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Autore: FairLady    18/10/2018    0 recensioni
[Cast Meteor Garden]
[Wang Hedi-Dylan Wang/Nuovo Personaggio] Cast Meteor Garden 2018
Per quanto il mondo sia vasto, tutto ciò che ti serve lo troverai tra due braccia.
Per quanto si possa scappare dalla ragione, il cuore ti troverà in qualsiasi posto tu vada.
Non esiste differenza che non si possa pareggiare con l'amore.
Fatti e Personaggi che compariranno nella storia sono da ritenersi puramente casuali.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Aveva accettato.
Alla fine, lo aveva chiamato e aveva acconsentito ad incontrarlo. Si sentiva come se avesse appena compiuto un’impresa senza precedenti – e in effetti un po’ era così.
Era preoccupata, perché in un minuscolo angolino di se stessa tremolava l’idea che non fosse stata una genialata, ma allo stesso tempo era emozionata; non sarebbe stato un appuntamento romantico, si disse, ma ad ogni modo quel ragazzo le chiudeva lo stomaco in una morsa d’acciaio ed era così tanto che non provava quella sensazione, che quasi le piaceva.
Aleggiava ancora nella sua mente quella voce bassa e calda “Ciao, signorina Aldesi” e quel suo sorriso appena accennato mentre parlava. Il cuore le batteva in petto facendo lo stesso fracasso di una mandria di cavalli al galoppo.
Era stata molto vaga su quello che avrebbe avuto intenzione di fare, in realtà non lo sapeva nemmeno lei, perciò non aveva alcuna idea di come avrebbe dovuto vestirsi.
Aprì la valigia e tirò fuori gli unici due abiti che aveva portato, nel caso in cui ci fosse stato qualche cosa da festeggiare con gli ipotetici nuovi investitori – e purtroppo fino a quel momento ancora non aveva avuto occasione di indossarli.
Uno era più un abito da cocktail, in verità, in pizzo vintage blu con le maniche a tre quarti e la gonna simmetrica sopra le ginocchia, formale, ma non troppo, con un lieve spacco sulla parte posteriore della gonna. L’altro era uno Cheongsam lungo a maniche corte; era un regalo di suo padre, glielo aveva comprato durante la sua ultima trasferta a Taiwan e lo aveva adorato subito. Era di seta damascata nera con intarsi in raso, con dei rami di pesco che si estendevano su gran parte del busto per scendere poi su tutta la lunghezza della gonna. Lo aveva portato per fare buona impressione sugli sponsor, ma ovviamente non c’era stato modo. In quel momento, mentre lo teneva con le mani appoggiato al corpo, davanti allo specchio, si chiese se fosse il caso di indossarlo quella sera.
Avrebbe voluto impressionare Wang Hedi?
 
***
 
La musica riempiva l’aria della stanza 4587 e un Hedi quasi ubriaco si muoveva da una parte all’altra come una trottola. Il fatto che rendeva strana la cosa era che non aveva ancora bevuto; era ebbro di emozione, incontenibile e davvero insolita per lui. Non si era mai sentito così prima di un appuntamento ma, quello, quello se l’era sudato e il fatto di essere riuscito a sentire la voce di Alice – finalmente poteva darle un nome –, anche solo attraverso un telefono, gli aveva trasmesso una carica incredibile.
Non avevano deciso cosa avrebbero fatto e questo lo metteva un po’ in agitazione. Si erano dati appuntamento da lì a un’ora nella hall dell’hotel e non aveva ancora preso una decisione su cosa avrebbe indossato. Il mistero che era quella donna gli stava facendo venire miliardi di dubbi. Anche se alla fine, si disse, non sarebbe stato importante dove sarebbero andati o cosa avrebbero fatto, gli sarebbe bastato passare del tempo insieme a lei.
Dopo aver passato in rassegna camicie, pantaloni, maglioncini e completi vari si sentì ancora più indeciso di prima. L’alternativa rimasta era di prendere le prime cose che fossero capitate e indossarle. Ormai stava arrivando l’ora dell’appuntamento e non si era ancora nemmeno pettinato.
Venti minuti più tardi, dopo averne passati più della metà davanti allo specchio del bagno a sistemare i folti capelli scuri, fu pronto. Si guardò per l’ultima volta, controllando ogni dettaglio, per essere sicuro che tutto fosse a posto. Agguantò il portafogli e, dopo aver preso un ultimo respiro, spense la luce ed uscì.
 
***
 
Alice, una nervosa e incerta Alice, aveva già preso l’ascensore e premuto il tasto per il piano terra. Era vagamente in anticipo e si maledisse mentalmente, perché sua madre le aveva sempre raccomandato di non arrivare mai puntuale ad un appuntamento galante. E invece lei aveva un’inconscia e talmente forte smania di risentire quella voce, da non aver guardato nemmeno l’orologio prima di uscire. Ma poi, si chiese, era proprio un appuntamento galante?
Quando le porte si aprirono si mise lo spolverino sulle spalle, in risposta ad una lieve folata di aria fredda, proveniente dalla porta scorrevole dell’hotel che si era appena aperta.
Un fattorino era uscito dopo aver consegnato un piccolo mazzo di fiori, la receptionist era al telefono e non si vedeva nessun’altro in giro. Non voleva assolutamente che Hedi arrivasse trovandola già lì, per cui si volse e richiamò l’ascensore pronta a tornare al suo piano.
Non fece in tempo; un secondo dopo sentì la voce – quella voce bassa e calda – chiamare un nome. No, non era il suo. Era quello della signorina all’help desk, evidentemente.
Alice si nascose dietro ad una delle colonne di marmo vicino all’ingresso del vano ascensori e scrutò la scena per qualche minuto.
Non sentiva perfettamente quello che veniva detto, ma vide Hedi porgerle una banconota e subito dopo lei gli consegnò il mazzo di fiori che era appena stato portato dal fattorino. Subito dopo il ragazzo girò lo sguardo verso gli ascensori e per poco non la vide. Lei aveva il cuore in gola. Avrebbe fatto una figura del cavolo a farsi trovare nascosta lì.
Prese un breve respiro e guardò di nuovo verso la reception. Lui aveva preso posto su un divanetto, guardava l’orologio. Lei ne approfittò per sgattaiolare verso la porta che conduceva alle scale e salì al primo piano.
“Accidenti, arriverò madida di sudore! Già l’emozione mi gioca brutti scherzi…”
Quando fu arrivata chiamò l’ascensore, approfittò dello specchio interno per sistemarsi un po’ e qualche secondo dopo fu di nuovo al piano terra. Prima che le porte si aprissero inspirò profondamente un’ultima volta e buttò fuori l’aria. Il momento era arrivato.
 
***
 
Hedi si era accomodato in uno dei divanetti della hall in attesa che Alice arrivasse. Per quanto volesse dare parvenza di tranquillità, dentro si sentiva parecchio nervoso. Cosa avrebbe detto? Avrebbe fatto qualcosa di strano o sconveniente? Che impressione avrebbe dato?
Non era certo da lui farsi di questi problemi, ma quella lo aveva scosso fin dal primo sguardo e si aspettava che, qualunque piega avesse preso la serata, con lei avrebbe vissuto parecchie altre prime volte.
Per esempio, quella di vedere le porte dell’ascensore centrale aprirsi, vederla spuntare e sentire quasi la terra mancare sotto ai piedi.
Era bella da perderci la testa.
Bella da non distinguere più la destra dalla sinistra, da non ricordare il proprio nome.
Bella da smettere di respirare per la paura che un solo fiato potesse farla scomparire.
Elegante e sicura, fasciata in uno Cheongsam meraviglioso, quando i loro occhi si incrociarono, lei gli sorrise. Hedi ebbe l’impressione che fosse molto sciolta, anche se dopo avergli sorriso aveva abbassato lo sguardo. Cercò di rilassarsi un po’ a sua volta, prese il mazzo di fiori dal tavolino e, quando finalmente fu davanti a lui, le sorrise.
Nessuno disse niente per qualche istante, continuarono a sorridersi in silenzio, e Hedi pensò che si sarebbe tranquillamente accontentato di poterla ammirare in quel modo tutta la sera. Per quanto lo riguardava, il teatrino che aveva assemblato per riuscire ad avere l’appuntamento era già stato pienamente ripagato solo avendola lì, splendida ancor più di quanto ricordasse.
«Nĭ hăo, Wang Hedi, scusa per il ritardo», spezzò il silenzio lei, porgendogli la mano e facendo un breve inchino. Lui rimase ancor più affascinato. Non solo indossava uno Cheongsam come se non avesse mai indossato altro in vita sua, ma aveva pronunciato quelle poche parole in cinese con una scioltezza disarmante. I capelli raccolti in uno chignon, come quando l’aveva incontrata al bar, e quelle piccole ciocche che le cadevano scompostamente intorno al viso, gli facevano desiderare di sfiorarla, accarezzarla. E quella voce! Quella voce, poi…
Non c’era dettaglio in lei che non lo mandasse ai matti.
«Nĭ hăo, signorina Aldesi. Non c’è problema, le donne devono sempre farsi attendere», riuscì a dire. S’inchinò lievemente in risposta, poi le prese la mano e la sfiorò appena con le labbra. La pelle era morbida e liscia almeno quanto la seta che indossava.
«Questi sono per te – le porse il mazzo di fiori –, spero ti piacciano».
«Non dovevi disturbarti – gli rispose Alice, che esaminò i fiori con un mezzo sorriso stampato in volto. Le guance leggermente imporporate –, ma queste peonie sono stupende. Grazie.»
Aveva Alice davanti agli occhi e avrebbe voluto essere più spigliato come si era promesso, più sicuro di sé, ma in quel momento non riuscì a fare altro che ammirarla come fosse un’opera d’arte e pensare che probabilmente non aveva mai visto niente di più bello al mondo.
 
***
 
Quando le porte dell’ascensore si aprirono, Hedi era in piedi in mezzo alla hall e subito la vide.
Alice si sentì all’improvviso come la protagonista di uno di quei film d’amore che tanto in passato aveva detestato, ma che in quel momento per la prima volta riusciva a capire. Gli erano sempre sembrate così assurde tutte quelle scene romantiche, piene di sguardi carichi di tensione tra i protagonisti. Quei sorrisi spuntati da chissà dove, che gli erano sempre sembrati mera opera di uno sceneggiatore frustrato, ora le si stavano dipingendo sul viso con una tale spontaneità da farla sentire impotente. I muscoli del proprio corpo non rispondevano più agli input del cervello, ma a lui, che la fissava da lontano con quegli occhi scuri profondi e indagatori. Notò in essi, però, una luce diversa: non erano più così voraci come nel pomeriggio. Le sembrò come se la stesse accarezzando con lo sguardo, come se la stesse studiando e abbracciando nello stesso tempo.
E lei si sentì di nuovo l’adolescente che solo qualche manciata di minuti prima saltava sul letto dall’ansia e dall’emozione. Sarebbe davvero riuscita a non vedere in quell’incontro un appuntamento galante?
Mentre la sua mente vagava tra milioni di pensieri, comunque, riuscì ad ostentare una qualche parvenza di contegno. Camminava lenta, ma sicura verso di lui, che l’attendeva con il mazzo di fiori tra le mani: quello che avevano portato poco prima.
Quando trovò il coraggio di parlare, lo salutò in cinese, senza pensarci e senza preoccuparsi del fatto che poco tempo prima gli aveva detto di non conoscere il cinese. O meglio, se ne accorse troppo tardi, quando ormai aveva già aperto bocca. Non se ne curò, anche se lui ne fu evidentemente meravigliato.
Hedi le porse i fiori – un bellissimo mazzo di peonie rosa che si intonavano perfettamente ai colori del suo Cheongsam – e lei lo ringraziò.
«Non dovevi disturbarti, ma queste peonie sono stupende, grazie», sentiva di stare arrossendo, ma nonostante la sua voglia di non far trasparire quello che provava, su certe reazioni non aveva controllo e lasciò che la cosa scivolasse via così.
«Figurati, per così poco – le rispose, piegò lievemente il collo verso destra, abbassando appena il viso. Un piccola mezza luna gli si disegnò sulle labbra perfette e in Alice qualcosa si sciolse.
«Per la cronaca, questo Cheongsam ti sta benissimo», ci fu una breve pausa in cui nessuno dei due parlò. Fu ancora Hedi a spezzare l’imbarazzo: «Cosa ti va di fare? Hai fame? Vuoi prima bere qualcosa?»
Solo in quel momento Alice riuscì a distogliere lo sguardo dal suo viso perfetto. Non aveva notato quanto fosse pericolosamente affascinante in quel completo nero, aveva indossato persino il cravattino. Il cuore, che se n’era stato buono fino a quel momento, riprese a battere ad un ritmo più inconstante. A tratti sembrava voler cedere, il secondo dopo voler uscire fuori dal petto.
Improvvisamente si rese conto che entrambi si erano preparati per un serata elegante, galante… si rese conto che entrambi, forse senza volerlo, si erano creati aspettative di cui Alice in quel momento aveva un po’ timore.
 
   
 
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