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Autore: Signorina Granger    01/10/2018    16 recensioni
INTERATTIVA ||
I Peccati Capitali erano un gruppo di maghi e streghe, considerati tra i più potenti della Gran Bretagna, ognuno dei quali rappresentava uno dei sette peccati capitali a causa di una grave colpa da loro commessa.
Il gruppo è stato sciolto e accusato di essere responsabile della morte del Ministro della Magia, ma quasi tutti riuscirono a fuggire, di loro si sono perse lle tracce e sulle loro teste venne messa una taglia.
Dopo tre anni il Ministero è ormai caduto nelle mani dei Cavalieri Sacri, un ordine che dovrebbe occuparsi della tutela dei maghi, e una dei Peccati decide di andare alla ricerca dei suoi vecchi amici con l'intento di trovarli e mettere fine, insieme, alla loro persecuzione, trovando il vero responsabile dell'omicidio che li fece condannare e alle tirannie messe in atto dai Cavalieri.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 1


Dopo aver fatto uscire Loki dalla sua cella Mackenzie l’aveva aiutato a muoversi quasi trascinandolo di peso, sistemandogli un braccio intorno alle proprie spalle e circondandogli la vita con il suo. Non poté far a meno di notare quanto sembrasse magro, ma lo aveva già visto una volta appena uscito dal carcere, non si sarebbe aspettata nulla di diverso.

“Ce la fai a camminare?”
“Sì.” Loki parlò con una voce bassa e roca, come se negli ultimi tempi fosse stata usata di rado, e stringendo i denti mosse alcuni passi, maledicendo mentalmente la sua gamba dolorante e che riusciva a muovere a malapena.

“Come sei venuta fin qui?”
“Volando.”

Loki pensò che lo stesse prendendo in giro, non era raro che succedesse dopotutto, ma quando Mackenzie fu finalmente riuscita a portarlo al livello giusto si accorse del grosso Thestral legato sulla sommità dell’insenatura lasciata scoperta dell’edificio. 

“Dove lo hai preso quello?!”
“Potrei averlo rubato da Hogwarts, ma ne parliamo dopo, vieni.”

Mackenzie mosse un altro passo avanti, ma spinse il compagno forse troppo bruscamente perché Loki si lasciò sfuggire un gemito. 

“Scusa. Che cos’hai alla gamba?”
“Lascia perdere, voglio solo… andarmene di qui. Magari prima che le loro urla arrivino fino alle orecchie del Ministro.” Loki piegò le labbra in una smorfia mentre accennava con il capo ai numerosi detenuti, tutti in piedi contro le sbarre delle celle e molti con le braccia tese per cercare di toccare Mackenzie, implorandola di tirare fuori anche loro.

“Direi che è il caso di sbrigarsi allora. Ecco, aspetta.” Mackenzie – ignorando le voci degli altri detenuti – lasciò la presa su Loki per slegare il Thestral, e l’uomo fu costretto ad appoggiarsi alla pietra fredda e umida della parete per non barcollare e accasciarsi sul pavimento. 

La lince era immobile accanto a lui e l’ex Corvonero si guardò intorno con leggera apprensione, cogliendo quanto irrequieti fossero i Dissennatori. Non sembravano affatto felici che uno dei detenuti più importanti di Azkaban stesse scappando, ma la magia bianca del Patronus era troppo forte perché potessero avvicinarsi.

“Ok, fatto. Sali.”  Mackenzie allungò una mano per prendere quella del Peccato, che la strinse e si lasciò aiutare a montare sulla groppa dell’animale, guardando Mackenzie imitarlo e salire davanti a lui.

“Mac…” Loki rivolse un’occhiata incerta ai Dissennatori, suggerendo di sbrigarsi all’amica che, per tutta risposta, si voltò e rivolse un cenno al suo Patronus, che iniziò a seguirli brillando nel buio.

Un paio di Dissennatori li seguirono, forse certi che prima o poi l’Incanto si sarebbe spezzato, ma come entrambi i Peccati sapevano ciò non avvenne e con sincero sollievo di Loki le creature si arresero quando ebbero raggiunto la terraferma.
Non aveva idea di dove Mac lo stesse portando, ma l’ex Corvonero si lasciò sfuggire un sospiro prima di abbandonarsi sulla schiena dell’amica, tremando per il freddo.


Se glie l’avessero chiesto un paio di settimane più tardi, Loki non avrebbe avuto idea di quanto tempo ci impiegarono per raggiungere la loro meta, qualunque essa fosse: a lui parve un’eternità, quello era certo, ma il giorno seguente Mac gli avrebbe detto di trovarsi in Irlanda del Nord, quindi non poi così lontano da Azkaban.


Avrebbe serbato ricordi confusi di quella notte, quando il Thestral toccò terra Loki si lasciò scivolare dalla sua groppa come in trance, quasi senza accorgersi che Mackenzie liberò l’animale mentre lo trascinava su quello che sembrava essere un prato. 
Sembrava, almeno, era buio e Loki non vedeva o toccava un filo d’erba da tre lunghi anni, non era nemmeno sicuro di ricordare che aspetto avesse il suo volto.

La strega lo condusse fino ad una porta che si aprì da sola per farli entrare, chiudendosi alle loro spalle subito dopo mentre almeno tre serrature scattavano. Una lampada ad olio e delle candele si accesero e Loki socchiuse gli occhi chiari, non abituato alla luce, mentre Mackenzie si rivolgeva al suo Patronus:

“Resta fuori tutta la notte, non voglio sorprese da quegli esseri immondi.”

La lince, per tutta risposta, sparì con un paio di balzi oltre la porta chiusa mentre Mackenzie portava Loki fino ad un divano, facendolo sedere prima di inginocchiarsi per esaminargli la gamba sinistra:

“Perché hai una ferita del genere? È recente, e non ricordavo che i Dissennatori picchiassero.”
“Ho ricevuto… ahi, tesoro, fa’ piano! Dicevo, sono venuti a farmi visita un paio di Cavalieri qualche giorno fa, volevano notizie su di voi. Gli ho detto che non ne so nulla, ma ovviamente non hanno creduto ad uno dei Peccati.”

“Beh, credo che peggiorerà in fretta, sono arrivata con un ottimo tempismo, direi. Sta fermo adesso.”
“Avrei preferito che ci mettessi di meno Mac, ma grazie.”

Loki abbozzò un sorrisetto mentre si stringeva convulsamente l’altra gamba per sfogare su di essa il dolore e Mackenzie passava lentamente la bacchetta sulla lunga e profonda ferita che andava quasi dal ginocchio fino alla caviglia, aiutandola ad iniziare a rimarginarsi.

Mackenzie si alzò sbuffando leggermente, borbottando che aveva preferito assicurarsi che si trovasse davvero lì prima di rischiare andare ad Azkaban per nulla, e gli tese la mano, proponendogli di aiutarlo a salire le scale.

“Dove siamo?”
“In un posto sicuro, ci sono più incantesimi di protezione che ad Hogwarts, credo. E i Dissennatori non ci disturberanno.” 

Una volta arrivati al piano di sopra Mackenzie lasciò l’amico per aprire la porta di una stanza, continuando a parlare: 

“Ok Loki, hai una faccia tremenda quindi penso che ora dovresti dormire un po’… Loki?”

La strega si voltò, accigliandosi nel non vederlo, ma sospirò rumorosamente quando le parve di scorgere dei piedi infondo ad un letto attraverso la porta aperta della stanza di fronte, che raggiunse a passo di marcia prima di fermarsi sulla soglia e alzare gli occhi al cielo:

“… Ma non sul mio letto! Loki?” 

Loki si era lasciato cadere sul letto e ora giaceva immobile sul materasso, il volto appoggiato sul cuscino – il suo cuscino –. Tre anni prima lo avrebbe svegliato per poi buttarlo fuori a calci, ma fortunatamente per lui non quella sera.
La strega infatti sospirò, scuotendo il capo prima di borbottare qualcosa a mezza voce mentre girava sui tacchi:


“… Ok, va bene, ma solo per stasera.”


*
 

Il bacon, le uova e le salsicce sfrigolavano nelle padelle mentre Mackenzie, dopo aver lavato i pomodori, li tagliava e li condiva con pochi semplici gesti. Premurandosi anche di toglierci i semi, certo, perché non doveva dimenticare che il suo era un ospite raffinato. 

La strega fece uscire i muffin dal forno e i dolcetti si disposero da soli su un piatto mentre Mac versava del porridge in una scodella, dopodiché sistemò sullo stesso piatto dei pomodori uova, bacon e salsicce.
Prese due fette di pane, la marmellata, il burro e stava versando anche il tè nero quando udì dei passi leggermente zoppicanti. 



Loki era stato svegliato da un gradevole mix di aromi che non odorava da tempo, ma che gli avevano ricordato di non mangiare da ore e di avere molta fame. Il mago si svegliò e si permise di sorridere quella mattina, per la prima volta dopo tanto tempo: un letto, un cuscino. Quante volte aveva sognato quelle cose? Quasi non gli sembrava vero.

Avrebbe anche continuato a riposarsi, ma il suo stomaco era di un’opinione differente e l’ex Corvonero si mise lentamente a sedere sul materasso prima di stiracchiarsi e alzarsi, trascinandosi al piano di sotto dove Mac stava preparando la colazione.

Per loro e per un intero esercito, constatò il mago quando quando vide l’isola della cucina cosparsa di pietanze. 
Mackenzie stava versando del thè in una tazza ma alzò lo sguardo sentendolo arrivare, abbozzando un sorriso: 

“Ben svegliato, Bell’Addormentato. Dormito bene?”
“Sì, molte grazie. Tutto questo è per me? Cielo Mac, non credevo mi volessi così bene!”
“Oh, lo so bene, il mio letto è molto comodo… ma non farci l’abitudine, Loki. Ecco, mangia.”

Mackenzie accennò alla ricca colazione che aveva preparato mentre si puliva le mani in uno strofinaccio e l’amico sedeva di fronte a lei, dall’altro lato del mobile, facendo vagare lo sguardo sul gran numero di pietanze quasi senza sapere da dove cominciare.

“Hai l’aria di uno che non vede del cibo da una vita.” Mac abbozzò un sorriso, sinceramente divertita dalla sua reazione, e il mago inarcò un sopracciglio mentre allungava una mano per prendere un muffin:
“Beh, sei stata ad Azkaban anche tu, ti risulta che servano cibo vero? Ti assicuro che le cose non sono cambiate, dal tuo soggiorno. Mh, buono, avevo scordato che sapessi cucinare.”

“Sì, beh, ti ripeto di non farci troppo l’abitudine… anche se vederti così magro mi fa un certo effetto, quindi mangia pure finché vuoi.” 
Loki prese il suo invito molto sul serio perché si abbuffò come mai aveva fatto in vita sua, facendo sparire il porridge con qualche cucchiaiata e il thè in un paio di sorsi, chiedendo all’amica se potesse averne un’altra tazza prima di servirsi di pane con burro e marmellata.
Mac sorrise e annuì, versandogli dell’altro thè e aspettando pazientemente che l’amico finisse di mangiare per poter parlare. 

Loki, tuttavia, non sembrò dello stesso avviso perché, tra un pezzo di pane e l’altro, parlò di nuovo:

“Allora… Notizie degli altri?”
“No. O almeno, ho il sospetto di sapere dove si trovino alcuni di loro, ma non li vedo dal giorno del Processo, sei il primo con cui mi rimetto in contatto diretto.”
“Beh, il fatto che tu sia venuta a cercare proprio me mi commuove, Mac.”

“L’ho fatto perché voglio riunire il gruppo e tu eri quello su cui avevo la maggiore certezza, Loki.”

A quelle parole Loki si fermò, guardandola con sincera perplessità prima di parlare:

“Riunire il gruppo? Perché? Nostalgica dei bei tempi andati, Mac?”
“No. No Loki, voglio solo che questa storia finisca: noi siamo innocenti, ed è ora che tutti lo sappiano. Tu sei stato ad Azkaban per tutto il tempo, e mi dispiace, ma ti assicuro che nemmeno qui fuori è stato facile… Non posso parlare per gli altri, ma io sono stanca di nascondermi, questa non è vita, ma solo una pallida imitazione.”
“Quindi speri che tornando uniti potremo dimostrare la nostra innocenza? Non lo so Mac, l’idea di rivedere gli altri non mi dispiace, certo, ma sicura che basterà? Il mondo intero è contro di noi.”

“Forse non il mondo intero, Loki. Ci sono un po’ di cose che non sai, sarà il caso che io ti aggiorni su come vanno le cose al Ministero… Vivrò anche fuori dal mondo, ma è bene tenersi informati.”


*


L’orologio appeso in fondo al corridoio segnò le nove esatte quando Rita iniziò a percorrerlo a passo spedito, braccia e gambe rigide come se stesse marciando, e decise che quello era il lunedì più disastroso della storia. O forse era appena iniziata la settimana più disastrosa della storia, ma era ancora presto per dirlo.

Si era svegliata tardi, cosa che le succedeva circa una volta ogni quattro anni, era caduta dal letto ed era corsa al San Mungo senza fare colazione. Una volta lì, però, le era arrivata una Strillettera dal Ministero che le suggeriva caldamente di recarsi laggiù a causa del “codice più nero degli ultimi tre anni”, a detta della sua collega. 
Il loro ultimo codice nero era stata la morte del Ministro, quindi Rita si permise di farsi prendere dal panico mentre mollava un paziente su due piedi e si precipitava verso l’uscita per andare al Ministero. 


L’orologio segnò le 9:01 e Rita, sentendo i morsi della fame, sbuffò sonoramente prima di fermarsi di fronte alla porta a doppia anta di legno massiccio in fondo al corridoio, mormorare a denti stretti la parola d’ordine – e consigliò caldamente a Cristal che fosse un vero codice nero, non come quando le aveva chiamate all’ordine per un “codice rosso” dopo aver perso le sue scarpe predilette – e guardare la porta spalancarsi da sola. 

Si addentrò nella sala senza esitazioni e non si stupì affatto quando scorse le sue tre colleghe già sedute intorno al tavolo rotondo posto al centro della stanza.

Jezabel era seduta come sempre rivolta verso la soglia e fu la prima a vederla entrare, tanto che Rita potè chiaramente scorgere l’espressione curiosa e allo stesso tempo accigliata che l’amica sfoggiò. Del resto la conosceva così bene che avrebbe potuto coglierla a chilometri interi di distanza.

La strega tuttavia non le diede tempo o modo di dire nulla, sollevando una mano come a voler richiedere silenzio mentre scostava la sua sedia per prendere posto a sua volta:

“Non una parola. Allora, che cosa è successo? Spero non riguardi la sparizione di qualche capo d’abbigliamento.”  
L’ex Tassorosso sedette e face vagare lo sguardo sulle tre donne, indugiando su quei volti tanto familiari e che, in quel momento, trasudavano una discreta preoccupazione.

Alla fine a prendere la parola fu Jezabel, che appoggiò le mani giunte sul tavolo prima di parlare con tono piatto:

“C’è stata un’evasione da Azkaban stanotte.”
“… Un’evasione? Ammetto che non sia un avvenimento da prendere sottogamba, ma un codice nero per un’evasione… ma come è successo? I Dissennatori erano in pausa caffè?”
“Non un’evasione qualsiasi, Rita. Il Peccato della Lussuria ha lasciato l’edificio. In compagnia di una donna che aveva con sè un Thestral e il cui Patronus è stato così potente e duraturo da impedire ai Dissennatori di avvicinarsi ai fuggitivi per tutto il tragitto.” 

Jezabel continuò a parlare senza battere ciglio, come se stesse informando l’amica di una tempesta di neve. Rita invece esitò, mettendosi dritta sulla sedia prima di parlare con tono interrogativo:

“… La Gola?”
“Non pensiamo di sì, del resto solo un individuo con le capacità di un Peccato può causare un’evasione da Azkaban se agisce da solo…”

Un’evasione da Azkaban. L’unico Peccato che erano riusciti a tenersi stretto era evaso.
Cielo, forse per il Ministero quello era davvero il peggior lunedì della storia.

“Il Ministro lo sa?”
“Ovviamente, ma gradisce che per ora la notizia non venga fatta trapelare, non solo sarebbe uno smacco per la reputazione della prigione e del Ministero, ma getterebbe una buona dose di panico e malcontento nella comunità. I Cavalieri vanno informati, naturalmente, ma abbiamo aspettato te per prendere posizione.”

“… Bene. Vado ad informare i Cavalieri, allora. Cris, vieni con me?” Rita si alzò e si rivolse all’ex Grifondoro, che annuì e seguì l’amica verso l’uscita prima di voltarsi verso Jezabel e Maysen e parlare con tono dubbioso:

“Una domanda… noi siamo felici, disperate, o furiose per l’accaduto?”

A quella domanda le labbra di Jezabel si inclinarono formando l’accenno di un sorriso, e la Tassorosso si alzò prima di parlare:
“… Direi che è meglio aspettare e poi deciderlo, Cris. Io vado a parlare con il Ministro… May, tu convoca il Wizengamot. E mi raccomando, ragazze: discrezione.”


Cristal e Rita avevano appena lasciato la stanza quando Maysen si rivolse all’amica, parlando con tono dubbioso:

“Non pensi che sia ironico che oggi si sia ripreso a parlare attivamente dei Peccati quando noi ne discutiamo da settimane?”
“Chi può dirlo, May. Magari è un segno.”


*


Loki, dopo essersi fatto un bagno per la prima volta dopo tre anni, era in piedi davanti allo specchio. Il pavimento ai suoi piedi era cosparso di ciocche di capelli neri che il mago aveva tagliato poco prima, ripristinando il suo taglio molto corto si lati della testa e leggermente più lungo nella parte superiore. 
Loki si sfiorò i capelli scuri, soddisfatto, prima di far scivolare le dita sulla pelle pallida, secca e quasi ingrigita di chi non ha visto la luce del Sole per molto tempo. Voltò leggermente la testa per studiare il proprio profilo, trovando che i suoi zigomi fossero più sporgenti di quanto ricordava… Mac non si sbagliava, era davvero dimagrito parecchio. 

L’ex Corvonero finì di abbottonarsi la camicia con un sospiro, gioendo interiormente nel sentire il tessuto pulito e morbido a contatto con la pelle: dopo aver indossato praticamente gli stessi stracci per tre anni, potersi cambiare e indossare abiti decenti era quasi una benedizione per lui.

Mackenzie gli aveva dato quei vestiti dopo aver fatto colazione – Loki non aveva chiesto dove li avesse presi, degli abiti da uomo, ma aveva preferito non indagare – e il mago, guardandosi allo specchio, si disse che finalmente sembrava di nuovo lui. 
Quando si era imbattuto per la prima volta in uno specchio, poche ore prima, era stato a tanto così dal perdere i sensi o dall’urlare, disgustato dal suo stesso aspetto. 

Loki sfoggiò una lieve smorfia con le labbra, ripromettendo a se stesso che mai, per nessuna ragione al mondo, avrebbe rimesso piede ad Azkaban. Se era riuscito a non impazzire in tutto quel tempo era stato solo grazie al suo profondo autocontrollo e all’aiuto dei suoi poteri, della connessione che aveva con la psiche umana, ma si sarebbe gettato nelle gelide acque del Mare del Nord piuttosto che tornare in una fredda e sudicia cella.

Il mago aprì la porta del bagno e si fermò sulla soglia quando si trovò Mac davanti, che gli sorrise divertita mente teneva le mani dietro la schiena:

“Te la sei presa comoda.”
“Avevo bisogno di riprendere familiarità con la mia splendida faccia. Ora non sembro più un barbone, grazie ai Fondatori.”
“In effetti riconoscerti non sarebbe stata un’impresa facile, se non ti conoscessi tanto bene… ad ogni modo, ho delle cose per te. Pensalo come ad un… regalo di bentornato.”

Mackenzie si strinse nelle spalle e sollevò la mano destra per porgere all’amico qualcosa che Loki, dopo aver splsancati gli occhi chiarissimi con evidente sorpresa, prese senza esitazioni e sorridendo:

“Ora sì che si ragiona… Grazie Mac. Ti sarai forse ammorbidita negli ultimi tre anni? Questa generosità mi è del tutto nuova.”
“Ho la brutta abitudine di viziare chi vedo in difficoltà. E ora sì che sei davvero tu, Loki.”

Mac sorrise mentre guardava l’amico allacciarsi gli straccali blu che gli aveva dato, sistemandosi le bretelle all’altezza delle spalle poi poi far scivolare le dita su di esse per tutta la lunghezza del petto, con il tocco delicato e affettuoso di chi sta accarezzando il proprio animale domestico.
Anche Loki sorrise, evidentemente pensando lo stesso mentre la strega sollevava anche la mano sinistra, questa volta porgendogli una bacchetta:

“Infine, credo che ti serva questa. Provala, almeno, sono tre anni che non usi la magia e hai bisogno di riscaldarti un po’, immagino.”
“Le nostre che fine hanno fatto?”

“Non ne ho idea, potrebbero averle distrutte come no, forse le tengono nascoste da qualche parte… Non so se le rivedremo mai, Loki.”   Mackenzie scosse il capo con un sospiro tetro, rimpiangendo profondamente la sua bacchetta: ne aveva utilizzate e provate tante nel corso degli ultimi tre anni, da quando era latitante, ma nessuna le aveva permesso di sfruttare le sue capacità o era entrata in “connessione” con lei come quella che aveva acquistato da Ollivander per i suoi 11 anni.

“Beh, in ogni caso hai ragione… Vediamo se ci so ancora fare.”

Loki si rigirò brevemente il sottile bastoncino tra le dita pallide prima di sorridere e superare l’amica, dirigendosi verso l’esterno della casa. E alla donna non restò che seguirlo, giusto per assicurarsi che non causasse danni o problemi già al suo primo giorno di libertà.


*


Brian era piombato nella sala comune quasi come una furia, informando i colleghi che il loro capo e due Virtù volevano vederli con grande urgenza.
Non vedendolo aveva chiesto notizie di Isaakiel, e quando Asher gli aveva risposto semplicemente “nella Cappella” il Cavaliere aveva alzato gli occhi al cielo prima di uscire dalla stanza a passo di marcia, Smaterializzandosi subito dopo.

“Young?!”

Brian chiamò il collega a gran voce e senza smettere di camminare, non esitando a spalancare le porte della Cappella quando se le trovò davanti. Indugiò, tuttavia, sulla soglia, cercandolo con lo sguardo e trovandolo senza difficoltà: Isaakiel era inginocchiato in fondo alla navata ma esattamente al centro della sua larghezza, a poca distanza dall’altare.

“Young.” Brian lo chiamò di nuovo, questa volta con tono fermo e più moderato mentre si apprestava a raggiungere il collega, cheper tutta risposta sospirò e sollevò la testa, parlando senza voltarsi e con tono seccato:

“Che cosa c’è?”
“È richiesta la tua presenza.”
“È tanto urgente da non poter aspettare altri cinque minuti?”

Isaakiel non si voltò del tutto, ma ruotò la testa di qualche grado mentre si rivolgeva a Brian, in attesa di una risposta,

“La Lussuria ha lasciato Azkaban. Tu che ne pensi?”
Brian si fermò a pochi metri dal collega, parlando con tono eloquente e guardandolo esitare e irrigidirsi per qualche istante prima di chinare leggermente il capo.
Isaakiel depositò un bacio sulla croce che pendeva dalla catenina d’argento che teneva stretta tra le mani prima di rimettersela al collo, farsi sbrigativamente il segno della croce e infine alzarsi, voltandosi verso Brian senza che nessuna emozione particolare trapelasse dalla sua espressione.

“Andiamo.” Isaakiel gli rivolse un cenno appena percettibile con il capo prima di superarlo e dirigersi verso le porte della Cappella, una grossa catena che dondolava tintinnando minacciosa dalla sua cintura. 


*


Si trovavano in riva al mare e una brezza estiva non indifferente gli spettinava i capelli scuri, passandogli attraverso i vestiti. 
Mackenzie era in piedi alle sue spalle, a pochi metri di distanza, e teneva gli occhi fissi su di lui, lo sapeva, sentiva il peso del suo sguardo su di sè.

Loki sollevò il braccio destro e puntò la bacchetta contro una specie di bersaglio che Mac aveva fatto comparire poco prima, cercando di colpirlo. 
Non aveva mai avuto problemi con gli incantesimi non verbali, li utilizzava da anni, eppure sembrava che quel giorno tutta la sua abilità fosse svanita nel nulla: la bacchetta sembrò quasi sobbalzare tra le sue stesse dita e l’Incantesimo investì un grosso sasso, facendolo esplodere. 

“Fantastico.” Commentò ad alta voce il mago e con tono sarcastico, gettando un’occhiata torva alla bacchetta che ancora tremava nella sua mano destra:

“Tre anni in prigione e non so più prendere la mira.”
“Non dire sciocchezze, non sei tu, ma la bacchetta. Quando uscimmo da Azkaban il Ministro ci diede le nostre bacchette e nessuno di noi ebbe problemi, come ben ricorderai… dentro di noi scorrono fiumi di magia, Loki, non è facile trovare una bacchetta che sia abbastanza potente da poterla incanalare a dovere. Io stessa ne cambio di continuo, nessuna dura mai molto prima di spezzarsi tra le mie mani.”

“Sappiamo entrambi che tu puoi sopravvivere benissimo anche senza bacchetta, Mac. Ma lo stesso non si può dire per me… non ho la stessa affinità con gli incantesimi che hai tu.”
 
Loki sentì Mackenzie avvicinarglisi e un attimo dopo la strega si fermò al suo fianco, sollevando il braccio per puntare la sua mano verso il bersaglio:

“È solo questione di pratica e concentrazione, Loki…”
Mac piegò leggermente le falangi e Loki vide il bersaglio accartocciarsi su se stesso, afflosciandosi al suolo staccandosi dalla base di metallo con un tonfo sordo quando la strega ruotò la mano in senso orario. Senza che la ragazza muovesse un muscolo il bersaglio prese fuoco sotto gli occhi di Loki, che abbassò lo sguardo sulla bacchetta che teneva in mano – ora ricca di piccole crepe – prima che Mackenzie parlasse con tono neutro:

“… Per pranzo facciamo un barbecue, direi.”

La strega girò sui tacchi e si allontanò per risalire la piccola scogliera e tornare alla casetta, lasciando l’amico solo a rimuginare in riva al mare. 


*


“Come è potuto accadere?! Come può essere evaso?!”
“Con l’aiuto di qualcuno, naturalmente… I Dissennatori non sono infallibili, Signor Ministro, un Incanto Patronus ben fatto è sufficiente a tenerli a bada e ho già espresso le mie reticenze nei confronti dell’uso di quelle creature.”

“Non mi interessa la sua opinione, i Dissennatori resteranno ad Azkaban, non posso impegnare altri Cavalieri per gestire quell’ammasso di spazzatura!”

Jezabel si zittì di fronte alla risposta brusca del Ministro, che sembrava a dir poco adirato. Non lo vedeva così da molto tempo e la strega, seduta di fronte a lui con le gambe accavallate e la sua solita aria imperscrutabile, intuì che non fosse il caso di contraddirlo in quel momento.

“Che cosa vuole fare in merito?”
“Sguinzagliamo i Cavalieri, mi pare ovvio. Non possiamo insabbiare la cosa a lungo, presto si saprà e le persone si getteranno nel panico più totale!”
“Senza offesa, Signore, ma credo che un Peccato in più non faccia poi tutta questa differenza nella sicurezza dei civili…”

“Le ho detto che la sua opinione non mi interessa! Sono stanco di quelle persone, sono solo delle macchie in un ordine sociale ben costruito e vanno smantellati una volta per tutte. I Cavalieri sono stati informati?”
“Stiamo provvedendo, Signore. Ma la prego di non rivolgersi a me con questo tono. Parlo con tutto il rispetto possibile, ma le ricordo che né io, né le mie colleghe siamo alle sue dipendenze. Non se lo scordi.”  Jezabel si alzò, parlando senza che il suo tono si alterasse minimamente e rivolgendo un’occhiata fredda al Ministro prima di girare sui tacchi e uscire dalla stanza.
Non le sarebbe dispiaciuto ricordargli che erano stati lui e i suoi preziosi Cavalieri a farsi scappare i Peccati da sotto al naso tre anni prima e non certo lei, ma l’ultima cosa che voleva era sollevare una polemica con il Ministro, non certo quel giorno.

Quando la porta si fu chiusa alle sue spalle l’uomo sbuffò sonoramente, borbottando che non capiva perché le Virtù si rivelassero quasi sempre una fonte di problemi in più da gestire e, in particolare, perché dovesse quasi sempre confrontarsi con quella che tra tutte meno sopportava. 



Jezabel stava attraversando il corridoio a passo di marcia quando venne affiancata da Maysen, parlando all’amica con tono affrettato e senza neanche voltarsi, continuando a camminare a passo spedito:

“Il Wizengamot?”
“Informato e in subbuglio. Il Ministro?”
“Non ne parliamo, darà di matto se non verrà trovato in fretta, ma ormai non penso che ci sia molto da fare.”
“Pensi che vogliano riunirsi?”

“Non è da escludere, noi siamo sulle loro tracce da tre anni, ma forse loro conoscono le rispettive posizioni… probabilmente sono le sole persone su cui possono contare. Per ora. Voglio parlare con gli altri.”


*


“Perciò, sei venuta a prendermi perché ti mancavo disperatamente.”
“No.”
“Allora per le mie capacità eccelse.”
“In un certo senso.”

Mackenzie era seduta sulla sabbia accanto al fuoco, una coperta sulle spalle mentre teneva gli occhi chiari fissi sulla distesa d’acqua che aveva davanti e le fiamme creavano giochi di ombre sul suo viso.
Loki, seduto dall’altra parte del falò, si portò la bottiglia di Whiskey Incendiario alle labbra per berne una lunga sorsata prima di parlare, inumidendosi le labbra lasciate calde e roventi dall’amata bevanda che non aveva potuto gustare per ben tre anni. 

“Davvero speri che riunendo il gruppo otterremo qualcosa? Pensi che qualcuno ci crederà? Chi mai potrebbe farlo?”

“… Forse qualcuno ci sarebbe, Loki. Io non ho ancora perso del tutto le speranze.”

Loki porse la bottiglia alla ragazza, che però scosse il capo in segno di diniego senza smettere di studiare il mare con aria assorta. L’ex Corvonero non disse nulla, limitandosi a bere un altro sorso di Whiskey prima di parlare lentamente, come se fosse consapevole di dover toccare un tasto dolente:

“Hai mai avuto sue notizie?”
“Non direttamente.”
“… Beh, sono sicuro che sia là fuori, da qualche parte. Non perdere le speranze nemmeno su questo.”

Mackenzie esitò ma poi annuì, rivolgendogli una breve occhiata prima di alzarsi in piedi, decretando che era stata una giornata molto lunga e che sarebbe andata a dormire, consigliando all’amico di fare altrettanto.

“E non ubriacarti, avremo da fare.”
“Brindo alla mia salute!”

Loki sollevò leggermente la bottiglia senza nemmeno voltarsi, facendole alzare gli occhi verdi al cielo prima di dargli le spalle e incamminarsi, rabbrividendo leggermente per il freddo quando si su allontanata dal piacevole tepore in cui l’aveva avvolta il calore prodotto dalle fiamme.
Loki invece non si mosse, limitandosi a sollevare leggermente la testa per osservare il cielo stellato: lì, lontani dalle luci artificiali, erano perfettamente visibili. 
Dopo qualche istante il mago chiuse gli occhi, tenendo la testa reclinata all’indietro per poi respirare profondamente, e gli sembrò di essere tornato a farlo per la prima volta dopo anni.

Infine sorrise, assaporando quel po’ di libertà che gli era stata di nuovo concessa. 









……………………………………………………………………………….
Angolo Autrice: 

Per prima cosa TANTI AUGURI PHEBE! Ti mando un enorme abbraccio, buon compleanno di cuore <3 
Fatta questa doverosa promessa, tengo a precisare che mi dispiace molto per l’attesa: quando ho detto che avrei dato la precedenza alle altre storie non pensavo che vi avrei fatto aspettare ben tre settimane, di norma non mi succede e spero che non debba più capitare. Così come mi dispiace che molti personaggi qui non siano apparsi, nel prossimo mi concentrerò di più sui Cavalieri.
La buona notizia è che ad una delle mie altre storie mancano solo due capitoli per definirsi conclusa… la cattiva è che dall’8 al 13 non potrò né scrivere né aggiornare niente e nei prossimi giorni mi dedicherò alla conclusione di Half-Blood, quindi temo che dopo questo capitolo ci rivedremo direttamente a metà Ottobre. 
Mi dispiace, ma sembra che questa storia sia destinata ad ingranare lentamente.

Ci sentiamo tra un paio di settimane con il seguito, nel frattempo ho un paio di domande per alcune di voi, ma le farò in privato. 
Per chi partecipa anche ad Half-Blood o a Magisterium, ci sentiamo presto anche lì. 
Buona serata, 
Signorina Granger 




   
 
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