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Autore: OmbraAla    14/10/2018    1 recensioni
Tom Riddle crollò sul pavimento con banale solennità, il corpo fiacco e rattrappito, le mani bianche vuote, il volto da serpente inespressivo e ignaro. Voldemort era morto [...] Il sole sorgeva alto su Hogwarts e la Sala Grande ardeva di vita e di luce ma… fu un attimo. [...] Harry Potter cadde al suolo con gli occhi chiusi, le mani che ancora stringevano le due bacchette.
Quali saranno le sorti dell'Eroe del Mondo Magico? Fine o nuovo inizio?
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Harry/Severus, Ron/Hermione
Note: Lime, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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CAPITOLO XX:

Quando riaprì gli occhi, Harry rimase senza fiato. Non aveva la minima idea di dove si trovasse in quel momento, ma si erano appena Materializzati lungo le rive di un lago immenso.

Severus lasciò per un momento che la brezza del luogo gli accarezzasse il viso

« Vieni » disse ad Harry dopo qualche attimo.

Il ragazzo lo seguì senza esitare.

Severus non gli aveva lasciato la mano nemmeno per un momento.

Salirono lungo un piccolo colle, dal quale la visuale del lago era ancora migliore.

Si avvicinarono man mano ad un vecchio rudere. Sembrava essere una casupola fatta di pietra. Aveva ormai perso la forma che doveva avere all’inizio, dal momento che, sulla parte superiore, era completamente ricoperta di muschio e di erba.

Sulla soglia della costruzione, Severus lasciò andare la mano di Harry.

Impugnò la bacchetta e, dopo aver lanciato un incantesimo silenzioso, si voltò verso il ragazzo.

« Non lasciarti impressionare, entra pure » gli disse.

Quando Harry oltrepassò la soglia, si accorse che in realtà la casa non era poi così piccola: c’erano svariate stanze e un salone interno veramente spazioso.

Non appena il ragazzo si fu richiuso la porta alle spalle, ebbe l’impressione di essere tornato a Shell Cottage. Un brivido gli avvolse la schiena: il loro arrivo a casa di Bill e Fleur si era rivelato tutt’altro che piacevole. In quegli istanti – ricordò, - Dobby aveva appena sacrificato la propria vita per proteggere il suo amico, Harry Potter.

Severus, dal canto suo, si era accorto che Harry in realtà era immerso in ben altri pensieri: non volle sembrare invadente, così si diresse in cucina per preparare un buon thé.

L’abitazione, effettivamente, ricordava e riprendeva gli elementi dell’arredamento tipico delle case che sorgevano sulle spiagge.

Era ricca di mobili in paglia, la tappezzeria andava dalle sfumature grigie a quelle più azzurre, le pareti erano rivestite da pietra viva e ampie finestre si aprivano esattamente sul lago.

Sebbene non avesse mai sentito nominare quel posto, la casa non aveva l’aria di essere stata disabitata per troppo tempo. Anzi, - notò il giovane, - in realtà sembrava essere sempre in attesa che qualcuno ritornasse. Lo dimostravano, ad esempio, le bottiglie di Whiskey Incendiario, vuote a metà, che erano poste in un angolo, le stoviglie che, sul piano cottura, erano state poggiate dopo averle lavate e, per quanto fosse possibile senza l’intervento umano, non vi erano tracce di polvere che facessero presumere il disuso e la conseguente trascuratezza del posto.

Senza indugiare oltre, raggiunse Severus nella stanza accanto.

« Tutto bene? », chiese l’uomo che aveva udito l’altro arrivare.

« Io… Sì, tutto okay » rispose Harry, abbandonando l’aria trasognata.

Severus era di spalle, rivolto verso i fornelli, e Harry notò quanto quel mantello, che l’uomo era solito indossare, non lasciasse trasparire neanche un po’ della bellezza del suo corpo.

D’altra parte, al Professore non sfuggì l’improvviso silenzio che era calato nuovamente nella stanza e sentì gli occhi del ragazzo perforargli la schiena.

Fu in quel momento che la teiera prese a fischiare, così Severus afferrò due tazze che si trovavano lì vicino e versò con molta attenzione il thé.

Harry, nel frattempo si era seduto al tavolo di legno, e Severus lo raggiunse con in mano il vassoio.

« Prendi », esordì l’uomo, progendo la tazza al ragazzo.

« Grazie », rispose il giovane, sorridendogli.

Sorseggiarono per qualche secondo la sostanza bollente, ognuno immerso nei propri pensieri.

« E’ una casa veramente spettacolare, - disse Harry, fendendo il silenzio che si era creato – non avevo mai visto questo posto ».

Severus posò la propria tazza nel vassoio.

« In realtà, è un posto che non conosce nessuno »  rispose l’uomo.

« Venivo qui da ragazzo, quando mia madre mi ha lasciato » prese a dire Severus.

Harry puntò i propri occhi su quelli dell’altro.

« Ci troviamo nelle Highlands Scozzesi, - spiegò, - più precisamente a Strathaird. In quest’isola non vive praticamente anima viva. L’unica testimonianza di vita umana è simboleggiata da questo forte, il Dun Ringill, che era stato abbandonato. L’ho ristrutturato e con un incantesimo di Disillusione, ho lasciato che non mutasse l’aspetto diroccato e fatiscente originario. Da quando ero ragazzo, venivo qui tutte le volte in cui i corsi ad Hogwarts si concludevano. E ho continuato a farlo fino ad ora », disse alzandosi dalla sedia e andando a posizionarsi verso le finestre.

Harry seguì, in silenzio il movimento dell’uomo.

« Per me è un rifugio. Quando il Signore Oscuro era in vita e i Mangiamorte avevano necessità di trovarmi per convocarmi al suo cospetto, lasciavo che venissero a Spinner’s End. La mia vecchia e orribile casa. Era un luogo fittizio dove far credere che avessi stabilito il mio domicilio » aggiunse il Professore.

« Sei tu il primo, oltre me, ad essere arrivato qui », concluse Severus.

Il primo.

Quelle due semplici parole, bastarono perché le gote di Harry si colorassero di rosso.

E come se fosse la cosa più naturale da fare in quel momento, il ragazzo si alzò e cinse con le proprie braccia l’addome dell’uomo.

Severus rimase impietrito a primo impatto con quel tipo di contatto. Ma dopo qualche secondo, si lasciò andare e con le mani, sfiorò le braccia dell’altro.

Harry fu invaso dal profumo di Severus. Un profumo che sapeva di Mare e di Assenzio.

Ad ogni boccata d’aria che inspirava, sentiva l’odore dell’uomo entrargli in circolo nelle vene.

Facendo aderire la schiena dell’altro al suo corpo, i capelli neri e lunghi del Professore gli solleticavano le guance.

Restò per qualche istante a drogarsi della presenza dell’altro.

Poi lentamente allentò la presa delle proprie braccia, permettendo all’uomo di girarsi.

Si trovarono faccia a faccia, e a Severus mancò quasi il fiato quando vide dinnanzi a sé Harry con le gote arrossate e gli occhi che splendevano più verdi che mai.

In quel preciso istante, il giovane fece salire le proprie mani sulla nuca dell’uomo, attorcigliando le proprie dita intorno alle ciocche corvine.

E, come spinto da un’urgenza impellente, avvicinò il proprio viso a quello dell’altro.

Le labbra erano ad una vicinanza pericolosa, e l’odore di Severus era divenuto più forte che mai.

« Credo di non aver mai visto un posto più bello », sussurrò Harry sulla bocca del Professore.

Infine, poggiò le labbra su quelle dell’altro.

Severus dischiuse immediatamente la propria bocca e tirò più vicino a sé il corpo dell’altro.  

Sembrò come se quel tipo di contatto non fosse mai abbastanza.

Harry prese ad accarezzare le guance ruvide dell’uomo che, alla vista di quel tocco così delicato, non riuscì a non trattenere un sorriso.

Si allontanò dal volto del giovane solo per riprendere fiato e perdersi in quegli occhi in cui non aveva mai smesso di sprofondare, da quando le cose erano divenute più chiare.

Appose un ultimo bacio a fior di labbra e lentamente si staccò da Harry, che rispose al suo sorriso.

« Ad ogni modo, - prese a parlare Severus, - ti avevo promesso una passeggiata… che ne dici di uscire da qui? »

« Ne sarei felice », rispose il ragazzo, allontanandosi dal corpo dell’altro.

Così, Severus ed Harry uscirono dalla casa e si avviarono verso le rive di quel Lago spettacolare.

Camminarono per qualche metro, l’uno vicino all’altro, con le spalle e le braccia che ogni tanto si sfioravano.

Giunsero poi in una zona in cui le acque del lago avevano creato una vera e propria conca, e Severus condusse il giovane proprio in quel punto.

Non appena l’uomo si fu seduto su una delle rocce che erano lì presenti, il ragazzo fece lo stesso.

« E’ triste », sussurrò Harry, quasi come se stesse pensando ad alta voce.

« Cosa? » chiese Severus, stupito da quella affermazione.

Harry sfiorò la mano dell’uomo.

« E’ triste che nessuno possa godere della vista di un posto così bello » rispose il ragazzo, chiudendo gli occhi.

Il sole stava per cominciare a tramontare e, tutto intorno, l’aria si era tinta di rosa e di viola. Sembrava una scena surreale: come se fosse stata trapiantata al di fuori di qualsiasi spazio.

I raggi del sole scolpirono ancora di più i lineamenti del giovane, evidenziando, come se il solco non fosse già abbastanza profondo, la linea della cicatrice a forma di saetta.

Severus sfiorò con le dita la fronte.

« Noi possiamo » gli rispose l’uomo quasi con un sussurro.

E sorrise di nuovo, anche se Harry non poteva vederlo.

***

Quando tornarono ad Hogwarts era ormai sera, la cena doveva essere già stata servita e solo pochi studenti erano rimasti in Sala Grande.

Harry era felicissimo: quel pomeriggio, Severus gli aveva mostrato una parte di sé che il ragazzo ancora faticava a riconoscere. Aveva capito che ciò che gli si era parato dinnanzi agli occhi aveva un significato molto più grande di quello che Severus si era limitato a raccontare. Chissà quante volte l’uomo era scappato lì quando sua madre era venuta a mancare, o quante notti era stato costretto a rifugiarsi lontano da tutti per non essere intercettato dai Mangiamorte che, d’altro canto, non avrebbero esitato un attimo per torturarlo se avesse commesso qualche errore.

Al ragazzo era sembrato di entrare nell’intimità del Professore. Era bastato questo per rendere Harry più felice che mai.

Tuttavia, un pensiero fisso gli ronzava nella testa e non aveva smesso nemmeno per un momento di tormentarlo. Un’ansia inspiegabile aveva preso a martellargli nel petto: dato l’incontro imminente con Kingsley, il processo, ormai vicinissimo, stava cominciando a diventare una realtà più concreta. E se non fosse stato all’altezza di difenderlo? Se si fosse dimostrato insicuro e non avesse saputo argomentare sul perché Severus doveva essere dichiarato innocente, sicuramente le probabilità di condanna per l’uomo sarebbero aumentate. Nei mesi che erano trascorsi per prendersi cura del Professore, Harry aveva fatto visita più volte al Ministro e, insieme, avevano cercato di fornire prove che potessero scagionare nell’immediato Severus. Kingsley si fidava ciecamente di Harry e quando, appunto, il ragazzo gli aveva chiesto di non portare il Pozionista ad Azkaban appena avevano ritrovato il corpo, Shackelbolt si era mostrato accondiscendete alla richiesta.

Era stato grazie ad Harry se Severus aveva ottenuto un processo: viste le circostanze, se qualcun altro avesse dovuto decidere in materia, sicuramente Severus non avrebbe più visto la luce del sole e sarebbe stato rinchiuso ad Azkaban non appena il corpo fosse stato ritrovato.

Mentre percorrevano il sentiero che portava al castello, Severus notò il cambiamento di umore del ragazzo, dal momento che all’improvviso era diventato taciturno e pensieroso.

« Se continui a pensare così tanto, il tuo cervello rischia di andare a fuoco » gli disse sarcastico, fendendo il silenzio con la sua voce.

« Stai forse insinuando che il mio cervello venga usato generalmente poco? » rispose Harry, fintamente risentito.

« Non è un’insinuazione, è un dato di fatto, Potter » controbatté Severus, con un tono profondo. Sembrava la parodia di sé stesso, in quel momento.

« Se le do del bastardo, c’è la possibilità per cui la mia casa possa perdere punti ancor prima che inizi la scuola, professore? » chiese Harry, con l’aria ingenua di una volpe.

« Non solo, con ogni probabilità sarà punito fino al prossimo anno. Tutte le sere, nel mio ufficio » rispose l’uomo, sventolando gli abiti.

Harry si fece vicino alla spalla dell’uomo, e gli sfiorò il braccio.

« Allora forse dovrò insultarla più spesso » gli sussurrò all’orecchio.

« A suo rischio e pericolo, Potter » concluse Severus, continuando a camminare.

Quando giunsero nell’atrio del castello, Harry si fermò sullo stesso punto in cui, qualche sera prima, aveva baciato Severus per la prima volta.

« Grazie per oggi », disse Harry diretto, sfiorando una mano dell’uomo.

Severus lo fissò negli occhi, erano di un verde profondissimo.

« Non credo di seguirti » gli rispose, sinceramente confuso.

« Apprezzo la fiducia che finalmente hai riposto nei miei confronti, sono contento che tu mi abbia mostrato la casa in cui probabilmente hai dovuto affrontare tanti momenti difficili da solo » asserì il ragazzo, non riuscendo però a sostenere lo sguardo del Professore.

Severus gli prese delicatamente il mento con la mano destra.

« Forse è arrivato il momento di non usare più quella casa da solo, è un posto troppo bello per essere sprecato dalla solitudine… » rispose l’uomo, più serio che mai.

Un lieve sorriso incurvò le labbra di Harry e quel dettaglio non sfuggì all’occhio vigile di Severus che non aveva smesso di fissarlo neanche per un secondo.

L’uomo azzerò la distanza fra i loro corpi e appose un delicato bacio sulle labbra del ragazzo che, immediatamente, rispose al tocco.

« Buonanotte » gli sussurrò Severus, con le labbra ancora vicinissime a quelle del giovane.

« Buonanotte » rispose il ragazzo, mentre l’uomo si era leggermente distaccato.

E con lo sguardo ancora inchiodato sulla schiena del Professore che, velocemente, aveva preso a scendere per le scale che conducevano ai sotterranei, Harry salì per raggiungere il proprio Dormitorio, con il cuore che gli scoppiava per quei sentimenti così contrastanti.

 

  
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