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Autore: miss Gold_394    15/10/2018    1 recensioni
Una raccolta di coppie canon, het, slash con Severus Piton come protagonista indiscusso, dove verrà svelata ogni singola sfumatura del suo carattere.
Dal capitolo 29, paring Severus Piton/ Lucius Malfoy (Bella addormentata, prequel) " Tocchi impercettibili, sguardi maliziosi, sfrontati, lanciati in un silenzio urlato, che non avevano nulla di innocente. Loro non erano e mai sarebbero stati innocenti in qualcosa"
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Severus Piton | Coppie: Harry/Severus, Hermione/Severus, Lily/Severus, Severus/Narcissa
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Paring: The Potion Master and the Princess (il nome del paring è stato inventato da me)
Personaggi: Severus Piton e Sansa Stark 
Contesto: Cross-over (Game of Thrones), AU 
Genere: romantico, sentimentale
Titolo: The wolf and the snake  
 
 
Conosceva Lord Piton fin da quando era bambina.
"Conoscere"  forse era un termine troppo poco adatto, non ci aveva mai neppure parlato tanto allora, ma la sua presenza era stata una costante in tutta la sua breve vita.
Lord Piton, della Casata del Serpente, frequentava spesso Grande Inverno.
Le sue terre erano vicine a quelle degli Stark, e suo padre lo invitava nei loro domini per un consulto o per qualche favore.
Suo padre era un uomo buono e giusto, chiedeva a Lord Piton aiuti per il popolo che dimorava a città dell'inverno che si ripopolava dopo  l'estate e che poteva aver bisogno di cure per i malanni più gravi. Ma non era l'unico poiché la sua fama di Maestro Pozionista era vasta quasi quanto i Sette Regni.
Era chiamato in ogni dove per i suoi servigi. Si muoveva spesso, la sua carrozza nera come la pece e i suoi destrieri, anch'essi neri, percorrevano le strade dei feudi, anche se non tanto quanto sarebbe servito effettivamente. Severus Piton era un eremita, un lupo solitario e allo stesso tempo un reprobo.
Grande era la sua fama ma grandi erano le malelingue su di lui. Da alcuni veniva definito un demone, da altri più gentili un maledetto.
Anche il suo aspetto non ispirava benevolenza ma timore. 
Non si sapeva molto di egli e la sua storia, solo poche voci disperse nel vento freddo del Nord. 
Si diceva, non ad alta voce naturalmente, che venisse da una famiglia di umilissime origini e che grazie alle sue qualità, alla sua intelligenza e  a mille sotterfugi e inganni fosse diventato l'uomo che oggi era. Un uomo molto ricco,  potente, da non sottovalutare o prendere in giro.
Si mormorava anche che fosse uno stregone, e che dietro la distruzione di alcune casate come quella dei Potter e dei Black, ci fosse stata la sua mano. Ma poteva mai essere vero? I maghi esistevano solo nelle storie che le narravano da bambina.
Egli serviva, nonostante tutto ciò,  i Lord -forse anche quelli  che magari gli parlavano dietro le spalle- e Re Robert Baratheon   stesso. Pareva perciò che avesse alleati ma sicuramente non amici.
Non aveva parenti in vita, non aveva moglie, non aveva figli, neanche bastardi.
Eppure avrebbe potuto benissimo aspirare ad avere una consorte. Benché non fosse bello di certo non poteva essere definito un mostro, uno storpio, e l'aspetto sgradevole poteva essere colmato dai denari in suo possesso.  
Era un uomo  alto, magro, sempre vestito di nero come se fosse in lutto perenne. Le sue vesti e anche il suo mantello erano neri, di stoffa pregiata ma senza nessun ricamo vistoso e particolare. Era raffinato nella sua semplicità, ricercato e prezioso nell'umiltà e non nello sfarzo come tanti altri.
Aveva la pelle molto pallida, di un colore un po' malsano nonostante fosse evidente che godesse di ottima salute. 
I lineamenti del suo volto erano austeri, duri, il suo naso grifagno. Theon una volta, osservandolo passeggiare da solo per gli immensi cortili di Grande Inverno, l'aveva deriso a bassa voce per i suoi capelli lunghi e unti e per il suo naso adunco. Mossa sbagliata: anche se era parecchio lontano da loro aveva sentito tutto. Fece uno scatto rapido, visto che era girato di schiena, e il suo sguardo! Spaventò  perfino lei  che era innocente ed era sicura che Theon sognasse nei suoi incubi peggiori quello sguardo dannato.
La sua bocca era una linea severa che si dipingeva di frequente di disgusto o di sarcasmo se qualcosa non era di suo gradimento. E ben poche cose lo soddisfavano pienamente.
Aveva occhi di ebano, ardenti come braci quanto era arrabbiato o animato da passioni violente, altrimenti spenti come fondi di pozzi. 
Ma stregavano quegli occhi, lei non ne aveva mai visti di così scuri, ma poteva essere umano un uomo con quelle iridi?
Ammaliavano insieme alla voce: bassa, melliflua, arida o morbida come la seta. Essa era cangiante, mutava, si componeva di diverse sfumature e non aveva mai la stessa tonalità o espressione come il cielo  sopra le nostre teste. 
Molti avevano paura di Severus Piton. Emanava un'aurea fredda ma nonostante tutto questo non si poteva dire che fosse una persona malvagia.
Non era brutale, né prepotente o ingiusto. I suoi uomini e i suoi servi venivano trattati dignitosamente. 
Non suscitava simpatia ma quando parlava calava il silenzio e tutti rimanevano affascinati dalla sua voce e dai suoi discorsi. Era colto, erudito, i suoi modi educati e tinti di un'austera eleganza. Anche se, ed era palese, non amasse le feste, i balli e non rispettasse l'adeguata etichetta verso le dame di alto lignaggio che non avvicinava  alla sua persona.
Alcune, le più audaci, ci avevano provato fallendo miseramente. Le più giovani di queste erano persino scoppiate in lacrime con l'orgoglio a pezzi e la voce sardonica del Lord  che risuonava ancora nelle loro orecchie. Ed erano donne nient'affatto brutte. 
Qualcuno aveva sparso la voce che fosse insensibile alle fanciulle perché preferiva compagnie più maschili.
Tanto che Loras Tyrell al Torneo del Primo Cavaliere del Re, gli chiese se volesse venire nella sua tenda per vedere la sua nuova spada.
-Sinceramente-  aveva risposto stizzito Piton.    -Comprendo la sua passione per i combattimenti fra uomini, ma della sua spada non so che farmene, mi basta la mia-
Frase che fece ridere Lord Baelish, l'unico a comprenderne l'effettivo senso della battuta tra i pochi presenti che li avevano uditi. 
Anche quanto aveva conosciuto Olenna Tyrell con sua nipote Margaery aveva dato prova della sua lingua tagliente.
Margaery era molto bella, addirittura veniva ritenuta più bella di Cersei Lannister. Con quei suoi occhi da cerbiatta e le forme suadenti riusciva a incantare e sedurre chiunque, ma non c'era riuscita con Lord Piton che l'aveva praticamente ignorata, salutando solo con una piccola reverenza Lady Olenna. 
-A saperlo che non era interessato alle fanciulle giovani, mi sarei messa una veste più elegante e mi sarei proposta-
-Nonna!- esclamò scandalizzata la futura sposa del re.
-Non credo di essere degno della Regina di Spine, ma ne sono lusingato- le rispose mellifluamente il Lord.
Stranamente quando   vide lei invece, a differenza delle donne Tyrell, la salutò con estremo garbo. Nei suo sguardo si era animato improvvisamente  un sentimento che solo con tempo avrebbe compreso. Allora  era troppo giovane e infantile per  capire cosa si celasse nel cuore di quell'uomo.
L'aveva scambiato solo per semplice cortesia, forse pena per la sua condizione misera. Ma perché in fondo avrebbe dovuto interessarsi alla sua sorte? 
A Lord Piton non interessava nessuno, aveva mancato di rispetto perfino a Joffrey che era il re. Si era rifiutato di obbedire ai suoi ordini. 
Lei si trovava in ginocchio, come sempre, davanti alle scale che portavano al trono, implorando una grazia che non scendeva mai. Joffrey ancora una volta la stava torturando  davanti a tutta la corte. I suoi cavalieri dopo averla picchiata, le avevano perfino strappato la parte superiore dell'abito scoprendole la schiena coperta di lividi bluastri. I capelli le si erano sciolti dalla complicata acconciature e le ciocche ribelli sembravano sangue sulle sue ferite fresche.
L'uomo era stato chiamato a cospetto di sua maestà e le si trovava accanto, o forse sarebbe meglio dire che era lei a trovarsi ai suoi piedi come se fosse stata un docile cagnolino.
Il re gli aveva chiesto di far preparare per le sue nozze degli spettacoli per intrattenerlo. Lord Piton si era rifiutato.
-Non sono il vostro giullare e la mia arte di certo non  è qui per accontentare i vostri assurdi capricci- 
Le persone dentro la Sala del trono avevano trattenuto di colpo il fiato, nessuno si permetteva di mancare di rispetto a Joffrey Baratheon, forse solo suo zio Tyrion lo faceva. 
Joffrey si era alzato, adirato per quella grave offesa, ma fu costretto immediatamente a   indietreggiare. Il suo volto era diventato bianco come quello degli altri presenti.
Era calato un gelo irreale e le fiamme delle torce avevano preso in quel momento a tremare in maniera vistosa, come se ci fosse  stato del vento a scuoterle imperiosamente. 
Nessuno aveva detto una parola. Invece Lord Severus si era tolto con un movimento fluido  il  mantello e gliel'aveva messo  sopra le spalle, presa per le braccia delicatamente e fatta alzare. Poi l'aveva  affidata  a una delle sue ancelle, porgendole una strana boccetta viola. 
-Questo è per i suoi lividi. Fateglielo bere ogni notte prima di coricarsi- 
E se ne era andato, senza degnare nessuno di altra attenzione. 
Questi erano i suoi ricordi più importanti, ma ce ne erano stati altri e ritornare con la mente ad essi la faceva sentire meno sola. 
- Mia signora-
Si girò rapida,  richiamata da una voce. Era quasi sera, il buio era già sceso e stava anche incominciando a nevicare.  
-Mio signore- 
La figura del Mastro Pozionista si stagliava imponente e lei sembrava più piccina che mai inginocchiata in mezzo alla neve candida.  Lui pareva un'ombra nera su uno sfondo quasi irreale, i fiocchi di neve che cadevano lenti. 
-Non sentite freddo?- domandò Severus Piton alla giovane donna che aveva davanti.
Ella sospirò. Dalla sua bocca uscì una piccola nuvola di vapore che si disperse nell'aria.
-Io non sento più nulla e voi? Perché avete lasciato la vostra stanza al caldo?- 
Forse era per colpa del buio che le giocava brutti scherzi, ma a Sansa parve che sul volto di Lord Piton fosse apparso un tenue sorriso. Ma probabilmente aveva torto.
-In verità mia Lady speravo di trovarvi qui. Stavate pregando?-
-Non prego più da molto tempo ormai. Una volta lo facevo, quando ero solo una bambina stupida che non si rendeva conto di ciò che aveva. Ora quella bambina ha perso tutto.
Volevo avere altro e pregavo gli dei di accontentarmi. Volevo vivere un avventura, incontrare il mio cavaliere, vivere l'amore che veniva raccontato nelle ballate. Sono stata una stolta-
-Anch'io alla vostra età avevo dei sogni come i vostri, cavalieri a parte naturalmente- disse sarcastico.  -Penso sia normale. Tutti possiedono desideri, hanno ambizioni. Tutti sognano di salire una scala-
Si avvicinò e  le si sedette accanto. I suoi occhi sembravano ancora più neri nella penombra e i loro mantelli si sfioravano reciprocamente. 
-Sognavo di essere un principe. Come saprete non sono di  grandi e nobili natali, e ciò mi veniva costantemente rinfacciato. Sognavo di abbandonare per sempre l'umiltà delle mie origini e della mia condizione, di dimostrare finalmente il mio autentico valore-  strinse i pugni sotto il proprio mantello nero di velluto e pelliccia.  -E più di ogni altro sognavo la vendetta contro coloro che mi avevano umiliato per ciò che ero- 
-L'avete ottenuta la vendetta?-
-Sì-
-E ne siete felice?-
-Un poco ma non come auspicavo. Posso dedurre che anche per voi sia lo stesso, se non pure peggio. Non so trovare parole sufficienti per esprimervi il mio dispiacere per le vostre perdite-
Una lacrima scese sulle gote della fanciulla prima che potesse fermarla. Non pensava di riuscire ancora a fare qualcosa di così umano come piangere. 
-Mi mancano i miei fratelli, i miei genitori. Mi ricordo a malapena il volto di mia madre, l'ultima volta che l'ho vista è stato quando sono partita per Approdo del Re. Dicono che le assomiglio molto ma non ho mai avuto il suo coraggio. Anche voi sentite il peso della solitudine, mio Lord? Sentite la mancanza di qualcuno che vi capisca?- 
-Mi manca mia madre. È stata colei che mi ha insegnato tutto, l'unica che mi capiva appieno. Ho girato per molti regni per rincorrere la conoscenza, ma quello che mi ha donato lei nella sua umiltà è ineguagliabile. Era una strega,  è stata lei a tramandarmi i suoi segreti e a costruirmi questa- 
Dalla tasca dei suoi abiti cacciò un lungo bastoncino di legno scuro con degli strani disegni incisi. 
-Questa è la mia bacchetta. Sono certo che voi sappiate chi sia, la mia triste fama mi precede ovunque io vada- 
-Non m'importa di cosa dicano su di voi e della vostra fama. Io vi sono riconoscente per tutto quello che avete fatto per me- 
Lady Stark appoggiò le sue piccole mani su quelle dell'uomo che tremò sotto il suo labile ma deciso tocco. 
-Non vi ho mai dimostrato di esservi riconoscente- 
-Non ce ne bisogno, mia Lady-
-Insisto-
E lo bacio. Poggiò le sue labbra morbide come petali di rosa sulla bocca dell'uomo. Le dita della fanciulla si posarono lievi sulle sue guance magre, sotto i polpastrelli un accenno di barba ruvida. La ragazza temeva che l'uomo si scostasse e fuggisse via.
Ma Lord Piton pareva non credere a ciò che le sue pupille vedevano. Era un sogno, un miraggio, un'illusione da cui si sarebbe presto svegliato. Non poteva non essere altrimenti.
Ma tutto sembrava così reale, il viso bello e puro di Lady Stark era lì, contro il suo più vecchio, più stanco e più brutto. E l'aveva sempre amata più di qualunque altra cosa al mondo, più di se stesso. Il suo cuore batteva forte contro il suo petto, contro le sue ossa, incredulo. L'amava e sempre l'avrebbe fatto. 
Con i fiocchi di neve che incorniciavano i loro capelli e sotto gli alberi- diga, gli unici spettatori di questo spettacolo. 
Una foglia rossa cadde in mezzo a loro e tutto intorno  scomparse.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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