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Autore: Angel_Strings    06/10/2018    3 recensioni
Due donne ma un solo segreto.
Due uomini ma una sola arma. 
Maledetti cuori
Maledetti destini
-//-
"Amore o solitudine?
Lui aveva scelto l’amore. Qualcosa per cui lottare e alimentare ogni giorno, aveva scelto la famiglia, che comportava il vivere non solo per se stesso, ma anche per il bene degli altri.
Io non avevo qualcuno per cui far battere il mio cuore, non avevo motivo di scegliere qualcosa che nessuno si era preso la briga di insegnarmi.
Non puoi fare del male se non conosci il bene. Privazione di privazione."
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jeon Jeongguk/ Jungkook, Min Yoongi/ Suga
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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♠CHAPTER III - MALEDETTO PASSATO
 

«Bisogna chiamare la polizia.»
Questo fu l’inizio di un casino così grande che ci mise in un mare di guai. Mia sorella e la sua sfacciataggine peggioravano di giorno in giorno.
Probabilmente sapeva che, alla fine, mi sarei assunta qualsiasi tipo di responsabilità -comprese le sue- pur di non dare nell’occhio.
Pensare che era stata proprio lei ad insistere su questo punto! Come se fossimo degli agenti segreti in incognito per un tempo indeterminato, e quel tempo era la nostra vita.
Davvero pessimo.
«Non puoi sempre comportarti così, Hei-Ran. Qui non si tratta di aver rubato una caramella al supermercato. Abbiamo ucciso un uomo. Ho ucciso un uomo. Beh, non ho ancora capito quando sia morto con esattezza…ma non importa. Siamo senza protezione, con le spalle scoperte, e non abbiamo la possibilità di fidarci di nessuno.»
«Parli come se fossimo davvero con le spalle scoperte,» iniziò lei, «ma sai meglio di me che non è così. Diamine, cosa abbiamo fatto tutto questo tempo?» La domanda, ovviamente, era retorica. Sapevo dove voleva andare a parare, ma io non volevo. Il mio intuito affinato in anni e anni di addestramento mi stava urlando di lasciar perdere, di continuare come stabilito dal nostro patto: sole.
Non potevamo sbagliare, e questo era un enorme sbaglio, un gravissimo imprevisto.
«Ha-Nun.» Il suo richiamo mi fece distrarre quanto bastava per concentrarmi su di lei. «Ti prego. Noi non siamo sole, piuttosto sei tu a sentirti così; e anche io lo provo, con te, ogni giorno. Sì, hai ragione, è una cosa che noi e soltanto noi dobbiamo gestire, ma ciò non significa dimenticare chi ha sempre cercato di combattere insieme a noi.»
Mi si parò di fronte e mi prese la mano sinistra, accarezzando con una delicatezza insolita per il suo essere il palmo della mia mano.
«Fidati di me. Chiamiamo Hobi.»
 
⁕⁕⁕
 
Jung Hoseok non era di certo l’uomo che la gente avrebbe voluto come nemico.
Il suo viso dolce mascherava perfettamente il temperamento schivo e poco incline alla pietà, e il corpo massiccio non necessitava di ulteriori spiegazioni. Era un miscuglio ingannevole, una miscela letale, e forse era proprio questo il motivo per cui io e mia sorella avevamo legato con lui. Il corpo del mio molestatore era ancora steso accanto alla porta d’ingresso quando finalmente suonarono il campanello.
Il rumore fece sobbalzare Hei-Ran dallo spavento, che abbandonò lo straccio insanguinato a terra e si precipitò frettolosamente ad aprire la porta.
«Hobi.» Senza proferire parola, una figura fin troppo incappucciata fece il suo ingresso. Due occhi nocciola incrociarono il mio sguardo, e notai con piacere che la sua chioma ramata era rimasta uguale.
«Era un codice rosso, ma io di rosso vedo solo il vostro pavimento.»
«È una storia lunga.» Mi sbrigai a dire, sentendomi stranamente intimorita dal suo sguardo indagatore. Avrebbe avuto tutto il diritto di non voler immischiarsi in quella faccenda, dopotutto con quel giorno sarebbero stati sei mesi dall’abbandono. E sei mesi fantasma nei quali io e Hei-Ran eravamo completamente scomparse.
Il cipiglio accusatore dell’uomo, però, lasciò spazio ad uno splendido sorriso che fece scomparire in mezzo secondo ogni mia paura, e dopo circa una mezz’ora e una tazza di caffè, Hobi fu messo a conoscenza di quel fastidioso ma pericoloso inconveniente.
«E così vorreste tentare di corrompere un poliziotto.»
«Ti prego, Hobi. Se avesse gestito le cose Ha-Nun, a quest’ora avrebbe semplicemente bruciato il corpo e gettato gli avanzi per le strade di Seoul.» Mia sorella non supplicava.
Non avrebbe mai supplicato nessuno, tanto meno un amico e, come se non bastasse, avevo omesso un dettaglio importante. Un dettaglio che mi stava divorando la mente nelle ultime due ore. Questa mia negligenza non fu affatto accidentale, perché sì, avevo paura di confessarlo a mia sorella.
Dopotutto eravamo gemelle.
Da bambine il nostro legame era sempre stato intenso, due corpi e una sola mente. Io iniziavo una frase e lei la terminava; lei si faceva male e io piangevo. Non avrei potuto sopportare la sua rabbia.
La mia rabbia.
«Siete tornate ad essere persone comuni per scelta, fanciulle. Se qualcun altro avesse deciso di indagare sulla scomparsa di un uomo in una notte qualunque, non sareste state così fortunate.» Sospirò. «Incognito. Avreste dovuto imparare per bene il significato di questa parola quando vi fu messo sotto al naso un accordo di riservatezza. Perciò ditemi: perché ve ne siete andate dopo tutti questi anni? Voglio la verità.» Non avremmo potuto comunque nasconderci a lungo. Guardai Hei-Ran e gli diedi il tacito consenso di ripagare le sue aspettative.
«La morte dei nostri genitori non è stata accidentale.»
«Fanciulla…»
«No, Hobi. Forse sette anni fa eravamo troppo ingenue per capire. Prima papà, e dopo una manciata di mesi la mamma? Non esiste, non ho creduto ad una sola parola della scientifica. Devono esserci degli infiltrati, e vogliamo scoprire la verità.»
«Scavare di nuovo a fondo non vi riporterà in vita i vostri genitori.»
Quella frase mi trapassò il corpo da parte a parte.
Fu schietto, intenzionato a ferirci per tentare compassionevolmente di farci cambiare idea, pur sapendo che ogni suo sforzo sarebbe stato vano. Le sorelle Yun portavano a termine una missione. Fino alla fine. «E come pensate di farlo?» Chiese Hobi, sorpreso.
«Per il momento cerchiamo di non dare nell’occhio ma poi… poi ci servirà una copertura.»
 
⁕⁕⁕
 
Jung Hoseok decise di farsi corrompere nel nome di una amicizia e lealtà che ci legava da troppi anni. E non avrei mai, mai potuto biasimarlo.
Amore o solitudine?
Lui aveva scelto l’amore. Qualcosa per cui lottare e alimentare ogni giorno, aveva scelto la famiglia, che comportava il vivere non solo per se stesso, ma anche per il bene degli altri.
Io non avevo qualcuno per cui far battere il mio cuore, non avevo motivo di scegliere qualcosa che nessuno si era preso la briga di insegnarmi.
 
Non puoi fare del male se non conosci il bene. Privazione di privazione.
 
Salutato il nostro amico decidemmo di infrangere nuovamente quell’assurda regola e, qualche minuto più tardi, eravamo fuori, insieme, per una semplice e rinvigorente passeggiata al chiaro di luna.
Quella sera però la luna era triste, tinta di un rossastro scolorito, e pensai fosse così per ricordarmi che le mie mani erano macchiate della morte di troppe persone per essere così giovane. Per ricordarmi che i sensi di colpa mi avrebbero divorato per tutta la vita in una lenta danza di ricordi che spesso mi tenevano sveglia di notte.
Con una semiautomatica sotto al cuscino.

Decisi di chiamare un taxi.
«Dove vuoi andare a quest’ora della notte, stupida?» Senza darle spiegazioni chiesi al tassista di lasciarci ad Incheon, e finalmente capì. Rimase silenziosa per tutto il tragitto, con il capo rivolto sempre verso il finestrino e la mano che teneva salda la mia.
Non sarebbe stato difficile riconoscere l’edificio in questione. Alto, ingente, grigio, e con finestre così enormi che mi facevano chiedere tutte le volte come venissero pulite e tenute così a lucido.
Era asettico, e l’unica scritta che si imponeva sul tutto il resto, illuminata da una luce al neon blu, recitava:

“B.T.S – Bulletproof Security”.
 
«Ti manca?» Chiesi a mia sorella, che ne contemplava ancora la vista.
«Sì. A te manca?» Volevo sprofondare.
 
È tutto sotto controllo.
 
«No.»
 
La mattina seguente fu di nuovo tutto come prima.
La casa, il silenzio che vi alleggiava, mia sorella ancora cullata dalle braccia di Morfeo, e del cadavere solo un ricordo vago.
Così doveva andare, bisognava stare attenti ad ogni minimo dettaglio, diventare così invisibili da mettere persino in dubbio l’esistenza di ogni cosa.
E quello era il compito di un agente speciale: diventare inesistente. 
 


N.D.A

Zan zan zan
È entrato finalmente in gioco una personcina molto molto carina, il nostro meraviglioso J-Nope as a policeman!
E devo dire che con quella divisa... meglio finire qui la frase. 

Iniziamo ad entrare nel vivo della situazione e capire cosa stanno facendo queste due ragazze, ma soprattutto perché.
E voglio specificare che sì, sono gemelle, ma pur sempre diverse. Ognuna di loro, per quanto legate da un filo indistruttibile, vivrà la storia in modo differente dall'altra.

Spero tanto che il capitolo vi sia piaciuto, e se volete discutere di qualcosa o darci le vostre opinioni siamo qui a vostra disposizione, always!
Un bacione a tutte e buon weekend,
S. 


 
 
 
 
  
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