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Autore: _thantophobia    04/10/2018    6 recensioni
Izumi si era immaginata molteplici facce, mentre percorreva in macchina i chilometri che separano casa sua dalla prigione - si era immaginata un ragazzone tutto muscoli come Bane oppure un anonimo ragazzino insospettabile ma pericoloso e mortale come John Doe, di certo non un ragazzo che, prima di finire lì, doveva essere davvero solare e pieno di vita.
Davvero non capisce come ci sia arrivato.
[OC | Kaminari Denki | Bakusquad | un po' tutti] [KamiJirou | hint ad altre ship] [rating giallo per il linguaggio e i temi(?) | angst | maliconico | introspettivo] [what if?/AU/idk/something in between?]
[il secondo capitolo partecipa al Writober2018 con la lista di prompt di Fanwriter.it | prompt: segreti]
[capitolo 11 - Finale Alternativo: Acido Lisergico]
[capitolo 12 - X (+1): Dimmi che posso entrare]
[capitolo 13 - ]
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Kaminari Denki, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia Questo capitolo partecipa al Writober2018 con la lista di prompt di Fanwriter.it

Parole: 2216

Prompt/Traccia: Segreti

Brevi Deliri Pre Partum: Un prompt per il Writober un po’ anormale, ma necessitavo di aggiornare questa storia. Che poi ci sta, visto che è una storia che parla di segreti da svelare.

 

Of Monsters and Men

 

 

 

 

 

 

 

 

II: I suoi castelli di carta

 

 

 

 

 

 

La gente ha sempre dei segreti. Si tratta solo di scoprire quali.

Stieg Larsson, “Uomini che odiano le Donne”

 

 

You were a comet, and I lost it.

Watching for comets, will I see you again?

Skillet, “Watching for comets

 

 

 

 

 

 

 

–Parlami di Jirou Kyouka.-

Quelle poche parole procurano in Denki una mare di emozioni contrastanti: Izumi lo vede irrigidirsi, sgranare gli occhi, diventare rosso sugli zigomi affilati e poi sbiancare fino a sembrare uno spettro, ritirandosi verso la sua sedia come per difendersi.

-Cosa vuoi sapere?- sibila, il tono gelido e diffidente, che ha perso tutta la gioia di pochi secondi prima.

Izumi si siede, mettendo la scatola della torta al centro del tavolo. –Tutto quello che vorrai dirmi su di lei, Denki.-

-Eravamo compagni di classe.- risponde semplicemente, rigido sulla sedia.

-Eravate in confidenza? Eravate amici?- Izumi apre la scatola della torta, come se non stesse prestando molta attenzione ai suoi cambiamenti: Denki rimane rigido e segue ogni suo movimento con uno sguardo indagatore.

–Avevamo amici in comune.- mormora.

Izumi crede che stia sminuendo il loro rapporto, per questo continua a incalzarlo: -Dimmi la verità, Denki.-

-Te la sto dicendo.- ma lei non gli crede: lo guarda con un sopracciglio inarcato, e Denki cede. -Eravamo amici, sì.- esala.

Izumi annuisce, soddisfatta. –Cosa le è successo?-

-Mi stai chiedendo perché l’ho uccisa?- Denki appoggia i gomiti sul tavolo. Sembra più tranquillo. –Sapeva qualcosa che non doveva sapere.-

-…ti aveva scoperto.- non è una domanda, ma Denki annuisce comunque. –E quindi l’hai zittita prima che potesse dirlo a qualcuno.-

-Esatto.- …perché continua a pensare che le stia nascondendo qualcosa? –Non è stato difficile, c’è voluto veramente poco. Le ho posato le mani sulla testa e ho attivato il mio Quirk.-

Piccole scariche elettriche si formano sul palmo sinistro di Denki. Anche se indebolito dalle manette riesce ad attivarlo, Izumi è veramente sorpresa.

-Quando è successo?-

-Ventotto novembre. Era un mercoledì.- intanto, si è preso una fetta di chiffon cake e ha iniziato a gustarla con calma.

Anche lei prende una fetta di torta. -Cos’è successo esattamente, quel giorno?-

-Eravamo in classe.- Denki ingoia un boccone. –I Villains sono entrati senza che nessuno se ne accorgesse, come se qualcuno avesse aperto loro la porta.-

-…tu?- Denki annuisce vigorosamente con la testa. –Ma se eri in classe… -

Lo vede sghignazzare. –Si chiamano pause bagno, mia cara.-

Mangiucchia un pezzetto di torta. –Ed è stato in quel momento che Kyouka ti ha visto.-

Denki annuisce di nuovo, finendo la sua fetta di torta. Izumi si alza.

-Ma come, vai di già?-

-Devo.- gli sorride. –Finisci pure la torta, in fondo l’ho presa per te.-

 

 

In rete e negli archivi che il suo studio ha a disposizione, Izumi trova assolutamente niente riguardante questa ragazza. Sembra sparita davvero nel nulla, Jirou Kyouka, scomparsa dal mondo come la polvere – ma più riguarda la sua foto sul bollettino della polizia, più si convince che non sia morta.

O forse è solo il proprio subconscio che non riesce ad accettare che qualcuno possa aver spento un sorriso così timido eppure così bello?

 

 

Due giorni dopo, il copione si ripete: Denki è di nuovo seduto alla sua solita sedia ad attenderla, questa volta canticchiando una canzone.

- Don't lift me up to turn me down. I just want a lover. Baby stay with me on the floor1 Oh, ciao!- la saluta, sorridendole. –Oggi niente torta, vedo. Peccato.-

Izumi annuisce. –Ma ho portato le carte. Sai giocare a poker?-

Denki gonfia il petto. –Stai parlando con il miglior giocatore do poker della 2-A, signorina.- allunga una mano, chiedendole di dargli le carte e inizia a mischiarle mentre lei posa la borsa e si siede. –Allora, cosa vuoi chiedermi, oggi?-

-I tuoi compagni di classe.- risponde lei, fissandolo sorpresa mentre mischia le carte. –Parlami di loro. Raccontami com’era stare in classe con loro.-

-Erano tutti fantastici.- risponde il ragazzo, posando sul tavolo le carte. –Andavamo tutti d’accordo, eravamo una classe unita… Sì, anche se Bakugou avrebbe da obiettare su questa affermazione, eravamo una grande squadra.-

-C’era qualcuno con cui eri più legato?- le sue carte, nota con piacere non sono male.

Denki ride. -L’autoproclamata Squadra Bakugou! Nata per puro caso al Festival Sportivo del primo anno. Eravamo noi cinque: Sero, Kirishima, Mina, Bakugou e io. A volte Kyouka veniva con noi, ma solo nell’ultimo periodo.-

 

-Festeggiamo l’inizio della vita in dormitorio!-

-Se intendi farlo dando una festa, sappi che Aizawa ci prenderà tutti quanti a calci in culo.-

-Concordo.-

-Oh, siete dei guastafeste! Kaminari, Kirishima, voi ci state?-

-Veramente… -

-Non ci tengo a vedere Aizawa incazzato, Mina.-

-…siete i peggiori. Davvero, i peggiori.-

 

-Come mai aveva iniziato a stare con voi?-

-Era amica di Mina, ogni tanto la costringeva a uscire dalla sua stanza.- Denki scrolla le spalle. –Di solito quando organizzavamo una serata di film in camera mia. La prima è stata Star Wars.-

 

-Non credevo ti piacessero i film di questo genere.-

-…ci sono un sacco di cose che non sai di me, Pikachu.-

 

Izumi lo guarda di sottecchi, da sopra le carte, senza farsi vedere: tutte le volte che Denki accenna a Kyouka, prima di quel fatidico ventotto novembre, i suoi occhi brillano come piccole schegge dorate e il viso si illumina.

No, non può essere stato lui. -...non so te, ma io credo di avere una buona mano.-

--Lo sospettavo... - wow, che intuito. Izumi non può fare altro che osservarlo sorpresa, mentre Denki lo osserva sbirciare le proprie carte con un cipiglio quasi affranto.

-Ehy, ti arrendi così? ride lei, ricevendo in risposta un gesto da parte di Denki, che la invita a scoprire le carte. Non se lo fa ripetere due volte, sorridendo compiaciuta delle quattro carte che ha in mano. Per essere un ragazzo all'apparenza così sicuro di sèDenki si è arreso stranamente in fretta… Poi, un pensiero le passa come una folgore nella testa: e se fosse stata proprio questo, a portarlo qui dentro?

Ma Denki, fin dal primo incontro, le è sembrato tranquillo – rassegnato, provato e stanco, ma tranquillo. Ed è tranquillo anche adesso, mentre attende con pazienza che Izumi mostri le sue carte.

-Ti stai arrendendo, signor “Miglior Giocatore di poker della 2-A?- lo prende in giro, ricevendo in cambio un sorriso rilassato.

-Permettere all'avversario di mostrare le carte non significa aver per forza perso.- ribatte Denki. –Forza.-

Izumi è così sicura di sé, che mostra orgogliosa la sua bella doppia coppia, rimanendo di sasso quando Denki rivela le proprie. Una coppia di regine e un'altra coppia di regine, un full.

Non può fare altro che fissare quelle quattro carte a bocca aperta. –Mi hai fregata.-

-Su, non te la prendere.- le sorride. –Rivincita?-

Lo guarda fintamente offesa. –Puoi scommettere! Non me ne vado di qui finché non riesco a batterti!-

Denki ride, ride di gusto, mischiando di nuovo le carte. E Izumi torna seria.

-…mi sembra strano che qualcuno come te possa fare una cosa del genere.- mormora a mezza voce.

-Eppure l’ho fatto.- Denki non la guarda, continuando a mischiare le carte.

-Già, l’hai uccisa.-

-Omicidio preterintenzionale.-

-Eppure non capisco perché perdere tempo nel seppellirla.- lo incalza. –Avresti potuto lasciarla lì e scappare, come hanno fatto gli altri. Invece no: ti sei preso la briga di seppellirla.-

-Potrà sembrare strano,- mormora posando di nuovo le carte sul tavolo. –ma ho rispetto per i morti. Non avrei potuto lasciarla lì.-

-Ma nel posto che hai indicato alla polizia, nessuno ha trovato niente.-

Solleva le spalle. –Sarà tornata un tutt’uno con la terra.-

“Un cadavere non marcisce così in fretta… ” vorrebbe rispondergli, mentre pesca la prima carta. Ma decide che è meglio tenere per sé quel pensiero.

-Posso farti io una domanda?- Izumi annuisce. –Perché ti sei messa in testa di aiutarmi? Non ho mai chiesto un avvocato, ho confessato e ora sto per pagare la mia pena. Perché sei venuta qui?-

Sui due cala il silenzio. Denki ha ragione: in una situazione normale, con un qualsiasi altro avvocato, non sarebbe arrivato proprio nessuno ad aiutarlo. Aveva confessato, era stato condannato, punto e fine. Eppure… Eppure, da quando l’aveva incontrato e l’aveva conosciuto meglio, Izumi poteva dire con certezza che le stesse nascondendo qualcosa, qualche dettaglio, e lei sta facendo di tutto per farlo venire a galla.

Tanti piccoli dettagli l’hanno spinta a prendere a cuore questo caso, e forse si sta facendo condizionare troppo.

-Risponderò a questa domanda la prossima volta, se non ti dispiace.-

Denki non parla, annuisce in totale silenzio, forse sorpreso che qualcuno voglia crederlo innocente nonostante i suoi crimini.

-Ora, se ti chiedo di nuovo di Kyouka… - lo guarda negli occhi, le carte dimenticate sul tavolo. –Mi dirai tutta la verità?-

-La verità su cosa?-

-Eravate amici?-

Denki tentenna un attimo, poi annuisce. –Era un rapporto… strano, direi. Mi sfotteva di continuo, ma non con cattiveria. Era parecchio sarcastica, lo faceva un po’ con tutti.-

-Specifica il tipo di rapporto.-

Il ragazzo raddrizza la schiena, guardandola con un sorriso ammiccante. –Mi stai chiedendo se fossimo mai andati a letto insieme?-

Izumi annuisce, neppure tanto sorpresa. –Anche.-

Denki piega la testa all’indietro. -…la prima volta è stata il ventinove giugno di quell’anno. Era il mio compleanno.-

…prima volta? –Vuoi dire che è successo altre volte?-

-Sei luglio. Primo agosto. Ventidue agosto. Tredici settembre. Trentuno ottobre. Ventiquattro novembre.-

-Stavate insieme?-

Nega con la testa. –Qualche volta capitava e basta. Ma mi piace pensare che ci stessimo lavorando.-

-Stando a quello che mi hai appena detto, da giugno a quando l’hai uccisa siete stati insieme sette volte. Tra cui quattro giorni prima di ucciderla.- lo incalza. -E hai appena detto che ti piacerebbe pensare che steste lavorando al vostro rapporto.-

-Cos’è, non mi credi?- ribatte lui. –Vuoi sapere i particolari?-

-Risparmiameli, per favore.- sospira. –Mi sembra strano che qualcuno possa uccidere a sangue freddo la ragazza con cui va a letto da mesi e con cui sperava di iniziare una relazione. Che c’è, eri anche geloso, oltre che un traditore?-

Denki si sporge verso di lei, assottigliando gli occhi e fissandola. La voce diventa un sussurro. –Secondo te?-

Izumi si sporge a sua volta: adesso, più che avvocato e cliente, sembrano due leoni pronti a sbranarsi da un momento all’altro.

-Non mi freghi, ragazzino.- sibila. –Facciamo che io creda a quello che mi hai detto. A maggior ragione, non credo che tu l’abbia uccisa. E i Villains? Non è che stai proteggendo qualcuno addossandoti tutte le colpe?-

-Non correre. Mi hanno sottoposto alla macchina della verità.-

Izumi scrolla le spalle. –È fin troppo facile ingannare quell’arnese, se si riesce a mantenere sempre la calma. E tu ne sembri più che capace.-

-Ma tu sei il mio avvocato. Dovresti credermi, almeno tu. Insomma, chiunque, nel sentire che facevo sesso con la ragazza che ho ucciso avrebbe trovato un modo per alleggerire la pena facendomi passare come incapace di intendere e di volere.-

-Io invece scommetto che se dovessi portare Kyouka in tribunale per testimoniare ti faccio direttamente uscire da qui.-

Denki si accascia sulla sedia. –I morti non parlano, Izumi.-

-Finché non vedrò il suo cadavere non crederò che sia davvero morta.- sospira. –E su una cosa hai ragione. Io sono il tuo avvocato. Almeno io devo credere in te. Ma non si sa mai fino a che punto credere a un criminale, e questo vale anche per gli avvocati. Io voglio seriamente farti uscire di prigione, perché più parlo con te, meno credo che tu abbia tradito qualcuno.- punta l’indice sul tavolo, come a sottolineare il suo pensiero. -Più parlo con te e meno credo che Kyouka sia morta. Tu sorridi e mi racconti tutto ciò che ti chiedo con gentilezza... ma scommetto che se ti porto Jirou Kyouka qui, crollerai e mi dirai tutto.-

Denki la fissa stupito, forse chiedendosi se quella che ha davanti è davvero un avvocato. -…sembra quasi che tu la veda come una sfida.-

-Diciamo che l’ho presa come tale.-

-Allora hai scelto il mio caso perché ti piacciono le sfide?-

-Non lo nego: mi piacciono le sfide e mi piace cercare di capire cosa passa nella testa di chi ho davanti. Per questo non riesco a smettere di fare questo lavoro. Mi piace pensare che tu sia innocente, mi piace pensare di avere ragione. Mi piace scegliere chi difendere, e tu sei il primo per cui non ho avuto dubbi. Sono stata io a scegliere te, non il contrario. E dal momento che ti ho scelto, tornerò qui finché non avrò dimostrato a tutti che sei innocente.-

Denki sorride. –A costo di risvegliare i morti?-

-A costo di risvegliare un morto che non credo sia morto, esatto.- non si fermerà davanti a niente. Se dovessero esserci dei muri, sul suo cammino, li butterà giù come un ariete.

E, nonostante ostenti sempre indifferenza, Izumi aveva notato un leggero e quasi impercettibile segno di insicurezza e stupore quando gli aveva detto che non credeva che Kyouka fosse davvero morta – che abbia fatto centro?

-Ora è meglio che vada.- si alza e raccoglie la borsa da terra. –Pensa a quello che ti ho detto. La prossima volta porto di nuovo le carte.-

-Va bene. E se riesci anche un hamburger o qualcosa da mangiare. La mensa qui fa veramente schifo.-

Izumi annuisce. –Farò del mio meglio.-

 

-Ehy, che c’è?-

-…-

-Va tutto bene?-

-Freddo. Ho freddo.-

-…ah.-

-Perché la tua camera è così fredda?-

-…-

-…Pikachu?-

-Vieni qui… Va un po’ meglio?-

-Ho ancora freddo… Ma tu sei caldo.-

-…-

-…non lasciarmi mai, Denki.-

-Mai. Te l’ho promesso, no?-

 

 

 

 

 

 

 

1.       Lenny Kravitz, Low, che tra l’altro è la stessa canzone che canticchia Kyouka in questa shot scritta due giorni fa (https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3797054&i=1). Ed ecco spiegato il riferimento. Voi non avete assolutamente idea delle cose che mi fa la voce di quest’uomo.

 

 

 

  
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