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Autore: satakyoya    07/10/2018    0 recensioni
Una ragazza che vive a Tokyo e nei giorni nostri, trascorre le giornate tranquille insieme alla sua famiglia e ai suoi nonni.
Ma suo nonno, prima della sua morte, gli raccontava una storia ambientata in un periodo storico giapponese non ben definito. Tutto quello che conosciamo adesso però in quel periodo non esistevano, le città erano villaggi e le case di legno che componevano i villaggi erano governate da qualcuno al di sopra degli abitanti.
La protagonista è una povera cameriera del castello della città di Wake, in Giappone, ma quella povera cameriera vivrà un'esperienza che nemmeno si aspettava e proverà emozioni che non ha mai provato prima.
Se siete curiosi leggete la storia e lasciatemi una recensione. Spero che vi piaccia!
[In questa storia sono presenti alcuni personaggi della Mitologia Giapponese]
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Mi svegliai all’alba e vidi che sul letto Aki non c’era. Andai a vedere in cucina ma non vidi nemmeno una ciotola sporca. Mi cambiai i vestiti e misi l’uniforme da cameriera che avevo appoggiato su una sedia e camminai il più velocemente possibile verso il castello entrando per la porta laterale.
Mangiai mezza pagnotta di pane, misi la parte rimasta sulla finestra, preparai il secchio e lo straccio per poi tornare a pulire. Andai al primo piano e continuai a pulire dove ieri mi ero fermata e lo feci per tutta la mattina.
“Iris!” disse una voce. Io non l’avevo sentita perché stavo pensando a ciò che mi era successo ieri sera.
Poco dopo finii di pulire che sentii di nuovo quella voce chiamarmi. Quando mi girai vidi che era Sara.
“Iris!” disse lei.
“Sì?” chiesi io.
“Che fai qui? E come sei messa?” chiese lei.
“Ho appena finito di lavare tutti i vetri e stavo per andare giù in cucina.” Dissi io.
“Beh, non stare ferma. Muoviti a portare giù questa roba e vai alla Sala di Consultazione ad aiutare le altre  ragazze.” Disse lei.
“Eh? Ma che cosa devo fare?” chiesi io.
“Aiutare a sistemare ovviamente. Non hai dimenticato che questa sera arriveranno 150 persone per la festa, vero?” disse lei.
“Ehm… no signora.” Risposi io.
“Cos’è quella esitazione? Ah, lascia stare. Adesso muoviti e vai dalle altre.” Disse lei con tono un po’ scocciato.
“Sì, subito.” Dissi io prendendo velocemente il secchio d’acqua sporca e correndo in cucina.
Una volta arrivata là cercai di mangiare il pezzo della pagnotta di pane che mi era rimasto senza che nessuno mi vedesse. Poi feci le scale e corsi il più velocemente possibile nella Sala di Consultazione. Quella stanza era definita così sia per le sue dimensioni, sia perché molto spesso il padrone Hiroshi la usava per consultare qualcuno, ordinare come agire su qualcosa o per sentire le richieste della gente. A metà strada fui fermata da una voce dietro di me.
“Iris!” disse la voce.
Inizialmente pensai fosse di nuovo Sara, ma in realtà non era così. Mi girai e vidi Jun corrermi incontro e fermarsi davanti a me. Il mio cuore iniziò a battere molto forte, più di quando ero davanti a Inari. Non riuscivo in alcun modo a calmarmi.
“Sì?” chiesi io.
“Vorrei chiederti un favore.” Disse lui.
“Che tipo di favore?” dissi io.
“Ecco… vorrei che tu fossi la mia cameriera personale stasera.” Disse lui.
“Eh?” chiesi io un po’ confusa.
“Avrò bisogno del consiglio di qualcuno stasera. E tu tra tutte le persone mi sembri la più affidabile. Quindi per favore, sii la mia cameriera personale.” Disse Jun.
Dopo quelle parole il cuore mi batteva fortissimo. Mi sembrava un sogno poter essere la cameriera di Jun e non avevo mai immaginato potesse accadermi un’occasione come quella. Dovevo coglierla. Dovevo assolutamente coglierla perché non sapevo se mi poteva capitare di nuovo.
Però c’era un problema: non potevo permettermi di essere la sua cameriera per via di una regola stabilita da Sara.
Io abbassai lo sguardo e dissi: “Mi piacerebbe molto ma non posso. Per noi cameriere vige la regola che dobbiamo servire tutti gli ospiti e non possiamo concentrarsi su una sola persona. Avrei voluto tanto poterlo essere.”
“Non è un problema, tranquilla. Almeno spero che tu mi possa dare dei consigli in certi momenti.” Disse Jun.
“Ne sarei felice.” Dissi io.
“JUN!” urlò Isao camminando verso di noi con passo veloce. Era distante qualche metro ma ci raggiunse in poco tempo.
“… Isao… ma che ci fai qui?” chiese Jun.
“Che ci fai tu qui! Non lo sai che non si devono disturbare le persone che lavorano? Forza, vieni con me.” disse Isao.
“Ma io…” disse Jun.
“Su vieni. Scusa ma noi dobbiamo andare.” Disse Isao.
“Ci vediamo stasera.” Disse Jun.
Io mi inchinai in avanti e li salutai con un arrivederci. Poi mi rialzai e girandomi mi diressi nella Sala di Consultazione. Una volta arrivata notai che una ragazza stava pulendo dei mobili, una un’altra stava pulendo i vetri e un’altra ancora stava spazzando per terra.
La stanza era grandissima ed altissima, composta da alcuni mobili in diversi punti della sala e con diverse rifiniture in oro sulle pareti. In un lato della sala si trovava un piccolo palco alto una decina di centimetri usato da dei musicisti, dal lato opposto invece vi erano quattro troni molto elaborati e alle rifiniture dorate. Tre erano per i padroncini Inari, Isao e Jun, mentre il quarto era per padron Hiroshi. Fino a qualche anno fa ce n’era un altro a fianco a quello di Hiroshi, con le stesse dimensioni, che era quello della moglie, ma un paio di anni fa lei morì e così venne deciso di rimuoverlo, insieme ad altre decisioni che Hiroshi prese.
Sopra i mobili vi erano degli altri oggetti piccoli, molto raffinati e di grande valore.  Inoltre vi erano tre lampadari di diverse dimensioni e altre candele appoggiate uno strumento su un muro dove si dovevano accendere le candele per fare luce.
Mi fu detto da Emma di pulire il palco in cui ci sarebbero stati i musicisti e di pulire i quattro troni. Io lo feci e mi ci volle almeno un’ora per poter finire il palco ed iniziare con il primo trono quando improvvisamente entrarono quattro signori piuttosto paffuti che portavano sulle spalle degli oggetti molto voluminosi. Loro li appoggiarono a terra e poi se ne andarono via lasciando la stanza per circa due ore. Passai un’ora e mezza a pulire nei minimi dettagli i quattro troni e poi, non appena finii, incuriosita mi avvicinai a uno degli strumenti, lo toccai e questo emise un suono sottile e leggero.
Non avevo idea di che strumento fosse, ma ero così curiosa che provai a toccarne un altro che era in verticale davanti a me. questo fece un rumore un po’ più forte rispetto all’altro e notai che era un strumento più grosso nella parte in basso. In quel momento mi sarebbe piaciuto sapere che strumenti avevo toccato, ma per saperlo dovevo aspettare la sera, quando ci sarebbe stata la festa e avrebbero suonato.
Mi guardai intorni per paura di essere vista da qualcuno, ma le cameriere erano concentrate a lavorare e non vedevano ciò che stavo facendo o da dove provenivano i rumori emessi dagli strumenti.
Ne vidi un altro che era dietro al secondo che avevo toccato e anche quello era messo in verticale. Aveva le stesse dimensioni del secondo e io avvicinai alla mano ma a pochi centimetri qualcuno mi parlò dalla mia destra.
“Ehi signorina, ti andrebbe di vederlo e di provarlo?” disse una voce.
Era uno dei musicisti. Era paffuto, capelli neri, occhi marroni, portava delle scarpe che gli stavano aderenti ed era vestito in camicia, giacca e cravatta. Beh, a dirla onestamente, era talmente paffuto che mi sembrava di vedere i bottoni della camicia saltare via da un momento all’altro. Io, dopo le sue parole, mi spaventai e così tirai indietro la mano.
“Eh?” chiesi io.
“E dai, non ti andrebbe di scoprire cos’è questo strumento e di provare a toccarlo almeno una volta?” disse il signore.
“Se mi dai la mano ti aiuto e ti dico dove puoi toccarlo.” Disse il signore dopo un attimo di pausa.
Poi lui prese la mia mano destra e la alzò avvicinandola allo strumento. A un certo punto un’altra mano mi strinse il polso, ma era messa nella direzione opposta a quella del musicista. Iniziai a spaventarmi perché pensai che quella mano fosse di Sara o di un altro musicista, ma non poteva essere possibile perché non era una mano paffuta e non mi stringeva forte il polso. Era una mano sottile e dal tocco apparentemente morbido. Girai la testa e vidi padroncino Inari.
“Le donne di questo castello non si toccano.” Disse lui con voce seria.
“Ah, ehm… mi dispiace. Me ne vado via subito.” Disse il musicista.
Io rimasi colpita dal vederlo a fianco a me, mentre il musicista era quasi sconvolto di vederlo. Inari lasciò andare la mano dell’uomo e lui se andò via subito.
“Tutto bene?” chiese Inari.
“Eh? Oh, sì. Grazie.” Risposi io. Ci fu un attimo di silenzio tra noi due.
“Beh, se non c’è altro bisogno io me ne vado.” disse lui.
Si avvicinò al mio orecchio e disse: “Ci vediamo stasera.” Poi se ne andò.
Io non risposi e tornai a lavorare spazzando il tappeto rosso che era davanti ai troni. Una volta finito mi guardai intorno e notai che non c’era nessuna delle cameriere che lavoravano prima. Pensai che avessero finito prima di me così mi diressi in cucina.
A più di metà corridoio mi passò di fianco Isao con espressione arrabbiata. Non ne sapevo il motivo ma mi passò a fianco senza nemmeno guardarmi negli occhi. Io andai avanti fino ad entrare in cucina dove c’erano le altre cameriere insieme a Sara. Lei se ne andò una decina di secondi dopo che io entrai con espressione scocciata e schioccando la lingua.
La metà delle volte che lei mi vedeva durante le giornate sembrava seccata, infastidita dalla mia presenza, mentre nell’altra metà si rivolgeva a me con espressione seria o arrabbiata. Ma in quel momento decisi di non dare importanza a ciò che lei pensava di me e decisi di concentrarmi solo su quello che dovevo fare per la serata.
“Ragazze, ecco dove eravate.  Cos’è successo mentre io non c’ero? Che cos’ha detto Sara?” chiesi io.
“Niente di che, le solite cose su come comportarsi stasera con gli ospiti e con i padroncini.” Disse Emma.
Improvvisamente tutte e tre si avvicinarono a me e iniziarono a farmi molte domande.
“E tu invece, cos’hai da dirci riguardo a prima?” chiese Emma.
“Eh?” dissi io non riuscendo a capire.
“Come mai Inari si è comportato in quel modo? Che ci stai nascondendo?” chiese Aiko.
“Ma di che state parlando, non riesco a seguirvi.” Dissi io.
“Non fare finta di niente, tutte e tre abbiamo visto cos’è successo prima.” Disse Miko.
“Ragazze, non è nulla. Ho solo avuto un problema a causa di un musicista e niente di più.” dissi io, ma loro non mi stavano dando ascolto.
“Deve sicuramente esserle successo qualcosa.” Disse Emma.
“Ragazze…” dissi io ma venni ignorata.
“Sì certo. Padroncino Inari non si comporta così con noi di solto. E lei è piuttosto strana…” disse Aiko.
“Ragazze! Davvero, non c’è niente. State tranquille.” Dissi io. Si guardarono tra di loro per qualche istante poi tornarono a guardarmi.
“Mmmh…  mi sembra sospettoso, ma per adesso ti crediamo.” Disse Miko.
“Ma scusate, com’è possibile che voi l’abbiate visto se stavate lavorando.” Chiesi io.
“Beh, per due volte è venuta a vederci Sara stando davanti alla porta. Tu non te ne sei mai accorta perché una volta eri impegnata a lavorare e l’altra volta eri con Inari. Ma non appena lei è andata via abbiamo visto, anche se per qualche minuto, ciò che ti è successo.” Disse Aiko.
“Esatto. La cosa ci ha incuriosito, ma non abbiamo detto perché ti abbiamo vista abbastanza presa dal tuo lavoro.” Dissi Miko.
“Oh…” dissi io. Ci fu un attimo di silenzio.
“Ma adesso è ora di preparare il cibo per gli ospiti di stasera. Forza, dividiamoci le mansioni.” Disse Emma.
Così tutte e quattro iniziammo a lavorare. Io andai a prendere quanta più carne possibile e la portai in cucina per poterla cuocere. Emma creò diversi tipi di dolci, alcuni a due o tre piani, e dei pasticcini di diversi colori. Aiko lavorò sulle verdure che aveva a disposizione, mentre Miko dava una mano procurando tutti gli ingredienti di cui Emma e Aiko avevano bisogno.
Lavorammo ininterrottamente per poco più di due ore e in quel lasso di tempo non eravamo mai state disturbate da nulla. Non venne nemmeno Sara che di solito monitorava e controllava ciò che noi facevamo. La prima a finire fu Aiko che aveva tagliato, cucinato e messo su dei piatti le verdure che lei stessa aveva usato. Aveva fatto cinque o sei piatti e non ce ne era uno che era uguale all’altro.
“Vado a vedere dove posso sistemare questi piatti e quanti tavoli ha preparato Sara. Torno subito.” Disse Aiko incamminandosi verso la porta.
Lei se ne andò e noi tre riprendemmo a lavorare. Io, mentre lavorai, pensai a ciò che mi aveva detto Aki ieri sera. Pensai che forse non era una pessima idea andare con lui a viaggiare per i diversi villaggi e poter scoprire cose nuove. È sempre stato uno dei miei sogni poter visitare posti nuovi quindi forse grazie a lui avrei l’occasione di poterlo fare.
Una decina di minuti dopo che lei se n’è andata Aiko tornò da noi e disse: “Ragazze, Sara ha preparato diversi tavoli in cui possiamo appoggiarci i piatti non appena le abbiamo finite. Sono anche tornati i musicisti.”
“Allora ci conviene portare su tutto ciò che abbiamo fatto.” Disse Emma.
“Sì, giusto.” Risposi io.
“Vi do una mano a portare su tutto.” disse Miko.
Io avevo preparato quattro piatti con tipi di carni diverse e Miko mi aiutò a portarli, mentre Emma aveva fatto due torte a un solo piano, due torte a due piani e qualche pasticcino su un piatto. Ci mettemmo in fila una dietro l’altra e poi iniziammo a camminare fino alla sala di consultazione.
Una volta entrata vidi i musicisti e otto tavoli sistemati ai due lati della sala, quattro da una parte e quattro dall’altra e attaccati l’uno all’altro, e iniziammo ad appoggiarci ciò che avevamo in mano.
“Vado a prendere ciò che è rimasto insieme a Miko.” Disse Aiko.
Fecero entrambe due giri per portare tutto e una volta tornate, Sara si avvicinò e venne a complimentarsi con noi per il lavoro fatto.
“Ottimo lavoro ragazze. Per ora siete libere di andare dove volete fino all’arrivo degli ospiti. Anche se saranno qui a minuti.” Disse Sara prima di girarsi per andare via.
Lei però non fece in tempo a fare quattro passi che iniziarono ad entrare dalla porta alcune coppie di uomini e donne. Gli uomini erano in giacca e cravatta, mentre le donne avevano vestiti bellissimi e tutti di colori diversi. Alcuni persino brillavano. In più alcune signore avevano delle collane bellissime e luccicanti alla luce. Loro si misero in diversi punti della sala e si misero a chiacchierare tra di loro senza badare a noi.
“io… vado a prendere da bere per gli ospiti.” Disse Emma. Sia lei che Miko se ne andarono.
I musicisti tirarono fuori i loro strumenti e si prepararono a suonare. Uno era in piedi con uno strumento a corde molto grosso e una cosa mi fece divertire di lui. Il fatto che sia lui sia il suo strumento erano grossi e visti vicini mi facevano ridere, ma io cercai in tutti i modi di non mostrarlo. Gli altri due musicisti invece suonavano seduti, uno aveva appoggiato lo strumento sulla coscia e l’altro su una spalla.
Tutti e tre impiegarono due o tre minuti per mettersi a posto e poi suonare. Non appena iniziarono io mi feci coinvolgere dalla musica, chiusi gli occhi e immaginai. Immaginai me stessa ballare con quella musica e un abito diverso dalla divisa che stavo indossando. Mi immaginai di muovermi secondo la musica in tondo e con le braccia aperte, come se lo stessi facendo con qualcun altro davanti a me che mi guidava. L’abito che immaginavo di indossare era bellissimo, rosa, stretto sul petto e aperto dai fianchi in giù. Provavo una sensazione bellissima e a me era sempre piaciuta la musica, anche se non sapevo ballare.
Non so dire per quanto tempo io la provai, forse per un quarto d’ora o forse per mezz’ora, però qualcosa mi toccò le spalle e io dovetti aprire gli occhi. Una volta aperti notai che colei che avevo a fianco e che mi aveva toccato era Aiko. Sara mi stava guardando con uno sguardo tra l’indignato e il disgusto e a fianco ad Aiko vidi Emma e Miko capendo che erano tornate da tempo. Sui tavoli infatti c’erano diversi bicchieri e diverse bottiglie di acqua e vino.
Poco tempo dopo entrò dalla stanza un uomo vestito in giacca e cravatta, si avvicinò ai musicisti e gli ordinò di smettere. Poi tornò a fianco alla porta e suonò per una decina di secondi uno strumento piccolo e di colore molto luccicante e simile all’oro.
“Annuncio l’ingresso di padrone Hiroshi e dei suoi figli, Inari, Isao e Jun.” Disse l’uomo.
Infatti tutti videro Hiroshi e i tre padroncini entrare nella stanza e camminare fino ai tre troni su cui si sedettero. Hiroshi era davanti, seguito da Isao, Inari e Jun. Io li seguii con gli occhi mentre loro percorrevano tutta la sala fino ai troni e Jun aveva quasi sempre lo sguardo fisso su di me. Quando si sedettero però la cosa cambiò perché Jun aveva lo sguardo da un’altra parte e Inari aveva lo sguardo in certi momenti su di me con il gomito appoggiato al trono e il palmo di una mano appoggiata a una guancia.
Rimanemmo così per alcuni minuti e lui non smetteva di guardarmi. Alcune volte persino chiudeva gli occhi e mi sorrideva. Io per diverse volte cercai di non darci importanza al suo continuo guardarmi dato che questo mi dava un po’ fastidio, ma quando io guardavo lui mi fissava.
Improvvisamente entrarono tutte le altre coppie di uomini e donne arrivando a 150 persone e alcune di loro si misero davanti ai troni e si inchinarono.
“Buonasera signor Hiroshi, grazie per averci invitati. Alcuni di noi hanno avuto un problema durante il tragitto, ma in pochissimo tempo siamo stati in grado di venire qui.” Disse una donna.
“Buonasera anche a voi. Mi fa piacere che voi siete riusciti ad essere qui, spero vi divertiate.” Disse padron Hiroshi.
“Certo, vi ringrazio.” Disse la donna raddrizzando la schiena. Poi si girarono e si misero in centro alla stanza dove ballarono con tutti gli altri.
Tutti sembravano divertirsi e questo mi piaceva perché mentre loro ballavano avevano dei sorrisi sulle loro facce. Si vedeva che si stavano divertendo. Ma poi notai che Sara, Emma ed Aiko si erano spostati dall’altra parte della sala, vicino ai tavoli, e vidi che i tre padroncini si erano alzati dai loro troni. Inari e Jun camminavano ai  due lati della sala, mentre Isao si era messo a ballare tra le ragazze alternandole continuamente.
Alcune delle coppie che ballavano a un certo punto smisero di farlo e per riposarsi si misero ai lati, esattamente come i padroncini. Infatti in certi momenti loro si erano messi a parlare con i padroncini, ma quei discorsi durarono un paio di minuti, se non un po’ di meno.
“Belle vero?” disse una voce vicino a me.
“Ah! Oddio, mi ha spaventato padroncino Inari.” Dissi io.
Non mi aspettavo di vedermelo vicino perché in quel momento ero concentrata a guardare la gente che ballava a ritmo di musica.
“Ho detto, sono belle, vero?” disse lui.
“Che cosa?” chiesi io.
“La musica, le coppie che ballano. Insomma, tutto.” Disse lui.
“oh, sì padroncino.” Dissi io.
“Per favore non chiamarmi così. Non mi piace.” Disse lui scuotendo le mani davanti a sé.
“Come desidera.” Dissi io. ci furono un paio di secondi di silenzio.
“Perché stai sorridendo?” chiese lui.
“Eh? oh, niente.” Risposi io.
“è per via della musica?” disse lui.
“Sì.” Dissi io.
“Ti piace?” chiese lui.
“Beh, sì. Mi piacciono tutte le musiche che al momento hanno suonato. Se no ho contato male ne hanno fatte tre e sono molto belle.” Dissi io.
“Hai ragione, sono davvero belle.” Disse lui.
“Quei musicisti sono già venute? I volti mi sembrano famigliari, ma non ricordo dove li ho visti…” dissi io.
“Oh si, sono venute anche in altre feste in passato, ma questa volta hanno deciso di cambiare le melodie.” Disse lui.
“Capisco...” dissi io.
Pochi secondi dopo si avvicinò a noi due una ragazza molto bella, con i capelli biondi, gli occhi marroni, dei tacchi ai piedi e un vestito molto bello e rosso acceso. Aveva anche una semplice collana intorno al collo e aveva un grande sorriso sulla faccia. Il nome non lo sapevo perché non lo aveva detto.
“Ehi, Inari, ti andrebbe di ballare?” disse lei.
“Oh, no grazie.” Disse lui.
“Dai, vieni con me.” disse lei. Inari mi guardò per qualche secondo, poi ci pensò su  e le rispose.
“Mi dispiace, ma devo finire di parlare con lei. E poi al momento non me la sento di ballare.” Disse lui. Ma le non accettò quella risposta e prendendogli la mano destra lo trascinò verso il centro della sala.
Lui prima di andarsene mi disse: “Mi dispiace ma torno più tardi.”
Io guardai Miko che era a fianco a me e lei stava ridendo coprendosi la bocca con una mano.
“Che c’è? Perché ridi?” chiesi io.
“Oh niente.” Disse Miko.
“E allora perché stai ridendo?” dissi io.
“Niente, niente.” Disse lei.
“Mmh… certo come no. vado a fare un giro e servire un po’ di cose.” Dissi io. poi presi un piatto con una mano e con l’altra presi un vassoio con dei bicchieri mezzi pieni e iniziai a girare per la sala offrendoli agli ospiti. Mentre giravo sentii qualcosa di strano. Sentii come se mentre servivo qualcuno mi stesse costantemente osservando con lo sguardo. Io mi girai per vedere se davvero qualcuno mi stava osservando, ma nessuno lo stava facendo perché tutti erano concentrati a ballare. Anche i tre padroncini stavano ballando.
Probabilmente me lo ero soltanto immaginata, ma dopo che girai la testa provai di nuovo quella sensazione. Aspettai qualche secondo e mi girai, ma di nuovo nessuno mi stava guardando.
Quando finii di servire tutti tornai allo stesso posto di prima e pochi secondi dopo iniziai a ricordare ciò che mi era successo la sera prima. Ricordai ciò che mi aveva detti Aki e pensai a ciò che mi aveva detto. A fianco a me avevo Miko mi stava guardando e si stava preoccupando.
“ehi cosa succede?” chiese lei.
“Eh? cosa? Non è niente.” Dissi io.
“Non mentire. Anche oggi pomeriggio lo hai detto. Forza, dimmi che cos’hai.” Disse lei.
“ecco… ieri sera è venuta una persona a casa mia e abbiamo parlato.” Dissi io.
“Di che avete parlato?” chiese lei.
“Lui mi avrebbe proposto di andare con lui viaggiando per i diversi villaggi. Io non ci ho dato nessuna risposta, ma sarebbe bello andarci. Insomma, a me sarebbe sempre piaciuto viaggiare, ma non l’ho mai fatto. Ho pensato di dirgli che sarei andata con lui, ma questo vuol dire che non dovrei più venire qui e la cosa mi dispiacerebbe un po’. Se invece gli dicessi di no…. non ho idea di cosa lui mi potrebbe dire e di che risposta posso dargli.” Dissi io guardando in basso.
“Io ti consiglierei di andarci.” Disse lei.
“Però in quel modo io non verrò più qui a lavorare!” dissi io.
“questo è vero, però è una buona occasione per te di scoprire cose nuove. Se non sbaglio tu hai sempre voluto viaggiare, quindi è ancora meglio.” Mi disse lei.
“Ma questo significa non lavorare! E non potrò nemmeno stare a fianco a Inari, Isao e Jun.” Dissi io.
“Per quello ci possiamo pensare noi tre insieme a Sara. Anche se in tutti questi anni non ho capito la ragione per cui tu continui a lavorare qui e a vivere qui vicino…”
“Perché quella è casa mia e dei miei genitori e con i pochi soldi che guadagno qui riesco a viverci. Comunque ciò che ti ho detto deve restare un segreto tra noi due, quindi non dirlo a nessun altro, nemmeno alle ragazze e ai padroncini.” Dissi io.
“Va bene. Comunque ti consiglio di andare con questa persona. Potrebbe essere una buona occasione di fare nuove conoscenze e conoscere nuovi piatti.” Disse lei.
“Se lo dici tu…” dissi io pensandoci sopra.
“Adesso vado a fare un giro e servire un po’ di cibo agli ospiti. Ci vediamo più tardi.” Disse le. Poi se ne andò.
Notai che dall’altra parte della sala, dove c’erano Aiko e Emma, c’erano due signori piuttosto paffuti che si erano messi a mangiare tanta carne e tanti pasticcini. Cercavano di non farsi notare chiacchierando tra di loro, ma erano sporchi intorno alla bocca e ogni volta che ne finivano qualcosa iniziavano a prenderne ancora. Io ero felice perché con tutto lo sforzo che avevo fatto a prepararla, vidi che a loro piaceva. Alcune delle coppie che erano ai lati della sala avevano dei bicchieri di vino o di acqua e stavano chiacchierando tra di loro.
Poco dopo vidi Jun mettersi vicino a me. Aveva il fiatone a forza di ballare ed era un po’ sudato sulla fronte.
“Ehi, finalmente ti ho trovata. Ti ho cercato per la sala e non ti ho vista, ma per fortuna sei qui.” Disse lui.
“Padroncino Jun vuole un bicchiere d’acqua? La aiuta a stare meglio.” Dissi io preparandoglielo.
“Sì, grazie mille.” Disse lui prendendolo in mano e bevendolo tutto d’un sorso.
“AH, ci voleva proprio. Avevo la gola secca.” Disse lui.
“oh.” Dissi io.
“Che ne pensi della festa?” chiese lui.
“Beh, è molto bella. Ricca di gente, colori e musica. Anche se non conosco nessuno di questi ospiti, sono contenta che a loro piace ciò che noi ragazze abbiamo fatto.” Dissi io. sorridendo.
“Sì, certo. Io no ho ancora assaggiato nulla eppure tutto ciò che c’è qua sembra molto invitante.” Disse lui.
Io mi guardai intorno e notai che dall’altra parte della sala c’erano Aiko ed Emma che mi stavano guardano molto incuriosite e c’era Sara a fianco a loro invece che mi stava fissando negli occhi con espressione seria e disgustata. Questo non mi piaceva, anzi mi rendeva triste, perché mi sentivo come se fossi l’unica a non dover fare niente. Jun si accorse della mia espressione triste.
“Che cosa c’è? Perché sei triste?” mi chiese lui.
“eh? oh… non è niente.” Risposi io.
“Non è vero. c’è qualcosa altrimenti non saresti così.” Disse lui.
Io non volevo dirgli che era a causa di Sara, così dovevo inventarmi una scusa. La guardai un attimo, ci pensai per qualche secondo e trovai quasi subito una scusa che mi sembrava buona per quel momento.
“Ehm… sono triste perché ancora lei non ha assaggiato niente di ciò che io ho cucinato.” Dissi io.
“Davvero? Allora rimedio subito. Lo faro mangiando ciò che hai fatto tu.  Ma aspetta, cos’è che hai fatto tu?” disse lui.
“La carne.”
“Scusami un attimo.” Disse lui allontanandosi da me. Tenne con una mano un pezzo di carne che era su un piatto tenendo con l’altra mano il piatto.
“Forse è troppo cotta? Oppure troppo poco? Ci manca del sapore o si sente troppo? La prego, mi dica la sua opinione padroncino Jun.” Dissi io preoccupata. Solo dopo aver sentito la sua risposta riuscii a rilassarmi.
“è buonissimo!” disse lui entusiasto.
“Davvero? Non sta mentendo?” chiesi io.
“e perché dovrei mentire? Non ho mai mangiato una carne così. È davvero molto buna, credimi.” Disse lui.
“Sono contenta. Meno male.” Dissi io felice della sua risposta. Ci fu un minuto di silenzio tra di noi e lui si pulì la bocca con un fazzoletto che era sul tavolo. L’unica cosa che si sentiva era  la musica che era cambiata da poco. Era musica leggera, molto bella ed orecchiabile.
“In realtà no sono qui per questo, ma per chiederti un consiglio su una cosa.” disse lui.
“Ah sì? La ascolto. Di che si tratta?” chiesi io.
“Beh, ecco… ci sarebbe una persona che mi piace, ma non ho idea di come posso approcciarmi a lei. tu cosa mi consigli?” disse lui.
“potresti andare da lei con una rosa.”
“Ma dove la trovo? Qui non c’è e in giardino non le abbiamo.” Disse lui.
“Sai qualcosa di lei?”
“no se non il fatto che è molto bella, magra ed è in questa stanza.” disse lui.
“Allora potresti chiacchierare con lei o portarla a fare un giro fuori. Oppure puoi ballare con lei.” Dissi io.
“Beh, io sono una persona timida, ma ci posso provare.” Disse lui. poi fece due passi avanti e poi si bloccò. Mi guardò e disse: “ma se non ci riesco? Come faccio?”
“Non saprei. Ci provi e poi vedrà.” Dissi io. lui scosse la testa  annuendo e poi si allontanò ringraziandomi.
Rimasi a guardare e notai che fuori si era già fatta notte fonda e che c’era molta gente che si era messa a mangiare e a bere del vino. Alcune coppie stavano ballando da quando sono arrivate ed ero stupita dalla loro resistenza. Padrone Hiroshi si era alzato dal trono in cui era seduto e si era messo a parlare con della gente in centro alla stanza. I musicisti avevano messo una musica molto leggera e padroncino Isao era un po’ stanco così rallentò nel ballare. Stranamente lui non aveva cambiato ragazza da diversi muniti, però più il tempo passava più lui sembrava annoiato. Inari invece non aveva mai cambiato la ragazza con cui ballava e, dato che era del tutto stremato a forza di ballare, affidò la ragazza ad un ragazzo che aveva lì vicino e che era in giacca e cravatta  e poi venne a mettersi vicino a me.
“Tutto bene padroncino Inari?” dissi io.
“Mi fermo a ballare, sono stanco.  Ma sto bene. E poi ti avevo chiesto di non chiamarmi in quel modo.” Disse lui con il fiatone.
Si versò da solo dell’acqua in un bicchiere e poi lo bevve tutto d’un sorso. Lo fece per due o tre volte. Era così stanco che sulla fronte e a fianco agli occhi si vedeva il sudore scendergli dalla faccia.
“Mi scusi. È l’abitudine.” Dissi io.
“oh, non è colpa tua. Piuttosto, quando ballavo ho notato che parlavi con una ragazza  e che eri triste. Va tutto bene?” chiese lui.
“Oh sì, non è nulla di che. Solo un mio pensiero su una cosa che mi è accaduta ieri sera, niente di più.” dissi io cercando di non approfondire.
“Mi hai incuriosito. Ti va di dirmelo?” mi chiese lui.
Io gli dissi le stesse cose che avevo detto a Miko e lui non reagì e non mi diede neanche una risposta per alcuni secondi. Non sapevo se avevo fatto bene o no a raccontarglielo, ma la sua reazione non aveva nulla di strano. Rimase in silenzio a sentire tutto ciò che dovevo dire senza mai pronunciare il nome Aki e quando io finii la sua faccia aveva un’espressione sconvolta.
“Uao, se non me l’avessi detta tu di persona io no ci avrei creduto. Avrei pensato che tutto questo era un qualcosa di inventato.” Mi disse Inari.
“Non è inventato, mi è successo davvero!” dissi io.
“Ora devo capire come rispondergli perché se domani lui viene a casa mia di sicuro vorrebbe conoscere la risposta.” continuai io.
“Questo posto se tu non ci fossi non sarebbe lo stesso. Voglio dire, tu sei brava in molte cose e sei disponibile se ci fosse bisogno di consigli.”
“Ti ringrazio. Ma se io non ci sono le altre ragazze possono aiutarvi.” Dissi io.
“Tu però fai le cose diversamente e sei molto più brava. Sarebbe un vero peccato se tu non potessi più venire.” Disse lui.
“Infatti sto pensando cosa fare… è difficile per me scegliere.” dissi io.
Ci fu un minuto di silenzio in cui nessuno dei due disse nulla. Nessuno dei due sapeva cosa dire quando io iniziai a parlare di qualcos’altro. Inari e Isao continuarono a ballare a tempo di musica e secondo me erano molto bravi.
“Mi dispiace se lo chiedo, ma chi era la ragazza che ha ballato con lei prima?” chiesi io.
“Non è un problema se fai questa domanda. Lei è Akemi e appartiene a una famiglia nobile di nascita di uno dei villaggi che confina con il territorio che la nostra famiglia controlla.” Disse Jun.
“Oh…”
“Quasi tutte le ragazze che si trovano qui provengono da famiglie molto importanti e molto ricche. Alcune di questo però io credo che loro sono qui solo per potersi mettere con noi e fare in modo che l’unione con noi possa rendere le nostre famiglie in pace. Ma per mio padre questo è molto importante.”
“E lei che ne pensa?”
“A me non piacciono queste cose. Se volessi avere qualcuno allora deve essere qualcuno in cui sono io a decidere la persona di cui mi innamoro. E non mio padre o una cosa fatta per forza pero ordine di qualcuno. E poi sono troppo giovane per avere qualcuno.” Disse lui.
“Anche io la penso così.” Risposi io.
“Tu che ne pensi di quella ragazza là in fondo?” mi chiese lui indicandone una alla mia sinistra e dall’altra parte della sala.
“Ha un bellissimo vestito azzurro e tutto luccicante, ha una bellissima collana ed è molto bella.” Dissi io.
“Oh… Avrei un’altra cosa da chiederti. Io mi sono innamorato di una persona.”
“Sono contenta per lei! e com’è questa persona?”
“Beh, veramente no so nulla di lei. A parte il fatto che lei lavora qui, è molto bella, magra e di recente le ho parlato spesso. Tu cosa mi consigli di fare?”
“Non lo so. Parlare con lei?” dissi io.
“Ma se io le parlo molto poi qualcuno potrebbe sospettare che ci sia qualcosa e questo non è consentito a noi che siamo così diversi.” Disse lui.
“Potete parlare anche per poco tempo.” dissi io.
“sì, questo è vero… però anche se parlassimo non saprei cosa dirle.” disse lui.
“Non so cosa consigliarle, provate a parlarle di qualunque cosa.” dissi io.
“Va bene, ci proverò domani.” disse lui.
Rimanemmo in silenzio alcuni minuti e notai che una decina di coppie si avvicinarono a due a due a padron Hiroshi. Loro si inchinarono, lo salutarono e poi si incamminarono verso la porta dove l’uomo in giacca  e cravatta che a inizio festa aveva annunciato i padroncini li accompagnò alla porta. anche altre coppie dopo un po’ di tempo fecero la stessa cosa. Gli ospiti così arrivarono a dimezzarsi, ma i musicisti continuarono a suonare.
“Che peccato, se ne sta andando via molta gente.” Disse lui.
“Già. Però questa è una bella musica.” Dissi io. La musica che si sentiva era una musica leggera ma era bellissima.
“Si, piace anche a me. ora però devo andare a salutare gli ospiti che se ne stanno andando scusami tanto.” Disse lui.
“Certo, arrivederci.” Dissi io inchinandomi in avanti.
Lui si allontanò da me per avvicinarsi a padron Hiroshi. Altre persone se ne andarono inchinandosi e se ne andarono via. Notai che nei tavoli dall’altra parte della sala il cibo era del tutto finito e nel tavolo che avevo dietro di me c’era rimasto veramente poco. Persino le torte a due e tre piani erano letteralmente finite.
Dopo diversi minuti non c’era rimasto più nessuno nella stanza, a parte me, Miko, Aiko, Sara, Emma, i tre padroncini e padron Hiroshi. Sara chiamò noi cameriere e ci disse: “Bene, ragazze, per oggi è finito. Potete andare a casa se volete. A mettere a posto la stanza e ripulire tutto questo ci potete pensare domani mattina.”
“Sì, certo.” Dicemmo tutte e quattro in coro. Poi lei se ne andò e si avvicinò a noi i tre padroncini. Jun e Inari in momenti diversi avevano lo sguardo fisso su di me.
“Ciao ragazze, vi ringrazio per la serata e per il buon cibo.” Disse Isao.
“Avete fatto tutte un ottimo lavoro e vi auguro la buona notte.” Disse Jun.
“Ci vediamo domani.” Disse Inari. Isao e Inari se ne andarono, ma Jun rimase davanti a me.
“Ecco… vorrei ringraziarti per i consigli che mi hai dato prima. Mi sono stati davvero d’aiuto. Da domani potrò parlare molto di più con la ragazza che mi piace e che ho conosciuto oggi.” Disse Jun.
“Mi fa piacere, ma ora devo andare via. Mi dispiace non poter restare.” Dissi io.
“Certo, a domani.” Disse lui, poi se ne andò.
Io salutai tutti e poi uscii dalla porta laterale del castello insieme alle ragazze. Un pochi minuti arrivai a casa e una volta arrivata mi sedetti sulla poltrona a fianco alla finestra per rilassarmi. Riuscii a rilassarmi per tutto il tempo, Aki per tutta la serata non si fece vedere e io mi rilassai al punto tale da addormentarmi senza accorgermene.
   
 
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