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Autore: Colarose    07/10/2018    2 recensioni
Quando si perde tutto, non si fa che rimproverarsi di non aver fatto di più per non perdere quel tutto.
E Harry ha perso tutto.
Ma gli verrà data un seconda possibilità.
Un viaggio nel tempo, 27 anni indietro nel passato.
Prima che Voldemort seminasse terrore, prima della Prima Guerra Magica, prima dei Mangiamorte e prima della fondazione dell’Ordine della Fenice.
Prima di quel 31 ottobre, prima di quell’esplosione.
Prima dei Malandrini.
Una nuova responsabilità si fa carico sulle spalle di Harry: vincere la Prima Guerra, prima che ce ne sia anche una seconda.
Ma ci sarà un piccolo imprevisto.
**********
Siete pronti per la lettura?
Ma soprattutto, siete pronti per la storia del quinto Malandrino?
Genere: Comico, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Mary MacDonald | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Solo ricordi.


Sirius osservò con sguardo vuoto il suo bicchiere, roteandolo e facendo ondeggiare distrattamente quel poco di vino che gli era permesso di bere. Si sentiva la musica di sottofondo, insieme al chiacchiericcio delle varie persone che erano presenti nella stanza. Guardò zio Alphard parlare animatamente con Druella Rosier, Orion più in là stava parlando con Araminta Meliflua, la cugina di Walburga, che esprimeva la sua indignazione riguardo alla disapprovazione della "legge per la caccia al Babbano" da lei proposta circa sei mesi fa.

Ne parlava ancora a chiunque fosse disposto ad ascoltarla, e Sirius poteva sentire l'aura di pentimento che emanava suo padre a chilometri di distanza. Araminta però non sembrava sentirla, quindi si chiese disgustato se avesse sviluppato una sorta di empatia avanzata verso suo padre.

Sperò vivamente di no.

Si aggiustò il colletto della camicia che stava indossando: si sentiva soffocare. Avrebbe tanto voluto togliersi la camicia proprio davanti a tutti, per una sorta di ribellione ai suoi genitori, facendo fare una figuraccia ad entrambi. Ma Regulus, proprio quel pomeriggio, prima di andare da Daniel, quando aveva saputo che non andava più da James, gli aveva fatto promettere di non fare niente di stupido, sostenendo che voleva ancora un fratello vivo e vegeto quando sarebbe tornato.

Se Sirius non fosse morto per mano dei genitori, sarebbe sicuramente morto dal caldo. E Regulus avrebbe comunque pianto la sua morte. E morire per una ribellione era più dignitoso che morire dal caldo, di questo Sirius era sicuro. Ed era anche sicuro che di sera non dovesse fare così caldo, non era normale.

Ora se non fosse successo tutto quel casino, sarebbe da James, invece di sorbirsi i "festeggiamenti" organizzati dalla famiglia Black e Malfoy per il contratto da loro stipulato, che prevedeva il matrimonio tra Cissy e quell'idiota platinato di Lucius.

Sirius si sentì davvero un pessimo migliore amico. Era quasi come se stesse incolpando la morte di Fleamont riguardo al trovarsi lì, in quella sala enorme, invece che a Potter Manor. Si lamentava di una festa quando James aveva perso un padre.

L'aveva saputo proprio quel giorno, grazie alla signora Potter. Si ricordava che si stava chiedendo del perché James non era venuto a prenderlo ieri, camminando avanti e indietro nella sua stanza, quando Kreacher gli aveva portato una lettera. La signora Potter gli aveva spiegato tutto, dicendogli anche della morte di Fleamont. Si era perfino scusata, dicendo che una settimana non era più possibile, volendo un po' d'intimità in famiglia.

Si era scusata, e Sirius la giudicava quasi una cosa ridicola. Non c'era bisogno di scusarsi, non quando c'erano condizioni del genere.

E Sirius non sapeva neanche cosa avrebbe fatto quando avrebbe incontrato James. Non sapeva come comportarsi di fronte a un James cupo o che fingeva allegria. Che cosa avrebbe dovuto dire? Cosa stava passando James in quel momento?

Sirius sapeva che probabilmente Harry era a Potter Manor. Sapeva in che ordine Fleamont e James sarebbero andati a prenderli, e sapeva anche che i genitori di Harry non erano in Inghilterra per affari. James gli aveva detto tutto quando avevano organizzato gli incontri. Forse i genitori erano tornati per prenderlo quando avevano saputo che loro figlio era stato in pericolo di morte (probabile) oppure non ne sapevano niente, o peggio ancora, lo sapevano ma non erano venuti.

E se Harry era a Casa Potter, il Black era sicuro che stesse accanto a James per sostenerlo.

Sirius posò il bicchiere rigidamente, prima di muoversi dall'angolino in cui si era rintanato per un bel po', sfuggendo dalle zie, cugine e parenti che non vedeva da quando aveva tre anni, che gli avrebbero fatto sicuramente un monologo riguardo all'importanza di essere l'Erede dei Black.

Sinceramente, a Sirius non poteva fregar di meno. E nauseò oltre modo quando gli passò per la testa che probabilmente molte delle persone in quella stanza erano sostenitori di Tu-sai-Chi o futuri Mangiamorte. E il tredicenne non voleva respirare neanche la loro stessa aria.

Ma purtroppo doveva respirarla, altrimenti sarebbe morto di soffocamento. Sirius si chiese se era normale che avesse pensato a delle sue possibili morti circa quindici volte in due ore.
 
«Sirius!» sentì esclamare da qualcuno. Il diretto interessato si bloccò, con in faccia un'espressione inorridita, prima di voltarsi lentamente.

Lo aveva chiamato una donna dai capelli bianchi raccolti in un' elaborata crocchia, numerose rughe in faccia, occhi neri e postura talmente dritta da farla sembrare un palo.

Indossava un lungo vestito blu scuro, ed era po' paffuta.

Sirius valutò l'idea di darsela a gambe.

«Come sei cresciuto! L'ultima volta che ti ho visto eri una piccola Mandragola urlante» Disse, avvicinandosi.

L'altro non gradì molto il paragone. Storse leggermente la bocca.

«Oh, ehm, ci conosciamo?» chiese incerto.
«Ma come, non mi riconosci? Sono la prozia Cassiopeia.»
Sirius alzò le sopracciglia.

Oh... era ancora viva?

«Sì, sì. Mi ricordo...» rispose Sirius lentamente. La prozia sorrise leggermente, prima che ritornasse seria.

«Ho saputo da Walburga che non ti stai comportando bene» disse severamente. Sirius la guardò incredulo. Ora doveva farsi rimproverare da una prozia che non lo veniva a trovare da quando era un neonato (e per fortuna!) e di cui solo ora aveva scoperto l'esistenza?
Dov'era zio Alphard quando serviva?
Perché proprio in quel momento stava rievocando i suoi vecchi tempi a Hogwarts con zia Druella invece di venire a salvarlo?
La prozia si voltò verso il tavolo dietro di lei, pieno di spuntini. Afferrò un piatto e prese a riempirlo mentre parlava, dando leggermente le spalle a Sirius.

«Non devi prendere alla leggera il tuo ruolo. Sei l'Erede, tutte le fortune dei Black andranno a te, e dovrai simboleggiare con fierezza la tua famiglia. Mia nipote mi ha detto che sei finito nei Grifondoro, quella casa di cafoni, e sono molto delusa da ciò. Ho saputo anche che i tuoi genitori stanno ricevendo delle lettere di lamentele, riguardo al tuo comportamento. Non puoi permetterti di comportarti così, Sirius. Tu non sei una persona qualunque, sei un Black. I Black si distinguono dalla massa, caro pronipote. Dovresti avere un comportamento esemplare, soprattutto per tuo fratello, Regulus. Sfortunatamente i secondogeniti cercano di imitare il fratello maggiore, di solito, e so che già sei riuscito a influenzare le idee di Regulus. I tuoi genitori non sanno più che fare, e- Sirius?» Cassiopeia si guardò intorno, spaesata, non vedendo Sirius nelle vicinanze. Dopo un po', batté un piede sul pavimento.
 
«Quello scalmanato maleducato!» borbottò rabbiosamente.

Sirius intanto camminava frettolosamente verso la porta, svignandosela da quella stanza del Malfoy Manor, in modo da evitare tutti quanti.

Sospirò di sollievo quando si ritrovò nel corridoio deserto, e si sbottonò i primi due bottoni della camicia, poi si tolse la giacca.
 
Sentì delle voci provenire da una stanza lì vicino, e si accostò cautamente. Poi poggiò l'orecchio sulla porta.

«Perché mi ha trascinato qui, Bella?» chiese la voce irritata di sua madre.

Sirius non si stupì più di tanto quando capì che sua cugina Bella voleva svelare qualcosa di segreto a sua zia.
Le due avevano sempre avuto un bel rapporto.
Evidentemente, tra pazze ci s'intende.

«Scusami, zia, ma è qualcosa di molto segreto, e vorrei dirlo solo a te, senza che qualcuno possa sentirci. Tutti sono troppo impegnati alla festa per notare la nostra assenza.» Bellatrix sembrava parecchio euforica, e aveva abbassato leggermente il tono della voce.

Sirius si appiattì ancor di più, incuriosito.

«Bene, allora dimmi. Devo controllare quello zoticone di mio figlio, altrimenti scatena una rivolta in quella stanza.»

L'origliatore fu ben felice che sua madre lo ritenesse capace di qualcosa del genere.

«Sono convinta che se ne starà buono per almeno pochi minuti.»
Un sospiro «Si spera. Ma non tenermi più sulle spine.»
«Ti ricordi di quando ti ho detto che sono riuscita a diventare una Mangiamorte?» domandò Bellatrix, impaziente.

Sirius spalancò gli occhi e prestò ancor più attenzione. Bene, ora aveva anche la certezza che sì, tra i suoi parenti c'erano veri Mangiamorte, oltre che sostenitori.

«Ecco» il Black immaginò che sua madre avesse annuito «Ora mi ha donato la sua più completa fiducia.»

«Fai parte dei suoi fedelissimi?»

Bella sbuffò «Di quelli, zia, faccio parte da un po' di mesi. Quel che voglio dirti, è che il Signore Oscuro mi ha dato un oggetto.»
«Un oggetto?»
«Mi ha detto che è davvero molto importante, e mi ha chiesto di custodirlo. Si fida di me al tal punto che mi ha dato un oggetto che, come dice lui stesso, è una parte di lui.»

«Cos'è?»

«Mi dispiace zia, ma non posso dirti niente di più. Né che cos'è né dov'è ora. Ma ecco... io sono riuscita a ottenere la completa fiducia del mio Signore. Io, una donna, l'unica donna in mezzo a tutti quegli uomini, sono riuscita ad avere la sua fiducia prima di tanti altri di loro! Volevo dirtelo, perché alla faccia di tutti quelli che mi prendevano in giro, sono diventata quel che volevo essere.»
Sirius aveva una faccia disgustata.

Davvero c'era gente del genere? Gente di cui il più grande sogno era servire un megalomane?
 
Walburga sospirò pesantemente «Bella, sono felice per te. Ma non posso dirmi completamente d'accordo con la tua scel- »

«Anche tu, zia?!» sbottò Bellatrix interrompendola «Non sopporto più i miei genitori, non incominciare anche tu. Una vita barricata in casa, senza provare niente di stimolante, non la voglio fare. Io non voglio essere "la perfetta donna Purosangue".» continuò freddamente, storpiando la voce all'ultimo per imitare sua madre in modo sprezzante «Invece di parlare di come i Sanguemarcio rovinano i Maghi, dicendo che devono essere eliminati, io voglio passare direttamente all'azione. Sto contribuendo a eliminare quella feccia, dovreste solo esserne contenti.»
«Mi chiedo se questa ribellione sia guidata dalla giovinezza.»
«Questa ribellione è guidata dalla mia VOLONTÀ» quasi urlò Bellatrix «Per una volta siate fieri di quel che sto facendo, invece di dirmi che non dovrei farlo.»

Sirius sentì dei passi e si spostò di scatto, nascondendosi rapidamente dietro a un mobile.

Vide Bellatrix, con i capelli che sfuggivano dalla sua acconciatura, uscire infuriata dalla stanza. La ragazza districò la pettinatura con frustrazione, per lasciare i capelli ricci e ribelli sciolti.

«E odio vestirmi in questo modo ridicolo» sibilò furiosa, sorpassando il mobile dietro cui era nascosto Sirius, senza neanche notarlo.

Walburga nella stanza scosse la testa, non potendo che notare, anche se leggerissime, somiglianze tra Bellatrix e suo figlio.


*


«Stanotte l'ho sognata» sussurrò James, girando pigramente il latte con il cucchiaio, in modo da far ruotare il pezzo di biscotto galleggiante.

Non aveva una bella cera.

Harry lo guardò brevemente, per poi far ritornare i suoi occhi cerchiati da occhiaie verso il piatto, ancora vuoto di fronte a lui.

«Chi?»

«Quella... quella bastarda che lo ha ucciso» rispose l'altro con tono neutro, poi sospirò, chiudendo gli occhi, come a richiamare la calma «Vorrei usare su di lei tutte le Imperdonabili.»

Harry tacque.
Non sapeva davvero come comportarsi, perché di solito si era ritrovato lui al posto di James, ed era un cruccio degli altri cercare di risollevargli il morale.
 
«Non credo porterà a qualcosa» alla fine disse, prendendo una fetta biscottata e spalmandola di cioccolato.

«Almeno avrò la soddisfazione...»

«Durerà poco, fidati.»

James guardò la sedia a capotavola, dove di solito si sedeva suo padre, prima di distogliere rapidamente gli occhi. Poi osservò la tazza, mentre il biscotto affondava nel latte, e probabilmente si sarebbe sciolto lentamente fino a quando James non sarebbe più riuscito ad acchiapparlo per mangiarlo.

Biscotti da schifo, pensò James irritato, senza neanche accorgersi che stava insultando i biscotti fatti dalle sante mani di Becky, di cui lui aveva sempre decantato la squisitezza.

Harry sospirò, smettendo di guardare la fetta biscottata (come a pregarla di aprire il suo stomaco chiuso).

Poco dopo nella stanza entrò la signora Potter. Aveva gli occhi gonfi e la pelle pallida, e pareva non dormire da giorni. Sembrava completamente distrutta, e suo figlio non l'aveva mai vista così. Tentò un sorriso ai due (più simile a una smorfia che altro), poi si fece portare il tè da Becky. Dopo un po' di tempo, in cui tutti erano muti, Euphemia posò la tazza quasi vuota.

«Domani ci sarà il funerale» disse d'un tratto, James e Harry alzarono lo sguardo, mentre la signora Potter guardava un punto imprecisato del tavolo, per poi spostarsi dal capotavola al barattolo di marmellata di cachi, rigorosamente chiuso. «Sarà al cimitero di Maseth, alla chiesa di St. Mark. Quello più vicino» continuò, deglutendo.

«Se volete potete invitare qualcuno dei vostri amici se... avrete bisogno di loro» Concluse, bevendo un altro sorso di tè. «Si terrà alle 10:30»

Poi si alzò e andò in cucina, con la tazza stretta spasmodicamente in mano. A Harry parve quasi che cercasse di mascherare una corsa.



«Ci sono dei ragazzi vicino ai confini delle protezioni, signora» squittì Dogy, comparendo di fronte a Euphemia.
«Ragazzi?» Chiese confusa
«Gli amici del signorino James, signora» Spiegò meglio l'elfo.
«Falli entrare all’interno, per favore» disse la signora Potter.
«Certo, signora» si inchinò e scomparì.

I tre ragazzi erano arrivati quasi un'ora prima, e appena James aprì la porta di casa, Sirius si buttò letteralmente addosso a lui, quasi facendolo cadere a terra.

James sorrise leggermente «Non ti ricordavo così affettuoso, Sir» scherzò, ricambiando l'abbraccio. Per risposta Sirius riuscì a tirargli un pugno sulla spalla, facendogli fare una smorfia di dolore.

«Ricordavi bene» borbottò, allontanandosi.

Squadrò il corvino. Appariva stanco e distrutto, i capelli erano piuttosto svigoriti, quasi fossero influenzati dalle emozioni di James. Sembrava... spento, e a Sirius non piaceva questo James.

Quest'ultimo si voltò verso gli altri due dietro Sirius, zitti fino a quel momento. Remus fece un passo avanti, aprendo la bocca esitante: «Ci dispiace molto, James. Tuo padre era una di quelle persone che ti si imprimono nella memoria in poco tempo, tanto era esuberante» disse dispiaciuto.

«F-fantastico, e a-avrei tanto v-voluto conoscerlo di più» Balbettò Peter con gli occhi puntati ostinatamente sulle proprie scarpe, trovandole d'un tratto molto interessanti.

Ora che ci faceva caso erano un po' sporche ai lati.

James fece un sorrisino, trovando molto più facile farlo quando era con i Malandrini. Si scambiò un'occhiata con Sirius, che non aveva aperto ancora bocca per dire qualcosa al riguardo. Ma gli bastò lo sguardo che questi gli lanciò per capire che delle parole, non ce ne era tanto bisogno.

«Grazie ragazzi» disse guardandoli «Entrate, sull'uscio della porta non potete restarci per sempre» scherzò lievemente, facendo un sorriso stanco.

«Ciao ragazzi» salutò la signora Potter mentre scendeva le scale, seguita da Harry. «Credo che dovremmo mettere anche il vostro riconoscimento nelle protezioni»
Harry fu travolto in poco tempo dal balzo di Sirius, che sembrava avesse tendenze canine quel giorno, tanto da buttarsi addosso alla gente per salutarle. Ci mancava solo la lingua e il tutto sarebbe stato perfetto.

Harry si limitò a dare delle pacche goffe sulla spalla di Sirius, prima che questi si staccasse e permettesse anche agli altri due di salutarlo.

«Salve, signora Potter» la salutò Sirius, ed Euphemia gli diede un abbraccio, per poi fare lo stesso con gli altri due.

«Non vi aspettavo così presto» commentò la signora Potter, con l'angolo della bocca leggermente alzato. Gli altri fecero finta di non notare l'aspetto orribile di Euphemia, e Remus si grattò leggermente la guancia, a disagio: «Volevamo un po' stare con James e Harry prima del... funerale»

La signora Potter annuì, distogliendo lo sguardo «Capisco» disse alla fine comprensiva «Comportatevi come se foste a casa vostra» poi con un cenno del capo, si diresse verso il fondo del corridoio.

«Camera mia?» propose James, e gli altri annuirono. Presero a salire le scale. «Voi due non avete un bell'aspetto» commentò Peter, mentre salivano le scale.

«Grazie per avercelo fatto notare» rispose ironico Harry, che da parte sua, era pienamente consapevole dello zombie che era in quei giorni. Se non avesse saputo che quello che ogni mattina vedeva allo specchio era lui, si sarebbe probabilmente spaventato. Tutto in quei giorni era brutto. E sapeva che per James era ancor più brutto.

I Potter in quella casa, fino a qualche tempo fa, erano sorridenti e il divertimento con loro non mancava mai. E come poteva mancare? Con Fleamont che appoggiava gli scherzi di James e che giocava alle partite di Quidditch, con Euphemia che cercava di mettere in riga tutti quanti, e sì, gli scenari più comici erano quando sgridava addirittura Fleamont (che da parte sua, dopo un'iniziale resistenza, la guardava come un cucciolo bastonato), con James che faceva uscire dalla sua testa idee assolutamente matte e che intimava al padre di lasciarlo stare («Qualche donzella ha conquistato il cuore del mio figliolo? Io alla tua età... aveva già gettato un occhio su tua madre!» «No, papà, non ho ancora deciso chi voglio sposare, MI DISPIACE! Di solito sono le ragazze a gettare un occhio su di me, io mi limito a ricambiare, CAPISCI?! Ora lasciami in pace.») era davvero assurdo annoiarsi.

Ora? Tutti riuscivano a stento a sorridere, e sembravano cadaveri ambulanti. Euphemia sembrava, a un'analisi più approfondita, un'anima persa che a stento riusciva a orientarsi senza il suo compagno. James riviveva la morte di suo padre e la battaglia ogni notte e sorrideva quel poco che bastava.

Poi c'era Harry, Potter sotto copertura si può dire, che si sentiva giornalmente in colpa e che covava rabbia verso se stesso, e perché no, anche verso Bellatrix, che sembrava avere una particolare propensione a uccidere padri/padrini.

James chiuse la porta dietro di sé, mentre Remus, che aveva gettato varie occhiate a Harry e all'altro, frugava nelle tasche. Tirò fuori una barretta e ne staccò la metà, poi la divise di nuovo, facendo pezzi da tre.

«Tenete» disse semplicemente, porgendoli a Harry e James. Quest'ultimo scosse la testa, suo malgrado divertito, e prese uno dei due pezzi

«Sempre il solito» borbottò. Intanto Harry ne prese anche lui uno.

Remus parve quasi offeso «Quando non sto tanto bene mi aiuta sempre»
Sirius sorrise maliziosamente, sedendosi sulla sedia vicino alla scrivania «Ne mangi molto prima e dopo la Luna Piena» Si limitò a dire.

«Beh, è ovvio» rispose Remus scrollando le spalle.

«Qual è il punto, Sir?» intervenne Peter.

«E tu ti senti sempre male in quei giorni...» continuò Sirius lentamente «Sai che anche le femmine si sentono male quando hanno le loro cose una volta al mese? Una volta ne ho casualmente parlato con Mary McDonald, mentre mangiava del cioccolato e mi ha detto che aveva le sue cose e che i dolci, in particolare il cioccolato, aiutavano molto come magra consolazione.» Cantilenò, mentre Remus lo osservava con gli occhi spalancati.

James sorrideva apertamente. Sirius si voltò verso Remus, con una faccia solenne «Inutile negarlo, Remus, tu hai una specie di ciclo, diverso da quello normale delle femmine ma per certi versi simile, che colpisce solo un certo numero di persone» disse diplomaticamente.

Remus aprì e chiuse la bocca, con la faccia paonazza. «Ma c-che Merlino... io non perdo sangue da... da... là»
«Futili dettagli.»
«Le femmine non si trasformano in animali con istinti omicidi!»

Sirius alzò le sopracciglia, rivolgendogli un'occhiata penetrante «Ne sei proprio sicuro?»

Remus strabuzzò gli occhi, voltandosi verso Peter, in cerca di supporto.

Quest'ultimo alzò e abbassò le sopracciglia in un modo che doveva essere attraente «Ne sei proprio sicuro, Remus?»

Si sentirono delle lievi risatine dietro di lui, dalle parti dove dovevano esserci James e Harry, e Remus scorse un lampo di soddisfazione negli occhi di Sirius.

Sospirò, poi sulle labbra spuntò un ghignetto «Il posto della dramaqueen non lo occupo certo io, Sirius, per non parlare di quando hai avuto 37° di febbre al primo anno, e sembrava quasi avessi sopportato un parto»

«Ma tu che ne capisci della sofferenza dei 37° di febbre! Non hai un corpo delicato!» esclamò Sirius indignato.

«Hai ragione Sirius, sono continuamente in perfetta salute» iniziò Remus ironico «Dopotutto, una volta al mese il mio corpo si deforma, resto in infermeria per uno o due giorni, e può capitare anche di più, per delle ferite che mi procuro gentilmente da solo, perdendo sangue. A causa della mia condizione potrei essere più soggetto a malattie i giorni prima e dopo la Luna Piena. E ciliegina sulla torta, ci sono i sintomi del mio particolare ciclo maschile» concluse facendosi via via più compiaciuto per la faccia del Black.

Sirius sbuffò «Touchè» concesse di malavoglia.

Passò qualche minuto così, con i tre Malandrini che cercavano di distrarre Harry e James, sentendosi estremamente fieri quando riuscivano a strappare loro un sorriso. Sirius raccontò di come avesse trovato, miracolosamente, un patto con suo padre per farlo venire per almeno due ore da James. Sirius se ne era uscito, con una buona dose di sfacciataggine, che era consapevole del fatto che loro non sopportavano lui. Quindi, semplicemente, perchè non toglierselo dalle scatole appena ne giungeva l'occasione?

Sua madre non era dello stesso avviso, e nemmeno suo padre più di tanto, perché sapevano che uscendo da quelle casa, sarebbe stato felice (no no no, è peccato capitale rendere felice Sirius). Sirius aveva detto che se avevano accordato con la signora Potter di farlo andare a Potter Manor per una settimana, non capiva il problema di farlo andare per due ore! Aveva anche tenuto a sottolineare, che il funerale, non era una cosa divertente (anche se Sirius nella spiegazione agli altri aveva evitato la parola "funerale" quasi fosse diventata una parolaccia – o forse qualcosa di più terribile, dato che Sirius se ne fregava altamente di dire o no le parolacce – e l'aveva sostituita con "quel che andava a fare" o qualcosa del genere...)

Remus raccontò di come aveva scorto un'anziana, probabilmente del villaggio vicino, camminare da sola per le campagne mentre percorrevano i trecento metri per giungere di fronte al Manor (Protezioni e quant'altro non permettevano di smaterializzarsi più vicino). Disse che non sembrava tanto sana di mente, forse era addirittura una zingara. Portava con sé un carrozzino con dentro un cagnolino, che non sembrava dei più puliti. Quando l'aveva osservata per troppo tempo, questa si era voltata e gli aveva urlato parole volgari, chiedendogli cosa aveva da guardare («Cosa guardi, eh?! COSA GUARDI, EH?! Brutto figlio di-»)

Un po’ tutti e tre avevano raccontato le loro vacanze, gli episodi più comici. Peter era andato in spiaggia e aveva incontrato un mercante piuttosto insistente, che voleva vendergli qualcosa della sua merce. Peter ci era stato un po' vicino, poi aveva cercato di toglierselo di mezzo gentilmente, ma lui insisteva, finché, dopo il quarto tentativo, Peter, irritato, gli aveva detto che i braggioli con quel coniglio grigio su due zampe (il mercante aveva ciarlato qualcosa a proposito di “Bigs Bunny” o “Bugs Bunny”, il biondino non ricordava) non gli servivano perché sapeva nuotare e che gli infradito ce li aveva, quindi poteva pure andarsene perché stava rompendo. L’uomo, dopo avergli rivolto uno sguardo offeso, se ne era andato. E poi Peter si era beccato una ramanzina da sua madre per la scortesia. Ma lui comunque era rimasto nella sua idea, quel mercante lo stava a dir poco molestando.

Quando Sirius terminò il suo racconto, riguardante lui e Regulus che avevano usato delle grucce particolarmente grandi a mo’ di spade, inscenando una furiosa battaglia. (per poco la gruccia di Sirius non aveva centrato l’occhio di Kreacher, venuto a chiamarli per il pranzo.  Era stato costretto da Regulus a chiedergli scusa e quest’ultimo, alla fine, aveva pure vinto la battaglia.), calò il silenzio.

Remus si era guardato distrattamente intorno, osservando la sciarpa di Grifondoro messa sulla spalliera, la scrivania di mogano scuro tutta disordinata (C’erano pergamene, boccette d’inchiostro, qualche Frisbee Zannuto e un Boomerang Rimbalzatutto), l’angolo –quello più ordinato della stanza – dove era posata una custodia, probabilmente contenente la Nimbus 1400. Vicino al letto, appese al muro, c’erano due foto dei Malandrini, e abbandonata distrattamente sul comodino, c’era una foto di James e Fleamont che sembrava piuttosto recente. Il Signor Potter era su una scala vicino a  un grosso albero di natale, pieno di palline rosse e oro, e di fatine che fungevano da luci natalizie. Il padre di James in mano aveva una stella enorme, che sembrava piuttosto pesante. E sembrava anche  che Fleamont stesse perdendo l’equilibrio; di lato si vedeva la faccia preoccupata di un elfo domestico, mentre dal bordo della foto usciva dal nulla James, che cercava di mantenere la scala.

«Era il Natale scorso» disse d' un tratto quest’ultimo, avendo seguito lo sguardo di Remus. Gli altri si voltarono a guardare, mentre James sorrideva in modo nostalgico «Te lo ricordi, Sirius?»

Il Black annuì, sorridendo lievemente anche lui «Quel giorno tuo padre si è salvato da una bella botta» sussurrò.

«Perché non ha fatto mettere la stella direttamente all’elfo?» chiese Peter, prendendo la foto e guardandola. James si passò la mano fra i capelli «Una stupida tradizione che vuole fare» spiegò, con lo sguardo lontano «Mio padre mi disse che non c’era proprio un perchè, quando glielo chiesi. Disse che un giorno, quando avevo solo otto mesi,  si era svegliato, e aveva pensato che avere una tradizione di famiglia a Natale fosse una cosa figa» Disse con un misto di divertimento e malinconia.

Gli altri lo guardarono in silenzio.

Quasi rise «Tre anni fa insistette a mettere uno gnomo pietrificato con il tutù in cima all’albero. Mamma non poteva crederci»

«Non mi stupisco più di tanto» intervenne Sirius ghignando «Mi ricordo ancora quando mise un piccolo razzo Filibuster nel panettone.»

James sghignazzò, ricordando la faccia di sua madre, che era quasi caduta dalla sedia quando, tagliando il panettone, ne era uscito fuori un piccolo razzo (che aveva rotto un vaso, per di più) «Vi ricordate quando giocò a scacchi con Regulus?» chiese a Sirius e Harry.

«Quando i pezzi gli davano dell’incapace e si rifiutavano di muoversi?» ridacchiò Harry.

«Papà non ha usato quella scacchiera per il resto delle vacanze natalizie!»

«Non vi ricordate la scorsa estate?» intervenne Peter sorridendo «Voleva aiutare Becky a cucinare la crostata e ha fatto esplodere il forno!» James, Harry, Remus e Peter si ritrovarono a ridere, ricordando la faccia completamente stravolta di Fleamont, nero in faccia e con i vestiti bruciacchiati.

Seguirono istanti di silenzio pacifico, mentre James sorrideva apertamente, guardando qualcosa che solo lui poteva vedere.

James non sapeva come si sentiva. Centinaia di ricordi che contenevano suo padre gli sfrecciavano davanti agli occhi, brutti o belli, tutti quanti. Aveva riso, stava sorridendo, ma allora che cos’era quella sensazione di pesantezza al petto?

Quasi gli impediva di respirare.

«Alla fine l’ho chiesto anche a mamma» disse d’un tratto James, deglutendo.

«Cosa?» chiese Sirius confuso.

«Perché papà voleva mettere sempre la stella in cima all’albero. Lei mi diede una risposta diversa, ma non so se papà, quando propose di mettere lo gnomo con il tutù, si ricordava ancora di aver detto una cosa del genere» sussurrò, ma nel silenzio della stanza, sembrava quasi che stesse parlando con tono normale.

«Mamma mi disse che quando lo chiese a papà anni fa, lui gli rispose che da piccolo, lui e zio Charlus, avevano sempre voluto mettere il tocco finale all’albero, ma i miei nonni non glielo permettevano. Era troppo alto, dicevano. Così ha deciso che per festeggiare il primo Natale con me, avrebbe finalmente messo lui stesso l’ultima decorazione in cima all’albero. Fece un paragone assurdo, dicendo che, secondo lui, tutte le palline belle e colorate erano tutte le gioie della loro vita, le fatine erano i dolori, e la stella, la decorazione più grande, luminosa e in evidenza, era la più grande delle gioie.» Deglutì «Ed ero io»

Quella pesantezza al petto era forse dolore?

Dolore… perchè ormai suo padre lo poteva vedere solo attraverso i ricordi.

«Sdolcinato.» borbottò Jamie «Probabilmente ha influenzato pure me» sembrando completamente assente, come se si fosse dimenticato che era in una stanza, con gli amici che lo osservavano attentamente, pronti a supportarlo e a capirlo.

James guardò la foto del Natale scorso, deglutendo ancora e sbattendo rapidamente le palpebre, con gli occhi più lucidi del normale.

«Non so per quanti anni non gli ho detto chiaramente che gli volevo bene…» disse con voce rotta «Vorrei tanto dirglielo ora, in questo momento… ma non è più possibile.»

E voleva dirgli anche che era vero, che era il miglior papà del mondo.

Sirius gli mise un braccio intorno alle spalle, in un gesto di solidarietà.



 
Noi eravamo come voi, voi sarete come noi.

Al funerale c’erano un bel po’ di persone, tutti amici, parenti, e qualche pozionista o membro del ministero che aveva avuto modo di conoscere Fleamont.

«Una persona sempre disponibile per gli altri…» «…un grande cuore e un padre e marito eccezionale…»
James sentiva a tratti il discorso, quando gli capitava di cogliere qualche parola. Non credeva che questo fosse il modo più adatto per descrivere suo padre. Quelle erano parole vuote, dette da uno sconosciuto che di suo padre non sapeva neanche il nome fino a pochi giorni fa.

Suo padre era un padre bizzarro, ti aspettavi che ti rimproverasse per una piccola bravata e ti ritrovavi ad accettare complimenti. Era sdolcinato e buffo, severo per questioni importanti, insopportabile quando voleva. Un’esplosione di felicità e di continui sorrisi.

«…un amico per molti...» «...I momenti con lui sono preziosi per tutti…»
I momenti con lui sono preziosi per tutti.

No, non era vero.

I momenti con lui non erano solo questo.
I momenti con suo padre erano gelati mangiati poco prima di cena («E ora chi lo dice a mamma?» «Meglio non dirlo proprio, figliolo. Fidati.»)e rispondere male a domande inopportune.

 Erano rimproveri per essere entrato di nascosto nel suo laboratorio di pozioni, ma continuare a entrare comunque. Erano lucchetti magici che sigillavano la porta ed erano ghigni gongolanti di lui mentre vedeva la sua faccia stupita.

 Erano partite a Quidditch e una scacchiera che veniva usata quasi ogni sera, ingredienti disgustosi da comprare e passare quando lui glielo chiedeva.  Erano una mano passata giocosamente fra i capelli ed erano discorsi bizzarri in cui ti ci ritrovavi a discutere.

Erano lunghe chiacchierate fuori alla terrazza e sdolcinati monologhi di lui riguardanti la mamma, erano i suoi lamenti per la vecchiaia che si avvicinava ed erano uno sbuffo mentre lo si guardava ingozzarsi di marmellata.

Erano tante piccole cose belle e semplici, ma fondamentali.



Fu con uno sguardo vuoto che James vide la bara di suo padre venir trasportata, mentre sua madre lo abbracciava, ormai apertamente in lacrime.

Zio Charlus e zia Dorea erano abbracciati, la moglie singhiozzava, mentre Charlus sembrava completamente estraniato dal mondo, gli occhi lucidi e persi. Il loro figlio, Gabriel, appena ventiduenne, aveva lo sguardo basso e lontano.

I Malandrini avevano delle facce cupe, e camminavano al fianco di James. Remus strinse forte la spalla sinistra del corvino, che mai come ora, era sembrato tanto diverso.

La bara fu sotterrata, e ora “Fleamont Potter” era solo uno, dei tanti nomi, scritti sulle lapidi di quel cimitero.


*


Il treno rosso a vapore, l’Hogwarts Express, sgargiante e particolare con quel colore, emetteva nuvole di fumo e la gente già iniziava a salirci sopra.

Il primo settembre era un giorno particolare sia per maghi sia per i Babbani. I giovani maghi partivano di nuovo verso la scuola, i più vecchi li dovevano salutare perché non li avrebbero visti per tre mesi, se si contava che tornavano per le vacanze natalizie.

I Babbani invece, si vedevano sfilare davanti strana gente con i mantelli, che portava un carrello con sopra un grande baule e una gabbia, che poteva contenere un gufo, un gatto, un rospo o altri animali che generalmente loro non avevano come animali domestici. Alcuni di loro credevano anche di aver visto certa di quella gente venir assorbita dalla barriera che c’era tra il binario nove e dieci, ma poi scuotevano la testa, pensando che era impossibile e ricominciavano a camminare.

Di certo non potevano immaginare che di lì a pochi metri c’era un altro binario, con tutte persone strane che facevano partire i figli per una scuola di Magia di cui loro non sapevano nemmeno l’esistenza.

Euphemia abbracciò forte James, più a lungo del solito, e questi non fece niente per ritrarsi.

«Non voglio lasciarti a casa da sola» sussurrò James incerto. La madre sorrise leggermente e gli scompigliò i capelli «Non ti preoccupare, Jamie» lo rassicurò.

«E ricordati che ti voglio bene» disse morbidamente, poi.

«Anch'io» sussurrò il figlio sorridendo, mentre varie persone gettavano occhiate nella loro direzione.

La notizia era circolata, tutti sapevano della morte di Fleamont Potter, e James già non ne poteva più di quelle occhiate pietose. Sapeva che il rientro a scuola sarebbe stato difficile, con tutte quelle persone che lo guardavano con pietà e sussurravano alle sue spalle.

Ma davvero, un po’ di discrezione?! Ad esempio, quella ragazza, che lo stava guardando da tre minuti, non poteva, maledizione, smettere di fissarlo?! L’attenzione, stare al centro dei riflettori, non era mai stato un problema per lui, ma quando si trattava di… questo, quelle attenzioni non erano gradite.

Raggiunse gli altri quattro Malandrini - allontanati per lasciare loro un po’ di privacy-  che aveva trovato prima tra la folla.

Salirono sul treno, notandolo fin da subito strapieno. Si diressero verso la fine del treno per il loro scompartimento, il quale percorso comprendeva un lungo corridoio. Con tanti scompartimenti, con tante persone. Sfoderò sorrisi e si finse allegro, non mostrando di sentire i mormorii. I suoi amici assecondavano la sua recita, loro malgrado.

Si beccò occhiate sconcertate, ma a lui non importava. Meglio ricevere sguardi sorpresi che compassionevoli. Ma comunque li sentiva, i sussurri, e si chiese perché avevano scelto proprio uno scompartimento così lontano, e ora il percorso gli sembrava interminabile.

Sussurri, sussurri, dita puntate addosso, occhiate, occhiate.

James non avrebbe mai detto, fino a poco tempo fa, che un giorno avrebbe pensato una cosa del genere: essere popolare aveva i suoi lati negativi. Perché se fosse stato un qualsiasi studente, lo avrebbero decisamente calcolato di meno.

I Malandrini erano intorno a lui quasi a formare una barriera, Remus e Peter dietro e Harry e Sirius davanti. Cercavano di far ridere davvero James, mentre fulminavano gli studenti che si sporgevano per vedere il loro amico (quasi fosse una rara specie di animale) , e certe occhiatacce di Sirius e Harry furono capaci di far rintanare immediatamente i più piccoli nello scompartimento.

«Una vera disgrazia…»
«Dicono un attacco a Diagon Alley…»
«Certo che sembra quasi non importarsene…» «Ti dico che finge.»
«Chissà come sta…»
«Fleamont Potter… la sua pozione Lisciaricci mi è stata davvero molto utile… gli sarò eternamente grata. Un peccato che sia morto.»
«Ci sono state tante vittime!»
«I due Potter erano proprio lì…»

«È solo un Traditore in meno.»

L’ultimo commento fece congelare il sorriso a James, che si fermò di botto.

«Cos’hai detto?» ringhiò Sirius, guardando truce il Serpeverde.
Ma James passò direttamente all’azione, e ora quel deficiente non sussurrava più, troppo impegnato a tenersi il naso sanguinante.

«Potter!» esclamò inviperito l’amico della serpe, anche lui della stessa casa*

«Sì, hai ragione, dovevo colpirlo più forte» borbottò James, toccandosi il pugno, un po’ sporco di sangue.

«Tu-»
«Cosa succede qui?» domandò una voce autoritaria, i sette si voltarono, vedendo una ragazza dai capelli castani e gli occhi verdi. La spilla con scritto "Prefetto" luccicava sul petto.

«Andate immediatamente tutti nei vostri scompartimenti!» esclamò «E anche voi» continuò, rivolgendosi alle teste di studenti che spuntavano dalle porte degli scompartimenti. «ORA!»

Tutti, borbottando, rientrarono dentro, inclusi i due Serpeverde. Il Prefetto guardò dispiaciuta James.

«Mi dispiace molto per tuo padre, Potter.»

La seconda condoglianza in un giorno, perfetto. Anche Regulus non si era fatto mancare, naturalmente. Davvero, apprezzava, ma non aveva la più pallida idea di come gestirle.

«Anche a me» mormorò James.

«Però evita di tirare pugni» lo riprese.

Il corvino ridacchiò «Ci proverò.»

«Bene» la ragazza gli gettò un’ultima occhiata di rimprovero, poi si voltò e si diresse verso il vagone dei prefetti.



Finalmente entrarono nello scompartimento, e appena James vi fu dentro, il suo sorriso cadde lentamente, mentre si sedeva sul sedile sospirando. Poi osservò il paesaggio fuori dal finestrino, che sfrecciava davanti ai suoi occhi.

«Jam?»
«Si, Siry?»
«Più tardi facciamo uno scherzo a tutti i Serpeverde, che ne dici? Una piccola vendetta.»
«Ci puoi contare, caccabombe?»
«Caccabombe.»
«Ma perché a tutti loro?»
«Perché così è più divertente, Pete.»
Peter osservò Sirius perplesso, prima di scrollare le spalle «Come volete voi.»

Harry ghignò, mentre annuiva.

«Remus, stai con noi?» chiese James sorridendo leggermente. Il licantropo sospirò, se risollevava il morale a Jamie…

«Sì, va bene.»

Poco dopo passò la signora con il carrello, e comprarono un bel po’ di dolci. Remus esultò quando trovò una figurina che non aveva, Amarillo Lestoat, che scoprì i canini appena lo vide. Purtroppo a Remus mancavano ancora un botto di figurine: ce ne aveva solo centoquattro.

Peter trovò anche Guendalina la Guercia, e gliela donò senza esitazione. A lui non importavano le figurine, ma solo la rana di cioccolato, che per altro per poco non gli scappò.

James e Sirius si stavano divertendo ad assaggiare le Caramelle Tuttigusti +1.

 «AH!» urlò quasi «Brucia, brucia!» esclamò, sventolando la mano davanti alla bocca.  Sirius sghignazzò.

«Peperoncino piccante?» domandò, James annuì, poi lo guardò. «Dammi dell’acqua, maledizione!»
Sirius lo guardò un attimo, e Remus lo guardò a sua volta. «No no no» mormorò, capendo cosa stava per avvenire.

«Aguamenti.»

«Sirius no!»

James si ritrovò zuppo dalla testa ai piedi, poi tossì per l’acqua andata di traverso.  Guardò scandalizzato il suo migliore amico «COSA CAZZO HAI FATTO, RAZZA DI MONGOLOIDE!!?» urlò alzandosi di colpo «Intendevo una bottiglietta d’acqua per Merlino!»

«Non hai specificato niente» replicò Sirius innocentemente, James gli gettò un’occhiata storta «e comunque non vengo dalla Mongolia»

«E questo che c’entra?»

«Mi era sembrato che mi chiamassi mongolo-ide» Sirius sfoderò un sorriso accattivante.

James sospirò «Fattelo dire francamente, Sir: le tue battute fanno schifo»



Dopo pochi minuti si era cambiato i vestiti, mettendosi la divisa. Questo lo aveva infastidito, perché erano solo a metà viaggio, e così sembrava un bravo scolaretto.

Solo quando ormai si era cambiato, Harry, ridacchiando alla sua faccia sorpresa, aveva asciugato i vestiti, facendo uscire dalla bacchetta un getto d’aria calda.

«Tu… tu… mi hai fatto cambiare quando potev-»

«Esattamente, Jamie, esattamente.»

«Perché a me?!» si lamentò allora l’amico, appallottolando i suoi vestiti senza neanche prendersi il disturbo di piegarli.

Harry alzò le sopracciglia «Perché no?»


.
«Vi dico che il vagone che più pullula di Serpeverde è il terzo» disse Remus esasperato. Ne era assolutamente certo, ci era passato di lì e aveva visto molte facce conosciute in Serpeverde.

«Io invece dico che ce ne sono di più nel secondo vagone!» insistette Sirius testardamente.

«Abbiamo fatto lo stesso percorso ragazzi! Come fate ad avere opinioni diverse?!» Harry alzò gli occhi al cielo. Stavano perdendo più tempo a stabilire il vagone più pieno di Serpeverde che a organizzare lo scherzo in generale «Comunque, il più pieno è il terzo» continuò poi.

«Secondo» disse James, sostenendo Sirius. Poi tutti si voltarono verso Peter, che dopo essersi accorto che la decisione era nelle sue mani, prese a mordicchiarsi le unghie.
«Allora, Peter?»

«Ehm» il biondino fece Eeny, meeny, miny, moe** mentalmente.

«Terzo…» disse incerto, sperò che James e Sirius non lo azzannassero.

Remus sorrise vittorioso.

«Io mi fidavo di te!» esclamò drammaticamente Sirius, mettendosi una mano sul petto. Peter spalancò gli occhi. «È il terzo, ne sono certo» mormorò. Eeny, meeny, miny, moe non sbagliava mai, giusto?

«Bene, tu hai le Caccabombe nel baule, vero Jamie?» chiese Harry battendo le mani, sorridendo, il ragazzo annuì.

«Quelle nuove?»

James scosse la testa, mentre si alzava per prendere il baule dal porta-bagagli sopra, Harry si alzò per aiutarlo.

Remus inarcò le sopracciglia «Le nuove?» domandò. Avevano fatto addirittura delle nuove versioni? E perché il fatto che Sirius e James fossero così ben informati rendeva il tutto terrificante?

«Una nuova versione. Una singola Caccabomba di questa versione, quando esplode, creerà la puzza che fanno due caccabombe della vecchia versione» Spiegò concitato Sirius, con gli occhi grigi che brillavano «Non vedo l’ora di provarle!»

«Queste sono le vecchie che già avevo, ma io le avevo comprate quelle nuove» se ne uscì James «Quando… siamo andati a prendere Harry. Poi ho perso la busta nel caos generale che si era creato… per l’attacco» continuò, tenendo gli occhi bassi, con la scusa di dover cercare la scatola di Caccabombe tra i vestiti.   

L’aria dello scompartimento scese di parecchi gradi, o almeno, questo parve a Remus.

«James?» pigolò Peter, torcendosi le mani, intanto il corvino sembrava aver trovato la scatola, prendendo a spostare magliette e pantaloni per prenderla. «Tu… ehm… voi… non ci avete mai raccontato come… c-come è andata»

James si irrigidì, bloccandosi nell’atto di spostare dei boxer, mentre Harry si voltò di scatto verso il biondino che per altro, ora era bersagliato dalle occhiatacce di rimprovero di Sirius e Remus. «Se non vuoi farlo, non fa niente!» si affrettò ad aggiungere allora, parando le mani davanti a sè, con le guance che si imporporavano leggermente «Solo… fa bene parlarne, no?»

Con le Caccabombe ormai dimenticate, il corvino chiuse con studiata lentezza il baule senza neanche rimettere i vestiti al loro posto. «Sì, hai ragione» disse.

«Hai ragione» ripeté mormorando, mentre si alzava. Poi si sedette sul sedile, annuendo fra sé e sé. «Forse dovremmo raccontare» disse mentre guardava Harry.

«La scelta è tua» si limitò a dire l’altro, deglutendo.

«James, non è che sei obblig-» iniziò Remus con tono gentile.

«No» lo interruppe  il diretto interessato «Voglio… dirvelo. Magari dopo… sarà più facile…»

Si diceva questo, giusto? Ci doveva pur essere un fondo di verità. I suoi amici sapevano solo la versione della Gazzetta del Profeta, sapevano le vittime, sapevano che non c'era stata possibilità di scampo, sapevano tutto questo. Ma non sapevano cosa era realmente accaduto, non sapevano come era morto suo padre, non sapevano ciò che aveva fatto e visto. Non sapevano ciò che aveva provato.

E allora prese a raccontare, con tono inespressivo, rivivendo tutto davanti ai suoi occhi. Si rivide scappare alla folle ricerca di suo padre, si rivide sparare incantesimi a caso, rivide maledizioni che volavano da una parte all’altra mancandolo per poco, rivide persone ferite e alla ricerca di un rifugio, il fuoco e gli edifici crollati.

E disse tutto quanto, a ruota libera, e Harry non aveva osato interromperlo. Riprendeva fiato velocemente ogni qualvolta, perché se si fosse fermato per troppo tempo, non sapeva se sarebbe riuscito a continuare.

Era difficile raccontare, ma lo fece lo stesso.

«Volevo solo trovarlo… e poi lo vidi… duellava con una Mangiamorte» strinse i pugni.
Sirius si tese, spalancando gli occhi «U-una Mangiamorte? Una donna?»

James annuì «Non so chi era, aveva il volto coperto, ma sicuramente era una donna.»

Sirius scosse la testa, improvvisamente più pallido.

Non poteva essere lei.

Si rifiutava di crederci. Non perché non la giudicava capace di un simile atto, ma perché se era stata lei… se era stata lei, la sua famiglia, la sua stessa famiglia aveva ucciso Fleamont. Non voleva far parte della famiglia dell’assassina di Fleamont Potter.

Come avrebbe reagito James a sapere che sua cugina aveva ucciso suo padre? Come lo avrebbe trattato sapendo che la famiglia del suo migliore amico aveva distrutto la sua, di famiglia?

Probabilmente non gliene avrebbe fatto nemmeno una colpa, dicendo qualcosa sul fatto che era diverso dalla sua famiglia e che non era colpa sua.

Ma Sirius, volente o nolente, era pur sempre un Black. Come sarebbe riuscito a comportarsi allo stesso modo con James, consapevole degli atti dei Black?

Non ci sarebbe riuscito, no che non ci sarebbe riuscito.

«No, Sirius, non può essere» pensò «L’avrà detto per atteggiarsi… forse non è vero che è l’unica.»

«L’ho visto contorcersi e… urlare…» continuò intanto James passandosi nervosamente una mano fra i capelli. «È stato terribile vederlo così… la maledizione Cruciatus è… un incubo proprio come la descrivono…»

«Poi Harry l’ha attaccata e hanno preso a duell-» James si interruppe, aggrottando le sopracciglia.

Si ricordò il duello, che fino ad ora aveva trascurato, e che anche a Diagon Alley non aveva tenuto tanto in considerazione. Era troppo preso dalla battaglia e da suo padre per pensare ad altro.

Scattante e veloce, Harry aveva attaccato la Mangiamorte, sparando incantesimi con le labbra serrate, senza una sola formula.

Troppo abile, troppo strano.

«Jamie?» lo chiamò Remus guardandolo intensamente.

Il corvino scosse la testa «Dicevo… hanno preso a duellare. Mio padre mi ha pregato di non fare niente ed io… gli ho dato ascolto. Forse ho sbagliato, forse no, ma mi aveva pregato, quasi disperato, e non ho saputo dirgli di no. Poi all’ultimo… la Mangiamorte ha lanciato un Avada Kedavra e… è successo quel che è successo» disse, portando lo sguardo fuori dal finestrino, dal quale si vedevano le allegre campagne verdi della Scozia.

«Ho dovuto lasciare mio padre lì, e un Auror ci ha portato a casa» il tono di James si affievolì man mano, mentre faceva mente locale.

Smaterializzati di fronte ai cancelli, questi si erano spalancati. E lui non aveva fatto niente.

 Era stato Harry. Era stato Harry che li aveva aperti.

Allora aveva pensato che ci fosse qualche difetto, ma alla fine non aveva chiesto a sua madre se c’erano o no.
Gettò una lunga occhiata ad Harry, che aveva lo sguardo basso.
Doveva chiedere a sua madre. Se c’era un difetto, allora il tutto era comprensibile, ma se non c’era… era tutt’altra cosa.



I Malandrini scesero dal treno, e sentirono un Serpeverde lamentarsi della sua puzza di cacca.

«Vedi che forse è perché non ti lavi dopo averla fatta» lo provocò Sirius, passandogli accanto.
Ma entrambi sapevano che non era così. Il vagone era stato invaso da caccabombe, e gli sfortunati Serpeverde si erano ammassati alla porta per sfuggire alla puzza. Pochi erano riusciti a uscire.

«Spero che questo sia l’anno in cui verrete espulsi» sibilò il ragazzo. James scosse la testa, sorridendo divertito.

«Impossibile, Silente ci adora» disse, scrollando le spalle.

Arrivarono le carrozze, e James notò che erano trainate da cavalli neri e scheletrici, con delle grandi ali di pipistrello sul dorso. Da quando avevano messo i cavalli? Cos’era questa novità?

Le preferiva senza, quei cavalli erano piuttosto inquietanti e sgradevoli a primo impatto.
«Sirius»
«Mm?»
«Lo sapevi che avrebbero messo i cavalli quest’anno?»

Sirius aggrottò le sopracciglia «Dove?»

James indicò il cavallo «Lì! Alle carrozze!»

Sirius alzò le sopracciglia, guardando il punto secondo lui vuoto «Non c’è nessun cavallo Jamie. Le carrozze non sono trainate da niente, come al solito.»
Il corvino lo osservò confuso.

«Sei uscito di testa, Sirius? Ci sono dei cavalli!» insistè, anche se, ora che ci faceva caso, nessuno li stava guardando quei cavalli.

Come se non esistessero.

«Forse sei tu ad essere uscito di testa, fratello» Disse Sirius, scrollando le spalle «Su dai, vieni» poi si avviò verso la carrozza, dove Remus e Peter li stavano aspettando.

James restò immobile, chiedendosi se forse avesse qualche allucinazione.

«Sono Thestral» disse una voce, James si voltò di scatto, guardando Harry.

Quest’ultimo sorrise leggermente. «Non siamo pazzi, non ti preoccupare. I Thestral sono cavalli che possono essere visti solo da coloro che hanno visto in faccia la morte. Ci sono sempre stati.»

James aggrottò le sopracciglia «E come fai a saperlo?»

«È in Storia di Hogwarts» inventò Harry. Credeva che ci fosse. Forse Remus ne sapeva qualcosa.

James guardò di nuovo quei cavalli, che sembravano tanto cupi e inquietanti. Quasi a rispecchiare la morte. Il corpo di suo padre, colpito dall’Avada Kedavra e caduto a terra, gli tornò in mente, facendolo irrigidire. Quei cavalli non facevano altro che ricordargli quel maledetto momento.

«Sai cosa ti dico, Harry?»
«Cosa?»
«Che non auguro a nessuno di vederli.»







*È una serpe inviperita : in-viperita… vipera. Serpe… serpente. Una serpe in-viperita. Serpente… vipera…Capito? :D Ok, la smetto, le mie battute fanno più schifo di quelle di Sirius…

** una specie di versione inglese di “Ambarabà ciccì coccò” ci sono molte versioni di questa canzoncina, alcune volgari e razziste. Peter canta: “Eeny, meeny, miny, moe / Catch a tiger by the toe / If it hollers let it go, / Eeny, meeny, miny, moe.”




Angolo Autrice
Ciao a tutti! Mi scuso per L’IGNOBILE (Qui cito Lee Jordan) ritardo, ma questo capitolo mi è stato difficile da scrivere. Non sapevo che scriverci, soprattutto nella seconda scena, oltre al fatto che mi sono resa conto di dover riscrivere tutti gli eventi che avevo programmato per il terzo anno (e perché no? Anche degli altri). Quando ho fatto la “scaletta”, quando scrivevo ancora il primo anno, l’ho fatta molto alla leggera e sbrigativamente, pensando che, tanto mancavano ancora tanti capitoli.
E ora sono giunta qui, e devo rifarla. Sono molto intelligente, lo so… bravissima Sabrina, che non te ne sei accorta prima.
Nonostante io non sapessi che scrivere, alla fine è uscito un capitolo lunghissimo (8.195 parole, ancora devo crederci. Senza contare le note.)
Spero che, oltre a essere lungo, sia anche uscito bene, perché altrimenti era meglio farlo più corto ma più bello.
Vado piuttosto di fretta, non posso commentare tutto il capitolo, scusate.
Dico solo che, la frase all’inizio della seconda scena, è una frase su molti cimiteri. Volevo metterne una che sta nei cimiteri inglesi, dato che i personaggi sono in Inghilterra, ma davvero, non avevo voglia di andarle a cercare (però ci ho provato, e non è uscito niente di decente). È piuttosto cupa, però mi piaceva…
Oltre al fatto che ormai non mi sento più di dire che aggiornerò ogni… tot giorni, o settimane. Mi dispiace tanto, la studio prende parte del mio tempo e a volte mi capita di non aver voglia di scrivere, e se non ho voglia, viene un disastro. Quindi sì, cercherò di aggiornare il più presto possibile, ma non posso garantirvi niente, scusate.
Baci, e al prossimo capitolo.
P.S. mi scuso per eventuali (tanti, sicuramente) errori di grammatica o/e battitura.
P.s.s. in questo capitolo dovevano essere presenti anche Lily e Marlene, ma alla fine, mi sono detta che stonava scrivere di loro.





Capitolo gentilmente revisionato da lilyy, che mi fa sentire un'idiota, perchè non noto neanche la metà degli errori quando rileggo il capitolo XD
   
 
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