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Autore: Be_Yourself    22/10/2018    1 recensioni
Anno 2018: due gemelle caratterialmente diverse che non fanno altro che battibeccare, un pomeriggio di studio in biblioteca, uno strano manoscritto dalle pagine troppo vecchie ma tuttavia ancora perfettamente intatte. Saranno questi gli elementi per l'inizio di un'avventura inattesa attraverso il tempo, alla scoperta di sé stessi e di una realtà persa nella leggenda.
Genere: Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Galvano, Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo 4


Honey
L'aria notturna di Camelot era fresca e, al contrario di quello che ci si sarebbe aspettati stando all'interno si una città fortificata, profumava di natura.
Honey chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dal profumo di alberi e umidità che una leggera brezza estiva aveva portato alla finestra su cui lei era comodamente seduta, con la gamba sinistra piegata e il piede poggiato sul davanzale, il ginocchio a fare da appoggio al braccio, la gamba destra invece dondolava pigramente nel vuoto che separava la finestra dalla cittadella.
Se Sarah l'avesse vista con ogni probabilità si sarebbe fatta venire un infarto, ma per sua fortuna l'altra se ne stava beatamente addormentata tra le lenzuola fresche di bucato. La sorella era troppo apprensiva nei suoi confronti. Quella mattina, dopo la sua passeggiata sotto la pioggia, l'aveva riempita di domande perché le dicesse cosa non andava, e alla fine l'aveva anche rimproverata per averla fatta spaventare. Non che Honey non apprezzasse quel modo che aveva Sarah per dimostrarle affetto, ma doveva capire che non aveva bisogno di una balia che le stesse con il fiato sul collo, soprattutto non a Camelot, non in quel tempo in cui lei sapeva meglio dell'altra come muoversi.
Picchiettò le dita sulla pietra al ritmo di Secret Melody dei Two Steps From Hell, contenta di avere dietro il suo fidato i-Pod, almeno finché la batteria fosse durata. La musica l'aveva sempre aiutata a calmarsi, soprattutto dopo uno dei suoi soliti incubi che nemmeno quella notte le avrebbero dato pace, lo sapeva. Ogni volta infilava le cuffie, apriva la finestra della propria stanza – non aveva importanza che facesse caldo o freddo – e si lasciava cullare dalle note di qualcuna delle sue melodie preferite e dall'aria notturna.
Quella notte una meravigliosa luna piena splendeva sulla leggendaria fortezza, dando un'aria magica, quasi fiabesca, alle mura di pietra e alle torri merlate illuminate da quei raggi d'argento. In una qualsiasi città o borgo del Ventunesimo secolo non si sarebbe mai potuta ricreare una tale magia, con la luce dei lampioni che dalle strade avrebbe soffocato quella della luna.
Tolse le cuffie per potersi meglio godere quel momento. Dalla finestra della sua stanza, nel Ventunesimo secolo, si sentiva continuamente il suono delle auto che sfrecciavano sull'asfalto, anche a notte fonda. Lì invece c'era solo silenzio, intervallato dai suoni della natura: un grillo che cantava in lontananza, il rumore delle foglie mosse da un leggero venticello, di tanto in tanto si udiva il rumore di passi di una guardia che compiva la sua ronda notturna, ma nulla di più.
Quell'atmosfera la faceva sentire così tranquilla e rilassata – nonostante l'assurdità della situazione in cui lei e Sarah si trovavano – che avrebbe quasi potuto addormentarsi su quella finestra, anche se non sarebbe stata di certo una scelta molto saggia.
Ripensò a quanto appreso quella mattina, Arthur stava organizzando un torneo per i cavalieri più forti del regno, e lei aveva tutte le intenzioni di partecipare, era il suo sogno da quando ne aveva memoria. Stando alla bugia che lei e la sorella avevano inventato non c'era legge che potesse impedirle di partecipare, era una principessa e il comandante di un esercito, tuttavia c'era ancora qualche piccolo problema: non aveva una spada né un'armatura, e neppure il denaro per procurarsi queste cose. Cioè, di denaro ne aveva, ma dubitava che il fabbro di Camelot avrebbe accettato di farsi pagare con qualcosa che doveva ancora essere inventato.
Oltre che onore, gloria e la possibilità di accompagnare Sarah alla festa di fine torneo, il vincitore avrebbe ricevuto come premio anche una cospicua somma di denaro, denaro che a loro due avrebbe fatto comodo fintanto che restavano intrappolate in quel tempo.
Forse avrebbe potuto chiedere a Merlin di procurarle il necessario per partecipare al torneo dall'armeria del castello, ma non era certa che fosse una cosa fattibile e non voleva rischiare di mettere nei guai quel ragazzo che già per conto proprio ne passava di tutti i colori.
La soluzione ai suoi problemi arrivò inaspettata, proprio in quel momento.
Un improvviso vociare proprio sotto la finestra la distolse dai suoi pensieri: un gruppo di cavalieri si stava dirigendo verso la città bassa chiacchierando animatamente. Riconobbe la voce di Gwaine, che gridò qualcosa su quanto fosse contento di poter andare finalmente alla taverna dopo l'ennesima giornata passata a pattugliare i boschi intorno a Camelot.
Ma certo, Gwaine. Se aveva ben capito il tipo poteva essere lui la soluzione a tutti i suoi problemi.
In tutta fretta infilò stivali e mantello – non ebbe bisogno di rivestirsi visto che non si era proprio spogliata per la notte – afferrò la sua borsa cercando una cosa che poteva tornarle utile, trovata la quale uscì dalla stanza diretta alla taverna.
Quando entrò al The Rising Sun la maggior parte dei presenti le rivolse uno sguardo stupito, erano tutti uomini, probabilmente non abituati a vedere una donna entrare con tanta sfacciataggine in una taverna, o forse lo stupore era dovuto semplicemente al fatto che stesse indossando abiti maschili. C'erano cose che non le erano ancora ben chiare sulla mentalità di quel tempo e di quel luogo.
Si guardò un po' intorno finché non trovò la persona che stava cercando: Gwaine se ne stava seduto in fondo alla sala assieme ai suoi amici, sghignazzando rumorosamente mentre narrava un qualche strano aneddoto. Doveva essere davvero preso dal suo racconto, perché tra tutti i cavalieri al tavolo lui fu l'ultimo a notarla.
«Principessa Honey, che piacere vedervi qui» si affrettò a dire alzandosi in piedi appena i suoi occhi si posarono su di lei.
«Sono il comandante Honey, se non ti dispiace» ribatté la ragazza accomodandosi sulla sedia che Percival le aveva gentilmente ceduto. Se doveva recitare quel ruolo tanto valeva farlo bene.
«Come desiderate» fu la risposta del cavaliere, accompagnata da un sorriso con cui avrebbe probabilmente conquistato ogni donna del regno senza alcuno sforzo «A cosa devo la vostra presenza qui? È forse un modo per dirmi che accettate il mio invito?».
Honey si morse il labbro per evitare di lasciarsi scappare qualche commento tagliente «In realtà sono qui per farti una proposta. Anche se è più una scommessa in realtà».
«Mi piacciono le scommesse. Vi ascolto».
«Vedi, ho intenzione di partecipare al torneo di cui tutti parlano da questa mattina, sfortunatamente però tutti i miei averi sono andati perduti in mare, quindi non ho né una spada e né un'armatura, ne la possibilità di acquistarne altre».
«E questo cosa ha a che fare con me?» Gwaine era confuso, ma anche incuriosito, poteva vederlo. Inoltre il fatto che non le avesse riso in faccia per il fatto che fosse una donna e volesse partecipare al torneo gli faceva senz'altro guadagnare punti.
«Ti sfido ad una gara di bevute!» disse a quel punto, ghignando «Se vincerò tu mi procurerai tutto l'occorrente per partecipare al torneo».
Il cavaliere mise su un'aria pensierosa «E se invece sarò io a vincere».
Non preoccuparti, mi assicurerò che non succeda. Pensò Honey «In quel caso ti darò un bacio» disse invece.
«Solo un bacio? Non so se ne vale la pena in tal caso...».
A quel punto la ragazza mise su il suo miglior sorriso seducente e si sporse sul tavolo per potersi avvicinare un po' di più a Gwaine «Beh, mio nobile cavaliere, dimostrami cosa sei in grado di fare e forse potrei decidere di darti più di un bacio» così dicendo fece scivolare la mano sul boccale che il cavaliere teneva di fronte, correggendo la bevanda al suo interno con uno dei celebri miscugli di Tom il Brucaliffo. L'altro era così preso a guardarla che neppure se ne accorse.
«Che la gara abbia inizio allora!» esclamò Gwaine alzando il boccale a mo' di brindisi e scolando il suo contenuto appena prima di chiamare il locandiere per farsi portare dell'altro sidro.


«Honey? Honey svegliati, maledizione!».
La voce di sua sorella che la chiamava e le sue mani che la scuotevano le diedero una fastidiosa sensazione di deja-vu, solo che quella volta era abbastanza certa di avere un cuscino sotto la testa anziché foglie secche e terriccio. «Va' a farti fottere e lasciami dormire» non era sua abitudine rivolgersi in quel modo così sboccato alla sorella, ma dopo aver passato gran parte della notte in una taverna medievale, a bere sidro insieme a cavalieri e gente di ogni specie, ad essersene andato a quel paese era molto probabilmente il suo senso della decenza.
Sentì i passi di sua sorella allontanarsi e fu sollevata di potersi godere ancora un po' di riposo, tuttavia si era appena accoccolata più comodamente contro il cuscino di piume quando una cascata d'acqua la colpì in pieno facendola sobbalzare. «Maledizione Sarah, sei uscita di senno?» gridò mettendosi a sedere sulle lenzuola ormai fradice, esattamente come i suoi vestiti.
Sarah le puntò contro un dito accusatore «Sei a letto vestita di tutto punto, non ti sei nemmeno tolta gli stivali e puzzi come una cantina. Che diavolo hai fatto ieri notte?».
Ci furono alcuni istanti di silenzio in cui Honey si limitò a fissare l'altra con espressione incredula. «Tu devi assolutamente trovarti un fidanzato» disse infine «O un cucciolo, o... qualunque altra cosa che tu possa tormentare così da distogliere le tue maniacali attenzioni da me. Per gli dei Sarah, non sei la mia balia!».
«Quando la smetterai di comportarti come una bambina forse smetterò di farti da balia. Sei stata alla taverna ieri, non è vero? Riconosco quando sei ubriaca, a casa non facevo altro che coprirti quando succedeva».
Honey sbuffò una risata «l'ultima volta sarà successo un secolo fa. O meglio, deve ancora succedere».
«Già» mormorò Sarah sedendosi su un angolino di letto rimasto asciutto «Tu ci pensi a casa nostra? Al nostro tempo?».
Honey annuì a quella domanda «Continuamente, anche se a volte sembra fin troppo facile dimenticare quale sia il tempo a cui il destino ci ha designate».
«È la stessa cosa per me. Mi capita di pensare a casa, ma non mi manca come dovrebbe, forse perché ciò che stiamo vivendo è così incredibile da sembrare quasi un sogno».
«Beh, forse dopo tanti anni abbiamo trovato di nuovo qualcosa che ci accomuna».
A quel punto Sarah allungò una mano e la posò sulla sua in segno d'affetto. «Dovresti asciugarti» disse dopo un po'.
«Dopo» fu la laconica risposta di Honey.
«Che ci facevi alla taverna?».
«Gara di bevute con Gwaine. Ho vinto».
Sarah ridacchiò avrebbe voluto fare un'altra ramanzina alla sorella per quella sua malsana abitudine, ma preferiva non rovinare il momento «E cosa avete scommesso?».
Quando Honey rispose alla domanda vide la sorella sbiancare e non riuscì a trattenere una risata.
«E cosa avresti fatto se avesse vinto lui?» domandò Sarah, incredula.
«Ho fatto in modo che non vincesse, gli ho messo della droga nel boccale, ma anche così ha dimostrato una bella resistenza il ragazzo» a quel punto sapeva che non c'era proprio speranza di salvarsi dall'ennesimo rimprovero della sorella. La cosa più difficile fu convincerla del fatto che lei non avesse mai fatto uso di quella roba, ma che la usasse soltanto per fare i muffin per Tom il Brucaliffo.
Alla fine Sarah riuscì a strapparle la promessa che quando – e se – fossero tornate a casa avrebbe smesso di fare quelle cose stupide che rischiavano di metterla in guai seri. A dire il vero non fu neanche troppo tragico promettere, se faceva quel che faceva era spesso e volentieri per provare il – seppur minimo – brivido dell'avventura in un mondo le cui occasioni non la soddisfacevano abbastanza.
Ora però le cose erano diverse, lei era a Camelot e stava per partecipare ad un torneo.
Altro che brivido dell'avventura che avrebbe provato in quel caso.



Sarah
Un altro giorno era iniziato e le due ragazze si trovavano ancora a Camelot. Ogni notte in cui chiudeva gli occhi Sarah pensava, con un misto di timore e speranza, che si sarebbe risvegliata nel proprio letto scoprendo che quell'avventura era stata tutto un sogno.
Stare a Camelot per lei e la sorella era davvero un sogno che si realizzava, ma non potevano ignorare di avere una vita nel loro secolo. Chissà se qualcuno si era accorto della loro scomparsa e le stava cercando disperatamente, o se il tempo era rimasto sospeso al momento in cui loro erano state catapultate indietro e nessuno avrebbe notato la loro assenza. Sperava vivamente nella seconda opzione.
Si sedette al tavolo dove Gwen – una giovane e gentile serva – aveva lasciato la colazione per lei e Honey prima di ritirarsi ai propri doveri in silenzio, per non svegliare l'altra ragazza.
Sarah osservò la sorella dormire beatamente e ne fu sollevata. Sebbene non le avesse mai detto nulla sapeva della sua insonnia, anche a casa la sentiva spesso svegliarsi nel cuore della notte, agitata, spaventata da qualche incubo. Succedeva quando ancora dormivano nella stessa stanza, ai tempi delle medie, e sapeva che la cosa era continuata. Se ne accorgeva dalla costante stanchezza della sorella, dai segni scuri sotto gli occhi che cercava di mascherare con chili di correttore.
Fortunatamente sembrava che lo stare a Camelot le facesse bene, come una sorta di vacanza. Certo, dormiva più di mattina che di notte, ma almeno dormiva. In effetti doveva ammettere che l'aria che si respirava lì metteva una certa pace anche a lei... e poi c'era Merlin.
Sentì bussare alla porta e, quasi come se i suoi pensieri lo avessero chiamato, a risponderle dall'altra parte fu la voce di Merlin. Per istinto Sarah gli diede il permesso di entrare mentre lisciava alcune invisibili pieghe sulla gonna dell'abito verde che aveva deciso di indossare per quel giorno, salvo poi ricordarsi che sua sorella dormiva ancora mezza nuda nel letto a pochi passi da lì. Lanciò una rapida occhiata verso di lei e per sua fortuna la vide ben coperta dalle lenzuola.
Il corvino allora aprì la porta salutando Sarah con una riverenza ed un sorriso timido, per poi scostarsi permettendo al principe Arthur di entrare nella stanza.
«Vorrei parlare con vostra sorella in merito ad una faccenda» disse il biondo guardandola seriamente.
Sarah sentì un certo moto d'ansia all'idea di dover svegliare la sorella davanti a loro, sapendo tutte le colorite imprecazioni che sarebbero uscite dalla bocca dell'altra per essere stata svegliata, e infatti fu quello che accadde quando, dopo svariati ed inutili tentativi, Sarah fu costretta a spalancare le tende che precedentemente aveva lasciato chiuse per non disturbare Honey, facendole finire il sole dritto negli occhi.
«Abbiamo ospiti» tossicchiò nel tentativo di bloccare la sequela di imprecazioni che avrebbero fatto rivoltare sia il paradiso che l'inferno.
«Ma di chi diavolo stai... Dannazione!» borbottò Honey quando notò la presenza dei due giovani, in piedi a pochi passi dal suo letto. Si mise a sedere scostando le lenzuola e restando coperta soltanto da una canottiera e un paio di pantaloncini della tuta che a stento le arrivavano a metà coscia.
«B-buongiorno, Lady Honey» balbettò Merlin, rosso fino alla punta delle orecchie, mentre Arthur non sembrava provare alcun imbarazzo «Dormito bene, mia signora?» domandò infatti con tono sarcastico.
«Fino a un minuto fa sì. Ma non si usa bussare?» rispose con aria insolente lanciando un'occhiata truce al principe.
«Loro hanno bussato, Honey, sei tu che non senti mai nulla» ribatté Sarah combattuta tra la voglia di ridere e di rimproverare la sorella per il suo modo di fare discutibile. «Arthur voleva parlare con te di qualcosa».
Merlin – che fino a quel momento aveva fissato il pavimento – alzò lo sguardo verso di lei e le sorrise. Sarah ricambiò il sorriso, era contenta di vederlo.
«Sono qui per parlare del torneo, precisamente riguardo la vostra partecipazione» disse Arthur rivolgendosi a Honey.
Lei lo guardò alzando un sopracciglio in segno di disappunto «Cosa c'è che non va?»
«Se gli altri partecipanti vedessero una donna come concorrente, potrebbero pensare che io voglia avere la vincita facile».
Sarah si irrigidì. Arthur aveva fatto prendere alla situazione una brutta – davvero brutta – piega, Honey se lo sarebbe mangiato vivo per quell'affermazione sessista. Lanciò uno sguardo di sfuggita alla gemella e notò negli occhi verdi una scintilla che conosceva fin troppo bene, e che non preannunciava nulla di buono.
La vide ridacchiare mentre con noncuranza si alzava dal letto e si dirigeva verso il baule in cui aveva riposto l'armatura e le armi che Gwaine le aveva procurato un paio di giorni prima «Ditemi una cosa, principe, avete paura che una donna possa sconfiggere voi o gli altri avversari? Sarebbe troppo umiliante per dei forti cavalieri essere battuti da una debole donnina? O credete che io non possa essere degna di partecipare al torneo in quanto donna?» mentre parlava aveva preso ad indossare con noncuranza gli abiti adatti a quel tempo, senza lasciarsi sconvolgere dalla presenza dei due ragazzi. Indossò l'armatura di cuoio fatta in modo che si adattasse perfettamente alle sue forme di donna.
«Quello che intendo dire è che-» provò a spiegare Arthur, per la prima volta lievemente in imbarazzo da quando era entrato in quella stanza.
«Quello che avete fatto è stato offendermi» lo interruppe Honey con arroganza «Se quello che volete è accertarvi che io sia degna di partecipare c'è un solo modo per farlo. Ci vediamo al campo di allenamento».


Sarah ancora si stava chiedendo quando la sorella avesse imparato la strada per il campo di allenamento, visto che era stata la prima ad uscire dalla stanza camminando sicura per i corridoi come se quella fosse casa sua e senza neppure voltarsi indietro per controllare se Arthur la stesse seguendo o meno, evidentemente era certa che lo avrebbe fatto.
«Scusami per i modi di mia sorella, ha un carattere un po' particolare, spesso non si rende conto di essere inopportuna» disse Sarah a Merlin mentre osservavano Honey e Arthur che si preparavano a combattere l'una contro l'altro «Mi fa davvero esasperare».
Merlin le sorrise dolcemente «Posso capirti. Neanche avere a che fare con Arthur è facile, è una tale testa di fagiolo, cocciuto, presuntuoso e non mi sta mai a sentire».
«Mh pare che tu abbia appena fatto la descrizione di Honey» mormorò Sarah facendo una mezza risatina. La presenza di quel ragazzo riusciva sempre a farla stare meglio, in qualche modo la rassicurava, la faceva sentire più... leggera.
«Secondo te chi vincerà?» le domandò Merlin indicando gli altri due.
«Sappiate che non avrete un trattamento speciale solo perché siete una donna» disse Arthur proprio in quel momento, rivolto a Honey, la quale si limitò ad assottigliare lo sguardo in direzione del principe. Si poteva quasi percepire la sua rabbia prendere fuoco come un covone di paglia.
Sarah dal canto suo sentì il sangue raggelarsi «Io penso che oggi Arthur abbia deciso di morire» rispose sinceramente, con una certa ansia. Honey arrabbiata era una furia dell'inferno, e temeva che avrebbe ucciso il principe anche se ciò avesse significato mandare al diavolo la storia, la leggenda e il destino. Attaccò per prima, ma per il principe non fu difficile schivare il colpo mandandola a terra nel giro di un istante. Sarah si sentì in ansia per la sorella, ma quando questa con una rapida mossa di gambe fece cadere a terra anche l'avversario capì che la sua era stata tutta una strategia per far abbassare la guardia ad Arthur.
Combatterono per un po', alternando colpi di spada a combattimento corpo a corpo, alla fine ad avere la meglio fu Honey: se ne stava a cavalcioni sulla schiena di Arthur, con una mano infilata in quei capelli biondi e gli schiacciava la faccia contro il terreno «Forse dovrei lasciarti soffocare nell'erba» mormorò con il fiato corto, ma il tono ugualmente arrabbiato.
Sarah, spaventata che la sorella potesse fare qualche sciocchezza, si aggrappò al braccio di Merlin «Ti prego intervieni con la magia, o quella lo ammazza» sussurrò per essere certa che nessun altro la sentisse.
Fortunatamente però non fu necessario ricorrere alla magia, perché subito dopo Honey lasciò andare Arthur, che si rialzò da lì sporco di terra e ferito nell'orgoglio. «Siete ancora convinto che una donna non possa partecipare al torneo?» lo canzonò lei soddisfatta, girando ancora di più il coltello nella piaga.
Il principe non riuscì a ribattere, troppo impegnato a togliersi dalla bocca alcuni fili d'erba. Sarah vide Merlin ridere di gusto a quella scena, anche se cercava di non farsi notare, forse temendo una punizione da parte del suo padrone. Alla fine lei si fece contagiare ed entrambi si ritrovarono a doversi nascondere dietro il tavolo delle armi per non far notare le loro risate. Sarah pensò che Merlin fosse davvero bello quando rideva.
«Beh, sapete cavarvela, questo devo ammetterlo» sentì dire ad Arthur «dovete aver avuto un bravo maestro d'armi a Tyrosh».
«Oh sì, internet è un insegnante pieno di risorse» fu la risposta annoiata di Honey, che fece irrigidire Sarah per la naturalezza con cui aveva fatto riferimento a qualcosa del loro tempo.
«Internet? Che nome bizzarro» disse Arthur in tono pensieroso.
Nel sentire quella risposta Sarah scoppiò a ridere nuovamente, crollando con la fronte contro la spalla di Merlin. Il ragazzo si unì a lei anche se evidentemente non per le stesse ragioni, dopodiché fece qualcosa che la ragazza non si sarebbe aspettata: la scostò un poco da sé e le accarezzò dolcemente una guancia mentre continuava a guardarla sorridendo, un leggero rossore gli imporporava le guance solitamente pallide. «Siete bellissima quando ridete» disse con una naturalezza tale da lasciare Sarah spiazzata per qualche istante, ma una volta appreso il significato di quelle parole si ritrovò ad arrossire a sua volta, il cuore che cominciava a batterle all'impazzata nel petto.
«Anche tu, Merlin» rispose con un filo di voce, quasi incredula di ciò che le stava accadendo. Poteva ancora sentire Arthur e Honey discutere di qualcosa a pochi passi da loro, ma erano suoni che le arrivavano ovattati, come lontani mille miglia da quel momentaneo angolo di paradiso in cui lei e il giovane mago erano rinchiusi. Lo vide avvicinarsi e lei fece altrettanto, pregustando il momento in cui avrebbe assaporato quelle labbra rosee e carnose che fino a quel momento non si era neppure resa conto di voler baciare. Erano ormai così vicini che i loro respiri si mischiavano nell'esiguo spazio che li separava.
«Ehi voi due, che diavolo combinate lì?» la voce di Honey invase il loro piccolo angolo di paradiso con la stessa violenza di un temporale improvviso durante il giorno di ferragosto, costringendoli a separarsi con una fretta tale che Merlin finì per sbattere la testa contro il bordo del tavolo, facendosi male e rovesciando metà delle armi a terra.
Sarah in quel momento avrebbe volentieri strozzato la sorella con le proprie mani.



 
Note autrice
Salve a tutti!
Innanzitutto ci tenevo a precisare una cosa nel caso ci fossero lettori molto molto giovani: NON prendete esempio da quello che fa Honey, non è una cosa bella drogare la gente così e non è saggio ubriacarsi per una scommessa. Sebbene Honey sia l'alter ego di una di noi due scrittrici vi assicuro che né io né la mia socia faremmo mai qualcosa del genere, ma purtroppo quando si scrive una storia capita spesso che i personaggi acquisiscano una propria "autonomia", e Honey per certi versi sta assumendo più che altro le forme di un alter ego "oscuro".
Bene, ora che sono in pace con la mia coscienza passiamo oltre.
Come sempre vi ricordo che la storia è scritta a quattro mani con Merlin_Colin_Emrys, insieme alla quale è davvero divertentissimo scrivere e condividere gli scleri sulle storie.
Un grazie a tutti quelli che leggono e che inseriscono la storia in qualche categoria. Un grazie speciale va ad AmeliaRose, sara criso e Federica11 che hanno recensito la storia.
Un saluto anche alla nostra cara amica Sunny9719 che ci sostiene e legge sempre le nostre storie.
Ci vediamo al prossimo capitolo in cui vedremo finalmente lo svolgersi di questo famoso torneo!

 
  
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