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Autore: Angel_Strings    27/10/2018    3 recensioni
Due donne ma un solo segreto.
Due uomini ma una sola arma. 
Maledetti cuori
Maledetti destini
-//-
"Amore o solitudine?
Lui aveva scelto l’amore. Qualcosa per cui lottare e alimentare ogni giorno, aveva scelto la famiglia, che comportava il vivere non solo per se stesso, ma anche per il bene degli altri.
Io non avevo qualcuno per cui far battere il mio cuore, non avevo motivo di scegliere qualcosa che nessuno si era preso la briga di insegnarmi.
Non puoi fare del male se non conosci il bene. Privazione di privazione."
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jeon Jeongguk/ Jungkook, Min Yoongi/ Suga
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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♠CHAPTER VI - MALEDETTO ALLARME


Aprire gli occhi fu decisamente difficile quella mattina, così faticoso che mi tornarono in mente i giorni di training per la B.T.S, sempre se le tre e mezza del mattino si potesse considerare un orario ragionevole.
A mio avviso tentare di svegliarsi risultava un’impresa immensamente superiore rispetto ad allenamenti vari e, francamente, a chi sarebbe piaciuto farlo così presto?
Fu terribile scattare in piedi con già un peso così massiccio nello stomaco. Sbuffai sonoramente, consapevole che avrei dovuto portarmi dietro quella terribile sensazione per quasi il resto della giornata.
Guardai dunque l'orologio. «Fantastico, mancano solo sei ore.»
 
La notte precedente io e Ha-Nun restammo sveglie fino alle quattro.
Mi sarebbe piaciuto dire che il motivo fosse dipeso da questioni rilevanti ma, in realtà, ci fiondammo in una maratona di drama -con tanto di birra e pizza- proprio come avrebbero fatto delle normali ragazze di ventidue anni e, poiché per entrambe il motto “prima il dovere e poi il piacere” era considerato uno stile di vita, tutto questo fu concretizzato solo dopo i classici controlli di routine tra i vecchi documenti e registri dei nostri genitori.
 
Una volta raggiunta la cucina i miei occhi si soffermarono su Ha-Nun, raggomitolata sopra una sedia e con ancora il pigiama indosso.
La osservai divertita mescolare il suo solito caffè macchiato con una mano, mentre con l’altra girava le pagine di un libro spingendosi ripetutamente gli occhiali sul piccolo nasino.
Ridacchiai, suono che la riportò alla realtà.
 
«Buongiorno principessa.» Disse con un tono beffeggiatore. 
Mi sedetti scompostamente sulla sedia accanto a lei e afferrai subito la colazione che mi stava porgendo poggiata sopra il vassoio grigio che più adoravo. Stavo gustando con piacere i miei ottimi biscotti quando Ha-Nun mi porse il giornale, indicandomi un articolo verso metà della pagina. Lo presi tra le mani e iniziai a leggere tentando in qualche modo di ingoiare il biscotto che si trovava ancora fra le mie labbra utilizzando come leva la mia lingua. Quel gesto risultò abbastanza spassoso per la mia gemella, che scoppiò in una fragorosa risata e accompagnò il suo sghignazzo ad un: “Pari Gollum”, riferendosi alla mia postura.
Mi unii a lei, e fu meraviglioso concedersi un momento del genere, simile a quello di qualsiasi altre spensierate sorelle. 
Mi concentrai poi sull'articolo, il quale evidenziava l'ennesimo caso di vandalismo e bullismo in una scuola parecchio rinomata che diede spunto per l’inizio di una lunga dissertazione.
L’orologio, intanto, ticchettava lo scandire di un tempo che pareva infinito, e quando arrivarono per davvero le quattro sembrò quasi un miraggio, tanto che ci fiondammo entrambe nei rispettivi bagni per lavarci e prepararci il più velocemente possibile.
La doccia, ahimè, non riuscì a tranquillizzarmi, e se lo scorrere dell'acqua calda sul mio corpo non riusciva a distendere i miei nervi… il problema poteva definirsi alquanto serio.
 
Incontrai i miei occhi gemelli -se non per il fatto che fossero velati da un paio di lenti- dall'altro lato del corridoio, e notai che anche Ha-Nun aveva optato per degli abiti scuri, anonimi, e una mascherina per nascondere almeno in parte il viso. 
Giocherellai con una ciocca dei miei capelli per poi lasciarla ricadere lungo la spalla, mentre lei legò nervosamente i suoi in una coda di cavallo.
 
Dopo aver preso un grande respiro uscimmo finalmente di casa.
 
In una ventina di minuti la destinazione si parò davanti ai nostri occhi, e pensai immediatamente a quanto fosse stata stupida la scelta di quel ''Kim Min-Jun'' ad averci portate in un parco a quell'ora dato che, essendo di fronte alla scuola Sarang, il luogo era affollato da bambini e corrispettivi genitori. Non riuscii nemmeno ad insultarlo per bene nella mia testa che una macchina nera si fermò proprio davanti a noi, dalla quale uscì un uomo sulla trentina che fece il giro, si inchinò e aprì la portiera. 
Ha-Nun decise di entrare per prima e io la seguì senza esitazione, assetata di ottenere risposte a tutte quelle domande che non smettevo di pormi.
«Finalmente conosco le due gemelle di cui mi hanno tanto parlato. Beh, è poco rispettoso non mostrarmi la vostra faccia, sapete?» Ridacchiò Kim Min-Jun. 
Mi presi un momento per studiarlo: era un semplice uomo brizzolato di mezza età, considerate le rughe che gli circondavano gli occhi. Continuava a tenere le labbra ancora imbronciate in quello strano sorriso che ci aveva precedentemente accolte, e non mi piacque affatto l’arroganza che traspariva dal suo essere.
«Non siamo qui per i convenevoli.» Rispose con prontezza Ha-Nun, rubandomi le parole di bocca.
«Potrai vedere la nostra faccia quando ci dirai chi diavolo sei e cosa ti serve, forse.» Aggiunsi poco dopo io con un velo di acidità e un sardonico sorriso dipinto sul volto. 
«Le gattine hanno le unghie, affascinante. Sarò breve: mi chiamo Sin Hyon-Su e sono il CEO di un'agenzia, la T&AR. Immagino ne abbiate già sentito parlare. Vanta un monopolio del 63% su tutta la rete informatica del paese. E non solo.» Non appena vide mia sorella scuotere la testa in segno di assenso riprese quello che per me sembrava un discorso del tutto irrilevante, sebbene quel nome avesse scatenato in me un campanello d’allarme.
 
«Conoscere altro non vi riguarda, per il momento. Vi basti sapere che due nostre figure molto, molto importanti sono state minacciate ripetutamente, e non possiamo permettere che succeda loro qualcosa, perciò qui entrate in gioco voi. A quanto dicono siete le migliori, anche se onestamente ora che vi vedo non riesco a concepire tutte queste belle lusinghe.» Sogghignò lui, pensando forse di essere simpatico.
 
«Sminuire persone che nel frattempo supplichi per avere un loro servizio e con le quali dovresti collaborare è sicuramente l’approccio migliore per convincerle ad aiutarti. Che pozzo d’intelligenza.» Lo interruppe mia sorella. La sua tagliente risposta lo fece irrigidire, ed esultai mentalmente per la piccola grande vittoria. Brava, Ha-Nun.
Quel momento di euforia però non durò così a lungo come mi aspettavo, e non mi scaturì la reazione desiderata.
 
''Davvero siamo arrivate a questo punto? Le persone tremavano di fronte a noi e ora dovremmo ridurci a fare le guardie del corpo di due nerd?''.
 
Guardai fuori dal finestrino. La macchina si stava muovendo fin troppo velocemente per essere ancora nel centro abitato, ma poco importava. Non avrei mai voluto accettare, ma era già da tempo che non lavoravamo e, inoltre, sentivo l’impellente bisogno di dover indagare su quella agenzia.Perché il nome mi era così familiare? Cristo, la testa stava quasi per scoppiarmi dal nervoso.
D’un tratto la macchina sterzò, e spostando nuovamente lo sguardo di fuori mi accorsi che stavamo già tornando indietro.
Tanta ansia per una schifosa chiacchierata di cinque minuti.
 
«Tra tre giorni riceverete un’altra mia telefonata, in ogni caso. A quel punto starà a voi accettare o rifiutare. Per il momento è tutto.»
«Aspetta!» Urlò la mia gemella affannosamente. «E se fosse anche questo un nome falso?» Sul volto di Sin Hyon-Su comparve un sorriso ammiccante. «Puoi sempre fare un’altra delle tue meticolose ricerche.»
Si congedò così e se ne andò, lasciandoci con mille pensieri.
 
⁕⁕⁕

«Dì quello che ti pare ma non ho intenzione di accettare, Hei-Ran. Assolutamente.» Disse bruscamente Ha-Nun sulla via di ritorno a casa.
Pareva che il passo di entrambe fosse veloce quasi quanto i pensieri che ci frullavano per la testa.
Misi parecchio tempo prima di rispondergli: non volevo essere schietta come al solito. Mi sentii davvero con le mani legate.
«Dobbiamo, purtroppo. An-» Il fiato mi si mozzò in gola mentre una immagine si fece largo nella mia testa, spazzando via quel momentaneo attimo di sconforto.
Si trattava di una pagina bianca, completamente bianca, se non per una misera incisione d’inchiostro sul lato sinistro di essa.
 
«Il nome dell'agenzia di cui ci ha parlato il vecchio compare in una pagina dei registri di mamma e papà.»
E la mia risposta spense ogni voglia di Ha-Nun di controbattere, che si lasciò andare in un profondo sospiro avvilito.


N.D.A

 
Salve a tutti! Un altro capitolo, nuovi problemi.
Che dire, sono in trepidante attesa, sinceramente non vedo l'ora che le cose diventino chiare anche per voi!
​C'è da dire che in questo capitolo 
avete sicuramente colto qualcosa.
Grazie mille di nuovo a tutte le personcine gentilissime che seguono la nostra storia e la recensiscono. Aw. Ci rendete tanto felici!
F. 
 
  
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