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Autore: _Agrifoglio_    22/10/2018    16 recensioni
Quanto può essere grande la forza del perdono?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alain de Soisson, Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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E’ un essere umano
 
Serpeggiava il malcontento nella mensa della caserma della Guardia Metropolitana.
Un locale semibuio e mal riscaldato e un rancio che avrebbe fatto schifo ai porci: una brodaglia fredda, tinta di giallastro, dal sapore indescrivibile e dall’odore incommentabile. La carne la davano una volta ogni morte di Papa, gli scarti degli scarti e sempre mezzi crudi.
Chi diavolo aveva mandato quel Comandante nobile e donna? Li prendevano per i fondelli? Loro lavoravano sul serio, rischiavano la vita tutti i giorni, non erano mica un reggimento da burlesque
Miseria…. fame…. puzza…. malcontento….
– Senti, Gérard, lascia perdere, non sei tagliato per queste cose, ti farai scoprire subito. Dopo tutto, sei scapolo, hai i genitori e, a casa tua, lavorano tutti.
– Lo so, Alain, grazie dell’interessamento, sei un amico…. – mormorò  il diciannovenne, stringendosi sconsolato nelle spalle e pensando alla sua fidanzata con la quale si sarebbe potuto sposare soltanto fra un anno, perché i soldi non c’erano e loro avevano bisogno di tutto.
Un vocio si era levato da un gruppo di soldati e, piano piano, si stava estendendo e cresceva d’intensità. Alain tese l’orecchio, desideroso di carpire la causa del malumore e di sedare gli animi, prima che scoppiasse l’ennesima baruffa.
– I muscoli mi fanno male e ho tutte le ossa rotte! Non ho mai fatto così tante esercitazioni in vita mia! Tutto per colpa di quella bagascia!
– Ehi, Lucien, modera i termini!
– Alain, ti sei rammollito?! Da quando in qua ti piace prendere ordini dalle femmine?!
– E’ un ottimo Comandante, ne ha dato prova in molte occasioni e mi ha battuto in un regolare combattimento.
– E’ una nobile, è una femmina!
– E’ un essere umano.        
 
********
 
Se ne stava prono davanti al letto di lei, con gli abiti stazzonati e la barba incolta di giorni, a fissare, come un alienato, ciò che restava della sua sorellina.
Povera Diane, povera fragile bambina, gentile farfalla calpestata, passerotto dalle ali spezzate, sogno tradito, speranza infranta….
Troppo fragile per questo mondo, giudicata indegna di quell’altro….
Non l’avrebbe fatta sotterrare in terra sconsacrata, insieme agli assassini e alle prostitute, lei che non aveva mai fatto male a una mosca. L’avrebbe vegliata, non l’avrebbe mai lasciata sola.
Quante volte l’aveva lasciata sola? Quante volte l’aveva trascurata? Quante volte l’aveva data per scontata? Quante volte era andato a fare baldoria invece di stare con lei?
La sua sorellina dalle gote rosee e dagli occhi ridenti, ora era livida e lo fissava con le iridi vacue….
La sua sorellina che sapeva di aria fresca, di sapone e di lavanda, adesso era più maleodorante di una cloaca….
I condomini si erano lamentati….
Quanto erano stati buoni il Comandante e André….
Lei l’avevano trattata come una reietta, senza alcun riguardo per il titolo e per il grado e lui era stato spedito in infermeria, col volto tumefatto e insanguinato.
Si era offerta di pagarli lei i funerali di Diane.
Lo avevano capito, lo avevano consolato, non gli avevano fatto domande e non lo avevano giudicato. Non avevano commentato la bocca dell’inferno….
Quanto può essere grande la forza del perdono?
Lascia che i morti seppelliscano i morti….
Anche la morte ha bisogno del suo pudore….
Diane non merita di essere vista in disfacimento, Diane deve essere ricordata com’era, con le gote rosee, gli occhi ridenti e quel profumo di aria fresca, di sapone e di lavanda….
 
********
 
Stava tornando a casa, Alain.
Il giorno prima, era stata sepolta Diane e, oggi, aveva finito di pagare il becchino col denaro donatogli dal Comandante.
Girò la chiave nella serratura ed entrò in casa.
– Madre, madre, che avete!!
Urlò il soldato, vedendo la donna riversa a terra, con le mani premute sul petto, mentre ansava senza sosta, come se intorno a lei non ci fosse più aria.
Si precipitò su di lei, la strinse nelle braccia, la chiamò, la chiamò e la chiamò….
Aprì la finestra per fare entrare tutta l’aria del mondo e ce la portò appresso….
– Madre, madre, respirate! E’ tutto finito…. Adesso ci sono io…. Chiamerò il Dottore….
Si spense così, rantolo dopo rantolo, senza riaprire gli occhi, senza vederlo, senza sapere che era vicino a lei, senza nemmeno il tempo di un ultimo saluto….
 
********
 
– Arrivo, arrivo! Cos’è tutta questa fretta? Avete i diavoli dell’inferno alle calcagna? – protestava la fantesca mentre apriva il portone.
– Dov’è?! – urlò Alain – Dov’è?! – ripeté.
Lui era l’inferno….
– Vi proibisco di introdurvi in questa casa! Avete capito?! Fuori di qui!! Padrona!! Padrona!!!!
– Maledetto, dove sei? Esci fuori, sciagurato! Esci fuori, se sei un uomo!
Salì le scale in cerca del fedifrago, per regolare i conti con l’assassino delle sue donne.
Aprì tutte le porte che si affacciavano sul corridoio mentre una schiera sempre più nutrita di abitanti della casa lo seguiva in apprensione.
Finalmente lo vide, seduto a una scrivania.
– Maledetto bastardo! Hai ucciso mia madre e mia sorella! Ti farò a pezzi!
Urlava come un ossesso, mentre gli piazzava un pugno al centro del volto.
L’altro era stato sbalzato contro la parete ed era caduto a terra. Guardava quella furia, rannicchiato sul pavimento, tremando come una foglia, reggendosi con le mani il naso sanguinante.
– Mi dispiace per tua sorella…. Non immaginavo che si sarebbe uccisa…. Non ci ho combinato niente…. Non ci ho combinato niente….
– Non so che farmene delle tue scuse!! Non mi restituiscono la mia famiglia!!
– Non ero obbligato a sposarla…. Il fidanzamento non è matrimonio…. Non l’ho toccata…. Non ho fatto niente di disonorevole…. – balbettava quello, senza avere la forza di rialzarsi, con le mani a tamponare il naso rotto.
Quanto sarebbe stato facile spaccargli la testa al muro…. Nessuno sarebbe stato in grado di fermarlo…. Spedito all’inferno quel vigliacco, avessero fatto di lui ciò che avrebbero voluto…. Non gli importava….
Poi, lo guardò, accucciato contro il muro, in posizione fetale, mentre piangeva e urlava e si proteggeva la testa con le braccia e le gambe gli tremavano e il sangue continuava a sgorgare, imbrattandogli mezza faccia.
Davvero voleva quello? Davvero voleva diventare un assassino? Davvero voleva perdere se stesso dietro a una vendetta?
Nessuno gli avrebbe restituito sua madre e sua sorella…
Voleva rientrare in caserma, voleva rivedere i suoi compagni, André e il Comandante…. Voleva tornare nella sua seconda famiglia….
Guardò il fedifrago e vide un poveraccio, guardò l’assassino delle sue donne e vide un uomo….
Quanto può essere grande la forza del perdono?
Lascia che i morti seppelliscano i morti….
Si allontanò di corsa da quella stanza e da quella casa, raggiunse l’aria aperta e iniziò a piangere e ad ansimare….
– E’ un essere umano….
   
 
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