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Autore: SherLokid221B    04/10/2018    1 recensioni
(post Kingsman: The Golden Circle, Harry Hart/Eggsy Unwin)
Nonostante siano passati mesi dalla missione in Kentucky, Harry non riesce a superare il trauma di quello che gli è successo e soffre terribilmente a causa di allucinazioni e incubi, senza contare il fatto che si sente inadeguato nei confronti di Eggsy, perché pensa che il ragazzo meriti di meglio. Harry prova a nascondere tutto, ma alla fine gli diventa impossibile e crolla. Eggsy e Merlin saranno al suo fianco per aiutarlo a rimettersi in piedi.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Hart, Merlin, Roxy Morton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Harry…” iniziò Eggsy, non appena scesero dal jet privato che li aveva portati fino in Svizzera. Roxy, su richiesta del suo migliore amico, li aveva lasciati soli e li stava precedendo.

“Non ora, Eggsy”.

Harry cercò di interromperlo, ma Eggsy proseguì lo stesso: “Merlin stava solo cercando di aiutarti e…credo avesse ragione, saresti dovuto rimanere alla base”.
Constatare che Eggsy era d’accordo con Merlin gli provocò una stretta al cuore, ma alimentò anche il suo orgoglio. “Non preoccuparti per me, so badare a me stesso” rispose, cercando di mantenere un tono di voce calmo e baciandolo delicatamente sulle labbra. “E poi è semplicemente una missione di routine, abbiamo visto di peggio”.

Eggsy lo guardò con apprensione, ma non aggiunse niente, sapendo che sarebbe stata comunque una battaglia persa, e i due si affrettarono a raggiungere Roxy.

Camminarono in silenzio per quasi trenta minuti, seguendo le direzioni che Merlin stava dando loro attraverso gli auricolari, fino a quando non ordinò loro di fermarsi di fronte ad un alto edificio di cemento, ricoperto di graffiti, quasi del tutto privo di finestre e abbandonato da tempo. Uno dei tanti nella periferia di Ginevra.

“Ho rilevato la presenza di 20 persone in totale all’interno della struttura. Quattro all’ingresso, le restanti al secondo piano. Buona fortuna”.

Dopo aver ringraziato Merlin, Harry contò mentalmente fino a tre e fece segno agli altri di procedere. Varcata la soglia, Eggsy e Roxy si occuparono velocemente delle guardie all’ingresso. Quasi sicuramente il suono degli spari avrebbe attirato l’attenzione degli uomini al secondo piano, ma gli agenti non si preoccuparono di non fare rumore, non avrebbero avuto difficoltà a occuparsi anche degli altri. O almeno, questo era ciò di cui Harry era convinto.

Al primo sparo, l’uomo si immobilizzò completamente per un lunghissimo istante e davanti ai suoi occhi tornarono a ripresentarsi le scene del V-day: la rabbia irrefrenabile durante la strage nella chiesa, i volti di Eggsy e Merlin impressi nella sua mente, anche nel momento in cui aveva sentito la pallottola perforargli il cranio e il forte impatto con il terreno. Poi il vuoto successivo e il panico che aveva provato nel risvegliarsi in una cella, da solo, con volti sconosciuti che lo guardavano. Risperimentò tutto questo nel giro di qualche secondo, fino a quando riuscì a chiudere gli occhi e a respingere quelle terribili immagini. Quando li riaprì, Roxy aveva appena ucciso la quarta guardia. Sperò con tutto il suo cuore che né lei né Eggsy avessero notato quello che era appena successo. Il ragazzo gli rivolse una rapida occhiata, per controllare se stesse andando tutto bene e non sembrò accorgersi di niente. Harry gli rispose con un sorriso debole e fece segno di proseguire. Tutte le sue certezze lo stavano abbandonando, ma decise di essere forte e di continuare, anche quando vide le sue mani, strette attorno all’ombrello, iniziare a tremare lievemente. Se avesse parlato avrebbe messo in pericolo se stesso, i suoi colleghi e l’intera missione. Non poteva permetterselo.

Come previsto alcuni uomini, richiamati dal rumore, iniziarono ad arrivare loro incontro. Questa volta anche Harry sparò alcuni colpi, che andarono tutti a segno. Dovevano essere veloci, salire le due rampe di scale che li separavano dalla quella stanza in cui avrebbero neutralizzato per sempre ciò che rimaneva dell’organizzazione di Poppy Adams. I tre piombarono, armi cariche in pugno, in un ambiente spoglio, realizzato in cemento esattamente come l’esterno dell’edificio e illuminato da due finestre senza vetri e non troppo ampie. Al centro si trovava un tavolo di legno al quale erano sedute cinque persone, protetti da uomini che impugnavano grandi armi da fuoco.

“Non dovete farvene scappare neanche uno” ordinò Merlin nei loro auricolari.

A quel punto tutto iniziò ad accadere molto velocemente. Tutti iniziarono a sparare, fino a quando i colpi si esaurirono. Roxy fu la prima a gettare la pistola a terra e, con un coltello in mano, bloccò la strada a due uomini che stavano cercando di scappare, aprendo dei tagli profondi nelle loro gole. Eggsy si occupò degli altri tre che gli erano arrivati incontro.

“No, non adesso…” mormorò Harry tra sé. Quelle maledette farfalle erano tornate.

Nello stesso istante due uomini lo attaccarono contemporaneamente. Non fu abbastanza veloce per schivare il primo pugno, che lo colpì sulla mascella, lasciandolo stordito per un attimo. Harry si riprese velocemente e notò che le farfalle erano scomparse, cosa che gli diede di nuovo sicurezza sufficiente per spezzare il collo ad uno in poche mosse e buttare l’altro a terra semincosciente. Puntò l’ombrello su di lui e si preparò a sparare. Era pronto, stava per premere il grilletto, ma ad un certo punto i rumori attorno a lui si fecero ovattati, distanti e Harry vide alcune farfalle svolazzare davanti ai suoi occhi. Provò a chiuderli e a riaprirli di scatto, ma le farfalle non avevano fatto altro che moltiplicarsi. Harry indietreggiò di qualche passo, abbassando l’ombrello. Nel frattempo l’uomo disteso ai suoi piedi si era ripreso e aveva tirato fuori un coltello dalla cintura. Harry non riusciva a rendersi conto di quello che stava succedendo, sapeva che era tutto un prodotto della sua mente, sapeva che non c’erano davvero farfalle che gli sfrecciavano davanti agli occhi. Nonostante questo non poté evitare di far cadere l’ombrello a terra per proteggersi il viso da quelle creature che ora avevano deciso di attaccarlo. L’uomo con il coltello si rialzò in fretta e gli si lanciò addosso, affondando un colpo, che, però, non raggiunse mai Harry. Eggsy, dopo aver ucciso il suo ultimo opponente, aveva assistito a gran parte della scena e si era gettato davanti al suo partner, cercando di parare il colpo, che, invece, gli sfuggì. Eggsy sentì la lama fredda del coltello entrare ed uscire rapidamente dal suo corpo. Si lasciò sfuggire un gemito, ma soffocò il dolore e riprese a combattere. La ferita era più grave di quanto avesse immaginato all’inizio, stava perdendo molto sangue e le fitte, che si propagavano lungo tutto il suo corpo, gli rendevano difficile difendersi, tanto che sarebbe stato sopraffatto di nuovo se Roxy non fosse piombata alle spalle del criminale, colpendolo alla schiena con il suo coltello.
Eggsy le sorrise riconoscente, ma cadde a terra subito dopo. Roxy gli fu accanto in un secondo, tirando fuori dallo zaino un kit di pronto soccorso e iniziò a medicare la ferita dell’amico il più velocemente possibile. Harry nel frattempo si era ripreso e si stava guardando intorno confuso, cercando di capire cosa fosse successo, fino a quando il suo sguardo non si posò su Eggsy, disteso per terra con il sangue che gli impregnava i vestiti.

“Eggsy!” gridò allarmato, lanciandosi verso di lui. "Eggsy…Eggsy...che cosa ho fatto?" La sua voce, che da quando Eggsy lo conosceva era sempre stata così calma e controllata, non riusciva a nascondere il panico che lo pervadeva.

"Harry, tu stai bene? Non preoccuparti, non è niente di grave". Il ragazzo gli sorrise, cercando di rassicurarlo.

"Che cosa cazzo sta succedendo??" chiese Merlin, il forte accento scozzese ancora più mercato per la preoccupazione.

"È tutto ok…" rispose Roxy, prendendo il controllo della situazione, dato che Harry non era in grado di articolare una frase e si limitava a fissare Eggsy in shock. "Eggsy è stato ferito, ma se la caverà con qualche cucitura. Ho fermato l'emorragia, ma ci serve un mezzo di trasporto al più presto".

"Siete circondati da edifici, non posso far atterrare niente lì vicino. Lo può portare Harry".

Roxy lanciò una rapida occhiata ad Harry, che stava mormorando parole sconnesse, stringendo la mano di Eggsy tra le sue. "Harry...non credo... non credo ne sia in grado al momento"

Merlin non disse una parola. Harry sollevò lentamente lo sguardo da Eggsy e fissò Roxy negli occhi. Poi, cercando di suonare convincente, disse: "N-no, lo posso portare. Lo porto io".

“Ne sei sicuro?” gli chiese Roxy, con una punta di preoccupazione nella voce che non riuscì a nascondere.

L’uomo annuì, cercando di riacquistare la confidenza dell’Harry Hart di un tempo. Poi si rivolse ad Eggsy: “Ti solleverò al mio tre, va bene? Uno…due…tre!”
Eggsy si lasciò sfuggire un gemito di dolore nel momento in cui Harry lo alzò da terra, tenendolo stretto tra le sue braccia.
Roxy raccolse l’ombrello di Harry e i loro zaini e chiese a Merlin di tenere pronto il jet. Harry non avrebbe saputo dire come fece a ripercorrere tutta la strada che li separava dall’aereo, lo sguardo sempre fisso su Eggsy, che cominciava a fare fatica a tenere gli occhi aperti, e una miriade di pensieri che sfrecciavano nella sua testa ancora più velocemente di quanto non avessero fatto le farfalle durante lo scontro.
   
 
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