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Autore: elelunare    08/10/2018    1 recensioni
Storia Zorobin, seguito della storia "Questa volta lo farò io" da me edita.
L'avventura all'isola dei selvaggi è passata e i due amanti cercano di tornare alla loro vita normale con la ciurma. Ce la faranno a dimenticarsi e a resistere all'attrazione che l'uno ha per l'altra? Oppure cederanno con il rischio di essere scoperti?.. Come se non bastasse la ciurma approda in una nuova isola dove i pirati vengono considerati veri e propri idoli. Sì, ma qualcosa andrà storto e le cose si complicheranno, non solo per Zoro e Robin.. ma anche per un altra coppia. Consiglio di leggere, per chi non l'avesse fatto, prima "Questa volta lo farò io" perchè ci sono moolti riferimenti. Buona lettura! :)
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nico Robin, Roronoa Zoro, Z
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avvicinati...avvicinati ti prego”

Quella voce risuonava nella sua testa, piena e morbida.. Una voce può essere morbida? Jo se lo chiedeva. Le sue gambe andavano avanti da sole e si fermarono solo quando quel corridoio a spirale terminò.

Davanti a lui c'era una porta strana, spiccava col suo colore oro e celava un bagliore all'interno. Il ragazzo rimase in attesa, sapeva che lei sarebbe tornata a parlargli, ne era certo.

E' aperta, ora posso tutto..entra”

Jo allungò una mano e appoggiò il palmo su quell'anta dorata, quella ruotò come se fosse fissa ad un perno invisibile e lui fece un passo all'interno della stanza.

Mentre varcava quella soglia Jo si era immaginato di trovare chissà cosa lì dentro, quando invece fu nella stanza rimase spiazzato. Lì infatti non c'era nulla, era una camera bianca, circolare, con uno strano parallelepipedo bianco in mezzo, lungo un metro e poco più. Nessuna finestra, nessuna altra porta, unica fonte di luce era quel pavimento stranamente luminoso.

Conosci la storia della bella addormentata, diciassette?”

 

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“Che cosa vuol dire che se n'è andato?! Lui non se ne può andare..NON PUO'!!”

Tutti e tre i sottoposti fecero un sobbalzo sulle sedie, la signora Black era davvero adirata. Jess, Jan e Jako la fissavano atterriti, sì pure quell'uomo senza sentimenti grande e grosso.

“Signora..l'ho fatto uscire perché comunque se ne sarebbe andato in qualsiasi caso..se mi avesse detto di trattener..” iniziò Jako.

“Dannazione dobbiamo recuperarlo!! Non può uscire da qui senza il mio permesso! Sa troppo! Jan vieni con me! Lo staneremo! Tu e Jess rimarrete qui e cercherete di ripristinare il possibile! Mandate delle repliche nel frattempo!”

Ad un tratto un fastidioso cicalino interruppe quel momento di tensione. Era il cellulare della Black.

“Sì..che c'è ora?!...................COOSA?!”

La signora oscura crollò quasi sulla sedia, Jako fece un balzo in avanti pronto ad afferrarla ma non ce ne fu bisogno. Si riprese immediatamente e tornò retta sulle proprie gambe, era furiosa. I tre la fissavano attoniti, c'era qualche altra novità e non doveva essere bella.

“Va bene..allora prima che sia troppo tardi la ripristineremo, andrò personalmente” e con queste parole la donna concluse quella chiamata.

Jan deglutì e in quel silenzio si sentì chiaramente.

“Quegli stolti bianchi si stanno organizzando, vogliono colpirci, assediarci..come l'ultima volta”

“Ma come?! Così?? Dal niente?! Mi pareva seguissero alla grande la trasmissione! La stavano gradendo!

“CHIUDITI LA BOCCA JAKO!” lo redarguì lei.

“Quindi, Jan vieni con me! Cercherai quel ragazzino fino a farti perdere gli occhi e le gambe! Io andrò ad attivare il sistema di emergenza e poi..”

“La cinta infrangibile?!” esclamo Jess incredula.

“Esatto, prima che sia troppo tardi”

 

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“Sì, la conosco, mia madre me l'ha letta un paio di volte..”

Jo aveva fatto due passi dentro a quella stanzetta, gli occhi già gli dolevano, era sul serio fastidiosa quella luce dal basso. Stava pensando che quella voce gli aveva fatto sul serio una domanda insolita quando lei apparve sopra quel parallelepipedo.

Jo la vide comparire come un fantasma che pian piano tornava alla vita. Il suo profilo inizialmente traslucido divenne più netto e quel corpo, steso sopra quel piano bianco, si manifestò in tutta la sua perfetta integrità.

Pareva bianco anche quel corpicino, come un foglio incontaminato, il ragazzo distolse subito lo sguardo, quella era una bambina ed era senza vestiti. Jo si girò dalla parte opposta come se dovesse uscire da quella stanza.

Non andare via! Ti prego..” gli disse la voce ancora nella sua testa e Jo notò che la porta d'uscita davanti a lui si tingeva di rosso.

Lui ormai aveva capito chi aveva davanti ed era stupito di sé stesso perché non era minimamente in ansia per quel fatto, anzi, si sentiva bene, era felice e no, non voleva andarsene assolutamente da lì, non ne aveva alcuna intenzione, qualcosa dentro di lui gli diceva che era proprio nel posto giusto ora. Jo quindi fece qualcosa.

Si tolse la giacca nera e si girò di nuovo, non guardando in basso coprì quel corpo e d'istinto i suoi occhi si posarono sul viso di quella ragazzina. I capelli lunghissimi parevano d'argento e quella pelle color della luna quasi brillava. Non aveva mai visto lineamenti più perfetti, il suo cuore iniziò a battere più velocemente.

Sei gentile, diciassette..” gli disse lei senza aprir bocca e con gli occhi chiusi, sembrava riposare serenamente. Intanto, quel parallelepipedo sotto di lei divenne azzurro.

“Perchè...perchè mi chiami così?” Jo era come ipnotizzato, ammaliato e stupito da tutta quella incredibile situazione.

Scusa, dovrei chiamarti Jo, vero? Sai, a me piacciono i numeri primi..” Alle parole della ragazzina il pavimento mutò in un giallo vivo, con esso anche la luce della stanza. Jo pensò che quasi sicuramente lei lo chiamava così perché lui aveva diciassette anni.. ma come faceva a saperlo?

“Tu...sei Shade, vero?”

La voce non rispose, il ragazzo si chiese se avesse detto qualcosa di sbagliato.

“Scusa se..” iniziò Jo un po' smarrito, non riusciva a distogliere gli occhi da quel visino. Si chinò un po' su di lei con gli occhi sbarrati come a comunicargli la sua sincerità.

Io non posso vivere come Shade..ma posso essere la tua bella addormentata se vuoi, prima però ho bisogno che tu mi dia una dimostrazione della tua lealtà..”

La parete circolare tutta intorno a loro divenne lentamente di un verde menta. Quella stanza, che prima era anonima, ora era un tripudio di colori.

“Tutto quello che vuoi”

Aiutami a salvare i numeri primi”

“Dimmi come posso fare”

Il pavimento su cui poggiava i piedi Jo sfumò in un rosa perla ma lui non se ne accorse, era troppo attento a quello che quella voce gli stava comunicando e quel viso angelico era l'unica cosa che volevano vedere i suoi occhi.

Devi...darmi un bacio”

 

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“Couffh!..Couffh!

Nami si guardò la mano, c'era del sangue sul suo palmo. Cercò di nascondenderla ma Zoro ormai l'aveva vista.

Si sentì prendere e tirare su in fretta dalla sabbia, con uno sbuffo leggero lo spadaccino l'aveva ripresa in braccio e stava camminando velocemente dando le spalle alla spiaggia rovente.

“Zoro...posso camminare” gli disse faticosamente.

“No che non puoi” rispose lui immediatamente e lei non potè che dargli ragione.

La rossa si sentiva stremata, ogni parte del suo corpo le doleva e ora che quell'uomo l'aveva afferrata di nuovo quelle ferite e quelle ecchimosi facevano ancora più male. Stringeva i denti ma era al corrente di essere in gravi condizioni. Reggeva a malapena la testa da sola.

“Andiamo all'ombra..qui si scoppia dal caldo” le disse lui ma giunti sotto quella frescura Zoro non si fermò, proseguì addentrandosi nella vegetazione.

Lo spadaccino aveva in mente solo di cercare aiuto, credeva sì che la navigatrice stesse male ma non fino a quel punto. L'aveva vista sputare sangue quindi si era immaginato un emorragia interna, un polmone perforato..insomma qualcosa di grosso, di grave. Doveva fare in fretta, la vita di Nami dipendeva da lui.

“Non fare la donna indistruttibile, so che sei forte, appoggiati e basta” gli disse Zoro guardando avanti, aveva notato che lei insisteva nel tenere la testa su con la faccia contratta e sofferente di chi stava sopportando l'insopportabile.

Nami, riluttante, si appoggiò al suo petto, quella giacca chiodata, fortunatamente, lui l'aveva lasciata sulla spiaggia. Appena posò la testa si sentì meglio, cercò di rilassarsi e chiuse gli occhi. La rossa pensò che era buffo, stava cercando di stare tranquilla mentre lo spadaccino vagava perdendosi sempre più in quel verdeggiare, nel frattempo lei probabilmente sarebbe schiattata in quel bosco, mentre lui ancora cercava una via d'uscita.

“Voglio dirtelo, Zoro..”

“Dirmi che?”

“Couffh!..Che state bene insieme, sul serio”

“Non dovresti parlare ancora

Zoro aumentò il passo e serrò la mascella.

“E.. se sopravvivo a questo, dovrete raccontarmi tutto...di quello che è successo sull'isola”

Nami lo sentiva, faceva sempre più fatica a respirare e ad un certo punto iniziò a percepire sempre di meno quel suo corpo dolente.

 

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Sanji avanzava nella neve, non c'era stato modo di raggirarla, era maledettamente freddo su quella montagna. Stava cercando di trovare qualcosa, una qualsiasi traccia o indizio per capire la direzione da prendere per scendere da lì. Nemmeno il contatto ancora caldo della mora gli permetteva di scaldarsi un po', la temperatura era calata troppo e in fretta, forse anche perchè la luce diurna stava perdendo vigore, doveva essere ormai pomeriggio inoltrato.

Calcolò che erano quasi due giorni che si trovavano su quell'isola, due giorni infernali dopotutto...e loro che pensavano di aver trovato il paese della cuccagna lì! Una bella fregatura! Non si erano mai trovati in una situazione peggiore. Non aveva mai visto le ragazze in quelle condizioni (pensava continuamente a Nami e non smetteva di chiedersi come stava), i compagni erano stati rapiti da quelle persone e non avevano idea né di come stessero né di dove fossero e lui e Zoro..beh, non erano presi proprio bene. Avevano combattuto con un infinità di nemici e poi l'uno contro l'altro ferendosi a vicenda. Essere nella merda? Sì, ora sapeva sul serio che cosa si provava nell'esserlo.

Ogni tanto sentiva Robin sussultare un poco, doveva avere i brividi pure lei, negli ultimi minuti le aveva rivolto domande semplici, tipo “come stai?”, “hai freddo?” ma lei non aveva mai risposto. Quello doveva essere un sonno davvero strano per non riuscire a svegliarsi..forse Robin era troppo stanca per rispondere o forse, come lui sempre più sospettava, l'avevano drogata con qualcosa. Sanji controllava il suo respiro, leggeri sbuffi biancastri uscivano da lì sotto, erano deboli ma c'erano. Il cuoco si sforzò di rimanere tranquillo mentre le dita delle sue mani iniziavano a diventare insensibili per il freddo.

Dopo un po' gli alti pini attorno a loro si diradarono e il cuoco notò qualcosa. A pochi passi vi era la riva di un lago, in parte ghiacciato.

Sanji deviò il suo percorso arrivando vicino all'acqua e seguendo le rive ghiacciate, magari il bacino sfociava in qualche ruscello e quello gli avrebbe indicato una via di discesa.

Il freddo rallentava i suoi movimenti, batteva i denti e iniziava a non sentire più nemmeno i piedi.

 

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Sutemaru?”

Zoro sentì quella voce nel fitto bosco e si fermò con un sussulto, anche la rossa tra le sue braccia ebbe uno scossone ma non si destò. L'aveva riconosciuta subito, era la voce di prima, impossibile sbagliarsi, era stata come sparata di nuovo nel suo cervello di prepotenza. Lo spadaccino si girò verso sinistra notando un movimento strano.

A pochi passi da lui notò una bambina, era proprio una ragazzina nel bosco e vestita splendidimente con un lungo kimono arancio e verde, i suoi capelli avevano lo stesso colore di quelli di Nami ed erano raccolti in un intreccio di fiori. Lo guardava con aria indifferente, come se lo spadaccino l'avesse interrotta durante i suoi giochi.

Ma come era possibile che una bambina giocasse tutta sola lì nel nulla? E come mai era in kimono? Non si trovavano di certo a Wano! Allo spadaccino venne qualche dubbio serio in merito, maledì di nuovo quel teletrasporto del demonio e la cosa lo mandò ancora di più in confusione.

Poi lei gli sorrise e si avvicinò. Quando fu a pochi passi dai due, la bambina mostrò qualcosa a Zoro, era una farfalla, la teneva tra le mani gentilmente, come per proteggerla. Una grande farfalla arancione.

L'animale battè lentamente le ali e poi prese il volo sfiorando la testa dello spadaccino che rimase impassibile balenando un occhiata furtiva alla farfalla per poi tornare sulla bambina.

Aveva due occhioni verdi davvero incredibili, Zoro si stava chiedendo ancora se fosse vera, poteva essere benissimo un allucinazione, magari data da un colpo di calore, vista l'arsura.

Poi lei parlò, ma non aprendo la bocca.

Lo so..non sei Sutemaru, sei Due. Sono felice di avervi incontrato e sono qui per aiutarvi, Due e Tre”

“CHEe?! Ti sbagli, io sono Zoro e lei è Nami!”

Zoro la guardava con occhi spalancati, aveva una faccia talmente contratta e bizzarra che la bambina si mise a ridere sommessamente. La risata risuonò nella sua testa, era contagiosa. Lo spadaccino continuò a guardarla attonito, si ricordava della cosa dei numeri primi e menate varie ma era troppo strano che quella ragazzina li chiamasse così! E poi lei comunicava direttamente alla sua mente senza muovere le labbra! Cos'era? Un fantasma?!

Permettimi di chiamarvi così..a me piace! E poi ora siete dentro alla mia fiaba..” disse lei tornando seria.

“Ok, mettiamo che tu ci voglia aiutare..non voglio sottovalutarti ma sei una bambina, cosa potresti fare? Sei per caso un medico?” gli disse lui sentendo proprio di perdere tempo prezioso rimanendo lì.

No..ma posso aiutare” gli comunicò avvicinandosi ancora e mostrando i suoi palmi come se stesse aspettando di ricevere Nami.

Zoro la squadrò attentamente non distogliendo lo sguardo da ogni suo movimento, quando arrivò al suo viso lei gli sorrise di nuovo, quella bambina non aveva minimamente paura di lui.

“Noi siamo pirati.. perchè vuoi aiutare gente come noi? Per via di quei numeri e basta?”

Non solo...è per il vostro cuore”

“Tzè..il cuore! Che ne sa una ragazzina come te?..”

Zoro voleva metterla alla prova, non si fidava di quella bambina-fantasma barra allucinazione da colpo di calore. Lei cambiò espressione e lui ebbe l'impressione che lo stesse implorando con quello sguardo.

Io ho sentito molto su di voi..da questa e l'altra gente. Ho sentito il vostro dolore, le lacrime e le emozioni che provate l'uno per l'altro e tutto questo ha scosso il mio popolo e mi ha destato.. non posso ignorare il tumulto che è nei vostri cuori, voi siete numeri primi come me, voi siete dei prescelti. E poi.. AVETE GRIDATO AL VENTO I MIEI NUMERI ,è stato un inconsapevole grido d'aiuto il vostro e io l'ho colto! I numeri primi vanno protetti e io vi proteggerò”

A quelle parole lo spadaccino decretò che quella davanti a lui era una bambina con le rotelle fuori posto, se ne stava andando quando si sentì afferrare una katana.

Tu...farai grandi cose con queste tre spade, io lo so, è perché sono tre..”

“Lasciami andare, devo cercare un vero aiuto” le disse lui guardandola di sbiego, non aveva altro tempo da perdere.

Ma non capisci? Io posso, io posso TUTTO ora! Permettimi di aiutarla, di aiutare Tre...altrimenti la perderete..e con lei sparirà anche Cinque e..”

Aveva gli occhi lucidi, era sincera e pareva quasi spaventata. Zoro iniziò a pensare alle parole di Nami, lei aveva detto che qualcuno di speciale voleva aiutarli, forse era lui che stava sbagliando. Decise di dare una veloce possibilità alla ragazzina, dopotutto anche Nami avrebbe fatto lo stesso.

Si voltò di nuovo verso di lei con la navigatrice tra le braccia e la bambina annuì facendo cenno di adagiarla a terra. Zoro lo fece, appoggiò piano la rossa a terra che continuava a rimanere a peso morto, era al limite, non era più cosciente.

Zoro rimase in ginocchio osservando attentamente cosa si apprestava a fare la bambina.

Loro vi hanno controllato con questo..e io con questo stesso strumento vi salverò”

Zoro pensava che ogni volta che quella bambina comunicava con lui non ci capiva un cazzo ma più passava il tempo e più lei gli pareva inspiegabilmente credibile.

Lei infilò una mano dietro la nuca della navigatrice, una luce balenò dal corpo della rossa e dopo pochi attimi lei aprì gli occhi.

Quegli occhi ruotarono lentamente mettendo a fuoco il viso della bambina lì vicino.

Ciao numero Tre, piacere! Sono la Principessa Splendente! Oppure chiamami col mio vero nome, Shade”

  
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