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Autore: Shade Owl    30/09/2018    3 recensioni
La musica è un'arte, e chi la coltiva sa bene quanto sia complessa e gratificante. Un violino, poi, è tra gli strumenti più difficili di tutto il mondo della cultura sonora.
Questo lo sa bene Orlaith Alexander, che fin da bambina ha sviluppato un'autentica passione per il violino e la musica. Il giorno in cui Dave Valdéz, uno dei migliori produttori discografici di New York, scopre il suo talento, la sua vita cambia drasticamente, e da lì comincia il successo.
Tuttavia, il successo ha molte facce, proprio come le persone. E per scoprirle, Orlaith dovrà prima conoscere aspetti della sua musica che prima ignorava lei stessa...
Genere: Fantasy, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Epic Violin'
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Quando Orlaith riaprì gli occhi vide che l'armatura rocciosa di Fakhri era andata in frantumi, lasciandogli attaccati addosso pochi ciottoli dall'aria fragile. Una lunga lama fatta di fili di fumo lo attraversava da parte a parte, e Jayden era proprio alle sue spalle, intento a premere con forza un foglio strappato dal quaderno sulla schiena dell'Homunculus.
Ansimava e aveva i vestiti strappati, quanto bastava perché si intravedesse la cicatrice da ustione sul suo braccio. La sua pelle era coperta da una patina di sudore misto a polvere, e perdeva un po' di sangue dal naso e da un taglio sopra l'occhio. Era sfinito.
Nonostante questo sollevò l'avversario come se fosse senza peso, senza staccare le mani dal foglio su cui era disegnato il piccolo Cerchio Magico, e con un grugnito lo scaraventò verso l'alto, dandogli una tale spinta da farlo sbattere contro il soffitto e scheggiando l'intonaco con cui era coperto.
Fakhri non emise un suono, nemmeno quando atterrò. In quanto Homunculus era come se non si fosse fatto nulla, e ignorava beatamente il grosso foro al centro del suo petto. Si stava già rialzando, perdendo un po' di argilla dalla ferita, insensibile al dolore e alla fatica, al contrario di loro.
Tuttavia, i suoi movimenti erano lenti, come se fosse danneggiato.
Allwood indietreggiò, e mentre Fakhri si voltava numerose crepe cominciarono a crescere partendo dal foro nel suo petto, solcandogli la pelle. Ogni parte di lui divenne argilla e si sgretolò con una velocità sorprendente davanti ai loro occhi, finché di lui non rimase che un mucchietto di polvere.
Esausto, Allwood crollò a sedere sul pavimento, ansimando come se avesse corso la maratona.
- Ben... ben fatto...- disse a fatica - Dio... questi Suggelli sono peggiori di quel che pensavo!-
Si pulì il sangue da sotto la narice e si rialzò con cautela, tenendosi il fianco. Forse aveva qualcosa di rotto.
- Stai bene?- chiese Orlaith.
Lui annuì.
- Nulla di permanente. McGrath mi rimetterà in sesto... tu vai in cucina e apri il gas, l'ho già manomesso.-
- Certo, perché tutti crederanno alla favola della fuga di gas, adesso...- osservò Orlaith, indicando con le braccia tutto il macello che li circondava.
Allwood scosse faticosamente la testa, facendo un sorriso stanco. A un suo gesto, numerosi Cerchi Magici comparvero sulle pareti.
- Avevo insonorizzato l'attico.- spiegò - Non volevo correre rischi. Per questo siamo venuti un'ora prima.-
Con un gesto del capo la incitò a eseguire l'ordine, mentre zoppicava verso la porta.

Il mattino dopo Allwood sembrava di nuovo in forma perfetta, come se non fosse mai stato ferito durante lo scontro. Il taglio sopra lo zigomo era poco più di un graffio, adesso, e si muoveva con molta più agilità della notte precedente. Qualsiasi incantesimo avesse usato, di certo funzionava.
Purtroppo, la prima cosa che le disse fu che dopo colazione sarebbero ripartiti subito.
- Come, di già?- chiese, delusa.
Allwood annuì, appoggiandosi allo stipite della porta. L'aveva raggiunta in camera sua, ed era già vestito di tutto punto. Lei invece era ancora seduta a gambe incrociate sul letto, in pigiama, e si stava divertendo a programmare la giornata, o almeno lo aveva fatto fino a pochi istanti prima, quando era arrivata la brutta notizia.
- Sì, di già.- rispose Allwood - Non possiamo restare. Per ora i giornali riportano tutto come un banale incidente, ma Vaněk potrebbe intuire qualcosa. Quell'Homunculus era duro a morire, non so se un'esplosione da sola potesse effettivamente distruggerlo. Appena lo verrà a sapere farà comunque delle verifiche, e non voglio trovarmi qui quando succederà. A dire il vero, voglio che sappia della morte del prossimo Suggello mentre è ancora impegnato a grattarsi la testa per quello che è successo qui, se non più tardi ancora.-
Orlaith annuì, anche se non nascose l'espressione dispiaciuta: aveva sperato che, dopo aver eliminato Fakhri, si sarebbero potuti concedere almeno un paio di giorni di svago a Parigi. Non lavorava più da settimane, e questo le aveva permesso di recuperare le forze, ma sentiva il bisogno di distrarsi un po'. Non era stata proprio il suo ideale di vacanza, quella.
- Capisco che per te sia una delusione, ma ti prometto che presto potremo fare un po' i turisti. Ci divertiremo.- promise, staccandosi dallo stipite.
- Credevo volessi uccidermi subito dopo Vaněk.- borbottò scocciata lei.
Jayden sospirò, scuotendo la testa.
- Dai, ho dovuto dirlo.- si giustificò - Perché dovrei volerti fare del male, dopotutto?-
Le sorrise, ma Orlaith non ricambiò se non con una smorfia: al di là delle sue intenzioni e della situazione, il suo tono era stato spaventoso. Spaventosamente duro e diretto, a dirla tutta. Per un attimo gli aveva davvero creduto.
Sperava davvero di non sentirlo mai più parlare in quel modo.

Non sarebbero tornati a casa, come le spiegò Allwood durante il viaggio in auto, ma avrebbero comunque preso un aereo, stavolta per San Pietroburgo, dove avrebbero cercato il successivo Suggello.
Se le sue informazioni erano esatte (e lo erano, come le garantì) l'identità assunta da questo particolare Homunculus era quella di Yelena Volkova.
Orlaith l'aveva già sentita nominare, anche se non ricordava chiaramente in quale occasione. Di certo era anche lei un'artista di qualche tipo, ed era piuttosto sicura che fosse stato David a parlargliene, ma mesi e mesi prima. Secondo Jayden risiedeva stabilmente in città, e anche lei era una persona abbastanza famosa. A quanto pareva, Vaněk si era assicurato di rendere noti alle masse i suoi Suggelli, così da poter sapere di una loro eventuale morte improvvisa senza doverli tenere sotto controllo per forza.
- Posso fare una telefonata?- chiese Orlaith, mentre aspettavano la chiamata per il gate, seduti sulle scomode poltroncine dell'aeroporto.
Allwood, il naso di nuovo immerso in uno dei suoi quaderni, annuì distrattamente.
- Hai ancora il mio cellulare?- chiese.
- Sì.-
- Bene. Non dire dove sei. Oppure dillo, ma menti. E suona convincente. L'importante è che non si sappia che sei a Parigi. Se controllano il telefono ricevente...-
Lo so, Allwood.- sbuffò esasperata lei.
McGrath, a guardia delle valigie, fece un sorrisetto paziente, a cui lei rispose con un'occhiata stanca, passando oltre.
Appena fu in un punto abbastanza appartato chiamò David, pensando solo dopo il primo squillo al fuso orario.
Che ore saranno a New York?
A prescindere dalla risposta, il produttore rispose al terzo squillo, e il suo tono era vigile.
Pronto? Qui David Valdéz, produttore di sogni!-
Fin troppo vigile. Era strafatto di red bull.
- Ciao, Dave.-
Dopo quell'unico, laconico saluto, l'umore di David cambiò rapidamente.
Hija de puta! Maldida perra! Mier...-
- Okay, primo: non parlo spagnolo e lo sai, ma una o due cosine le capisco anch'io!- sbottò Orlaith, offesa - Secondo: datti una calmata o riaggancio e tanti saluti!-
Sentì in lontananza David scaricare una marea di imprecazioni, insulti e compagnia bella, ma lontani dalla cornetta: doveva avere messo a distanza di sicurezza il telefono per sfogarsi liberamente.
Cazzo, Orlaith! Di nuovo? L'hai fatto di nuovo!-
Lei attese che facesse qualche respiro profondo e, quando parve che avesse finito, riprese la parola:
- Va meglio?-
Eh... un po'.- borbottò - Ma porca miseria, chica... ti rendi conto che domani avrei chiamato la polizia?-
- Già, molto gentile da parte tua. Potevo essere morta, sai?-
Cazzo, credi che non lo sappia? Che tu ci creda o no, ti voglio bene, mocciosetta! Se mi fosse importato solo delle vendite avrei sollevato un vespaio e avrei puntato sulla pietà! Invece ho accettato quella tua idea del finto ritiro, ho pensato che ti fosse venuto un esaurimento e volessi stare per conto tuo... in fondo non sono stato leggero col carico di lavoro, e per questo ti chiedo scusa... ma non sono rimasto inerte, ho spedito un tizio a cercarti appena sei sparita!-
- Che tizio?-
- Un investigatore privato, uno dei migliori. È una vecchia conoscenza, sai, un tipo discreto, mi ha aiutato a rintracciare altri che se la davano a gambe per paura o roba simile...- spiegò - Volevo che scoprisse se stavi bene e che ti portasse da qualche parte... a Tresckow, se non c'eri andata di tuo. Per farti rilassare, capito?-
- Non lo sapevo. Comunque richiama il mastino, sto bene, sono solo... nascosta. Voglio stare da sola.-
Già, mi piacerebbe richiamarlo... se solo sapessi dov'è.- rispose David - Non lo sento da diversi giorni, il che è strano, visto che doveva richiamarmi ieri. Se entro domani non avessi avuto notizie neanche da lui avrei davvero chiamato gli sbirri. Pensavo che ti fosse successo qualcosa.-
Orlaith esitò: anche quell'uomo era sparito? Perché?
- Sai dov'era l'ultima volta?-
Avrebbe provato subito a Tresckow, ma gli ho parlato anche di quel tuo viaggio a Staten Island. Forse era lì. Perché?-
La ragazza non disse niente, voltandosi verso Jayden e McGrath. Il primo era ancora immerso nella lettura, l'altro invece non l'aveva mai persa d'occhio. Continuava a sorriderle con aria gentile, pur non potendo provare vere emozioni.
- Io... nulla, ero curiosa.- disse, spostandosi un po' per essere fuori vista - Dave... devo farti una domanda adesso. Sei il solo di cui mi possa fidare... forse.-
Forse? Che vuol dire "forse"?- chiese lui, offeso - Dopo tutto quello che ho fatto per te? Ti sto coprendo pure con quella mummia di Vaněk, sai? Non fa che chiedermi dove sei finita! La sua segretaria mi chiama almeno una volta la giorno, e tutte le volte che sono obbligato a rispondere invento una balla diversa! Se mi becca rischio il posto!-
- David, chiudi il becco!- sbottò Orlaith - Questa è una cosa seria, va bene? Forse sono nei guai, e mi serve aiuto. Tu sei il solo che probabilmente non ha nulla a che fare con tutto questo, ma devi essere concentrato!-
Il produttore non rispose, e Orlaith capì di averlo spiazzato. Onestamente avrebbe evitato molto volentieri di coinvolgerlo: poteva essere d'accordo con Vaněk o, peggio ancora, essere solo una pedina inconsapevole come lei. In un caso si sarebbe esposta a un rischio, nell'altro si sarebbe esposto lui. E visto che aveva bisogno di aiuto ed era comunque nei guai...
- David, devo sapere cosa sai davvero di Vaněk o di un uomo di nome Allwood.-
Di nuovo, David non rispose. Lo sentì sospirare dall'altro lato della linea.
Orlaith, cosa sta succedendo? Chi è questo Allwood?-
- Lo conosci o no?-
No, cazzo, no! Come potrei? Non mi dici mai niente! Sono solo un coglione strapagato, ormai!-
- Forse sei l'unico che possa tirarmi fuori dai guai, quindi piantala di lamentarti e ringraziami per non averti coinvolto prima!- sbottò lei - Ascolta, al momento mi sto occupando di una faccenda importante che devo sbrigare da sola, ma presto avrò bisogno di un aiuto. E non contattare il tizio che hai mandato a cercare me, dubito che ti risponderà mai più... temo che sia morto.-
Cosa?-
- David, devi promettermi che mi aiuterai.-
Ma... Orlaith...-
- Non voglio prenderti in giro, non sarà una cosa da poco... potrebbe essere pericoloso.- continuò - E non potrai dire a nessuno di questa conversazione. Ma ho davvero, davvero bisogno che tu faccia questo per me.-
Io...-
- David.- lo interruppe Orlaith - Per favore... sei l'unica speranza che mi rimane.-
Il produttore esitò un momento prima di rispondere.
Va bene, piccola.- disse alla fine - Se è così importante lo farò. Aspetterò la tua chiamata e ti farò avere quello che ti serve. Prenderò le ferie stasera, mi organizzerò. Ma in che guaio ti sei cacciata?-
- Lascia perdere... non capiresti.- rispose lei - Grazie, Dave. Sei forse l'unico amico che ho, al momento. Ti richiamerò appena possibile.-
Riagganciò senza dargli il tempo di ribattere, sperando di non avere appena fatto un errore colossale.

Orlaith si trova con le spalle al muro, a questo punto.
Ringrazio 
John Spangler, Old Fashioned, Fan of The Doora, _Alexei_, Kira16, Fiore di Girasole, Sahara_2, Queen FalseHeart, Marz97, Aelfgifu e Roiben, i miei lettori fidati. A presto!

   
 
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