che, dopo tutto quello che era successo ai nostri antenati e soprattutto, per quanto mi riguarda, ai miei genitori, non avrei dovuto sentirmi in quel modo. Perciò, cercai di fare il possibile per non dare a vedere la mia esaltazione e di contenere le mie emozioni. In particolar modo, avrei dovuto nascondere i miei sentimenti da Sebastian.

Mio fratello era convinto fortemente che tutto quello che era capitato alla nostra specie negli ultimi cento anni, fosse dovuto anche in parte ad alcuni Nascosti. Lo credevo anche io, anzi, in realtà ne eravamo convinti tutti. Sapevamo che era così, un po' per gli innumerevoli diverbi tra noi Nephilim e le altre creature del mondo magico e un po' perché, dopo la stipulazione degli Accordi, i Nascosti credevano che noi Cacciatori volessimo dominare e controllare tutto e tutti. Ovviamente, anche a difesa della mia specie, non era così, fraintesero semplicemente le nostre intenzioni, ma non tutti lo capirono.

Per questo, Sebastian non sopportava le altre creature del Mondo Invisibile. Le riteneva tutte responsabili delle nostre disgrazie e probabilmente se se ne fosse ritrovato uno davanti, l'avrebbe fatto passare a miglior vita senza pensarci troppo.

- Non ci pensare nemmeno! - urlarono George e Sebastian ammonendo Stephan, con una decisione tale che uno schiaffo in faccia probabilmente avrebbe causato meno dolore e umiliazione.

Stephan, come previsto, si deprimi subito - Come? Perché? -.

- Non possiamo rivelare la nostra esistenza ai Nascosti - spiegò Sebastian - Non sappiamo esattamente come sia andata cento anni fa, potrebbero aver collaborato con chi ha creato quel maledetto esercito di demoni -.

Era vero e sicuro quanto la morte che qualche Nascosto, anni orsono, avesse collaborato con il nemico a noi sconosciuto. Soltanto gli stregoni avevano la capacità di creare portali per mettere in collegamento una dimensione con un'altra, quindi sicuramente c'era di mezzo qualche Figlio di Lilith in questa storia. Tutte le altre creature del Mondo Invisibile, compresi noi Nephilim, non ne avevano le capacità. Ma non avendo prove sull'accaduto e, soprattutto, i nomi dei responsabili, non potevamo fare delle accuse del genere dandole per certe. Quindi, quando incappavamo in questo argomento, noi Shadowhunters parlavamo sempre a livello ipotetico.

- Com'è possibile che non se ne accorgano? I lupi fiuteranno il nostro odore! - esclamai confusa, non riuscendo a seguirli.

Era davvero un'idea assurda e impensabile quella di nasconderci tra i Nascosti facendo finta di nulla. Per l'Angelo, non aveva alcun senso.

- Il branco è giovane, si è formato solo da qualche anno - continuò imperterrito mio fratello - Sicuramente non avranno mai sentito parlare di noi. Di chi ci dobbiamo preoccupare veramente sono i vampiri e gli stregoni: loro sono immortali e quelli che hanno anche solo un secolo di vita sanno che siamo esistiti. Dovremmo camuffarci, soprattutto voi - terminò riferendosi a me e Stephan.

- Perché? - domandai confusa, alzando le sopracciglia.

- Secondo lo stato Americano dovete andare a scuola - ci informò nostro padre - e per non destare sospetti, ci andrete davvero -.

A scuola? Avrei dovuto frequentare le scuole mondane? Non ne avevo mai frequentata una in tutta la mia vita, nemmeno qui, ad Idris. Come avrei mai potuto frequentare una scuola di esseri umani senza che capissero che effettivamente non ero mai andata a scuola? I miei insegnanti erano sempre stati Jonathan e Marie e, di conseguenza, né io né i miei fratelli avevamo mai messo piede in un vero e proprio istituto. E poi, ero più che convinta che le materie non fossero le stesse: non penso che per i mondani fosse utile studiare demonologia, come per me non era rilevante studiare matematica.

Anche Stephan al mio fianco sembrò preoccuparsi - Scuola? Ma noi non ci siamo mai andati! Di sicuro non ci saranno nemmeno le stesse materie e noi non abbiamo le giuste competenze per... -.

Marie lo interruppe quasi subito - Dovete solo stare attenti e proteggere gli umani presenti nella scuola, mentre noi penseremo al resto del territorio che ci hanno assegnato. Non dovete per forza prendere buone valutazioni, non ci interessa questo, ma dovete compiere in modo eccellente il vostro compito di Shadowhunters, senza dare confidenza a nessuno, sia chiaro. Non dovete farvi scoprire, il Conclave è stato molto severo su questo argomento -.

Incondizionatamente, mi guardai le braccia ricoperte dalle rune e dalle cicatrici prodotte dallo stilo. Sarebbe stato un impiego più difficile del previsto. Questi simboli, per quanto ne andassi orgogliosa, anzi, per quanto tutti noi ne andassimo orgogliosi, erano troppo evidenti e non sarebbe stato facile occultarle.

- Come faremo a nascondere le rune? - chiesi con una certa preoccupazione.

Ogni Shadowhunters amava le proprie rune e le proprie cicatrici, perché ognuna aveva una sua origine e una sua storia. Più il corpo ne era ricoperto, più si era rispettati dagli altri Cacciatori. Era una questione d'onore. Bisognava indossarle con orgoglio, perché dimostravano con quanta dedizione un cacciatore si impegnava nell'eseguire la propria missione. Detto volgarmente, erano come dei premi che rappresentavano la bravura di uno Shadowhunter in un certo senso.

- Questo sì che è un problema... - mormorò sfregandosi il mento con una mano, Will.

- Dovrete coprirle, non avete scelta. Niente maglie scollate. Dovrete indossare felpe, maglioni e magliette a maniche lunghe - affermò Sebastian - Non risulterà strano, a Forks fa freddo perfino in estate -.

Fantastico.

Una cosa che proprio non riuscivo a tollerare, oltre ai demoni ovviamente, era il freddo. Ero più quel tipo di persona che amava la calura del sole estivo e la brezza leggera della primavera. L'inverno e l'autunno non facevano proprio per me.

- E se, per sbaglio, un mondano dovesse vederle? - domandò grattandosi la testa Stephan, quasi impaurito da quella possibilità.

Alzai gli occhi al cielo. - I mondani al posto delle rune vedono cicatrici - gli ricordai con gentilezza.

Boccheggiò per qualche secondo, per poi mormorare un - Ah... giusto -.

Cercai di non ridere, anche se avevo una voglia matta di prenderlo in giro per il suo essere così sbadato. Ma questo non era esattamente il momento adatto per mettersi a sghignazzare. Era una questione seria dalla quale sarebbe dipesa la vita di ogni singolo essere vivente presente sulla Terra.

- Dovremmo prestare più attenzione ai Nascosti, invece. Loro le nostre rune le possono vedere senza difficoltà - ci ricordò Jonathan, alzandosi dalla poltrona dove si era accomodato appena messo piede in casa - Direi che è arrivato il momento di andare a riposare, domani sarà una giornata molto lunga -.

Tutti noi lo seguimmo a ruota.

- Perché? - chiesi, tanto per rompere il silenzio.

George si avvicinò di più a me poggiandomi un braccio sulle spalle, con un tale entusiasmo da prendermi quasi alla sprovvista - Domani si parte Bells! Alle cinque del mattino in piedi, anche se il portale verrà aperto alle sei, ma detto fra di noi: non ho voglia di essere l'ultimo a partire! -.

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Zikiki98

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