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Autore: EstherLeon    05/10/2018    1 recensioni
Nuova Generazione.

Hogwarts è tornata definitivamente ad essere il luogo più sicuro del mondo magico, ma ci sono problemi dai quali neanche il Castello può salvarti se si è adolescenti. 
Così accadrà per la determinata Rose Weasley, costretta a dover sopportare il ragazzo che dal nulla si ritroverà sulla sua strada: Scorpius Malfoy. E non ci si può certo dimenticare di Roxanne Weasley, pronta a dover fare i conti con ciò che realmente significa per lei l’amicizia secolare condivisa con Lysander Scamander; di un Fred Weasley degno erede di suo padre, impegnato a sfuggire dall’incorruttibile Caposcuola Eleanor Wells; della radiosa Dominique Weasley, giudicata da tutti troppo libera di spirito, ma non dal misterioso Jonathan Steel; del combattivo Albus Potter, che lentamente dovrà scoprire Lorcan Scamander; di James Potter, soffocato da responsabilità che solo l’indipendente Evie Jordan riuscirà ad alleviare; e della dolcissima Lucy Weasley, improvvisamente travolta dall'uragano Charlie Chang.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Fred Weasley Jr, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Rose/Scorpius
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione, Da Epilogo alternativo
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III. Assurde scoperte (sorprendenti).

 

Da quando aveva acconsentito all’assurda richiesta di Albus, l’umore di Scorpius era finito per oscillare tra la voglia di mandare tutto a quel paese e la curiosità di scoprire quanto le voci su Rose Weasley fossero fondate.
Nonostante ciò che aveva detto ai due amici e la sicurezza che provava per le proprie capacità, sapeva bene che per riuscire nell’impresa avrebbe dovuto prepararsi.
D’altronde, nessun cacciatore riesce nell’impresa se non conosce a fondo la propria preda.

Così Scorpius aveva deciso di seguire Rose Weasley per un paio di giorni, per scoprirne le abitudini e il genere di persone con le quali aveva a che fare; aveva scoperto che oltre alle aule delle lezioni che frequentava, la Grifondoro non stava in altri posti se non nella sua Sala Comune o il campo di Quidditch – se poi Rose soleva frequentare altre zone del Castello, di certo non avremmo potuto dare la colpa a quei due lunghissimi giorni di ricerca in stile Malfoy.
Dato che la divisa verde-argento avrebbe sicuramente destato qualche sospetto in prossimità della Torre di Grifondoro, capì che se avesse voluto iniziare un contatto con Rose non gli rimaneva altra opzione se non presenziare ai suoi allenamenti di Quidditch.

Fu perciò con queste premesse in mente che Scorpius Malfoy si ritrovò appoggiato ad uno spalto a bordo del campo da Quidditch ad osservare la squadra di Grifondoro passarsi Pluffe e Bolidi.
Pregò mentalmente che James Potter rimanesse concentrato sul Boccino che stava seguendo da venti minuti buoni - e che Scorpius era sicuro che Jonathan avrebbe catturato già da un pezzo - se lo avesse colto a guardare gli allenamenti lo avrebbe sicuramente accusato di stare copiando le tattiche di gioco.
E in effetti non avrebbe neanche avuto tutti i torti: perché mai il Capitano della squadra di Serpeverde avrebbe dovuto assistere agli allenamenti della squadra rivale? 

Ma Scorpius la risposta a questa domanda la aveva ben stampata nel cervello, e per questo andò a posizionarsi proprio sotto agli anelli del Portiere, in attesa che Rose Weasley scendesse dalla propria scopa per fare una pausa.
Se c’era un’unica cosa che conosceva davvero bene di Rose Weasley quella era la sua determinazione quando si trattava di Quidditch; in quanto Cacciatore di Serpeverde, era più volte incappato nell’ostacolo del Portiere di Grifondoro, che altro non era che la stessa ragazza che ora stava osservando con attenzione.
Nonostante quando si trattasse di partite tra le loro due squadre Serpeverde avesse spesso la meglio, Scorpius era ben consapevole che ciò avveniva unicamente grazie all’incredibile talento come Cercatore di Jonathan; se la partita fosse stata decisa unicamente a goal, la situazione si sarebbe inevitabilmente ribaltata: fare punti a Rose Weasley era un’impresa quasi impossibile.
E lui lo sapeva meglio di chiunque altro, erano anni che cercava di capire quale fosse il suo punto debole.
Forse, questa storia di doverla distrarre e ammorbidire, alla lunga sarebbe convenuta anche a lui.

La vide parare una Pluffa con una particolare estensione del braccio e dare, con una smorfia di dolore, il primo segnale di affaticamento; finalmente, Rose si apprestò a planare elegantemente con la scopa in direzione del suolo e il Serpeverde seppe che quella era la sua occasione.
Le si avvicinò con calma, infilandosi le mani nella tasche dei pantaloni e guardandosi in giro con fare imperturbato, fino a quando non le fu affianco.
Rose notò immediatamente la sua presenza - come si poteva non notare un metro e ottanta di ragazzo platinato con la divisa del colore opposto alla sua!? - ma fece finta di nulla; si limitò a trangugiare il contenuto della borraccia che aveva appena preso in mano e ad asciugarsi il sudore sulla fronte con una salvietta - rigorosamente rossa e oro - che aveva precedentemente lasciato lì vicino.

« Hey, rossa. Come va? »
Rose non poté più persistere nel suo agognato piano di ignorare il nuovo arrivato; si voltò controvoglia per guardarlo negli occhi e, con grande dispiacere, lo trovò intento a sorriderle con un sorriso a trentadue denti.
Probabilmente dovette essere stata posseduta dallo spirito di Godric Grifondoro, perché decise di soprassedere all’appellativo orrendo con il quale il ragazzo le si era appena rivolto; in qualsiasi altra circostanza, lo avrebbe direttamente mandato a quel paese.
« A dire il vero sto sudando come un maiale.» Rispose decisa, ricambiando il sorriso di lui con uno volutamente e dichiaratamente finto.
Scorpius non comprese che la reazione della ragazza non fosse affatto un segnale di cordialità, ma solo una grande presa in giro, e, ancora più sicuro delle proprie capacità, pensò di poter continuare indisturbato con il proprio operato.
« Questo sì che è un modo per attirare l’attenzione di un uomo, eh!»
« Oh, sì, l’obiettivo della mia vita!» Rose rispose con lo stesso tono arzillo del ragazzo, storpiandolo però palesemente con sarcasmo.
Stavolta Scorpius capì che forse avrebbe dovuto ingegnarsi leggermente di più: Rose non sarebbe di certo caduta per un paio di frasi ad effetto.
« Ti ho visto prima, sei davvero strepitosa su quegli anelli!» Decise di optare per il discorso Quidditch, d’altra parte era l’unico argomento che avevano in comune del quale fosse a conoscenza.
La Grifondoro lo guardò scettica, alzando addirittura un sopracciglio; prese poi un altro sorso dalla sua borraccia, decidendo che forse avrebbe fatto meglio a bere piuttosto che a rispondere.
« E devo ammettere che sei anche diventata molto più bella quest’estate!» Osò aggiungere Scorpius, e chissà quale parte brillante del suo cervello gli diede l’idea di alzare una mano per prendere una ciocca dei capelli rossi della ragazza e rigirarsela tra le mani.
A quel gesto, la Grifondoro non ci vide più.
« Oh, ora che me lo hai detto ho capito di essere brava e anche bella, grazie per avermi aiutata con questa rivelazione su me stessa!» Sputò palesemente ironica, prima di prendersi i capelli con forza tra le mani e legarseli dietro la nuca.

Non degnò il Serpeverde nemmeno di uno sguardo, finì di parlare e tornò a cavallo della sua scopa; nel giro di pochi secondi era nuovamente in aria, con gli occhi fissi nel cielo e molto lontani dalla biondissima figura di Scorpius che invece era ben piantata a terra.
Il suddetto ragazzo provò a non fissarla a bocca aperta, ma fu più forte di lui: nessuna prima d’ora lo aveva trattato così in malo modo e per di più lo aveva lasciato nel mezzo di una conversazione senza considerarlo minimamente.
Scosse il capo per cercare di cacciare via i ricordi di ciò che aveva appena vissuto e cominciò ad incamminarsi verso il Castello con un nuovo pensiero in testa.

Se avesse voluto davvero vincere quella che si era appena trasformata in una battaglia con Rose Weasley, avrebbe dovuto fare molto meglio di così.

 

*

Se gli fosse stato chiesto direttamente, Eleanor Wells avrebbe risposto di no, che non passava le sue giornate a osservare spasmodicamente ogni movimento degli studenti di Hogwarts.
Avrebbe altresì ammesso che vi erano alcuni particolari studenti dei quali doveva assolutamente sapere che cosa facessero dal momento in cui si svegliavano a quello in cui andavano a dormire. 

E così, Evie Jordan non si stupì affatto quando, sedutasi al tavolo di Corvonero in Sala Grande, trovò l’amica con gli occhi spiritati puntati su una specifica postazione di Grifondoro.
Evie lanciò un’occhiata alla sue spalle, per confermare che i suoi sospetti fossero fondati, e, quando effettivamente vide la sorridente figura di Fred Weasley, non poté fare a meno che lasciarsi scappare una piccola risata.

« Ellie, non sta organizzando la Terza Guerra magica, puoi anche abbassare la guardia, sai?»
Solo allora Eleanor si degnò di spostare lo sguardo sull’amica e, come Evie si era aspettata che facesse, le riservò uno sguardo allucinato.
« Come fai a dirlo!? Le cose peggiori accadono quando mi distraggo!»
« Perché è addosso a Chloe Noel, sta pensando a ben altro al momento, fidati.»
La Corvonero non trovò nient’altro da dire, ciò che le aveva appena detto Evie non faceva una piega.
Di fatti, era vero che Fred Weasley si trovasse al tavolo di Grifondoro con un sorriso sospetto stampato in viso, ma era soprattuto vero che era fin troppo impegnato a tenere sottobraccio una ragazza dai capelli castani che gli sorrideva di rimando con fare civettuolo.
Addirittura Fred allungò una mano per carezzarle distrattamente le dita, e Eleanor giurò che mai altro spettacolo le avesse causato tanta nausea.
Ben presto vide la suddetta ragazza, Chloe, alzarsi dal posto, probabilmente perché aveva un impegno dal quale non poteva esimersi di presenziare - o perché voleva scappare da quel maiale! - e stampare un lascivo bacio sulla guancia di Fred prima di allontanarsi definitivamente.
Eleanor pensò che ora sì che sarebbe cominciata ufficialmente la sua ronda di controllo, tuttavia, come spesso accadeva, il Grifondoro la stupì nuovamente.

Così come se ne era andata Chloe, nel giro di pochi secondi il posto vuoto che aveva lasciato fu occupato da un’altra ragazza, stavolta dai capelli chiari.
Si ricordò di averla già vista prima - forse una Tassorosso del sesto anno? - ma non seppe darle un nome. E come se la scena di prima non l’avesse nauseata abbastanza, la nuova arrivata si sporse per scoccare un bacio a stampo sulla labbra di Fred, prima di sederglisi accanto e cominciare a scambiarsi abbracci decisamente poco casti lì davanti a tutti.

« Proprio non capisco, Evie. Come fanno tutte quelle ragazze ad uscire con lui?» Palesò i propri pensieri, scuotendo la testa incredula.
Evie non dovette nemmeno voltarsi una seconda volta per sincerarsi che Fred fosse passato all’attacco con una nuova ragazza, lo conosceva oramai da fin troppo tempo per non pensare il contrario.
In quanto figlia di Lee Jordan, era da quando era nata che veniva costretta a frequentare i figli di George Weasley e la loro mandria di cugini scatenati; il fatto che Fred avesse gli ormoni un po’ troppo accesi non era mai stato un segreto per lei - così come per il resto di Hogwarts, tra l’altro.
« Beh, è bravo coi complimenti e le ragazze di solito cascano per quelle cose.» Rispose atona Evie, alzando le spalle.
Playboy non sarebbe stata la parola giusta per definire la relazione di Fred Weasley con il gentil sesso; per lui non era un gioco, ma una vera e propria missione.
D’altronde tutte le ragazze sono bellissime a loro modo e Hogwarts poteva vantare un numero elevato di studentesse, perché mai avrebbe dovuto non prestare ciascuna di loro l’attenzione che si meritavano?
« Ma come possono credergli se dice le stesse cose a tutte!?» Chiese scettica Eleanor.

Vi erano poche cose che Eleanor non conoscesse come le sue tasche, lei che come minimo per sentirsi preparata su un argomento doveva leggere due tomi di approfondimento.
Ma quello, il perché Fred Weasley avesse così tanto successo con le ragazze, era sempre stato il mistero più grande di tutti.
Come ci si può sentire attratti da un combinaguai indisciplinato che non ha il minimo senso della responsabilità?
Eleanor aveva ben chiaro che se mai avesse dovuto provare interesse per qualcuno, sarebbe sicuramente stato per un uomo, e non per un ragazzino immaturo.
« Non so, immagino ogni ragazza pensi di essere speciale e l’unica in grado di farlo cambiare.» Evie alzò nuovamente le spalle, dimostrando quanto interesse avesse realmente per quella conversazione.
La Grifondoro era semplicemente fatta così: vi era poco che potesse catturare la sua attenzione e sicuramente l’argomento Fred Weasley non era uno di quelli che la interessasse a fondo.
« L’unica per lui!? È una cosa orribile, sia lodata Priscilla che noi due non siamo fatte così!» Sbraitò in maniera smisurata Eleanor e per poco Evie faticò a riconoscere la sua sempre pacata e composta amica Caposcuola.
« Rilassati! La tua ossessione per Fred Weasley sta peggiorando, eh.»
La Corvonero abbe l’accortezza di non dire più nulla; effettivamente si rese conto anche lei di stare esagerando, non avrebbe dato la soddisfazione a Fred Weasley di essere protagonista anche delle sue conversazioni, gli bastavano già tutte le volte in cui le toccava controllare che scontasse a pieno le punizioni che lei stessa gli assegnava.

Emettendo un ultimo sbuffo che esprimeva tutto il fastidio che stava provando, Eleanor tornò a puntare gli occhi verdi sul tomo di Pozioni, lo stesso che aveva abbandonato prima che l’amica le si sedesse di fronte.
Provò con tutta se stessa a concentrarsi sulle prime righe della pagina, ma la consapevolezza che Fred Weasley si trovasse al tavolo di fronte al suo a flirtare con l’ennesima ragazza era una distrazione troppo pressante.
Chiuse il tomo in uno scatto e lo infilò con forza dentro alla propria borsa; l’attimo dopo fece un sospiro pesante e tirò fuori la sua amatissima copia di ‘Orgoglio e Pregiudizio’.
Mr. Darcy sarebbe sempre stato l’unico uomo in grado di distrarla da qualunque - o chiunque - cosa. 

 

*

 

Tra tutti i luoghi che Hogwarts ospitava, il Cortile della Torre dell’Orologio era il posto meno indicato per leggere in tranquillità.
Soprattuto se si sceglieva di sedersi sul ciglio della fontana centrale, all’ombra dell’enorme albero di pere che primeggiava imponente nel chiostro.
Nonostante l’aspetto che stesse andando tutto in rovina, a Lucy Weasley quel Cortile era sempre sembrato un luogo più magico degli altri, dove le costruzioni più antiche del Castello venivano baciate dal tiepido sole autunnale.
E della sua stessa idea dovette essere più o meno un quarto del corpo studentesco, perché posto più popolato di quello era solo la Sala Grande durante i pasti.

Lucy era sempre stata la migliore ad isolarsi quando attorno a lei vi era una folla di persone. Lo aveva dovuto imparare per necessità nel corso della sua infanzia, quando le toccava presenziare ai numerosi pranzi da sua nonna Molly alla Tana.
E poi aveva affinato questa capacità durante i suoi anni ad Hogwarts, in quanto il vecchio Cappello Parlante aveva ben pensato di smistarla a Grifondoro: in poche parole, dal destino tipico dei Weasley non sarebbe mai riuscita a scappare.
Lucy amava i suoi cugini con tutto il cuore, ma i momenti dedicati a lei stessa, chiusa nei propri pensieri e nella propria mente, erano ciò che aveva di più caro.
E le era sempre sembrato di avere una sorta di tacito patto con il resto degli studenti di Hogwarts e con il Castello stesso, perché quando si chiudeva nella lettura di un libro non vi era mai nulla che potesse distrarla.

« Hey!»
O forse no.
Lucy alzò pigramente - ma comunque con atteggiamento amichevole - gli occhi marroni dal libro che teneva saldamente in mano, gli stessi occhi che aveva ereditato da sua madre Audrey e che la rendevano diversa dal resto dei suoi cugini.
Cosa che non si poteva di certo dire del colore dei capelli, di un rosso ramato che già a vederlo in lontananza non poteva suscitare altro se non la connessione immediata col cognome Weasley.
« Oh, hey.» Rispose timidamente una volta sinceratasi di chi le avesse appena rivolto la parola.
In piedi di fronte a lei, con un sorriso che partiva da un lato del viso e terminava nell’altro, vi era nient’altro che Charles Chang.
Lucy dovette ammettere di sentirsi leggermente a disagio: quella era la prima volta in sei anni che il Serpeverde le rivolgeva la parola.
« Cosa stai leggendo?» Le chiese euforico Charlie e per un attimo Lucy fu invasa dalla confusione; cosa c’era di tanto divertente in quella domanda?
Rimase per qualche secondo interdetta, ferma a guardarlo negli occhi; scorse in quelli scuri di lui sincerità e non poté fare a meno di chiedersi se stesse vivendo una qualche sorta di sogno assurdo.

Sapeva bene chi fosse il ragazzo che aveva di fronte, d’altronde per sei anni aveva visto suo cugino James accompagnarsi a lui e diventarne il migliore amico.
La cosa che però non riuscì a spiegarsi fu perché, tra tutte le persone che erano presenti nel chiostro, fosse venuto proprio a parlare con lei, probabilmente l’unica persona in tutta Hogwarts con la quale non avesse alcun tipo di rapporto.
Perché Lucy sapeva bene che Charlie era indubbiamente il ragazzo più popolare di tutta Hogwarts, quello che era sempre sulla bocca di tutti e che conosceva ogni singolo studente; di lei, invece, si sarebbe potuto dire l’esatto contrario.

Si rese conto di doverlo stare fissando da troppo tempo e che con ogni probabilità la cosa stesse diventando inquietante, così Lucy si costrinse a rispondergli con tono cordiale.
« Ehm… ‘Rune Antiche: rapporto con le Rune Babbane e loro genesi’. »
Charlie annuì con convinzione, quasi gli fosse appena stata raccontata la migliore delle storie; Lucy si chiese se effettivamente l’avesse minimamente ascoltata.
« Sì, sì, sembra interessante… ti dispiace se mi siedo accanto a te?»
La Grifondoro non ebbe nemmeno il tempo di rispondere, perché Charles si era già posizionato al suo fianco: il sorriso, ora, era più ebete che mai.
Lucy ricambiò impacciatamente il sorriso, aspettando che il ragazzo le dicesse il perché si trovasse lì, o quantomeno che dicesse qualsiasi cosa.
Lei, di certo, non era il tipo di persona in grado di portare avanti una conversazione con uno sconosciuto.
Ma il Serpeverde dovette star avendo tutt’altra conversazione con chissà chi nella propria testa, perché si limitò a passarsi una mano tra le ciocche corvine e lisce e a spostare lo sguardo dal viso di Lucy alla distesa di persone che avevano di fronte.
La Grifondoro si appellò a tutto il coraggio tipico della sua Casa e, preso un respiro profondo, aprì bocca per parlare.
« Se ti interessa posso prestartelo, a tratti è un po’ pesante ma gli argomenti sono ben piazzati e le fonti son– »
« Beh, ottima conversazione Lucy, davvero! È stato un piacere, devo andare, a presto!» La interruppe sbrigativo lui e, con la stessa accidentalità con la quale era arrivato, si alzò in uno scatto dal posto per rincorrere due ragazze che stavano passando alla loro destra in quel momento.

Lucy lo guardò andare via con l’incredulità che regnava padrona sul suo volto, sconvolta non solo dal modo in cui se ne era appena andato, ma in primo luogo dal solo fatto che avesse appena avuto la conversazione più assurda della sua vita con la persona con la quale meno si era aspettata di dover mai avere a che fare.
Si ricompose l’attimo dopo, posando nuovamente lo sguardo sul libro che aveva tenuto stretto tra le mani per tutta la durata della chiacchierata, e pregò mentalmente Godric Grifondoro di non riservarle altre sorprese per il resto del suo sesto anno scolastico.

 

*

 

« Guarda che sono io la preferita di nonna Molly!»
« Non dire scemenze, lo sanno tutti che sono io! James diglielo tu che ho ragione io!»
« Questa è la volta buona che mi faccio obliviare e mi dimentico di tutti voi, giuro.»

Neanche un mese di scuola e già la lista delle scenate a cui i suoi familiari avevano sottoposto James Sirius Potter poteva superare la pergamena.
Quel giorno il ragazzo ebbe l’accortezza di non cedere a tali immaturità e, nel pieno del diverbio tra Fred e Roxanne e l’immancabile commento di Rose, decise di caricarsi su una spalla la propria borsa e scappare da loro il più frettolosamente possibile.

Pensò a quale fosse il posto più lontano rispetto al parco di Hogwarts dove aveva appena lasciato  i cugini a discutere e, con sua grande sorpresa, si rese conto che finalmente avrebbe potuto godere dell’immensa vista del Lago Nero.
Imboccò la strada per il grande viadotto del Castello che comunicava il Cortile lastricato con la rimessa della barche e, una volta raggiunta l’esatta metà del ponte che si ergeva a diversi metri di altezza sul lago, si posizionò poggiandosi con la schiena a una colonna.
Si stupì lui stesso di quanta calma gli diede immediatamente quel luogo; per quanto, quando si trovava da solo, avesse sempre evitato i luoghi gremiti di gente, dovette ammettere che il viadotto si era rivelato essere più desolato del previsto.
Gli passarono accanto solamente un paio di studenti, i quali, dopo avergli riservato qualche sbrigativa parola di saluto, lo superarono e lo lasciarono nuovamente in compagnia del rumore del vento.
Si guardò in giro, per accertarsi che realmente non ci fosse nessuno nelle immediate prossimità, per poi infilare una mano nella propria borsa e tirarne fuori un vile pacchetto di sigarette Babbane.

In molti si erano chiesti nel corso degli anni come facesse James a sembrare sempre rilassato quando si trovava a dover gestire una mandria di cugini dalle personalità non proprio facilissime; tuttavia James si era sempre riservato quel segreto unicamente per sé: d’altronde come avrebbe spiegato ad un gruppo di giovani maghi e streghe che un comunissimo vizio Babbano riusciva a dargli quei cinque minuti di pace che lo salvavano quotidianamente?

Tirò fuori la bacchetta che teneva chiusa nella tasca destra e sussurrò un Incendio in direzione della sigaretta che teneva fra le dita; quando l’estremità di questa cominciò a bruciare, se la infilò prontamente in bocca dalla parte del filtro.
Probabilmente la sensazione di calma che derivò da un paio di tiri di tabacco e la vista delle placide acque nere del lago bastarono a fargli dimenticare dell’ambiente circostante.
Fu così che non sentì nemmeno il suono dei passi delicati che gli si avvicinarono sempre di più, appartenenti ad una figura altrettanto distratta dai propri pensieri.

Perciò, quando Evie Jordan superò l’ennesimo arco a volta del viadotto e giunse alla sua esatta metà, non poté fare a meno di sussultare quando notò James Potter appoggiato contro alla colonna, talmente nascosto da non averlo potuto scorgere prima mentre camminava in tranquillità.
Immediatamente nascose dentro alla propria borsa il libro che aveva tenuto in mano fino a quel momento, nella speranza che James non l’avesse vista reagire con così tanta urgenza.
Presto il Grifondoro si accorse della nuova arrivata, ma, come invece ci si sarebbe potuti aspettare, non fece nulla per nascondere ciò che stava facendo.
Si voltò per fronteggiare Evie e, preso un altro tiro dalla sigaretta oramai consumata a metà, le rivolse un grande sorriso di intesa.

« Sai, sono io che dovrei nascondere la prova del delitto, non tu. È solo un libro, Evie.»
La ragazza per poco non si sentì mancare.
Se solo fosse tornata ad avere tredici anni, probabilmente sarebbe direttamente svenuta.
Evie Jordan era una ragazza dai mille misteri, ma tra di essi c’era un piccolo ed innocente segreto che aveva avuto il coraggio di rivelare all’amica Eleanor solamente l’anno precedente: fino all’età di tredici anni, infatti, aveva avuto una cotta spaventosa per James, una di quelle cotte che pensi che non termineranno mai e che inevitabilmente finiscono per rovinarti il resto del tuo futuro sentimentale.
Colpa di suo padre Lee e della sua amicizia con la famiglia Weasley, se solo non fosse stato per lui non sarebbe mai cresciuta con i cugini Weasley né tantomeno sarebbe cresciuta con James e con il suo fastidiosissimo sorriso e con la sua molestissima gentilezza.
Ma così come era nata, la cotta era improvvisamente scemata quando durante il loro terzo anno James aveva cominciato a provare interesse per l’intero genere femminile, tranne che per lei.
E la Grifondoro era una ragazza estremamente orgogliosa: perché mai avrebbe dovuto perdere ulteriore tempo dietro ad un ragazzo che non la considerava nemmeno?

Così, quando ora, durante il loro settimo e ultimo anno, James le rivolse quel sorriso e le parlò mentre erano totalmente soli, Evie poté giurare che se aveva avuto quel sussulto era perché aveva rischiato di farsi beccare con un banalissimo romanzo rosa in mano e per nessunissima altra ragione.

« Hey! Non ti ho mai visto fumare! Vuoi che ti lasci da solo?» Ebbe la brillante idea di capovolgere la situazione, vertendo l’attenzione su di lui.
James, d’altra parte, tornò a stupirla: scrollò pigramente le spalle, facendole poi un gesto che le fece intendere di avvicinarglisi.
« Ma no, figurati! Tanto non è che andrai a dirlo a Lily o a chissà chi altro.»
« Certo! Perché sicuramente Lily ne rimarrebbe sconvolta! Scommetto che fuma anche lei di nascosto!» Disse Evie con una certa ilarità della voce.

Nonostante avrebbe dovuto provare un qualche senso di repulsione all’immagine della sorellina di appena quattordici anni che fumava, a James nacque spontanea una risata e presto si ritrovò a puntare gli occhi nascosti dalla pesante montatura degli occhiali su quelli scuri di Evie.
Osservò il modo in cui la matassa di capelli corvini e ricci, decisamente troppo lunghi per riuscire ad essere mantenuti così bene, le scendeva scompostamente lungo le spalle e il modo in cui un ricciolo ribelle le spezzava il viso a metà; inevitabilmente l’occhio cadde sulle poche lentiggini che le contornavano il naso e sulle labbra carnose che erano le indiscusse protagoniste del viso della ragazza.

James si ridestò all’istante, era evidente dall’espressione sul viso della Grifondoro che stesse attendendo una sua risposta.
« Beh, per come la vedo io, se non la vedo fumare con i miei occhi, allora significa che non lo fa!» Replicò con tranquillità, serrando nuovamente tra le labbra la sigaretta.
Fece l’ultimo tiro e poi la porse alla ragazza che aveva affianco; Evie scosse leggermente il capo, facendogli intendere che non avrebbe accettato e, senza porsi ulteriori problemi, tirò fuori nuovamente dalla tasca la bacchetta per recitare un Evanesco: nel giro di pochi secondi, la famosa prova del delitto sparì definitivamente.
« Hey, Evie.» Parlò ancora James. « Prima o poi mi dirai qual è questo segretissimo libro che stai nascondendo?»
Evie si fermò a guardarlo negli occhi e lo vide imprimersi sul volto un sorriso compiaciuto; ebbe la conferma definitiva che James Potter amava avere tutto sotto controllo e il controllo su di tutti.
« Quale libro?» Chiese con finta innocenza lei, sbattendo volutamente le ciglia più vistosamente del normale.
A quella scena, James si lasciò sfuggire uno sbuffo divertito.
« Quello che hai nascosto nella borsa!»
« Beh, per come la vedo io, se non lo vedi con i tuoi occhi, allora significa che non esiste!»
Il Grifondoro si rese conto che quelle semplici parole di Evie lo colpirono come raramente altri avevano fatto. Incassò il colpo, scuotendo il capo da destra a sinistra in segno di incredulità: quella era una delle poche volte in tutta la sua vita che si ritrovava ad essere senza parole.

Evie oramai aveva imparato a conoscere James come il palmo delle proprie mani e, appurato che non le avrebbe risposto nulla, gli fece un veloce occhiolino, prima di caricarsi meglio la borsa su una spalla e cominciare a camminare nuovamente lungo il viadotto.
« Ci vediamo stasera a cena, Jordan!» La costrinse a voltarsi la voce del ragazzo e Evie seppe subito che cosa dire.
« Stasera come per il resto delle cene di quest’anno, Potter!»

James non poté fare altro che darsi dell’idiota: perché mai nel corso degli anni si era quasi dimenticato quanto fosse facile e divertente parlare con Evie?
Poco male, avrebbe avuto un intero anno scolastico per recuperare.

  
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