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Autore: Hookina90    15/10/2018    0 recensioni
Dopo una grossa perdita Amy decise di abbandonare la sua città, i suoi amici e il suo lavoro. Durante il suo viaggio però si imbatterà in una piccola cittadina con abitanti particolari dove conoscerà persone che le cambieranno la sua vita, ma il passato quando meno se lo aspetta la riuscirà a trovare di nuovo. Dovrà fare scelte difficili e dolorose.
Cosa farà alla fine Amy? Starà legata al passato o si farà una nuova vita?
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Piccolo estratto del primo capitolo
Seguì Mr Gold in silenzio verso il suo negozio. Ci mettemmo poco ad arrivare. Notai subito che dentro c’era un sacco di roba e molti oggetti erano anche molto interessanti perché sicuramente ognuno di loro avrà una proprio storia. Sembrava una di quelle botteghe di antiquariato o di mercatino dell’usato.
“Bene, ora può parlare”, affermai determinata.
Ero curiosa di sapere perché lui si comportasse così nei miei confronti. Ero una persona normale o almeno non credevo di spaventare al tal punto le persone.
“Ok, come si chiama tuo padre?” , domandò girandosi verso di me.
“Bobby Singer, perché?”
“No, intendo il nome del tuo padre biologico?”, chiese lui serio.
IN REVISIONE
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Baelfire, Killian Jones/Capitan Uncino, Neal Cassidy, Neal Cassidy/Baelfire, Signor Gold/Tremotino
Note: Cross-over, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 12: Mother
 




Non appena entrammo in stanza ci sedemmo tutti e tre sul letto. Presi i miei appunti che avevo lasciato sul comodino e li diedi a Sam. Iniziò subito a sfogliarli e a leggerli attentamente. Dean invece era rimasto al mio fianco fissando ancora in modo truce il fratello. Non le era ancora passata, ma gli serviva tempo, come sempre.
“C’è molto materiale da recuperare e spero che Cass sappia dove andarli a prendere”, affermò Sam mentre alzando il viso e voltandosi verso di noi
“Si ho notato che sono ingredienti difficili da trovare…”, ammisi abbattuta. Io non ne avevo idea di dove avremmo potuto recuperare questi oggetti. Non avrei potuto aiutarli in nessun altro modo. 
“Beh ci riusciremo Non ti preoccupare hai fatto per noi! Grazie Amy!”, replicò Sam felice dopo aver appoggiato gli appunti sul materasso.
“Non devi ringraziarmi, sai che per voi farei qualsiasi cosa. Ora però cosa volete fare?”, domandai incuriosita.
“Beh potremmo prendere una giornata di pausa, no Dean?”
“Per me va bene, ma stasera ripartiamo che dobbiamo avvisare Cass delle novità!”, rispose Dean  un po’ più calmo stringendomi a se.
“Bene mi fa piacere passare un po’ di tempo con voi!”, ammisi entusiasta appoggiando una mano sul suo petto.
“Che proponi?”, domandò Dean guardandomi mentre mi accarezzava la schiena.
“Beh non abbiamo ancora fatto una passeggiata sulla spiaggia ed essendo una bella giornata potremmo andare oggi”, dissi elettrizzata dall’idea di stare con loro.
“Bella idea”, confermò Sam dandomi un buffetto sulla spalla.

Dopo essere usciti però Sam venne attirato subito dalla biblioteca di Storybrook. Lui era un appassionato di libri. Avevamo il covo pieno di volumi e varie librerie che Sam riforniva ogni due o tre mesi. Dean lo prendeva sempre in giro dicendogli che avrebbe dovuto uscire e divertirsi di più, ma lui era più felice quando si immergeva nella lettura. Erano agli antipodi in queste cose.
“Non vorrai rinchiuderti li dentro?”, chiese Dean non appena lo vide fermarsi davanti alla porta.
“Se vuole entrare, lascialo fare. Se lui è felice in biblioteca non puoi impedirgli di andare”, ribattei io rimproverandolo.
“Non avevi detto che volevi stare insieme a noi?”, domandò lui canzonatorio guardando entrambi
“Si, ma può sempre raggiungerci dopo!”, replicai io facendo l'occhiolino.
“Grazie Ams. Tranquillo Dean faccio un giro e poi vi raggiungo!”, affermò Sam sorridendo
“Va bene!”
Eravamo rimasti soli. Era da molto tempo che non passavamo un pomeriggio in pace insieme. Avevamo sempre dei problemi da affrontare e il tempo libero diminuiva sempre di più e ora che eravamo anche distanti mi sembrava che il nostro legame si stesse incrinando giorno dopo giorno sempre di più, come se ci stessimo allontanando sempre di più oppure era solo una mia sensazione.
“Come va con tuo padre?”, domandò lui all’improvviso.
“Bene, passiamo molto tempo insieme a parlare . Mi ha raccontato un po’ del suo passato. Era un uomo malvagio, non posso negarlo, ma ora con il mio aiuto e quello di Bea stiamo riuscendo a non farlo cedere all’oscurità”, spiegai pensando che loro insieme a Hook stavano facendo la stessa cosa con me, poi aggiunsi mestamente abbassando lo sguardo: “Vorrei aiutare allo stesso modo te…ma sono stata assente ...sono assente..…e tu sei peggiorato e ciò mi fa sentire male…”
“Non devi preoccuparmi per me, io me la caverò come faccio sempre, tranquilla”, replicò lui dolcemente appoggiando una mano sulla spalla.
“Non posso non preoccuparmi…sembra che ci stiamo allontanando sempre di più e non so come possiamo …”, dissi fermandomi e non riuscendo a finire la frase come se non sapessi esprimere a parole  ciò che mi stava tormentando.
“Ams qualsiasi cosa che accadrà in futuro io sarò sempre al tuo fianco, anche se sarà doloroso. Io ci sarò sempre e non ti devi angosciare con questi pensieri perché nonostante io sia peggiorato ho ancora una flebile luce che mi fa stare ancora a galla, cioè tu e il resto della famiglia, quindi stai tranquilla!”, ammise lui prima di darmi un bacio sulla fronte. C’era qualcosa di strano in quella frase, ma non mi ci soffermai molto, anzi decisi di abbracciarlo perché avevo bisogno di un contatto fisico.
“Sono felice che che ci sia ancora una piccola speranza. Non voglio perderti. Non voglio che tu perda la tua anima…e anche io ci sarò sempre”, sussurrai mentre mi aggrappavo alla sua maglia appoggiando la fronte sul suo petto.
“Lo so Ams!”, asserì lui stringendomi di più a lui.
Rimasi abbracciata  a lui ancora per qualche minuto come se volessi memorizzare il suo tocco, il suo corpo e il suo profumo. Volevo ricordarlo per sempre. Sapevo che molto probabilmente sarebbero passate altre settimane per un altro nostro incontro e per questo volevo vivere ogni attimo con lui.
“Vuoi rimanere qua fermi a fissarci avvinghiati o proseguire questa bellissima passeggiata?”, domandò lui sorridendo mettemmo una mano sulla mia guancia in modo da alzare il mio viso per poter incrociare i nostri sguardi.
“Sinceramente vorrei fare altro, ma c’è troppo freddo per farlo qua!”, ammisi ammiccando dopo aver asciugato le poche lacrime che erano riuscite a rigarmi il viso..
“Beh potremmo andare nella tua stanza…”, sussurrò lui in modo suadente avvicinando il suo viso al mio.
“Si non sarebbe una cattiva idea, ma se dovesse arrivare Sam?”, chiesi pensierosa
“Beh basta avvisarlo. Sono sicuro che rimarrà lì dentro ancora per qualche ora!”, ribattè divertito
“Allora direi che possiamo andare in stanza!”, dissi prima di teletrasportarci.
“Oddio mi devo abituare a questa cosa!”, ammise lui disorientato non appena fummo nella camera.
“Si capisco, ma preferirei continuare il discorso di prima!”, ribattei io prima di baciarlo. In poco tempo schiusi le labbra per lasciare  cosi che la sua lingua potesse insinuarsi tra di esse. Cominciò una danza, un inseguimento e un susseguirsi di baci sempre più passionali. I nostri corpi in poco tempo finirono sul letto. Premevano l’uno sull’altro fino a diventare un’unica cosa. Volevamo entrambi recuperare il tempo perso in questi mesi. Volevamo cercare di diminuire la distanza che si era creata tra di noi.
 
Dopo essere riusciti ad avere di nuovo i nostri momenti di intimità, rimanemmo abbracciati sotto le lenzuola. Era stato bello stare con lui, ma era stato strano. Mi sentivo come se fossi sporca perché fisicamente ero con lui, ma la mia mente invece pensava ad altro, a qualcun altro. No era colpa di Bea che mi stava cercando di convincere che stavo con la persona sbagliata. Dovevo solo tornare a mettere lui al primo posto come avevo fatto negli anni passati. Decisi di rimanere ancora un po’ a letto per cercare di convincermi che Bea non avesse ragione e poi  prima del tramonto avremmo raggiunto Sam che era ancora in biblioteca.
Rannicchiata tra le sue braccia parlammo per un paio di ore. Lui mi fece molte domande sulla magia e sulla questione dell’equilibrio che dovevo cercare di mantenere.
“E’ come se avessi un marchio pure tu?”, chiese lui dubbioso
“Si una specie, ma forse in versione più pericolosa.”, risposi io intristendomi
“Ah… mi dispiace Amy…”, ribattè lui dispiaciuto accarezzandomi la schiena.
“Se riuscirai a restare a galla te posso farcela pure io. Siamo due rocce”, affermai cercando di tranquillizzare sia lui che me stessa,  anche se era difficile. Io non ero fiduciosa che sarei riuscita a non far vincere l’oscurità. Una vocina dentro di me continuava a ripetere che sarei diventata un mostro.
“Sei molto convincente!”, disse lui sarcastico. Maledizione aveva capito tutto. Mi conosceva fin troppo bene.
“Riesci a capire tutto…non riesco a mascherarti nulla…”, ammisi afflitta nascondendo il mio viso sul suo petto.
“Conosco quando metti un muro per evitare che io mi agiti, ma io ho fiducia in te e so che nonostante i vari ostacoli alla fine ne uscirai vincitrice. E’ anche vero che mi sarà dura non stare in pensiero, sono sempre un essere umano”, affermò alzandomi il viso dolcemente per incrociare il mio sguardo
“Già…vero, ma io non so se questa volta c’è una soluzione, perché a volte l’oscurità sembra che mi avvolga senza che io riesca ad accorgermene. Come faccio Dean a seguire una luce se c’è solo buio….”, domandai rilevando finalmente il pensiero che mi stava tormentando da qualche settimane.
“Imparare dagli errori, capire quando ti sta per succedere e cercare di contrastarla. Lo so che è facile dirlo a voce, ma più difficile farlo...”
“Potresti avere ragione e potrei tentare …”, ammisi pensierosa. Dovevo provare e se dovessi fallire mi sarei rialzata e ci avrei riprovato un ulteriore  volta.
“Spero di esserti stato d’aiuto…perché non so proprio come fare per risolvere questo tuo tormento…”, ammise lui dispiaciuto
“Si ovvio …mi hai tirato  su il morale. Grazie Dean”, ribattei io prima di dargli un bacio a stampo.
Rimanemmo abbracciati ancora per qualche ora poi quando il sole stava cominciando a calare  andammo da Sam. Non appena entrammo in biblioteca notammo subito che aveva tra le braccia una busta pesante. Sicuramente Belle gli avrà regalato qualche libro per la gioia di Dean.
“Eccovi spero che vi siate divertiti voi due”, disse lui ironico non appena ci vide arrivare.
“Si molto. Te invece potevi fare anche altro oltre stare qua dentro!”, replicò Dean a tono
“Ho perso la cognizione del tempo. Belle poi mi ha anche regalato qualche libro interessante. Amy avrei voluto veramente passare anche del tempo con te, ma sono certo che potremmo poi recuperare”, spiegò lui sorridendo
“Non ti preoccupare, troveremo un'altra occasione per vederci.”
“Ora è meglio andare, Sam. Il viaggio è lungo!”, affermò Dean mentre fissava la pila di volumi tra le braccia del fratello.
“Va bene, però vi accompagno alla macchina!”
“Ok, Ams!”
Arrivammo alla vettura in pochi minuti. Si trovava oltre il confine della città. Sapevo che non appena lo avrebbero sorpassato non mi avrebbero più rivisto, ma sarebbero tornati ne ero certa.
“Qualsiasi cosa chiamaci e spero di vederti di nuovo non appena avremmo risolto il problema del marchio!”, sussurrò Sam mentre mi stava abbracciando.
“Lo spero anche io”
Si avvicinò Dean che mi appoggiò le mani sulle spalle e  mi disse: “Sono stato veramente bene con te oggi”, disse amicando poi aggiunse serio a bassa voce: “Ti amo e ti amerò sempre ricordalo Ams”.
Stavo per rispondere, ma lui mi bloccò dandomi un baciò a stampo. Era stato strano. Rispetto a prima era stato amaro come se mi stesse dicendo addio. Aveva forse percepito che c’era stato qualcosa di diverso quando eravamo insieme. No, non volevo pensare che eravamo stati insieme per l’ultima volta. Non volevo pensare che il pomeriggio insieme era stato un suo modo per lasciarmi andare. Speravo che fosse solo una sensazione sbagliata.
 
A cena decisi  di andare da Granny. A pranzo non avevo praticamente mangiato quindi avevo molta fame. Non appena entrai scorsi Henry seduto al tavolo che stava parlando con suo padre. Li andai subito a salutare.
“Sei viva. Non ti ho più visto”, affermò Bea appena mi vide.
“Si sono stata tutto il pomeriggio con Dean”, dissi felice sedendomi vicino a Henry.
“Ah ecco ora capisco perché Hook aveva il broncio oggi.”, replicò Bea grave mentre stava sfogliando il menù. Era evidente che era contrariato dalle mie scelte, ma ormai ero abituata alle sue ramanzine sulla mia vita sentimentale. Lui era convinto che dovessi fare una scelta. Mi ripeteva in continuazione che avrei continuato a far soffrire entrambi con questo mio comportamento. Una parte di me gli dava ragione, ma era difficile fare quello che mi chiedeva.
“Lo so, dovevamo stare insieme, ma c’è stato un cambio di programma. Non potevo non stare con Dean, Bea. Lo vedo già poco e volevo cercare di stare più tempo possibile insieme a lui…”, risposi dispiaciuta torturandomi le mani. Era normale passare il tempo con il fidanzato, ma mi sentivo in colpa. Mi dispiaceva per Hook perchè gli avevo promesso che saremmo stati insieme. 
“Si, ma sai come la penso. Tu stessa mi hai detto di fare una scelta mesi fa. Dovresti ascoltare i tuoi stessi consigli”, replicò serio alzando viso. 
“E’ diverso Bea!”, ribattei io secca. Lui non era veramente innamorato di Tamara, io invece lo ero di Dean. Erano due situazione completamente diverse.
“In che modo scusa?”
“Io sono innamorata di Dean. Tu di Tamara non lo eri…!”
“Non è vero. Io amavo Tamara, ma non allo stesso modo in cui amo Emma. L'amore per Emma è quello che ti fa mancare il respiro e da quando l'ho rivista non ho smesso di pensare a lei.Ero consapevole che volevo stare con lei, ma non sapevo cosa fare con Tamara. Non sapevo che cosa fare per non far soffrire. Dovevo darti ascolto fin dal principio, perchè con il mio comportamento indeciso ho ferito Emma. Per questo che ti ripeto che dovresti fare pure tu. Non farlo più soffrire”, spiegò lui appoggiando il menù sul tavolo
“Lo sai che non posso fare quello che mi stai chiedendo. Ci ho provato a mettere le distanze con Killian, ma non ce l’ho fatta. So che mi sto comportando da vera egoista, ma non posso farcela. Ho bisogno di entrambi”.
“Prima o poi mi ascolterai spero. Ormai è evidente quali siano i tuoi veri sentimenti, ma ti ostini a bloccarli e facendo così ferisci entrambi”, ribettè lui alzando una mano per chiamare la cameriera per ordinare
 “Stai ancora cercando tua madre?”, domandò Henry qualche minuto dopo cambiando discorso e lo ringraziai mentalmente per averlo fatto.
“Si, però per ora ho trovato poco. Sul tuo libro c’è scritto che è riuscita a trovare un passaggio, ma non so dove sia finita ne se è ancora viva. Dopo se riesco vado da mio padre per aggiornarlo”
“La troverai zietta”, rispose fiducioso Henry.
“Lo spero”
Dopo aver mangiato un hamburger insieme con mio fratello e mio nipote andai a trovare mio padre a casa sua. Lui forse aveva delle informazioni su un ipotetico posto dove mia madre si sarebbe potuta nascondere dalle fate. In caso mio padre non avesse nessuna notizia avrei comunque continuato a cercare informazioni su di lei fino alla fine. Non mi sarei mai arresa.
“Come mai mi sei venuta a trovare oggi?”, chiese lui dolcemente prima di sedersi sul divano insieme a me.
“Perchè volevo parlarti di mia madre. Recentemente ho trovato delle notizie su di lei e volevo sapere cosa ne pensassi tu”, risposi mentre fissavo il fuoco acceso nel caminetto di fronte a noi.
“Dimmi pure Amy”, domandò lui gentilmente
“Ho trovato un libro dove c’è scritto che dopo lo scontro è riuscita a trovare un passaggio. Tu sai dove potrebbe essere finita?”
“Credevo che non ce l’avesse fatta, però se dici che è riuscita a trovare un posto su una nave forse so dove potrebbe essere andata”, ammise deciso.
“Dove?”, chiesi speranzosa
“Il suo piano di riserve era andare ad Agrabah”
 “Agrabah? Perché proprio lì?” domandai incerta. L'avevo già sentita nominare nel cartone di Aladdin, ma non l'avevo mai letto nulla sui libri che avevo sfogliato in questi giorni insieme a Belle e a Hook.
“Perché è un posto che è oltre i confini della Foresta Incantata. In quel luogo poteva stare al sicuro perché lì le fate non l’avrebbero seguita”.
“Come posso arrivarci?”, domandai subito risoluta. Avevo una meta e non potevo perdere più tempo. Dovevo andare subito a cercarla.
“Attraverso un portale, però è pericoloso Amy. Non voglio che tu affronti un viaggio del genere”, affermò preoccupato appoggiando una mano sulla mia spalla.
“Tranquillo papà, so badare a me stessa. Ora devo solo trovare un fagiolo magico”, asserì pensierosa. I fagioli magici sono rari e sicuramente ci avrei messo un po' di tempo prima di trovarne uno.
“Quelli te li posso dare io perchè dopo la battaglia con Zelena ho ritrovato una piccola piantina con gli ultimi fagioli in casa sua. Amy so che ci tieni molto a ritrovarla e non posso permetterti di non partire, però promettimi che starai attenta”, replicò lui inquieto.
“Tornerò sana e salva. Ho avuto un ottimo maestro e riuscirò a non esplodere”, affermai cercando di confortarlo
“Lo so, ma non voglio perderti di nuovo!”, ribadì serio prima di comparire un paio di fagioli sulle mani. Io poco dopo li presi e li misi nella tasca dei Jeans
“Si non succederà”, asserì prima di abbracciarlo.
“Va bene, però porta il bastone con te! Se vuoi comunque che ti accompagni dimmelo”, disse lui prima di farlo apparire pure quello sulle sue mani.
“Si esatto. No non ti preoccupare intanto starò via solo un giorno. La trovo e la riporto a casa con me!”, ribattei io prima di prenderlo. Finalmente ero riuscita a scoprire dove poteva trovarsi mia madre. Non vedevo l’ora di sapere la sua storia.  Ero così emozionata. Le proporrò subito di venire qua a Storybrook per avere tutta la famiglia riunita. Il mio sogno stava per realizzarsi.
“Va bene, però non puoi farti almeno accompagnare da quel capitano…!”, disse lui inquieto.
“Da quando ti fidi di Killian?”, chiesi perplessa.
“Non mi fido, ma ormai sono consapevole che in caso dovresti avere dei problemi con la magia lui riesce a…calmarti…”, rispose lui criptico. Aveva ragione con Hook al mio fianco riuscivo a mantenere il controllo, anche se era evidente che a lui questa cosa non piacesse prechè avrebbe preferito che io non lo frequentassi a causa dei suoi trascorsi. Non riusciva proprio a vedere quanto Hook fosse cambiato rispetto a quando era fissato con la sua vendetta. Speravo per in cuor mio che prima o poi potessero avere una specie di tregua.
“Ah…ma non dovrei avere quel tipo di problemi perché starò via poco. Non devi preoccuparti!”, affermai cercando di convincerlo che non sarebbe successo nulla in questo mini viaggio. In poche ore sarei tornata a casa dalla mia famiglia.
“Va bene. Vedo proprio che non riesco proprio a persuaderti…Ti aspetterò allora…!”
“Grazie ancora papà!”
Dopo aver salutato mio padre decisi di fare un salto veloce da Hook per informarlo delle novità. Non potevo non aggiornarlo che finalmente avevo un ipotetico posto dove poter trovare mia madra. La speranza stava pulsando in me e volevo condividere questa gioia con lui che mi aveva sempre sostenuto nelle ricerche. Speravo però di non disturbarlo. Era ancora presto e sicuramente non stava dormendo, ma poteva essere impegnato con la sua nave.
Non appena arrivai dal porticciolo lo vidi che stava scendendo dalla nave, così gli andai subito incontro.
“Ciao Amy, sei viva quindi?” domandò un po’ offeso non appena fu di fronte a me.
“Scusami, ma ho voluto stare un po’ con lui”, risposi dispiaciuta abbassando lo sguardo
“Come è andata?”, chiese lui andando a sedersi su una panchina vicino alla nave.
“Bene abbiamo parlato un po’…anche se a volte sembrava….strano…”, ammisi mettendomi accanto a lui. Ovviamente questa volta cercai di essere più delicata e non dissi anche che avevamo fatto altro. Non volevo vedere di nuovo la tristezza nei suoi occhi.
“In che senso?”
“Boh ho una brutta sensazione…come se avessimo passato l’intero pomeriggio come se fosse l’ultimo. Mi è sembrato che a modo suo mi avesse voluto dirmi addio…”, risposi guardando le nuvole in cielo che si muovevano libere come il vento nascondendo a momenti lo spicchio di luna.
“Non sarà così…quando avrà risolto quel problema stai tranquilla che tornerà!”, replicò cercando di consolarmi, nonostante lui stava soffrendo.
“Lo spero…”
“Sei venuta a parlarmi solo di questo?”
“No volevo aggiornarti sulle novità riguardo a mia madre”, risposi rallegrandomi.
“Cioè?”
“Mio padre mi ha detto un ipotetico posto dove potrebbe essere mia madre. Mi ha anche dato due fagioli per poter fare questo viaggio”, risposi elettrizzata
“Dove?”
“Ad Agrabah”
“Bello finalmente una buona notizia. Quando si parte?”, domandò entusiasta.
“Mi vuoi accompagnare…? E’ pericoloso Killian....”, chiesi inquieta. Non volevo che rischiasse troppo per me. Lo aveva già fatto in passato e non volevo che gli capitasse di nuovo qualcosa di brutto a causa mia. 
“Ovvio, mica ti lascio andare da sola e poi hai già viaggiato sulla mia nave attraverso i vari mondi”, rispose girandosi a guardare la Jolly
“Si…ma non sappiamo a cosa potremmo andare incontro, se dovesse succedere qualcosa non voglio che tu rimanga ferito se non peggio…”, replicai appoggiando la mano sul suo braccio
“Sono bravo a sopravvivere, lo dovresti sapere quindi non ti preoccupare e poi secondo te dopo che mi dici che questo viaggio potrebbe essere rischioso io ti lascio andare da sola? Non riuscirai a fermarmi”, asserì determinato tornando a guardarmi.
“Non riuscirei a farti cambiare idea, vero?”, domandai retoricamente.
Avrei potuto andare via da sola senza dirgli niente, ma una parte di me era felice al pensiero di fare un viaggio con lui. Nonostante avevo paura che se fosse venuto con me gli sarebbe potuto accadere con me, sapevo che non riuscivo a stare troppo tempo lontana da lui e poi mi piaceva affrontare avventure con lui. Lo avrei protetto a ogni costo. Sarebbe stato anche più tranquillo mio padre non appena avrebbe saputo che non sarei andata da sola.
“Esatto, a che ora si parte?”
“Domani mattina, va bene?”
“Ok allora preparo tutta la roba!”, ripose emozionato alzandosi in piedi.
“Bene. Io invece vado a casa a farmi una bella dormita. Domani prima di partire avviso anche Bea.”, dissi contenta.
Annuì.

21 Marzo 2015 
 
Non appena finì lo zaino con lo stretto necessario andai a casa di Bea. Era da solo perchè Emma era al lavoro e Henry a scuola. Dopo aver bevuto un caffè insieme gli raccontai che cosa avevo scoperto su mia madre. Gli dissi anche che già deciso che sarei partita fra qualche ora.
“Amy sono contento che tua sia riuscita a scoprire dove potrebbe trovarsi tua madre, però andare lì da sola non è troppo pericoloso…”, disse agitato.
“Sono le stesse parole che ha detto nostro padre. Ti ripeto quello che ho riferito a lui. Io entro stasera tornerò a casa e poi sono un po’ migliorata con la magia. Dovete stare tranquilli”
“Va bene, mi fido di te. Vuoi che ti accompagni?”, domandò lui gentilmente
“Non me la sento di farti allontanare da Henry e Emma per un mio desiderio”, ammisi mestamente. Non volevo che rischiasse la vita perché ora aveva una splendida famiglia e poi avevo già Hook. Dovevo pensare a proteggere lui e poi sarei andata e tornata in giornata.
“Ho capito Ams, ma non voglio che tu vada da sola. Non posso fermarti dall'andare da lei, ma ci devi andare con qualcuno. Su questo sono categorico”, ribattè lui serio. Sapevo che lo stava facendo per me. Teneva a me e per questo era appena entrato in modalità fratello protettivo. Dovevo ammetterlo adoravo quando lo faceva.
“Tranquillo viene Killian con me”, asserì io sorridendo
“Allora va bene, ma ti prego state attenti. Non possiamo comunicare con voi. Non voglio perderti. Ci siamo appena conosciuti….”, affermò grave
“Bea…non succederà nulla tranquillo”, dissi prima di abbracciarlo.
“Va bene!”
Parlammo per il resto della mattinata in totale serenità e prima di pranzo riuscì anche a salutare Emma e Henry.
Avvisai anche i due fratelli prima di partire e come avevo fatto con gli altri dovetti promettere di stare attenta. Gli promisi che li avrei avvisati quando sarei tornata a casa. 
Dean come mio padre e Bea si era proposto anche di accompagnarmi, ma non volevo che facesse una pausa nella ricerca dei vari oggetti per togliere il marchio per un mio capriccio. La salute era la priorità. Nonostante però gli avessi detto che sarei andata con Hook, non disse nulla. Era strano. Speravo solo che questa sua reazione fosse data dalla sua fiducia in me.
 
Poco prima del tramonto lasciai la mia camera e ritornai alla Jolly Roger per partire insieme a Hook. Non si trovava ne a prua ne a poppa quindi sicuramente era sottocoperta. Scesi allora nella sua cabina e lo vidi che stava preparando le ultime cose.
Dopo averlo salutato sistemai il mio zaino vicino al letto. Il mio bastone invece lo avevo messo dentro un fodero nero a tracolla  e lo avevo posizionato dietro la mia schiena. Lo avevo portato per sicurezza, ma sapevo che non lo avrei usato perché non avevo ancora imparato a farlo funzionare.
“Sei pronta ad affrontare questa nuova avventura?” domandò venendo verso di me
 “Ovvio” risposi felice.
“Ok allora salpiamo, vieni su con me?”
“Si arrivo”
Appena salimmo sulla prua Hook buttò il fagiolo e come era successo quando siamo andati verso l’Isola che non C’è nel mare si aprii un vortice che ci attirò con una forza sovrumana. Hook ed io ci tenemmo al timone per cercare di non cadere. 
La nave smise di traballare solo quando attraversammo il varco, infatti poco dopo notai che il mare era tornato tutto ad tratto calmo e il vento era diminuito. Allentai così la presa dal timone e andai a prua per vedere questo nuovo mondo.
Alzai il viso e vidi che il cielo era terso e il sole ci stava illuminando con i suoi raggi. Era veramente una bellissima giornata, ma qualcosa non quadrava perchè quando stavamo partendo davanti a noi c'era un tramonto spettacolare, quindi come faceva ora il sole ad essere ancora alto in cielo? Se i calcoli li avevo fatti giusti doveva essere circa mezzogiorno. L'ora di pranzo. Guardai Hook per vedere se lui era interdetto quanto me, ma lui invece sembrava tranquillo.
“Killian mi spieghi questo sbalzo temporale?” domandai perplessa mentre tornavo da lui.
“Qui il tempo scorrerà in modo diverso”, rispose con calma continuando a guardare avanti tenendo il timone.
“Si ha senso”, affermai sorridendo.
“Finalmente vedrai tua madre” ammise felice qualche minuto dopo
“Si non vedo l’ora. Tu non mi hai mai parlato dei tuoi genitori”, affermai incerta. La sua famiglia era sempre stata avvolta dal mistero escluso Liam che me ne aveva parlato sull'Isola che non C'è. All’inizio avevo anche provato a chiedere qualcosa sui suoi genitori, ma si era raffreddato e incupito, quindi decisi di non toccare più quell'argomento, ma ora che ci conoscevamo meglio speravo che potesse aprirsi un po’ di più.
Mi girai verso di lui e vidi che la sua espressione cambiò subito, diventò più truce, forse non era ancora arrivato il momento. Avevo paura a sapere che cosa gli era successo, però volevo sostenerlo come lui faceva con me.
“Non ho proprio un buon ricordo di mio padre, l’ultima volta che lo vidi eravamo in viaggio. Ci eravamo imbarcati insieme, però una mattina sulla barca eravamo rimasti solo Liam ed io. Ci aveva abbandonati in mezzo al mare e da quel momento mio fratello si è preso cura di me...”, rispose dopo qualche minuto di silenzio. Notai che stava soffrendo. Quel ricordo sicuramente gli stava facendo ancora male
“Mi dispiace Killian”, dissi prendendogli la mano  e gliela strinsi forte
“Liam mi ha sempre protetto. Lui è sempre stato al mio fianco. Ogni volta che finivo nei guai lui mi aiutava ad uscirne. Abbiamo passato momenti che vorrei dimenticare, però per fortuna un giorno il re ci accolse con se dandoci una liberà che stavamo desiderando, anche se alla fine lavorando per lui non eravamo totalmente liberi, però alla fine con il tempo diventammo capitani della sua flotta e ciò ci permetteva almeno di navigare e viaggiare”, continuò il racconto guardandomi. Notai un filo di tristezza nei suoi occhi. Potevo solo immaginare il dolore che avesse provato. Non aveva avuto una vita facile. L’unica cosa positiva che non era stato solo, ma aveva avuto suo fratello al suo fianco. Liam doveva essere stato molto importante per lui.
“Non capisco perchè vi abbia abbandonato però Killian per fortuna non eri solo. Avevi Liam. Dalle tue parole sembra essere un ottimo fratello ”, risposi cercando di confortarlo, anche se sapevo che non era semplice. Non bastavo poche parole per alleviare il suo dolore, però sarei rimasta al suo fianco. Non lo avrei abbandonato come aveva fatto suo padre.
“Si lui è stato fondamentale. Se non fosse per lui, io forse non sarei qui con te”, ammise con un sorriso amaro.
“Rimarrà sempre nel tuo cuore Killian”, asserì dolcemente
“Lo so, avrei voluto fartelo conoscere”, confermò più sereno
“Mi sarebbe piaciuto conoscerlo”, ammisi gentilmente.  Dopo vari minuti Hook disse: “Dovremmo essere quasi arrivati”
 “Bene, non vedo l’ora di esplorare questa nuovo mondo”, affermai entusiasta girandomi verso la nuova meta.
“La troverai Amy”, ribadì incoraggiante Hook
Annuii.
 
Appena trovammo un porto attraccammo. Lasciammo la Jolly Roger da sola sotto il sole cuocente. Ci incamminammo subito e in lontananza si poteva intravedere un vasto deserto con dune immense. La temperatura era nettamente superiore rispetto a quella di Storybrook. C'era un caldo assurdo. Stavo cominciando a sudare. Non gradivo molto questo tipo di clima e quindi speravo di riuscire ad arrivare a destinazione il prima possibile e possibilmente senza perderci. La mappa che avevamo studiato durante il tragitto ormai la sapevo a memoria. Il paesino si trovava a due ore dalla spiaggia.
“Tutto bene?”, chiesi ad Hook vedendolo un po’ disorientato.
“Si ho solo un po’ caldo e ho un po’ sete”, rispose affaticato. Notai subito che era spossato e sudato. Aveva bisogno di acqua e di vitamine. Presi così una bottiglietta dallo zaino e dopo aver aggiunto con la magia delle vitamine gliela passai per idratarlo e dopo fece bere anche a me perchè pure io avevo una gran sete. In questi luoghi l’acqua era fondamentale. Non potevamo rischiare di disidratarci durante il viaggio.
“Stai meglio?” domandai preoccupata.
“Si anche se continuo ad avere caldo” , rispose passandosi la mano sulla fronte sudata
“Sei vestito un po’ troppo pesante e poi si sa che il nero attira di più i raggi solari”, affermai sorridendo. Indossava sempre colori scuri, ma gli donavano. Ora però aveva bisogno di altri indumenti che gli permettevano di non morire di caldo.
“Dici che dovrei mettermi altri abiti?”, chiese dubbioso mentre si guardava .
“Si perché rischi di sentirti male”, risposi dolcemente.
“ Va bene”
Ripensai all’abbigliamento che aveva prima della trasformazione in pirata. Potevano andare bene erano abbastanza leggeri e chiari. Avrei aggiunto però un copricapo per evitare che avesse delle insolazioni. Oltre a lui anche io avevo bisogno di vestiti più consoni all’ambiente, così con un gesto della mano cambiai entrambi.
“Mi hai messo la divisa di quando ero un capitano. Ti piaceva così tanto?”, domandò lui amicando avvicinandosi a me.
“Ehm …si, poi ti stanno benissimo”, risposi ridacchiando.
“Grazie”
Intanto che a piedi non ce l’avremmo mai fatta  decisi di far comparire un cavallo. Per fortuna mio padre mi aveva insegnato come far materializzare gli oggetti con la magia, anche perché in caso contrario avremmo dovuto camminare e sotto il sole non saremmo sopravvissuti. 
Hook salii e poi mi aiutò a sedermi dietro di lui. Lo abbracciai in modo da non cadere, però non appena aderì al suo corpo fui scossa da un brivido. Era successo anche quando istintivamente mi ero aggrappata a lui perché stavo crollando e lui di conseguenza mi aveva stretto tra le sue braccia. Sicuramente non era nulla di significante. Ora dovevo pensare solo a mia madre.
 
Era veramente difficile affrontare il deserto perché il caldo era asfissiante. Stavamo grondando  di sudore. Desiderai di fare una doccia fresca e rilassante per tutto il tragitto. 
Arrivammo alla nostra meta dopo tre ore di tragitto.  Scendemmo subito dal cavallo e lo legammo ad un albero. Gli diedi anche dell’acqua e da mangiare perché sicuramente dopo una cavalcata di tre ore avrà avuto sete e fame.
Con la magia provai a darci anche una rinfrescata perché effettivamente avevamo sudato molto e sinceramente non profumavamo molto. Non era come fare un vero bagno, ma al momento ci saremmo dovuti accontentare perché volevo tornare a casa prima del tramonto e non avevamo tempo per cercare una locanda.
Non appena entrammo dentro il paesino notai subito la somiglianza al villaggio di Aladdin, il cartone della Disney. Aveva un aspetto orientale. Ai lati della strada c’erano bancarelle di ogni tipo. Uomini e donne dalla pelle ambrata che urlavano per poter attirare clienti e cercar di vendere più roba possibile. Nonostante sembravano felici sentivo una leggera tensione nell’aria e anche se avrei voluto conoscerne il motivo non avevamo tempo per indagare così cominciammo subito la mia ricerca.
Avevo portato, per fortuna, un’ immagine di mia madre. Osservando la foto con attenzione notai una grande assomiglianza. Avevamo entrambe capelli lunghi rosso mogano, ma i suoi occhi erano azzurri come quelli di Hook. Era veramente una bella donna.
“Scusi ha mai visto questa donna?”, domandai mostrando la foto a un venditore di tappeti.
“Si ma è da un po’ che non la vedo in giro”, rispose mentre mi stava restituendo l’immagine. Avevamo trovato il posto giusto. Mio padre aveva avuto ragione.
“Grazie”
Chiesi ad altre dieci persone e tutte però mi dissero la stessa cosa.  Iniziai a pensare che fosse morta. Mi stavo scoraggiando, quando all’improvviso si avvicinò un ragazzo dai capelli scuri con indosso un paio di pantaloni bianchi e una canottiera chiara. Ci sussurrò di seguirlo e che ci avrebbe detto quello che volevamo sapere. Iniziammo così a seguirlo. Ci portò dentro a una casa che si trovava a pochi passi dove ci trovavamo Hook ed io.
“So dove si trova tua madre”, affermò girandosi verso di me.
“Come fa a sapere che sono sua figlia?”, domandai stupita.
“Le assomigli molto e poi mi ha parlato molto di te. Era una mia cara amica”, rispose dolcemente.
“Sa dove si trova ora?”, chiesi speranzosa
“Penso che si trovi nel castello di Jafar, ma e da un po' che non si vede in giro. Spero che non le sia successo nulla”, rispose mestamente.
 “Dove si trova?”,
“E’ troppo pericoloso. Non puoi andarci da sola, Jafar è uno stregone molto potente”, rispose allarmato.
“Tranquillo anche io sono forte”, affermai decisa tenendo tra le mani ancora l’immagine di mia madre. Dovevo trovarla e riportarla a casa. Lontano da questo Jafar che sembrava un nuovo nemico da affrontare.
 “Ok per..”, non riuscii a finire la frase. Notai che si era irrigidito e che stava fissando un punto dietro di me, così mi girai e vidi due guardie armate. Indossavano un armatura scura. Il volto era scoperto e avevano uno sguardo cupo.
“Aladdin non starai di nuovo parlando troppo”, affermò grave una delle due guardie.
“No..no..”, rispose abbassando lo sguardo.
“Voi signori chi siete?”, domandò l’altra avvicinandosi a noi
“Siamo solo dei turisti”, risposi sorridendo con molta tranquillità
“Va bene. Vi auguro buona giornata”, dissero prima di andarsene.
“Quelle erano le sentinelle di Jafar. Sperate di averli convinti, se no fra poco arriverà a farci visita Jafar in persona”, dichiarò serio.
“Allora dobbiamo sbrigarci. Dove si trova il castello?”, chiesi risoluta.
“Dovete attraversare tutto il mercato e salire sopra una collina. Vi avverto ci sono molti uomini che fanno la guardia,  per non parlare che il castello potrebbe essere anche protetto dalla magia”, rispose greve. Nei suoi occhi intravidi paura. Jafar era così terrificante? Io però non mi sarei fermata per nessun motivo. Avrei trovato mia madre e se fosse stata in pericolo l’avrei salvata.
“Non ti preoccupare me ne occuperò io. Grazie dell’aiuto Aladdin, sono in debito”, affermai sorridendo.
Avrei voluto chiedergli di più perché ero curiosa di sapere come era stata stravolta la sua storia, ma non avevamo tempo. Dopo averlo salutato uscimmo e iniziammo subito a camminare tra le varie bancarelle.
“Lo sapevo che era viva. Ci stiamo avvicinando sempre di più Killian”, affermai felice
“Si ma dobbiamo stare attenti, perché ho un brutto presentimento”,  disse Hook serio mentre stava correndo al mio fianco
“Cioè?”
“Quelle guardie di prima non sono sicuro che abbiano creduto alla nostra storia”, ammise guardandomi.
“Beh qualsiasi cosa accadrà io raggiungerò a ogni costo mia madre”,  risposi determinata. Ero arrivata ormai così vicino al mio obiettivo che non potevo mollare proprio ora. Sarei anche disposta a combattere contro di lui pur di riportare a casa mia madre.
“Io sarò al tuo fianco, Amy”,  replicò appoggiando la mano sulla spada che era dentro al suo fodero nero.
“Lo so”
Quando arrivammo in cima alla collina, ci nascondemmo dietro a un albero enorme per non farci vedere. Di fronte a noi c'era un grosso palazzo bianco in stile orientale pieno di cupole dalla caratteristica forma a cipolla. Era circondato  da mura e ad ogni angolo c’era una torretta stretta e alta in cui c’era una sentinella a fare la guardia.
All’entrata davanti a un enorme cancello c’erano altre due guardie armate. In effetti era ben controllata, ma non potevo tentennare. Dovevo portare a termine la mia missione prima che qualcuno si facesse del male. Decisi allora di agire, quando però stavo per dirigermi verso l’entrata  Hook mi fermò.
“Vuoi entrare così tranquillamente. Aladdin ti ha detto che potrebbe essere protetto dalla magia e poi ci sono i suoi uomini ovunque”, ribadì tendendomi per un braccio
“Tu seguimi, non ti preoccupare”, risposi facendo l’occhialino.
Annuì anche se non sembrava tanto convinto.
Ci alzammo e ci dirigemmo verso la porta. Le due guardie non ebbero neanche il tempo di parlare che l’avevo già addormentate. Dopo averle mandate nei mondi dei sogni teletrasportai entrambi oltre il cancello. Non appena fummo dall'altra parte. Notai subito che nello spiazzo che portava all'entrata vera e propria del castello c'erano molti uomini armati. Non appena ci videro vennero subito verso di noi, io riuscì però a liberarmene facilmente scaraventandoli ai lati della strada, mentre Hook li stordiva con la spada e l’uncino.
“Chi sta causando tutto questo disordine?” domandò un uomo dalla pelle ambrata, dai lunghi capelli neri e con in mano un bastone a forma di serpente.
“Sono Amy Singer e sono venuta a cercare mia madre Axina”, dichiarai in tono provocatorio.
“Lei non è più qui” affermò con sorriso perfido.
“Non ti credo”, gli urlai contro sentendo che i miei poteri stavano iniziando a fremere. Dovevo cercare di mantenere l’autocontrollo perché potevo rischiare di ferire pure Hook.
 “Non mi importa intanto ora rinchiuderò te e il tuo fidanzatino in cella. Voglio conoscere la figlia di Axina”, rispose in tono canzonatorio
“Non mi farò imprigionare così facilmente”, ribadì andando verso di lui e scagliando chiunque si avvicinasse a noi, poi chiesi di nuovo fredda non appena fui davanti a lui: “Cosa hai fatto a mia madre”
“Vedo che sei anche più forte di tua madre, però con questo starai più calma. Non voglio avere problemi a causa della tua irriverenza”, disse facendo comparire un bracciale sul mio braccio.
“Non riesco più ad attaccare”, affermai spaventata dopo che avevo cercato di creare palle di fuoco.
“Lo so, ti ho bloccato i tuoi poteri” affermò avvicinandosi a me e guardandomi con sguardo di sfida poi dopo qualche secondo urlò: “Rinchiudeteli”
Killian si avvicinò a me e cercò in tutti modi di difendere sia me che lui, ma erano in troppi, infatti in poco tempo finii a terra svenuto. Provai a ad andare da lui, ma lo portarono via.
 “Killian” gridai provando ad andarlo a salvare, ma fui fermata da Jafar e poco dopo due guardie mi presero le mani e mi iniziarono a portare con la forza verso il castello. Tentai subito di ribellarmi, ma inutilmente perché mi diedero una bastonata in testa così forte che svenni.
   
 
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