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Autore: Old Fashioned    27/10/2018    16 recensioni
Dewrich e Herich sono i due figli di re Evertas. Il primo è un guerriero forte e deciso, abituato a farsi obbedire e ad aprirsi la strada combattendo, il secondo è invece timido e intorverso, ed è certamente più a suo agio in una biblioteca che con una spada in mano.
La successione sembrerebbe scontata, ma ecco che inaspettatamente le cose non vanno secondo le previsioni e come erede al trono viene designato il topo di biblioteca. Il primo decide allora di risolvere la questione con mezzi drastici, accordandosi con una banda di pericolosi predoni, ma non ha fatto i conti con un soldato dal passato oscuro...
Prima classificata al contest "In viaggio" indetto da Emanuela.Emy79, a pari merito con "Dies Irae" di Yonoi
Genere: Angst, Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve gente,
ecco un altro capitolo del mappazzone fantasy. Un grande ringraziamento a tutti quelli che mi seguono, un ringraziamento speciale a chi mi ha commentato.





Capitolo 7

Adagiato su cuscini di seta, Jeisym Khan traeva svogliati accordi da un liuto intarsiato di avorio e madreperla. Accanto a lui si trovava un basso tavolino su cui era posata una coppa vino di Gald. Di tanto in tanto, egli smetteva di suonare e beveva un sorso, oppure accarezzava con lo sguardo i sacchi di monete che aveva ricavato dall’ultima scorribanda, posati in ordinate piramidi di quattro sulla superficie di una cassapanca.
Suo padre sarebbe stato molto contento di quel bottino.
Ripensò al giovane Herich e un motivo languido, non scevro di una certa vaga nostalgia, si levò dallo strumento. Così come aveva cavalcato la bella puledra grigia, avrebbe forse potuto cogliere quel fiore di cui certamente al comandante Risskel importava meno di nulla.
Come poteva, del resto, un soldato avvezzo ai duri campi di battaglia lasciarsi commuovere dal fascino di un giovane ancora intatto, inesperto di ogni cosa, tutto fremiti e ritrosie? Come poteva cogliere la bellezza insita nell’avvicinarlo adagio, erodendo le sue resistenze una dopo l’altra, con il lavorio paziente della goccia che scava la pietra, per poi portarlo ad anelare a ciò che fino a poco prima aveva rifuggito con tutto se stesso? Cosa ne sapeva della commovente espressione di smarrimento che un piacere mai provato avrebbe dipinto sui suoi lineamenti delicati?
La melodia si fece più struggente, divenne carica di una brama appassionata.
Dei passi precipitosi si fecero udire in corridoio.
Jeisym aggrottò le sopracciglia e posò lo strumento, quindi volse lo sguardo verso la porta. Da essa entrò Therved, che gli rivolse un inchino ed esordì: “Perdona se ti disturbo, Khan.”
Che cosa succede?”
Il comandante Risskel ha subito un’aggressione e ora giace gravemente ferito, mio signore.”
Cosa? Quando è successo?”
Ieri, mio signore,” rispose Therved.
Jeisym si alzò lentamente in piedi, quindi si avvicinò all’uomo. “In quali circostanze?” gli chiese.
Mentre portava a casa il ragazzo che tu gli hai venduto, mio signore.”
Quanti erano gli aggressori?”
Solo uno, mio signore. Incappucciato e con un mantello nero.”
Il giovane Khan assentì gravemente col capo. Ricordava una figura del genere, ferma e silenziosa in un angolo della sala. “Un uomo solo? Contro sei soldati e il comandante Risskel?” chiese, come parlando fra sé e sé.
Ammesso che fosse un uomo,” si fece udire la voce di Therved.
Jeisym si girò di scatto verso di lui. “Perché, cos’altro poteva essere?”
Non lo so, mio signore. Forse un demone di Vurar.”
Tra i due calò il silenzio. Il Khan andò alla finestra e per un po’ rimase fermo a scrutare attraverso gli spicchi di vetro colorato. “Il ragazzo?” chiese poi.
L’ha portato via.”
Risskel l’ha visto? Ne è sicuro?”
Dice che l’ha preso per un braccio e lo ha trascinato con sé.”
Jeisym emise uno sbuffo infastidito, quindi sibilò: “Questa è una dannata complicazione.”
Perché, mio signore? Il ragazzo è stato venduto, i soldi li hai ricevuti. Quello che è accaduto dopo non ci riguarda.”
Ragiona, Therved,” replicò Jeisym in tono esasperato. “Qualcuno ci ha seguiti quando abbiamo condotto quel moccioso al mercato degli schiavi, ha aspettato la fine della compravendita e poi ha assalito colui che l’ha acquistato e gliel’ha sottratto.”
Ne sei certo, mio signore?”
Tu non l’hai visto l’uomo col mantello nero nella sala?”
Il santo di Zephan, mio signore?”
Non era un santo,” disse il Khan lapidario. “Era uno che per qualche motivo stava aspettando che noi ci liberassimo del ragazzo per poi rapirlo.”
Ma perché, mio signore? Per rivenderlo, forse? Allora perché non attaccare direttamente noi quando siamo andati via con i soldi dal comandante Risskel?”
Jeisym rimase in silenzio per un po’, come meditando fra sé e sé. Avrebbe potuto replicare che nessuno a Perechyra osava attaccare degli As’vaan, specialmente se stavano trasportando i proventi di qualche vendita di bottino, ma in cuor suo sapeva che quella non era la risposta giusta. L’uomo di cui stavano parlando aveva abbattuto da solo sei soldati e il comandante della guarnigione, quindi era uno che sapeva tenere in mano una spada e non si faceva spaventare dalle nomee sinistre.
Sono stati uccisi tutti presso i templi di Os’lak?” chiese.
Sì, tutti, mio signore,” fu la pronta risposta.
Jeisym, che era tornato alla finestra, si girò a fissare il suo secondo da sopra la spalla. “Ne sei sicuro?”
Nessuno è rimasto in vita, mio signore.” Therved tacque per qualche istante, poi in tono incerto soggiunse: “A meno che...”
Con gli occhi che mandavano lampi, l’altro si girò a fronteggiarlo. “A meno che?”
Khan, tu ci comandasti di non entrare nei templi, ricordi?”
Jeisym non rispose. Incupì lo sguardo, intrecciò le mani dietro la schiena e prese a camminare rapidamente su e giù per la stanza. Attutiti dai tappeti, i suoi passi nervosi producevano solo un soffice fruscio. Qualcuno doveva essere rimasto vivo, rifletté, era l’unica soluzione possibile. Qualcuno che non aveva subito gli effetti del tau’zeel e che al loro arrivo si era nascosto nel tempio. Successivamente li aveva seguiti a piedi attraverso tutta la steppa e una volta giunto a Perechyra aveva aspettato il momento giusto per liberare il principe.
Si chiese chi potesse essere in grado di compiere un’impresa del genere e per un attimo fu quasi tentato di dare ragione al suo secondo: era difficile pensare che si trattasse solo di un uomo.
Dobbiamo ritrovare il ragazzo,” disse infine, “o perlomeno dobbiamo impedire che torni alla sua città.”
Mio signore?” chiese Therved stupefatto.
Chi l’ha preso può essere solo uno del suo seguito. Sicuramente vorrà riportarlo a Dyat, in modo che il fratello non possa ottenere il trono al posto suo.” Strinse il pugno così forte che le giunture scricchiolarono, quindi in tono duro proseguì: “Se ci riuscisse, per noi sarebbe la rovina. Il principe Dewrich non ci darebbe più i soldi che ancora ci deve, inoltre il nome di Jesym Khan e di tutto il clan dell’Aquila Bianca sarebbe disonorato, dal momento che uccidere il ragazzo era parte dell’accordo che ho stipulato con il principe.”

§

Manse posò una mano sulla spalla di Herich. “Vieni fuori, ora,” gli disse in tono sommesso. Il ragazzo si girò a fissare con sguardo carico d’apprensione il letto sul quale Res giaceva in uno stato di dolorosa semicoscienza, ma l'uomo lo sospinse attraverso la porta. “Usciamo,” ripeté.
Ma lui potrebbe avere bisogno d'aiuto,” balbettò Herich. Si passò una mano sulla fronte, ritirandola coperta di sudore freddo. Aveva di nuovo la sensazione di camminare nella bambagia e un rombo come di cascata nelle orecchie. Varcata la soglia, la luce del corridoio e l'odore di cucina che proveniva dalla tromba delle scale gli fecero emettere un involontario sospiro di sollievo.
Di nuovo gli giunse la voce tranquilla di Manse: “C'è la guaritrice con lui, vedrai che presto starà meglio.”
Herich alzò lo sguardo sul suo viso pacioso. Sbatté le palpebre cercando di allontanare le lacrime che gli velavano gli occhi e balbettò: “Lo credi davvero?”
È forte,” fu la risposta. “Ce la farà. Ora andiamo a prendere una boccata d’aria, ragazzo. Non ti fa bene stare chiuso qui dentro.”
Tu credi che ci stiano cercando?”
Manse assentì. “Certamente. Balrich della Porta Ovest mi ha detto che il comandante Risskel non avrà pace finché non riuscirà a trovare chi l’ha aggredito. E finché non riuscirà a recuperare te, ovviamente.”
Non so ancora come abbiamo fatto ad arrivare fin qui ieri,” sospirò il ragazzo. “Alla fine Res stava proprio male, sai, credevo che sarebbe caduto lungo la strada.” Fece una pausa, poi soggiunse: “Meno male che c’eri tu.”
Sapevo che sareste arrivati.”
Come lo sapevi?”
Ieri era il primo del mese, ovvero il giorno in cui si tiene il mercato degli schiavi di lusso. Sapevo che Res avrebbe provato a liberarti. Anzi, che lo avrebbe fatto.” Scosse la testa, quindi proseguì: “Quello che non immaginavo è che si sarebbe conciato in quel modo. Ho dovuto scomodare la famosa Hjalmianna, e non è stato affatto facile, vista la quantità di gente che chiede le sue cure.”
La guaritrice?”
È la più celebre di Perechyra.”
Chissà quanto ti è costata,” osservò Herich con apprensione.
Manse scosse la testa. “No, si fa pagare in proporzione alle ricchezze di chi la ingaggia. A un povero chiede una moneta, a un ricco ne chiede cento. E poi a me non ha chiesto niente, perché le porto sempre le erbe del Theythrim. Quelle buone, che si raccolgono solo sugli altipiani di Coimhir.”
Herich non replicò. Si guardò le mani, ancora sporche di sangue, e scosse la testa per cercare di allontanarsi i capelli dal viso.
Non farlo,” gli raccomandò l’uomo, “quel segno che hai in faccia è troppo riconoscibile.”
Maledetto anche questo segno,” imprecò il ragazzo. “Da quando Dras ha ritenuto di elargirmelo, non ha fatto altro che crearmi problemi.”
L’uomo rimase in silenzio per qualche istante, poi disse: “Il potere su tanti è un peso, prima di essere un privilegio. Ci hai mai pensato?”
Herich si voltò a fissarlo stupito. “Come fai a sapere cosa significa questo segno?”
Manse si strinse nelle spalle. “Lo so.”
Sì, ma come lo sai? Sei un chierico di Dras, per caso?”
Sono uno che ha viaggiato molto, uno che sa molte cose.”
Il più giovane continuò a camminare in silenzio per un po’, poi si voltò di nuovo verso il suo accompagnatore e gli chiese: “Quindi, secondo te, tutto questo sta succedendo perché Dras vuole farmi capire che la mia futura esistenza di regnante sarà solo pericoli, dolore, paura e sensazione di impotenza?”
Sarà anche quello, certo, e giustamente Dras vuole che tu te ne renda conto. Essere re non significa sfilare sulla Via d’Onore in grandi paramenti, o presenziare ai banchetti del raccolto. Significa prendere su di sé il dolore dei propri sudditi, significa accettare la consapevolezza di non poterlo eliminare, ma solo sopportare.”
Di nuovo calò il silenzio. Herich si tirò i capelli sulla metà sinistra del viso e nel movimento l’odore del sangue che aveva sulle mani gli diede quasi un capogiro.
Che c’è?” gli chiese Manse premuroso.
Niente. Dras mi fa capire che il mio posto è un monastero, nel quale stare rintanato fino alla fine dei miei giorni.” Alzò lo sguardo fino a incontrare quello dell’uomo, quindi in tono duro gli disse: “Io non credo che sia come dici tu. Secondo me Dras si è accorto che ha fatto un errore scegliendo me, e tutto questo sta capitando perché ha deciso di mettere sul trono mio fratello.”

La stanza era in penombra, i pochi raggi di luce che penetravano dalle imposte chiuse prendevano corpo nell’atmosfera densa di fumi. L’aria odorava di sangue, incenso ed erbe medicinali.
La Waishir, una donna alta e snella, con una crocchia di capelli neri appena venata di grigio, si rimboccò per l’ennesima volta le maniche della tunica da guaritrice. Immerse le mani in una bacinella d’acqua che uno dei suoi assistenti le aveva preparato e le ritrasse solo quando furono perfettamente pulite, poi se le asciugò con cura su un telo di lino e prese dalla sua cassetta dei medicamenti un’ampolla che conteneva un liquido color rubino, trasparente e denso come miele. Ne fece cadere qualche goccia in un bicchiere e lo diluì con un po’ di infuso di valeriana.
Fatto questo si avvicinò a Res, gli mise una mano dietro la nuca per sollevargli la testa e gli accostò il recipiente alle labbra.
Bruciante di sete, il soldato cercò subito di bere, ma non appena l’odore del liquido gli colpì le nari, con le poche forze rimase distolse il viso e tentò di farsi indietro. “Non quello,” balbettò con voce debole.
Devo applicarti sulla ferita il muschio di Saytheri, ti farà molto male.”
Sopporterò.”
La donna scosse la testa e in tono calmo rispose: “Non sei in grado di sopportare questo dolore, indebolito come sei. Ti muoveresti, e il muschio ti brucerebbe anche i tessuti sani, invece di distruggere solo quelli morti.”
Res levò su di lei occhi febbrili, lucidi e cerchiati di scuro. “Non darmi tau’zeel, guaritrice,” ansò con voce roca, “di’ ai tuoi assistenti di legarmi, piuttosto, in modo che io non possa muovermi, ma niente tau’zeel.”
La donna sollevò le sopracciglia. “Soffrirai molto,” lo informò in tono grave.
Ti ho detto che sopporterò.”
La Waishir immerse un panno in una bacinella, lo strizzò e poi glielo passò sul viso. “Avevi perso il limite?” gli chiese a bassa voce.
Sì.”
In che occasione?”
Quando fui ferito da una freccia mewen. Il guaritore mi diede del tau’zeel per sopportare il dolore…”
“…e tu non sei più riuscito a farne a meno,” finì per lui la donna.
È così.”
Ella gli passò nuovamente il panno umido sul viso, quindi disse: “Ti darò un pezzo di cuoio da stringere fra i denti. Non posso prometterti che non soffrirai, posso solo prometterti che lo farò durare il meno possibile. Se sarai fortunato, perderai i sensi per il dolore.”
Sarà il volere di Dras,” mormorò il soldato.
Uno degli assistenti estrasse da una sacca dei rotoli di tela robusta e cominciò ad allinearli sul tavolo che era stato portato accanto al letto. Prese poi uno di essi, lo svolse e si chinò per assicurarglielo al polso.
Res si lasciò legare. Man mano che le fasce gli immobilizzavano mani e piedi, e poi gli passavano di traverso sul torace e sull’addome, egli cercava di mantenere costante il ritmo del respiro per controllare l’agitazione. Il cuore gli pulsava nelle orecchie, i muscoli erano tesi come corde. La guaritrice gli avvicinò di nuovo un bicchiere alle labbra. “È solo acqua,” gli assicurò.
Egli bevve qualche sorso mentre un assistente gli tamponava per l’ennesima volta il viso sudato.
Infine giunse la domanda: “Sei pronto?”
Il soldato assentì. Tentò dapprima di muoversi, come per saggiare l’effettiva resistenza delle fasce, poi si abbandonò con un sospiro e schiuse le labbra per accettare il pezzo di cuoio che uno degli assistenti gli stava porgendo.
Si voltò verso la Waishir e vide che si era messa uno spesso grembiule di tela grezza e stava indossando un paio di guanti. Successivamente, con una spatola di metallo ella prese da un piccolo orcio un impasto denso e traslucido, di un colore che nella penombra gli parve verde scuro. “Ora ricorda,” gli disse con voce sommessa, “più intenso sarà il dolore, più rapida e completa sarà la tua guarigione. Stringi i denti e cerca di resistere.”

Seduto sul bordo della fontana, Herich contemplava assorto la propria immagine. Gli sembrava decisamente assurdo che qualcuno avesse sborsato ventimila pezzi d’oro per averlo: riflesso sulla superficie dell’acqua vedeva solo un ragazzino smunto, con membra ossute e sgraziate e un segno in faccia che sembrava il lascito di una malattia. Emise un sospiro. Manse, che sedeva al suo fianco sbocconcellando una focaccia ripiena, gli diede un colpetto col gomito e gli chiese: “Ne vuoi un po’?”
Non ho molta fame, grazie.”
Eppure dovresti mangiare. Vuoi o non vuoi diventare come Resen-Lhaw?”
Herich alzò le spalle e rispose: “Il Leone Rosso si metterebbe a ridere se mi vedesse. Svengo se vedo un po’ di sangue, ho paura di qualsiasi cosa, non sono capace di fare nulla…”
Buttò un sasso dentro la vasca della fontana e rimase a guardarlo mentre cadeva e poi si posava sul fondo sollevando una nuvoletta di limo. Un pesce argentato vi guizzò intorno per un attimo, poi scomparve.
Un istante dopo, un lamento straziante lo fece sussultare. “Che cos’è?” gridò saltando in piedi.
Sta tranquillo,” gli raccomandò Manse. “Va tutto bene.”
Ma veniva dalla locanda,” replicò il ragazzo agitato, “È Res!”
La guaritrice sa il fatto suo, torna a sederti.”
No, devo andare a vedere.”
Corse via senza aspettare la risposta del carrettiere. Attraversò il cortile, salì a tre a tre i gradini che conducevano al piano di sopra, si precipitò in corridoio e spalancò la porta della camera. “Res!” gridò angosciato.
Non svegliarlo,” gli raccomandò la guaritrice.
In piedi sulla soglia, ansante, il ragazzo lasciò vagare lo sguardo all’interno: il soldato giaceva immobile, col capo reclinato da una parte. Aveva il volto di un pallore spettrale e un’ampia medicazione sul fianco. Su polsi e caviglie, ma in generale su tutto il corpo, aveva segni rossi. Accanto a lui, un giovane con la tunica da guaritore stava arrotolando delle fasce di tela.
Alzò lo sguardo smarrito verso la Waishir.
Abbiamo dovuto legarlo,” disse lei in risposta alla sua muta domanda.
Herich osò fare un passo avanti, cauto come un coniglio che esce dalla tana.
Puoi avvicinarti, se vuoi. Basta che non lo svegli.”
Il ragazzo avanzò ancora. Res era immobile, solo il petto che si muoveva appena faceva capire che era vivo. Rimase a osservarlo: un corpo poderoso, segnato da cicatrici, che raccontava una storia di lotta e disciplina. Disteso nell’incoscienza, il volto aveva lineamenti gravi, addirittura nobili. “Guarirà?” chiese con voce sommessa.
Alle sue spalle, la donna rispose: “Ora deve solo riposare.”
Posso stare un po’ qui con lui?”
Puoi sederti lì,” disse la guaritrice indicandogli uno sgabello accanto al letto. “Se si sveglia e ti chiede da bere, dagli dell’acqua.”
Va bene.”
Per qualsiasi altra cosa chiamami, o chiama uno dei miei aiutanti. Saremo nella sala grande.”
Lo farò, grazie.”
Herich prese lo sgabello e si sedette, poi si appoggiò i gomiti sulle ginocchia e il volto tra le mani. Rimase così per un po’, l’orecchio teso a cogliere il respiro flebile di Res, lasciando libero corso ai pensieri.
Dopo un tempo imprecisato si alzò, andò a prendere una coperta e gliela stese addosso.
Il soldato socchiuse gli occhi. “Principe,” mormorò.
Il ragazzo ebbe un tuffo al cuore. “Res!”
Stai bene, principe?”
Io… sì, certo. Tu, piuttosto, come stai?”
Res strinse i denti e rispose: “Presto sarò di nuovo in grado di cavalcare.”
Io voglio solo che tu stia bene, Res.” Herich spinse una mano a toccare la sua, abbandonata sul letto, poi gli chiese: “Hai sete? Vuoi dell’acqua?” Senza attendere risposta riempì un bicchiere, poi gli passò la mano dietro la nuca come aveva visto fare alla guaritrice e glielo avvicinò alle labbra.
Il soldato bevve a piccoli sorsi, infine emise un sospiro e disse: “Grazie, principe.”
Herich chinò la testa. “Sono io che devo ringraziare te,” rispose.
Ho fatto solo il mio dovere.”
Il ragazzo si guardò intorno e localizzò la bacinella con dentro il panno. La andò a prendere e con gesti un po’ maldestri rinfrescò il viso a Res. “Vuoi altra acqua?” gli chiese poi.
No, principe. Penso che ora dormirò un po’, con il tuo permesso.”
Herich si sentì avvampare. “Ma certo, scusami,” si affrettò a rispondergli. “Scusa, è che io…” Si interruppe: Res era già scivolato nel sonno.
Gli aggiustò la coperta stando attento a non svegliarlo, poi sedette di nuovo sullo sgabello.
Fece girare lo sguardo sulla stanza: il tavolo era ancora ingombro di bende arrossate e gli incensi medicamentosi non riuscivano a coprire del tutto l’odore ferroso del sangue. Si tirò finalmente indietro i capelli e si passò le dita sulla cicatrice, trovandola come al solito leggermente rilevata e più calda della pelle circostante. Si chiese se la guaritrice fosse in grado di toglierla. Aveva sentito parlare molte volte dei sapienti Waishir e la leggenda li voleva padroni di ogni arte medica.
Cosa sarebbe successo se l'avesse fatta cancellare? Dras gliel'avrebbe fatta rispuntare da un'altra parte o si sarebbe rassegnato al fatto che lui non voleva essere re?
Abbassò lo sguardo su Res: il suo sonno si era fatto agitato, si vedevano gli occhi guizzare sotto le palpebre abbassate. “No...” mormorò a un certo punto, “Non loro, no... loro non c'entrano...”
Una lacrima gli scese luccicando lungo la tempia.
Herich lo fissò immobile, indeciso sul da farsi.
Le onde sono tutte rosse,” gemette il soldato, e altre lacrime seguirono la prima.
A quel punto, il ragazzo allungò titubante una mano e la posò sulla sua. “Sono qui con te, Res,” sussurrò piegandosi su di lui. “Sta' tranquillo, sono qui. Va tutto bene.”

§

Therved si affacciò sulla soglia, si inchinò e disse: “Sono arrivati, Khan.”
Jeisym si alzò dai cuscini, appoggiò da una parte il liuto e chiese: “Lo scrigno è stato preparato?”
Secondo i tuoi ordini, Khan.”
E le armi? I cavalli?”
Tutto come hai ordinato, mio signore.”
Molto bene,” rispose Jeisym, indossando i paramenti del clan dell'Aquila Bianca, “Allora falli entrare nel cortile piccolo, verrò tra poco a riceverli.”
L'As'vaan sorrise fra sé e sé, quindi scostò uno dei cortinaggi che ornavano la sua stanza, scoprendo l'imbocco di uno stretto corridoio. Lo percorse a passi felpati fino a raggiungere una stanza ottagonale che su ogni lato aveva un pannello di metallo finemente traforato. Si avvicinò a uno di essi e vi guardò attraverso.
Al di là vi era il cortile piccolo. Un gruppetto di As’vaan, uomini e donne, vi stava entrando scortato da Therved. Tutti si guardavano intorno meravigliati, qualche ragazza emise gridolini di stupore.
Quando furono dentro, Jeisym rimase a studiarli per un po’: i maschi passeggiavano su e giù cercando di scrutare verso le scuderie, le femmine perlopiù ammiravano i fiori o i giochi d’acqua della fontana. Tutti erano vestiti con la massima eleganza che le loro finanze consentivano, avevano capelli lunghi e gioielli. Chi se li poteva permettere sfoggiava oro e pietre preziose o semipreziose, ma la maggior parte aveva monili di vetro o smalto. Argento sbalzato, al massimo.
Sorrise fra sé e sé: ecco che l’orgoglio e l’amore per la bellezza tipici della sua gente gli risultavano utili.
Tornò sui suoi passi, quindi si diresse verso il giardino. Al suo apparire, i presenti, che si erano riuniti in capannelli a parlare fra di loro, ammutolirono e fissarono lo sguardo su di lui.
Buon giorno, miei cari,” li salutò. Fece qualche passo, quindi proseguì: “Immagino vi starete chiedendo perché vi ho convocati.”
Un brusio attraversò la folla. Una ragazza con i lunghi capelli raccolti in una crocchia e ornamenti di perline colorate al collo e ai polsi si fece avanti, si pose le mani sui fianchi e disse: “Parla in fretta, ti prego. Anche se sei davvero molto bello, tra un po’ dovrò lasciarti: sta per cambiare il turno delle guardie di palazzo e tra mezz'ora almeno cento armigeri verranno a bere al Gatto Bianco.”
Jeisym sorrise in risposta a quello sfrontato complimento e le chiese: “Come ti chiami, piccola impertinente?”
Jadzi.”
In quel momento si aprì una porta e due servi portarono nel giardino un forziere irrobustito da bande di ferro e borchie. Lo posero sul selciato, si inchinarono e uscirono, aprendo mentre passavano anche la porta che dava sul cortile grande. Al di là erano state disposte panoplie di armi cesellate che scintillavano al sole. Splendidi cavalli passeggiavano liberi: lucidi morelli, sontuosi grigi e sauri con riflessi di fuoco vivo sul manto.
Vi chiederete perché vi ho convocati,” ripeté Jeisym, notando con soddisfazione che i presenti stavano allungando il collo con cupidigia verso tutte quelle meraviglie. “Ebbene, ci sono occasioni in cui ci si deve aiutare tra appartenenti alla stessa razza. Voi siete As’vaan come me, condividiamo gli stessi valori, i nostri padri ci hanno insegnato a credere negli stessi dei.”
Un giovanotto robusto, con bracciali di rame sbalzato a entrambi i polsi, chiese: “In pratica, che cosa ti servirebbe, Khan?”
Informazioni,” rispose Jeisym in tono di mistero. “Informazioni su due persone che hanno tentato di disonorare il clan dell’Aquila Bianca, e che per questo devono pagare.” Andò al forziere e lo spalancò, rivelando gioielli di ogni genere, pietre preziose e stoffe pregiate, intessute d’oro e d’argento. Dal gruppo dei presenti salì un ooh di meraviglia.
Egli affondò la mano nella cassa e la sollevò carica di gemme. “Ad ogni informazione, io vi darò una di queste,” proclamò. “O vi darò armi, o puledri di Jessartiaz segnati dalla mano di Halmaikah, veloci come il pensiero.”
Un altro mormorio di meraviglia attraversò la folla.
Si fece avanti la ragazza di nome Jadzi. “Chi sono le due persone che cerchi, Khan?” domandò, lo sguardo calamitato dai monili contenuti nello scrigno.
Jeisym lasciò ricadere le gemme, prese una collana adorna di rubini talmente splendidi da sembrare piccoli fuochi e in tono sensuale le disse: “Vorresti questa, non è vero?” Gliela fece ondeggiare davanti agli occhi e le pietre, attraversate dai raggi del sole, divennero lava incandescente e fiamma viva. “Cerco un ragazzo di circa sedici anni, di altezza media, snello. Ha i capelli lisci, lunghi e neri e gli occhi cerulei. Ciò che lo rende inconfondibile è un segno rosso sull’occhio sinistro.” Col dito ne riprodusse il percorso sul proprio volto.
Jadzi cercò di toccare il gioiello, Jeisym lo allontanò impercettibilmente. I due si fissarono negli occhi.
Cosa puoi dirmi dell’altro?” chiese la ragazza. Di nuovo allungò la mano verso la collana, ma il Khan gliela sottrasse senza staccare gli occhi dai suoi.
È molto alto, di corporatura estremamente robusta, sicuramente è o è stato un soldato. Non lo abbandona mai.”
Jadzi finse un broncio. “Tutto qui?”
Devi fartelo bastare. Io voglio il ragazzo, comunque.”
Perché? Vuoi farne il tuo amante?”
Forse.”
E le belle ragazze non ti piacciono?”
Jeisym sorrise. “Forse.” La collana tornò nel forziere, che si chiuse con un tonfo. “La cosa vale anche per tutti gli altri,” disse poi il Khan a voce più alta. “Chi mi porta informazioni su di lui avrà ricchi doni: avrà gioielli, armi, cavalli o stoffe preziose. E ora andate.”
Jadzi lo fissò maliziosa. “Vado anch’io?”
Portami informazioni e riparleremo anche di questo.”

§

Res fissò lo sguardo sul principe Herich, che si accaniva sul tronco di un albero secco con una spada, e disse: “Devo andare, Manse.”
Il carrettiere fissò a sua volta il ragazzo e rispose: “La guaritrice ha detto che devi riposare almeno altri sette giorni.”
Il soldato scosse la testa. “Non ce li ho, sette giorni. Il comandante è ancora vivo e di sicuro starà facendo di tutto per trovarci.”
I due rimasero in silenzio per un po'. “Si muove bene,” disse alla fine Manse, indicando con un cenno della testa il ragazzo.
Ha delle potenzialità,” convenne Res, “è veloce e agile. Deve solo convincersene.”
Difficile, dopo che per tutta la vita ti hanno fatto credere di essere capace solo di recitare salmi,” considerò il carrettiere. “Abbiamo parlato un po' io e lui, quando eri incosciente. Credo che sarà un buon re.”
Res si strinse nelle spalle. “Prima devo riportarlo a Dyat.”
Ci riuscirai.”
I due si fissarono negli occhi, poi il soldato lentamente disse: “Devo riuscirci, l'ho promesso.”
A lui?”
A Dras.”
Manse si limitò ad assentire, Res ebbe l'idea che avesse colto perfettamente il significato della sua risposta, tanto che preferì cambiare discorso. “Dovremo trovare dei cavalli,” disse.
Il carrettiere scosse la testa. “Non qui,” rispose categorico. “Per prima cosa, le guardie controlleranno ogni mercato, e poi, se non mi sbaglio di grosso, anche gli As'vaan lo staranno facendo.”
Tu credi?”
Se non ricordo male, hai detto che uno di loro aveva stretto un accordo con il fratello di Herich.”
È così.”
E allora quell'As'vaan rischia di essere disonorato e di perdere ogni credibilità. Farà qualsiasi cosa, per recuperare il ragazzo.”
Di nuovo tacquero e rimasero a seguire con lo sguardo Herich che si allenava. A un certo punto, egli gettò la testa all'indietro e il segno che aveva sull'occhio, investito dal sole, spiccò sulla sua carnagione chiara come se fosse illuminato dall'interno. “Prima ce ne andiamo e meglio è,” disse Res categorico. “Oggi stesso, se fosse possibile.”
Manse gli batté una mano sulla spalla e rispose: “Per me è ora di rientrare a Corvean, partirò domani. Posso accompagnarvi fino a Werthyra col carro, là troverete quello che vi occorre, poi potrete costeggiare le steppe di As'del fino al corso dell'Edayr e da lì raggiungere Dyat.”
Il soldato emise un sospiro. “Ancora una volta, Manse, non so come ringraziarti.”
Mi ringrazierai portando il ragazzo a destinazione sano e salvo,” fu la risposta. Poi, dopo una pausa: “A proposito, per questa sera ho pagato una saletta privata qui alla locanda, perché avremo un ospite importante.”
Res aggrottò le sopracciglia. “Chi sarebbe?” gli chiese, di colpo sospettoso.
Vedrai.”

Seduto al tavolo nella saletta privata, Res cercava di comportarsi come se niente fosse, ma si sentiva teso come nell'imminenza di una battaglia importante. Per quanto continuasse a ripetersi che Manse si era dimostrato un buon amico e una persona fidata, la sua allusione a un ospite importante l'aveva messo sulla difensiva.
Mi sembri un tanroth-ath che cova,” gli disse dopo un po' il carrettiere, dandogli una scherzosa gomitata. “È tutta la sera che te ne stai rintanato nel tuo angolo.”
Res lo fissò torvo, quindi chiese: “Chi è la persona che deve arrivare?”
Manse gli rispose con una risata. “Ah, è per quello che sei nervoso?” replicò in tono faceto. “Pensi che abbia invitato a cena un Grande Khan degli As'vaan direttamente da Jessartiaz? Magari con tutti i suoi uomini?”
Il soldato brontolò qualcosa fra i denti, al che Manse si rivolse scherzosamente a Herich: “È più sospettoso di un cavallo guercio, ma del resto lo capisco: questo è un brutto mondo.”
Stava per aggiungere altro quando la porta si spalancò e nel riquadro comparve un'imponente guardia. Incurante della ferita che ancora lo faceva soffrire, il soldato in un attimo balzò in piedi, si parò davanti a Herich e pose la mano sul pomo della spada.
Ehi, calma,” si limitò a dire il nuovo arrivato, peraltro senza muoversi dalla soglia.
A quel punto, Res distolse lo sguardo dall'uniforme e si concentrò sui suoi lineamenti. “Balrich?” chiese stupefatto.
Manse mi ha offerto un otre del suo vino, come potevo rifiutare?”
Il soldato finalmente si rilassò, emise un sospiro e aggirando il tavolo per porgergli la mano disse: “Scusa se sono saltato su in quel modo.”
Ti capisco,” rispose l'altro, “nella tua situazione c'è da essere sempre tesi.” Rivolse lo sguardo a Herich e aggiunse: “E lui è il ragazzo di cui mi parlavi, vero?”
Sì, Sua Altezza il principe Herich Averin di Dyat.”
Balrich sollevò stupito le sopracciglia. “Nientemeno,” commentò.
Il più giovane abbassò gli occhi imbarazzato.
L'altro si piegò a fissarlo, aggrottò le sopracciglia e disse: “Aspetta... tu sei quello che tutti stanno cercando, il ragazzo del comandante Risskel.”
Herich si fece indietro, Res pose di nuovo la mano sulla spada, ma Balrich fece un gesto come per invitarlo alla calma e proseguì: “Ora mi spiego la generosità del nostro Manse: voi avete bisogno d'aiuto per uscire dalla città.”
È così,” ammise Res.
Balrich sorrise. “È presto fatto. Domattina sono di servizio e dimenticherò di ispezionare il contenuto del carro di Manse.”
Nessuno commentò. Nel silenzio generale che aveva fato seguito a quelle parole, Herich chiese: “È davvero così semplice? Tu dimenticherai di controllare e noi usciremo? Nessun altro vorrà dare un’occhiata, se tu ti dimentichi?”
Sono il comandante della sezione,” rispose la guardia, “non ci saranno problemi.”
D'istinto, il ragazzo volse lo sguardo verso Res.
Il soldato si limitò ad aggrottare le sopracciglia. Aveva già avuto modo di parlare con Balrich e il sesto senso acquisito in anni passati a valutare gli uomini gli diceva che si trattava di una persona leale, che non li avrebbe traditi. Il suo unico dubbio era se egli avesse capito la reale portata del problema o lo stesse sottovalutando. “Non avrai problemi con i tuoi superiori?” gli chiese dubbioso.
Sì, certo. Se lo venissero a sapere,” fu la disinvolta risposta. “Ma non lo verranno a sapere. Chi vuoi che faccia caso al carro di un mercante di granaglie?”
Chiunque stia cercando due persone nascoste, immagino.”
Io controllerò con cura e dirò che le persone non ci sono.”
Ci fu un momento di silenzio assoluto, rotto solo dal lieve crepitare delle candele e dalla vaga eco di una canzone cantata nella sala grande, poi Manse annunciò: “E ora direi che possiamo far portare l’arrosto e della buona birra per mandarlo giù, che ne dite?” Si rivolse a Res e al ragazzo e soggiunse: “E voi due mangiate più che potete: sarà l’ultimo pasto decente che avrete per un bel po’ di tempo.”
Aprì la porta per raggiungere le cucine, ma subito si irrigidì e fece un passo indietro.
Il soldato lo fissò attento. “Che c’è?” gli chiese.
Manse scosse la testa. “Niente di buono.”
Res lo raggiunse e vide che subito dietro la porta, appiccicato a una ragnatela, c’era un lungo capello bianco che ondeggiava pigro.
Questo vuol dire che un As’vaan è stato qui,” ringhiò dopo aver esaminato il capello. “Una donna, direi. Gli uomini non hanno chiome così lunghe.”
Balrich, che si era a sua volta avvicinato, aggiunse: “E in questo momento starà correndo da chi l’ha ingaggiata per riferire tutto quello che ha sentito.”
Res fece qualche passo nervoso per la stanza, con le spalle ingobbite e le mani intrecciate dietro la schiena, infine rialzò la testa con un gesto deciso e proclamò: “Dobbiamo partire subito.”
Subito?” fece eco Manse. “Ma non avete preparato niente, bisogna ancora caricare il carro...”
Di notte le porte sono chiuse, non esce nessuno,” intervenne Balrich categorico.
Di nuovo calò il silenzio. Dopo un po’, Res chiese: “Non c’è modo di uscire dalla città se le porte sono chiuse?”
Non certo con un carro.”
E due persone a piedi?”
La guardia annuì. “Per due persone non sarebbe un problema, conosco un passaggio non lontano da qui.”
Molto bene, allora io e il principe partiremo subito. Chi ci ha spiato sta andando a riferire che noi partiremo domattina su un carro, e invece noi usciremo adesso e a piedi, attraverso un varco nelle mura. Direi che alla fine la cosa si risolverà in un vantaggio per noi.”
Non adesso,” intervenne la guardia, “Prima devo andare a prendere la chiave.”
Quanto ti ci vorrà?”
Una mezz'ora e sono qui.”
Sbrigati, ogni attimo che trascorriamo in questa città può essere l'ultimo.”
Vado.”
Vi prendo delle provviste,” intervenne Manse.
No, niente provviste,” fu la risposta. “Ce le procureremo a Werthyra quando ci arriveremo, non voglio che in cucina scoprano cosa abbiamo intenzione di fare.”
Allora del denaro. Dovrai comprare i cavalli e tutto quanto.”
Res scosse la testa. “Non posso accettarlo, Manse. E poi ho quello che ho guadagnato lavorando.”
Sciocchezze. Vuoi comprare dei ronzini e del pane secco? Se vuoi che il principe torni sano e salvo alla sua città, avrai bisogno di cavalli veloci e resistenti, di abiti adeguati e di provviste.”
Ma...”
Me lo renderai quando tutto questo sarà finito. Verrai a Corvean e chiederai di Manse il carrettiere, tutti mi conoscono.”
Lo farò sicuramente,” rispose Res, faticando per nascondere la commozione.
Certo, e Bridh ci preparerà un pranzo come sa lei.” Si rivolse al ragazzo: “Aspetto anche te, Herich. Conosco mia moglie: sarà felicissima di ospitare un vero principe in casa sua.”

§

Jeisym si stava accingendo a consumare la cena quando un servo lo raggiunse, si inchinò e disse: “Mio signore, una donna chiede di te,”
Il Khan allontanò il piatto d’oro che aveva davanti e chiese: “Una donna? Che cosa vuole?”
Dice che ha informazioni per te, mio signore.”
Porta un altro coperto e falla passare.”
Sì, mio signore.”
Poco dopo provenne dal corridoio l’eco di una risatina, poi una voce femminile in tono civettuolo chiese: “Davvero mi invita a cena? E dopo? Non vuole altro?”
Comparve sulla soglia, scortata dal servo, la ragazza di nome Jadzi, che si aggiustò i capelli, quella sera sciolti sulle spalle, e si fece avanti con arie da gran dama.
Mia cara, sei sempre bellissima,” la accolse Jeisym. “Vieni, siedi con me.”
Ho sentito tutto,” disse la ragazza prendendo posto e cominciando a riempirsi risolutamente il piatto. “Quelli là hanno intenzione di scappare domattina con un carro e Balrich della porta ovest li farà passare.”
Ne sei sicura?”
Come di essere bellissima.”
Jeysim levò il bicchiere nella sua direzione in un muto brindisi, quindi le chiese: “Come hai fatto a sentire quella conversazione?”
Stavo seguendo Balrich per vedere se è vero che ha trovato la fidanzata.”
Chi è questo Balrich?”
Un bel ragazzo. Comunque, come ti stavo dicendo, ero alla locanda vicino al deposito del grano e l’ho sentito parlare con della gente: dicevano che dovevano portare via un principe, nientemeno!” Fece una pausa che utilizzò per scrutare la reazione di Jeisym, ma questi continuava a mangiare imperturbabile. Levò anzi di nuovo il bicchiere verso di lei, come per invitarla a bere a sua volta.
Jadzi si agitò sui cuscini, si guardò intorno perlustrando con gli occhi ogni angolo della sontuosa sala.
Qualcosa non va?” si informò il Khan in tono cortese.
La mia collana?”
Jeisym sorrise. “A tempo debito, mia colomba. Non appena sarò sicuro che quanto mi hai riferito questa sera corrisponde a verità. Ma ora, ti prego: consuma queste vivande e allieta questo luogo con la tua bellezza, mentre io vado alla locanda.”
Jadzi fece il broncio. “Perché ci vai? Tanto passeranno domattina dalla porta ovest.”
Perché aspettare domattina? Potrebbe succedere qualsiasi cosa, in questa lunga notte. Molto meglio andare subito, e sorprenderli nel sonno.”
E io?”
Tu mi aspetterai qui, mio piccolo tesoro, in modo che io possa darti la ricompensa che meriti.”



   
 
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