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Autore: Itsnotlikeitseems_    26/10/2018    0 recensioni
Una giovane scrittrice Nicole si imbatte in sette donne che dichiarano di essere innamorate dello stesso uomo, Jay. A prima vista crede che la situazione sia a suo vantaggio poiché a corto d'idee e con un disperato bisogno di pubblicare un nuovo romanzo che diventi un best seller come il primo
Successivamente però la situazione cambierà poiché questa ricerca del fantomatico sconosciuto la porterà a scoprire nuovi segreti sulla sua famiglia e su di se stessa.
Genere: Mistero, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Annalisa Maestri 
 

 
 
La casa è così buia non riesco a vedere nulla. Papà dice che i signori dell’ENEL hanno tolto la luce perché lui si è dimenticato di pagare la bolletta, odio quando non riesce ad organizzarsi da solo. A volte mi fa salire proprio i nervi. 
Mi accendo una sigaretta, a casa di papà posso farlo perché lui deve badare a me, Derek, Paul, Alvaro e ad Irina quindi non si accorge mai di quello che facciamo nella nostra stanza. 
Mi guardo in giro, odio questo posto, le mura sono tinte di rosa e ci sono tantissime bambole poggiate sugli scaffali che incorniciano la stanza.
Mi sono trasferita qui da poco insieme ai miei fratellastri, papà ha pensato di farci conoscere e avvicinare quindi ha preso accorti con il giudice per averci in affidamento nello stesso periodo, tutti tranne Irina. 
Lei vive con papà perennemente, dice che sua mamma non può stare con lei perché è morta quando l’ha data alla luce in una fattoria sperduta della Russia.
Mi odia dal profondo del suo cuore e non capisco il motivo. 
È più piccola di me di due anni. 
Mi alzo dal letto, non riesco a dormire anche se sono le due del mattino. In questo periodo soffro di insonnia e il dottore mi ha dato la melatonina anche se sinceramente non la prendo di nascosto. 
Comincio a vagabondare per i corridoi, tutti stanno dormendo. 
Sento un rumore forte provenire dal garage, credo sia il suono del motore della macchina quando si mette in moto. Mi affaccio dal balcone e vedo papà, Derek e Edward il suo migliore amico britannico in macchina che escono dal garage e vanno verso la strada che porta alla città. 
Non sapevo che stessero uscendo. 
In realtà non so niente di loro. 
Continuo a vagabondare per la casa e mi faccio un panino con la nutella, mia mamma è fissata con il peso e quando sono a casa sua non posso mangiare altro che verdure, finocchi e frutta. 
Accendo la tv, di solito di notte fanno vedere le repliche di Cold Case, adoro quel programma ma i miei genitori non vogliono che lo vedi, dicono che a quattordici anni siamo ancora bambini e non dovremmo vedere violenza in televisione. 
“Che fai” una voce mi fa sussultare, ma la riconosco immediatamente. 
“Irina, che ci fai ancora sveglia?”
È li che noto le sue bruciature per tutto il corso, sembrano causate da una sigaretta, ha un occhio nero e dei lividi freschi sulle braccia. 
“Avevo fame”
“Perché hai tutti questi lividi sul corpo?”
“Devi stare zitta Nicole. Devi stare solo zitta”
“Cosa?”
“Svegliati Nicole”
“Irina cosa vuoi dire?”
“Svegliati dannazione Nicole” 
 
 
 
 
“Svegliati Nicole” mi urlò Paul con un’espressione terrorizzata in volto. 
“Cavolo Paul” risi “mi hai spaventata a morte. È questo il modo di svegliare tua sorella maggiore?” 
“Niki” ridacchiò “Sono le nove di mattina e sei in ritardo, non devi forse lavorare?” 
“Cavolo hai ragione, avevo il secondo appuntamento con Annalisa” sbuffai. Mi ero proprio dimenticata di quella donna. 
Durante la nostra prima intervista non avevo scoperto granché, aveva conosciuto questo fatidico Jay ad una festa da amici in comune, e da li avevano cominciato a frequentarsi normalmente. Secondo la sua opinione Jay era un uomo abbastanza taciturno e le aveva semplicemente rivelato di essere orfano di madre e figlio unico. Non le aveva fatto conoscere suo padre, né amici stretti che magari conosceva fin dal liceo o dall’università.
Aveva all’incirca trent’anni e dalle marche che indossava Annalisa aveva presupposto che fosse benestante o che facesse un lavoro ben retribuito. 
“Che stavi sognando?”
“Nulla” sbadigliai “Stavo facendo uno dei miei soliti incubi ma non ricordo cosa stessi sognando” 
“Sorellina” rise “Dovresti smetterla di guardarti gli horror la notte”
“Sai che è come una droga, non riesco a farne a meno” 
 
Mi alzai, mi lavai velocemente e tirai i miei capelli rossicci in una coda alta. Non avevo avuto il tempo di lavarli ed ero costretta come tutte le donne a legarli. 
Indossai un jeans ed una felpa e mi accomodai nel salotto, preferivo accogliere le mie clienti in casa mia piuttosto che in ufficio. Era un mondo difficile il mondo dell’editoria e qualsiasi informazione trafelata poteva rovinarmi la carriera in un batter d’occhio. 
“Sempre stessa regola? Quando viene la maestrina io me ne vado?”
“Sai già le regole piccolo francese”
“Tranquilla” ridacchiò “Ho appuntamento con papà a pranzo, quindi non ho problemi ad andarmene” 
“Cosa dice di nuovo?” 
“Niente, si frequenta con una donna dell’est in questo momento. Al contrario sembrerebbe che Aleandro abbia trovato l’amore della sua vita” 
“Davvero?” ridacchiai “Chi è il fortunato?” 
“Da quello che ho sentito è un ragazzo sud americano che si è trasferito a Barcellona per lavorare come modello” 
“Modello?”
“Già, altro che amore della sua vita” 
“Beh magari” cominciai, sorseggiando il mio latte appena riscaldato al microonde “si innamorano e adotteranno un bambino”
“Non credo proprio sorellina” 
“Sarebbe proprio ora”
“Derek invece che dice? Quanto si ferma a Milano?” 
“Credo che voglia prendere le orme di papà e quindi diventare il primario del reparto di neurochirurgia a Milano” 
“Tipico suo, vuole sempre fare ciò che fa papà” 
La sua espressione si incupì, come se le mie parole lo avessero ferito o se quella frase gli avesse fatto venire in mente qualcos’altro.


“Paul?” lo richiamai, era perso nei suoi pensieri. 
“Paul?” 
“Ehi scusa” 
“A che pensavi?”
“Niente” cominciò a ridere, una di quelle risate forzate che si notato ad un chilometro di distanza “Sono un po' invidioso, Derek è praticamente perfetto” 
“Anche tu lo sei” 
“Io vado” disse e corse verso la porta dimenticandosi perfino il portafoglio. 

Erano i mei familiari ad aver bisogno di uno psicologo non io. 
 
Dopo circa mezz’ora la donna entrò dalla mia porta. Indossava un orrendo vestitino a fiori che le arrivava fin sopra la caviglia. I suoi capelli erano acconciati atrocemente con due forcine sopra la nuca che le dividevano i suoi capelli biondo platino a metà e il suo trucco, che avrebbe dovuto risaltare l’azzurro dei suoi occhi, la rendevano simile ad uno spaventapasseri.

Citofonò dichiarando il suo nome ed io, da brava intervistatrice, la feci accomodare offrendole una tazza di tè al matcha. 
La sala da pranzo era uno dei miei vanti più grandi, il pavimento era composto da mattonelle bianche in tono con le pareti celesti. Sapevo che quell’abbinamento di colori fosse un azzardo ma fin da piccola avevo sempre adorato la combinazione bianco-celeste.
Il divano era anch’esso bianco e si affacciava verso una porta finestra che dava sulla strada, anche se il panorama fosse tutt’altro che bello. 
Mi accomodai alla mia scrivania aprendo il mio mac e impostando la pagina Microsoft Word dove avrei trascritto tutto ciò che la donna mi avrebbe detto. 
“Salve” la salutai cordialemente “grazie per essere tornata” 
“Si figuri, ieri ero di fretta e ho dovuto interrompere il nostro incontro troppo presto” 
Le sorrisi e cominciai a digitare la descrizione del suo abbigliamento. 
“Quindi dove eravamo arrivati?”
“Mi aveva chiesto se avessimo mai avuto rapporti sessuali”
“Giusto, allora mi dica” 
“Dopo due mesi dalla prima volta in cui ci siamo conosciuti ho deciso di concedermi a lui. È stata una notte magica devo ammetterlo” 
“Davvero?”
“Aveva sparso dei petali di rosa sulla camera d’albergo e aveva ordinato del caviale con lo champagne” 
“Non badava a spese” osservai con un po' d’invidia. 
“Mi ripeteva sempre che per me avrebbe fatto di tutto e fu così”
 
La osservai per qualche minuto, lei sembrava essere in imbarazzo da quel silenzio. 
 
“Mi dica. Perché è qua se lui è così perfetto”
“Mi tradiva” cominciò con le lacrime agli occhi “L’ha sempre fatto immagino, ma  quell’anno nel quale ci siamo frequentati l’ha fatto parecchie volte”
“Con chi?”
“Beh prostitute di vario genere all’inizio” 
“E poi?”
“Poi con altre donne, donne in carriera e anche donne sposate”
“Non il migliore tra gli uomini immagino” 
“Per niente” sbuffò sorseggiando il tè che la avevo precedemente offerto, ormai freddo “Ma non so, aveva questo qualcosa che mi faceva restare nonostante sapessi tutto” 
“Qualcosa? Si spieghi meglio” 
“Non so come spiegarlo, era bravo nel farsi perdonare. Ti faceva sentire la donna più importante della sua vita. La donna per il quale avrebbe combattuto mari e monti”
“Lei crede che Jay lo sia?”
“Io credo che Jay sia innamorato di me” affermò guardandomi dritta negli occhi “io ne sono sicura anzi, lui mi ama. Loro erano di poco conto. Donne da un’avventura ma io sono la donna della sua vita. Ne sono più che sicura” 
 
Mi ritrovai a pensare nel giro di due minuti che quelle parole, dette con il cuore, erano pensieri che tutte le donne con cui questo Jay andava a letto pensavano. Non era sicuramente un santo ma che fosse un bravissimo manipolatore si doveva ammettere. 
 
“Cosa pensa di fare adesso?” 
“Io voglio essere tutto per lui, non voglio che si innamori di un’altra. Voglio che lui mi veda e mi sposi, voglio creare una famiglia con lui. Voglio essere la sua regina come Harley Queen” 
“Beh se lei ha letto il fumetto originale saprà già che non è proprio una donna..” cominciai ma non potei finira la frase che lei mi interruppè. 
“Io voglio essere lei e Nicole devi aiutarmi” 
 
Sbuffai un paio di volte e mi accesi una sigaretta, non era proprio questo che mi immaginavo quando mi offrirono questo incarico, ma ormai che mi trovavo in quella situazione dovevo affrontarla e fare buon viso a cattivo gioco. 
Anzi, dovevo rigirare la frittata in modo che ne traessi vantaggi da questa situazione. 
 
“Sa” inspirai “Secondo me dovrebbe parlare con Jay e poi pedinarlo. Vedere se dopo le sue belle parole tornerà a tradirla” 
 
Lei sembrò rifretterci un attimo prima di rivolgermi un sorriso a trentadue denti. Manipolarla in effetti non era per niente difficile.
 
“Ha ragione. È quello che farò” 
 

Dopo queste parole lasciò l'appartamento e probabilmente andò a cercarlo. Chiamai la mia segretaria e le chiedi di contattare la seconda donna della lista per organizzare un'intervista. Avevo bisogno di diversi pareri per poter scrivere il mio libro o sarei rimasta al punto di partenza. 
Prima che potessi chiudere e rilassarmi sul divano per qualche minuto mi arrivò un messaggio che mi fece accaponare la pelle. 
Il mittente non era una persona che avevo registrato nella rubrica. 

"Hey beauty, sono Edward il tuo ex vicino di casa ricordi?. Vorrei poter parlare con te, magari davanti ad una tazza di caffè. 
Cosa ne pensi?
Baci, Eddy" 


Edward? Che cosa voleva?











 
   
 
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