Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug
Segui la storia  |       
Autore: WhiteLight Girl    20/10/2018    1 recensioni
Dopo gli eventi di Nella tela del ragno, Adrien non si dà pace e parte per la Cina. Il suo viaggio, però, prende una piega inaspettata quando un varco si apre sotto i suoi piedi e lui finisce in una dimensione sconosciuta. Rimasto solo con Plagg, osa sperare che questo l'abbia portato più vicino a Marinette di quanto lo sia stato nei mesi precendenti, per una volta la fortuna sembra girare a suo favore, ma è davvero così o c'è di nuovo qualcosa o qualcuno che manovra i fili di ciò che gli sta accadendo attorno?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

LA SCONOSCIUTA

Diede ancora le spalle ai cavalieri, si assicurò che lo zaino fosse ben sicuro sulla propria schiena e puntò il bastone per terra per poi allungarlo. Lasciò indietro con un balzò il drappello di uomini straniti e si lasciò scivolare verso una vallata rigogliosa che dal basso non aveva visto, dove iniziava un bosco fitto in cui sperava avrebbe potuto nascondersi facilmente.
C’era una distesa di alberi bianchi di cui non riusciva a vedere la fine, il cielo era scuro, di un blu che non aveva mai visto prima di allora e che non aveva tempo di fermarsi ad osservare. Scivolò tra le fronde e si nascose sotto esse, perdendosi nel sottobosco senza sapere se sarebbe riuscito ad uscirne.
Le foglie scricchiolavano sotto i suoi piedi ad ogni passo, mentre correva tra i tronchi ampi come case. Si spostò sempre più lontano dal pendio, saltò e scattò di ramo in ramo come un ninja, il bastone sempre stretto in mano e le orecchie tese per captare ogni minimo rumore. C’erano decine di respiri, scatti di mascelle, ringhi, guaiti, versi di ogni genere di animale che Chat Noir non riusciva ad inquadrare; il suono sferragliante delle armature era sempre più distante, ma qualcosa lo distrasse dalla sua fuga.
Si fermò, certo di aver messo abbastanza distanza tra sé stesso e gli inseguitori per poterselo permettere, e trattenne il fiato per sentire meglio. Lasciò che i versi degli animali diventassero solo un sottofondo per concentrarsi su quello che aveva attirato la sua attenzione, l’unico suono umano che raggiungeva le sue orecchie sensibili a parte quello dei cavalieri. Era un bambino in lacrime.
Esitò, pensando che potesse essere una trappola o un’allucinazione, che non c’era alcuna ragione logica per cui un bambino dovesse essere in un posto simile, ma non poteva andare oltre senza prima controllare.
Seguì in silenzio quel pianto, muovendosi di soppiatto come solo un gatto saprebbe fare. I singhiozzi erano sommessi, chiunque fosse si stava nascondendo, forse dagli stessi uomini da cui stava fuggendo lui.
Arrivò sull’albero più vicino e si acquattò su uno dei rami più bassi per fiutare l’aria, l’odore del bosco e delle foglie era intenso, quasi riusciva a coprire quello del sangue, ma a Chat Noir non sfuggì. Strizzò gli occhi e scrutò tra i cespugli, sapeva esattamente dove guardare, ma non come scendere dall’albero senza spaventare la ragazzina bionda che stava rannicchiata proprio in mezzo a due radici. Fosse stato a Parigi non avrebbe avuto alcun problema, tutti sapevano di potersi fidare di lui e degli altri supereroi, ma la tuta nera e gli artigli avrebbero potuto farlo sembrare un mostro agli occhi di chi non sapeva.
Esitò un istante, poi allungò il proprio bastone e lo incastrò tra le sterpaglie, usandolo come ascensore. Quando i suoi piedi poggiarono sul manto di foglie secche che ricoprivano il terreno, la ragazzina sollevò il viso mostrandogli i suoi grandi occhi verdi umidi di lacrime. Doveva avere poco più di dieci anni, aveva le guance rosse ed il sangue gocciolava sul vestito chiaro da un taglio sulla mano.
Lei scattò in piedi pronta a correre via, ma Chat Noir lasciò cadere a terra il suo bastone e sollevò le mani per dimostrarle di non avere armi, allora lei parve rilassarsi.
Non ti farò male, stai tranquilla.» le disse.
La ragazzina si asciugò le lacrime ed annuì.
«Stai scappando dai soldati?» le domandò, facendole un cenno verso in punto in cui pensava fosse quella specie di cattedrale dentro cui si era svegliato.
Lei annuì, non sembrava più avere paura, ma non poteva esserne sicuro, quindi si avvicinò con cautela, piegandosi verso di lei solo dopo essersi accertato che glielo lasciasse fare, e le afferrò la mano per guardare meglio la ferita che aveva sul palmo.
Il taglio non era profondo, ma lungo e sporco. Doveva essere caduta scappando, perché la gonna e le ginocchia erano sporche anche di terra. Chat Noir realizzò che avrebbe dovuto darle una ripulita, prima di aiutarla a trovare i suoi genitori. Ma una bambina persa in un bosco così immenso poteva essersi allontanata così tanto dalla sua famiglia senza l’aiuto di qualcuno?
«Mi chiamo Chat Noir.» disse. Non si aspettava una risposta in cambio ma, quando poggiò per terra lo zaino e ne tirò fuori una bottiglietta d’acqua mezza vuota, la sentì rispondere.
«Sono Emma.»
Le sorrise e le sciacquò il palmo, scoprendo con sollievo che già non sanguinava più.
«Ciao, Emma. Per te va bene se cerchiamo insieme un posto sicuro?» chiese.
Lei annuì, allora Chat Noir tese le braccia verso di lei per incoraggiarla ad andargli incontro, la sollevò da terra e la strinse a sé; era molto più leggera di quanto avesse immaginato e non era certo che fosse una buona cosa, sperò di avere qualche merendina con sé, oltre ai pochi pezzi rimasti di camembert. Si chinò con attenzione a raccogliere il bastone, rimise lo zaino in spalla e si arrampicò ancora sul tronco di uno degli alberi.
Con Emma tra le braccia il suo passo si fece più lento; lui fu più attento a non scivolare e a non urtare contro i piccoli rami e restò ritto per bilanciare il peso e non perdere l’equilibrio. Sentiva la ragazzina stringersi a lui, respirare contro il suo collo e rilassarsi in quell’abbraccio.
Avanzò alla cieca, non poteva fare altro, finché i polpacci iniziarono a fargli male, le braccia ad essere pesanti, il fiato a mancargli e cominciò a pensare che il bosco fosse infinito. Andò avanti per ore, imperterrito, ed alla fine iniziò ad arrancare, lo zaino divenne pesante, Emma si addormentò premuta contro il suo petto ed il Miraculous iniziò a suonare per avvertirlo che il suo tempo da trasformato era quasi scaduto. Fu allora che decise che era il momento per fermarsi e trovare un rifugio e poi, se la notte non fosse arrivata nel frattempo, una volta che Plagg si fosse nutrito avrebbe potuto ricominciare a correre.
Oscillò sull’ultimo ramo su cui era atterrato e rimase a pensare alle possibili conseguenze di ciò che avrebbe dovuto fare, se fosse tornato a terra sarebbe stato una preda facile, ma nessuno gli assicurava che anche nascosto tra le fronde non fosse lo stesso. Attorno a lui si muovevano animali sconosciuti, enormi uccelli colorati con becchi ricurvi, quelli che parevano insetti fosforescenti distratti a mangiare le foglie secche. Ringraziò il cielo che sembrassero erbivori, perché altrimenti sarebbe bastato poco perché lui, Plagg ed Emma diventassero le prede.
Individuò una rientranza nel tronco, un punto in cui la corteccia era stata scavata via formando una piccola insenatura che sarebbe stata perfetta per riposare, vi si avvicinò e si assicurò che fosse tutto pulito, allora vi fece scivolare dentro la ragazzina con delicatezza ed entrò dietro di lei. Sorrise, nel vederla stiracchiarsi e dischiudere gli occhi, e posò lo zaino al proprio fianco.
La trasformazione si dissolse poco dopo, lasciandolo con il volto scoperto davanti allo sguardo intontito di Emma. Plagg le volò attorno perplesso, ma lei non si scompose.
«Facciamo anche i baby-sitter, ora?» domandò il kwami.
Adrien scrollò le spalle e gli porse un pezzo di camembert. «Non potevo lasciarla lì.» spiegò.
E nonostante le sue parole era certo che neanche Plagg avrebbe potuto farlo, poiché già sorrideva e scrutava la ragazzina con simpatia.
«Sei qui per combattere la carovana, per impedire che porti qui altre persone?» domandò Emma.
Adrien trattenne il fiato, aveva avuto paura di sperare di essere davvero riuscito a trovare la strada giusta, ma ora poteva permetterselo, non si era mai sentito più vicino a Marinette, neanche dopo che aveva iniziato a sognarla.



Penso che abbiate abbastanza materiale su cui rimuginare, per ora, e vi concedo una settimana di pausa per farlo e per recensire con calma. Al prossimo capitolo ^^
   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug / Vai alla pagina dell'autore: WhiteLight Girl