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Autore: lachicamuyseriosa    03/10/2018    0 recensioni
Misi piede nella scuola, quella mattina, piena di speranze. Sì, avevo fatto una scelta, e ne avrei pagato le conseguenze, ma avevo bisogno di supporto. Avevo bisogno della mia famiglia.
In quanto figlia dello sceriffo Keller sapevo già cosa gli spietati, pettegoli cittadini di Riverdale avrebbero avuto da dire su di me. E avevo ragione. Li avevo sentiti. “Ecco cosa succede a crescere dei figli senza madre” “Non avrei mai immaginato che Keller permettesse ad una ragazzina pazza di venire qui, siamo già alle strette con gli psicopatici”.
Se la mia pazzia consiste in autodifesa allora sì, sono pazza. Meglio pazza che morta del resto, no?
Ma quelle voci non sarebbero state le mie uniche croci. Oh no, ne avrei avute tante altre.
Genere: Erotico, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sweet Pea
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Bussai diverse volte alla porta della roulotte di Jughead.
Dai non può essere in giro a quest’ora se domani c’è scuola.
Bussai nuovamente. Infine sentii dei passi e la porta si aprì. Un uomo sulla quarantina mi si presentò davanti, con una bottiglia di alcol in mano e uno sguardo vacuo.
“Ehm salve, stavo cercando Jughead Jones, scusi. Pensavo vivesse qui.”
“Vive qui” rispose lui.
“Oh. Ehm..”
“Sono FP, suo padre. Jughead non è in casa” tagliò corto lui.
“Sa dove posso trovarlo?” insistetti.
“E’ da Sweet Pea, in fondo al campo a sinistra”.
“D’accordo. La ringrazio” mi affrettai a dire, prima che la porta si chiudesse.
Scesi i gradini in fretta e girovagai tra le roulotte.
Ad un certo punto mi bloccai.
Ma che diavolo sto facendo? Cosa penso di fare? Andare lì, bussare, controllare che non stiano facendo nulla di illegale e poi andarmene? Non sono miei amici e non sono affari miei. Stupida Jess, ti caccerai nei casini se continui a bussare alla roulotte di gente ubriaca nel bel mezzo della notte.
Trassi un profondo respiro e mi girai su me stessa. Col senno di poi, mi incamminai verso casa.
 
 Entrai in cucina e trovai mio padre seduto al tavolo. “Jess. Che ci facevi fuori a quest’ora? Non hai lezione domani? Dovresti andare a dormire”.
“Stavo facendo una passeggiata nei dintorni. Non avevo sonno, ma ora sto andando a letto” dissi prendendo una bottiglietta d’acqua dal frigo. Feci per uscire dalla cucina quando la sua voce richiamò la mia attenzione nuovamente.
“Aspetta. Dato che io sono qui e tu sei qui.. volevo parlarti di alcune cose.”
Mi avvicinai al tavolo.
“Ho detto a tua madre di te. Insomma, che sei tornata e ne è molto felice. Dice che le farebbe piacere se la chiamassi.”
La rabbia stava iniziando a crescermi dentro. “Lo hai detto alla mamma?!”
“Jess, era giusto che lo sapesse. Mi dispiace che tu ora sia arrabbiata con me, spero di poterne parlare nuovamente. Magari domenica davanti a dei pancakes?”
Non dissi niente e mi incamminai verso le scale.
“Jess.. non voglio che tu vada in giro da sola di notte. Questo posto non è mai stato sicuro. Sii prudente.”
 
***
 
“Eccola qua, la piccola Keller scomparsa.” Esordì Cheryl, con uno sguardo fiero e la solita chioma rossa che esibiva anche da bambina. Insieme alla sfacciataggine.  “Tuo padre è riuscito a trovarti? Strano, solitamente non è un gran maestro quando si tratta del suo lavoro”.
“Mio padre non ha ancora ucciso uno dei suoi figli però” risposi a tono mentre sistemavo i libri nell’armadietto.
Mi lanciò uno sguardo assassino e poi riprese: “Io sono misericordiosa, piccola Keller. Mi hanno detto che verrai alla mia festa il prossimo fine settimana. Questo mi rende impaziente, siamo tutti curiosi di sapere perché sei tornata in città. Bacini.” E se ne andò agitando i capelli rosso fuoco.
Piccola bestia di Satana.
“Jess, eccoti!” mi chiamò Betty avvicinandosi di corsa a me. “Sto andando all’allenamento delle Vixens, sei sicura di non voler provare ad entrare nella squadra?” chiese.
“No grazie, per il momento rifiuto. Magari più avanti.”
“D’accordo. Ah, potresti consegnare a Jug questi da parte mia? Lo trovi nell’ufficio del Blue & Gold.” E mi porse dei fogli.
“Certo tranquilla” la rassicurai, e la salutai con un sorriso.
 
Entrai nell’aula del Blue & Gold e scovai Jughead al pc.
“Jug, scusami. Ti ho portato questi, me li ha lasciati Betty, immagino siano per te.”
Appoggiai i fogli sulla scrivania di fianco a lui mentre mi osservava con uno sguardo severo.
“Cosa ci facevi al campo roulotte ieri notte?”
“Come scusa?” chiesi facendo finta di nulla.
“Jess sai bene a cosa mi riferisco. Hai bussato alla mia roulotte. Hai parlato con mio padre. Cosa ci facevi lì?”
“Io.. volevo solo chiederti delle informazioni sul Blue & Gold. E su Hiram Lodge” dissi.
“E non riuscivi ad aspettare oggi?” incalzò.
“No, tutto qui. Mi dispiace per aver disturbato tuo padre, buona giornata Jug” e feci per andarmene.
“Non lo hai disturbato. Lo hai fatto preoccupare. Si chiedeva perché, giustamente, una mia compagna di scuola mi cercasse a quell’ora con quell’aria sperduta che avevi. Ha detto che ti ha indicato la roulotte di Sweet Pea, ma tu non ci sei mai arrivata. Nessuno è venuto a bussare da lui. Dove sei andata?”
Dato che non mi convincevo a rispondere, Jughead riprese: “Senti, Jess. Mi stai simpatica, ma non ti conosco. Per quanto ne so non avevi motivo di venire a cercarmi a casa mia. Né di aggirarti di notte per Riverdale da sola. Non farlo più. Non è sicuro per te.”
Mi limitai ad annuire e lasciai l’aula.
Stupidi Serpents. Veronica aveva proprio ragione.
 
***
 
“Kev, sei sicuro di voler fare il tuo ingresso con me? Magari gli unici bei ragazzi gay ti scambiano per etero” scherzai mentre mi sistemavo il vestito per il ballo davanti allo specchio.
Lui alzò lo sguardo dal cellulare e fece un sorrisetto fiero: “In realtà mi sto dando appuntamento con Moose a casa sua dopo la festa, per cui diciamo che sono apposto così per stasera. Anzi. Ho delle indicazioni da darti per cui apri bene le orecchie sorellina.” Mi voltai verso di lui.
“Sono tutta orecchie.”
“Ho detto a papà che siamo a dormire da Veronica, cosa ovviamente assolutamente falsa. Ma ho bisogno che tu mi copra le spalle. Ad un certo punto tornerai dicendo semplicemente che non te la sentivi o qualsiasi cosa ti venga in mente per coprire la mia assenza. Ti prego. Fallo per me.”
Alzai gli occhi al cielo nonostante fossi decisamente divertita da quella situazione.
“D’accordo, ma comportati bene” e gli sorrisi. Corse ad abbracciarmi forte.
“Grazie sorellina. Tra l’altro sei uno schianto. Farai girare la testa a quel Serpent.”
Mi bloccai. “Come scusa?”
Lui scoppiò a ridere. “Andiamo, credevi davvero che Betty non mi avrebbe raccontato come vi siete mangiati con gli occhi il primo giorno in sala studenti?”
La credevo piuttosto impegnata per accorgersi di qualsiasi altra cosa che non fosse la lingua di Jughead.
Rimasi impietrita.
“Su, forza. Andiamo.” Mi strattonò lui mantenendo quel perfido sorrisino malizioso.
 
Il ballo era un semplice e mediocremente organizzato ballo scolastico in palestra. L’atmosfera tuttavia mi rilassò non appena ci misi piede dentro. Ero contenta di poter finalmente vivere la vita di una normale liceale, per una sera. Anzi, mi riempiva di gioia.
Salutai Kevin poco dopo, lasciando che ne approfittasse per fare le sue conquiste.
Mi guardai attorno e scorsi Veronica e Archie accanto ai tavoli dei drinks.
“Sono succhi di frutta diluiti?” scherzai mentre mi avvicinavo, accennando ai bicchieri dietro di loro. Veronica rise di gusto e strinse il braccio ad Archie, guardandolo con sguardo d’intesa.
“In realtà ho corrotto uno degli organizzatori e sono riuscita a fargli mettere un po’ di alcol, serve brio a questa festa.”
Sorrisi, quei due erano adorabili.
Notai Sweet Pea e un altro paio di Serpents poco distante, per cui decisi di sfidare la sorte e presi due bicchieri di quel che probabilmente era seriamente succo di frutta diluito, e mi indirizzai verso di loro con quanto più coraggio avessi in corpo.
“Hey, Sweet Pea” lo chiamai. Lui si voltò e sembrò rimanere sorpreso nel vedermi.
“Jess.. Ehm. Bel vestito, ti sta bene” fece lui. Rossa per l’imbarazzo cercai in fretta una risposta nella mia testa.
Veloce idiota, prima che si accorga che sei diventata un pomodoro.
“Noto che invece voi Serpents ci tenete all’originalità.” E feci un cenno alle loro giacche in pelle con lo stemma della gang sul retro.
“Non siamo convenzionali”
“Questo l’ho capito” dissi sorridendo. Gli allungai uno dei due bicchieri che tenevo in mano.
“Ti ho portato da bere..” aggiunsi “..oh, è succo di frutta diluito.”
Sembrò spiazzato, ma poi cominciò a sorridere. “A cosa devo questo favore?”
“Come mai qualche giorno fa discutevi con Fangs e Toni in sala studenti? Vi ho visti andare via da scuola con Jug” dissi con tutta la sicurezza di cui ero capace. Cioè poca.
Alzò un sopracciglio e sorrise. “Mi spii, Keller?”
“No. Non stavo spiando nessuno. Eravate lì davanti a tutti. Chiunque avrebbe potuto porti questa domanda” tentai di giustificarmi.
“A nessuno interessa la risposta.”
Alzai le sopracciglia, spiazzata. Ok la missione si sta rivelando più difficile di quanto pensassi. Ritirata.
“Ok” risposi e mi girai pronta ad andarmene.
Stupidi, stupidi Serpents. Non so neanche perché ci perdo tempo.
“Non sono cose che ti riguardano, ma concedimi almeno di bere questo succo di frutta in tua compagnia. No, Keller?”
Mi voltai nuovamente verso di lui. “Così ora sono Keller?” chiesi.
“Dipende. Quando non fai domande sei Jess” e fece un sorrisino ammiccante.
“D’accordo. Di che vuoi parlare?”
“Ti va se ci sediamo fuori?”
Impulsiva come sempre, annuii prima di prendere in considerazione tutte le eventualità.
 
   
 
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