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Autore: Vento di Fata    20/10/2018    1 recensioni
[Avvertimento tematiche delicate e rating giallo per menzioni più o meno esplicite di disforia di genere]
A quell’ora della notte l’autobus è sempre vuoto. Non si sente nessun rumore tranne quelli della strada e il leggero riverbero della musica che Sasuke sta ascoltando con le cuffie nelle orecchie.
C’è solo lui sul mezzo, e se l’autista si è chiesto cosa ci fa un quattordicenne da solo sull’autobus a quell’ora della notte, ha tenuto le domande per sé. Ed è meglio così, perché Sasuke non è proprio dell’umore di parlare.
Lo schermo del telefono si illumina leggermente. L’ennesimo messaggio di suo fratello Itachi.
“Dove sei? La mamma è preoccupata, sta chiamando tutti i tuoi amici.”
“Sasuke, rispondimi per favore. Stai bene?”
“Sto uscendo a cercarti, chiamami per piacere.”
Con un tocco del dito, Sasuke fa sparire la notifica. Non è proprio dell’umore di sorbirsi i rimproveri di suo fratello.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Itachi, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
- Questa storia fa parte della serie 'I'm on the right track, baby I was born this way'
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Get a load of this monster 
He doesn't know how to communicate 
His mind is in a different place 
Will everybody please give him a little bit of space? 
Get a load of this trainwreck 
His hair's a mess and he doesn't know who he is yet 
But little do we know the stars 
Welcome him with open arms. 

- This is home, Cavetown

Mezzanotte e dodici minuti.

Sasuke preme il tasto per mettere in stand by il telefono dopo aver controllato l’ora. Poggia il telefono sulla coscia e torna a guardare fuori dal finestrino dell’autobus. A quell’ora della notte l’autobus è sempre vuoto. Non si sente nessun rumore tranne quelli della strada e il leggero riverbero della musica che Sasuke sta ascoltando con le cuffie nelle orecchie.

C’è solo lui sul mezzo, e se l’autista si è chiesto cosa ci fa un quattordicenne da solo sull’autobus a quell’ora della notte, sotto una nevicata, ha tenuto le domande per sé. Ed è meglio così, perché Sasuke non è proprio dell’umore di parlare.

Lo schermo del telefono si illumina leggermente. L’ennesimo messaggio di suo fratello.

“Dove sei? La mamma è preoccupata, sta chiamando tutti i tuoi amici.”

“Sasuke, rispondimi per favore. Stai bene?”

“Sto uscendo a cercarti, chiamami appena leggi il messaggio.”

Con un tocco del dito, Sasuke fa sparire la notifica. Non è proprio dell’umore di sorbirsi i rimproveri di suo fratello.

Quando l’autobus si ferma, Sasuke scende, ma quando alza lo sguardo se ne pente amaramente: suo fratello è in piedi di fronte a lui, il volto cinereo nella luce di un lampione, i capelli umidi per la neve. Sasuke rimane paralizzato come un cervo di fronte ai fari di una macchina, del tutto impreparato alla possibilità di essere trovato da Itachi.

- Sasuke. –

Come se lo avessero finalmente attivato, Sasuke gira i tacchi, ma suo fratello è più veloce e lo afferra per un braccio, bloccandolo sul posto. Il ragazzino cerca di divincolarsi, ma la presa di Itachi è troppo forte e alla fine Sasuke si arrende.

- Sasuke. – Ripete Itachi, a voce più bassa, e suo fratello rimane spiazzato dalla nota tremante nella sua voce. A Itachi non tremava mai la voce. Gli ci vogliono tutte le sue forze per formulare qualche parola.

- Sto bene, Itachi. – Mormora, ma senza accorgersene gli occhi gli si riempiono di lacrime. Non ce la fa più a fingere. – Sto... bene. – Dice di nuovo, ma le parole gli escono strozzate e se non fosse per il suo orgoglio si metterebbe a piangere.

Itachi sospira, intuendo che non riuscirà a cavare niente dal fratellino in quel momento, perciò si limita a mettergli un braccio intorno alle spalle e ad incamminarsi con lui.

 
Sasuke fissa senza davvero vederle le piccole volute di vapore che si sollevano dalla tazza di cioccolata che stringe tra le mani fredde. Suo fratello è seduto di fronte a lui, anche lui con una tazza di cioccolata tra le mani. Nessuno dice una parola, e l’unico rumore è quello dell’orologio della cucina.

- Vuoi parlarne? –

La domanda di Itachi lo coglie impreparato. Sbatte gli occhi confuso e alza lo sguardo sul fratello. – Volevo restare solo, è abbastanza? – Risponde, cercando di tenere un tono normale.

- Su un autobus a mezzanotte? Sasuke, non sei tornato a casa da scuola e sei sparito. Non rispondevi ai messaggi e alle chiamate, mamma era sul punto di chiamare la polizia quando sono uscito a cercarti! – La voce di Itachi è dura e si sente perfettamente tutta la rabbia e la preoccupazione che quelle parole contengono. – Credevamo che ti fosse successo qualcosa di grave! –

Qualcosa di grave è successo, Itachi. Ma per te non è grave. Per nessuno a parte che per me lo è. Pensa Sasuke, stringendo la tazza finché le nocche delle mani non sbiancano. Gli tremano le spalle e si morde il labbro a sangue, rifiutandosi ostinatamente di uscire dal suo mutismo. Non guardarmi così. Come se fossi un cucciolo bastonato. Non mi serve la tua pietà.

- Sasuke, per favore. – Lo prega Itachi. Itachi non l’ha mai pregato di fare qualcosa. – Voglio aiutarti. Ti prego, non chiudere fuori anche me. –

La tazza vola giù dal tavolo e si schianta a terra scoppiando in mille pezzi. Sasuke trema, gli occhi fissi sul viso del fratello, il viso rigato dalle lacrime che ha cercato in tutti i modi di trattenere. – Mi hanno proibito di usare i bagni e le uniformi maschili, va bene? – Grida, esasperato. Non ce la fa più. Non ce la fa più. – Hanno detto che il mio genere non può essere cambiato nei documenti scolastici, e che perciò per loro continuerò a essere una cazzo di femmina! – Continua a gridare, sperando di lasciare uscire la frustrazione e la rabbia attraverso le urla. – E io sono stufo marcio di queste stronzate! Perché non posso essere considerato normale per una volta? –

Continua a guardare Itachi, il viso rosso dalle lacrime e dalla tristezza. – Dici di volermi aiutare, e come faresti, sentiamo? Vorrei proprio vedere! Non puoi aiutarmi, nessuno lo può fare stavolta! – Urla, le spalle che tremano scosse dai singhiozzi. Crolla sul tavolo nascondendo il viso tra le mani, mentre Itachi lo osserva sconvolto, il viso ancora più pallido del normale.

Si porta una mano alla bocca raggiungendo con un passo il fratellino, e lo stringe tra le braccia, costringendolo a voltarsi. Sasuke affonda il viso nella spalla del fratello e si aggrappa a lui come se la sua stessa vita dipendesse da esso, il corpo scosso da tremiti che sembrano non finire mai. – Non ne posso più, Itachi. – Singhiozza, incapace di fermare il flusso di lacrime che sembra uscire ininterrotto dai suoi occhi. – Perché è tutto sbagliato? –

- Non lo so, Sasuke. – Ammette Itachi, facendo scorrere una mano tra i capelli corvini del fratello minore. – A volte il mondo è ingiusto, anche con chi non se lo merita. – Ed è vero, nemmeno Itachi capisce la crudeltà del mondo questa volta. Non riesce a capire perché Sasuke dovrebbe vedersi negato il diritto di essere ciò che è. Lo ascolta piangere in silenzio, continuando a muovere le dita tra i suoi capelli.

Lentamente, Sasuke smette di piangere e si asciuga il viso con la manica dell’uniforme, gli occhi gonfi e arrossati. – Posso restare qui da te stanotte? Non mi sento di affrontare mamma e papà. – Chiede, la voce tremante. Itachi risponde di sì quasi senza pensarci, comprendendo l’esitazione di Sasuke a farsi vedere in quello stato. Si alza con lui e lo porta in camera, dicendogli di togliersi l’uniforme mentre avvisa i loro genitori che lo ha trovato e che si ferma a dormire da lui.

Quando rientra in camera, Sasuke è già addormentato, evidentemente esausto dallo sfogo e dalla giornata pesante. Itachi non dice niente, si limita a coprirlo con la coperta e gli sposta i capelli dal viso, osservando il viso del fratellino. Non è giusto che gli succeda tutto questo, pensa, chi potrebbe mai pensare di trattarlo in maniera così ingiusta?

Come sempre, non trova risposta.

Per il momento, decide mentre esce dalla camera e spegne la luce, farà il possibile per stargli vicino.
Time is 
Slowly 
Tracing his face 
But strangely he feels at home in this place.
 


Bon dì signori e signore, come va la vita? Eccomi tornato con un'altra storia, la seconda della serie Alternate Universe iniziata quasi un anno fa con la mia One Shot Needle.

Nella One Shot di oggi mi sono voluto soffermare su uno dei tanti ostacoli che le persone transgender o genderqueer possono trovare nella loro strada di transizione: il rifiuto di essere accettati, rappresentato in questo caso, dalla negazione a Sasuke del diritto di usare le strutture e le uniformi del genere nel quale si identifica.

Purtroppo è una cosa che succede spesso, troppo spesso, e non sempre abbiamo accanto un Itachi a sostenerci.

Detto questo, spero che abbiate gradito la storia e se lo avete fatto vi invito a lasciare una recensione per dirmi cosa ne pensate, anche le critiche se costruttive sono ben accette.


Alégri, signori, Vento di Fata si congeda, alla prossima.


 
  
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