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Autore: Maggie_G    23/10/2018    1 recensioni
"Poi voltò le spalle ai dipinti. Pensava solo al letto a baldacchino che lo aspettava nella Torre di Grifondoro: chissà
se Kreacher gli avrebbe portato un panino lassù. «E sinceramente» aggiunse, «ho passato abbastanza guai per una vita intera»." (Harry Potter e i doni della morte di JK Rowling)
Così JK Rowling ci lasciava nell'ultimo libro della saga prima di riportarci, nello stesso capitolo, a King's Cross ben diciannove anni dopo. Potrebbe bastarci? Io sono stata troppo curiosa, così ecco la mia versione dei fatti!!!
Harry avrà veramente riposto la bacchetta di Sambuco la dove Voldemort l'aveva rubata? Kreacher ritornerà a Grimmauld Place o troverà una nuova sistemazione? Harry e Ginny, se torneranno insieme, come verrà presa la notizia dalla famiglia Weasley? Ed il piccolo Teddy, avrà un padrino sconsiderato così come pensava Harry o sarà più presente per lui? Questo e molto altro ancora lo scoprirete solo leggendo.
Vi aspetto!!!
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Tonks, Famiglia Dursley, Famiglia Weasley, Harry Potter, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Ted/Andromeda
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Il sole ormai era alto nel cielo ed arrivata l’ora stabilita per la cerimonia, splendeva così caldo e limpido che ai suoi spettatori parve farsi beffa del dolore e della sofferenza delle persone che placidamente vi muovevano sotto il suo manto. Quel giorno, disposti intorno alle postazioni bianche, all’improvviso sembrò non esistere nessuna differenza di genere o di specie. Non vi era più nessuna discriminazione o differenziazione. Quella battaglia l’avevano combattuta tutti e, così come le vittime che aveva provocato, ora a rendergli omaggio vi erano maghi, babbani familiari dei caduti, elfi domestici della scuola insieme a Kreacher, il gigante Grop, centauri, abitanti marini che affioravano dalle torbide acque del lago nero, fantasmi brillanti alla luce del sole e Pix, in veste insolitamente seria, che da solo rendeva bene l’idea dell’eccezionalità della situazione. Vi erano giovani studenti, adulti ed anziani, ricchi, poveri, nati babbani, mezzosangue e purosangue gli uni accanto agli altri per la prima volta senza badare a pregiudizi o a disparità sociali. Persino alcuni folletti della Gringott, che al momento della battaglia non vi avevano preso parte, ora erano presenti a commemorare la vincita dei “portatori di bacchette” che avevano reso giustizia agli assassini dei loro simili caduti sotto l'ira di Voldemort. Vi erano tutti e tutti si ritrovarono uniti nello stesso dolore. A differenza del funerale di Silente, stavolta non avevano predisposto nessun posto a sedere cosicché ognuno fosse libero di posizionarsi dove meglio credesse per rendere omaggio alla vittima che più desiderasse. Kingsley, poco prima della cerimonia chiese ad Harry di formulare un discorso per l’occasione ma al fermo rifiuto della Mc Granitt affinchè quel gesto arrivasse dallo stesso ragazzo in maniera volontaria, Harry non poté che ringraziare la donna per il sostegno che ancora una volta aveva avuto la perspicacia di concedergli. Per troppo tempo aveva dovuto vestire un ruolo troppo grande per lui, fatto di obblighi, di doveri, di immagini pubbliche da doversi sorbire e sopportare. Ora, come la sua professoressa gli aveva detto qualche ora prima, aveva solo voglia di essere se stesso e di godersi i suoi diciassette anni. Aveva voglia di esprimersi solo quando lo avesse ritenuto necessario e non quando gli altri si aspettavano che lui lo facesse. Voleva essere solo Harry Potter e non il Ragazzo-che-è-sopravvissuto con una cicatrice sulla fronte. Voleva buttarsi tutto dietro le spalle mantenendo però sempre dentro di se le persone che l’avevano amato e abbandonato lungo il suo cammino e l’insegnamento che quegli avvenimenti gli avevano lasciato come esperienza di vita.
Accompagnandosi ancora alla famiglia Weasley e ad Andromeda con Teddy, ritornato tra le sue braccia, Harry con Ron, Hermione e Ginny ritornata nuovamente al suo fianco, si erano appena posizionati in piedi  tra le tombe di Fred, Remus e Tonks quando il corteo dei corpi avvolti in brillanti stoffe bianche prese ad uscire dal castello, trasportati da parenti ed amici per poi posizionarsi sopra i rispettivi blocchi bianchi così com’era stato per il funerale di Silente mentre, così come allora, il solito ufficiante prese posizione di fronte alla tomba del loro ex preside. Il silenzio, interrotto da qualche sospiro e gemito di pianto, risuonava nell’aria in maniera pesante accomunando tutti negli stessi pensieri e tormenti. Era un momento strano in cui il dolore perforante per la perdita dei loro cari si accompagnava inesorabile al sollievo per aver superato quel momento difficile.
L’ufficiante iniziò a parlare e istintivamente i quattro si presero per mano alle quali in maniera naturale si unirono via via anche quelle di George, degli altri fratelli Weasley e Fleur, di Angelina, Katie Bell e Lee Jordan, uniti a loro per piangere la morte di Fred, Remus e Tonks, alle quali infine seguirono via via le mani di tutti gli altri partecipanti alla cerimonia fino a formare una lunga, immensa catena di strette di mano che riuscì a creare quasi un abbraccio intorno a tutte quelle tombe bianche. E fu quel semplice gesto che ad Harry, guardandosi distrattamente intorno, lo fece sentire accanto e vicino a loro più di quanto e quando era stato costretto ad elargire strette di mano e parole rincuoranti. Per la prima volta nella sua vita non si sentì più il prescelto ma uno di loro. Anche lui un sopravvissuto a piangere la morte di amici a lui cari.
L’ufficiante aveva appena finito il suo sermone quando Kingsley, allontanatosi dalla bara di Remus dove vi aveva preso posto, lo affiancò e tirando un lungo sospiro, come a farsi coraggio, iniziò…
“In questi momenti si potrebbe dire qualunque cosa, elogiare ognuno di loro per il coraggio, l’impegno e la dedizione con i quali si sono spesi fino alla morte…ma la verità è che non ci sono parole capaci di comunicare il giusto cordoglio per la perdita che abbiamo avuto, non ci sono parole o gesti capaci di sanare il dolore che ognuno di noi sta provando in questo momento nei nostri cuori ma soprattutto non ci sono parole capaci di esprimere fino in fondo il valore di ogni corpo ora fasciato di bianco che abbiamo di fronte ai nostri occhi. – esordì Kingsley con la sua voce calda - Per la battaglia, per la storia, per l’evento che abbiamo passato loro non saranno altro che un numero che andrà ad aggiungersi a tutti coloro che si sono spesi in questi anni così tormentati ma per noi…per tutti noi che siamo presenti…loro non erano affatto un numero. Loro erano padri, madri, figli, fratelli, sorelle, nipoti, amici e persone che abbiamo amato e che porteremo nel cuore per sempre. Erano anime con le quali siamo legati da ricordi, affetto, storie. Sono un pezzo del nostro cuore che lasciandoci hanno portato con se. E dal momento che per noi non sono un numero ma sono una persona vera e propria ora passerò ad elencare i loro nomi uno per uno.”
Passò così ad elencare decine e decine di nomi per poi facendo evanescere la pergamena, farne apparire una nuova e continuare…
“Qualche ora fa un amico che ho avuto modo e l’onore di ritenerlo tale, nella battaglia che ci ha visti entrambi schierarci fianco a fianco, mi disse che non contava il numero di bacchette che si stavano impiegando ma il valore di chi quelle bacchette le impugnava. Ecco, quest’amico è morto di fronte ai miei occhi, da un anatema che uccide solo qualche ora dopo avermi detto questa sua frase ed è con le stesse parole che ora nelle vesti di Ministero della magia sono orgoglioso di assegnare queste medaglie a chi come lui, in tutto questo periodo di terrore ha fatto tutto il possibile affinché la scorsa notte siamo riusciti a conseguire questo risultato.”
Passò a elencare così circa sei nomi con i quali gli conferì l’ordine di merlino in diverse classi…
“Ed infine l’uomo della mia frase precedente.  A Remus John Lupin va l’ordine di Merlino prima classe per il suo impegno, la sua tempra morale e per aver insegnato a tutti noi l’altra faccia della luna dove la ferocia animale s’inclina ad un profondo senso umano.” Concluse così chinando il suo sguardo un po’ commosso e lasciando spazio alle parole della Mc Granitt.
Durante la cerimonia parecchie facce si erano rivolte verso Harry aspettando, quasi desiderando o imponendo un suo discorso, una sua parola, un suo intervento su ciò che era stato, su ciò che pensava di quelle vittime o come parola di conforto ma Harry, chiudendosi a riccio e volendo quasi sparire da quegli sguardi non se la sentì di dire nulla in pubblico. Anche lui stava soffrendo come tutti loro e come tutti loro desiderava farlo in silenzio rimuginando i propri pensieri nella propria mente. Sentì la Mc Granitt parlare di come le cose alla fine erano andate nel verso giusto grazie alla forza che tutti erano riusciti a mostrare rimanendo uniti su un unico fronte comune dove alla fine gli ideali di giustizia e di libertà si erano sopraffatti a quelli di terrore ed assedio creati da Voldemort e dai suoi seguaci ed a quelle parole Harry si sentì, ancora una volta, completamente in sintonia con lei.
Sentì la mano di Ginny continuare a stringere la sua in una stretta tenace e possente e voltandosi a guardarla la ritrovò con lo sguardo basso e gli occhi di quel splendido nocciola lucidi. Capì subito che, per non aggiungersi alla reazione disperata di sua madre, la ragazza stava cercando di ricacciare indietro le sue lacrime così agendo d’impulso l’avvolse sulle spalle con un braccio cercando d’infonderle quanto più calore possibile, per farle sentire la sua vicinanza mentre di sfuggita notò Hermione stringersi più forte al braccio di Ron presumibilmente per lo stesso motivo. Andromeda, invece, dopo aver ispirato orgogliosa alla notizia della medaglia concessa a suo genero, stringeva forte tra le sue braccia il piccolo Teddy cullandolo e soffrendo in silenzio così com’era stata educata dalla sua famiglia in passato. Sicuramente sarebbe scoppiata una volta rimasta sola nel privato della sua casa ma ora, con uno sguardo perso nei suoi pensieri osservava prima il corpo avvolto di sua figlia vicino a quello del marito entrambi senza vita per poi spostarlo a quello del nipote che incurante della situazione aveva ripreso a dormire tra le sue braccia placidamente vivente, sano e salvo grazie anche al sacrificio dei suoi genitori.

La cerimonia si era appena conclusa e dopo aver assistito in completo silenzio alla sparizione dei corpi all’interno di splendenti lastre bianche, apparse come per magia dalle postazioni dove erano stati adagiati, l’intero corteo di spettatori iniziò a disperdersi orientati ognuno alle proprie destinazioni. Solo un numero limitato di loro, soprattutto componenti dell’Ordine e pochi altri a loro vicini, ritornarono al castello per poi accomodarsi in sala grande attorno ad una singola lunga tavolata. Nessuno voleva proferire parola. Quella cerimonia era pesata sopra tutti loro quasi quanto la battaglia stessa. Ora dovevano solo capacitarsi, assimilare, capire e poi lasciare fare al tempo il suo corso ed il suo lavoro consentendogli di superare il loro dolore e di farli andare avanti.
Colui che risaltava maggiormente in quel gruppo di amici era George, di natura sempre solare ed allegra, dalla notte della battaglia si era chiuso in un silenzio intimo e personale. Lui non aveva solo perso un fratello bensì un’intera parte di se stesso. Il suo gemello Fred si era portato con se la loro complicità, la loro allegria, la loro intraprendenza negli scherzi e negli affari. Manteneva costantemente lo sguardo basso, senza lacrime, allontanandosi da ogni approccio che gli altri attorno a lui cercavano di conferirgli come a dargli conforto. Lui era stato tutta una vita in compagnia di un fratello dal suo stesso aspetto, dal suo stesso carattere, dalla sua stessa ambizione ed ora che si era ritrovato da solo si sentì quasi spaesato e confuso, incapace di vivere in un mondo troppo grande per lui solo. La sua spalla era Fred ed ora che lui non c’era si sentì quasi costretto a rinascere, ad imparare ed a crescere facendo leva solo su stesso. Gli altri, che ogni tanto posavano gli occhi su di lui, all’ennesimo suo tacito rifiuto di approccio, capirono la sua intenzione a voler rimanere solo e così pur rimanendogli accanto fisicamente lo lasciarono nel suo silenzio.
“Credo che sia giunta l’ora di pensare a ricostruire questo posto definitivamente.” Sentenziò la Mc Granitt rompendo il silenzio che si era creato tutt’attorno.
“Minerva se vuoi noi siamo a tua completa disposizione!” le rispose Lumacorno accennando a lui ed al piccolo professor Vitious sedutogli accanto.
“Esatto, signora preside!” le confermò Vitious stesso facendo sorridere tutti, Minerva compresa.
“E noi!” continuarono allora in coro le altre docenti presenti, insieme a Madama Chips ed a Madama Pince, quasi sdegnate della mancata considerazione nei loro confronti.
“Oh beh, ovviamente ci sono anch’io. Sempre che la nuova preside mi consentirà di mantenere il mio lavoro.” Si fece avanti allora Gazza quasi timidamente stringendo ancora tra le sue braccia la sua Mrs Purr.
“Sono lieta che tutti voi, miei cari colleghi, siate presenti a fare ancora una volta squadra. Riguardo a lei Mastro Gazza per quanto io e lei abbiamo avuto delle divergenze in passato sono assolutamente certa che non potrei contare su nessun altro di migliore di lei per il suo lavoro qui…così come di Hagrid per il suo.” Gli rispose concludendo il suo sguardo sul guardiacaccia seduto tranquillo ad un angolo del lungo tavolo che sentendosi chiamato in causa trasalì per poi portarsi la sua enorme tovaglia a quadratoni rossi ad asciugare i suoi scuri occhioni lucidi dalla commozione.
“Signora preside io…” fece allora per parlare ma...
“Non vorrai dirmi Hagrid che vuoi rifiutare la mia proposta? So che la tua casa è andata distrutta ma anch’essa faceva parte di Hogwarts e, come per il castello, conto di ricostruirla. Inoltre non credere che non abbia già considerato la tua famiglia! Tuo fratello Grop sono certa che troverà la montagna sopra Hogsmeade molto piacevole. E poi la scuola ha bisogno di un guardiacaccia e di un custode delle sue chiavi che gli sia fedele e non potrei veramente pensare a nessuno meglio di te.” Lo interruppe la donna mostrandogli il suo solito cipiglio che non ammetteva repliche.
“Hagrid, ha ragione la professoressa Mc Granitt. Credo che Hogwarts non sarebbe la stessa senza di te!” Le diede man forte Charlie Weasley guardando insieme a tutti gli altri presenti verso il gigante ancora commosso e senza parole.
“Io…io…non ci volevo rifiutare professoressa…emmm…preside… Ma dopo che dite così… Insomma…io…”
“Molto bene, Hagrid! Molto bene. Vedo che siamo riusciti a convincerti e poi ricordati…anzi, vorrei ricordarvi tutti…che io sono ancora la professoressa Mc Granitt per voi. Tutti noi abbiamo ancora viva nella nostra memoria la figura di un uomo che è stato il legittimo preside di questa scuola per molto tempo. So che i consiglieri ed il nostro nuovo Primo Ministro mi hanno investita di questo incarico ma personalmente avrò bisogno di molto tempo ancora per abituarmi a ricoprire questo ruolo.” Concluse così lei suscitando commozione, orgoglio in tutti i presenti ed ulteriori lacrimoni e soffiate di naso commosse di Hagrid.
   
 
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