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Autore: blackwhite_swan    18/10/2018    7 recensioni
[Storia Interattiva - iscrizioni chiuse]
Si dice che il vero potere si trovi in una mente brillante.
Cosa accadrebbe se un alcuni brillanti giovani maghi, nati esattamente nello stesso momento in parti diverse del mondo, scoprissero di essere connessi mentalmente e di poter sfruttare liberamente le conoscenze degli altri ragazzi qualora ne avessero bisogno?
Il dono dei sensate, così gli chiamano, è raro, molto raro, e ci sono persone che darebbero qualsiasi cosa pur di carpirne i segreti.
[La storia prende ispirazione dalla serie tv Sense8]
Genere: Avventura, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Åke Sandström

 

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Åke si chiuse la porta di casa alle spalle esalando un respiro che somigliava ad un rantolo rassegnato: quella mattina era stata caotica…molto caotica…troppo caotica per i suoi gusti.

Quella mattina mentre lui stava lavorando tranquillo, pacifico e, soprattutto, da solo e in silenzio nel suo ufficio, un manipolo di elfi era entrato -senza degnarsi di bussare- sbraitando in preda al panico perché l’ospedale magico svedese gli aveva spedito senza alcun preavviso via passaporta -non autorizzata- un caso di “maledizione oscura che necessitava dell’intervento di uno spezzaincantesimi”, un modo estremamente elaborato per descrivere un tizio che dopo aver toccato uno strano reperto vichingo che vibrava insistentemente, trovato vangando nel suo giardino, (che razza di idiota si mette a toccare un reperto magico vibrante?! Ma la gente non ha un minimo di amor proprio?!) che aveva cominciato a subire continue e inspiegabili mutazioni.

E ovviamente in cosa aveva preso a trasformarsi se non nella compilation completa di tutte le maledettissime creature possibili, immaginabile e anche inimmaginabili?

Quando se l’era trovato davanti con la testa di avvincino e il corpo di una sirena, per poco Åke non si era messo a strillare in modo assai poco virile, ma era riuscito a resistere all’impulso di darsela a gambe o di usare i folletti come scudo solo perché gli altri sensate, probabilmente incuriositi da quello strano scenario, erano magicamente comparsi di fianco a lui assistendo alla scena come se si trattasse di un film appassionante, con tanto di popcorn che Rafael aveva tirato fuori da non si sapeva dove.

Morale della favola si era ritrovato a dover sistemare un ibrido di svariate creature marine, esibendo una serie di complicati incantesimi e fatture alcuni dei quali, con sua somma stizza, purtroppo fallimentari, per la bellezza di venti minuti di fronte ad un pubblico molto attento e per certi versi troppo entusiasta. Ogni riferimento a JB era puramente intenzionale e voluto.

Quando finalmente quella cosa aveva smesso di sbavare riempiendo di melma l’atrio della Banca Magica Svedese e aveva assunto sembianze umane, il ragazzo aveva tirato un sospiro di sollievo, anche se era più che certo che quella creatura avrebbe tormentato i suoi incubi per giorni.

Perché proprio un avvincino? Non poteva essere un unicorno?

Una volta finito con il mutante i medimaghi finalmente di erano degnati di presentarsi affermando con una spocchia non indifferente che c’era l’assoluta necessità di fare ispezioni nell’edificio e controllare che coloro che avevano assistito alla scena. Il povero spezzaincantesimi aveva fatto veramente fatica a cercare di evitare di mandarli tutti a cag…a stendere insultandoli nelle tre lingue che conosceva, impresa resa ancora più difficile dai suoi compagni di cluster che sembrava non cercassero nemmeno di mascherare le risatine di fronte al suo volto paonazzo e alla sua espressione omicida.

Dopo svariate ore di visite, ispezioni, domande ripetute fino alla nausea e prelievi a dir poco assurdi, Åke era stato finalmente congedato e non aveva aspettato nemmeno un secondo prima di filarsela a casa.

Finalmente poteva stare tranquillo….

«Quel tipo era veramente conciato male!» …o forse no «Di maledizioni ne ho viste tante, ma mai nulla di simile; certo che i vichinghi ne avevano di inventiva» JB entrò come nulla fosse nella casa del ragazzo lasciandosi cadere sul divano del salotto e allungando le sue gambe chilometriche mentre Blaise si sedeva con più discrezione sul bracciolo «Poi che cos’era quella specie di piccola piovra deforme e assatanata…in Africa non ho mai visto nulla del genere»

Cioccolata…aveva bisogno di un bel pezzo di cioccolata o avrebbe finito per uccidere qualcuno.

«Si chiamano avvincini» disse Blaise indirizzando un sorrisetto al biondo che la osservava con la coda dell’occhio «Vivono principalmente nei piccoli bacini di acqua fredda e salmastra»

«E che cosa fanno di preciso?»

Schifo essenzialmente «Ti si avviluppano addosso e cercano di trascinarti con loro nell’acqua facendoti annegare» commentò Åke con meno distacco di quanto non avesse preventivato al punto che, sia Blaise che Jamal lo guardarono con aria interrogativa «Quando ero piccolo uno di quegli affari ha cercato di trascinarmi nel lago…fortunatamente mia sorella ha avuto uno scoppio di magia involontaria e non so come è riuscita a liberarmi»

Blaise lo guardò preoccupata mentre Jamal annuiva serio «Avere dei fratelli è una gran bella cosa, a volte vorresti solo mandarli a stendere ma il più delle volte ti salvano la vita»

«E dopo averlo fatto ti trattano come un poppante per il resto della vita» rispose Åke senza però riuscire a trattenere un sorriso spontaneo: iperprotettiva o meno, lui voleva un mondo di bene a Edith «E’ il lato brutto e allo stesso tempo bello di essere i più piccoli» gli diede manforte Blaise, pensando ai due fratelli maggiori che non vedeva da qualche tempo.

«Lasciatevelo dire» Sebastian entrò nella stanza con le mani in tasca «Voi fratelli piccoli siete i più viziati…e in effetti è un po’ colpa anche dei fratelli maggiori, sono il primo ad ammetterlo»

Rafael annuì mentre Åke, vedendo quanta gente cominciava ad affollare il suo salotto. stava seriamente per avere un colpo «Fate tanto i duri perché volete essere indipendenti ma non combinereste nulla senza i vostri fratelli e sorelle maggiori che vi proteggono»

«Hey non è il caso di generalizzare» Camila incrociò le braccia al petto guardando con aria di sfida il brasiliano mentre Margaret, in piedi al suo fianco, annuiva solennemente «Posso assicurarti che me la cavo da dio anche senza i miei cari fratelloni» percependo il tono altamente ironico della ragazza JB le aveva lanciato un lungo sguardo penetrante che la ragazza aveva finto di ignorare per il momento. Ci sarebbe stato tempo in fututro per certe confidenze.

«A quanto pare non sono l’unico che viene comandato a bacchetta dalle mie sorelle minori» Andriy scosse la testa lasciandosi sfuggire un sorrisetto «Sorelle?» chiese Hele curiosa «Quante sono?»

«Solo due, Nastia e Svetlana…però sono gemelle, quindi credo che valgano almeno per…»

«Almeno per quattro…cavolo due in un colpo solo è una bella botta!»

Camila roteò gli occhi «E’ di due sorelle gemelle che parliamo, non di un trauma infantile insuperabile» Andriy scoppiò a ridere scuotendo il capo «Non è male come sembra…quando si alleano tra di loro fanno abbastanza paura, ma mediamente è bello averle intorno»

«Sei uno di quei fratelli maggiori iperprotettivi che tra un po’ piazzano una cintura di castità sulle sorelle?» chiese Margaret guardando il ragazzo severamente come a volerlo sfidare a rispondere in modo affermativo «Assolutamente no…non sarebbe giusto e comunque credo che se anche solo ci provassi loro mi affatturerebbero e mia madre dopo finirebbe l’opera…e poi insomma, sono piccole per certe cose!» Andriy si bloccò un attimo a riflettere improvvisamente preoccupato mentre Åke grugniva non troppo convinto prima di parlare, sporgendosi oltre l’anta del frigo «Ne riparleremo quando andranno alle loro prime feste serie…ora, giacché a quanto sembra avete tutti deciso di mettere le tende nel mio salotto, volete qualcosa da bere? Vi avverto però, non ho molto nel frigorifero…»

 

*

 

«210972»

«Non va»

«290567»

«Non va nemmeno questa…che poi, perché proprio quelle combinazioni?»

Mike scrollò le spalle «Sono le date di nascita dei fratelli Gallagher» Christie lo guardò abbastanza smarrita «Sono membri di un famoso gruppo musicale babbano, gli Oasis…no, dai, non puoi non conoscere gli Oasis per i mutandoni di Godric» il ragazzo guardò basito l’amica che sbuffò «Senti sapientone tu il primo anno credevi che le Sorelle Stravaghiere fosse un programma di cucina»

«Beh dal titolo mi sembrava il genere di cosa che sarebbe potuta piacere molto a mia nonna» Christie non riuscì a trattenere una risata. La ragazza mollò la presa sul lucchetto per riavviarsi i capelli prima di guardarsi intorno, nella piccola e incasinatissima camera dell’amico. Probabilmente, in origine, doveva essere stata una stanza ampia, ma Mike l’aveva riempita con qualunque cosa immaginabile, compresi un mini-canestro e una riproduzione di un anello da quidditch «Da quanto hai l’anello? Non ricordo di averlo mai visto»

«Da un paio d’anni…probabilmente non ti sei mai accorta di cosa fosse perché era coperto di vestiti: lo uso molto come appendiabiti» Mike la guardò con un sorriso smagliante «Un appendiabiti…come ho fatto a non pensarci?» mormorò la ragazza mentre ricominciava a sparare combinazioni a caso.

Dopo circa sette tentativi fallimentare Mike coprì con grande delicatezza le mani indaffarate della ragazza con la sua, facendo arrossire Christie come un peperone «Credo che non abbia senso tirare a indovinare» Mike mollò immediatamente la presa sulle dita della ragazza «Ehm…» sul serio Mike ripigliati, sembri uno stoccafisso «Prova a pensare a cosa potrebbe aver messo tuo zio»

Christie sospirò schiarendosi la voce per cercare di non suonare imbarazzata «Fossi stata in lui avrei messo un numero che fosse per me facile da ricordare…ma allo stesso tempo non così facile da azzeccare»

«Niente compleanni dunque»

«Decisamente no, sarebbe troppo scontato»

«Un anniversario?»

«Ho già inserito l’anniversario dei miei nonni…»

«Non per forza un anniversario di matrimonio…una ricorrenza, qualcosa che è importante per la tua famiglia»

La rossa si grattò il naso incerta «Non mi viene in mente nulla» borbottò sconfitta dopo un po’ prima che l’amico le mettesse un braccio intorno alle spalle «Vedrai che ne verremo a capo, Chris» senza neanche rendersene conto la ragazza si accoccolò meglio nell’abbraccio di Mike «Siamo una squadra che non molla, giusto?» guardando gli occhi scuri scintillanti dell’amico Christie non poté che sorride e annuire, improvvisamente incapace di formulare una frase di senso compiuto.

Da quando Mike le faceva quello strano effetto?

 

*

 

Margaux Fawley in Nott si rigirò tra le mani un libro sul diritto magico cinese indecisa se acquistarlo o meno: aveva passato l’intero pomeriggio libero a girovagare per Diagon Alley, più a curiosare un po’ le vetrine che a comprare veramente qualcosa, ma, come sempre, quando si ritrovava al Ghirigoro la tentazione di dilapidare il patrimonio era fortissima.

Alla donna sembrò quasi di vedere per un attimo tra gli ideogrammi il sorriso furbo del fratello che la prendeva in giro dandole della secchiona. Non che effettivamente avesse tutti i torti.

Chiuse di scatto il manuale scuotendo il capo e, dopo averlo rimesso a posto nel punto giusto agguantò un libro che aveva adocchiato poco prima nella sezione dedicata alla storia della magia del Medioriente e si diresse verso la cassa.

Un visetto famigliare la salutò con vivacità «Buongiorno signora Nott, come sta? Tutto bene a casa?» Margaret Powell le rivolse un grande sorriso che fu immediatamente ricambiato dalla donna «Buongiorno cara! Stiamo tutti bene, ti ringrazio per l’interessamento» rispose cordiale mentre la ragazza controllava il prezzo del libro «Tu invece come stai? Ti trovi bene qui?» conoscendo la situazione famigliare decisamente problematica della ragazza, Margaux preferì rimanere sul generico sulle domande. Davvero non capiva come i Powell potessero essere così spregevoli con la figlia, quella ragazza era tanto carina ed educata!

«Non mi lamento…sono dodici falci e diciannove zellini…vuole per caso un sacchetto in cui ritirarlo?»

«Si ti ringrazio cara…» quando alzò lo sguardo, Margaux per poco non urlò per la sorpresa: un ragazzo alto e biondo in tuta e ciabatte stava porgendo a Margaret un bicchiere di quello che sembrava essere succo. La donna si voltò indietro osservando le persone in fila dietro di lei ma nessuno di loro sembrava essersi accorto del ragazzo che era appena comparso.

La donna osservò meglio il biondo che, improvvisamente si voltò incrociando il suo sguardo stupito. Con una tremenda sensazione di vuoto allo stomaco la signora Nott si affrettò ad abbassare gli occhi e a pagare. Dopo aver salutato Margaret e aver dedicato alla giovane e al ragazzo al suo fianco un ultimo veloce sguardo si affrettò ad uscire dalla libreria cercando di trattenersi dallo scappare a gambe levate…

 

*

 

Åke osservò la donna bionda allontanarsi in tutta fretta con lo sguardo corrucciato «Margaret conosci quella signora? Ho avuto l’impressione che mi stesse fissando» Margaret si strinse le spalle nel modo più discreto possibile senza staccare i soldi dalla cassa dalla quale stava tirando fuori il resto per un altro cliente. Lo svedese fece per chiederle nuovamente qualcosa ma sentì un tocco leggero sulla propria spalla «Margaret sta lavorando ora, non credo possa mettersi a chiacchierare all’aria di fronte ai clienti o la prenderebbero per pazza» disse saggiamente Blaise mentre l’inglese, fingendo di sistemarsi una ciocca di capelli dietro l’orecchio annuiva.

«Ragazzi io sono convinto che quella donna mi vedesse» si incaponì Ake «Mi ha guardato negli occhi ed è rimasta di sasso»

«Sai com’è non è propriamente normale vedere un tipo in pigiama che offre ad un’impiegata del succo come se nulla fosse nel bel mezzo di una delle librerie più antiche del mondo» fece notare Hele lanciando uno sguardo eloquente all’abbigliamento decisamente comodo del ragazzo.

«E’ una tuta, non un pigiama!» replicò stizzito lo spezzaincantesimi facendo scoppiare a ridere gli altri «E comunque secondo me c’è qualcosa che non va…tanto per cambiare» qualcuno dei ragazzi avrebbe probabilmente avuto qualcosa da ribattere ma Margaret scarabocchiò in tutta fretta un messaggio su un pezzo di pergamena che fece scivolare sul bordo del bancone in modo che gli altri sensate potessero leggerlo.

Non per sembrare cattiva ma vi prego tacete, non riesco a concentrarmi! xoxo

 

*

 

Margaux si rigirò tra le mani il braccialettino argenteo della figlia con un groppo alla gola: Christianna era stata in mansarda e il baule di Paul era improvvisamente sparito.

La mattina dopo la festa al ministero si era assicurata che fosse ancora al suo posto dopo che l’aver incontrato il figlio di Elijah Kincaid l’aveva mandata completamente in tilt: che stesse portando avanti le stesse indagini del padre?

Soprattutto cosa diamine voleva fare sua figlia, la sua piccola Christianna, con il baule dello zio? Kincaid per caso l’aveva costretta ad aiutarlo fornendogli delle informazioni? Sua figlia poteva anche fare Nott di cognome ma in una comunità magica pettegola e ristretta come quella britannica non doveva essere troppo difficile scoprire con chi era imparentata, tanto più che comprensibilmente l’uomo aveva certamente cercato di reperire informazioni riguardo al lavoro del padre che era morto quando era solo un bambino.

La donna si lasciò cadere sul davanzale della piccola finestra triangolare passandosi con frustrazione una mano sul volto. Per quanto ancora avrebbe potuto fingere che nulla fosse fuori dall’ordinario come aveva fatto ogni giorno per più di venticinque anni? Ma d’altro canto valeva davvero la pena di mettere a rischio la vita di altre cinque persone?

Anni prima erano stati loro a rispettare la sua scelta acconsentendo a interrompere a tempo indeterminato i contatti…con che coraggio poteva rettificare tutto sulla base solo di alcuni sospetti?

Il fatto però che gli appunti di suo fratello fossero spariti proprio quando lei si ritrovava davanti due membri di un cluster -perché non c’era dubbio, Margaret Powell e il ragazzo biondo erano sicuramente dei sensate, sapeva come riconoscerli- non poteva essere una coincidenza.

E poi non poteva astenersi dall’aiutare se necessario quella ragazza: sarebbe potuta essere sua figlia e di certo non poteva contare sull’aiuto della propria famiglia.

Dopo aver preso un profondo respiro la donna chiuse gli occhi cercando di concentrarsi: erano ancora in grado di mettersi in contatto dopo tutto quel tempo?

«Ma che cavolo…Margaux? Per tutti gli Opaleye degli antipodi, sei proprio tu?!» una famigliare voce dall’accento australiano la fece sorride e la signora Nott aprendo gli occhi si ritrovò davanti un uomo dai folti capelli scuri leggermente brizzolati che la guardava stupito.

Prima che uno dei due potesse dire qualcosa una terza voce, decisamente seccata li precedette «Par bleu, non ci sentiamo per venticinque anni e decidete di ricomparire mentre sto guidando in via Cigna alle cinque di pomeriggio? Avete un tempismo allucinante lasciatevelo dire» una donna con uno stretto chignon castano li fulminò sullo sguardo mentre si trovava buffamente seduta apparentemente nel vuoto.

«Ah Emilia, mi commuove sapere che ti siamo mancati» un uomo mingherlino con almeno un metro di rasta in testa si stiracchiò alzandosi da terra «Come mai questa riunione d’emergenza? Non che non mi faccia piacere rivedervi, ma sono abbastanza sorpreso»

Margaux guardò quei volti quasi sconosciuti dopo tanti anni ma nei quali vedeva ancora chiaramente i suoi vecchi compagni di avventure «So di non avere alcun diritto di chiedervelo, ma ho bisogno del vostro aiuto»

Gli occhi a mandorla dell’uomo più sulla sinistra si illuminarono «Quale avevamo stabilito che fosse la prima regola del cluster?»

«Non avere mai paura di chiedere aiuto agli altri membri» disse retorica Emilia «Ora, prima che qualcuno possa aggiungere qualcosa cercate di tacere quaranta secondi, che vedo di infilarmi in una traversa»

«Non puoi accostare la macchina con le frecce?»

«Ma ti sembra che con sto casino io possa accostare la macchina in mezzo alla strada?! Non so come guidiate voi a Kingston, ma qua a Torino probabilmente mi tamponerebbero in un millisecondo»

 

*

 

Silas stava esaminando la sfera arancione più piccola quando improvvisamente una luce fortissima si diffuse in tutta la stanza costringendolo a chiudere gli occhi per non esserne abbagliato mentre un incessante ronzio gli perforava i timpani. L’uomo raggiunse a tentoni la parete e, quando la luce sembrò diminuire leggermente di intensità si azzardò ad aprire gli occhi. Il blocco prendi-appunti gli cadde dalle mani per la sorpresa mentre meravigliato spalancava la bocca: insieme alle nove sfere arancioni su cui stava lavorando ne erano comparse altre sei di colore verdi più piccole ma decisamente più luminose, identiche in tutto e per tutto a quelle descritte da suo padre negli appunti, che sembravano guardarlo con aria di sfida.

Quello decisamente non l’aveva preventivato.

 

 

 

 

 

 

 

 

Speravo di aggiornare in una settimana ma anche stavolta sono in ritardo…tanto per cambiare.

Allora a parte la mia disorganizzazione cosmica, come avrete notato Åke ha vinto l’avvincente sfida del televoto: voi tutte brave persone mi avete mandato due voti a testa e di questi alla fine ne avevo quattro sia per Åke che per Rafael e ho scelto lo svedese per il semplice fatto che è stato la prima scelta di tre persone mentre il brasiliano solo di due. Ovviamente il prossimo capitolo sarà dedicato al nostro barista preferito. Solo una domanda: vi siete messi d’accordo? XD

Ta-ta-ta-ta-taaan, ecco che arriva la cavalleria! Complimenti a Phebe che ci ha preso in pieno un bel po’ di capitoli fa: ebbene sì Madama Nott fa parte di un cluster e potete stare tranquilli, difenderà con le unghie e con i denti i membri del cluster più giovane, aiutata dai suoi compagni ovviamente, che faranno da comparse. Ah, dimenticavo, i membri dei vari cluster possono vedersi tra di loro.

Ora vi lascio e vado a convincere Silas a non spaccarsi la testa a furia di prendere a testate il muro dopo aver scoperto di non aver a che fare con solo uno, ma con ben due cluster!

Ci sentiamo spero presto,

Em

 

 

 

 

 

   
 
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