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Autore: Biblioteca    23/10/2018    3 recensioni
Un monologo in prima persona in cui racconto della convivenza con un sentimento particolare di cui però si parla tanto in questo periodo: l'Ansia. Con la A maiuscola.
Un sentimento che in grandi quantità può rendere la vita impossibile.
Un sentimento che trascina ciascuno di noi in un pozzo.
Ma non deve essere sempre così...
(dedicato alla mia migliore amica)
(Pubblicata anche su Wattpad)
Genere: Dark, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Un giorno io e la mia migliore amica eravamo a spasso per la città.
Su un muro della metropolitana, qualcuno aveva disegnato con la bomboletta delle vignette di una famosa fumettista. Credo fosse un murales autorizzato, ma non ne sono sicura. Comunque nel murales c’era il protagonista antropomorfo insieme alla sua Ansia, rappresentata come un’ombra che canta.
Io e la mia migliore amica siamo rimaste a osservare il disegno parecchio sorprese.
Era fatto molto bene ed era evidente anche l’intento di esorcizzare l’Ansia, rappresentandola come qualcosa di inquietante e scherzoso.
Dopo pochi minuti, abbiamo ripreso a camminare, puntando dritte alla nostra meta.
“Anche la tua Ansia canta?” mi ha chiesto la mia migliore amica all’improvviso.
“No. La mia Ansia è silenziosa.” Le ho risposto.
E purtroppo è proprio così.
 
La mia Ansia è silenziosa, per questo è sempre con me.
Se dovessi rappresentarla, non riuscirei a disegnarla come un’ombra o un animale parlante. La mia Ansia ha una forma chiara che ho sognato varie volte nei miei numerosi incubi.
Ha la forma di un bambino. Parlo al maschile, ma potrebbe essere anche una femmina, chissà; comunque, credo che i sentimenti non badino a queste differenze. Ha i capelli corti, grigi, ma si vede chiaramente che non ha più di otto anni. E non ha occhi. È completamente priva di occhi.
All’inizio può sembrare che abbia semplicemente una fronte enorme, ma poi si vedono le sopracciglia, e sotto di loro, là dove dovrebbe esserci il bulbo oculare impiantato tra le palpebre, non c’è niente. Solo pelle bianca e liscia.
Il naso, le orecchie, la bocca (una fessura nera priva di labbra) ci sono.
La mia Ansia è silenziosa, ma ogni tanto mi ha parlato. E mi ha detto che anche se non ha gli occhi, mi vede chiaramente. Vede me e quello che faccio.
Direte “non ha senso”. Ma esistono tante correnti di pensiero che dicono che non servono occhi per vedere davvero il mondo. La mia Ansia prova che è vero.
Ora, immaginate di essere costantemente seguiti da un volto come quello. Ovunque. In bagno, a scuola, in strada… Immaginate che sia l’ultima cosa che vedete prima di andare a dormire.
Un volto bianco e grigio, di un bambino, senza occhi e labbra.
Ci riuscite?
Se la risposta è “no”, meglio per voi.
Non è un’esperienza che augurerei. A nessuno. Nemmeno al mio peggior nemico.
 
La mia Ansia è silenziosa, e vive di silenzi.
Non quei silenzi pacifici, ma quelli dove vorresti piangere, urlare, o dire qualcosa, qualunque cosa, anche una parola carina o un semplice saluto.
Ma non ci riesci.
 
La mia Ansia è silenziosa. Dico che è mia perché so benissimo che viene da me.
Ma come mi prendo le mie responsabilità, vorrei che anche gli altri lo facessero. E parlo di responsabilità, non di colpe.
Mia madre, tante volte, mi ha spinto a vergognarmi di qualcosa, solo perché a lei non piaceva. Ci ho messo un bel po’ a capirlo. Come ci ho messo molto a comprendere la sua ipocrisia.
“Perché stai sempre sola? Vai a giocare con gli altri bambini!”
E intanto lei si isolava da tutti gli adulti. Poi passava la zia, per il tè. E allora sentivo quello che diceva delle altre mamme. Pessime opinioni.
Eppure, io dovevo per forza fare amicizia con i loro figli. Dovevo “adattarmi”.
Gli altri bambini di quella scuola erano parecchio inquietanti. Spesso chi era più piccolo veniva preso e picchiato, senza motivo.
Io osservavo quelle scene, dicendomi che non volevo far parte di quello. In alcun modo. Non amavo né picchiare né essere picchiata. E non riuscivo mai a guardare negli occhi i bambini prepotenti. Perché la regola era che se li fissavi, cercavi rogne.
“Perché guardi sempre per terra?”
Brava donna, cara mamma, perché non ci vieni anche tu a scuola un giorno?
“Perché io il mio periodo scolastico l’ho già vissuto!”
E ti piaceva andare a scuola?
“No! A nessun bambino piace! Ma è obbligatorio!”
E chi ha deciso che lo è? Perché se si sa che una cosa non piace, la si rende obbligatoria?
“Vai a scuola e non fare storie!”
Comunque, io ero brava a non guardare negli occhi i “capi” (sì, li chiamavamo così).
Forse anche per questo, la mia Ansia è un bambino senza occhi.
 
La mia Ansia è silenziosa, ed è molto prepotente.
Del prepotente si ha sempre l’immagine di uno che sbraita. Ma anche il silenzio è prepotente. Non a caso, in Giappone il maggior atto di bullismo è l’ignorare qualcuno.
Il problema della mia Ansia è che non mi ignora. E lo so perché è sempre lì.
A volte mi chiedo se quei bambini che picchiavano, in fondo, avessero anche loro questo strano “essere” a seguirli.
Magari nel loro caso somigliava a un pugile, a un insetto o ai loro stessi genitori.
Il silenzio era un’arma potente in casa mia.
Lo usavano spesso con me, che ai tempi ero una gran chiacchierona, per zittirmi.
Come quando volevo fare qualcosa che a loro non piaceva.
“Vorrei fare un corso di danza!”
“Fai già Kung Fu.”
“Sì, ma posso smettere!”
“Abbiamo pagato. Ne riparliamo l’anno prossimo.”
Era un modo per dire che il discorso era chiuso, forse per sempre.
 
La mia Ansia è silenziosa, mi osserva senza dire nulla, fa solo delle smorfie ogni tanto, quando non approva. Ma non approva mai nulla di quello che faccio io.
Alla fine è sempre così: ci sarà qualcuno al mondo pronto a buttarti giù, qualunque cosa tu faccia; i motivi possono essere molti e in fondo non hanno tanta importanza.
La mia Ansia non era la sola a farmi pesare tutto quello che facevo. Anche le persone di cui mi circondavo erano così. Solo dopo ho imparato a riconoscere chi le critiche le fa per aiutarti e non per smontarti. E a scegliere i giusti amici.
 
La mia Ansia è silenziosa, a tal punto che gli altri non si sono mai accorti di lei.
Mi hanno sempre visto come la più calma, oppure la più pazza, ma non mi hanno mai riconosciuto come ansiosa.
Ma questo mi ha aiutato.
Quando qualcuno ti riconosce un difetto/demone/problema, poi si mette in testa di aiutarti a cambiarlo/sconfiggerlo/risolverlo; peggiorando le cose. L’ho visto accadere tante volte, soprattutto in famiglia mia, dove tutti hanno segreti proprio perché nessuno si fa i fatti propri.
 
La mia Ansia è silenziosa, forse qualcuno la vede come la vedo io.
Perché in questo mondo, tutti ne hanno una.
E sembra che certe persone adulte (e dico “adulte” per non dire “vecchie”) si impegnino a trasmetterla a destra e a manca.
“Il pianeta sta morendo, non avrete un futuro, non vi impegnate a sufficienza, siete ignoranti…”
Forse si scordano che molto di questo mondo, lo hanno costruito proprio loro, anzi lo hanno distrutto proprio loro. Perché in fondo questo mondo non piace neanche a loro, anzi forse piace più a noi, che altro non siamo che “prodotti” delle loro frustrazioni e dei loro desideri mancati. Però, mentre loro fanno di tutto per rinnegare l’Ansia che hanno, noi vediamo chiaro e tondo la nostra. Alcuni la esaltano quasi fosse una virtù, altri la esorcizzano, altri la vogliono combattere, altri vogliono fuggire. E poi ci sono quelli che, con o senza aiuti, vogliono semplicemente imparare a conviverci. Come ad un certo punto ho fatto io. Dopotutto ho convissuto con una famiglia triste, con dei compagni di scuola così insicuri da fare i prepotenti, con incubi sanguinari che venivano quasi ogni notte. Che motivo avevo per non imparare a convivere con l’Ansia?
 
La mia Ansia è silenziosa, ma a furia di conviverci, ho imparato anche cosa le da fastidio e la fa andare via.
Ci sono tanti modi per mandarla via e la cosa più incredibile è che sono tutte cose piuttosto banali: una cioccolata calda in un giorno d’inverno, una bibita fresca in piena estate, l’arcobaleno dopo la pioggia, una farfalla colorata, una bella storia letta, una bella storia letta su internet, un bel film, un bel cartone animato, una bella serie, una bella serie di cartoni animati, fare la maratona di una serie l’ultimo dell’anno, mangiare tanto l’ultimo dell’anno, la mia migliore amica, prendere una torta con la mia migliore amica, pattinare sul ghiaccio con la mia migliore amica e ridere perché siamo “ridicole” come lo sono tutti gli altri ma pattinare è bellissimo, guardare una serie l’ultimo dell’anno con la mia migliore amica mentre bevo una cioccolata calda e mangio una fetta di torta… O anche solo ricordare una di queste cose.
E c’è anche molto altro: non vi ho parlato del mio migliore amico con le sue manie artistiche, degli animali, di Sammy con cui sono stata per due anni e una volta mi ha portato a vedere la città dalla collina, della persona prima di Sammy con cui avevo intenzione di convivere e aprire un bar, dell’amicizia dei bambini e delle vecchiette che intrattenevo con un gruppo di volontari, dei ringraziamenti sentiti di tanti estranei a cui ho consigliato dei libri da leggere e che poi sono tornati in negozio per dirmi che gli erano piaciuti… La vita è un’Ansia continua? No. Per fortuna non lo è. A volte, lei si mette da parte. La mia sparisce di fronte alla cioccolata calda, odia stare vicino agli animali, non era a bordo pista mentre pattinavo…
Poi torna? Certo. Ma non significa che la vita sia impossibile da vivere.
 
La mia Ansia è silenziosa, ma credo che ogni tanto mi sussurri qualcosa.
E alcuni dei suoi pareri sono azzeccati.
La mia Ansia era cresciuta in me di fronte al silenzio della mia famiglia, agli sguardi da evitare dei bambini “capi”, alle occhiate malevoli delle compagne mentre crescevo, alla derisione generale, al senso di inferiorità e debolezza, dalla resa incondizionata che a volte mi ha colpito, all’incapacità di esprimermi per paura di subire ancora una volta tutto questo… Un terreno fatto di tante esperienze, in cui ho imparato a riconoscere molto.
La mia Ansia non è piacevole, ma a volte è necessaria, a volte solo grazie a lei riconosco subito chi vuole farmi del male.
E forse proprio perché molte volte lei era presente, ancora più di me, ho imparato a staccarmi e a lasciare tante situazioni spiacevoli. E non derido mai chi dice che anche dal poco gli sembra di sprofondare in un buco nero, non dico cose tipo “non hai alcun motivo per essere ansioso/a!” perché in realtà di motivi ce ne sono e molti, per tutti. Alcuni li crea la nostra testa, partono proprio da noi, frutto di esperienze grandi e piccole che ci hanno buttati in quel pozzo. Da cui si può uscire, anche con le proprie forze, senza aiuti. Basta veramente poco perché questo sentimento smetta di perseguitarci. Continuerà ad esserci, nelle giuste dosi è necessario. Perché avere Ansia vuol dire capire che attorno a noi c’è qualcosa che non va, che non ci va. Che dobbiamo stare attenti, indagare più a fondo e trovare cosa ci fa star male, che sia fuori o dentro di noi o in entrambi i posti. Non è facile, ma non è impossibile.
 
La mia Ansia è silenziosa, la vostra com’è?
Urla? Piange? Parla? Ride?
L’avete incontrata a scuola? In casa? In un incubo? Al lavoro?
Cosa volete fare? Volete combattere? Fuggire? Esorcizzare? Convivere? O altro ancora?
Quale che sia la vostra scelta, vi auguro buona fortuna.
Siete tutti più forti di lei. Ricordatevelo.
  
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