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Autore: Shari Deschain    13/07/2009    10 recensioni
“Lotterò senza arrendermi finché avrò nemici davanti agli occhi; niente e nessuno potrà fermarmi perché sono il grande Principe dei Saiyan!"
[Raccolta di storie per la Big Damn Table]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Vegeta
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Vegeta (Big Damn Table)' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Personaggi: Vegeta, famiglia Brief
Rating: PG
Conteggio parole: 980 (W)

Genere: Gen
Prompt: 006. Ore; 007. Giorni; 008. Settimane; 009. Mesi; 010. Anni @ fanfic100_ita

Note: Il titolo è un verso della canzone How You Remind Me @ Nickelback — (cribbio, quanti anni erano che non la sentivo? X’DDD)
Disclaimer: Vegeta appartiene interamente a Toriyama, e Toriyama è l’unico a venir pagato per disquisire su Vegeta. Così va il mondo.
Link BDT: Qui



I was waiting on a different story




# Ore.


Le sue prime ore in quella casa, Vegeta le trascorre nella doccia.

Si rilassa sotto l’acqua, lasciando a quel getto bollente il compito di lavare via la polvere e la fatica di quegli ultimi mesi passati a vagabondare per lo Spazio.
Solo dopo essere uscito dal bagno, trovandosi addosso vestiti non suoi e vedendosi circondato da oggetti terrestri, si chiede cosa o chi lo abbia guidato fino alla Capsule Corporation.
Di certo non è stato un motivo razionale a spingerlo fin lì. Non si è nemmeno soffermato a pensare a cosa stesse effettivamente facendo, mentre dava le coordinate al computer di bordo della navicella. In pratica è tornato in quel posto quasi inconsciamente.
Per quanto possa sforzarsi, non riesce proprio a trovare una valida giustificazione a quel gesto.
Alla fine Vegeta si limita a scuotere le spalle, infastidito dai suoi stessi pensieri.
In ogni caso, decide, non rimarrò a lungo.


# Giorni.


I primi giorni sono semplicemente disastrosi. La convivenza pacifica e indolore non è mai rientrata tra le particolari specializzazioni del principe dei saiyan.

Tanto per cominciare, la Capsule Corporation è davvero troppo grande per i suoi gusti — si perde almeno due volte al giorno, e questo lo irrita da morire — inoltre la sovrabbondanza di mobili, quadri, fiori e di tutte quelle altre stupidaggini terrestri, gli mette addosso una continua sensazione di estraneità.
Senza contare, poi, l’estremo fastidio che gli danno gli esseri che vi si aggirano dentro.
La donna e sua madre, soprattutto. Seguite dai due pappamolla terrestri e gli eventuali loro amici di cui ogni tanto avverte l’aura. Il vecchio perlopiù si fa gli affari suoi, quindi Vegeta lo sopporta, anche se a volte lo chiama “figliolo”.
La tentazione di far saltare tutto in aria, comunque, è fortissima. Vegeta giustifica la sua pazienza dicendosi che uccidere Kakaroth con le sue stesse mani lo ripagherà di tutto.
E anche perché, in fin dei conti, la cucina terrestre comincia a piacergli.


# Settimane.


Le settimane passano senza che Vegeta se ne accorga.

Ormai quell’enorme casa non gli è più tanto estranea, e riesce perfino a trovare la sua camera da letto senza dover girare a vuoto per corridoi sconosciuti.
Inizia ad abituarsi anche ai ritmi dei terrestri, assimilando gli orari di colazione, pranzo, e cena — questione di sopravvivenza, più che altro — e imparando, suo malgrado, a conoscere la routine giornaliera di ognuno dei Brief.
I rapporti tra lui ed il resto di quella strana famiglia, inoltre, cominciano a farsi meno tesi.
La gallina bionda, per esempio, ha cominciato a smettere di assillarlo con i suoi dolcetti, ed il vecchio, grazie ai suoi aggeggi elettronici, si è rivelato molto utile per i suoi allenamenti.
E poi, adesso, quando ordina alla donna di riparagli la Gravity Room, lei lo fa con meno strepiti dei primi tempi.
Quindi, pur non ammettendolo, Vegeta comincia a trovare quasi soddisfacente il suo soggiorno lì alla Capsule Corporation. Non che gli piaccia, eh.
Una volta raggiunto il mio scopo, continua infatti a ripetersi, se non lo distruggo, metterò quanta più distanza possibile fra me e questo ridicolo sasso chiamato Terra.


# Mesi.


Mentre aspetta pazientemente la sua vendetta, Vegeta osserva le stagioni cambiare con il susseguirsi dei mesi. A scandire il tempo per lui è la luna, con le sue molteplici fasi. Il principe dei saiyan la osserva nascere e morire nelle notti terrestri, unico volto veramente amico in quel mondo tanto stravagante, di cui però sta lentamente cominciando a prendere parte.

E mentre il tempo vola, sotto la superficie dei più recenti ricordi incrostati di rabbia, il passato rimane vivo e pulsante, perfino troppo perché il saiyan si renda veramente conto che, ormai, non ha più niente a che fare con esso.
In compenso, comunque, il futuro non è che un’enorme macchia nera. Potrebbe rappresentare la tanto conosciuta immensità di quell’universo che è stato il suo habitat fin da bambino, o forse no. Al momento Vegeta non saprebbe proprio dirlo.
Tutto quello che per adesso si limita a fare è sfruttare il presente, allenandosi fino a non sentire più né muscoli né pensieri, tentando di dare un senso ad un’attesa che pare infinita.
Ma un giorno finirà, promette a sé stesso.
Solo che, in tutta onestà, nemmeno lui sa dire come.


# Anni.


La sveglia sul comodino prova a dargli il buongiorno per la seconda volta, trillando e lampeggiandogli in faccia il suo led luminoso; Vegeta la stringe nel pugno, frantumandola.

Odia quel suono irritante.
Al suo fianco Bulma si agita un po’, ma continua a dormire profondamente, per nulla disturbata dal rumore, nonostante sia stata sicuramente lei a programmare quell’aggeggio malefico. Vegeta emette un basso ringhio, poi si alza e si dirige a grandi passi verso il bagno.
Dopo essersi chiuso la porta alle spalle mette in funzione la doccia, regolando la temperatura dell’acqua con un movimento quasi distratto del polso, poi comincia a spogliarsi, stando ben attento a non centrare il cesto della biancheria. Ripicca infantile, forse, ma che gli dà comunque una certa soddisfazione.
Chiude gli occhi alla carezza dell’acqua sul volto, ed intanto costruisce mentalmente il suo programma d’allenamento giornaliero che, comunque, non varia mai più di tanto.
Sono tutti gesti abituali che fanno parte di una routine consolidata da anni. Perché, a tutti gli effetti, la Capsule Corporation è diventata la sua casa da anni, ormai. Non sa nemmeno lui quando ha iniziato a chiamarla a quel modo, visto che prima di arrivare sulla Terra neppure lo comprendeva il significato di quella parola.
Perfino le urla di Bulma che tra pochi minuti invaderanno l’etere — perché, o per la sveglia, o per i vestiti sparpagliati, o per qualsiasi altra ragione, la donna inizierà la giornata urlando, questo è certo — avranno quello strano sapore di casa.
Non ho mai desiderato nulla del genere, si ritrova a considerare pochi minuti dopo, davanti allo specchio. Ma alla fine va bene anche così. 





*



Note: Yeah, I'm still live :D Come vedete ogni tanto riemergo dagli antri oscuri del fandom e torno ad aggiornare questa mia povera raccolta. 
Questa oneshot è stata un parto, dannazione a lei, ho iniziato a scriverla tipo tre mesi fa, alla fine ho resistito alla voglia di cestinarla e sono riuscita a darle un senso - almeno spero ò.o 
Ad ogni modo... un grande ringraziamento agli avventori dell'ultimo capitolo *inchin*

See you ^^

   
 
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