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Autore: summer_time    17/10/2018    1 recensioni
La vita può non essere così eccitante come si vede nelle storie di Instagram; la vita può non essere così leggere e bella come nelle favole raccontate ai bambini di tutto il mondo. Tutte noi, in un modo o nell'altro, avevamo avuto esperienze negative da questa fantomatica vita; e quando dico noi, intendo il gruppo per come lo conosco io adesso: non è stato semplice incastrare tutti i pezzi alla perfezione. Eppure eccomi qui, a raccontarvi di noi.
L'unico comune denominatore di sei ragazze completamente differenti, e inizialmente estranee tra loro, sono io. Tra una giornata e l'altra, ho vissuto le esperienze necessarie alla mia crescita, alla nostra crescita: ho dovuto imparare a essere amica, confidente, maestra, studente, protettrice, scusa, gioia e dolore. E l'unica cosa a cui riesco a pensare al momento è l'odore della buccia bruciata di quel mandarino, all'aroma agrumato nell'aria che si disperdeva leggero dalla stufa, in una fredda giornata d'inverno.
[Basato su fatti realmente accaduti e persone reali]
Genere: Comico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Emanuela

Ruolo: l’amica d’infanzia. Luogo di incontro: asilo.

Ho passato gran parte della mia vita essendo amica di Emi, e a passare il tempo con lei, rispetto all’estenuante convivere con mio fratello: il che la dice lunga su quanta pazienza abbia avuto la mia amica con una come me.

Io ed Emi abitiamo a circa cinquecento metri di distanza, in linea d’aria: entrambe abbiamo una casa a due piani, un bel giardino, un cane, un fratello minore rompiscatole, una stradina interna mai illuminata dai lampioni, dei pesci; lei in più possiede pure svariate tartarughe, un gatto – anche se in realtà è il gatto di uno dei suoi numerosi vicini - e due porcellini d’India. Un circo insomma.

Sinceramente non saprei descrivervi il nostro primo incontro, neanche la mia prima impressione che ho avuto su di lei: infatti, abitando in un minuscolo paesello - perso tra le colline del prosecco, come a volerlo nascondere ancora di più - con un massimo di cinquemila anime, i pochi nati all’anno erano lasciati all’asilo comunale, l’unico della zona. Si può ben capire, quindi, la mia inaccuratezza nel descrivere l’incontro con una delle persone più importanti della mia vita, spero vogliate perdonarmi.

Dovete poi sapere che io ed Emi siamo state sempre in classe assieme: tralasciando l’asilo, dove alla fine tutti erano amici di tutti e tutti giocavano con tutti, abbiamo passato elementari, medie e i primi due anni delle superiori nella stessa aula (per la precisione nella sezione B, tranne per le elementari che era una classe unica). Poi quell’idiota ha deciso di cambiare scuola – neanche indirizzo del liceo, no! Proprio l’edificio fisico dove andare a studiare – e quindi la nostra fortunata serie si è interrotta: maledizione, e io che pensavo potessi sfruttare quel cervello per tutta la durata del liceo. Ironicamente, ora siamo nella stessa città a studiare per l’università, anche se in corsi differenti: perciò, diciamo che la serie si è modificata nel corso del tempo. Facendo un rapido conto, tra poco saranno vent’anni che noi due siamo amiche, con i nostri soliti alti e bassi – anche se con Emi sono sempre stati più alti che bassi: credo io le sia rimasta così amica per l’incredibile e disumana pazienza che ha in corpo. Per darvi l’idea di quanto buona sia questa ragazza, vi dico soltanto che l’ho vista arrabbiata una sola volta nella mia breve vita e per colpa della padrona di casa del suo appartamento universitario: il messaggio che le ha mandato via Whatsapp dove, insieme ai suoi ormai ex-coinquilini, le sputava in faccia lo stato schifoso in cui era l’appartamento, è stato il coronamento della mia influenza pluri-annuale sul suo Essere. Mi sono sentita così orgogliosa. Voi non potete neanche capire quanto. Potrei mettermi a piangere al momento.

Essendo nate in questo piccolo paesino, abbiamo svolto insieme le attività comunitarie proposte per i bambini: l’oratorio della chiesa è diventato il nostro punto di ritrovo nei sabati e nelle domeniche, soprattutto durante l’estate, dove giocavamo o nel campo da basket o in quello affianco da calcio; hanno poi iniziato il corso estivo di pattinaggio in linea – o come lo chiamiamo semplicemente, roller – corso che è perdurato negli anni: ora sono io che insegno al livello dei principianti, insieme a Emi e ad altre ragazze. Inoltre ogni mattina di luglio, per quasi dieci anni, andavamo a un corso di ricamo tenuto da un gruppo di suore nel comune vicino: ci siamo fatte un corredo a testa, tra asciugamani, centrini, tovagliette e canovacci vari – anche se io devo ancora finire di ricamare un lato intero della mia tovaglia da otto persone, la mia ultima opera. Ops. Come se non bastasse, entrambe abbiamo sempre avuto la passione per il canto: abbiamo perciò partecipato attivamente al coro dei bambini della chiesa, fino al suo scioglimento, tentando di prendere parte poi al coro giovanile. Alla fine entrambe abbiamo abbandonato, Emi poiché non aveva più tempo a disposizione con le sue lezioni di violino, io perché ho cambiato idea sulla fede (credevo davvero nel Cristianesimo, essendo nata anche da una famiglia cristiana. Poi ho strappato la fede dalla mia pelle perché mi ha tradita nel peggior modo possibile). L’unica ragione in comune era il terribile clima che si respirava con la direttrice del suddetto coro: da brividi.

Grazie a Emi, ho conosciuto Gioia: loro due avevano legato molto durante i tre anni delle medie – Gioia era nella sezione A - mentre io ci ho fatto amicizia durante il primo anno delle superiori, quando decise di iscriversi nello stesso liceo dove saremmo andate io e Emi. Alla fine, eravamo e siamo tutt’ora un trio molto affiatato: passiamo almeno una giornata di vacanze insieme, dove ci scambiamo regali (a Natale) o dolcetti (a Pasqua), organizziamo molto spesso cene a casa di una delle tre o andiamo al cinema insieme. Se Gioia è la mente del gruppo, la parte principalmente sarcastica, Emanuela è la parte dolce del gruppo, il cuore di panna del trio, sempre pronta a gossippare su parenti e conoscenti con le sue immancabili domande amorose: credo ormai di aver perso il conto delle volte in cui mi ha fatto domande sulla mia situazione sentimentale.

“Ma allora ragazze, i morosi?”

E lo dice con un sorrisetto d'aspettativa. Come se dopo vent'anni, ancora non avesse capito che la mia vita sentimentale è pari a zero.

“Emi, ne abbiamo già parlato settimana scorsa, non c’è nulla di nuovo. Se ci fosse anche un minimo segnale, ve lo direi subito!”

“Controllavo!”

E si incavola quando crede che le stia mentendo. Oppure un qualcosa tipo:

“L’ultima di noi tre che si sposa, porta tutte e tre a Las Vegas per l’addio al nubilato!”

“Ma quando mai succederà, Emi!”

“Non ho soldi neanche per comprarmi i libri per quest’anno, figuriamoci se vi porto a Las Vegas.”

Che poi, non ho alcuna intenzione di sposarmi e sto trascinando pian piano Gioia dalla mia opinione: ho come il sospetto che Emi sarà la prima e l’unica, tra le tre, a sposarsi. E il suo matrimonio sarà una favola, felice e appagante, parola mia, altrimenti dovrò eviscerare il suo futuro marito.
  
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