Episodio 4
 
 


Haruka si è da poco preso un raffreddore per aver nuotato nella piscina dell’Iwatobi quando la temperatura era ancora troppo rigida, e sa che succederà di nuovo se non si sbriga ad andarsi ad asciugare come stanno facendo Makoto e Nagisa.
La vista però è davvero irresistibile : il sole ha appena iniziato a scorrere verso l’orizzonte tingendo il cielo di una tonalità di arancio ben più delicata di quella  del tramonto vero e proprio.
In realtà lo sguardo di Haruka non si spinge verso l’alto ma vaga sul riflesso che gli restituisce lo specchio d’acqua ai suoi piedi. Ha sempre considerato l’acqua una tela più suggestiva del cielo, perché  le increspature arricciano ciò che mostra rendendolo  vivo e intrigante.
A un tratto qualcosa ai margini della vasca attira i suoi occhi distogliendolo e si rende conto che si tratta di Rei, seduto sul cemento e rivolto alla siepe che delimita l’area della piscina, le ginocchia rannicchiate contro il petto e la testa ciondoloni.
Erano stati giorni difficili per lui, anzi per tutti a dire la verità. Rei aveva accettato di entrare nel club di nuoto e questo significava poter partecipare al torneo regionale. Il problema è che Rei avrebbe dovuto imparare a nuotare durante la settimana appena trascorsa e invece per quanto tutti si fossero sforzati di insegnargli il loro stile di nuoto, continuava ad affondare come un sasso.
Haru si sente ancora un po’ guardingo nei confronti di Rei. Piuttosto fatica a capirlo, insomma, perché una persona che fino a poco tempo fa non aveva alcun interesse a entrare in acqua, e che quindi non sa nuotare, dovrebbe  di punto in bianco decidere di entrare in un club di nuoto che si è prefissato come obiettivo di partecipare a quante più gare possibili?
Per quanto a Haru gli obiettivi agonistici non interessino affatto, lui sa di essere lì perché è l’unico modo che ha per nuotare.
Ma Rei? Non può certo essere tutto merito dell’insistenza di Nagisa, deve esserci un altro motivo, ma ancora non è riuscito ad inquadrarlo.
Comunque quelle domande possono attendere tempi più calmi, ora la priorità è che il nuovo membro impari a nuotare e per aiutarlo devono capire qual è il problema che lo tira giù ogni volta che lascia la presa sulla corsia.
È a pochi passi da lui, abbastanza vicino da poter osservare il suo sguardo preoccupato soffermarsi su delle farfalle che si rincorrono pigramente. Quel ragazzo è molto diverso da lui, Makoto e Nagisa. Gli viene in mente che forse il punto è proprio che ognuno deve trovare il proprio modo di riuscire nelle cose che gli risultano difficili, e che non si può pretendere che salti i suoi ostacoli con l’asta di qualcun altro.
Muove gli ultimi passi nella sua direzione e finalmente Rei si accorge di lui.
Haru allora prende un respiro profondo e gli dice -Fai come meglio credi.-
Rei si acciglia lievemente e risponde –In che senso?-.
Haruka riflette qualche secondo e poi parla di nuovo –Non pensare a nuotare, immergiti e basta.-
-…Non capisco cosa vuoi dire.-
È un argomento spinoso per lui, non ha idea di come ci si senta ad entrare in acqua e non sapere istintivamente come muoversi. Inoltre inizia a sentirsi a disagio, non è mai stato bravo con le parole e a volte, come adesso, non riesce a farsi comprendere come vorrebbe.
-Immergiti con il cuore.- prova.
-Non mi sei d’aiuto…-
-Segui i tuoi sensi.- ritenta.
-Puoi smettere di usare solo espressioni vaghe?- risponde scocciato Rei.
Man mano che parlano a Haru sembra che lo sguardo del compagno si apra sempre di più, ora vede agitarsi molte più emozioni di  quante ne riuscisse a vedere prima. Gli sembra di aver già visto un’espressione simile ma non riusce a ricordare negli occhi di chi.
Con un filo di voce Rei riprende la parola  –Come posso imparare a nuotare liberamente come fai tu? Mi sento frustrato… perché non riesco a nuotare?-
Ah, ora gli è tutto più chiaro. Gli occhi di Rei in questo momento sono come quelli di Rin, che si sono piantati nei suoi pochi giorni prima, urgenti, brutali e rassegnati.
“Altrimenti…non riuscirò ad andare avanti.”
Forse inizia a comprendere meglio i sentimenti di Rei, e magari è per questo che vuole fargli capire che non è affatto come sembra, che ci sono tanti pensieri che aspettano solo che abbassi la guardia per far affondare anche lui.
-Nemmeno io sono libero.-
Il ragazzo lo fissa intensamente e Haru lo sente che ha bisogno di essere rassicurato ma non conosce le parole da dire, e anche se le conoscesse non saprebbe come tirarle fuori, qualcuno lo ha sempre fatto per lui. Così gli si siede accanto in silenzio e guarda anche lui davanti a sé, dove le farfalle ancora svolazzano leggere.
Anche se si conoscono da poco Haruka spera davvero che Rei salti questo ostacolo, non per poter partecipare al torneo, non perché ha lo stesso sguardo ferito di Rin, ma per sé stesso.
 
Il giorno dopo arriva prima degli altri in piscina, o almeno così credeva. Una corsia è occupata da qualcuno che nuota a farfalla. Nell’istante in cui inizia a chiedersi chi possa essere nota sul muretto un paio di occhiali rossi, al che si rilassa e si dirige verso gli spogliatoi, dove attenderà l’arrivo degli altri, lasciando che siano loro a sommergere di domande il nuovo compagno.
Le sbarre della gabbia si rompono.