Rating: PG
Conteggio parole: 980 (W)
Genere: Gen
Prompt: 006. Ore; 007. Giorni; 008. Settimane; 009. Mesi; 010. Anni @ fanfic100_ita
Note: Il titolo è un verso della canzone How You Remind Me @ Nickelback — (cribbio, quanti anni erano che non la sentivo? X’DDD)
Disclaimer: Vegeta appartiene interamente a Toriyama, e Toriyama è l’unico a venir pagato per disquisire su Vegeta. Così va il mondo.
Link BDT: Qui
I
was waiting on a different story
# Ore.
Le sue prime ore in quella casa, Vegeta le trascorre nella doccia.
Si
rilassa sotto l’acqua, lasciando a quel getto bollente il
compito di
lavare via la polvere e la fatica di quegli ultimi mesi passati a
vagabondare per lo Spazio.
Solo
dopo essere uscito dal bagno, trovandosi addosso vestiti non suoi e
vedendosi circondato da oggetti terrestri, si chiede cosa o
chi lo abbia guidato fino alla Capsule Corporation.
Di
certo non è stato un motivo razionale a spingerlo fin
lì. Non si è
nemmeno soffermato a pensare a cosa stesse effettivamente facendo,
mentre dava le coordinate al computer di bordo della navicella. In
pratica è tornato in quel posto quasi inconsciamente.
Per
quanto possa sforzarsi, non riesce proprio a trovare una valida
giustificazione a quel gesto.
Alla
fine Vegeta si limita a scuotere le spalle, infastidito dai suoi stessi
pensieri.
In
ogni caso, decide,
non rimarrò a lungo.
# Giorni.
I
primi giorni sono semplicemente disastrosi. La convivenza pacifica e
indolore non è mai rientrata tra le particolari
specializzazioni del
principe dei saiyan.
Tanto
per cominciare, la Capsule Corporation è davvero troppo
grande per i
suoi gusti — si perde almeno due volte al giorno, e questo lo
irrita da
morire — inoltre la sovrabbondanza di mobili, quadri, fiori e
di tutte
quelle altre stupidaggini terrestri, gli mette addosso una continua
sensazione di estraneità.
Senza
contare, poi, l’estremo fastidio che gli danno gli esseri che
vi si aggirano dentro.
La
donna e sua madre, soprattutto. Seguite dai due pappamolla terrestri e
gli eventuali loro amici di cui ogni tanto avverte l’aura. Il
vecchio
perlopiù si fa gli affari suoi, quindi Vegeta lo sopporta,
anche se a
volte lo chiama “figliolo”.
La
tentazione di far saltare tutto in aria, comunque, è
fortissima. Vegeta
giustifica la sua pazienza dicendosi che uccidere Kakaroth con le sue
stesse mani lo ripagherà di tutto.
E
anche perché, in fin dei conti, la cucina terrestre comincia
a piacergli.
#
Settimane.
Le settimane passano senza che Vegeta se ne accorga.
Ormai
quell’enorme casa non gli è più tanto
estranea, e riesce perfino a
trovare la sua camera da letto senza dover girare a vuoto per corridoi
sconosciuti.
Inizia
ad abituarsi anche ai ritmi dei terrestri, assimilando gli orari di
colazione, pranzo, e cena — questione di sopravvivenza,
più che altro —
e imparando, suo malgrado, a conoscere la routine giornaliera di ognuno
dei Brief.
I
rapporti tra lui ed il resto di quella strana famiglia, inoltre,
cominciano a farsi meno tesi.
La
gallina bionda, per esempio, ha cominciato a smettere di assillarlo con
i suoi dolcetti, ed il vecchio, grazie ai suoi aggeggi elettronici, si
è rivelato molto utile per i suoi allenamenti.
E poi,
adesso, quando ordina alla donna di riparagli la Gravity Room, lei lo
fa con meno strepiti dei primi tempi.
Quindi,
pur non ammettendolo, Vegeta comincia a trovare quasi
soddisfacente il suo soggiorno lì alla Capsule
Corporation. Non che gli piaccia, eh.
Una
volta raggiunto il mio scopo, continua
infatti a ripetersi, se non lo distruggo, metterò
quanta più distanza possibile fra me e questo ridicolo sasso
chiamato Terra.
# Mesi.
Mentre
aspetta pazientemente la sua vendetta, Vegeta osserva le stagioni
cambiare con il susseguirsi dei mesi. A scandire il tempo per lui
è la
luna, con le sue molteplici fasi. Il principe dei saiyan la osserva
nascere e morire nelle notti terrestri, unico volto veramente amico in
quel mondo tanto stravagante, di cui però sta lentamente
cominciando a
prendere parte.
E
mentre il tempo vola, sotto la superficie dei più recenti
ricordi
incrostati di rabbia, il passato rimane vivo e pulsante, perfino troppo
perché il saiyan si renda veramente conto che, ormai, non ha
più niente
a che fare con esso.
In
compenso, comunque, il futuro non è che un’enorme
macchia nera.
Potrebbe rappresentare la tanto conosciuta immensità di
quell’universo
che è stato il suo habitat fin da bambino, o forse no. Al
momento
Vegeta non saprebbe proprio dirlo.
Tutto
quello che per adesso si limita a fare è sfruttare il
presente,
allenandosi fino a non sentire più né muscoli
né pensieri, tentando di
dare un senso ad un’attesa che pare infinita.
Ma
un giorno finirà, promette a
sé stesso.
Solo
che, in tutta onestà, nemmeno lui sa dire come.
# Anni.
La
sveglia sul comodino prova a dargli il buongiorno per la seconda volta,
trillando e lampeggiandogli in faccia il suo led luminoso; Vegeta la
stringe nel pugno, frantumandola.
Odia
quel suono irritante.
Al
suo fianco Bulma si agita un po’, ma continua a dormire
profondamente,
per nulla disturbata dal rumore, nonostante sia stata sicuramente lei a
programmare quell’aggeggio malefico. Vegeta emette un basso
ringhio,
poi si alza e si dirige a grandi passi verso il bagno.
Dopo
essersi chiuso la porta alle spalle mette in funzione la doccia,
regolando la temperatura dell’acqua con un movimento quasi
distratto
del polso, poi comincia a spogliarsi, stando ben attento a non
centrare il cesto della biancheria. Ripicca infantile, forse,
ma che gli dà comunque una certa soddisfazione.
Chiude
gli occhi alla carezza dell’acqua sul volto, ed intanto
costruisce
mentalmente il suo programma d’allenamento giornaliero che,
comunque,
non varia mai più di tanto.
Sono
tutti gesti abituali che fanno parte di una routine consolidata da
anni. Perché, a tutti gli effetti, la Capsule Corporation
è diventata
la sua casa da anni, ormai. Non sa nemmeno lui quando ha iniziato a
chiamarla a quel modo, visto che prima di arrivare sulla Terra neppure
lo comprendeva il significato di quella parola.
Perfino
le urla di Bulma che tra pochi minuti invaderanno l’etere
— perché, o
per la sveglia, o per i vestiti sparpagliati, o per qualsiasi altra
ragione, la donna inizierà la giornata urlando, questo
è certo —
avranno quello strano sapore di casa.
Non
ho mai desiderato nulla del genere, si ritrova a
considerare pochi minuti dopo, davanti allo specchio. Ma alla
fine va bene anche così.
Note: Yeah, I'm
still live :D Come vedete ogni tanto riemergo dagli antri oscuri del
fandom e torno ad aggiornare questa mia povera raccolta.
Questa oneshot è stata un parto, dannazione a lei, ho
iniziato a scriverla tipo tre mesi fa, alla fine ho resistito alla
voglia di cestinarla e sono riuscita a darle un senso - almeno spero
ò.o
Ad ogni modo... un grande ringraziamento agli avventori dell'ultimo
capitolo *inchin*
See you ^^