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Autore: Karyon    22/10/2018    3 recensioni
Sirius Black è un mago distrutto. Continuano a dire che è rimasto incastrato, anima e corpo, all'età di quindici anni - quando poteva ancora sorridere e c'era qualcosa di bello nel mondo. E forse è davvero così.
Hermione Granger è un'adolescente precoce. Continuano a dire che è una strega brillante, che è una donna adulta limitata nel corpo di una quindicenne. E forse è davvero così.
Possono due animi affini incontrarsi, nonostante tutto?
Una profezia da compiere e un'altra ancora da svelare, il mistero di due fratelli, un segreto da mantenere a ogni costo, una ricerca senza fine, antiche sette da conoscere... Su tutto, una guerra da combattere e la Morte - agognata, sfuggita, amata, odiata - che muove i suoi fili. Schiavi, tutti, del suo disegno.
[Più generi: guerra, mistero, romantico, angst, introspettivo, malinconico]
[Più pairing: SiriusxHermione, RemusxTonks, HarryxGinny, DracoxNuovo personaggio, RonxNuovo personaggio]
[Storia corale, molti personaggi]
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Il trio protagonista, Regulus Black, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Harry/Ginny, Hermione Granger/ Sirius Black, Remus/Ninfadora
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Da VI libro alternativo, Più contesti
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Kreacher
 
La gioia per la mancata espulsione durò l’arco di poche ore, perché già nel pomeriggio la Signora Weasley li rimise ai lavori forzati. In quella casa sembrava che le cose da pulire, risistemare, gettare e disinfestare non finissero mai. Nessuno era di buon umore in quei giorni, ma Harry notò che il peggiore di tutti era Sirius: nonostante si fosse congratulato con lui con un gran sorriso, non sembrava particolarmente sopraffatto dalla gioia all’idea che lui tornasse a Hogwarts. A un certo punto del pomeriggio si ritrovò a parlarne con Hermione a un angolo del salone «Beh, io credo che una parte di lui avrebbe voluto che tu restassi qui, dopotutto è solo da troppo tempo» fece lei con buonsenso, scegliendo un tono che fosse a metà tra quello che avrebbe scelto qualche settimana prima e adesso. Era sempre stata d’accordo con la Signora Weasley quando diceva che a volte Sirius sembra cercare più un amico in Harry che un figlioccio, eppure da quando si era avvicinata a lui non era più così pronta a giudicarlo. Harry annuì con aria un po’ affranta, poi Ginny li richiamò dal pavimento; era seduta a gambe incrociate, insieme a Ron, Fred e George, mentre lucidavano e pulivano oggetti con spazzole di varie dimensioni.
«Ehi, è una cornice!» Esclamò. «Sembra Sirius da giovane».
Harry e Hermione si piegarono alle sue spalle per vedere «Non è lui» fece decisamente Hermione, che dopotutto ne aveva viste di sue foto da giovane, e Harry assentì «Dev’essere suo fratello, Regulus».
Ginny lo osservò meglio e notò che il ragazzo in questione aveva un viso meno squadrato di quello di Sirius, capelli corti e ordinati e occhi scuri ma luminosi.
«Cosa c’è sorellina, ci siamo presi una cotta per una foto?» La prese in giro George, notando che stava ancora fissando la foto.
Ginny sussultò «C-cosa? Non fare l’idiota, è semplice curiosità!» Sbottò, colpendolo con la spazzola, mentre gli altri ridevano. «Insomma, se ci pensate siamo qui che puliamo da settimane, ma non conosciamo nulla di questo posto a parte Sirius».
Harry si rabbuiò un attimo «E non lo urlerei troppo forte, se fossi in te. Non ci sono bei ricordi qui dentro, a quanto pare».
«Cosa è successo al fratello di Sirius?» Sussurrò Ginny, tornando a guarda la foto: il ragazzo sembrava allegro, mentre mostrava la sua nuova fiammante divisa; solo allora Ginny notò la cravatta verde-argento di Serpeverde.
«Diciamo che, a differenza di Sirius, ha seguito le orme di famiglia» fece Harry, leggermente a disagio all’idea di spifferare cose personali che gli aveva raccontato Sirius.
Ron cambiò posizione in una più comoda «Vuoi dire che era-»
«Probabile» lo interruppe Harry e Hermione notò la sua espressione cupa.
«D’accordo, cambiamo argomento?» fece, afferrando il primo oggetto a caso e cominciando a strofinare energicamente. Harry le lanciò un sorriso di riconoscenza.
Continuarono a ritrovare manufatti di un’epoca che doveva essere stata sfavillante per i Black e, molto spesso, sia Harry che Hermione notarono Fred e George lanciare sguardi di puro desiderio ai fantastici argenti.
«Non vedo l’ora di essere abbastanza ricco da permettermi cose del genere!» Esclamò uno dei due, mentre faceva risplendere un vecchio portagioie.
Ron ghignò malignamente «Ti piacerebbe!»
«Abbi fede, fratellino. Siamo sulla buona strada!»
«Sì, sono convinta che i Black abbiano fatto fortuna a suon di caramelle vomitose» rincarò la dose Ginny, facendoli ridere.
«Silenziati e pensa al tuo Regulus, sorellina» frecciò sarcastico George, visto che la ragazza aveva causalmente evitato di riporre la cornice nello scatolone degli oggetti lucidati.
«Che poi adesso avrebbe più o meno l’età di Sirius, piccola maniaca» fece Fred, mentre Ron faceva una smorfia. Hermione lo notò e sbuffò. «Cosa?» Grugnì lui.
«Vorrei ricordarvi che nessuno di voi si è mai fatto particolari problemi con Madama Rosmerta dei Tre Manici di Scopa e lei è di sicuro più grande di Sirius» commentò feroce. Non si stava rivolgendo a nessuno in particolare, ma a Ron arrossirono le orecchie come ogni volta che veniva colto in fragrante. Harry, che dal canto suo non aveva mai avuto interesse per la donna, nascose un sorriso nella coppa che stava lucidando.
«Beh, è una cosa diversa!» Esclamò Ron.
«Perché è una donna?» Cominciò lei e dalla sua espressione sembrò si dovesse preparare una guerra. Ron guardò Harry, ma lui non sembrava volersi immischiare, così sbuffò «No, perché… lei è… insomma, è come se una di voi due si innamorasse di Sirius!» Sbottò, facendo andare la saliva di traverso a Harry che cominciò a tossire. Hermione sussultò, ma riuscì a dare colpetti sulla schiena di Harry con notevole impassibilità.
«Beh, Sirius è un bell’uomo e sicuramente avrebbe la possibilità di trovarsi una donna, se volesse!» Esclamò Ginny e Hermione quasi le fu grata che parlasse per lei.
George e Fred guardavano da Ron e Ginny con un certo interesse, mentre il fratellino diventava sempre più rosso «Non dico di no…» borbottò, ma Ginny scosse la testa «Tu sei solo il solito bigotto, tutto ciò che va fuori dagli schemi non ti va bene!»
Ron si zittì un attimo, poi guardò Harry «Tu che ne pensi?» Chiese, con tono leggermente alto, mentre Hermione scuoteva la testa: povero Ron, sempre così rigido.
Harry si schiarì la gola, pensando che in effetti non aveva mai immaginato la possibilità di un futuro di Sirius con una donna. Tuttavia si rendeva conto che la guerra e Voldemort risucchiavano tutte le sue fantasie.
«Beh, anch’io non ho mai pensato a quest’eventualità…» cominciò e l’altro sorrise raggiante. «Però sì, immagino non sarebbe un problema per lui o per… chiunque altro. Insomma, anche Remus…» borbottò, senza guardare l’amico. Hermione annuì, ma poi Harry continuò. «Solo che… insomma, voi state parlando di estreme disparità di età, non credo sia una cosa, ecco, buona».
«Oh per l’amor del cielo» cominciò Ginny, roteando lo sguardo in cielo.
Uno dei ragazzi stava per aggiungere qualcosa, poi Sirius entrò nella stanza con una manciata di roba tra le mani «Passavo per la cucina e vostra madre mi ha detto di portarvi anche questi, auguri» annunciò ironico, rovesciando tutte quelle cianfrusaglie in mezzo al cerchio, tra le proteste di tutti. «Allora, come sta andando?» Provò a chiedere, con le mani sui fianchi. Probabilmente era la sua spiccata tendenza all’osservazione, ma dagli sguardi che gli rivolgevano i Weasley e il rossore sulle facce di Hermione e Harry capì di non aver fatto la domanda giusta. «Di cosa stavate parlando?» Chiese, mentre un ghigno gli si apriva sul viso: non era nato ieri, sapeva perfettamente di cosa potevano parlare degli adolescenti, lasciati soli in una stanza; con la coda dell’occhio vide Hermione arrossire ancora di più e ne fu praticamente certo.
Ginny si rizzò un attimo e tossì con una certa dignità «Persone con età tanto differente che si innamorano» telegrafò, senza minimamente arrossire. Harry invidiò per un attimo tanto coraggio, mentre Ron accanto a lui sembrava volersi seppellire.
Sirius sgranò lo sguardo «E perché?»
Ginny prese un’espressione nervosa e Harry corse in suo aiuto «Lascia perdere, cavolate».
Sirius fece un altro giro sui loro sguardi imbarazzati, poi sciolse la tensione con una risata «Adesso sono curioso, parlavate di qualcuno in particolare?»
Hermione notò Ginny lasciar cadere il suo straccio sulla foto di Regulus e sbuffò per non ridere «No, in generale… i ragazzi qui pensano che degli adulti, per esempio come te, non debbano e non possano innamorarsi di persone più giovani» proclamò, godendosi le espressioni imbarazzate degli altri.
Sirius nascose una leggera esitazione con un gran ghigno «Cioè mi state dando del vecchio decrepito, ho capito bene?» Ironizzò, causando una piccola rivolta nella parte maschile.
«Ehi, noi due non abbiamo detto nulla del genere!» Esclamarono in coro Fred e George.
Ron continuò a stare zitto, sempre più rosso, mentre Sirius guardò direttamente Harry «E tu cosa ne pensi?»
Harry cominciò a pensare che la gente gli si rivolgesse un po’ troppo spesso per risolvere discorsi imbarazzanti. Lanciò uno sguardo infastidito a una divertita Hermione, poi si sedette meglio «Io credo che ognuno può fare la vita che vuole… solo che-»
«Solo che devo trovarmi una vecchia decrepita come me o non se ne fa niente» terminò Sirius, ma era divertito. Harry sbuffò, ma il padrino gli diede un’affettuosa pacca sulla spalla. «Tranquillo, è la visione che hanno tutti i giovani come voi. Da grandi capirete che non è così semplice» commentò.
«Ma noi non eravamo d’accordo!» Esclamarono in coro Ginny e Hermione, zittendo Sirius che si fece pensieroso. Hermione continuò a pensare che stesse fissando lei e l’idea di cosa avrebbe potuto pensare dopo la scena della camera da letto la imbarazzava a morte.
Fortunatamente Remus irruppe nella stanza, con un altro scatolone di cose da pulire tra parentesi, e Sirius si girò a fissarlo con un grande ghigno sulla faccia.
«Cos’è quella faccia?» Sbottò Remus, accigliandosi di colpo; conosceva Sirius da almeno vent’anni e ogni volta che aveva fatto quell’espressione non ne era uscito bene.
Sirius fece una risatina sommessa e si avvicinò a lui, poggiandogli n braccio sulle spalle «I nostri ragazzi qui stavano discutendo di relazioni sentimentali» fece, mentre l’intero gruppo mormorava a disagio. Ecco, ora ci mancava lo raccontassero anche alla Signora Weasley e stavano apposto. George quasi si pentì di essere così spiritoso.
Remus assunse il colore dello scatolone che reggeva «Oh, davvero?»
«Già, in particolare parlavano delle relazioni tra persone con grande differenza di età…» alluse lui e agli altri sembrò quasi che cantasse. Hermione non l’aveva mai visto così entusiasta e Harry pensò che doveva essere quella la sua espressione tipica, negli anni di Hogwarts; quella che lasciava presagire catastrofi.
Remus comunque non sembrava tanto d’accordo e si girò a lanciargli un’occhiata che prometteva torture «E quindi?»
«Beh, tu cosa ne pensi, caro Moony? Condividi la tua saggezza con noi!»
Ora sei paia di occhi lo stavano guardando e Remus pensò che avrebbe volentieri scambiato Sirius con Severus Piton, se Voldemort l’avrebbe permesso. Si diede tutto il tempo di posare lo scatolone a terra, poi si rizzò «Perché tanta curiosità ragazzi?»
Nessuno di loro pensò fosse il caso di nominare il fratello morto di Sirius, così Ron si fece coraggiosamente avanti «Parlavamo di Madama Rosmerta» borbottò e i due Marauders si scambiarono un sorriso d’intesa.
«Oho, Madama Rosmerta! Quanti ragazzi ha fatto sognare!» Esclamò Sirius sedendosi sul bracciolo del divano dietro di lui.
Remus rise «Veramente dovremmo precisare che ha fatto sognare soprattutto te» fece e tutti i ragazzi risero, tutti tranne Hermione. Sirius non mostrò nessuna traccia di imbarazzo «Ma io, differenza di tutti gli altri, ero riuscito a conquistarla!»
«D-davvero?» Esclamarono in coro Ron, Fred e George.
Remus fu grato che il discorso si fosse spostato dalla sua persona, quindi era molto più disposto a partecipare punzecchiando Sirius «Diciamo che dopo il tredicesimo mazzo di fiori, la quarta scatola di cioccolatini e il dodicesimo biglietto cantante ha ceduto».
«Tu non lo sai, ma mi ha offerto due Burrobirre e un Firewhiskey gratis!» Si difese Sirius.
Remus si accigliò «Ma il Firewhiskey era illegale!»
«Questo è precisamente il motivo per cui non lo sapevi, Signor Prevedibile» fece Sirius, scuotendo la testa, mentre Remus sbuffava.
L’atmosfera si distese, ma Hermione non riuscì ad allontanare il fastidio di un Sirius giovane che ci provava con Madama Rosmerta che, purtroppo, rendeva il cervello di qualsiasi ragazzo in pappa. Per Merlino, era proprio messa male.
«Non avete ancora finito?» Fece la Signora Weasley, entrando in salotto e smorzando le risate. «Sirius, Remus, non li starete mica distraendo?»
«No!» Si difesero in contemporanea, facendola inarcare un sopracciglio.
Remus sorrise a mo’ di scusa «Chiedo venia, mi metterò a lavorare in un angolo e non darò fastidio, promesso».
«Anch’io!» Fece Sirius sarcastico, mentre la donna usciva borbottando qualcosa a proposito della pazienza.
I ragazzi abbassarono subito la testa, spazzolando gli oggetti con più energia, mentre Ginny e Hermione si alzavano a prenderne altri dallo scatolone di Remus.
«Allora, tu cosa ne pensi?» Chiese Ginny.
«Riguardo a cosa?» Fece Hermione distratta, mentre rovistava nella scatola.
«Al discorso di prima!»
Hermione ne emerse con un po’ di oggetti e lanciò un’occhiata ai due uomini seduti sul divano, suo malgrado si ritrovò a sorridere «Non vedo perché non possano rifarsi una vita, quando tutto questo sarà finito. Sono ancora giovani, tutto sommato» commentò, poi notò lo sguardo di Ginny. «E sì, secondo me anche con persone più giovani potrebbero... però, insomma, che ne sappiamo noi, giusto?» Terminò sbrigativamente, tornando a lavoro. Il problema era che, non appena aveva immaginato Sirius Black rifarsi una vita era lei che aveva immaginato al suo fianco. Hermione pensò che le fantasie da ragazzina non avevano mai fatto per lei e non voleva cominciare adesso; nonostante i suoi propositi, però, si ritrovò a dardeggiare verso di lui più volte nel corso del pomeriggio.
Dal canto suo, Sirius si era seduto accanto a Remus solo per continuare il suo personale divertimento giornaliero. Remus resistette qualche secondo ai suoi ghigni sommessi, poi abbassò il libro sui licantropi che stava leggendo «La pianti?»
Sirius annuì «Scusa, stavo solo ripensando a color ‘tappezzeria da nonna’ che aveva preso la tua faccia prima» ironizzò, mentre l’altro sospirava.
«Beh, dove ti è venuta l’idea di fare allusioni di quel tipo? Ti avrei ucciso!»
«Andiamo, sappiamo entrambi a cosa mi riferivo… e a dirtela tutta non o ancora capito perché non ti fai avanti. È palesemente chiaro che la mia cuginetta abbia un debole per te».
Remus arrossì vagamente, ma non si concesse altro «Tu devi essere impazzito» mugugnò, lanciando una vaga occhiata ai ragazzi che lavoravano. Si alzò e si avviò fuori dal salone, al riparo da orecchie indiscrete. Sirius sbuffò e lo seguì fuori, frenandosi all’ultimo secondo dal gettare un’occhiata a Hermione. Da quando l’aveva beccata in camera sua quella mattina, la ragazza aveva fatto di tutto per evitarlo e un po’ gli dispiaceva.
«Allora, perché sarei impazzito?» Fece, quando raggiunsero la cucina al piano di sotto.
«Perché non ha senso quello che dici!» Esplose Remus, sempre bene attento a tenere la voce bassa. Sirius roteò lo sguardo «Io lo so che Tonks prova qualcosa per te e ti conosco abbastanza bene da vedere che anche tu provi qualcosa. E ho notato i vostri sguardi, quindi perché no?»
Remus si passò una mano nei capelli ingrigiti e rise di se stesso «Perché Tonks ha tredici anni meno di me Sirius, tredici».
«E da quando l’età è un problema? Moony, Tonks è adulta e vaccinata, se ha scelto te è perché le piaci tu. Non è come se avesse preso una cotta da ragazzina» commentò e, per un attimo, si rese conto ce non stava solo parlando della condizione di Remus: Hermione Granger era una quindicenne e probabilmente aveva preso una cotta da adolescente per lui, ma se fosse stata perlomeno maggiorenne? Le cose sarebbero state diverse?
Si riscosse per sentire Remus dire «Non è solo questo… Pad, io sono un licantropo» fece e Sirius batté le palpebre «Grazie per la confessione, ma lo so da almeno diciotto anni».
«Non scherzare, lo sai che è una cosa seria» mormorò lui, con un’aria talmente triste che Sirius annuì seriamente «Lo so, lo so che è una cosa seria, amico mio. Ma tu hai passato tutta la tua vita a preoccuparti di questa maledizione, noi altri abbiamo dovuto praticamente costringerti a stare con noi i primi tempi, così come abbiamo dovuto costringerti a darci retta con gli Animagi e tutto il resto. Non puoi continuare a vivere così. Ora c’è la guerra e sei occupato, ma dopo? Cosa vuoi fare, vivere da reietto tutta la vita?»
Le parole fluivano come un fiume in piena e Sirius si rese conto che non parlava solo con lui perché, tolta Tonks, la loro situazione era identica; chissà quale sarebbe stato il loro posto nel mondo, dopo Voldemort. L’espressione di Remus diceva che sapeva cosa stava pensando e Sirius sospirò «Mi ero rassegnato a una vita ad Azkaban dopo la morte di James e Lily, ma la vista di Peter mi ha infuso quella rabbia, quella voglia di vivere giusto per vendicarmi, ma adesso… sono rinchiuso di nuovo in una casa che odio, mi sento inutile, ma la voglia di vivere sovrasta tutto questo, Remus, la voglia di lottare per la mia vita futura. Non costringerti alla reclusione forzata anche tu».
Remus sembrò colpito da quelle parole «Cos’è che ti infonde tanta forza?»
«Harry» replicò con sicurezza Sirius. «Almeno all’inizio: la voglia di vederlo vincere e finire Hogwarts, di sposarsi e magari farsi una famiglia, o diventare un campione di Quidditch o quello che vorrà in futuro… l’idea di esserci in tutto questo mi ha infuso la speranza. Ma adesso comincio anche a pensare a quello che vorrei io, chissà come sarà…»
la voce di Sirius si fece sognante e Remus quasi invidiò tanta aspettativa: Sirius era così, passava da momenti di profonda depressione a momenti di pura estasi, mentre lui era più equilibrato; peccato che quell’equilibrio lo portava a frenarsi su qualsiasi cosa.
«E tu hai la fortuna di aver trovato una persona che ti accetta per come sei: Tonks sa che sei un licantropo, sa che sei più vecchio, sa che hai cicatrici che non andranno mai via. Però, amandoti, ha accettato tutto quello che sei, non fartela scappare» continuò Sirius, con tono leggermente più triste. Era un po’ come se fosse invidioso di lui, come se fosse invidioso del fatto che avesse almeno una possibilità. Il che era stupido, perché se c’era uno che si meritava la felicità nella vita, quello era Remus Lupin.
Remus sospirò profondamente «C’è anche un’altra cosa…» mormorò.
«Cosa?» Spinse Sirius, che lo vedeva titubante.
«Come dici tu… adesso c’è la guerra, ma dopo? Supponiamo che tutto vada per il meglio, io sono e resto comunque un Licantropo, povero in canna, e vecchio. Cosa posso promettere a una ragazza giovane come Tonks? È una mezza Black, per la miseria!»
Sirius non riusciva a credere alle sue orecchie che per Remus uno dei problemi fossero i soldi, anche se doveva ammettere che quello di dare poca importanza ai soldi era sempre stato un suo grosso difetto, anche a scuola. Gli appoggiò una mano sulla spalla con un gran sorriso «Tu hai la fortuna di aver conquistato uno dei pochi frutti buoni dell’albero Black: ti ricordo che la madre di Tonks ha rinunciato a tutto per un babbano e, sebbene Dromeda abbia comunque l’altezzosità delle donne Black, non farebbe una piega all’idea che tu diventi suo genero, credimi. E a Tonks non gliene frega nulla dei soldi, dovresti averlo capito ormai» gli spiegò, facendolo sorridere. «Secondo me ti stai facendo un mucchio di problemi inutili, sono sicuro che lei sarebbe d’accordo» fece e per lui il discorso era concluso così. Remus annuì sommessamente «Ci penserò» mormorò e Sirius gli diede una forte pacca «Bravo! E poi, francamente, è lei che dovrebbe essere fiera di mettersi con un uomo coraggioso, altruista, intelligente e buono come te, Remus Lupin».
Remus arrossì vagamente, come ogni volta che chiunque gli faceva dei complimenti, e lo scostò malamente «Cos’è tutta questa gentilezza oggi?»
Sirius rise e gli arruffò i capelli come faceva sempre da giovane, come non faceva da moltissimo tempo «Ti voglio bene, stupido lupo».
«Va al diavolo, stupido cane» grugnì Remus, mentre Sirius si avviava alla porta.
«E tu? Cosa hai intenzione di fare dopo questa guerra?»
Sirius ci pensò un attimo, poi ghignò «Probabilmente chiederò a Madama Rosmerta di sposarmi!» Ironizzò, continuando a ridere su per tutte le scale e scontrandosi proprio con Hermione. «Oh, scusa!» Esclamò, prendendola per le spalle e osservandola meglio: dalla sua espressione non sembrava propriamente contenta.
«Volevamo solo sapere dove mettere questi…» disse, facendo del suo meglio per ignorare le mani di Sirius sulle sue spalle. Tuttavia non ricordava la toccasse tanto, in precedenza. Sembrò quasi che Sirius pensasse la stessa cosa, perché le tolse subito non appena se ne accorse «Da’ pure a me…» fece, prendendo la scatola piena di oggetti lucidati. «Qualcosa non va?» Continuò poi, mentre lei sbuffava «No, siamo solo un po’ stanchi…»
«È noioso lucidare oggetti, vero?» Chiese lui, con una certa intuitività.
«No! Questi oggetti sono molto belli, meritano di essere lucidati!» Protestò Hermione, quasi imbarazzata che lui potesse aver credo che lei odiasse i splendidi oggetti della sua infanzia. «Solo che lo stiamo facendo da almeno cinque ore…»
Sirius annuì «Non ti preoccupare, capisco benissimo. E infatti credo dovreste smettere!» Esclamò, lasciando la scatola a se stesso e battendo le mani. «Inventiamoci qualcosa!»
«Ma la Signora Weasley…» cominciò Hermione dubbiosa, ma Sirius scosse veementemente la testa «Nessuno dirà nulla se se ci prendiamo un attimo di pausa: dopotutto tutti possono andarsene in missione o all’aria aperta e noi no, giusto?» Fece lui con un ghigno che non lasciava presagire nulla di buono. Solitamente Hermione non avrebbe assolutamente dato retta a una cosa che strillava ‘pericolo’ da tutti i punti di vista, ma era davvero stanca e un diversivo piacevole ci voleva. Con tutto quello che avevano avuto da fare, non avevano neanche festeggiato Harry come si doveva.
Alla fine si ritrovo a sorridere al ghigno di Sirius, ma ormai aveva capito che aveva un pessimo ascendente su di lei «D’accordo» mormorò, ancora una volta stupidamente contenta che fosse felice. Entrarono in salone che i gemelli stavano bestemmiando su un vecchio medaglione Serpeverde che non si apriva, ma Sirius li liquidò con un gesto della mano «Lasciate perdere. Abbiamo deciso che è l’ora della pausa!» Annunciò allegramente, mentre tutti si giravano come un sol uomo verso Hermione.
La ragazza arrossì «Io non ho fatto niente!» Esclamò avvicinandosi a Ron, che intanto la squadrava con aria perplessa «Sei la stessa Hermione che rompe le scatole ogni secondo per fare più compiti di quelli assegnati così ‘siamo già avanti?’»
«Sei la stessa Hermione che ci ricorda ogni mattina alle otto di riordinare la stanza?» Rincarò Harry, mentre i gemelli ridevano.
«Sei la stessa Hermione che neanche due ore fa ci ha maltrattato perché stavamo facendo, guarda un po’, una pausa?» Aggiunse Fred con un ghigno, mentre Hermione se ne stava a metà tra l’imbarazzo e la voglia di malmenarli.
«D’accordo piantatela. Prima non era il momento, ora sì!» Fece Sirius, corredo in suo aiuto.
«Perché lo decidi tu?» Ironizzò Harry con un gran sorriso.
Il suo padrino annuì «Diavolo, avrò qualche diritto come padrone di questo posto!»
Passarono una mezz’ora a cercare qualcosa da fare che andasse bene a tutti e alla fine la spuntò Hermione con un gioco babbano che dovette spiegare praticamente a tutti, Harry compreso visto che di giochi nella sua sfavillante vita dai Dursley non ne aveva sentito parlare. Sirius ci provò pure a sentirsi fuori luogo, ma la verità era che tutte quelle risate e quelle battute lo facevano sentire leggero, per a prima volta dopo mesi. Dopotutto doveva prepararsi all’inevitabile di una casa vuota da lì a pochi giorni, tanto valeva approfittare dei momenti. Il gioco consisteva nel dividersi in squadre e indovinare il libro, film, favola, spettacolo, oggetto che il compagno cercava di mimare; la vittoria era una cena preparata dai perdenti, mentre la sconfitta era ovviamente cucinare, cercando di ignorare le proteste che la Signora Weasley avrebbe sicuramente imbastito. Dopo un pericolosissimo momento in cui Ron esordì con un delicato «Ma voi donne siete di meno, perderete di sicuro!», seguito dal feroce botta e risposta di Ginny a proposito del fatto che se valeva l’intelligenza allora erano già in vantaggio, Sirius pensò di salvare capra e cavoli proponendosi come compagno di squadra in extremis.
«Visto che sarei comunque solo e la cosa non mi diverte, che ne dite che vengo io in squadra con voi?» Propose alle due ragazze, mentre Ginny fissava pericolosamente il fratello «Con piacere, così vinciamo di sicuro!» Esclamò con un ghigno.
Sirius scosse la testa «Grazie per la fiducia, ma non è detto che io sia bravo in questo gioco… Hermione, tu cosa ne dici?»
Hermione lo fissò come a chiedersi cosa ci fosse dietro e Sirius lo capì; quando si rese conto che Harry la guardava con una certa perplessità, si costrinse a sorridere «Ma certo!»
La sfida andò avanti per un po’: la capacità dei gemelli di mimare era ben equilibrata con la conoscenza praticamente sconfinata di Hermione per i libri e Ginny per i film; Harry, intanto, era alle prese con un Ron che non aveva veramente capito come funzionava quella cosa. Inoltre più sbagliava, più la sorella lo prendeva spietatamente in giro e più si innervosiva, mentre Hermione non sapeva se aiutarlo o meno. La ruota girava un po’ quando uscivano film o libri del mondo magico, nei quali sia Hermione che Harry erano piuttosto scarsi; dopo una buona mezz’ora che Ron si riproduceva in corse affannate e risate gracchianti, Harry si arrese con aria sconfitta.
«Era Baba Raba e il ceppo ghignante!1» Esclamò Ron con aria sconfortata. «Come fai a non conoscerlo!» Commentò, mentre Hermione roteava di nuovo gli occhi al cielo «Per la milionesima volta, Ron, noi abbiamo fiabe diverse!»
Sirius rise con Harry, poi lanciò un’occhiata all’orologio babbano che Lily una volta aveva deciso di regalargli: ogni tanto si confondeva, ma ormai era diventato bravo a leggerlo.
«Quello è un orologio babbano» notò Hermione, senza inflessioni di sorta.
Sirius le lanciò un’occhiata «Già» mormorò, poi si girò verso Harry con un sorriso commosso. «Me lo ha regalato tua madre credendo che quello magico fosse troppo impreciso. Comunque è tardissimo, dovremmo cominciare a preparare la cena!» Erano le otto e mezza di sera il che voleva dire che Molly era stranamente in ritardo, ma comunque non gli andava che tornasse e non trovasse nulla di pronto; di solito era lei a viziare tutti.
«Allora!» Esclamò, battendo le mani e alzandosi. «A chi tocca l’arduo compito?»
Gli altri quattro si guardarono con aria funerea, poi si girarono verso il tabellone dove per magia avevano fatto apparire il punteggio: la squadra Ron-Harry aveva fatto decisamente schifo e giaceva in basso alla classifica con 3 punti, mentre quella formata dai gemelli aveva ottenuto un rispettabile 6. Hermione e Ginny sorrisero contemporaneamente, guardando il loro 12 che svettava su tutti.
«Grande, sorella!» Esclamò Ginny, dandole un sonoro cinque.
Hermione fece una cosa molto simile a un ghignetto, soprattutto alla faccia scocciata di Ron, poi entrambe corsero ad abbracciare Sirius di slancio.
«Ehi, potrei abituarmici» scherzò, mentre le due ridevano e i ragazzi borbottavano.
«Bah, eravate in maggioranza…»
«… e poi Sirius ha la saggezza millenaria dalla sua!»
«E Hermione praticamente divora libri…»
Ginny indirizzò una linguaccia, staccandosi da Sirius «Tutte scuse, non fate i bambini!»
«Poi credo che la cucina debba essere una capacità da sviluppare. In futuro, e quando vivrete soli, capirete» aggiunse Sirius, mentre Harry lo guardava malissimo.
Senza farci caso, sia Hermione che Sirius rimasero appoggiati l’uno al braccio dell’altra per più del tempo necessario ma nessuno di loro ci face caso, almeno fino a quando un paio di colpi di tosse fece loro capire che il parco giochi si era ritrasformato in un Quartier Generale. Sirius si alzò praticamente di scatto, nonostante non stesse facendo nulla di sconveniente: la sua mano era rimasta sul braccio di Hermione per qualche secondo e si stava prendendo una pausa da tanto lavoro. Allora perché sia Molly che Remus li guardano in quel modo? O meglio, Molly stava guardando tutti loro con le braccia conserte, ma Remus guardava specificatamente lui e conosceva fin troppo bene cosa voleva dire quello sguardo. Con un leggero tremolio interno, Sirius ghignò «Scusami Molly, per farmi perdonare del ritardo coi lavori ti ho rimediato quattro aiutanti…» cominciò, spiegando tutta la storia. La donna stesse ad ascoltare con aria severa, ma alla fine sospirò e scrollò la testa «Va bene, va bene. Anzi, sono stanchissima, mi servirebbero proprio quegli aiutanti…» alluse, mentre Ron programmava l’idea di fuggire.
Harry si avviò verso la cucina con aria rassegnata, mentre Hermione gli soffiava un bacio per farsi perdonare. «Ipocrita» borbottò lui, facendola ridere.
I gemelli furono convinti solo dopo un po’ di moine, ma tanto Molly sapeva benissimo che sarebbero stati più un danno che una risorsa. Quando riuscì a portarli tutti giù con sé, Sirius era quasi tentato di chiedere alle due ragazze di proteggerlo, visto che Remus continuava a puntarlo; sembrò quasi che stesse per parlare, ma poi campanello e sua madre urlante lo salvarono in contemporanea.
«Smettetela di suonare quel maledetto campanello!» Urlò pure lui, avviandosi di sotto.
«Sirius, è Kingsley. Vuole parlare con te!» Gridò Molly di rimando.
Remus sospirò e guardo verso le due ragazze, che intanto toglievano di mezzo le sedie in più e il tabellone «Qual era la penitenza per gli sconfitti?»
«Cucinare per tutti» fece Hermione con tono allegro, mentre Ginny rideva. Remus, suo malgrado, rise con loro «Un’idea di Sirius, ne sono sicuro. Voi vi riposerete immagino…»
«Assolutamente!» Mentre salivano le scale Hermione fu sicura che Ginny avesse qualcosa da dirle in privato, perché continuava a darle colpetti impazienti sulla schiena per farla andare più veloce; con uno sbuffo, arrivò finalmente in camera e chiuse la porta «Cosa?»
Ginny si tolse i lunghi capelli rossi dagli occhi e prese un’espressione neutra «Cosa?»
Hermione roteò lo sguardo «Andiamo, sembrava volessi spingermi dalle scale!»
L’altra cominciò incredibilmente a guardarsi intorno, cosa che irritò ancora di più Hermione che sapeva quanto l’amica non fosse timida «Ginny…»
«Sai» cominciò. «Io credo che» continuò, ma poi si bloccò di botto e scosse la testa.
«Andiamo, dimmi!» Esclamò Hermione, ormai divorata anche lei dalla curiosità. Non era da lei essere così reticente.
Ginny le lanciò un’occhiata strana, poi si grattò il collo con aria imbarazzata «Ecco… è che ho l’impressione di non essere l’unica a cui piace un Black» fece velocemente.
Il silenzio calò su di loro e a Hermione servirono un paio di minuti per assorbire quelle parole «Ti sei ammattita per caso?»
Ginny prese un’espressione nervosa «Non lo so… c’è qualcosa nei gesti o nel modo in cui dici le cose che… senti, te lo chiederò direttamente, ma ti piace Sirius?»
Hermione si congelò sul posto, riflettendo su quanto sembrasse assurdo detto così, ad alta voce. Realizzò che quella fantasia stava diventando non solo ridicola, ma anche pericolosa. Immaginò l’imbarazzo estremo se solo l’avesse scoperto Harry!
Cercando di calmare i tremiti freddi che le erano venuti, sorrise «Non dire sciocchezze, è un’assurdità. Sirius è sicuramente una persona piacevole, non dico di no, ma insomma… è Sirius!» Spiegò, con una certa ragionevolezza. Ginny annuì veementemente, ma continuò a osservarla «Già e poi io potrei pure essermi presa una cotta per una foto, ma Sirius è, beh, vivo. E reale. Ed è il padrino di Harry».
Hermione assentì «Lo so, perciò mi sembra assurdo che tu ci abbia anche solo pensato».
«E poi a te piace Ron» continuò ancora lei e, quella volta, Hermione sentì di dover distogliere lo sguardo. «Hermione?»
«Beh…» cominciò con una certa titubanza e Ginny si sedette su suo letto con un sospiro. «Fino a un anno fa mi dicevi che forse provavi qualcosa per Ron, che con Krum non era andata anche per colpa sua… cosa è cambiato?»
Hermione si morse un labbro e si sdraiò su suo letto «Non lo so… cioè, a me piace Ron».
«Ma non come ti piaceva l’anno scorso?» La interruppe Ginny, intuitiva.
«Può darsi…» alluse Hermione poi, alla sua espressione, sbuffò. «E no, non deve essere per forza perché mi piace qualcun altro! Non mi dire che stai pensando ancora a Sirius, dai!» Sbottò con espressione che pretendeva d’essere infastidita, abbassando la voce.
«Beh, devi ammettere che non c’è storia» ironizzò Ginny, con un sorriso.
«Non c’è storia perché Sirius è un uomo adulto, che ha vissuto molti anni più di noi…»
«Perché è bello, ha il fascino del mistero e del l’uomo turbolento…»
«… Ron invece è un ragazzo come noi, è giovane e non ha ancora fatto molte cose…»
«… ed è immaturo, puritano e pure un po’ tardo».
Hermione le lanciò un’occhiata arrabbiata, ma Ginny sorrise a mo’ di scusa «Dai bisogna dire le cose come stanno! Persino per Harry non c’è storia con Sirius…»
Hermione sorrise «Ecco, non cominciamo con Harry, Signorina ‘come sta bene vestito di verde bottiglia’!» La prese in giro Hermione e Ginny arrossì leggermente, appoggiandosi meglio ai cuscini «Ok, la smetto».
L’altra rise trionfante poi si alzò un attimo a prendere il libro che le aveva dato Sirius e si ributtò sul letto.
«Che cos’è?» Chiese Ginny curiosa, ma quando vide l’espressione da ‘gatto preso nel sacco’ di Hermione, soffocò una risata. «Non mi dire, Sirius?»
«Piantala!» Grugnì Hermione, lanciandole un cuscino.
«Piuttosto, me lo diresti vero se c’è qualcosa? Io e te siamo amiche, ricordatelo» fece dopo un po’ e seriamente, cogliendola di sorpresa.
Hermione annuì «Certo» quando l’inferno congelerà e Sirius mi chiederà di sposarlo, concluse nella sua testa, immergendosi più a fondo nel suo libro. Dopo quella conversazione fu estremamente contenta di aver nascosto lo specchio d’argento in fondo al suo baule in un recesso di senso di colpa.
Al piano di sotto, intanto, la situazione non andava granché bene: Ron aveva quasi rischiato di tagliarsi via un dito mentre affettava cipolle, mentre Harry stava martoriando i suoi fagiolini.
«Non così, caro, devi cercare di farli uguali» gli fece per la centesima volta la Signora Weasley, con meno pazienza del solito. Forse, dopo tanti anni, Harry aveva trovato un campo in cui lei non lo avrebbe mai appoggiato del tutto. Intanto invece, quei due che potevano fare magie si divertivano a mandare tutto gli utensili della casa in giro per la cucina, rovinando la visuale a tutti.
«Santo cielo, Fred, di’ a quel mestolo di fermarsi di girare, ci fa venire la nausea!»
«Io sono George, insomma!»
«Sì, caro, come vuoi» liquidò la Signora Weasley, mentre si abbassava per controllare le patate. In realtà, i quattro ragazzi avevano fatto un giro di scommesse per indovinare quanto altro tempo avrebbe resistito prima di cacciarli via e, infatti, dopo altri dieci minuti di broccoli maltrattati, cipolle spiaccicate al pavimento e calderoni volanti, non ce la fece più «D’accordo, ora basta. Siete stati molto, ehm, carini ad aiutarmi ma adesso potete andare… dite pure a Sirius che avete portato a termine la punizione o quel che è» fece distrattamente e gli altri gioirono dall’interno.
Sirius fece in tempo a vederli scappare al piano di sopra dall’ingresso e sorrise «Ovviamente…» mugugnò, poi ritornò a concentrarsi su Kingsley, che gli parlava con la sua voce profonda «Mi dispiace Sirius, non avrei voluto che voci sul tuo conto si diffondessero…» gli stava dicendo, mentre si toglieva il soprabito.
Sirius scrollò le spalle «Ormai ci sono abituato» commentò caustico, ma poi si calmò: non era colpa di Kingsley se Malfoy era un viscido bastardo. «Dopotutto, Voldemort ha dalla sua un paio di persone che non vedono l’ora di prendermi» dichiarò, mentre Kingsley lo guardava male: aveva capito il riferimento a Severus Piton, ma non fece commenti; sapevano che Silente si fidava di lui e la sua parola doveva bastare.
Remus sbuffò dalle scale «Non ti starai riferendo ancora a Severus, vero
Sirius roteò gli occhi «No, mamma. E scendi da lì o l’altra mamma comincerà a rompere l’anima… e comunque non è colpa tua Kingsley, sono solo stanco di dovermi nascondere, tutto qui» continuò amaro, mentre andavano in cucina. L’altro gli mise una mano sulla spalla «Quando questa guerra sarà finita, ti riabiliteremo. Stanne certo!»
Sirius sorrise più che altro per non offenderlo, ma la verità era che lui il suo futuro continuava a vederlo nero, guerra o no, nonostante quello che aveva detto a Remus. Dopotutto voleva davvero si buttasse con Tonks e mettesse su famiglia.
«Oh, ciao Kingsley. Sei a cena con noi?» Fece Molly, asciugandosi le mani sul grembiule.
L’uomo annuì «Sì, dovrebbe arrivare anche Tonks».
«Bene! Più siamo meglio è!»
La cena fu piuttosto piacevole per tutti, anche se il Signor Weasley dovette trattenersi in ufficio oltre il solito orario e Tonks inviò il suo bradipo Patronus per avvisare che arrivava molto tardi. Più di una persona notò che Sirius aveva cambiato umore nel giro di qualche ora; non riusciva a scacciare dalla testa l’idea che non sarebbe mai stati riabilitato e probabilmente sarebbe morto in guerra, cosa che avrebbe comunque preferito alla reclusione, ma col nome infangato. Mai nella sua vita si era interessato al nome di famiglia o a quello che pensavano gli altri di lui, ma per la prima volta pensò che avrebbe voluto un riconoscimento per quello che aveva vissuto, per quello che aveva perso; per sé, ma anche per Harry che rimaneva comunque legato a lui. Ah, James, tu si che sei stato un furbo gli venne da pensare con acidità: se pensava ai vecchi Marauders, si rese conto di quanto fossero finiti male e quanto fosse proprio James quello a cui secondo lui era andata meglio: morire o vivere in disgrazia? Non doveva pensarci neanche un secondo.
Qualcosa gli strattonò la gamba e dopo un po’ si abbassò con uno scocciato «Che c’è?» Dove credeva di trovare Grattastinchi, c’era invece un Kreacher furtivo che tentava di cercare manufatti Black addosso agli ospiti.
«KREACHER!» Urlò, facendo rabbrividire l’intera tavola.
«Ma insomma, Sirius…» cominciò indignata la Signora Weasley, ma lui si rizzò in tutta la sua altezza, tenendo l’elfo domestico per il gonnellino. Sia Ron che Harry si girarono automaticamente e involontariamente verso Hermione, che teneva le mani sulla bocca spalancata «Sirius, mettilo giù!»
«Sarebbe ora che imparasse come si ci comporta con degli ospiti presenti» cominciò Sirius, che non voleva sentire ragioni. Kreacher continuava a borbottare insulti a tutti, ma non poteva disubbidire direttamente al suo padrone e si limitò a restarsene floscio tra le sue mani. Sirius uscì dalla cucina, senza ascoltare le proteste di Molly che chiedeva di lasciarlo in pace. Tuttavia, nonostante gli sguardi imbarazzati, nessuno fece segno di alzarsi da tavola e Hermione li guardò con aria decisamente arrabbiata, prima di seguire l’uomo.
«Sirius, lascialo stare!» Provò a dire, mentre Ron, Ginny e Harry si guardavano leggermente sconvolti: l’idea che Hermione stesse gridando contro Sirius era al dir poco impressionante. Remus rimase accigliato per un attimo, poi si alzò e li seguì fuori, dando una pacca consolatoria a Harry mentre passava.
«Dovremmo andare anche noi?» Sussurrò Ron, ma Harry scrollò le spalle. Quando stavano pensando di alzarsi, la Signora Weasley li anticipò lanciandogli un vassoio di pane abbrustolito sotto al naso «Prendete, ragazzi!»
I due si lanciarono un’occhiata offuscata e si risedettero.
«Ti ho già detto mille volte che non devi mai mettere le mani addosso a degli ospiti! E devi piantarla con questa storia degli oggetti, spariranno tutti che tu e quella matta di mia madre lo vogliate o no, capito?»
«Sissignore» fece Kreacher, poi abbassò la voce e mugugnò qualche insulto.
«E piantala di fare così, non ci crede nessuno che sei pazzo!» Sbottò ancora, scrollandolo. Lo stava portando nel seminterrato, dove sapeva che c’era il suo nascondiglio prediletto.
«Sirius, smettila di maltrattarlo!» Sbottò Hermione, sull’orlo delle lacrime. Era furiosa con lui, ma una piccola parte di sé le ricordava malignamente che non erano affari suoi; tuttavia erano mesi che aveva preso a cuore quella questione degli elfi domestici, davvero non riusciva a credere che Sirius non capisse. Sentirsi così impotente, senza autorità e giovane la fece infuriare ancora di più.
Sirius si girò a guardarla «Smettila di difenderlo. Ti ho già detto che è un caso particolare».
«No, tu mi hai detto che avresti voluto smetterla ma non ce la facevi!» Ribatté lei, furiosa. «Se è davvero così, almeno provaci!»
Sirius scrollò la testa, nervoso «Stava provando a rubarvi delle cose! Elfo domestico o meno, nessun essere decente farebbe una cosa simile!»
Hermione annuì «Ma non è colpa sua, lo hanno educato così!»
Sirius fece un sorriso senza gioia «Oh, sicuramente la mia famiglia l’ha educato malissimo, questo è sicuro!»
«Io non volevo-»
«Dillo pure, non è certo una novità! Educato o meno, sono io che mi trovo a vivere con lui e non posso vivere con un essere che incarna tutti i valori che odio! Deve perlomeno imparare a comportarsi, ma più che dirglielo…»
«Tu glielo ordini, è diverso! Anche a te non piace prendere ordini! Se lo liberassi, lui-»
«Correrebbe diritto di filato dalle mie cugine e da Voldemort, questo è sicuro. Non posso liberarlo, sa troppe cose su questo posto e su di voi!» La interruppe lui, sempre più arrabbiato. Nessuno dei due seppe dire su cosa stavano realmente discutendo, era un po’ come se due cosmi si stessero scontrando. Sirius lo sapeva che stava facendo la parte del Purosangue snob che difendeva la schiavitù, ma non poteva farci niente: forse era cinismo, forse vecchiaia, forse semplice rabbia… fatto stava che non credeva agli ideali di Hermione, non in quell’ambito.
«Allora dovresti trattarlo meglio e scongiurare quest’ipotesi!» Urlò lei alla fine, colpendolo in quello che vedeva come uno dei suoi difetti più grandi: l’incoerenza.
Remus, che aveva ascoltato abbastanza dalle scale, scese a recuperarli «State urlando» fece notare, mentre Sirius metteva giù Kreacher senza guardare nessuno dei due.
«Stammi a sentire: ti ordino di andare nel tuo letto e starci chiuso fino a nuovo ordine. Chiuso, Kreacher, mi hai capito?» Ordinò, non senza una certa cattiveria, mentre Hermione tratteneva il respiro; era rossa in viso, accaldata e furiosa come non mai. Tuttavia sapeva che non poteva farci niente, ne aveva semplicemente più diritti di lei.
Kreacher si inchinò fino al pavimento e trotterellò fino il fondo della stanza; lo sentirono lamentarsi fino a che non sparì alla vista.
«Andiamo a mangiare» fece solo Sirius, rizzandosi e passando davanti a Hermione senza guardarla. Remus sospirò e guardò la ragazza «Tutto bene?»
«Sì…» mormorò lei, tornando su dietro di lui. Tuttavia non tornò a cena e, quando Ginny entrò in camera, finse di dormire da un bel pezzo.
 
 
   
 
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