Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: lyrapotter    13/07/2009    12 recensioni
Cosa succederebbe se Ted e Andromeda, in procinto di partire per una vacanza romantica, decidessero di affidare Dora allo scapestrato cugino Sirius? E se quest'ultimo coinvolgesse anche i suoi migliori amici? E se Dora contribuisse in qualche modo nella conquista di una certa fanciulla dai capelli rossi e gli occhi verdi di nostra conoscenza?
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Paciock, I Malandrini, Lily Evans, Nimphadora Tonks, Nuovo personaggio | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

BABYSITTER PER CASO

CAPITOLO XIV

Alle sei e mezzo del mattino successivo, tre Malandrini ancora inconsapevoli che la loro vita stava per giungere al termine, stavano silenziosamente sgattaiolando nella Sala Comune di Grifondoro, protetti dal Mantello dell’Invisibilità: per poterci stare sotto tutti e tre, ormai, Peter doveva trasformarsi in topo e sistemarsi al sicuro dentro la tasca di uno dei compagni… In effetti, era una fortuna che almeno uno di loro si trasfigurasse in un animale "tascabile", altrimenti sarebbero stati necessari due viaggi per farli arrivare in dormitorio senza rischi.

Comunque, superarono il ritratto della Signora Grassa silenziosi come felini, senza che nessuno dei tre notasse la muta figura nascosta in un angolo, in attesa di vederli tornare; pensando che fossero soli e al sicuro, James si sfilò il mantello, sbadigliando, mentre si dirigevano verso il loro dormitorio. "Ragazzi, sono distrutto" mormorò.

"Non me ne parlare" sbuffò Sirius, stiracchiandosi. "Dormirei un giorno intero… Dannazione alle lezioni: non potresti farti passare gli appunti dalla tua fidanzata barracuda?".

James gli rivolse un’occhiata storta. "Primo, non insultarla" lo rimproverò sentendosi in dovere di difendere la sua amata, anche se sottosotto credeva che Sirius non avesse tutti i torti. "Secondo, dubito fermamente che mi passerà gli appunti, anche se glieli chiedessi; terzo, e te lo dico per minimo la centesima volta, lei non è la mia fidanzata: e comunque ha anche un nome, sai…".

Sirius ridacchiò, liquidando la discussione con un gesto non curante della mano, mentre apriva la porta della loro stanza. "Ma Lily Evans è così formale… E non potrei mai rinunciare allo sfizio di farti arrabbiare! In ogni caso, hai visto sono le sei e mezzo del mattino, noi stiamo bene, Remus starà presto bene e Dora è…".

Si voltò per indicare la bambina, che supponeva di trovare addormentata sul materasso trincea dove l’avevano lasciata quella notte, solo per trovarsi di fronte un’orribile sorpresa: di Dora non c’era traccia.

"… sparita!" concluse per lui James, con voce intrisa di panico.

Sirius sbiancò, come se avesse appena visto il Barone Sanguinario in mutande, mentre il suo stomaco di attorcigliava in una stretta di puro terrore. "Sparita!" ripeté a voce insolitamente alta e acuta. "Come può essere sparita?".

Si precipitò verso il materasso, tastandolo come nella speranza che Dora fosse diventata invisibile. Dopo che gli fu sbattuta in faccia l’amare verità che Dora non era effettivamente sul quel materasso a dormire, cominciò ad aggirarsi come folle per la stanza, prendendo a frugare ovunque, anche nei luoghi più impensabili, scavando nel parapiglia generale e chiamando Dora con voce più stridula man mano che i secondi passavano e la bimba non si vedeva. Ormai era andato, dominato dal più assoluto panico: dov’era Dora? Dove diavolo si era cacciata? Si era svegliata, aveva visto che non c’erano ed era andata in giro per il castello a cercarli? Si era persa? Stava bene?

Fortunatamente, mentre Sirius cercava senza il minimo criterio logico, James mantenne quel minimo di raziocinio necessario per prendere in mano la situazione. In un primo momento, la sorpresa era stata talmente grande che sia lui che Peter non erano stati in grado di fare altro che starsene fermi, diritti come pali a guardare il penoso spettacolo di Sirius che usciva di testa.

Poi, James cominciò a chiamarlo, prima a voce moderata, poi gridando sempre più forte, nel tentativo di farsi sentire, senza risultato: Sirius era diventato sordo, cieco e muto a qualunque cosa non fosse anche solo vagamente simile alla cuginetta scomparsa. Siccome temeva che da un momento all’altro potesse mettersi a scavare a mani nude nei muri, James si stava facendo avanti, con l’idea di dargli un ceffone e una bella scrollata per ricondurlo alla ragione, quando vide il biglietto, appiccicato in bella vista di fronte alla porta: poche semplici righe che se da un lato lo infusero di sollievo, dall’altro contribuirono solo a farlo spaventare sul serio.

Dora è nel mio dormitorio. Poi facciamo i conti. L.E.

Non aveva bisogno di grandi pensate per sapere di chi fosse quel biglietto: al di là del fatto che avrebbe riconosciuto quella grafia tra mille, aveva scribacchiato in giro quelle iniziali talmente tante volte che per lui erano inconfondibili.

"Siamo morti" mormorò più a sé stesso che a qualcuno in particolare.

Peter, comunque, che si era avvicinato per vedere cosa avesse trovato, lo sentì e domandò: "Perché? Che dice?".

James glielo porse in silenzio e lo vide farsi pallido a sua volta, con la certezza che quell’espressione era un riflesso della sua.

Dal canto suo, Sirius si stava velocemente riducendo a livelli ben al di sotto del ridicolo e del patetico: non aveva notato la scoperta di James e continuava a girare in tondo per la stanza, a metà strada fra una bestia in gabbia e un marinaio ubriaco. "Sparita… È sparita, James!". Il suo tono di voce era così acuto che di lì a poco avrebbe spaccato un vetro. "Dov’è finita, James? DOVE?".

Gli si aggrappò ferocemente a una manica, strattonandolo; al che James decise che quello spettacolo pietoso era durato anche troppo: si scrollò Sirius di dosso e gli mollò un sonoro ceffone, che se da un lato quasi gli rivoltò la testa, almeno lo fece tornare in sé.

Tanto per rincarare la dose, James lo scosse dicendogli: "Calmati, Padfoot: farsi prendere dal panico non aiuterà nessuno!".

Sirius annuì, di nuovo in possesso delle sue facoltà mentali. "Grazie, Prongs. Dobbiamo andare a cercarla… Potrebbe essersi persa da qualche parte…".

"Sirius, io so dov’è Dora" gli comunicò.

Il viso di Sirius si illuminò di gioia. "Dici sul serio? E che aspettavi a dirmelo? Che mi buttassi giù dalla finestra?".

"No". James scosse il capo, conscio che di lì a tre secondi il sollievo sarebbe completamente sparito. "Io so dov’è Dora, ma la cosa non ti piacerà… Wormy, dagli il biglietto".

Peter glielo porse con mano leggermente tremante; Sirius lo prese senza capire e lesse.

James poté osservare la sua reazione in tutti i suoi dettagli: vide il sorriso morire sulle sue labbra come se avesse ricevuto una doccia gelata, le mani stringersi convulsamente al pezzo di pergamena, gli occhi volargli fuori dalle orbite, il viso perdere quel poco colore che aveva riguadagnato e diventare una copia abbastanza fedele, solo con i capelli, dell’Urlo di Munch.

"Siamo morti" riuscì a esalare alla fine. "Era meglio se Dora si era persa da qualche parte nel castello…".

"Credo anch’io… Adesso che facciamo?".

La porta sbatté improvvisamente alle loro spalle, facendoli sobbalzare tutti e tre. Come un sol uomo, si voltarono e si trovarono di fronte la terrificante visione di Lily Evans, in vestaglia e dall’espressione che definire furente sarebbe quasi eufemistico.

Pure James per la prima volta in vita sua provò paura a quella vista: aveva visto Lily Evans arrabbiata centinaia di volte, la maggior parte per merito suo, ma ora si rendeva conto che non l’aveva mai vista davvero furiosa, come chiaramente era in quel momento. Probabilmente era solo suggestione, ma James avrebbe giurato che i suoi occhi mandassero fiamme e che i capelli la circondassero donandole un’aura vagamente demoniaca. Ciò non di meno, James fu certo che da quel dormitorio non sarebbero mai più usciti, non con tutti gli organi funzionanti per lo meno.

"Oh, l’avete già trovato!" sbuffò con una smorfia delusa la ragazza, squadrandoli uno a uno. "Speravo di cogliervi di sorpresa…".

"Evans, dov’è mia cugina?" domandò Sirius, dimostrando una notevole dose di coraggio: se James avesse tentato di aprire bocca, probabilmente non gli sarebbe uscito nulla di intelligibile.

Lily lo perforò con lo sguardo. "Sta bene, se è questo che vuoi sapere. È nel mio dormitorio con le altre: adesso dorme…".

"Lily, ascolta…" cominciò a dire James, anche se non sapeva minimamente come giustificarsi: la sua lingua stava praticamente facendo tutto da sola. "Possiamo spiegare…".

"Spiegare?" ripeté la ragazza, mentre la sua voce saliva di un paio di ottave. "Intendi dire spiegare come vi è venuta la stupida idea di andarvene a gozzovigliare per tutta la notte lasciando completamente sola una bambina di QUATTRO anni! Quattro, ma vi rendete conto?!".

"Lily, senti…" cercò ancora di parlare James, ma inutilmente: la ragazza era partita in quarta e non si sarebbe fermata per sentire le spiegazioni di nessuno.

"Taci, Potter! Tacete tutti e tre!" gridò, cominciando ad aggirarsi per la stanza come un furia. "Avete solo una vaga idea di quello che avete fatto? La povera Dora piangeva disperata quando l’ho trovata: era sconvolta! Io e le ragazze ci abbiamo messo un secolo per farla calmare, prima che si addormentasse: aveva paura di svegliarsi di nuovo da sola! E dovreste ringraziare il cielo che io fossi sveglia e l’abbia sentita: non oso immaginare cosa sarebbe successo in caso contrario. Cosa sarebbe successo se fosse uscita dalla Sala comune, eh? Se si fosse persa nel castello, o peggio fosse uscita nel parco? Come minimo sarebbe morta congelata… Siete un branco di irresponsabili, ecco cosa siete: Silente non avrebbe mai dovuto lasciarvi tenere qui la bambina, non avete la maturità necessaria per prendervi cura di un altro essere vivente. Merlino santo, non vi affiderei nemmeno il mio gatto, figurati un bambino! Come avete potuto pensare di poterla lasciare da sola tutta la notte? Ha quattro anni: non deve aver mai passato una notte da sola in tutta la sua vita, non è in grado di badare a sé stessa. Dipendeva completamente da voi e voi tre l’avete abbandonata al suo destino come se niente fosse?".

"Evans, stava dormendo… Che ne sapevamo noi…".

"Ma ti sembra una scusa?!" tuonò Lily, facendo ritirare Sirius di dieci centimetri. "Che cosa significa che ‘stava dormendo’? Perché ovviamente è impossibile che qualcuno si svegli nel cuore della notte, anche solo che ne so, per andare in bagno, vero? Siete ancora più idioti e irresponsabili di quanto credessi! Ditemi, sono davvero curiosa: cosa dovevate fare stanotte di così importante che non potesse aspettare nemmeno una settimana? O perlomeno che Remus si rimettesse?".

Eccoci, erano arrivati alla parte delle spiegazioni: James avrebbe preferito che Lily continuasse a urlare loro addosso ancora per un po’, piuttosto che sentirsi porre domande a cui non potevano dare risposta.

I tre Malandrini si scambiarono un’occhiata vagamente disperata, consapevoli che le loro non-risposte avrebbero solo fatto arrabbiare di più Lily.

"Allora?" li incalzò Lily. "Sto aspettando: e guardate di essere convincenti, perché le vostre motivazioni al momento sono l’unica cosa che mi trattiene dall’andare dalla McGranitt…".

La raggelante prospettiva intimorì ancora di più i ragazzi: la professoressa non doveva assolutamente sapere che quella notte non erano nel loro Dormitorio. Primo, perché se Lily forse potevano evitarla, le domande di un’autorità non potevano essere schivate altrettanto facilmente; secondo, perché la McGranitt, al contrario di Lily, era a conoscenza del piccolo problema peloso di Remus e non ci avrebbe messo molto a fare i conti… James non era sicuro di cosa comportasse essere Animagus illegalmente in termini penali, ma era quasi certo che un soggiorno ad Azkaban non glielo avrebbe risparmiato nessuno.

"Ascolta, Evans" esordì Sirius, cercando di essere diplomatico. "Cerchiamo di non fare mosse avventate…".

"Nessuna mossa avventata" ribatté Lily con un sorriso raggelante. "Se avrete un buon motivo, anche se ne dubito, per essere stati fuori tutta la notte, potrei anche dimenticarmi di questa storia… Ma deve essere davvero un buon motivo…".

I tre si guardarono sconsolati, poi James scosse il capo. "Lily, non possiamo dirti cosa abbiamo fatto stanotte…".

A quel punto, Lily riprese a urlare. "Come sarebbe a dire che non potete dirmelo?! Potete e lo farete se non volete che sia Silente in persona a risolvere la faccenda!".

"Lily, ti prego…".

"Un momento…" lo bloccò lei, colta da un’improvvisa illuminazione. "Tutto questo ha a che fare con qualunque cosa stavate tramando nei giorni scorsi? L’oscuro segreto di cui non volete parlarmi?".

Le occhiate che si scambiarono i ragazzi furono una risposta più che sufficiente per Lily, che ripartì subito all’attacco. "Allora deve essere sul serio per un qualche stupido motivo! Non ci posso credere: siete degli immaturi senza speranza! Lasciare da sola quella povera bambina per organizzare qualche stupido scherzo… Cosa avete combinato tutta la notte in giro, me lo volete dire o no?".

"Andiamo, Evans" provò di nuovo a blandirla Sirius. "Te lo già detto che di questa faccenda non devi immischiarti: ti faresti soltanto male…".

"Questo poteva salvarti ieri, Black" lo zittì con una smorfia scocciata la ragazza. "Ma non oggi, non quando avete infranto come minimo metà delle regole del castello!".

"Ma chi ti ha eletto a paladino della giustizia?" la aggredì Sirius, alzando la voce a sua volta. "Possibile che per te nella vita non contino altro che le regole, le regole e ancora le regole!".

"Ma si impicchino le regole!" urlò Lily di rimando. "Si impicchi il regolamento della scuola e tutto il resto… Non afferrate il succo della situazione: avete traumatizzato la povera Dora, lasciandola completamente abbandonata al suo destino! Ma vi rendete conto di quello che avete fatto. Siete degli egoisti infantili, ecco cosa siete! Dei piccoli irresponsabili che non sanno badare nemmeno a loro stessi! Ora ditemi cosa siete andati a fare stanotte o giuro che vado a chiamare la McGranitt!".

"Evans…" cominciò a dire Sirius, mentre tutti i suoi neuroni si accavallavano nel tentativo di trovare una soluzione plausibile, mentre James cercava ancora una trattativa diplomatica. "Andiamo, Lily, sii ragionevole!".

"Taci, Potter, taci!" gridò lei e se possibile in quelle parole ci mise ancora più veemenza. "Non voglio più sentire una parola venire da te: sono stanca di te, delle tue stupidaggini, della tua persecuzione… Sei solo un bambino, un bambino sciocco e irritante! Ma quando ti deciderai a crescere un po’?".

James sentì montare la rabbia dentro di lui: ne aveva piene le tasche di sentirsi dare dell’infantile, del bambino. Che ne sapeva Lily di cosa avevano fatto e perché? Che diritto aveva di giudicarli, quando non sapeva niente?

Sirius sentì puzza di guai prima ancora che James aprisse bocca: il ragazzo stringeva convulsamente i pugni e sembrava sul punto di spaccare qualcosa. E infatti quando parlò, cominciò a gridare a sua volta: per la prima volta nella sua vita, James Potter perse sul serio le staffe con Lily Evans e prima che Sirius e Peter capisse cosa stesse succedendo, avevano preso urlarsi addosso le cose peggiori.

"Ah, sei stanca di me?" cominciò a sbraitare. "Mi consideri solo un bambino immaturo? Non sembrava che la cosa ti desse tanto fastidio l’altro ieri, quando mi hai baciato!".

"Che cosa?". Lily sgranò gli occhi sorpresa: non si aspettava che James tirasse in ballo quel bacio, credeva che non se lo ricordasse. Si sentì arrossire. "Come…".

"Già, so tutto: Remus me l’ha detto. Ti sei dimenticata che ci aveva visto? Sarei davvero curioso di sapere cosa hai da dire in proposito: hai baciato un bambino immaturo e persecutore!".

L’imbarazzo evaporò veloce come era arrivato. "Come osi rinfacciarmelo, Potter! Sei stato tu a baciare me per primo. Merlino maledica il momento in cui ti risposto: avrei dovuto capirlo prima che io e te non potremmo MAI stare insieme! Mi sono illusa come una cretina: e dire che avevo pensato che potessimo sul serio metterci insieme. Ma era ovvio che mi sbagliavo: io e te siamo più incompatibili dell’acqua e l’olio!".

"E chi ti vuole?" urlò di rimando James. "Chi la vuole una ragazza che ti sta sempre con il fiato sul collo, che non ti permette di fare nemmeno tre passi senza saltarti addosso? Sei più asfissiante di una pianta rampicante! Fammi il favore di piantarla di mettere sempre il naso nei fatti miei: lasciami in pace! Quello che facevamo io e gli altri stanotte non ti riguarda!".

Sirius e Peter assistevano ammutoliti alla scena, facendo saettare lo sguardo da un litigante all’altro come a una partita di tennis, con la netta impressione di trovarsi nel bel mezzo di un conflitto mondiale: Lily era la Francia, James la Germania e loro il povero Belgio che sarebbe finito in mezzo. Sirius era più che certo che James non pensasse un quinto di tutto quello che stava urlando, era la rabbia a farlo parlare al posto suo. E sapeva anche presto se ne sarebbe pentito, quando si fosse reso conto di quello che aveva fatto; non gli era nemmeno sfuggito che Lily aveva apertamente ammesso di aver voluto mettersi con James. Ma quest’ultimo era troppo impegnato a urlare per fare mente locale.

"Ha cominciato a riguardarmi nel momento in cui ho trovato Dora piangente in Sala Comune!" ribatté Lily. "Ha cominciato a riguardarmi quando hai tu hai preso a chiedermi senza sosta un appuntamento sei anni fa: una persona normale al centesimo no si sarebbe arresa, sai? Ma non il grande James Potter, che deve avere tutto quello che vuole, sempre e comunque. Dimmi, quante ragazze ti sei portato a letto mentre correvi dietro a me?".

"Non hai capito nulla! Nulla! Ti credi tanto intelligente, Evans, ma di me non hai capito nulla! D’accordo, ammetto che probabilmente cominciò come un gioco, ma è tanto tempo che ho smesso di considerarti un semplice passatempo, Evans, che tu neanche immagini… Hai idea di cosa voglia dire venire costantemente respinti dalla persona che più ami al mondo? Ne hai anche solo una vaga idea, Evans? Ma a te ovviamente non interessa, no? Tu non riesci, non vuoi capire… Pensi di sapere tutto, ma in realtà non sai niente di me, di noi, di quello che facciamo…"

"E a questo punto non voglio nemmeno più saperne nulla! Fammi il favore, esci dalla mia vita! Lasciami in pace, una buona volta! Esci con la Parker o con qualcuna delle ochette miagolanti che ti sbavano dietro: a me non importa non accidente!".

"Vedi, lo rifai: dai le cose per scontate… Vuoi sul serio saperlo cove eravamo stanotte? Vuoi saperlo sul serio, eh? Eh?".

"Avanti, sorprendimi: quale missione di capitale importanza dovevano compiere i Malandrini? Sono davvero curiosa…".

Sirius intuì la china pericolosa su cui stavano scivolando nello stesso istante in cui James riaprì la bocca per rispondere. Avrebbe voluto impedirlo, ma nel momento in cui si fece avanti per intervenire nella discussione, neanche lui sapeva per dire cosa, era già troppo tardi.

"Bene, allora ti accontento. Eravamo con Remus… Hai presente: castano chiaro, occhi d’ambra, sguardo da cucciolo sperduto… Quello che tu chiami amico, anche se di lui non sai proprio nulla!".

"Che cosa vuoi dire? Cosa c’entra Remus in tutta questa storia?".

"C’entra più di quanto immagini, è lui la causa di tutto…".

"Ehm, James…" cercò di dire Sirius. "Non credo che questa sia la cosa migliore da dire…".

"Non ti immischiare tu" lo zittì James, con un’occhiata rabbiosa. "Vuole la verità… E io le darò la verità!".

"James, no!". Sirius e Peter scattarono in avanti nello stesso istante, capendo cosa il demone pazzo che era diventato il loro amico volesse fare; ma come si fa a fermare un treno quando è già partito?

"Lo sai che cosa è Remus? Lo sai cosa passa tutti i mesi da quando aveva sei anni, da quando una dannatissima notte di luna piena ebbe la dannatissima idea di uscire un dannatissimo secondo in giardino? Non ti sei mai chiesta perché tutti i mesi sia immancabilmente in Infermeria, proprio quando c’è il plenilunio? Dici di essere sua amica, ma non ti sei mai accorta di quello che avevi sotto il naso, della croce che Remus si porta appresso da quando era un bambino e che dovrà portare per il resto della sua vita…".

"Io…". Lily non trovava più parole, confusa: James non poteva voler dire quello che lei credeva di aver capito, non era possibile… Ma non poteva negare che proprio quella notte le era venuto quel dubbio…

"Ah, ci sei arrivata?" proseguì implacabile James, vedendo la comprensione aleggiare sul suo viso. "Sì, Remus è un lupo mannaro. E vuoi sapere il lato più divertente di tutta questa esilarante faccenda? Noi l’abbiamo scoperto quando eravamo al secondo anno e per aiutarlo, per poter stare con lui durante le trasformazioni, sai cosa abbiamo fatto, eh, lo sai?".

"James!". Sirius gli sarebbe volentieri saltato addosso per tappargli quella stupida boccaccia, ma quando ci provò James lo respinse indietro, mandandolo a sbattere contro uno dei letti.

Sirius lo guardò, stordito e incredulo, massaggiandosi la testa: James l’aveva colpito! In sette anni che si conoscevano non l’aveva mai fatto, non con l’intenzione di fare davvero del male. Ma quello non era James: era il suo corpo e la sua voce, sì, ma era ancora accecato dall’ira, probabilmente non si rendeva conto se non parzialmente di quello che stava accadendo. Altrimenti, si sarebbe fermato se non per lui, almeno per la faccia di Lily: la ragazza sembrava sul punto di scoppiare in lacrime, forse anche solo per il nervoso.

"Io…Io…" balbettò la ragazza senza sapere cosa dire.

"Siamo diventati Animagi. Sì, Animagi illegali, per poter stare con Remus senza pericolo ed evitare che si facesse del male. Ci abbiamo messo quattro anni per scoprire come fare. Ma ce l’abbiamo fatta… Tu cosa hai mai fatto per dimostrargli la tua amicizia? Non hai mai nemmeno visto il suo tormento, quanto si odiasse per quello che diventa una volta la mese: non te ne sei mai preoccupata!".

Sirius intuì subito che James aveva valicato una linea invisibile, gli bastò guardare la faccia di Lily: in fondo che ne sapevano loro del rapporto che legava lei e Remus? Remus era sempre stato relativamente evasivo su quello che faceva in compagnia della ragazza: che ne sapevano di quanto era profondo il loro rapporto? Più o meno questo vi lesse e più o meno questo Lily urlò subito dopo.

"Tu non hai il minimo diritto di giudicarmi! Non ne hai diritto! Non mi merito queste parole! Come fai a sapere quando è profondo il mio rapporto con Remus? Se sei così intelligente come ti credi di essere e io sono solo un povera stupida, perché non sai di tutte le volte che sono andata in Infermeria a trovarlo quando stava male? Di quante volte mi sono preoccupata per la sua salute, quando lo vedevo abbacchiato? Delle volte che ho preso appunti anche per lui? Di quanto abbiamo parlato quando eravamo soli? Non ho la presunzione di conoscerlo meglio di voi: ma non puoi dire che non mi sono mai preoccupata per lui, perché non è vero!".

"Facile parlare così adesso! Però sei sempre stata cieca davanti all’evidenza, non hai mai visto quello che era davvero e quanto la cosa lo facesse soffrire! Io sono infantile, ma tu sei una sciocca: una sciocca rompiscatole!".

CIAFF!!!!!!!

Lily schiaffeggiò James, mettendoci tutta la forza di cui era capace, lasciandogli un bello stampo rosso sulla guancia. "Va’ all’inferno, James Potter!" gli urlò, con voce stavolta carica di gelido odio, oltre che di rabbia. "Non osare mai più rivolgermi la parola: dimenticati di me, del mio nome, di tutto quanto… Non voglio vedere la tua stupida faccia mai più!".

Detto questo, si voltò e se ne andò, sbattendosi fragorosamente la porta alle spalle.

Nella stanza calò un silenzio carico di tensione.

"James, che diavolo hai combinato?" mormorò Sirius, spezzando alla fine l’atmosfera.

Il ragazzo si sfiorò la guancia in fiamme: lo schiaffo era servito a farlo tornare in sé. Sfortunatamente, la lucidità era tornata decisamente troppo tardi. Si rese contò di tutto quello che aveva appena urlato, di quanto l’aveva ferita, di quanto aveva ferito i suoi amici spiattellando il loro segreto e si diede mentalmente dell’idiota: cosa aveva fatto? Perché l’aveva fatto?

"Credo di aver appena distrutto la cosa più bella della mia vita" sussurrò infine, incapace di aggiungere altro.

Sirius non ebbe il coraggio di dirglielo, ma in cuor suo pensò che aveva davvero ragione: stavolta Lily non l’avrebbe mai perdonato. La domanda giusta era se Lily sarebbe stata abbastanza arrabbiata da andare a denunciarli tutti al preside…

******

Ignorando totalmente il fatto che fossero da poco passate le sette del mattino e che le sue compagne di stanza fossero ancora addormentate nei loro letti, Lily fece irruzione nel suo dormitorio con la grazia di un ciclone atlantico, sbattendo la porta così forte che le secolari pareti di granito rischiarono seriamente di crollare. Quattro teste si alzarono spaventate.

"Che cosa succede?" strillò Melanie.

"Ah, il terremoto!" gridò Alice, balzando a sedere.

"Che cavolo fai, Evans?" sbraitò Claire Parker.

"Eh? cosa? come?" fu tutto quello che riuscì a biasciare Dora.

Melanie focalizzò la situazione: cosa cavolo ci faceva la sua migliore amica, evidentemente sconvolta, in mezzo alla stanza? Cosa era successo per farle sbattere la porta a quel modo?

"Lily, cosa…" esordì, ma la ragazza non le diede tempo di proseguire oltre.

"Scusate, non volevo svegliarvi… Tornate a dormire…" mormorò, prima di precipitarsi in bagno, non senza chiudere anche quella porta con inaudita violenza.

Melanie e Alice si scambiarono un’occhiata perplessa, confuse, per poi scivolare fuori dai rispettivi letti, mentre la Parker borbottava qualcosa contro "quella sclerata della Evans", prima di rimettersi a dormire…

Le due sentirono distintamente l’acqua della doccia cominciare a scrosciare, ipotizzarono per coprire i singhiozzi: Lily era troppo orgogliosa per far sapere che stava piangendo. E dalla faccia che aveva quando era entrata, sembrava proprio pronta a farsi un bel pianto.

"Lily" la chiamò dolcemente Melanie, bussando alla porta, dopo aver tentato invano di aprirla: Lily si era chiusa a chiave. "Lily, per favore, apri la porta…".

"Lasciatemi in pace, sto bene" fu la secca risposta, in un tono che non avrebbe convinto nessuno, figurati loro che erano le sue migliori amiche.

"Lily, apri" la pregò Alice. "Vogliamo solo aiutarti…".

"Non c’è bisogno: sto bene. Davvero ragazze, è tutto a posto: datemi tre minuti…".

Melanie si sentì tirare per la camicia da notte: abbassò lo sguardo per incontrare quello assonnato e confuso di Dora. "Cosa succede, Mel?" domandò la bambina, preoccupata, strofinandosi gli occhi. "Cos’ha Lily?".

Melanie cercò di stamparsi un sorriso rassicurante. "Nulla, nulla: Lily sta bene. Vedrai, tra poco esce. Ascolta, perché non cominci a vestirti? Poi scendiamo in Sala Grande: oggi ci sono le frittelle a colazione…".

Sollecitata da una gentile spinta, Dora si allontanò, per niente convinta dalle parole di Melanie. Non fece altre domande e cominciò a vestirsi, indossando i vestiti che una delle ragazze era andata a recuperare nel dormitorio dei Malandrini quella notte.

"Che cosa facciamo?" domandò Alice, fissando con frustrazione la porta. "Cosa credi sia successo?".

"Io non…". E Melanie capì almeno parte di quello che doveva essere successo. "Sei andata dai ragazzi, non è vero?" disse, rivolgendosi a Lily. "Ti avevo detto di aspettarci, per poterne discutere con calma… Hai perso le staffe, giusto? Cosa è successo, li hai uccisi?" cercò di fare una battuta, ma non ottenne risposta se non il suono della doccia aperta.

"Lily, ti prego, apri questa dannata porta!" la supplicò Alice. "Altrimenti giuro che la faccio saltare per aria!".

"Vi ho detto che arrivo: cinque minuti…".

Fu di parola. Alice stava già mettendo mano alla bacchetta per mantenere fede alla sua minaccia, quando la serratura scattò e Lily aprì la porta: si era sciacquata il viso, ma si vedeva comunque lontano un miglio che aveva pianto.

"Allora?" la incalzò Melanie. "Si può sapere cosa è successo?".

"Cosa è successo, cosa è successo?" sbuffò Lily, in tono irritato e stanco insieme, scansandole per avvicinarsi al suo baule. "È successo che i Malandrini sono degli idioti, che mi sono arrabbiata come una iena, ho preso a urlare e ho litigato con Potter. E sapete una cosa? Mi sono resa conto che sono stata un’idiota a pensare di potermi mettere con lui, a pensare di potermi innamorare di lui: non voglio più vederlo finché avrò vita!".

"Oh, andiamo" cercò di blandirla Melanie, colpita dal tono duro e deciso dell’amica, "parli così solo perché sei arrabbiata: quando ti sarai calmata un po’, sono sicura che…".

"Parlo sul serio, Mel" la interruppe Lily. "Non voglio saperne più nulla di James Potter: per me, è morto! Non voglio più sentirlo nominare, in questa e nelle prossime cento vite! Non voglio niente da un insolente che mi ritiene solo una sciocca rompiscatole!".

"Ha detto questo?" esclamò Alice sorpresa, pensando che il mondo si sarebbe messo a girare al contrario, se James Potter si metteva a insultare la donna della sua vita.

"Oh sì. E quella è solo la punta dell’iceberg del bel ritratto che ha fatto di me…". Lily si interruppe, ingoiando un singhiozzo. "Hai sentito?" fece poi, rivolta a Claire Parker, che continuava a cercare di dormire. "Sei contenta adesso? È tutto tuo, Parker: non dovrai preoccuparti di me mai più!".

"Lily…". Melanie allungò una mano per poggiargliela sulla spalla, ma lei si ritrasse. "Sentite, chiudiamo questa discussione, ok? Non voglio più parlarne: argomento chiuso…".

"Lily, sei sicura…".

"Ho detto argomento chiuso!" quasi strillò Lily, poi afferrò i vestiti e tornò a barricarsi in bagno.

Melanie guardò la porta chiusa con un gemito di frustrazione: aveva la netta impressione di essersi persa qualche passaggio fondamentale. Possibile che James le avesse detto tutte quelle cose orribili? Doveva esserci un motivo, qualcosa che Lily non aveva detto loro: era andata per parlare della situazione di Dora, come era possibile che la cosa si fosse risolta in un così aspro litigio tra lei e James?

"Hai anche tu la sensazione di esserti persa qualcosa?" domandò ad Alice, ottenendo un cenno d’assenso in risposta.

"Sì, le cose non mi tornano: mi sembra impossibile che abbiano litigato così furiosamente per la storia di Dora… E gli altri Malandrini? Sirius e Peter che ruolo hanno avuto in tutta questa storia? Lily non ci ha detto tutto, ne sono certa…".

"Lily non ci ha detto praticamente niente" obiettò Melanie. "Vabbè, proveremo a parlarle più tardi, quando si sarà un pochino calmata".

Con questo la questione fu momentaneamente archiviata e le due ragazze cominciarono a vestirsi.

******

Minerva McGranitt si era lentamente rassegnata al fatto, nel corso degli ultimi sei anni e mezzo, che non sarebbe mai riuscita a tenere una lezione tranquilla se James Potter e Sirius Black erano nella sua aula. Nel corso dell’ultima settimana, aveva poi accettato l’idea che probabilmente anche dopo che questi si sarebbero diplomati, non sarebbe tornata la tranquillità: già temeva il giorno in cui Ninfadora Tonks avrebbe varcato la soglia di Hogwarts come studentessa. Quella bambina era un vero incubo: sembrava un concentrato di Potter e Black all’ennesima potenza.

Certo, poi c’erano gli studenti come Remus Lupin o Lily Evans, sempre o quasi tranquilli e ligi al dovere, che le risollevavano un po’ il morale e le facevano pensare che avesse fatto bene a diventare insegnante.

Tuttavia quel mercoledì mattina, si trovò davanti una situazione nuova.

James Potter aveva la faccia di uno a cui hanno appena comunicato che gli restavano solo due giorni di vita: si teneva piegato in avanti, con il mento appoggiato sul banco, fissando con aria disperata e vuota un punto imprecisato di fronte a lui. Al suo fianco, come sempre, sedeva Sirius Black, con il volto insolitamente accigliato dalla preoccupazione, mentre batteva con fare confortante la mano sulla spalla del suo migliore amico. Peter Minus dall’altro lato, faceva più o meno la stessa cosa, anche se forse più goffamente. Remus Lupin, per motivi a lei ben noti, era ovviamente assente.

Dall’altro lato della stanza, tuttavia, si consumava se possibile, uno spettacolo ancora più insolito: Alice Abbott e Melanie Griffith parlottavano fitto, fitto tra loro, solo vagamente consapevoli del fatto di trovarsi in aula. Al loro fianco, sedeva la piccola Dora, che per motivi ignoti alla professoressa era arrivata con le due ragazze, invece che con i malandrini.

Quando erano entrate, Sirius aveva rivolto loro una fugace occhiata colpevole: Alice e Melanie lo aveva ignorato, tenendo per mano la bambina, che dal canto suo lo guardava a metà tra l’accusatorio e il deluso e non aveva accennato un solo istante a volersi riunire ai suoi originari babysitter.

Ma la cosa che aveva lasciato più sconcertata Minerva era il fatto che Lily Evans… non c’era! In sei anni che l’aveva come allieva, la professoressa non ricordava che fosse mai stata assente, tranne le (poche) volte in cui era malata.

"Signorina, griffith, dov’è la signorina Evans?" domandò perciò, cercando di non lasciar trapelare lo sconcerto nella sua voce.

Melanie alzò lo sguardo, in evidente imbarazzo. "Lei.. ehm, non si sentiva molto bene, professoressa: è andata in Infermeria".

Minerva era certa che la ragazza le avesse mentito: non era granché a raccontare bugie e il suo tono era stato troppo indeciso. C’era qualcosa che le sfuggiva in tutta quella storia… Ma non aveva idea di cosa…

Vide Potter alzare appena la testa al nominare Lily e si chiese se non fosse colpa della ragazza se era ridotto a quello stato semi vegetale: perfino nell’ambiente degli insegnanti, la storia tra Lily Evans e James Potter era quasi leggenda. Tuttavia in meno di tre secondi, Potter ritornò alla sua posizione iniziale con un lungo, sconfortato sospiro. Sirius gli diede un’altra pacca, sussurrandogli qualcosa.

Minerva decise che per quella volta poteva anche lasciar correre: Lily Evans era sempre stata una studentessa modello e dall’aria che tirava quella mattina in classe era evidente che dovesse essere successo qualcosa di grave. Era più che comprensibile se la ragazza voleva stare da sola con i suoi pensieri…

"Molto bene" disse perciò, per poi cominciare la lezione. "Mi auguro che abbiate fatto tutti gli esercizi che avevo assegnato…".

Mentre iniziava a spiegare, non le sfuggì il silenzioso sospiro di sollievo che tirò Melanie Griffith, né che tre secondi dopo era di nuovo immersa in una fitta conversazione con Alice Abbott.

Ovviamente, la professoressa McGranitt aveva visto giusto, sospettando che Lily non stesse affatto male e che non fosse in Infermeria come sosteneva Melanie.

Semplicemente, quella mattina, si erano vestite e preparate, Lily aveva già la borsa dei libri in mano ed era pronta a seguire le altre a colazione, ma alla fine ci aveva rinunciato: anche se fosse andata a lezione, non sarebbe riuscita a concentrarsi mezzo secondo, non aveva voglia di stare in mezzo alla gente.

Così aveva detto alle amiche di andare senza di lei, che non voleva andare a lezione e se per favore potevano coprirla con gli insegnanti. Melanie e Alice non avevano obiettato, forse troppo sorprese dal fatto che lei volesse bigiare le lezioni, e se ne erano andate poco dopo.

Lily aveva sospirato di sollievo: aveva davvero bisogno di restare da sola a riflettere. Voleva bene alle sue amiche, ma loro sapevano solo una parte di quello che era successo nel dormitorio maschile: e non era ancora sicura di cosa fare con tutto quello che aveva scoperto. Si sentiva ancora umiliata, offesa e arrabbiata per tutto quello che Potter le aveva urlato addosso, ma quelle emozioni, dopo il primo, violento attacco che l’aveva portata a piangere come una bambina nel bagno, si stavano lentamente ritirando in un angolo del suo cuore. No, non era la rabbia a spingerla a cercare la solitudine: quella sarebbe stata molto più facile da scaricare in compagnia, confidandosi con Alice e Melanie, cercando il loro conforto. Ma non poteva confidarsi con loro, non senza raccontare quello che James aveva rivelato. E non era certa di voler condividere quelle parole.

Scoprire che Remus era un lupo mannaro l’aveva sconvolta. E anche che gli altri malandrini fossero Animagus illegalmente: come avevano fatto a ordire una cosa del genere sotto il naso di Silente? Senza contare di quanto quella storia potesse finire male: un licantropo in piena trasformazione era incontrollabile e imprevedibile, se avessero perso il controllo, cosa sarebbe potuto accadere?

Lily si sentiva un gran vespaio in testa: per questo, voleva stare da sola a riflettere un po’. Quando le lezioni cominciarono, uscì dal dormitorio e prese a vagare senza meta per il castello, continuando a pensare.

Cosa doveva fare? Il suo primo istinto, lasciato il dormitorio maschile, era stato andare dritta da un insegnate e denunciarli tutti. Poi aveva capito che una decisione presa d’impulso sotto l’effetto della collera non era una mossa saggia e aveva temporaneamente desistito, in attesa di ragionarci sopra con calma, a mente fredda.

Adesso non aveva idea di cosa fare. I Malandrini avevano infranto ben più di qualche stupida regola della scuola: avevano infranto la legge. Se lei gli avesse denunciati, avrebbero subito un processo e sarebbero probabilmente finiti ad Azkaban per chissà quanto tempo. Lily non ricordava esattamente quale fosse la pena, ma diventare Animagi illegalmente era un crimine gravissimo: la trasformazione poteva finire molto male, per questo il Ministero aveva redatto delle norme molto severe in merito. Non ne era certa, ma la condanna poteva arrivare fino ad un anno di reclusione, forse anche di più… Per quanto arrabbiata fosse, pensare di dare Sirius, James e Peter in pasto ai Dissennatori in quel modo era davvero troppo crudele! Non poteva denunciarli così, sarebbe stato un modo meschino e disumano di vendicarsi, un gesto di cui si sarebbero di certo pentita. In fondo, non avevano fatto del male a nessuno, volevano solo aiutare un amico…

Il filo dei suoi pensieri tornò a Remus. Almeno su una cosa James aveva ragione: come aveva potuto essere così cieca? Conosceva Remus dal primo anno ed era in confidenza con lui dal quinto, quando erano diventati entrambi prefetti: come aveva fatto a non sospettare mai nulla? Eppure i segni ce li aveva proprio davanti agli occhi: le sue continue indisposizioni, una volta al mese, proprio sotto il plenilunio, quando tendeva a diventare anche più taciturno, più scorbutico, più scostante, le cicatrici che di tanto in tanto gli comparivano sul volto, su cui lui accampava scuse che non stavano né in cielo né in terra… Eppure, il sospetto della reale natura del suo amico non le era mai nemmeno passata per l’anticamera del cervello: forse perché era impossibile immaginare che dietro quella faccia da bravo ragazzo si potesse nascondere un mostro assettato di sangue…

Era stata davvero una stupida a non accorgersene da sola! Avrebbe dovuto capirlo tanto tempo prima cosa tormentava il ragazzo.

In un angolino della sua mente si sentiva anche un po’ delusa perché Remus non aveva voluto condividere con lei il suo segreto: di occasioni ne aveva avute a decine! Tutte le volte che Lily si era preoccupata per la sua salute, tutte le volte che gli aveva fatto domande su come si procurasse quelle ferite… Mai una parola: di solito, o rispondeva restando sul vago o glissava le domande, cambiando velocemente argomento. La credeva forse così superficiale da temere per la loro amicizia se Lily avesse scoperto la verità? Pensava fosse così meschina?

Non essere paranoica, Lily, si rimproverò aspramente. Sei già saltata ad abbastanza conclusioni affrettate per oggi: aspetta di parlarne con lui prima di giudicare.

Lily si fermò a una finestra, sospirando pesantemente, lasciando vagare lo sguardo sul parco innevato e il lago ghiacciato. Doveva parlare con Remus, decise alla fine. Solo così, avrebbe potuto chiarire quella storia e decidere cosa fare.

Guardò l’orologio: aveva vagato per più di un’ora. Remus sarà già sveglio, a quest’ora, si disse. In caso contrario, non mi costa nulla aspettare: ormai la mattina me la sono giocata in ogni caso!

Ci mise alcuni secondi ad orientarsi, poi con cipiglio deciso si avviò in direzione dell’Infermeria.

******

Remus si rigirò nel letto, desiderando di potersi riaddormentare subito: non aveva idea di che ore fossero, ma di certo non aveva dormito neanche lontanamente a sufficienza per riprendersi dalla nottata.

Madama Chips era venuta a recuperarlo poco dopo che la luna era calata e l’aveva riportato in Infermeria: qui la donna aveva prestato le prime cure alle sue ferite (relativamente poche e non troppo gravi, cosa che aveva stupito il ragazzo) e poi l’aveva lasciato riposare. Inutile dire che era rapidamente cascato come un sasso in un sonno profondo senza sogni.

Provò a girarsi su un fianco, cercando una posizione che non desse fastidio alle lesioni in lenta guarigione. Ora che faceva mente locale, si rendeva conto che quel plenilunio gli era andata davvero bene, specie considerato che i Malandrini non erano con lui: un morso al braccio, qualche unghiata al torace e alcune contusioni diffuse, nulla di particolarmente drammatico. Di solito quando i suoi amici non lo raggiungevano e gli impedivano di farsi troppo male, si riduceva in condizione pietose: un paio di volte aveva rischiato anche seri danni, se non fosse stato per il tempestivo intervento di Madama Chips. Era stato il suo mese fortunato, evidentemente!

Eppure gli sembrava strano proprio per questo: c’era qualcosa che non gli tornava. Cercò di richiamare alla mente i ricordi di quella notte, ma invano: dal momento in cui aveva sentito il lupo prendere il sopravvento a quando era risvegliato da Madama Chips c’era l’abituale buco nero, rischiarato solo da qualche flash confuso e poco chiarificatore… Era come cercare di rammentare un sogno: più cercava di afferrare i dettagli, più quelli gli sfuggivano…

Ah!, esclamò una vocina stizzita nella sua testa. Piantala con queste seghe mentali, lupo paranoide: è così difficile accettare l’idea che per una volta ti è andata bene? Dovresti ringraziare la tua buona stella, piuttosto…

Era perfettamente vero! Era meglio lasciar perdere quei pensieri e tornare a dormire: preferiva farsi trovare più in forma possibile da ragazzi, quando fossero venuti a trovarlo…

In quel momento, mentre si girava di nuovo sulla schiena, che percepì la presenza di qualcuno nella stanza: qualcuno che lo stava fissando. Aveva dormito più di quanto pensasse? I Malandrini erano già lì?

Aprì lentamente gli occhi per evitare di restare accecato dalla luce che filtrava dalle finestre e rimase a dir poco stupito nello scoprire chi era il suo misterioso visitatore: Lily, appollaiata su una delle scomode sedie dell’Infermeria, che lo osservava con espressione insolitamente corrucciata.

"Lily?" fece stupito nel vederla lì, mentre istintivamente nascondeva il braccio fasciato sotto le coperte. Non che facesse differenza, visto che la ragazza doveva averlo visto per forza, anche se non sapeva da quanto lo fissava.

Lei gli rivolse un tiepido sorriso per nulla convinto. "Ciao" disse solamente.

"Ciao" ripeté sempre più confuso Remus, con la netta sensazione che fosse successo qualcosa di grave. "Che ci fai qui?".

"Volevo vedere come stavi" fu la concisa risposta. "Come stai?".

"Bene. Più o meno. Sopravvivrò anche per stavolta…". Remus guardò fuori dalla finestra e si rese conto che la luce era decisamente troppo debole per essere già mezzogiorno. "Che ore sono?" domandò.

Lily diede una veloce occhiata all’orologio. "Quasi le dieci e mezza".

La risposta lasciò ancora più spiazzato il ragazzo. "Le dieci e mezza? Perché non sei a lezione?".

La ragazza scrollò le spalle. "Non mi andava di andare a lezione: troppi pensieri per la testa. Avevo bisogno di stare da sola a riflettere per un po’… E poi sono venuta qua…".

Con la netta impressione che fosse capitato qualcosa di grave, Remus domandò: "Non è da te… saltare le lezioni, intendo Cosa è successo?".

Lily non rispose subito, tacendo per diversi minuti, cosa che intensificò la sensazione di Remus che le cose si sarebbero messe male. E infatti, quando la ragazza aprì bocca, invece di rispondere, formulò un’altra domanda. "Perché non me l’hai mai detto, Remus?".

Il suo tono ferito lo colpì. "Dirti cosa?" chiese, pur avendo una chiara idea di ciò a cui Lily si riferiva.

"Per favore, non prendermi in giro!" sbottò Lily, in tono irritato. "Per oggi l’hanno già fatto abbastanza: sai bene a cosa mi riferisco…".

Remus impallidì vistosamente. "Tu… lo sai?".

"Sì, lo so: so che sei un lupo mannaro. Chiarito questo punto, te lo richiedo: perché non me l’hai detto?".

"Io…" cominciò Remus, interrompendosi subito e abbassando lo sguardo, improvvisamente interessato alle pieghe del lenzuolo: non sapeva nemmeno lui cosa rispondere. Per anni aveva temuto quella conversazione e il momento in cui sarebbe inevitabilmente giunta: Lily non era stupida, era logico che presto o tardi lo scoprisse, come l’avevano scoperto i Malandrini quando facevano il secondo anno.

"Remus, guardami". Sentì la sedia grattare sul pavimento e poco dopo Lily sedersi sul materasso. "Remus, guardami" ripeté, prendendogli il viso tra le mani e costringendolo a sollevarlo. "Perché?" domandò per la terza volta.

"Io… Io non lo so" balbettò il ragazzo. "Paura, immagino: paura che…".

"…Che scappassi urlando?" concluse la ragazza per lui. "Che non volesse più frequentarti? Mi credi così meschina e superficiale da pensare che me ne importi qualcosa se sei un lupo mannaro?".

"NO!" protestò Remus. "Non penso che tu sia superficiale, Lily, non potrei mai pensarlo…".

"E allora cosa?".

Remus aveva l’impressione di essere tornato indietro di cinque anni, quando aveva sostenuto una discussione analoga con James, Sirius e Peter: anche allora non aveva ben saputo come spiegare le ragioni che lo avevano fatto tacere. "Io non so spiegarlo… Se ci penso a livello razionale, so che tu non saresti il tipo che persona che ‘scappa urlando’, come dici tu… Ma quando mai la paura è razionale? Ho già ricevuto tante di quelle porte in faccia e so che sarà sempre così per tutta la mia vita: non potrei sopportare di perdere la tua amicizia, Lily… Ne ho bisogno più di quanto probabilmente ho mai dato a vedere: non sono granché bravo a esternare i miei sentimenti…".

"Nemmeno io voglio perdere la tua amicizia, Remus" lo tranquillizzò Lily. "Del fatto che tu sia un licantropo non me ne importa nulla: conosco il vero Remus e non sei quello che diventi una volta al mese. Quello che mi ferisce di più è la bugia… E non dirmi che non hai avuto occasioni per dirmelo, perché non è vero!".

"Lo so, lo so… A posteriori, è facile dire che non avevo paura della tua reazione, ma mentirei se dicessi questo: una piccola parte di me temeva davvero che tu non mi accettassi… E poi, non lo so, a parte i Malandrini sei l’unica persona con cui sia davvero in confidenza: quando stavo con te, era più facile far finta di niente, sentirmi… normale".

"Ma tu sei normale!" protestò a viva voce Lily. "Non puoi giudicare te stesso in base a quello che diventi una volta al mese: sei una persona meravigliosa, se solo ti lasci conoscere… Il tuo vero problema è che ti chiudi come un riccio, non permetti a nessuno di avvicinarsi a te".

Remus sorrise amaro. "Già, lo so… Ma so come gira il mondo fuori da qui: se Silente non fosse il preside, pensi sul serio che sarei mai potuto venire ad Hogwarts? Nemmeno i miei parenti mi vogliono intorno: da quando sono stato morso, hanno tagliato tutti i ponti con i miei genitori…".

"Il mondo è popolato da un sacco di imbecilli, Remus!" esclamò con veemenza Lily. "Sfortunatamente di persone così ce ne sono sempre state e ci saranno sempre: individui sciocchi e superficiali, meno profondi di una pozzanghera e con la sensibilità di un ciocco di legno! Gente che legge i giornali, vede la foto di Fenrir Greyback e fa di tutta l’erba un fascio, incapace di capire che qualcuno può essere un licantropo e anche la persona più gentile di questo mondo! Il mondo è pieno di pregiudizi, Remus, ma non possiamo vivere in base a quello che qualche idiota che non vede oltre il suo naso pensa di noi! Tu pensa alle persone che ti voglio bene, che ti sanno accettare per quello che sei e fregatene di quello che dicono gli altri: vali più di tutte quelle teste di gallina messe insieme!".

"Grazie, Lily, sei un’amica. E mi dispiace di non avertelo detto: probabilmente dovevo farlo tempo fa…".

"Sì, probabilmente avresti dovuto" confermò Lily, tornando a sedersi sulla sedia. "Ma quel che fatto è fatto, non ha senso rimuginarci sopra…".

"Come hai fatto a scoprirlo?" domandò a quel punto Remus, curioso. "L’hai capito da sola?".

"Beh, no, veramente no" rispose Lily. "Me lo hanno detto i tuoi amici…".

L’informazione ci mise diversi secondi a filtrare nella mente di Remus: non poteva crederci! Ok, da quello che i Malandrini gli avevano detto, Lily aveva già cominciato a sospettate qualcosa, ma lui aveva capito che non avrebbero detto niente; in fondo, si trattava della sua vita, spettava a lui il diritto di scegliere. A meno che Lily non li avesse messi proprio con le spalle al muro…

"Raccontami cosa è successo…".

Le guance di Lily si infiammarono di rabbia. Brutto segno. "Quegli imbecilli: se stamattina non li ho uccisi, non lo farò mai più… Non farmici pensare, che mi sale di nuovo il nervoso. Anche tu, però, come hai potuto lasciarglielo fare?".

"Ma di che stai parlando?" fece Remus confuso: che diavolo avevano combinato stavolta?

"Non lo sai?". Lily era stupita. "Ma è ovvio che non lo sai!" fece subito dopo, come colta da un’illuminazione improvvisa. "Non l’avresti mai permesso… Non ricordi nulla delle tue trasformazioni, vero?".

"Quasi nulla. Lily, mi vuoi dire di che diavolo stai parlando?".

"Mi hanno raccontato tutto" spiegò Lily. "Beh, più o meno: diciamo che Potter (quell’imbecille) me l’ha praticamente urlato… Che sono Animagi, ecc… Ma non è questo: stanotte sono venuti da te, hanno preso e sono stati in giro tutta la notte!".

Anche stavolta la scoperta ci mise il suo momento a far presa: se erano venuti da lui, questo spiegava anche perché non si era ferito gravemente… Ma questo voleva dire che avevano lasciato Dora da sola, contravvenendo alla sua esplicita richiesta di non preoccuparsi per lui.

"Quei tre imbecilli!" esclamò, arrabbiandosi all’istante, balzando a sedere e pentendosene subito, visto che la ferita al fianco tirò in maniera ben poco rassicurante: ci mancava solo che si riaprisse! "Stavolta li ammazzo, giuro su quanto c’è di magico in questo mondo, li ammazzo con le mie mani!".

"Ti darò volentieri una mano: hanno lasciato quella povera bambina da sola. Grazie a Merlino che l’ho sentita io…".

"Io li uccido" continuò Remus, scuotendo appena il capo, senza dar segno di averla sentita. "Non è possibile che nemmeno ventiquattro ore dopo che ho detto loro che devono crescere e che sono stufo di risolvere i loro casini loro facciano come se nulla fosse successo!".

"Remus, forse è il caso che ti calmi un attimo…" mormorò Lily, preoccupata: aveva notato la smorfia di dolore quando si era sollevato a sedere. "Non vorrei che ti facessi male…".

"Sto benissimo…" la tranquillizzò Remus in tono secco: stavolta gliela avrebbe fatta pagare, quando era troppo, era troppo! I Malandrini avevano calpestato la sua pazienza una volta di troppo. "Ora dimmi esattamente tutto quello che sai di questa storia: voglio conoscere tutti i più disgustosi retroscena…".

Lily capì subito di non avere altre alternative se non rispondere.

******

Sirius aveva passato la mattinata nel terrore che arrivasse l’ora di pranzo, quando sarebbero andati a trovare Remus come d’abitudine: non aveva la più pallida idea di come avrebbero fatto a spiegargli l’enorme casino in cui la boccaccia di James li aveva cacciati.

Tra l’altro, non si era nemmeno potuto prendersi la soddisfazione di strigliarlo un po’: appena aveva visto lo stato in cui era caduto, gli era mancato il cuore. Come prevedibile, James si era pentito di tutto quello che aveva detto tre nanosecondi dopo che Lily se ne era andata, urlando di non volerlo più vedere. Il fatto che avesse all’improvviso realizzato che tra le tante cose, Lily gli avesse detto che stava pensando di potersi mettere con lui non aveva certo contribuito a migliorare il suo umore. Il suo piano era andare a implorare perdono appena l’avesse vista, ma la ragazza sembrava sparita dalla circolazione.

Certo era che non stesse male, come affermavano le sue amiche, ma i Malandrini non avevano idea di dove fosse ed erano impossibilitati a rintracciarla, cosa che li metteva molto a disagio, considerato che Lily era molto arrabbiata con uno di loro e possedeva le armi per spedirli tutti in galera. Se in un gesto magari anche impulsivo avesse raccontato tutto a un professore, loro erano finiti.

Ciliegina sulla torta, Melanie e Alice sembravano aver sequestrato Dora, non avevano permesso a nessuno dei tre di avvicinarsi. Oltretutto anche Dora sembrava fare l’offesa…

In conclusione, un quadro pessimo, che Sirius aveva passato la mattina a cercare invano di rendere appena migliore per poter presentare a Remus almeno un lato positivo che potesse salvarli dalla ghigliottina. Ma nemmeno lui era riuscito a trovarne uno solo, nemmeno il più piccolo e miserabile: era una situazione del cavolo, punto e basta.

"Stavolta la colpa te la prendi tu" gli stava appunto dicendo James, mentre si dirigevano tutti e tre in Infermeria. "In fondo l’idea di provocare un’overdose di zuccheri a Dora è stata tua…".

"Pensi che basterà per salvarti? È stata la tua dannata boccaccia a sputtanarci tutti!".

"Lo so, ma se Remus parte da te, io e Peter forse riusciamo a fuggire in Groenlandia prima che ci prenda…".

"E io allora gli dirò in punto di morte dove siete andati!".

"Sì, mai in realtà noi non saremo davvero in Groenlandia, ma a metà strada per il Messico!".

Immersi in questa edificante discussione, giunsero davanti alla porta dell’Infermeria. Siccome nessuno dei tre voleva entrare per primo, dovettero giocarsela a morra cinese: perse Peter, che seppur molto riluttante, aprì la porta.

Remus li stava aspettando già sveglio, con davanti i resti di un pranzo appena spiluccato. Appena li vide, si voltò dall’altra parte, come se non esistessero.

I tre si guardarono, perplessi: e adesso che gli prendeva? Avevano pensato di trovarlo relativamente allegro e di dovergli guastare l’umore (e segnare la loro condanna a morte) con le loro esaltanti novità. Invece Remus sembrava già arrabbiato.

"Ehi, ciao, Moony" lo salutò Sirius, entrando esitante.

"Come stai?" domandò James, sondando cautamente il terreno.

"Io con voi non parlo" fu la secca, atona risposta che ottennero.

Altre occhiate perplesse. Che si fosse ricordato di quello che era successo quella notte? Conoscendo la loro fortuna recente, non era un’ipotesi da scartare.

Tacitamente, decisero che a quel punto la tattica migliore fosse fare i finti tonti e cercare di capire perché il licantropo ce l’avesse con loro. "Che cosa è successo, Moony?" chiese perciò Sirius.

"Abbiamo fatto qualcosa?" gli fece eco James.

"Per voi sono tutt’al più Lupin. E io con voi non parlo" ripeté Remus, sempre mostrando loro le spalle.

"Andiamo, almeno dicci cosa abbiamo fatto…" lo pregò James.

Stavolta Remus si voltò: sarebbe stato meglio se non l’avesse fatto. Per la seconda volta quel giorno, i tre si trovarono di fronte occhi ardenti di rabbia: e la cosa non era per niente piacevole!

"Oh, lo sapete benissimo cosa avete fatto!" sputò fuori, guardandoli come se fosse delle lumache verrucose.

Ahi, la cosa non si metteva bene per nulla. "Ehm, noi veramente…".

"Zitto!" lo bloccò subito Remus. "Solo questo voglio sapere: è vero o non è vero che stanotte, andando apertamente contro le mie richieste e comportandovi come tre irresponsabili, siete venuti alla Stamberga, lasciando Dora completamente da sola e in balia di sé stessa e che Lily l’ha trovata piangente in Sala Comune?".

"Lily è passata di qua, non è così?" osservò in tono retorico James, capendo finalmente cosa era accaduto: Lily era venuta in Infermeria e aveva parlato con Remus, raccontandogli tutto.

"Questa non è la risposta che volevo… Allora, è vero o non è vero?".

Dopo alcuni istanti di esitazione, dove ventilarono la poco plausibile ipotesi di dare della bugiarda a Lily, Sirius annuì. "Sì, è vero" ammise, con tono che sperò abbastanza colpevole.

Remus fece un breve cenno d’assenso, come se avesse ricevuto la conferma a un fatto già accertato. "Bene. Allora non abbiamo altro da dirci: quella è la porta". La indicò e poi tornò a mostrare loro le spalle.

Sirius, James e Peter si scambiarono occhiate sbalordite: si erano aspettati di tutto, grida, minacce, aggressioni fisiche, crisi isteriche, danni probabilmente irreparabili alla loro persona, ma non quello. Non quella fredda, rigida indifferenza.

"Andiamo, Moony, non fare così" cercò di blandirlo James.

"Possiamo spiegare…" aggiunse Sirius.

"Per favore" li implorò Peter.

"Non chiamatemi ‘Moony’: quel diritto ve lo siete appena giocato" rispose Remus. "E mi pare di aver chiarito che con voi non ci voglio parlare: sparite e non fatevi vedere per un po’!".

"Oh, su, Remus, lo sappiamo che alla fine cederai come sempre: perché non chiudiamo la storia e basta?".

"Perché no, Sirius, ecco perché. Non vi voglio parlare, punto, fine della discussione. Ora andate, ok?".

"No che non è ok" protestò James. "Noi da qui non ci muoviamo finché non ci perdoni".

Sirius e Peter annuirono e poi tutti e tre si sedettero. Remus non diede reazione di sorta, continuando a ignorarli, trincerandosi dietro quel silenzio stizzito.

"Ok, vuoi ignorarci?" fece Sirius. "Tanto lo troviamo il modo di farti parlare…".

"Comincia con lo spiegargli perché ci siamo inguaiati" gli suggerì James, con un malcelato ghigno perfido sul viso.

"Perché cominciare dalle note dolenti?".

"Perché è da lì che è partito tutto… E io l’avevo detto che, se tu ti metti a pensare, non poteva uscirne nulla di buono! La verità è che io sono stato tanto scemo da lasciarmi convincere dalle tue parole, Padfoot!".

"Ok, allora si potrebbe dire che è più colpa tua, no?".

"Risparmia la dialettica e comincia a parlare: tuo il piano, tua la responsabilità!".

Sirius si piegò suo malgrado alla democrazia e raccontò di come gli era venuta l’idea di far collassare Dora, di come l’avesse fatto e di come i Malandrini fossero poi venuti da lui. A quel punto subentrò James che spiegò quello che era successo quella mattina: ridirlo ad alta voce, non contribuì a rendere la situazione più gradevole. Gli sembrava ancora impossibile che fosse stato lui a dire tutto quello che aveva detto, o meglio urlato, a Lily.

Nulla fu utile al loro scopo: Remus rimase perennemente girato di schiena, senza all’apparenza degnarli della minima attenzione.

"Andiamo, Moony!" sbottò Sirius alla fine, cominciando a irritarsi. "Smettila di fare il sostenuto!".

"Io non faccio il sostenuto!" ribatté il diretto interessato, rompendo finalmente la barriera del silenzio. "Vi tengo il muso, il che è molto diverso. E detto in tutta franchezza, non so quanto vi convenga che mi metta a parlare: non sono proprio carine le cose che vi proferirei al momento…".

"Molto meglio di questo silenzio lacerante!" gli assicurò James. "È orribile: peggio di quando ieri hai cercato di strozzarmi!".

"Facci l’abitudine" fu la secca risposta.

"Ok, Prongs, qui abbiamo bisogno di un’idea geniale".

"Se scuse e preghiere non bastano" rifletté James a voce alta, "ci restano due opzioni: arrenderci e andarcene…".

"Perfetto: quella è la porta" fu la reazione di Remus all’opzione uno, mentre quella di Sirius fu diametralmente opposta.

"Bocciata senza appello: un Black e/o un Malandrino non possono gettare la spugna per principio, è semplicemente inaccettabile. Qual è l’opzione due?".

"L’opzione due, che sono sicuro incontrerà la tua approvazione" riprese James con faccia saputa, "è (rullo di tamburi, prego), la buona vecchia tattica del ‘prendiamolo per sfinimento’".

Sirius si illuminò del suo miglior ghigno malandrino. "Perfetto: poco sa essere asfissiante come noi due…".

"Concordo pienamente: anch’io propendo per l’opzione due…".

Con due identici sorrisi malvagi ben poco rassicuranti, si girarono all’unisono verso Remus, che sentì un brivido salirgli su per la spina dorsale. Ma non avrebbe ceduto, non questa volta…

"Bene, Padfoot" disse James, flettendo le dita come se si stesse preparando a chissà quale prova fisica. "Io sono pronto…".

"Anch’io, Prongs" rispose Sirius, alzandosi in piedi e scostandosi dagli occhi una ciocca ribelle. "Quando vuoi tu…".

"Al tre?".

"Uno" cominciò a contare Sirius in risposta.

"Due" fece l’altro.

"Tre".

Poi esplosero all’unisono in un assordante "Ti prego, ti prego, ti prego…" ripetuto all’infinto in tono via, via più lamentoso.

Ora dovete sapere che Sirius e James erano campioni mondiali in quel raffinato sport: avevano fatto dello ‘scassare l’anima alla gente e in particolare a Remus John Lupin’ una vera e propria arte, perfezionandola nel corso degli anni, fino a raggiungere livelli di maestria che avrebbero valso loro una medaglia alle Olimpiadi, se ovviamente fosse esistita una simile disciplina.

Il fatto che il loro soggetto preferito fosse anche il loro migliore amico rendeva le cose al contempo più facili e più divertenti: più facili perché conoscevano tutti i suoi punti deboli e perciò sapevano esattamente quali tasti andare a premere, più divertente perché era esilarante il numero di cose ridicole che una persona fa solo per avere cinque minuti di silenzio. Una volta al quinto anno, con quella tecnica, erano quasi riusciti a fargli fare in mutande il giro del parco: erano andati avanti per più di un’ora prima di convincerlo. E dico quasi perché i due Malandrini non lo avrebbero mai davvero costretto a fare il giro del parco in biancheria: volevano solo testare fin dove arrivava il loro potere. Sfortunatamente per Remus, si erano persuasi di poterlo indurre a fare qualunque cosa, con il giusto metodo. Il che era praticamente vero, visto che anche davanti all’obiezione più ferma, finiva sempre immancabilmente per capitolare.

Per questo, James e Sirius erano più che sicuri di poter far crollare la barriera del silenzio.

"Andiamo, RemRem… Lo sappiamo che alla fine cederai…".

"Su, su, lupacchiotto: te lo chiediamo in ginocchio, per favore, per favore, per favore".

"Ti prego, ti prego, ti prego…".

"Siamo immensamente, incommensurabilmente, smisuratamente dispiaciuti…".

"Perdonaci, ti scongiuriamo… Dai, lo sai di volerci perdonare, coccolo…".

"Andiamo, il coccolo RemRem non vorrà davvero tenerci il muso?".

"Il bel pupo non può certo resistere a queste dolci faccine…". Qui sgranarono entrambi gli occhi, sfoderando le loro espressioni migliori: il povero cucciolo abbandonato sotto l’acquazzone e l’indifeso cerbiatto appena finito nella tagliola.

Poi passarono al contato fisico diretto, prendendo a sottolineare ogni accorata e lamentosa supplica con punzecchiate in punti strategici, pizzicate sulle guance e accondiscendenti pacche sulla testa.

"Dai, muori dalla voglia di perdonarci…".

"Parlaci di nuovo… Ti preeeeeeegoooooooo!!!!!!!!".

Probabilmente nemmeno loro si rendevano conto di quanto fossero irritanti, soprattutto quando si mettevano a tartagliare come se parlassero a un poppante e si mettevano a belare quei lunghi, estenuanti ‘ti preeeeeeegoooooooo’. Poi Remus non sopportava quando si mettevano a punzecchiarlo e a tastarlo come se loro fossero i bambini di tre anni e lui la misteriosa fanghiglia verde schifosa e non meglio identificabile trovata da qualche parte… Ma non avrebbe ceduto quella volta. Anzi, se non la piantavano nel giro tre secondi, avrebbe chiamato Madama Chips e li avrebbe fatti sbattere fuori a calci.

"Piantatela, voi due!" gridò, esasperato, cercando di toglierseli di torno.

"Solo se tu accetti le nostre scuse e cominci a parlarci di nuovo…".

"Vi ho detto di no" sbuffò Remus. "Potete andare avanti anche tutto il giorno: non cambierò idea, non stavolta…".

A quel punto, a James venne un’altra idea: un’idea davvero malvagia e subdola, quasi troppo crudele perfino per lui, una cosa che andava contro tutti i loro vincoli di amicizia e umanità… e che non vedeva l’ora di mettere in pratica! A quello non avrebbe mai resistito, ne era sicuro…

"Ok, Remus, hai vinto" sospirò con aria rassegnata, abbassando le mani e fingendosi sconfitto. "Ci ritiriamo…".

"Che cosa?" fece Remus sorpreso: non si aspettava una resa così facile…

"CHE COSA?" ruggì invece Sirius, bloccandosi a metà di una tastatina al fianco. "Che cosa hai detto?".

"Che ci ritiriamo: è evidente che Remus non ci vuole intorno…".

Fece il giro del letto, facendo un cenno a Peter e cominciando ad avviarsi, ma Sirius, come prevedibile, lo agguantò per un braccio. "Ma ti sei rincretinito: come puoi arrenderti così presto? Non avevamo nemmeno cominciato a fargli il solletico…".

"Lo so, Padfoot: ma è chiaro che non cederà. E sai, mi è venuta un’improvvisa voglia di cantare…".

Sirius lo guardò come se fosse pazzo e aspettasse solo che si girasse per chiamare gli omini in camice bianco. "Tu vuoi… che cosa? Cantare?" balbettò incredulo, convincendosi che i troppi traumi nel giro di poche ore gli avessero irrimediabilmente fuso il cervello.

"Sì, cantare. E so anche che canzone…" confermò James. A questo punto riprese a ghignare, fece a Sirius l’occhiolino e poi riprese, in tono cospiratore: "Hai presente quella canzone che avevamo composto al terzo anno…".

Il viso di Sirius si illuminò di improvvisa comprensione. Sapeva che il suo amico non poteva deluderlo in quel modo. James era certo che si sarebbe esibito in una risata satanica tanto era spudoratamente largo il suo sogghigno. "Ma certo, quella canzone… quella dedicata al nostro coccolo preferito…".

A quelle parole, Remus si voltò verso di loro, un’espressione che definire terrificata sarebbe stato eufemistico. "Non oserete…" bisbigliò, ben sapendo che James e Sirius erano capaci di questo e altro.

"E perché no?" domandò innocentemente Sirius.

"Avevate giurato sulla nostra amicizia che non avreste mai più cantato quella canzone idiota…".

"Sì, beh, ci è parso di capire che la nostra amicizia sia appena morta, perciò il giuramento non è più valido" obiettò James, prima di tornare a rivolgersi a Sirius. "Dunque, com’è che faceva la prima strofa?" riprese, in tono falsamente meditabondo. In realtà se lo ricordava benissimo: era impossibile dimenticarsi una canzone tanto scema, soprattutto se a idearla sei stato tu!

"Se non ricordo male, dovrebbe essere una cosa del genere…".

E qui cominciò a canticchiare un motivetto, subito imitato da James.

"Coccolo bello, coccolo caro,

che per i prati se ne va,

in un campo di rose si perderà…

Coccolo dolce, coccolo amato

e da tutti noi venerato,

tante margherite raccoglierà

e in un bel vaso le metterà…"

Ora, ci sembra giusto dire un paio di cosucce su questo indubbio capolavoro di poetica. Durante il loro terzo anno, per farlo arrabbiare, i due Malandrini avevano coniato l’appellativo ‘coccolo’, in riferimento alla sua indole troppo buona e accondiscendente abbinata allo sguardo da cucciolo.

In un pomeriggio in cui erano particolarmente annoiati, Sirius e James non avevano idea di cosa fare. Remus aveva loro candidamente suggerito di fare i compiti, tanto per cambiare, ricevendo in risposta una sonora pernacchia. Al che li aspramente aveva rimbrottati che se anche per una volta facevano qualcosa di vagamente intelligente invece dei loro scherzi idioti, non sarebbe morto nessuno. Quando mai lo disse!

James e Sirius passarono tutto il pomeriggio chini su un foglio di pergamena, parlottando fitto, fitto tra loro: Remus ricordava perfino di essersi sentito vagamente soddisfatto a quella vista. La sua soddisfazione era durata poco, per la precisione fino a quella sera, quando gli amici si erano esibiti nella rappresentazione di una canzone di cinquantatre, lunghe strofe, tutte sullo stampo di quella che avete appena letto. Ora, al di là della qualità del materiale, per cui probabilmente ogni singolo cantante o musicista della storia si sta ancora rivoltando nella tomba, abbinateci pure le voci non propriamente da usignolo di Sirius e James e capirete il perché della reazione di Remus…

La ‘canzone del coccolo’, come era stata rapidamente ribattezzata, aveva imperversato incontrastata nel loro dormitorio per due intere settimane, prima che Remus, stufo marcio di sentirla a tutte le ore del giorno e della notte, li aveva presi e, minacciando di ficcargli la testa nel water, aveva fatto loro giurare di non cantare mai più, per nessuna ragione al mondo, quella canzoncina stupida. James e Sirius avevano tenuto fede al giuramento, almeno fino a quel momento…

"Il mio piccolo coccolo è partito…

ma presto tornerà,

con ghirlande di viole e lillà…".

Nessuno poteva resistere a quella tortura, nemmeno con le migliori intenzioni del mondo.

"Ok, ok" gridò Remus, a metà della terza strofa, con le mani sulle orecchie e l’espressione stravolta. "Avete vinto!".

"Abbiamo vinto?" ripeté James, fermandosi a metà di un acuto.

"Riprendi a parlarci?" aggiunse Sirius, in tono vittorioso.

"Sì, sì, sì!" si arrese il licantropo. "Basta che la smettiate immediatamente con quello strazio!".

James e Sirius si rivolsero un’occhiata trionfante e si strinsero la mano. "Ottimo lavoro, Padfoot!".

"Ottimo lavoro, Prongs" gli fece eco Sirius. "Un’altra missione perfettamente riuscita…".

"Siete gli esseri più subdoli, sleali, infidi…".

"Grazie, Moony" lo interruppe Sirius, ben sapendo che la cosa poteva tirare per le lunghe, conoscendo la vastità del vocabolario di Remus. "Anche noi ti vogliamo bene!".

"È bello risentire la tua voce".

Subito dopo, Remus si infiammò. "Volete sentire la mia voce?" domandò, mentre da sollevato il suo tono si caricava di rabbia. "E allora ve la do io!".

"Oh, no…".

"Per favore, non sgridarci: la Evans ci ha già strigliati abbastanza…".

"Sì che vi sgrido invece!" esclamò Remus, infervorandosi subito. "Ve la siete andata a cercare: dovreste ringraziare che non posso fare troppi movimenti se non voglio riaprire le ferite, altrimenti vi prederei a legnate! Lasciare sola una bambina di quattro anni? Di notte? Dopo tutti i casini che sono già successi? Ma siete stupidi o vi sforzate solo di sembrarlo? Ve lo avevo detto o non ve lo avevo detto che potevo cavarmela da solo? Vi avevo esplicitamente chiesto di non pensare a me e stare con Dora, dannazione! Invece, appena mi giro, via che voi fate di nuovo di testa vostra! Tutto quello che ho detto ieri allora vi è entrato da un orecchio e vi è uscito dall’altro: non faccio nemmeno in tempo a dirvi che dovreste maturare un po’ che voi siete già dietro a dimostrarmi che ho ragione! Avete idea di cosa sarebbe potuto succedere se Lily non l’avesse trovata?".

"A nostra difesa, avevamo un piano…".

"Non mi importa un accidente del vostro piano!" strillò Remus, così forte da andare quasi in falsetto. "Era un piano stupido: far collassare la bambina a suon di gelato, ma si può? E se si fosse sentita male sul serio? L’avreste portata di nuovo in Infermeria? Come minimo, la McGranitt vi faceva sospendere tutti e tre! E ve lo sareste meritato! Di tutte le idee balzane che abbiate mai avuto in vita vostra, questa è senza dubbio la più idiota di tutte! Non trovo nemmeno le parole per descrivervi: qualunque appellativo mi sembra troppo riduttivo in confronto all’idea che ho di voi in quel momento…".

Ma a dispetto di quello che aveva appena affermato, Remus di parole ne aveva eccome: sembrava un fiume in piena! Doveva aver immagazzinato tutto quello che voleva dire nella mezz’ora di silenzio e che adesso stesse riversando tutto, fuori con gli interessi!

I tre malandrini attoniti non riuscivano nemmeno a intervenire per dire qualcosa in loro difesa: mentre Remus li sgridava per bene, non potevano far altro che stare a guardare il pavimento con espressione colpevole.

"Santa Circe, era meglio quando teneva il broncio!" sussurrò Sirius. "Mi sa che abbiamo sbagliato…".

"Ma tu quanto pensi che possa andare avanti?" interloquì James. "Credo che non abbia ancora ripreso fiato…".

"Presto o tardi si stancherà…" borbottò l’altro in risposta.

Ma dopo diversi minuti, Remus proseguiva implacabile la sua filippica, riuscendo perfino a non ripetersi: quel ragazzo era davvero unico! Ma Sirius cominciava ad averne abbastanza: aveva reso il concetto, in fondo, si poteva anche finirla lì… Ma il licantropo non sembrava intenzionato a fermarsi troppo presto…

Un’idea germogliò nella testa del ragazzo. Beh, se non lo fa tacere questo, la nostra unica alternativa sarò ucciderlo…

"Cosa devo fare per convincervi a usare la testa?" stava nel frattempo dicendo Remus. "Siete dei ragazzi intelligenti, santo Merlino: avrete pure una minima percezione di ciò che è giusto e sbagliato! O meglio di cosa è opportuno fare in determinate situazioni…".

Vagamente consapevole che Remus l’avrebbe come minimo scuoiato per quello che stava per fare, Sirius si alzò in piedi, osservando con cipiglio deciso il licantropo.

"Dove pensi di andare?" lo aggredì prontamente questi. "Non ho ancora finito con…".

Non terminò la frase perché Sirius gli tappò letteralmente la bocca… con un lungo, interminabile bacio alla francese!

Calò uno scioccatissimo silenzio, rotto soltanto dalle mascelle di Peter e James che cadevano tintinnando sul pavimento.

Dopo un tempo che parve a tutti eterno, Sirius si staccò e tornò a sedersi come se nulla fosse successo e fosse perfettamente normale infilare la lingua in bocca a uno dei suoi migliori amici.

James e Peter lo fissavano come se si fosse messo a ballare la conga in costume, mentre l’espressione di Remus era semplicemente indescrivibile: un misto di stupore, confusione, sorpresa e tanto, tanto disgusto.

"Beh?" fece Sirius. "Che avete da guardare?".

Al che Remus esplose. "MI HAI INFILATO LA LINGUA IN GOLA, ECCO COSA C’È! MA TI SEI COMPLETAMENTE RINCRETINITO O COSA, RAZZA DI MANIACO PERVERTITO!".

"Quante storie" lo liquidò sirius, con un gesto non curante della mano. "Per un bacetto…".

"BACETTO?! BACETTO?!" ripeté Remus, sempre più isterico. "QUELLO ME LO CHIAMI BACETTO, SIRIUS? UN BACETTO È QUELLO CHE DAI A TUA ZIA QUANDO LA VEDI A NATALE, NON QUESTO! QUESTO ERA TUTTO TRANNE UN BACETTO!".

"Ok, ok, respira e rilassati" cercò di tranquillizzarlo con non curanza il ragazzo. "Altrimenti, rischi che ti venga un infarto!".

Probabilmente Remus gli sarebbe saltato addosso (e non con intenzioni benevole), se James non l’avesse trattenuto e fosse intervenuto per cercare di riportare la conversazione su un piano razionale. "Padfoot" esordì, con la cautela di chi parla a una tigre famelica. "Posso sapere che cavolo ti passa per la testa, prima di chiamare gli ometti del manicomio?".

"Rilassatevi: non sono impazzito né diventato gay all’improvviso. Senza offesa, coccolo, ma non sei il mio tipo… Volevo solo interrompere il tuo lungo monologo: hai reso l’idea, siamo degli irresponsabili senza cervello, passiamo oltre?".

Peter e James si rilassarono subito: Sirius non era ammattito, era solamente il solito scemo!

Remus, in quanto più direttamente coinvolto, invece ci mise un po’ più tempo a carburare la notizia. "Tu… io… ma…" balbettò per alcuni secondi, con il cervello completamente in tilt. Poi sospirò, lasciandosi ricadere sul letto. "Qualcuno può portarmi spazzolino e collutorio, per favore?".

Inutile arrabbiarsi oltre: Sirius era e sarebbe sempre rimasto Sirius, capace di fare praticamente qualunque cosa. Su questo punto, Remus si era rassegnato da un pezzo.

"Visto che ha funzionato, però?" gongolò il ragazzo.

"Tu taci… Mi hai fatto quasi venire un aneurisma" sbuffò Remus, in tono appena, appena irritato: d’accordo che era buono, ma non al punto da perdonargli uno scherzo del genere su due piedi. "E stammi lontano! Tra parentesi: tu lo sai che le mentine per l’alito non uccidono, vero? Mi hai quasi steso!".

"Oh, ammettilo che in fondo, in fondo ti è piaciuto, Moony!" lo prese in giro Sirius, ridacchiando come il perfetto bastardo che era.

Remus arrossì suo malgrado. "Azzardati a ripeterlo e non bacerai mai più nessuno, Black, mi ha capito?" lo minacciò. "Anzi, non farai mai più proprio nulla!".

"Quanto sei violento… Potrebbe anche essere stata una plateale dichiarazione d’amore e tu mi ripaghi con cosa? Minacce e offese!".

"Sirius, ti ho visto in azione in tutti questi anni e ho più volte commentato il tuo comportamento con l’altro sesso: tu sei la persona meno gay che abbia mai conosciuto!".

"Era un complimento o cosa?" domandò Sirius, perplesso da quell’affermazione.

"Non era nulla: prendilo per quello che ti pare. E tra parentesi, se uno di voi si azzarda a proferire parola su quanto successo qua dentro negli ultimi cinque minuti, passerà il resto della sua vita a nutrirsi attraverso una cannuccia!".

Gli altri tre dubitavano seriamente che Remus avrebbe messo davvero in atto la minaccia, tuttavia, considerato lo stato in cui versava in quel momento (del tipo, bomba a orologeria pronta a esplodere) preferirono non contraddirlo e annuire vigorosamente.

"Non una parola".

"Labbra cucite".

"Silenzio di tomba".

"Bene". Remus guardò l’orologio. "È meglio che andiate o farete tardi a lezione".

"Ok, ci vediamo stasera. Sai già quando la Chips ti fa uscire?".

"Probabilmente domani: è stato un plenilunio leggero…".

I tre annuirono e si alzarono, facendo per avviarsi.

"Ah, James, parla con Lily quando riesci: era abbastanza alterata…".

"Alterata credo sia un gentile eufemismo" scherzò Sirius, ridacchiando. "Il nostro Prongs ha dato il meglio di sé stamattina…".

"Sì, appunto per questo deve chiederle scusa… E vedete di riavere indietro Dora, possibilmente".

"Agli ordini capo…".

James, Sirius e Peter erano già sulla porta, quando Remus li richiamò di nuovo. "E per favore, cercate di comportarvi bene almeno per un paio d’ore… Fino a domani, il tempo di riprendermi…".

"Faremo del nostro meglio…" lo rassicurò James, aprendo la porta. "Ma non promettiamo nulla!".

Lui e Peter uscirono, salutandolo con un cenno. Sirius esitò un istante, prima di dire: "Ah, un’ultima cosa: te l’ha mai detto nessuno che baci bene?".

"SPARISCI!" ululò Remus.

Sirius rise, chiudendosi rapido la porta alle spalle e sentendo il tonfo del cuscino che mancava il bersaglio.

LYRAPOTTER’S CORNER

Buon giorno a tutti, miei fidi lettori… Sempre ammesso che nel corso dell’ultimo mese non vi siate tutti dimenticati di questa fanfiction!!!!!! Ma non temete. La magra è finita e conto di aggiornare a pieno regime fino alla fine dell’estate, se non altro per ripagarvi dell’attesa. La libertà è una cosa meravigliosa: non avete idea di quanto morissi dalla voglia di scrivere questo capitolo, le mani lavoravano da sole (e si è visto, è venuto fuori il mio solito papirone!!!!!!!). Ed è ancora meglio dopo aver conquistato un sudatissimo e appagantissimo 88!!!!!!! Tutti i vostri in bocca al lupo hanno portato bene!

Che altro dirvi, lo so che in questo capitolo Dora praticamente non si vede: in linea puramente teorica, doveva esserci un altro pezzo, che è scalato per cause di forza maggiore, altrimenti veniva davvero troppo lungo. Se vado avanti a scrivere capitolo di questo stampo, finirò la fa tra un anno: il mio problema sono le scenette che mi vengono in mente in corso d’opera e che non posso tralasciare…

E fan di James e Lily, non preoccupatevi: la tempesta non durerà molto. Perciò risparmiatemi almeno fino al prossimo capitolo, poi se vorrete, potrete ancora uccidermi!!!!!!!

Un’altra cosuccia: spero che nessuno si faccia idee strane per il bacio tra Remus e Sirius, non ci saranno evoluzioni yaoi nell’immediato o remoto futuro, Sirius è semplicemente Sirius. Anzi, la colpa è più della mia testa bacata che mi dà di queste idee: immagino sia stato l’effetto di quattro settimane chiusa in casa a studiare, visto che quella scena mi è venuta in mente davanti al libro di matematica. E poi dicono che la scuola non fa male!!!!!! E giuro che il prossimo bacio Sirius lo darà a Melanie, ho già la scena scolpita in testa!!!!!!

Detto questo, un immenso grazie a:

Iva27, spero vivamente che i tuoi esami siano andati bene!!!! E non ti preoccupare: il giorno prima dell’orale, ero in giro su internet pure io!!!!!!! Grazie infinite per i complimenti, spero di risentirti!!!

_Mary, Sirius e Melanie sono work in progress, dal prossimo capitolo vedrai, le cose si stanno mettendo velocemente in moto… Povera Dora sul serio, ma tornerà presto la soltia di sempre, tranquilla!!!!!

terry93, pensa che questo è ancora più lungo, sono davvero fuori controllo!!!!!! Le cose tra Lily e i Malandrini non sono andate proprio come pensavi, ma la miscela è stata esplosiva comunque!!!!!

Queen_M, dopo tutti questi complimenti non posso che arrossire e ringraziare e sperare che la reazione di Lily non ti abbia delusa!!!!!!

malandrina4ever, darò occasione a Sirius di fare chiarezza nei prossimo capitoli: in questo, come puoi immaginare, la sua testa a da tutt’altra parte!!!! Nemmeno io avrei voluto essere Sirius e James: tra Lily e Remus se la sono vista brutta sul serio!!!!!!

LadyMorgan, guarda, toglimi un dubbio: il capitolo ti è piaciuto? No, perché non sono sicura di averlo capito bene XDXDXD sirius ha fatto affari d’oro, ormai può vivere di rendita: ora deve solo fare chiarezza su quello che prova lui! Chi non ha dubbi è Dora, nei prossimi capitolo, quando Remus sarà di nuovo in piedi e alla mia mercé, farò risaltare questo lato del loro rapporto! Quanto al demonio S.C.U.O.L.A, l’ho sconfitto: il maledetto liceo P. Nervi non dominerà mai più il mo destino!!!!!!! Sìsìsìsìsì, scatena lo zio Tom contro la MariaStar, farai un favore a me e a un sacco di gente (tra parentesi in questi giorni l’ho visto un po’ agitato, sarà perché ci ho messo tanto ad aggiornare?). A presto, ma cherie!!!!!

hermy101, i Malandrini si credevano in una botte di ferro: ovviamente hanno fatto male i loro conti!

Julia Weasley, la parte degli occhi azzurri ha fatto ridere pure me, sai? E anch’io tendo a sragionare quando sono in imbarazzo… Dora in questo capitolo l’ho lasciata in panchina, ma dal prossimo tornerà in tutta la sua furia!!!!!!

Alohomora, ma, non esserne sicura: ho già elaborato l’epilogo per questa fanfiction e quando arriverà il momento, potresti trovare una gradita sorpresa!!!!! Ma ti sto già dicendo troppo!!!!!!

Grazie ovviamente a Laura, come sempre, anche se non mi ha ancora detto cosa pensa dell’ultimo capitolo!

A presto con tante novità interessanti, see you soon!!!!!!!!

 

 

 

 

   
 
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: lyrapotter