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Autore: DarkSoul001    14/10/2018    0 recensioni
“Sei un cacciatore”
la voce di Bobby era secca e con un tono di rabbia che non sfuggì all'altro.
“Non hai risposto alla mia domanda” rispose Argent sorridendo, ma non c'era niente di allegro nel suo sguardo. Entrambi gli uomini avevano ancora le armi puntate l'uno sull'altro, nessuno dei due accennava a dare un briciolo di fiducia o a fare la prima mossa per dimostrare le sue buone intenzioni.
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Bobby, Castiel, Claire Novak, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Cross-over | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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La stanza era buia e fredda. Dall'odore di muffa e di chiuso si poteva dedurre che si trattava di una casa abbandonata da tempo, e dalle piccole finestre poste sulla parte alta delle pareti, si poteva facilmente intuire che si trattava di un sotterraneo.
Grazie alla poca luce che filtrava dalle assi di legno, che chiudevo ogni contatto con il mondo esterno, si vedeva che nella stanza non c'erano troppi oggetti. Un paio di mensole impolverate, un vecchio freezer sicuramente non funzionante, e una scrivania, ribaltata ed appoggiata alla parete.
Sulla destra c'erano delle scale che portavano al piano di sopra e una porta, sicuramente chiusa a chiave.
L'uomo si svegliò, con un forte mal di testa, e un dolore ai polsi e alle braccia insopportabile.
Provò a muoversi e si rese conto di essere legato al soffitto da una catena decisamente resistente.
Tossì un paio di volte, la gola era arida, come se non bevesse da giorni che, per quanto ne sapeva, poteva essere anche vero. La fame passava in secondo piano, mentre l'uomo cercava di mordersi la punta della lingua per far aumentare la presenza di saliva nella bocca.
Cercò di tirare quelle catene che lo costringevano a tenere le braccia sopra la testa. Fu una pessima idea perché subito le sue spalle cominciarono a gridare di dolore, mentre un verso di sofferenza usciva dalle sue labbra.
Si guardò intorno, cercando un oggetto da usare o qualsiasi cosa che lo potesse aiutare, ma già sapeva che da quella posizione c'era ben poco che potesse fare.
Cercò di spostarsi, almeno quel poco che poteva, ma in ogni caso non riusciva a raggiungere niente che lo aiutasse a liberarsi.
Fece un respiro profondo, prima di arrendersi all'evidenza e guardarsi intorno sconsolato.
“Che palle”
 
 
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“Claire?”
La ragazza lo guardò, all'inizio semplicemente sorpresa, poi quasi disgustata.
“Dean... che diavolo stai facendo con dei lupi mannari?”
disse quelle due parole con un tale disprezzo che perfino il cacciatore si sentì offeso, e riusciva quasi a percepire gli artigli di Peter, dietro di lui, che si preparavano ad attaccarla nuovamente.
Anche la ragazza li notò, e si teneva già pronta portandosi il coltello di fronte al petto
“No aspetta! Loro non sono come gli altri lupi mannari, sono diversi”
“Sì, lo so. Sono più pericolosi”
“No, non lo sono...” Dean si bloccò un secondo, realizzando quello che aveva detto lei “Aspetta lo sai? Come?”
“Un cacciatore di qui ha chiesto aiuto, ci ha raccontato di come questa nuova razza di lupi si possa trasformare anche senza la luna piena, e di come siano indifferenti all'argento”
A questo punto il cacciatore aveva più domande che risposte. Cominciò da quella che lo preoccupava di più “Hai detto ci ha raccontato...quanti altri cacciatori ci sono?”
prima che la ragazza potesse rispondere, vennero tutti interrotti dal lamento di Malia, ancora stesa a terra e più pallida che mai. Dean, che la vedeva per la prima volta, si pietrificò per un attimo, capendo solo adesso l'ira di Peter e temendo che, qualsiasi cosa gli avesse detto, non sarebbe stato in grado di dissuaderlo dall'uccidere Claire. Il lupo mannaro corse da lei, prendendola in braccio e dicendole che sarebbe andato tutto bene, ma non poté evitare di far passare un lampo di terrore nei suoi occhi constatando la gravità della ferita. Guardò Dean, probabilmente in un'altra occasione sarebbe saltato addosso anche a lui, ma in quel momento il suo sguardo trasmetteva solo una muta richiesta di aiuto. Il cacciatore annuì e guardò Claire, non sapendo se sgridarla per ciò che aveva fatto, o capirla perché, al suo posto, probabilmente lui avrebbe fatto lo stesso.
“Torniamo al bunker, lì la cureremo” disse infine, rivolgendosi a Peter che cominciò immediatamente a correre in quella direzione. Gli altri due montarono sulla moto e lo seguirono a tutta velocità.
 
 
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“Vuoi il cambio?” Liam era sulla porta della stanza dove si trovava la cella, appoggiato allo stipite, le braccia incrociate
“Non eri sempre tu di guardia, il turno prima di me?” Theo era seduto a terra, vicino alla gabbia, ma fuori dal cerchio di strozza-lupo
“Sì ma non sono stanco, se vuoi dormire un po'”
“No, grazie, nemmeno io sono stanco”
Theo corrugò la fronte, visibilmente confuso dalla delusione che lesse nel volto dell'altro
“Oh... ok” Liam fece per andarsene, ma venne rapidamente fermato
“Hey aspetta” il lupo si fermò, girandosi in direzione dell'altro “Un po' di compagnia non mi dispiacerebbe”
Liam si sedette in fianco a lui, sinceramente grato dell'offerta, ma ovviamente senza darlo a vedere.
Theo lo studiò attentamente. Vedeva che c'era qualcosa che non andava, ma non riusciva a intuire cosa. Per qualche minuto rimase in silenzio, cercando un modo non troppo diretto per chiedergli cosa avesse, ma, non trovandone uno, decise di lasciar andare quella maschera di indifferenza e di menefreghismo che indossava costantemente, perché quegli occhi verdi, pieni di tristezza, lo stavano uccidendo.
“Cosa c'è che non va?”
Liam si girò di scatto, come se la domanda lo avesse risvegliato da un sogno ad occhi aperti
“Che ti importa?” non voleva sembrare scontroso, ma lo fu. Si pentì subito di come quella frase uscì dalle sue labbra, ma il suo orgoglio gli impedì di scusarsi. Era nervoso, era arrabbiato, si sentiva inutile e incapace di combattere. Erano giorni che si sentiva così, da quella volta allo zoo, in cui aveva perso il controllo. Poi la madre di Scott era stata ferita, e ora Mrs Finch. In cuor suo sapeva che non era sua la responsabilità, almeno non del tutto, ma non poteva fare a meno di chiedersi se non avessi questi problemi di rabbia, se riuscissi a controllarmi, avrei potuto fare di più?
Cercò di evitare lo sguardo di Theo, non voleva vedere la reazione che le sue parole gli avrebbero procurato. Nonostante tutto quello che aveva fatto, in questo momento era l'unico che riusciva a capirlo, e che gli era stato sempre accanto.  Odiava l'idea di ferirlo, anche se ancora non lo voleva ammettere, nemmeno con sé stesso.
“Smettila” quella parola, però, ebbe il potere di fargli alzare lo sguardo, ed incontrare quei temuti occhi verdi, che sembravano tutto tranne che feriti o arrabbiati.
“Smettila di prenderti la responsabilità di tutto quello che succede, non sei l'unico ad andare a combattere, non sei l'unico che può salvare la situazione. Sei parte di un branco, se la missione fallisce falliscono tutti”
Ma come faceva? Sapeva sempre a cosa stesse pensando, e aveva la capacità di trovare le parole perfette per farlo sentire meglio. Liam si rilassò visibilmente, ma il suo sguardo rimase corrugato.
“Perché lo fai?” questa volta fu Theo ad essere confuso “Perché mi aiuti? Perché ti preoccupi per me?”
L'altro sorrise. Un sorriso triste che rivolse al pavimento. Fece un respiro profondo prima di rialzare la testa e rispondere alla domanda
“E tu perché sei venuto da me per cercare aiuto?”
Il lupo si trovò in difficoltà, non sapeva cosa rispondere perché non aveva idea di cosa l'avesse spinto ad andare da lui. Gli sembrava una cosa naturale, una cosa ovvia. Socchiuse la bocca, ma senza pronunciare una parola. Il sorriso di Theo si allargò, mostrando i denti, ma i suoi occhi non trasmettevano allegria. Liam si morse il labbro, a disagio ma i due vennero interrotti dall'ormai familiare rumore della porta blindata che veniva aperta. Ne entrarono Dean e Peter, che portava una Malia sanguinante fra le braccia, ed una ragazza giovane, bionda, con i vestiti sporchi di sangue.
I due si guardarono confusi per poi raggiungere il gruppo.
Fu Liam a parlare
“Ma che diavolo è successo?”
 
 
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“Allora? Come sta?”
“Se vuoi delle risposte devi lasciarmi lavorare” la voce di Deaton era calma e pacata, come sempre. Forse solo Scott sarebbe stato in grado di accorgersi che era anche troppo tranquilla. Il veterinario stava facendo tutto ciò che era in suo potere, ma la cacciatrice aveva usato dello strozza-lupo giallo, molto difficile da eliminare. In più si era già esteso a gran parte del corpo, e aveva perso molto del sangue ancora pulito a causa della ferita. Malia aveva i sudori freddi, la pelle cadaverica, e una perenne smorfia di dolore dipinta sul volto. Lydia, Liam e Peter stavano assistendo Deaton e aiutandolo come meglio potevano. Il padre però, non riusciva a vedere la figlia in quello stato, e fece l'unica cosa che sapeva fare: trasformò la sua preoccupazione in rabbia e si avventò contro la responsabile
“Si può sapere chi diavolo sei? Da dove sei sbucata? Cosa vuoi da noi?” ad ogni domanda la sua voce si alzava di volume, e la ragazza, nonostante cercasse di apparire sicura di sé, indietreggiava leggermente, facendosi sempre più piccola.
Dean si frappose tra i due, cercando di calmare il lupo mannaro
“Wow, cerchiamo di calmarci! Lei è una cacciatrice, la conosco. Non avrebbe mai fatto del male a Malia se avesse saputo che non è un lupo mannaro come gli altri”
Una mano del cacciatore era rivolta verso Claire, e la spingeva lentamente sempre più indietro, mentre l'altra era di fronte a lui, nella direzione di Peter, che non accennava a calmarsi
“E perché è qui?” la frase uscì dai suoi denti quasi sotto forma di ringhio, e Dean, nonostante stesse cercando di tenere la situazione sotto controllo, non era in grado di rispondere a questa domanda. Fu dunque costretto a voltarsi verso la ragazza che, incoraggiata dalla presenza dell'altro, riprese la sua solita spavalderia e il suo solito volto impassibile, quasi imbronciato.
“Te l'ho detto: hanno chiesto aiuto ad alcuni cacciatori, Jody lo è venuta a sapere e di conseguenza anch'io...”
“Ferma tutto un secondo, Jody sa che sei qui?”
“Certo”
L'altro la guardò, inclinando leggermente la testa di lato e alzando un sopracciglio
“Dean, non faccio lo stesso errore due volte” il cacciatore sembrò abbastanza soddisfatto della risposta, cambiò quindi argomento
“Chi è questo cacciatore che ha chiesto il vostro aiuto?” la domanda era quasi superflua, ciò nonostante aveva bisogno di sentirlo dire da lei
“Gerard, è uno di qui, ci ha raccontato diverse cose su questi nuovi lupi mannari, ci ha procurato le armi e domani sera ci ha detto di andare a questo indirizzo per organizzarci”
dicendo questo la ragazza tirò fuori un foglietto sul quale c'era scritto l'indirizzo della base che avevano appena attaccato per salvare Jackson ed Ethan. Dean lo prese e lo mostrò a Peter, ancora ribollente di rabbia.
“Quanti ce n'erano? Di cacciatori intendo”
“Una trentina, come minimo”
L'altro chiuse gli occhi un secondo, dovendo trattenersi dall'imprecare, cosa che invece non fece Peter
“Figli di puttana, gli staccherò la pelle a morsi a quei bastardi”
“Hey, ok calmati un attimo, avremo bisogno di un buon piano prima, e poi il nostro obbiettivo non è quello di ucciderli, ma quello di trovare la cosa che sta causando tutto questo” gli sfuggì un'occhiata nella direzione della cella e alzò le sopracciglia anche lui dubbioso della frase che stava per uscire dalle sue stesse labbra
“Be, l'altra metà di quella cosa”
Peter sospirò di esasperazione e frustrazione, l'altro aveva ragione, non c'era niente che potessero fare in quel momento, se non aspettare che Malia si riprendesse. Si girò verso di lei, trovandola nelle stesse condizioni di poco prima, il veterinario ancora chino su di lei, con i suoi due assistenti che continuavano a bagnare un asciugamano da metterle sulla fronte. Un'involontaria fitta al cuore lo sorprese all'improvviso.
“Scusate” era stata Claire ad attirare l'attenzione dei due “Ma di quale cosa o metà della cosa state parlando?”
I due si guardarono, quasi rassegnati all'idea che avrebbero dovuto raccontare la stessa storia per l'ennesima volta.
“Ah, è la tua cacciatrice, ci pensi tu”
 
 
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“Dove stai andando?” Sam si avvicinò quasi di soppiatto a Stiles, che sobbalzò leggermente
“Devo andare a cercare Scott” l'altro sembrò genuinamente confuso da quell'affermazione
“Avevi detto che ha bisogno di stare da solo, e che sa badare a sé stesso”
“Sì, be dopo aver visto quello che è successo a Malia...” un sospiro di preoccupazione gli sfuggì dalle labbra “Devo controllare che stia bene”
Sam annuì, vedendo il ragazzo che metteva alcune cose dentro lo zaino. Gli ci volle un secondo per rendersi conto che stava portando via solo del cibo e una torcia
“Hey senti... secondo me hai fatto bene a lasciarlo andare, deve metabolizzare quello che gli è successo. Vedrai che quando sarà pronto tornerà da solo”
“Non posso abbandonarlo”
“Non lo stai abbandonando, gli stai lasciando un po' di spazio”
Stiles sembrò pensarci per qualche secondo, poi lanciò uno sguardo nella direzione di Malia, che ancora non accennava a migliorare.
“E se un cacciatore lo trovasse? Da solo non avrebbe speranza”
“Lui è forte, è un Alfa” Sam cercò di attirare la sua attenzione, sfoderando uno dei sorrisi più dolci e comprensivi che conoscesse
“Se la caverà”
Stiles non sembrò ancora del tutto convinto, non riusciva a smettere di immaginarsi il suo migliore amico in fin di vita, disperso nella foresta che chiedeva aiuto, senza che nessuno riuscisse a sentirlo. Dovette chiudere gli occhi un secondo e scuotere la testa per togliersi quell'immagine dalla mente. Sam lo vide chiudere lo zaino e metterselo in spalla, fu quindi costretto a fargli notare l'evidenza.
“Stiles... anche se trovassi Scott che sta combattendo contro un cacciatore, tu cosa potresti fare?”
Il ragazzo si ritrovò spiazzato dalla domanda. Era così preoccupato di raggiungerlo che non aveva pensato a questo aspetto, e doveva ammettere che una mazza da baseball non avrebbe fatto molto contro un fucile.
“Dammi una pistola”
Sam per un secondo stava per mettersi a ridere. Fortunatamente si bloccò in tempo, notando la determinazione negli occhi dell'altro
“No, non ti darò una pistola”
“Dean mi ha insegnato a sparare”
“Sì, e mi ha detto che hai una pessima mira”
Il ragazzo fece per rispondere, aprendo la bocca, dalla quale però non uscirono parole.
“Senti” continuò l'altro, rimettendo in atto il suo sguardo più convincente “Scott se la caverà, non è via da molto, ti prometto che se entro domani non sarà tornato andremo a cercarlo insieme, che ne dici?”
Stiles ci pensò per qualche secondo, ma doveva ammettere che da solo non sarebbe stato di nessun aiuto all'amico, un gigante come lui gli sarebbe tornato utile.  Sorrise tristemente, e annuì posando lo zaino a terra. Il cacciatore fece un respiro di sollievo e, anche se si allontanò da lui per andare dal fratello, lo tenne costantemente sott'occhio.
Dean stava parlando con Claire, probabilmente raccontandole quello che era successo, ma quando i loro sguardi si incrociarono venne subito verso di lui, capendo da una semplice occhiata che aveva bisogno di parlargli.
“Come sta la ragazza?”
“Non bene, sembra che Claire abbia usato uno strozza-lupo giallo. Qualsiasi cosa sia, è potente, stanno facendo il possibile ma non sembra riprendersi”
Sam annuì, notando lo sguardo che Peter continuava a lanciare sulla cacciatrice, la quale si teneva a debita distanza
“Credi che se non ce la facesse...” il minore fece un segno con la testa in direzione del lupo “Potrebbe farle del male?”
Dean sospirò profondamente. Ormai si fidava di lui, ma sapeva di cosa era capace quando si parlava di sua figlia.
“Non lo so, di sicuro la nostra squadra ammazza due facce non sarebbe più così unita, e già prima non lo era particolarmente”
Sam annuì di nuovo, lo sguardo pensieroso. Si guardò intorno, figurandosi velocemente la reazione di tutti, e solo dopo condivise i suoi pensieri con il fratello
“Forse potremmo chiamare Castiel”
L'altro fu preso completamente alla sprovvista, spalancò gli occhi e si assicurò che il fratello fosse serio prima di rispondere
“Cosa? No, non possiamo chiamarlo ogni volta che qualcosa non va” la sua voce era nervosa, e i suoi occhi non incrociavano mai quelli del fratello. Nemmeno lui sapeva perché la cosa lo facesse stare in quel modo, Cas era di famiglia ormai, ne avevano passate tante insieme, perché chiamarlo lo faceva sentire così?
Qualcosa era cambiato, non sapeva nemmeno lui cosa di preciso. Forse non era nemmeno un cambiamento, ma qualcosa che c'era sempre stato, solo che non era ancora venuto a galla. Quel periodo di stallo, senza la fine del mondo che incombeva su di loro, aveva permesso a Dean di pensare. Lo aveva obbligato a pensare. Ovviamente non era neanche lontanamente vicino ad una conclusione logica, ma la difficoltà nel chiedere aiuto al suo migliore amico rimaneva, e lui non sapeva come farla sparire. Si accorse solo in quel momento che suo fratello stava spudoratamente ridendo del suo problema. Dean fece per dirgli qualcosa, ma si bloccò, non trovando le parole, come del resto non le aveva trovate in quelle ultime settimane, per descrivere quello a cui stava pensando.
“Senti, siamo cacciatori, non possiamo chiamare Cas ogni volta che abbiamo un problema”
nel momento stesso in cui pronunciò il suo nome, gli occhi del fratello si spostarono dai suoi ad un punto indefinito alle sue spalle. Il ragazzo corrugò la fronte, voltandosi e trovandosi due profondi occhi azzurri che lo fissavano a pochi centimetri di distanza. Sobbalzò nel vederlo, non era più abituato a vederselo comparire davanti all'improvviso, o dietro in questo caso.
Chuck, guarendo Lucifero, gli aveva restituito le ali. Non sapeva se l'avesse fatto di proposito o se fosse stato un caso, ad ogni modo ora Castiel era tornato un angelo a tutti gli effetti.
“Dannazione, Cas!”
l'altro lo guardò confuso, come se l'aver pronunciato il suo nome avesse come ovvia conseguenza il suo arrivo immediato. E in effetti era così
“Ciao Dean”
 
 
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“E quello da dove diavolo è sbucato?” Peter riuscì per un secondo a distrarsi dalla preoccupazione per la figlia, vedendo un uomo dai capelli scuri e un logoro trench addosso che era sbucato dal nulla alle spalle del cacciatore.
Tutti si girarono verso di lui, gli occhi spalancati e tutti i muscoli in tensione, pronti ad attaccare. Stiles recuperò la sua mazza, Liam si mise di fronte a Malia e al veterinario per proteggerli, Theo, ancora nell'altra stanza, restò davanti alla porta per difendere la prigioniera, Jackson e Ethan, che erano riusciti a riprendere un po' le forze, si alzarono pronti ad attaccare.
Castiel sembrò non accorgersene nemmeno. Aveva gli occhi fissi su quelli di Dean, che rispondevano al suo sguardo, ma in maniera diversa dal solito. Erano settimane che non si vedevano, dopo la storia con Amara, e l'angelo riusciva a percepire che qualcosa era cambiato. Un senso di frustrazione e dispiacere lo invase improvvisamente. Credeva di sapere perché il cacciatore si stesse comportando così, e la cosa creò un improvviso peso sul suo cuore.
Aveva detto di sì a Lucifero. Si era fatto possedere e, nonostante l'altro sembrava averlo perdonato, doveva essere ancora arrabbiato con lui.  I suoi occhi si rabbuiarono, ma prima che Dean, dimenticandosi completamente della sua insicurezza nel parlare con lui, potesse chiedergli qualcosa, entrambi vennero distratti da Sam, che si stava rivolgendo alle altre persone presenti nel bunker, delle quali i due sembravano non essere a conoscenza fino a quel momento.
“Fermi, fermi! E' un amico, non vi farà del male”
Il diretto interessato si guardò velocemente intorno, vedendo un branco di lupi mannari che era pronto ad attaccarlo. Notò Claire, che gli fece un veloce segno col capo, e notò la ragazza, stesa su una brandina, ormai quasi in fin di vita. L'uomo che la stava curando aveva interrotto il suo lavoro, anche lui distratto da quell'uomo che si era improvvisamente materializzato nella stanza.
“Cosa sei tu?” Deaton non disse queste parole con cattiveria, anzi era quasi affascinato da quella nuova creatura che si trovava davanti.
Dean notò che, nonostante l'ammirazione del veterinario, nessuno aveva ancora accennato a ritirarsi dall'attaccare, decise quindi di prendere la parola, frapponendosi fra l'amico e i suoi assalitori.
“Fermi! Lui è Castiel, è un angelo-”
“Si ok, siete una coppia fantastica, ora dicci che cos'è”
Dean fissò Peter, rimanendo bloccato per qualche secondo da una stranissima sensazione di imbarazzo che lo pervase e che nemmeno lui riuscì a riconoscere come sua.
“Te l'ho appena detto, idiota. E' un angelo” disse questa frase con molta più rabbia di quanto avesse intenzione di usare, quasi la urlò. Ma questo sfogo involontario riuscì ad evitare alle sue guance di arrossire per l'imbarazzo.
“Lo abbiamo chiamato per aiutare tua figlia” Dean dicendo queste ultime parole, si era voltato verso Castiel, ritrovandosi davanti quel suo solito sguardo confuso, con la bocca socchiusa e gli occhi che si riducevano a due fessure. Al cacciatore sfuggì un sorriso, veloce, che coinvolgeva solo un lato della bocca, ma non riuscì a evitarlo. Non lo vedeva da troppo tempo, e si era reso conto che ogni più piccola cosa gli era mancata, compresa quell'aria da idiota.
“Quella cosa non si avvicinerà a Malia”
“Hey, datti una calmata, stiamo cercando di aiutarla” di nuovo la rabbia di Dean gli fece alzare la voce, ma questa volta era pienamente consapevole del suo impatto.
Peter fece per rispondere, ma i suoi occhi cominciarono a vagare preoccupati per la stanza, fino a fermarsi vicino alla brandina di sua figlia, dove Castiel si era appena teletrasportato. Il lupo mannaro non fece in tempo nemmeno a far uscire i canini che l'angelo aveva già posato due dita sulla sua fronte. La ragazza si riprese improvvisamente, non sudava più, aveva ripreso colore e la sua ferita era completamente sparita.
Il gruppo si ammutolì all'istante. Gli occhi di tutti saettavano da quella strana figura in trench, ai due fratelli, non sapendo da dove cominciare a fare le domande. I Winchester si guardarono, anche loro senza parole, Sam con uno sguardo quasi di scuse, immaginando che prima avrebbero preparato tutti alla cosa e solo dopo avrebbero chiamato l'angelo, mentre sul volto di Dean si dipinse un disagio divertito.
“Hey papi” era stata Claire a parlare, facendo un veloce cenno con la mano in direzione di Castiel, che ricambiò, ancora più confuso di prima. A quel punto le domande non rimasero più bloccate sulle labbra di tutti ma uscirono, facendosi strada nel silenzio della stanza.
“Cosa? Papi?”
“Ma che cazzo?”
“Come fate a conoscere un angelo?”
“Allora esiste anche Dio? Anche lui è fatto come noi?”
“Perché diavolo non l'avete chiamato subito?”
I due fratelli si trovarono sommersi e quasi placcati dalla curiosità del branco, mentre Claire se ne stava in un angolo a ridere a crepapelle, mimando alcune parole in direzione dello sguardo assassino di Dean
Non ho saputo resistere
 
 
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“E il paradiso com'è?”
“Ognuno vede cose diverse lì, c'è una stanza per ogni persona e…”
“Perché non hai le ali?”
“Le ho, solo che voi umani non riuscite a vederle...”
“Quindi tutti gli angeli sono come noi? Cioè con un aspetto umano?”
“No, questo è solo un tramite, la mia vera forma è…”
“E Dio dove si trova adesso?”
Castiel lanciò uno sguardo disperato verso Dean, che stava tranquillamente sorseggiando la sua ultima birra appoggiato alla parete della stanza. Alzò la bottiglia in direzione dell'angelo, che trasformo il suo sguardo da una richiesta di aiuto ad una minaccia non verbale. Il cacciatore sorrise, troppo divertito dalla scena per interferire.
Sembrava un cantastorie, circondato da insopportabili bambini. Erano disposti tutti in semicerchio, seduti a terra, mentre Cas stava sul divano, le mani appoggiate sulle ginocchia, completamente circondato da ragazzini che volevano più informazioni possibili. Perfino Peter, anche se apparentemente disinteressato, si teneva a portata d'orecchio ascoltando le risposte alle domande che gli altri, principalmente Stiles, non smettevano più di porgli.
“Ti stai divertendo?” il minore dei due fratelli si avvicinò all'altro, con un tono di rimprovero nella voce, ma non riuscendo a nascondere un sorriso divertito sulle labbra
“Sai, è stata un'ottima idea chiamarlo” rispose il maggiore, bevendo tranquillamente un altro sorso di birra.
Ethan e Jackson erano stati guariti subito dopo Malia, Theo aveva lasciato la sua postazione di guardia alla prigione, e non sapeva se essere più felice della presenza dell'angelo o del fatto che era stato in grado di far dimenticare completamente ogni problema a Liam, che ascoltava la conversazione con una nuova luce negli occhi, una luce di speranza. Theo non poteva far altro che sorridere a quella visione. Anche Lydia ascoltava rapita, intervenendo di quando in quando con alcune domande. Deaton era più affascinato che mai, ne aveva viste di cose nella sua vita, ma un angelo? Non riusciva nemmeno a immaginarlo. Ogni parola che usciva dalla sua bocca, per lui, era come una nuova rivelazione, si sentiva come un bambino il giorno di natale, che continuava ad aprire pacchetti pieno di eccitazione, senza riuscire minimamente ad immaginare cosa ci potesse essere all'interno. Infine c'era Stiles. Era seduto di fianco a Castiel, e gli si avvicinava sempre di più, mentre l'altro cercava di allontanarsi il più possibile, e capendo finalmente cosa intendesse Dean con spazio personale. Non la smetteva più di fare domande, e non faceva in tempo a sentire la fine della risposta che già procedeva con la prossima. I suoi occhi brillavano e l'esaltazione che provava era frenata solo dal rispetto che portava per quell'entità così superiore.
“Non ti unisci ai tuoi amici?” Claire si avvicinò a Malia, che si era allontanata dal gruppo, mettendosi di guardia alla prigioniera
“Qualcuno deve controllare il mostro che abbiamo qui dentro” la sua voce era piatta, il suo sguardo era rivolto all'angelo, ma non c'era curiosità o ammirazione. Era come se stesse fissando il vuoto. Claire lo notò e si incuriosì
“Perché non vai? Ci penso io qui” il suo tono di voce era gentile, ma nel suo sguardo si leggeva un tono di sfida
L'altra si girò verso di lei, cercando di capire a che gioco stesse giocando. Notò che i suoi occhi erano molto più chiari di quanto credesse. Alla luce della luna sembravano quasi neri, mentre ora erano di un colore indefinito, fra l'azzurro e il grigio, ma quando la luce delle lampade la colpiva direttamente si potevano notare delle sfumature verde scuro. La matita nera che li contornava li rendeva ancora più indecifrabili.
“Come se potessi fidarmi di te, dopo che mi hai sparato” quegli occhi, qualche secondo prima così sicuri di sé, persero tutta la loro astuzia e, solo per un attimo, diventarono tristi. No, non tristi, dispiaciuti. Si sentiva in colpa per quello che aveva fatto, Malia riusciva a vederlo. Ma il sorriso spavaldo non si smosse di un millimetro, e il tono di voce restò fermo e quasi derisorio
“Sono una cacciatrice, è normale che vedendo un lupo mannaro cominci a sparare”
Malia corrugò la fronte, riducendo gli occhi a due fessure e incrociando le braccia
“Forse la prossima volta dovresti assicurarti di non sparare a uno dei buoni”
“Di solito i buoni non hanno zanne e artigli”
“Da queste parti sì”
le due si stavano guardando in cagnesco, ad ogni frase facevano un passo in direzione dell'altra, con fare minaccioso e autoritario. Chiunque vedendole avrebbe potuto scommettere che sarebbero finite per azzuffarsi, ma sui loro volti si andava formando un sorriso involontario.
“Be la prossima volta vedi di essere meno minacciosa”
“Penso sarà impossibile”
rimasero ad osservarsi per qualche secondo prima che Claire si allontanasse, roteando gli occhi, ma con un mezzo sorriso ancora stampato in faccia.
 
 
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“Domani sarà un nuovo giorno, una nuova battaglia, e questa volta non dovremo farci abbattere così facilmente”
Gli uomini annuirono, qualcuno intonò gridi di approvazione, altri alzarono i fucili esultando.
“Questi mostri hanno avuto il controllo per troppo tempo. Hanno ucciso i nostri amici, i nostri familiari”
Altre grida si innalzarono, diventando sempre più forti.
“Non gli permetteremo di vincere questa guerra, se dovremo abbassarci al loro livello e seguire la legge del più forte, faremo in modo di essere noi i più forti!”
Un grande sì, si levò dalla massa di uomini. Erano tanti, stavano a malapena nella stanza, alcuni erano stati costretti ad ascoltare il discorso dal corridoio. Cacciatori di ogni città, di ogni età erano arrivati correndo alla richiesta di aiuto del famoso Gerard Argent, uno dei migliori cacciatori mai esistiti. A tutti bastò mettere piede nella città per rendersi conto che qualcosa non andava e che quel qualcosa doveva essere ucciso senza pietà.
“Ora andate, vi chiameremo quando avremo altre notizie. Ricordate: qualsiasi cosa abbia delle zanne o occhi che brillano voi sparate”
Il vecchio cacciatore emanava puro odio, ma gli altri non ne ebbero paura. Alzarono nuovamente i fucili e fecero sentire il loro grido di battaglia fino a fuori le mura della loro nuova base operativa.
   
 
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