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Autore: giamma21    18/10/2018    1 recensioni
Una baita isolata, cinque amici e un oscuro presentimento... quale sinistro segreto si cela dietro un weekend di festeggiamenti?
Genere: Mistero, Sovrannaturale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi unisco nuovamente a Marcus, e gli stringo la mano. Lui comunica il necessario attraverso lo sguardo.
“A I U T O.”
Sorrido innocentemente e gli do un altro bacetto sulla guancia.
Attraversiamo un corridoio poco illuminato e mano a mano apriamo le porte che ci circondano.
Tess trova una stanza singola e se l’aggiudica.
“Immagino che sia questo ciò che mi spetta per essere venuta senza accompagnatori”, commenta.
“Non prendertela tesoro, puoi sempre riprovarci tra un anno” le dico, sorridendo.
Lei ride ad alta voce.
“Consideratemi impegnata con il diavolo”.
Lilah le fischia dietro.
“E dov’è stasera il diavolo?”, chiede Marcus.
“Una ragazza deve sempre farsi desiderare”, risponde Tess, carezzandosi i capelli in modo seducente, “No?”.
Entra in camera sua e noi proseguiamo.
“Quella non se la fa neanche un angelo”, commenta Parker, “È troppo fuori”.
Lilah gli dà un colpo con il gomito.
“Cerca solo attenzioni, non è mica una satanista”.
Io e Marcus ci diamo un’altra occhiata, e nascondiamo un sorriso imbarazzato.
Parker apre un’altra porta, rivelando una camera a due letti con bagno annesso.
“Aggiudicata”, proclama Lilah, lanciando sopra un letto la sua valigetta rosa.
“Okay reginetta del ballo, non dovremmo vedere anche l’altra prima di decidere?” chiede Parker, visibilmente scocciato nel vedere due letti staccati.
“Mio caro Vice rappresentante, ti ho già permesso di dormire nella mia stessa stanza. Non farmene pentire” risponde lei, con aria altezzosa.
Oh Lilah, provi così tanto a nascondere quello che c’è tra voi, peccato che tu sia una pessima attrice. E poi non avresti scelto di dormire insieme a Parker se non ti fosse piaciuto.
Io e Marcus auguriamo il meglio a entrambi e ci affrettiamo a fuggire verso la nostra camera.
“Non capisco perché finge così tanto”, sussurra lui, guardando la porta chiudersi alle nostre spalle.
Io aspetto un attimo prima di avanzare congetture, non vorrei che Lilah mi sentisse.
Entriamo finalmente nella nostra stanza e ci accoglie un letto matrimoniale, decorato con nastri rossi e lenzuola di seta rosa.
Merda, dovrebbe essere un’alcova turca?
“O non cambiano le lenzuola da un po’ o ci siamo beccati la camera dell’amore”, commenta Marcus, e io rido alla sua osservazione.
“Tesoro, ma che sorpresa, è qui che mi farai la grande proposta?”, scherzo, fingendomi esageratamente emozionato. Lui si inchina di fronte a me.
“Amore, vuoi contrarre una malattia venerea con me?”.
Ridiamo profusamente, e ci baciamo.
Mi piace Marcus, non solo per la sua dolcezza, ma anche per il suo senso dell’umorismo.
Ho sempre pensato che un ragazzo capace di scherzare fosse mille volte meglio di uno con un palo nel culo. Lo pensiamo tutti? Lo spero.
“Tornando al discorso di prima… Penso che lei non si voglia macchiare la reputazione in giro per l’università”, spiego, riprendendo l’osservazione di Marcus riguardo a Lilah e Parker, “Lui non è esattamente un santo, e lei ha già passato dei brutti momenti a causa delle insicurezze fisiche”.
Ci sediamo sul bordo del letto.
“In che senso non è un santo?”, chiede Marcus.
“Beh, oltre al fatto che si è scopato metà campus, si dice che si sia portato a letto pure la ragazza di un Tutor importante, anche se questa cosa non è mai stata confermata. Ma se le persone ne parlano, un fondo di verità ci dev’essere”.
“Merda… auguro il meglio a entrambi”.
Ci prendiamo un momento di pausa per gustarci l’ambiente “romantico” che ci circonda.
La finestra della camera è serrata con un lucchetto e c’è un grande armadio proprio accanto al bagno, che è fornito di una doccia a tendina e di un WC antigienico.
Dev’esserci qualche spiffero, perché sento il vento fischiare e ciò mi provoca una sensazione di disagio.
“Che mi dici di Tess, invece?”, chiede nuovamente Marcus. Mi fa piacere che si interessi alle loro storie.
Mi fa quasi credere che sia interessato anche a me.
“Tess è… Tess. Lei non è una ragazza come le altre, si interessa di occulto e streghe lesbiche, cose del genere”, spiego, facendola quasi sembrare una depravata.
“Quindi anche lei è… gay?”, replica lui.
Rimango un attimo interdetto.
“Non me lo sono mai chiesto, ho sempre preferito evitare di pensarci”.
Credo di aver sentito Tess fare degli apprezzamenti verso qualche ragazzo, a volte persino nei miei confronti, infatti le ho specificato più volte quanto i nostri interessi fossero troppo simili.
Insomma, per mettere le cose in chiaro.
Marcus si sgranchisce un po’ le ossa, poi si alza e si leva felpa e maglietta.
Io rimango seduto, e mi gusto lo spettacolo in modo discreto.
Merda, ogni volta che lo vedo a petto nudo rimango senza parole. Io ho una corporatura normale, qualche ombra di addominale, ma lui è un Personal Trainer già da due anni, quindi vince il premio per il miglior fisico e io vinco la pagnotta più grande.
“Mi rinfresco un po’, ti dispiace?”, chiede, sorridendomi dolcemente. Mi si scioglie quasi il cuore. Ha due occhi talmente profondi che mi ci potrei perdere per giorni interi. No che non mi dispiace, sciocco.
“Fai pure, io vado in esplorazione”, dico, stringendo le gambe il più possibile per nascondere l’erezione. Ah, gli istinti animaleschi dell’uomo.
Per questa gita di due giorni non mi sono portato dietro un eccessivo numero di abiti, ma non ho mancato di prendere le pantofole a forma di orso. Quelle devono esserci sempre. Le indosso, insieme ad un paio di calzini termici e torno nel corridoio della baita.
Sento della musica pop provenire dalla camera di Parker e Lilah, e non voglio neanche immaginarmi cosa stiano facendo per tenerla così alta.
Proseguo lungo la camera di Tess e busso due volte.
Aspetto qualche istante ma non ottengo risposta. Sarà in bagno. Peccato, volevo chiederle di raccontarmi i retroscena del dramma Lilah-Parker. Passerò più tardi, dovremmo riunirci tutti per cazzeggiare, comunque.
Raggiungo il soggiorno, dove il fuoco del camino arde ancora, creando ombre distorte lungo la stanza.
Persino la mia sembra essere più lunga del solito. Una candela doppia fende la luce e aggiunge due piccole corna alla mia ombra. Hm, cornuto, dovrebbe essere un segno?
Divertente.
Nonostante l’anonimità di questa baita, sento che nasconde qualcosa di più. Ogni casa ha la sua storia, qual è la sua? Sono nati bambini qui dentro, oppure sono morte persone?
Ho visto così tanti film horror che non posso fare a meno di chiedermi cosa attenda i suoi visitatori. Per ora, i contenuti di questo film sono abbastanza deboli.
Avrei così tanto voluto proseguire il mio percorso con la scrittura, di sicuro questo posto mi avrebbe aiutato a buttare giù qualche riga. Se solo non mi fossi bloccato, probabilmente avrei scelto la vita dello Scrittore piuttosto che quella dell’Architetto. Se solo non fosse esistita l’azienda di famiglia. Come permettersi di scegliere una professione così insulsa quando hai l’opportunità di brillare con tuo padre e tua sorella alla Cassini Constructions?
Sì, ho origini italiane.
No, non lo parlo né lo capisco.
Ironico, vero?
Qui se hai legami di sangue con l’Italia impazziscono tutti, e si fingono così al passo con la cronaca italiana, quando non sanno neanche la capitale e pensano che sia in Spagna.
Per questo mi piace tenere il profilo basso e non far sapere in giro della mia famiglia.
Nessuno dei qui presenti sa che il mio vero nome è Riccardo, e deve restare così.
Me l’hanno insegnato i miei genitori, indirettamente. I loro amici sono falsi e doppiogiochisti, aggrappati solo al loro cognome e non a quello che c’è oltre.
C’era un detto che papà mi ripeteva da piccolo: meglio soli che mal accompagnati, credo.
Ripensandoci ora capisco che forse lui stesso sa che le persone che lo circondano hanno solo un obiettivo: i suoi soldi.
Ethan Voorher basta e avanza, è quello di cui ho bisogno e finché posso darla a bere a chi mi circonda continuerò a farlo. Quella vita non mi appartiene, e mai lo farà.
La stufetta smette di funzionare all’improvviso, e mi chiedo se non sia saltata la corrente, fortunatamente c’è il camino a illuminare.
Mi avvicino alla presa dove è inserito il cavo e provo a estrarlo, solo che forzo troppo la mano perché si stacca tutto il circuito. Tolgo subito le mani, per non rischiare di restare folgorato. Merda. Casa del cazzo.
Prendo un fazzoletto dalla tasca dei pantaloni e lo uso per staccare il cavo dalla presa appena rotta. In realtà non so se così facendo diminuirò le possibilità di morire folgorato, ma tento la sorte. Un altro po’ di pressione e la presa si stacca... e ho salvato tutti da una potenziale esplosione. Gay power!
Vorrei provare a reinserire il cavo nella fessura della parete ma continua ad aggrovigliarsi.
Improvvisamente vedo qualcosa che scintilla all’interno della crepa. Una chiave?
A questo punto dovrei farmi gli affari miei e tornare da Marcus o dagli altri, ma la curiosità...
Controllo che nessuno mi veda e uso le estremità del cavo per aprire la fessura un po’ di più. Allungo due dita e cerco di prendere il piccolo pezzo di metallo scintillante.
Cerco di restare il più cauto possibile, ma tutto d’un tratto sento un impellente bisogno di allontanarmi. È come se una presenza negativa mi si stesse calando sopra.
Finalmente afferro l’oggetto misterioso e esalo l’aria che avevo inconsciamente trattenuto.
Copro il buco creatosi con i cavi e mi allontano dalla zona.
Cavolo, sono proprio un avventuriero nato, dovrei davvero scriverci una storia.
Avevo ragione, l’oggetto è una chiave. La ispeziono e noto con stupore che dall’aspetto sembra appena stata forgiata.
Chi l’avrà messa dentro la presa, rischiando di folgorarsi?
Ok, direi che l’esplorazione può terminare qui, è ora di riunirmi con gli altri.
Controllo che la porta d’ingresso sia chiusa a chiave, così per scrupolo. Non sono per niente spaventato. Attraverso la doppia porta, lasciandola aperta ad illuminare la zona ombrosa. Percorro il corridoio e passo di fronte alla camera di Lilah, dove la stessa musica pop di prima riecheggia oltre le porte. Provo a bussare.
“Ragazzi, smettetela di fare zozzerie, è ora di uscire di lì!”, esclamo, senza ottenere risposta. Resto interdetto per un attimo, poi mi volto e proseguo verso la mia camera.
Afferro la maniglia e mi fermo. Non c’è più luce.
Avverto qualcosa, una sensazione strana. Improvvisamente sento i peli del collo rizzarsi, e una scarica di brividi pervade il mio corpo, da capo a piedi. Con la coda dell’occhio posso vedere la porta del corridoio, distante da me una decina di metri. Non è come dovrebbe essere, qualcuno l’ha chiusa.
Entrambe le porte sono serrate, e qualcosa si pone di fronte ad esse. Riesco a sentirlo. È come un respiro che attraversa non solo le narici ma l’intero corpo, ogni poro della pelle.
Sento di dover correre, di dover fuggire.
Vorrei provare ad urlare, ma la musica pop è troppo alta e nessuno mi sentirebbe.
La mano resta salda sul pomello della porta, e ora come ora vorrei soltanto che lo ruotasse, ma resta salda e non si muove. Perché non si muove?
È come se non fossi più io a controllare me stesso, ma la cosa che mi osserva dieci metri più in là. Improvvisamente striscia, e colpisce il suolo. Striscia nuovamente e colpisce ancora. È un passo trascinato, quasi sofferto, debole. Non sento più la musica, sento solo la pressione dietro i miei occhi, il battito del mio cuore, e anche quella cosa sente solo il mio cuore.
Voglio chiudere gli occhi ma ho paura, non voglio. Se li chiudo, so che mi prenderà.
La sua presenza si fa più intensa, accresce su di me.
Ogni muscolo del mio corpo è teso, rigido, bloccato.
Comincio a distinguerne le forme, vedo una sagoma bizzarra, voglio andare via.
Ho bisogno di scappare, vi prego. Aiutatemi.
L’oscurità mi avvolge, quella creatura sta strisciando dietro le mie spalle.
Schiaccia il suolo, ringhia. Striscia.
Chiudo gli occhi.
Sto per morire.
   
 
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