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Autore: MorganaMF    18/10/2018    1 recensioni
«Quando Duncan è arrivato al nostro accampamento, non avrei mai potuto immaginare tutto ciò che ne sarebbe conseguito. Voleva reclutare un solo elfo Dalish, e invece se ne è ritrovati due: i gemelli Mahariel, fratello e sorella. Gli ultimi rimasti della nostra famiglia, dopo che nostro fratello Tamlen era sparito nelle rovine.
Il Quinto Flagello mi ha portato via quasi tutto: ho dovuto abbandonare il mio clan, ho perso la mia famiglia... ho perso perfino una parte della mia vita, strappatami via dall'Unione. Ma, per assurdo, questo Flagello mi ha portato alcune delle cose più belle: ho trovato l'amore, ho incontrato le persone più strane... ho stretto rapporti profondi con molti umani, cosa che un tempo non avrei mai creduto possibile. Una di loro, in particolare, mi resterà sempre nel cuore: sarebbe diventata parte della mia famiglia, se le cose fossero andate diversamente. La cara, indimenticabile Hawke. È stata con noi fino alla fine, ci ha aiutati a sconfiggere il Flagello e sarebbe dovuta diventare un Custode Grigio; ma alla fine è andata per la sua strada, come tutti gli altri.
Non dimenticherò mai questo Flagello: nel bene e nel male, ha cambiato per sempre la mia vita.»
[M. Mahariel]
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alistair Therin, Altri, Custode, Hawke
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La Gran Via Imperiale permise al gruppo di raggiungere Orzammar in una sola settimana, nonostante fosse un regno nascosto fra le Montagne Gelide a nord-ovest. Nessuno di loro era mai stato lì prima d’allora, e vedere la mastodontica porta scavata nel dorso della montagna li fece esclamare di meraviglia.
Orzammar, insieme a Kal Sharok, era l’ultimo regno dei nani sopravvissuto alla prole oscura. Prima che quest'ultima facesse la sua comparsa, l’impero dei nani si estendeva nel sottosuolo di tutto il Thedas: era diviso in dodici grandi thaig principali, enormi città scavate nella pietra che comunicavano fra loro attraverso una rete di tunnel chiamati Vie Profonde. Con lo scoppio del primo Flagello, tuttavia, le Vie Profonde vennero invase dalla prole oscura: dopo anni di guerre e vani tentativi di respingere il nuovo nemico nelle profondità della terra, tutti i thaig caddero. Solo Orzammar e Kal Sharok rimasero intatte, complice forse anche la vicinanza con la superficie.
Il gruppo dei Custodi dovette mostrare i trattati per avere accesso al regno sotterraneo: Orzammar aveva infatti chiuso le porte a chiunque. La causa di tale chiusura erano l'instabilità politica e le lotte interne per il diritto di successione al trono scatenatesi dopo la morte di re Endrin Aeducan, pochi mesi addietro. Una volta entrati nella città sotterranea, i Custodi furono subito scortati alla sede dell’Assemblea nanica.
«Questo posto mi fa venire i brividi… come fanno a vivere chiusi qua sotto, senza mai vedere la luce del sole?» borbottò Merevar lungo il tragitto, le iridi che saettavano rapide in tutte le direzioni.
«Però è davvero notevole» commentò Leliana, lo sguardo che si muoveva incantato su quell’insolito paesaggio fatto di roccia e fiumi di lava che sobbolliva e illuminava la città a giorno. «Costruire una città sottoterra, e riuscire a mandarla avanti per secoli… impressionante!»
La città si sviluppava in altezza ed era divisa in quartieri: il più basso era il distretto della polvere, in cui erano relegati poveracci e malviventi; a metà si trovava il quartiere popolare abitato dalla gente comune, dai fabbri e dai mercanti. Nella città alta, a dominare l'intera Orzammar, c'era il quartiere dei diamanti: la culla della nobiltà.
Ovunque attorno a loro si poteva udire il suono dei molti martelli che battevano sulle incudini, i fabbri che sferragliavano in ogni dove, i mercanti lungo le strade che gridavano allegri per attirare l’attenzione dei passanti. Una volta saliti al quartiere dei diamanti, dove le case diventavano veri e propri palazzi e dove la gente era meno allegra e più sostenuta, l’atmosfera festosa del quartiere popolare arrivava come un brusio di sottofondo: qui le uniche persone in strada erano evidentemente nani di alto lignaggio, vestiti di ricche armature e indumenti di seta e velluto dai colori sgargianti. C’erano anche gruppi di giovani ragazze che passeggiavano avanti e indietro, i giovani volti vistosamente truccati e le vesti non particolarmente ricche che valorizzavano le loro forme prosperose.
Il palazzo che ospitava l’Assemblea era proprio accanto al palazzo reale della famiglia Aeducan. Dovettero attendere una buona mezzora prima che qualcuno andasse ad accoglierli: le porte della sala dov'erano riuniti i nobili si aprirono e una moltitudine di nani schiamazzanti dall’aria stizzita prese a uscire. Uno di loro andò incontro ai Custodi.
«Vi chiedo scusa, l’Assemblea si trova in una fase… delicata» sospirò il nano una volta di fronte a loro, le porte del salone finalmente chiuse dietro di sé. «Io sono Bandelor, il supervisore dell’Assemblea. Come posso aiutarvi?»
Melinor porse i trattati al nano, che li esaminò con attenzione facendosi via via sempre più serio.
«Per la sacra Pietra… l’Arcidemone non poteva scegliere un momento peggiore per risvegliarsi» mormorò. «Mi dispiace Custodi, ma al momento Orzammar non può scendere in battaglia. Non finché un nuovo re non verrà eletto, e se la situazione non migliora potrebbe volerci ancora un bel po’.»
«Ma il vostro esercito è pur sempre disponibile» osservò Alistair. «Non potete metterlo a disposizione?»
«Soltanto il re di Orzammar può dare l’ordine all’esercito di partire in battaglia, è la nostra legge. Senza contare che, con il caos che vige attualmente in città, i soldati sono necessari qui per sedare dispute e rivolte, e per tenere a bada la criminalità che si sta facendo sempre più sfacciata.»
«Ma c’è un Flagello lassù!» esclamò Merevar indignato. «La gente sta morendo, e voi dovreste mettere da parte le vostre faccende politiche per dare una mano. Lo avete promesso, è scritto nero su bianco sulle pergamene che avete in mano!»
«Con tutto il rispetto, Custode: la gente muore a causa della prole oscura ogni giorno qui a Orzammar, e non mi risulta che i lord umani si preoccupino mai di darci una mano» si accigliò il nano. «Voi Custodi Grigi siete tenuti in grande considerazione da noi nani, e siete anche gli unici che ci aiutano a tenere a bada la prole oscura. Per questo vi siamo riconoscenti, e vorremmo aiutarvi; ma al momento ci è impossibile.»
«Il vostro re è morto da mesi ormai» prese la parola Melinor. «Ed eravate riuniti fino a poco fa… non dovreste aver già eletto un nuovo re a quest’ora?»
«Se solo fosse così semplice come lo fate sembrare…» si sfregò il viso con le mani il nano, visibilmente stanco e provato. «Dovete sapere che ci sono ben due legittimi successori in lizza: uno è il principe Bhelen Aeducan, unico figlio del re ancora in vita. L’altro è lord Pyral Harrowmont, consigliere del defunto re e scelto da questi in punto di morte come suo successore.»
Alistair strabuzzò gli occhi. «Perché il re ha scelto il suo consigliere come successore, se aveva un figlio?»
«Si tratta di una questione complicata» mormorò il nano, guardandosi attorno con aria nervosa. «E non è questo il luogo per discuterne. A ogni modo» concluse, restituendo i trattati a Melinor «a meno che non vogliate restare ad aspettare l’esito delle elezioni, non c’è nulla che Orzammar possa fare per aiutarvi. Mi rincresce, Custodi.»
L’elfa scambiò una rapida e incredula occhiata con i suoi compagni prima di tornare a fissare il nano. «Dunque questo è quanto? Le uniche scelte che abbiamo sono aspettare o andarcene senza il vostro esercito? Ci sarà pure qualcuno in grado di racimolare qualche manciata di guerrieri!»
«Potreste provare a rivolgervi a uno dei due contendenti» suggerì Bandelor. «Sono i nani più abbienti e influenti di Orzammar, e forse accetteranno di aiutarvi. Ma badate, una volta che vi sarete appellati a uno dei due non potrete più rivolgervi all’altro: sono diventati entrambi paranoici, non escono mai dai loro palazzi per timore d’incappare in qualche trappola, e lasciano entrare solo poche persone fidate nelle loro magioni. Se andrete da uno, l’altro lo verrà a sapere e non vorrà più avere a che fare con voi; perciò scegliete saggiamente.»
Detto ciò il nano si congedò e li lasciò soli; rimasero a fissarsi gli uni con gli altri, increduli ed esasperati. Senza una parola uscirono dalla sede dell’Assemblea.
«Aspettate, Custodi!»
Una nobile li seguì all’esterno del palazzo e li raggiunse di corsa. «Dovete perdonarmi, ma senza volere ho sentito la vostra conversazione con il supervisore Bandelor… e sento di dovervi mettere in guardia. Non rivolgetevi al principe Bhelen, quel ragazzo è una serpe!»
«E voi sareste…?» chiese Melinor, stupita dalla veemenza con cui la nana sosteneva le sue ragioni.
«Nerav Helmi, terzogenita della casata Helmi. Non essendo di Orzammar non lo sapete, ma la mia famiglia è fra le più influenti nella nostra società.»
«Capisco» annuì Melinor, scrutando con attenzione la nana. «Non sembrate parteggiare per Bhelen… posso chiedervi perché?»
«Naturalmente, sono qui per questo. Il supervisore non ha poluto dirvi tutta la verità perché il suo ruolo richiede imparzialità, ma la mia famiglia sostiene lord Harrowmont apertamente; non ho problemi a dirvi come stanno le cose» si fece seria in viso. «Il principe è sospettato di aver ucciso suo fratello maggiore Trian, legittimo erede al trono, e di aver fatto ricadere la colpa sulla secondogenita Sereda, che è stata esiliata nelle Vie Profonde. Tutto questo per diventare l'unico erede al trono. I sospetti si sono fatti ancor più forti quando re Endrin si è misteriosamente ammalato poco dopo, e il fatto che il re stesso abbia indicato lord Harrowmont come suo successore parla da sé.»
«E suppongo non ci siano prove sulla colpevolezza del principe, che sicuramente le avrà fatte sparire» s’inserì Zevran, attirando su di sé gli sguardi sorpresi degli altri. «Che c’è? Intrighi del genere sono il pane quotidiano per i Corvi di Antiva, non ci vuole un genio a capire cos’è successo qui.»
«Purtroppo avete ragione, messere» sospirò Nerav. «Il dibattito che va avanti da mesi è dovuto proprio al fatto che non ci sono prove. I sostenitori di Bhelen si appellano al suo diritto di successione come Aeducan, poiché la sua famiglia ha regnato per secoli e la tradizione non deve essere spezzata; inoltre si fanno forti del fatto che le ultime volontà del re siano state trascritte proprio da Harrowmont, in quanto suo consigliere. Sostengono che si sia assicurato il diritto di successione falsificando i documenti a proprio vantaggio, ma questa è una calunnia messa in giro da Bhelen! Conosco lord Harrowmont, è sempre stato fedele agli Aeducan e non farebbe mai nulla del genere. Ve ne prego, se mai doveste rivolgervi a qualcuno in cerca d’aiuto andate da Harrowmont.»
«Lo terremo presente, lady Nerav. Grazie del vostro consiglio» la congedò Melinor. Quando la nobile si fu allontanata si rivolse agli altri. «Dobbiamo decidere cosa fare.»
«Va bene, ma facciamolo in un posto più confortevole… ho adocchiato una locanda giù nel quartiere popolare che fa proprio al caso nostro» propose Zevran.

 

Fu così che si ritrovarono al Tapster, il locale più famoso di tutta Orzammar, dove la birra scorreva a litri e il fracasso regnava incontrastato. Nani ubriachi e festosi brulicavano in ogni angolo, e il suono di bicchieri rotti e pugni volanti era all’ordine del giorno.
«Mi sembra ovvio: dobbiamo dare una svegliata a questi nani» disse Morrigan agli altri, ognuno con un boccale di birra di licheni offerta loro dalla casa. «Dimostriamo che questo principe è colpevole, così non avranno più dubbi! I nani avranno un re, noi avremo il nostro esercito e potremo andarcene da qui!»
Leliana rise. «Si vede che sei cresciuta in una palude. Credi davvero che sia così semplice dimostrare la colpevolezza di un principe che non vuol essere scoperto?»
«Per una persona ordinaria come te forse è difficile, ma non per me» assottigliò gli occhi con aria di sfida la strega.
«Da quando ti preoccupi degli altri, megera?» alzò un sopracciglio Alistair. «Non te n'è mai importato niente finora, hai sempre criticato la nostra linea d'azione proponendo di continuo di lasciare tutti nei loro guai e andare dritti per la nostra strada... e ora ti proponi di scovare il colpevole? Hai preso una botta in testa?»
Morrigan non rispose, limitandosi a bere un paio di sorsi dal suo boccale; Melinor la guardò di sottecchi. Conosceva benissimo le ragioni di Morrigan, sapeva che aveva fretta di concludere tutto il più in fretta possibile per potersi dedicare a sconfiggere sua madre.
«… devi ammettere che il principe Bhelen ha idee che potrebbero giovare alla società!» parlò una voce dal tavolo di fianco.
«Sì, come no! Aboliamo il sistema delle caste, così i criminali e i fannulloni diventeranno nostri pari! Per non parlare poi di quei disonorati dei nani di superficie, che hanno scelto di allontanarsi dalla Pietra e non sono degni d'esser chiamati nani!»
«Ci sono persone brillanti fra loro, e potrebbero essercene anche fra i senza casta. Ma non potranno mai dimostrarlo finché non daremo loro i mezzi per provarci! Solo con Bhelen Orzammar potrà diventare una società nuova e moderna!»
Leliana ammiccò al resto del gruppo, poi si voltò e si rivolse ai due nani. «Chiedo scusa, messeri... perdonate le mie maniere, non volevo interrompervi...»
«Fate pure, signora. Io ho finito con questo rivoluzionario dei miei stivali» borbottò il più anziano dei due nell'allontanarsi. Il giovane rimasto scosse il capo contrariato; poi osservò il gruppo e dischiuse le labbra in una muta esclamazione.
«Voi siete i Custodi Grigi! Vi ho visti parlare con il supervisore Bandelor. È un onore fare la vostra conoscenza» si esibì in un inchino, dimostrando la sua appartenenza alla nobiltà. «Come posso aiutarvi?»
«Vi abbiamo sentito discutere con il vostro amico, e ci siamo incuriositi. Parlavate molto bene del principe, nonostante le voci su di lui siano...» si schiarì la voce la rossa «Controverse, diciamo.»
Il nano tirò la bocca in un'espressione combattuta. «E così ne siete già a conoscenza... sentite, il principe non è mai stato molto amato. È sempre stato messo in ombra dal fratello maggiore e dalla sua forte personalità, e persino dalla sorella Sereda, abilissima combattente che era stata promossa a comandante dell'esercito subito prima del suo esilio. Ma Bhelen ha idee nuove, che a mio avviso porterebbero quaggiù una ventata d'aria fresca... sapete, vuole abolire il sistema delle caste.»
«Come funziona questo sistema?» s'incuriosì Melinor.
«Oh è vero, probabilmente voi gente di superficie non lo sapete. In breve, la società nanica è divisa in rigide caste: al vertice troviamo i nobili, seguiti dai guerrieri; poi ci sono minatori, fabbri e artigiani, e infine i popolani. Un caso a parte sono i senza casta: persone che vivono nel quartiere della polvere. È gente senza averi e senza morale: sono per lo più mendicanti, prostitute e criminali del Karta. Contrariamente a tutti gli altri membri della società, la loro esistenza non viene nemmeno registrata nei Ricordi, ovvero i registri della storia nanica conservati al Modellatorio. Anche i nani che salgono in superficie perdono di diritto la loro casta, se ne hanno una.»
«E il principe vuole abolire questo sistema?» si stupì Leliana.
«Sì, anche se questo non gli fa certo guadagnare il favore dei più tradizionalisti. La nostra società funziona così da sempre, c'è la credenza diffusa che le caste debbano restare come sono perché di fatto le famiglie di ogni casta si sono guadagnate il diritto d'appartenervi, generazione dopo generazione. Si crede che i figli dei criminali non possano essere altro che criminali a loro volta, e a loro volta i figli dei fabbri ereditano il talento dai loro antenati; e così via.»
«Ma è un sistema ingiusto!» s'indignò Melinor. «Non c'è alcun modo di aggirare la cosa?»
«Soltanto uno: dare un figlio a un nano di casta superiore alla propria, e sperare che nasca con lo stesso sesso del genitore più altolocato» continuò a spiegare il giovane nano. «Se siete stati nel quartiere dei diamanti avrete visto delle giovani ragazze lungo le strade: quelle sono adescatrici. Popolane e persino senza casta, che sperano di accalappiare qualche nobile e dar loro un figlio maschio: il nascituro eredita la casta del genitore dello stesso sesso, pertanto dando loro un bambino diventerebbero madri di un nobile e verrebbero accolte nella sua casata. Non diventerebbero nobili, badate bene: manterrebbero il loro status sociale, ma otterrebbero di diventare concubine grazie al figlio. Contrariamente, dando alla luce una femmina... se ne tornerebbero da dove sono venute con una figlia della loro stessa casta.»
«Perdonatemi se ve lo dico, ma questo è un sistema davvero stupido» commentò Merevar con le sopracciglia aggrottate.
«Concordo con voi, Custode. Per questo sostengo Bhelen: non sarà il principe più amato della storia di Orzammar, ma è l'unico che vuole cambiare le cose. E poi è un Aeducan, ha tutto il diritto di sedere su quel trono.» Lanciò un'occhiata verso la porta, dove qualcuno si stava sbracciando per attirare la sua attenzione. «Ora scusatemi, ma la mia presenza è richiesta altrove. Buona permanenza a voi, Custodi» chinò il capo in segno di rispetto prima di trotterellare verso l'uscita.
«Non so voi, ma questo Bhelen non sembra tanto male ora che ho sentito quali sono i suoi progetti» disse Merevar. Una risata alle sue spalle seguita da un sonoro rutto lo fece sobbalzare.
«Non dar retta a quel bamboccione di Denek, è solo un voltagabbana pronto a dare il suo voto al miglior offerente. E in quanto al principino, vuole abolire le caste solo per interessi personali. Lo sanno tutti che si è invaghito di una senza casta che sta per scodellargli un moccioso, e pensate che disonore se alla fine si ritrovasse con una figlia senza casta nei bassifondi della città!» concluse con una grassa risata il nano dalla chioma rossa con la barba sporca di birra. «Credete a me, quello spocchioso di Bhelen non fa mai niente che non gli convenga. Era così anche da piccolo, non gliene è mai fregato niente degli altri.»
«Parlate come se lo conosceste...» insinuò Leliana.
«Infatti è così. Che c'è, non mi credete?» si girò sulla sedia nel vedere meglio le espressioni scettiche dei suoi interlocutori. «Oh già, anche voi siete come tutti gli altri! Sempre pronti a giudicare un nano un po' sbronzo!»
«Scusate, non intendevo...»
«Tutti pronti a dimenticare il grande Oghren, uno dei più stimati guerrieri di Orzammar!» continuò a sproloquiare il nano rabbioso. «La mia ascia faceva comodo a tutti quando c'era bisogno di spaccare crani, ma dopo che mia moglie mi ha lasciato tutti mi hanno voltato le spalle! Mai nessuno che voglia aiutarmi!»
La locandiera passò di lì e consigliò con un labiale di andarsene e lasciare il nano da solo; il gruppo non esitò a farlo.
«Bene, ora noi dovremmo andare» si scusò Leliana, e stavano per alzarsi tutti in piedi quando Oghren li fermò con una domanda.
«E se vi dicessi che ho la soluzione al vostro problema?» disse, iniziando a sghignazzare quando notò le espressioni incuriosite di umani ed elfi. «Se vi dicessi che posso aiutarvi a far eleggere immediatamente un nuovo re?»
«Smettila di fare il misterioso e parla!» lo esortò Merevar, con il risultato di far sganasciare dalle risate Oghren.
«E io che pensavo che gli elfi fossero tutte femminucce! Mi piaci, ragazzo! Comunque» tentò invano di ricomporsi, ottenendo di sembrare soltanto un po' alticcio «io so cosa vi serve: un Campione.»
«Ho sentito parlare dei Campioni» annuì Leliana. «Si tratta di figure storiche importanti per voi nani, giusto? Li venerate quasi come degli Dei. Sono tutti i nani passati alla storia per meriti particolari, come importanti imprese militari o scoperte innovative, e che per questo hanno ottenuto il diritto di fondare una casata a loro nome.»
«Hai detto bene, donna» singhiozzò Oghren. «Dato che noi veneriamo i Campioni, la parola di uno di loro è praticamente legge.»
«Ma non sono tutti morti?» chiese Alistair perplesso.
«È quello che tutti credono, ma ce n'è una ancora in vita: mia moglie, Branka!»
Tutti rimasero interdetti a fissarlo, palesemente convinti che il nano stesse farneticando. «Ancora non mi credete?» sbatté il pugno sul tavolo Oghren. Con dei riflessi incredibili per un nano pieno d'alcool afferrò il braccio di una cameriera che passava di lì. «Tu, dì ai Custodi che Branka è un Campione e che è mia moglie!»
La cameriera roteò gli occhi con fare scocciato, per nulla sorpresa di essere stata agguantata così. Confermò la storia di Oghren e poi se ne andò come se nulla fosse, lasciandolo a gongolare. «Visto?»
«Non ce la racconti giusta, amico» incrociò le braccia sul petto Merevar. «Se avete un Campione ancora in vita, perché questa situazione di stallo va avanti da mesi? Non potevate appellarvi subito a tua moglie?»
«Si, beh... ecco... potrebbe esserci un problemino con Branka» si grattò la testa l'altro con aria colpevole. «Lei è partita due anni fa con l'intera casata in una spedizione nelle Vie Profonde, e non è più tornata.»
Alistair strabuzzò gli occhi. «Due anni fa? Come potete pensare che sia ancora viva dopo due anni passati nel territorio della prole oscura?»
«Voi non la conoscete! Quella donna è micidiale, quando si mette in testa una cosa la ottiene! Cercava un antico tesoro perduto del nostro popolo, ed è partita con una cinquantina di nani! Sono sicuro che è ancora viva!»
«Con tutto il rispetto, nemmeno un Custode Grigio potrebbe resistere tanto a lungo là sotto» obiettò ancora Alistair.
«Ve lo ripeto, Branka è una dei Campioni di Orzammar! È geniale, ha tutte le risorse per potersela cavare! Se organizzassimo una spedizione per cercarla e la riportassimo indietro...»
«Cosa?» stavolta fu Melinor a spalancare la bocca. «Sentite, mi dispiace molto per vostra moglie e per voi, ma non possiamo permetterci di partire per una spedizione di ricerca. C'è un Flagello là fuori, noi tre siamo gli unici Custodi Grigi rimasti in tutto il Ferelden e non possiamo metterci in pericolo così. E se anche ne uscissimo vivi, chissà quanto ci vorrebbe per ritrovarla là sotto!»
«Probabilmente meno di quanto ci metteranno quei dannati deshyr a eleggere un re! Non capite? Queste teste di bronto non arriveranno mai a una conclusione, se li lasciate fare! Serve una voce forte che dica loro cosa fare, e quella voce è di Branka!» non demordette Oghren.
«Mi dispiace, ma non possiamo permetterci di correre un simile rischio. Vi ringraziamo del consiglio, ma troveremo un altro modo» asserì Melinor alzandosi in piedi, imitata da tutti gli altri.
«Beh buona fortuna, Custodi» ribatté il nano con stizza. «Vi avrei offerto da bere, ma siete un manipolo di snob come tutti gli altri.»
Nessuno di loro volle replicare; lo lasciarono da solo a bere e uscirono dal Tapster.

 

Trovarono qualcuno ad accoglierli appena fuori dalla locanda: un nano in armatura lucida e rifinita di tutto punto s'inchinò davanti a loro.
«Custodi» li salutò, «sono Vartag Gavorn, il secondo del principe Bhelen. Sono qui per invitarvi a partecipare alle Prove come ospiti d'onore di sua altezza. In caso non lo sapeste, le Prove sono un importante torneo in cui si scontrano i più valorosi guerrieri di Orzammar; le Prove che avranno inizio fra poco sono state indette per onorare la memoria del nostro defunto re Endrin. Sarebbe un onore avervi fra il pubblico.»
«L'onore sarà nostro. Accettiamo volentieri l'invito» replicò Morrigan lasciando tutti di stucco.
«Bene. Seguitemi, vi conduco subito all'arena» sorrise Vartag iniziando a far strada.
«Morrigan, ma cosa fai?» sibilò Melinor alla strega. «Se ci facciamo vedere con Bhelen, Harrowmont non vorrà più saperne di noi! E io non voglio avere nulla a che fare con fratricida!»
«Non sappiamo ancora se lo è davvero, ma avvicinandoci a lui avremo modo d'indagare» ribatté l'altra, tranquillissima. «Mi sto solo assicurando di far finita questa storia il più in fretta possibile.»
«Ci hai solo messi in pericolo» s'inserì Leliana, un'accesa nota di rimprovero nella voce. «Se il principe ha davvero ucciso la sua famiglia, cosa credi che farebbe a noi se ci cogliesse in flagrante?»
«Oh suvvia, mio bellissimo bardo d'Orlais» cantilenò Zevran. «Non mi dire che non ti sei mai infiltrata nel covo del nemico sotto mentite spoglie... sai benissimo che è la via più rapida per terminare il lavoro.»
«Sì, certo; quando sei da solo, non in un gruppo di otto persone!» brontolò la rossa.

 

Arrivarono alla grande arena ove si svolgevano le Prove: uno stadio gremito di cittadini esultanti, seduti sugli spalti che circondavano l'anello terroso su cui si sarebbero svolti di lì a poco i combattimenti. I posti migliori, proprio al centro degli spalti, erano riservati alla famiglia reale: Bhelen sedeva sul seggio riservato al re, ma si alzò alla visione di Vartag e del suo seguito.
«Custodi» s'inchinò davanti a loro, «vi ringrazio d'essere qui. La vostra presenza ci onora immensamente. Prego, prendete posto» indicò loro alcuni posti dietro al suo.
A vederlo non sarebbe sembrato la serpe di cui tutti sparlavano: sembrava un giovane nano gentile, con l'oro nella barba e nei capelli e due zaffiri al posto degli occhi. Persino la sua voce era calda e morbida come la più soffice lana. Un truffatore perfetto pensò Melinor fra sé.
Per tutta la durata delle Prove il principe si dimostrò un padrone di casa impeccabile: si girava spesso e volentieri per raccontare ai suoi ospiti delle loro tradizioni, per condividere aneddoti sui guerrieri in campo e per chiedere loro cosa pensassero del suo regno.
Alla fine di tutto si dimostrò ancor più cordiale.
«So che siete qui per via del Flagello; mi rincresce non potervi aiutare. Se solo avessi il potere di farlo, darei subito ordine all'esercito di prepararsi a partire... ma siete già al corrente della situazione» si strinse nelle spalle con aria affranta. «Ditemi, intendete restare o volete ripartire?»
«Pensavamo di restare per un po', nella speranza che l'Assemblea possa raggiungere un accordo durante la nostra permanenza... ma non possiamo trattenerci troppo a lungo. Oltre al Flagello abbiamo una guerra civile in corso, in superficie.»
«Una guerra civile? Proprio ora?» si meravigliò Bhelen.
«Sì, anche i lord umani hanno i loro problemi di successione» fece del sarcasmo Alistair, strappando un sorrisetto al principe.
«Un problema comune, vedo... bene, allora se intendete rimanere vi ospiterò nella mia magione. Non posso permettere che degli ospiti del vostro calibro finiscano ad alloggiare in qualche squallida locanda.»
«Non dovete disturbarvi, vostra altezza...» fece la modesta Melinor.
«Insisto.»
Melinor sentì su di sé gli sguardi di Morrigan e Zevran, quasi poteva sentirli mentre le dicevano col pensiero accetta; poi vide apparire Leliana al suo fianco.
«Ci sono pochi principi così affabili e ospitali» disse con la sua maschera da innocente damigella, maschera che Melinor aveva ormai imparato a riconoscere; la rossa guardò Melinor negli occhi, il suo messaggio che arrivava forte e chiaro. L'elfa rivolse un sorriso al principe.
«Vi ringraziamo di cuore, principe Bhelen. Accettiamo l'invito.»
Nemmeno un'ora dopo le porte dorate del palazzo reale si richiudevano alle loro spalle: il gioco era iniziato.

   
 
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