Questa storia Questo capitolo partecipa al Writober2018 con la
lista di prompt di Fanwriter.it
Parole: 2216
Prompt/Traccia: Segreti
Brevi Deliri Pre Partum: Un prompt per il Writober un po’ anormale, ma necessitavo di aggiornare
questa storia. Che poi ci sta, visto che è una storia che parla di segreti da
svelare.
Of Monsters
and Men
II: I suoi castelli di carta
La gente ha sempre
dei segreti. Si tratta solo di scoprire quali.
Stieg
Larsson, “Uomini che odiano le Donne”
You were a comet, and I lost it.
Watching for comets, will I see you again?
Skillet, “Watching for comets”
–Parlami di Jirou
Kyouka.-
Quelle poche parole procurano in Denki una mare di emozioni contrastanti: Izumi lo vede irrigidirsi, sgranare gli occhi, diventare
rosso sugli zigomi affilati e poi sbiancare fino a sembrare uno spettro,
ritirandosi verso la sua sedia come per difendersi.
-Cosa vuoi sapere?-
sibila, il tono gelido e diffidente, che ha perso tutta la gioia di pochi
secondi prima.
Izumi
si siede, mettendo la scatola della torta al centro del tavolo. –Tutto quello
che vorrai dirmi su di lei, Denki.-
-Eravamo compagni di classe.- risponde semplicemente, rigido sulla sedia.
-Eravate in confidenza? Eravate amici?- Izumi apre la scatola
della torta, come se non stesse prestando molta attenzione ai suoi cambiamenti:
Denki rimane rigido e segue ogni suo movimento con
uno sguardo indagatore.
–Avevamo amici in comune.- mormora.
Izumi
crede che stia sminuendo il loro rapporto, per questo continua a incalzarlo:
-Dimmi la verità, Denki.-
-Te la sto dicendo.-
ma lei non gli crede: lo guarda con un sopracciglio inarcato, e Denki cede. -Eravamo amici, sì.-
esala.
Izumi
annuisce, soddisfatta. –Cosa le è successo?-
-Mi stai chiedendo perché l’ho uccisa?- Denki appoggia i gomiti
sul tavolo. Sembra più tranquillo. –Sapeva qualcosa che non doveva sapere.-
-…ti aveva scoperto.-
non è una domanda, ma Denki annuisce comunque. –E
quindi l’hai zittita prima che potesse dirlo a qualcuno.-
-Esatto.-
…perché continua a pensare che le stia nascondendo qualcosa? –Non è stato difficile,
c’è voluto veramente poco. Le ho posato le mani sulla testa e ho attivato il mio
Quirk.-
Piccole scariche elettriche si
formano sul palmo sinistro di Denki. Anche se
indebolito dalle manette riesce ad attivarlo, Izumi è
veramente sorpresa.
-Quando è successo?-
-Ventotto novembre. Era un mercoledì.- intanto, si è preso una fetta di chiffon cake e
ha iniziato a gustarla con calma.
Anche lei prende una fetta di
torta. -Cos’è successo esattamente, quel giorno?-
-Eravamo in classe.-
Denki ingoia un boccone. –I Villains
sono entrati senza che nessuno se ne accorgesse, come se qualcuno avesse aperto
loro la porta.-
-…tu?- Denki annuisce vigorosamente con la testa. –Ma se eri in
classe… -
Lo vede sghignazzare. –Si chiamano pause bagno, mia cara.-
Mangiucchia un pezzetto di torta.
–Ed è stato in quel momento che Kyouka ti ha visto.-
Denki
annuisce di nuovo, finendo la sua fetta di torta. Izumi
si alza.
-Ma come, vai di già?-
-Devo.-
gli sorride. –Finisci pure la torta, in fondo l’ho presa per te.-
In rete e negli archivi che il suo
studio ha a disposizione, Izumi trova assolutamente niente
riguardante questa ragazza. Sembra sparita davvero nel nulla, Jirou Kyouka, scomparsa dal mondo
come la polvere – ma più riguarda la sua foto sul bollettino della polizia, più
si convince che non sia morta.
O forse è solo il proprio
subconscio che non riesce ad accettare che qualcuno possa aver spento un
sorriso così timido eppure così bello?
Due giorni dopo, il copione si
ripete: Denki è di nuovo seduto alla sua solita sedia
ad attenderla, questa volta canticchiando una canzone.
- Don't
lift me up to
turn me down. I just want
a lover. Baby stay with me on the floor…1 Oh, ciao!-
la saluta, sorridendole. –Oggi niente torta, vedo. Peccato.-
Izumi
annuisce. –Ma ho portato le carte. Sai giocare a poker?-
Denki
gonfia il petto. –Stai parlando con il miglior giocatore do poker della 2-A,
signorina.- allunga una mano, chiedendole di dargli le
carte e inizia a mischiarle mentre lei posa la borsa e si siede. –Allora, cosa
vuoi chiedermi, oggi?-
-I tuoi compagni di classe.- risponde lei, fissandolo sorpresa mentre mischia le
carte. –Parlami di loro. Raccontami com’era stare in classe con loro.-
-Erano tutti fantastici.-
risponde il ragazzo, posando sul tavolo le carte. –Andavamo tutti d’accordo,
eravamo una classe unita… Sì, anche se Bakugou
avrebbe da obiettare su questa affermazione, eravamo una grande squadra.-
-C’era qualcuno con cui eri più legato?- le sue carte, nota con piacere non sono male.
Denki
ride. -L’autoproclamata Squadra Bakugou! Nata per
puro caso al Festival Sportivo del primo anno. Eravamo noi cinque: Sero, Kirishima, Mina, Bakugou e io. A volte Kyouka
veniva con noi, ma solo nell’ultimo periodo.-
-Festeggiamo
l’inizio della vita in dormitorio!-
-Se
intendi farlo dando una festa, sappi che Aizawa ci
prenderà tutti quanti a calci in culo.-
-Concordo.-
-Oh,
siete dei guastafeste! Kaminari, Kirishima,
voi ci state?-
-Veramente…
-
-Non
ci tengo a vedere Aizawa incazzato, Mina.-
-…siete
i peggiori. Davvero, i peggiori.-
-Come mai aveva iniziato a stare
con voi?-
-Era amica di Mina, ogni tanto la
costringeva a uscire dalla sua stanza.- Denki scrolla le spalle. –Di solito quando organizzavamo una
serata di film in camera mia. La prima è stata Star Wars.-
-Non
credevo ti piacessero i film di questo genere.-
-…ci
sono un sacco di cose che non sai di me, Pikachu.-
Izumi
lo guarda di sottecchi, da sopra le carte, senza farsi vedere: tutte le volte
che Denki accenna a Kyouka,
prima di quel fatidico ventotto novembre, i suoi occhi brillano come piccole
schegge dorate e il viso si illumina.
No, non può essere stato lui. -...non so te, ma io credo di avere una buona mano.-
--Lo sospettavo... -
wow, che intuito. Izumi non può fare altro che osservarlo sorpresa, mentre Denki lo osserva sbirciare le proprie carte con un cipiglio quasi affranto.
-Ehy, ti arrendi così? ride lei, ricevendo in risposta
un gesto da parte di Denki, che la invita a scoprire le carte. Non se lo fa ripetere due volte, sorridendo compiaciuta delle quattro
carte che ha in mano. Per essere un ragazzo all'apparenza così sicuro di sèDenki si è arreso stranamente in fretta… Poi, un pensiero le
passa come una folgore nella testa: e se fosse stata proprio questo,
a portarlo qui dentro?
Ma Denki,
fin dal primo incontro, le è sembrato tranquillo – rassegnato, provato e
stanco, ma tranquillo. Ed è tranquillo anche adesso, mentre attende con pazienza che Izumi mostri le sue carte.
-Ti stai arrendendo, signor “Miglior Giocatore di poker della 2-A”?- lo prende in
giro, ricevendo in cambio un sorriso rilassato.
-Permettere all'avversario di mostrare le carte non significa
aver per forza perso.- ribatte Denki.
–Forza.-
Izumi
è così sicura di sé, che mostra orgogliosa la sua bella doppia coppia, rimanendo di sasso quando Denki
rivela le proprie. Una coppia di regine e un'altra coppia di regine, un full.
Non può fare altro che fissare
quelle quattro carte a bocca aperta. –Mi hai fregata.-
-Su, non te la prendere.-
le sorride. –Rivincita?-
Lo guarda fintamente offesa. –Puoi
scommettere! Non me ne vado di qui finché non riesco a batterti!-
Denki
ride, ride di gusto, mischiando di nuovo le carte. E Izumi
torna seria.
-…mi sembra strano che qualcuno
come te possa fare una cosa del genere.- mormora a
mezza voce.
-Eppure l’ho fatto.-
Denki non la guarda, continuando a mischiare le
carte.
-Già, l’hai uccisa.-
-Omicidio preterintenzionale.-
-Eppure non capisco perché perdere
tempo nel seppellirla.- lo incalza. –Avresti potuto
lasciarla lì e scappare, come hanno fatto gli altri. Invece no: ti sei preso la
briga di seppellirla.-
-Potrà sembrare strano,- mormora
posando di nuovo le carte sul tavolo. –ma ho rispetto per i morti. Non avrei
potuto lasciarla lì.-
-Ma nel posto che hai indicato alla
polizia, nessuno ha trovato niente.-
Solleva le spalle. –Sarà tornata un
tutt’uno con la terra.-
“Un
cadavere non marcisce così in fretta… ” vorrebbe
rispondergli, mentre pesca la prima carta. Ma decide che è meglio tenere per sé
quel pensiero.
-Posso farti io una domanda?- Izumi annuisce. –Perché ti sei messa in testa di aiutarmi?
Non ho mai chiesto un avvocato, ho confessato e ora sto per pagare la mia pena.
Perché sei venuta qui?-
Sui due cala il silenzio. Denki ha ragione: in una situazione normale, con un
qualsiasi altro avvocato, non sarebbe arrivato proprio nessuno ad aiutarlo.
Aveva confessato, era stato condannato, punto e fine. Eppure… Eppure, da quando
l’aveva incontrato e l’aveva conosciuto meglio, Izumi
poteva dire con certezza che le stesse nascondendo qualcosa, qualche dettaglio,
e lei sta facendo di tutto per farlo venire a galla.
Tanti piccoli dettagli l’hanno
spinta a prendere a cuore questo caso, e forse si sta facendo condizionare
troppo.
-Risponderò a questa domanda la
prossima volta, se non ti dispiace.-
Denki
non parla, annuisce in totale silenzio, forse sorpreso che qualcuno voglia
crederlo innocente nonostante i suoi crimini.
-Ora, se ti chiedo di nuovo di Kyouka… - lo guarda negli occhi, le carte dimenticate sul
tavolo. –Mi dirai tutta la verità?-
-La verità su cosa?-
-Eravate amici?-
Denki
tentenna un attimo, poi annuisce. –Era un rapporto… strano, direi. Mi sfotteva
di continuo, ma non con cattiveria. Era parecchio sarcastica, lo faceva un po’
con tutti.-
-Specifica il tipo di rapporto.-
Il ragazzo raddrizza la schiena,
guardandola con un sorriso ammiccante. –Mi stai chiedendo se fossimo mai andati
a letto insieme?-
Izumi
annuisce, neppure tanto sorpresa. –Anche.-
Denki
piega la testa all’indietro. -…la prima volta è stata il ventinove giugno di
quell’anno. Era il mio compleanno.-
…prima volta? –Vuoi dire che è
successo altre volte?-
-Sei luglio. Primo agosto. Ventidue
agosto. Tredici settembre. Trentuno ottobre. Ventiquattro novembre.-
-Stavate insieme?-
Nega con la testa. –Qualche volta
capitava e basta. Ma mi piace pensare che ci stessimo lavorando.-
-Stando a quello che mi hai appena
detto, da giugno a quando l’hai uccisa siete stati insieme sette volte. Tra cui
quattro giorni prima di ucciderla.- lo incalza. -E hai appena detto che ti
piacerebbe pensare che steste lavorando al vostro rapporto.-
-Cos’è, non mi credi?- ribatte lui.
–Vuoi sapere i particolari?-
-Risparmiameli, per favore.-
sospira. –Mi sembra strano che qualcuno possa uccidere a sangue freddo la
ragazza con cui va a letto da mesi e con cui sperava di iniziare una relazione.
Che c’è, eri anche geloso, oltre che un traditore?-
Denki
si sporge verso di lei, assottigliando gli occhi e fissandola. La voce diventa
un sussurro. –Secondo te?-
Izumi
si sporge a sua volta: adesso, più che avvocato e cliente, sembrano due leoni
pronti a sbranarsi da un momento all’altro.
-Non mi freghi, ragazzino.- sibila.
–Facciamo che io creda a quello che mi hai detto. A maggior ragione, non credo
che tu l’abbia uccisa. E i Villains? Non è che stai
proteggendo qualcuno addossandoti tutte le colpe?-
-Non correre. Mi hanno sottoposto
alla macchina della verità.-
Izumi
scrolla le spalle. –È fin troppo facile ingannare quell’arnese, se si riesce a
mantenere sempre la calma. E tu ne sembri più che capace.-
-Ma tu sei il mio avvocato.
Dovresti credermi, almeno tu. Insomma, chiunque, nel sentire che facevo sesso
con la ragazza che ho ucciso avrebbe trovato un modo per alleggerire la pena
facendomi passare come incapace di intendere e di volere.-
-Io invece scommetto che se dovessi
portare Kyouka in tribunale per testimoniare ti
faccio direttamente uscire da qui.-
Denki
si accascia sulla sedia. –I morti non parlano, Izumi.-
-Finché non vedrò il suo cadavere
non crederò che sia davvero morta.- sospira. –E su una cosa hai ragione. Io sono il tuo avvocato. Almeno io devo credere in te. Ma non si sa mai fino a che punto
credere a un criminale, e questo vale anche per gli avvocati. Io voglio
seriamente farti uscire di prigione, perché più parlo con te, meno credo che tu
abbia tradito qualcuno.- punta l’indice sul tavolo, come a sottolineare il suo
pensiero. -Più parlo con te e meno credo che Kyouka
sia morta. Tu sorridi e mi racconti tutto ciò che ti chiedo con gentilezza...
ma scommetto che se ti porto Jirou Kyouka qui, crollerai e mi dirai tutto.-
Denki la
fissa stupito, forse chiedendosi se quella che ha davanti è davvero un
avvocato. -…sembra quasi che tu la veda come una sfida.-
-Diciamo
che l’ho presa come tale.-
-Allora
hai scelto il mio caso perché ti piacciono le sfide?-
-Non
lo nego: mi piacciono le sfide e mi piace cercare di capire cosa passa nella
testa di chi ho davanti. Per questo non riesco a smettere di fare questo
lavoro. Mi piace pensare che tu sia innocente, mi piace pensare di avere
ragione. Mi piace scegliere chi difendere, e tu sei il primo per cui non ho
avuto dubbi. Sono stata io a scegliere te, non il contrario. E dal momento che
ti ho scelto, tornerò qui finché non avrò dimostrato a tutti che sei
innocente.-
Denki
sorride. –A costo di risvegliare i morti?-
-A
costo di risvegliare un morto che non credo sia morto, esatto.- non si fermerà
davanti a niente. Se dovessero esserci dei muri, sul suo cammino, li butterà
giù come un ariete.
E,
nonostante ostenti sempre indifferenza, Izumi aveva
notato un leggero e quasi impercettibile segno di insicurezza e stupore quando
gli aveva detto che non credeva che Kyouka fosse
davvero morta – che abbia fatto centro?
-Ora è
meglio che vada.- si alza e raccoglie la borsa da terra. –Pensa a quello che ti
ho detto. La prossima volta porto di nuovo le carte.-
-Va
bene. E se riesci anche un hamburger o qualcosa da mangiare. La mensa qui fa
veramente schifo.-
Izumi
annuisce. –Farò del mio meglio.-
-Ehy, che c’è?-
-…-
-Va tutto bene?-
-Freddo. Ho freddo.-
-…ah.-
-Perché la tua camera è così fredda?-
-…-
-…Pikachu?-
-Vieni qui… Va un po’ meglio?-
-Ho ancora freddo… Ma tu sei caldo.-
-…-
-…non lasciarmi mai, Denki.-
-Mai. Te l’ho promesso, no?-
1. Lenny Kravitz, Low, che tra l’altro è la stessa canzone che canticchia Kyouka in questa shot scritta due giorni fa (https://efpfanfic.net/viewstory.php?sid=3797054&i=1). Ed ecco spiegato il riferimento. Voi non avete assolutamente idea delle cose che mi fa la voce di quest’uomo.