#Writober
2018 ~ Blue list ~ 22 ottobre:
Angst
Da
quando Emma Carstairs aveva saputo del ritrovamento dei cadaveri dei suoi
genitori, da quando aveva visto i loro corpi irrimediabilmente rovinati, la
pelle pallida, gli occhi rovesciati, con le alghe fra i capelli e i vestiti
malridotti, erano iniziati gli incubi.
In
alcuni vedeva John e Cordelia ardere fra alte fiamme sulle pire funerarie, con
un gruppo di Shadowhunters sconosciuti tutti vestiti di bianco e disposti come
degli automi senza sentimenti, mentre lei cadeva a terra pestando i pugni, per
poi svegliarsi urlando con le guance attraversate dalle
lacrime.
In
altri gli adorati genitori le voltavano semplicemente le spalle avviandosi verso
una specie di lungo tunnel: per quanto lei urlasse loro di non andare e per
quando cercasse disperatamente di raggiungerli, non succedeva mai. La distanza,
anziché diminuire, aumentava a dismisura.
Oppure
l’incubo le mostrava che essi venivano sottoposti a torture indicibili e
disumane, oppure che loro stessi mutavano l’aspetto in demoni e l’attaccavano
senza riconoscerla, oppure ancora che lei combatteva strenuamente contro
l’assassino, ma non riusciva mai a inquadrarlo in faccia: doveva ancora
scovarlo, il colpevole di tutto. Avvertiva come figlia il dovere morale di
vendicarli, perché forse solo così quella sensazione di vuoto le sarebbe
passata, solo così avrebbe ricordato i loro volti sorridenti e amorevoli, non
quelle facce irriconoscibili, quei cadaveri spogliati dalle rune
angeliche.
Anche
quella notte Emma si destò in lacrime, nel letto della sua camera, dopo un
incubo particolarmente sconvolgente. Aveva sognato che il responsabile della
morte dei genitori, il tizio senza identità, giungeva all’Istituto e faceva del
male ai Blackthorn più giovani. Un impulso istintivo l’aveva spinta fuori dalle
lenzuola, a correre, piedi nudi e pigiama di cotone leggero, verso le porte
della stanza di Ty e Livvy, poi di Drusilla e infine di Tavvy. Non si sorprese a
trovare Julian che cullava il fratellino più piccolo: forse anche quel bambino
aveva avuto un incubo e lui era andato subito a
rassicurarlo.
«Em?
Non riesci a dormire?» s’interessò, rivolgendole un’occhiata preoccupata e
parlando in tono basso per non svegliare nuovamente il bambino fra le sue
braccia.
Solo
guardandola, aveva capito che anche la sua migliore amica, presto parabatai, era stata turbata da un sonno
non proprio sereno.
Aveva
appena quattordici anni, Julian Blackthorn, ma era stato costretto a crescere in
fretta, poiché soltanto lui poteva tenere unita la famiglia, o almeno quella che
gli restava.
«Jules…»
sussurrò lei e sentì che il respiro affannato, risultato di un’angoscia
interiore, non solo di una corsetta in piena notte, si stava calmando. «Posso
rimanere qui?».
«Vieni»,
le sorrise, facendole spazio.
Certamente,
con Ty in mezzo, non chiacchierarono come avrebbero potuto fare nella camera di
Julian. Non era la prima volta che lei cercava conforto nel suo amico
d’infanzia, che la capiva come nessun altro, che la sosteneva nelle sue scelte,
che sapeva come scacciare gli incubi. Non potevano parlare, però, mentre Emma
chiudeva gli occhi, si sentì rassicurata dal suo picchiettarle affettuosamente
con le dita sul braccio per trasmetterle un messaggio nel loro linguaggio
segreto.
N-O-N-P-R-E-O-C-C-U-P-A-R-T-I.
E-R-A-S-O-L-O-U-N-B-R-U-T-T-O-S-O-G-N-O.
V-A-T-U-T-T-O-B-E-N-E.
S-T-I-A-M-O-B-E-N-E.
Sperò
che fossero davvero sempre così, tutti al sicuro, non come i suoi genitori,
ormai perduti.
°°°
Iniziativa:
“Oh, Darling,
Where’ve you been?”;
50 Prompt Table C (50-C)
Prompt: 033. Nightmare
Ho sforato solo di 20 parole, ma penso
vada bene comunque come flash.
Il ricordo ancora fresco della morte
dei suoi fa soffrire Emma. Se non ricordo male, anche nei libri era scritto che
lei, ogni volta che aveva un incubo a riguardo, andasse da Julian e si
consolasse parlandogli e addormentandosi accanto a lui. Ovviamente in questo mio
missing moment si considerano ancora
amici, è presto per svelare i reciproci sentimenti xD