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Autore: Colarose    28/10/2018    4 recensioni
Quando si perde tutto, non si fa che rimproverarsi di non aver fatto di più per non perdere quel tutto.
E Harry ha perso tutto.
Ma gli verrà data un seconda possibilità.
Un viaggio nel tempo, 27 anni indietro nel passato.
Prima che Voldemort seminasse terrore, prima della Prima Guerra Magica, prima dei Mangiamorte e prima della fondazione dell’Ordine della Fenice.
Prima di quel 31 ottobre, prima di quell’esplosione.
Prima dei Malandrini.
Una nuova responsabilità si fa carico sulle spalle di Harry: vincere la Prima Guerra, prima che ce ne sia anche una seconda.
Ma ci sarà un piccolo imprevisto.
**********
Siete pronti per la lettura?
Ma soprattutto, siete pronti per la storia del quinto Malandrino?
Genere: Comico, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, I Malandrini, Lily Evans, Marlene McKinnon, Mary MacDonald | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Contesto generale/vago
Capitoli:
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Dai lamenti al putiferio


James si stava dirigendo tranquillamente verso la Sala Grande, quando fu attirato e stritolato in un abbraccio. Quel che riuscì a distinguere, con gli occhiali tutti storti, furono dei capelli biondo sporco.

Non molti studenti sembravano gradire il fatto che si fosse fermato lì, nel bel mezzo del salone d'ingresso mentre un viavai di gente si dirigeva verso la Sala Grande, ma alla testolina bionda non sembrava importare.

«Lene...» sussurrò con voce stentata, alla ricerca di ossigeno che la ragazza, con le sue braccia, sembrava stesse cercando di bloccare.

Marlene si staccò lentamente, guardandolo in modo apprensivo «Scusami James, mi dispiace così tanto per tua padre... quando ho letto la Gazzetta non potevo crederci-»

«Tutto ok, è tutto ok» la interruppe James, ricevendo uno sguardo molto dubbioso e scettico da parte della bionda.

Jamie sbuffò, con un sorrisetto. «Ma perché tutti vogliono vedermi depresso...!»
Marlene gli diede uno schiaffetto piuttosto forte sul braccio «Non dire scemenze.»

Intanto, il corvino vide con la coda dell'occhio nientepopodimeno che la Evans, che si stava avvicinando ad Harry.

Lily guardò per interminabili secondi l'amico, prima di inclinare la testa, guardandolo intensamente, quasi a scrutargli dentro. Probabilmente ci riuscì. «Come stai?» chiese dolcemente.
Harry scrollò le spalle «Sto.» Si limitò a rispondere.

La rossa annuì, anche se non credendoci, poi lo tirò a sé delicatamente e lo abbracciò.

«Stai da schifo, vero?» mormorò piano, al suo orecchio. «Sì» ammise Harry con un sospiro.

Cose del genere a lei non si potevano nascondere. Con i suoi occhi verdi, che Harry aveva ereditato, riusciva a scavare e scavare ancora dentro di te, sempre più in profondità. Tanto empatica, da riuscire a immaginare il dolore degli altri. Sinceramente, il diciannovenne era sicuro di aver ereditato quegli occhi, ma non era altrettanto sicuro di aver ereditato anche la loro abilità.

Lily gli accarezzò leggermente la schiena, infine si staccò, in assoluto silenzio.

E poi fu il turno di Harry di sentirsi mancare l'ossigeno. La ragazza guardò divertita la sua amica, che abbracciava fortemente il corvino.

 «Anche tu vuoi attentare alla mia vita, Marlene?» ridacchiò Harry.
Distolse lo sguardo e si voltò verso James Potter, che osservava i due con lo sguardo di chi la sapeva lunga, ma quasi come attirato da una sorta di magnete, si voltò verso di lei.

Bene.

Lily iniziava a sentirsi a disagio. Naturalmente era dispiaciuta per Fleamont Potter, la ragazza era sicura che fosse un grand'uomo, poiché sopportare Potter fin dall'infanzia non era alla portata di tutti, ma solo di pochi eletti. Poteva solo immaginare il dolore che James stava affrontando, ma credeva di riuscire a capirlo. Se suo padre l'avesse lasciata così...

Ma rimaneva il fatto di non saper che fare. Cosa doveva dire a colui con cui, giusto l'anno scorso, ci litigava in continuazione fino a raggiungere l'isteria? Cosa doveva dire a colui che veniva bersagliato continuamente dai suoi insulti?

Doveva abbracciarlo? No, assolutamente fuori luogo.

Doveva fare le condoglianze? Probabile. Ma dopo? Lily poteva quasi sentire già il doppio disagio che ne sarebbe conseguito.

Doveva chiedere come stava? Domanda idiota.

Per Merlino! Perché con Potter doveva essere tutto più complicato?!

E mentre le vocine nella testa di Lily lottavano per prevalere una sull'altra, la rossa notò Potter osservarla confuso, e dedusse che dalla sua faccia si leggesse tutto.

«Evans? Stai bene?»

«Me lo chiedi a me!» sbottò Evans, indispettita ed incredula «Tu piuttosto come stai? Oh, no, scusami, mi rendo conto che è una domanda stupida da fare!» disse agitata «Mi dispiace tanto, Potter, nessuno si merit-»
James, inaspettatamente, scoppiò a ridere. Lily spalancò gli occhi.

«Io cerco di parlare in modo civile con te- e a stento riesco a credere di aver appena detto una cosa del genere- e tu mi scoppi a ridere in faccia?!» esclamò indignata, osservando in modo truce James.

«Scusami, Evans...» esalò quello sorridendo «Oh, è che è strano vederti così impacciata... Sei ancor più carina così» disse ammiccando «Anche se da arrabbiata sei molto attraente, te lo confesso.»

Lily osservò il ghigno del corvino, e quegli occhi nocciola dietro gli occhiali, giocosi e irritanti. E si disse che James Potter non sarebbe mai cambiato, traumi o non traumi.

«A me attrae molto l'idea di vederti esplodere una pozione letale in faccia» ribattè piccata. Jamie alzò gli occhi al cielo, palesemente divertito.

«Sempre e semplicemente James Potter e Lily Evans, ricordati.» cantilenò, ricevendo uno sguardo confuso.

«Su! Muovetevi! Ragazzino, attento a non cadere!» si sentì urlare, e Harry la riconobbe immediatamente come la voce di Hagrid.

I primini.

«Ragazzi! Tra poco entrano i primini!» esclamò.

«Giusto!» rispose Lily, notando solo ora il corridoio completamente deserto. Si diressero velocemente verso la Sala, e poi presero posto, e le amiche di Marlene e Lily, per un motivo a loro ignoto, si erano sedute a fianco ai Malandrini.

«Si può sapere dov'eravate finiti?» sbottò Sirius «Vi abbiamo perso tra la dannata folla!»
«Attraiamo donzelle, Sir, tu che ne puoi capire...» lo liquidò James.

«Ti assicuro che il fascino Black ne attira molte.»

«Ci tengo a specificare, Potter» intervenne Lily, seduta a fianco ad Alice «Che se mai annuncerò di essere perdutamente innamorata di te, dovrete tutti rinchiudermi in un manicomio, perché sicuramente sarò uscita pazza.»
«Pazza di me, vorrai dire.»
«Pazza di torturarti, vorrai dire.»

Le porte si aprirono ed entrarono una fila di primini, tutti in fila per due e nervosi. James fu costretto a chiudere bocca.

«Ma perché li fanno sempre più piccoli?» sussurrò Sirius confuso.

«Parli tu, dall'alto dei tuoi tredici anni...» borbottò ironica Mary.

Sirius le gettò un'occhiataccia. «Secondo me, » se ne uscì Peter, quasi solennemente «non sono loro a essere sempre più piccoli, ma noi a essere sempre più alti»

«Mi hai tolto le parole di bocca» disse Remus, con un sorrisetto.

Dopo la filastrocca del cappello, iniziò lo smistamento, mentre i poveri studenti, quelli che già frequentavano Hogwarts almeno da un anno, aspettavano pazientemente il loro cibo.

«Eccoci per un nuovo anno!» esclamò Silente, quando Pauleen Young, l'ultima bambina rimasta, andò a sedersi al tavolo di Tassorosso. «Non temete, le vostre pance non aspetteranno oltre per ascoltare le chiacchiere di un vecchio bacucco. Voglio dirvi solo qualche parola, e cioè: piroetta, cotoletta e babbuino!» continuò allegro.

«Almeno le ha cambiate» pensò Harry, distrattamente, piuttosto divertito.

E tra gli applausi degli studenti, si risedette con un sorriso mesto.

Sirius esultò quando comparve il cibo, servendosi immediatamente.

Harry, mentre prendeva un po' di arrosto di manzo, si sentì leggermente osservato. Si voltò alla sua sinistra, dove sedeva Marlene.

«Che... cosa c'è...?» chiese, sotto lo sguardo critico dell'amica.

«Da quando non dormi?» domandò lentamente, osservandolo per bene, questa volta. Non aveva propriamente l'aspetto di una persona sana.

«D-dall'attacco» balbettò l'altro distogliendo lo sguardo, si sentiva messo sotto raggi x. E non era una bella sensazione.

«E credi che dormirai, ora che sei tornato qui?»
«Mmm... sì? Spero. Forse no. No, non dormirò.»

Al silenzio di Marlene, alzò lo sguardo dal piatto, volgendosi interrogativo verso di lei. Dopo un po', la bionda sorrise leggermente.

«Se non riesci a dormire, ricordati che sono sempre disposta a fare le nottate per mangiare Caramelle Tutti Gusti +1 in compagnia» ammiccò con un po' di rossore sulle guance, ricordando il loro primo incontro.

Harry ridacchiò «Me ne ricorderò, Lene, me ne ricorderò...»


*


Pochi giorni dopo, James se ne stava immobile con una lettera in mano, sbattendo le palpebre.

Cacao, dopo aver mangiato qualche nocciolina, volò via, diretto alla Guferia.

«James?» lo chiamò Remus, con un sopracciglio alzato «Ti vuoi cortesemente muovere che tra dieci minuti inizia Cura delle Creature Magiche?»

«Uhm... certo» rispose il corvino, piegando rapidamente la lettera, e mettendosela in tasca. Osservò di sottecchi Harry, quasi a studiarlo sospettosamente, poi gettò un'occhiata d'intesa a Sirius, con la speranza che la ricambiasse. Fino a poco tempo fa, sarebbe successo così. Perché il Black sapeva sempre quando James lo guardava. Ma Sirius non ricambiò.

Lui non lo faceva dall'inizio della scuola. E James era sicuro che non ricambiasse di proposito, perché lui sapeva che cercava il suo sguardo, ma faceva finta di non saperlo.

Non era più come prima. Non era più pazzo e idiota, i silenzi erano aumentati, e non erano piacevoli, ma erano tesi, per un motivo che James neanche sapeva

Era continuamente di malumore e scontroso, e lui aspettava e aspettava, attendendo il momento in cui Sir si sarebbe finalmente confidato.

Si poteva quasi dire che i Malandrini non fossero più Malandrini, e tutta Hogwarts lo aveva notato. James era esausto, Sirius era scontroso, Harry era cupo e beh... Remus e Peter non sapevano che fare per far tornare tutto a posto. Perfino la McGranitt si era preoccupata, vedendo James e Sirius zitti zitti durante la sua ora. All'inizio ne era stata contenta, ma poi aveva realizzato che il tutto era allarmante, arrivando addirittura a sperare che riprendessero a parlare. Almeno sapeva come comportarsi in quei casi.

Ma niente, Black se ne stava lì a giocherellare con la piuma, e Potter scarabocchiava distrattamente sulla pergamena, tappezzandola di “L.E.” e boccini svolazzanti.

Non aveva nemmeno la forza di richiamarli.
«Ora basta, Pete, alzati e lascia quella maledetta brioche! È la nostra prima lezione di Cura delle Creature Magiche! Che figura ci facciamo!» esclamò Remus alzandosi rapidamente, già con la borsa a tracolla in spalla, mentre strappava di mano a Peter il piccolo dolcetto.

Il biondino se ne stette un attimo immobile, guardando la mano vuota, prima di sbuffare «Era solo la terza...» borbottò.

Sirius si alzò svogliatamente, insieme agli altri due Malandrini.
«Dicono che è svitato» disse Harry, quando uscirono dal portone «e pazzo.»

«E che ha avuto sessanta periodi di prova in trent'anni di carriera» aggiunse Peter

«Oh, beh, una fortuna» sussurrò Sir, passando accanto a una ragazzina che lo guardava con occhi adoranti, senza calcolarla minimamente.

Giunsero al luogo della lezione, che si teneva nel parco. Ad aspettarli, oltre a vari studenti, c'era un signore sulla cinquantina, con i capelli di un grigio molto chiaro e degli occhi marroni e vispi. Era piuttosto in forma, aveva un braccio di legno, che terminava con due grandi branche.

La faccia era attraversata da un cicatrice che passava sull'occhio sinistro, e l'occhio destro, invece, era coperto da una benda bianca.

«È specializzato in Magizoologia, giusto?» chiese il Black, guardandolo con un sopracciglio alzato.

«Certo» rispose Remus.

«Vedo che è un lavoro sicuro» disse allora «Quando vorrò finire in infermeria per saltare le lezioni saprò a chi rivolgermi per dei consigli su come farsi male al meglio» continuò con sarcasmo.

«Buongiorno ragazzi!» esclamò il professore, sorridendo «Sono il Professor Kettleburn, e non spaventatevi vedendomi.» rise «Sono sicuro che uscirete da Hogwarts ancora perfettamente intatti.» proseguì, sotto gli sguardi curiosi ed incerti degli altri.

Spiegò l'importanza delle Magizoologia con passione, poi prese a spiegare cos'erano gli Jarvey, portandone qualcuno dentro una gabbia.

Erano delle creature molto simili ai furetti, ma più grossi. Avevano un'aria parecchio inacidita.

Il professor Kettleburn diede una serie di consigli su come calmarli e gestirli, magari dandogli da mangiare anche qualche topo o talpa, che lui stesso aveva fornito.

Li liberò, e questi presero a nascondersi nelle vicinanze, e agli studenti toccò andare a trovarli, con dei ratti morti in mano.

Camilla si rifiutò categoricamente di portare con sé un topo, e minacciò Susan di non fare coppia con lei se si fosse portata quel coso appresso.

La ragazzina, sospirando, l'aveva seguita a malincuore, dopo una piccola discussione.

A proposito... i Jarvey non erano creature... educate.

«Stupida ragazzina pallosa e pettegola!» urlò un Jarvey, quando Camilla lo trovò dietro un cespuglio, e scoprendo i piccoli canini, si diresse verso la caviglia della mora per morderla.

«Camilla!» esclamò Susan spaventata, ma un braccio di legno si mise di mezzo, facendo mancare il bersaglio a quella sottospecie di furetto.

«Pezzo di cacca!» strillò il Jarvey, rivolto al professore, prima di scappare via.

«Se avessi avuto un ratto, ti avrebbe trattato meglio, signorina Brown» disse il professore.

Si udì un lamento «Perché sempre a me?» si domandò flebilmente Frank, toccandosi la mascella dolorante, dove un Jarvey lo aveva colpito dopo avergli dato “dell' escremento ambulante”, prima di rubarsi la talpa morta.

Peter, che era riuscito a dare un topo morto a un Jarvey, senza ricevere alcun danno fisico, osservava in silenzio la creatura squartare il ratto per iniziare a mangiarlo dall'interno. Aveva una faccia bianca e tendente al verdognolo, gli occhi acquosi spalancati, quasi terrorizzati.

«Uhm, ehm...» deglutì «Non credi di aver mangiato abbastanza?» chiese intimidito al Jarvey, non sicuro che potesse capirlo o rispondere. Da quel che aveva capito, il Jarvey sapeva solo insultare. «Insomma... questo topo... è morto ecco... credo che sia ingiusto profanarlo in questo modo... Non sarebbe meglio... sotterrarlo? Non ti senti in colpa?»
«A questo punto dobbiamo diventare tutti vegetariani, Minus, altrimenti pure il pollo che mangiamo a tavola è una creatura profanata» intervenne ironico Cradge, il Tassorosso che era in coppia con lui. Aveva un Jarvey grigio in mano e lo accarezzava tranquillamente. Misteriosamente, era riuscito pure a farselo amico.

«Uhm, e... ma così è disgustoso... è una cosa ignobile... povero topolino...»
«Poveri polli...»

Peter sbuffò, per poi ritornare a guardare il Jarvey. Ma il Tassorosso sembrava voler continuare: «E lo sai che circa centotrentasettemilioni di polli vengono uccisi ogni giorno? Poi tutti vengono profanati, mangiati, tagliat- »
«Ok, ho capito!» esclamò il biondino spazientito, capendo che ormai Cradge si era proclamato difensore dei polli e avrebbe combattuto per la causa a costo di morire. «Ma almeno quelli sono buoni!»

Notò che il Jarvey lo fissava con occhi minacciosi, e rabbrividì. Vedere un simile animale, che ti guarda in quel modo, mentre c'era un topo squartato ai suoi piedi, con una piccola pozzanghera di sangue, non era propriamente un'immagine rassicurante.

«Figlio di un topo di fogna!» ringhiò quell'essere, avventandosi sulla sua faccia e assestandogli un forte pugno sull'occhio, nello stesso momento in cui il professore annunciava la fine della lezione.

«Ahi!» gemette Peter toccandosi l'occhio, mentre il Jarvey se ne scappava portandosi dietro la carcassa del ratto.

Ne avevano di forza quegli schifosi.

«Signor Minus, cos'è successo?» accorse il Professor Kettleburn preoccupato.

«Mi ha tirato un pugno sull'occhio» spiegò Pete sconsolato.
«Forte?»
Il ragazzo annuì.
«Meglio se vai in infermeria allora.»

Si alzò e insieme ai suoi amici, che decisero di accompagnarlo in infermeria, si diresse al primo piano.

L'infermiera gli raccomandò di tenere la benda per l'intero giorno, dicendo che entro domani mattina il suo occhio sarebbe ritornato come nuovo: la pozione doveva solo fare effetto.

Nel pomeriggio, si erano rintanati in dormitorio per la piccola pausa concessa agli studenti dopo il pranzo, per fare compiti o altro.

«Fa male» si lamentò Peter, sentendo il dolore aumentare. Era successo almeno tre volte per tutta la mattinata, Madama Chips aveva detto che questo significava che l'occhio stava guarendo.

«Ci credo, Peter» disse Sirius, stufo dei continui lamenti del biondino, “fa male” lo aveva detto sette volte in un'ora. «Ma solo un idiota si mette a dire a un Jarvey che il suo cibo fa schifo. Sembri una femminuccia» commentò poi aspramente.

Le guance dell'amico si colorarono di rosso «Parla Mister AiutatemiStoMorendoPerUnaPunturaDiZanzara» mormorò corrucciato, fra sé e sé, in modo talmente basso che nessuno lo sentì.

«Sirius, evita di sfogare la tua frustrazione sugli altri» lo redarguì calmo Remus, alzando lo sguardo dalla pergamena.

«Mi stai dando del frustrato?» sbottò Sirius.

Remus sospirò «No, non intendevo questo. Solo, non prendertela con coloro che non c'entrano niente con la tua rabbia. Non è che se tu sei arrabbiato, gli altri ne devono pagare le conseguenze.»

Il Black lo guardò un attimo «Scusami se mi sono rotto le scatole di sentirlo lamentarsi!» si adirò, allargando leggermente le braccia, in un gesto di stizza.

«Se gli fa male non può farci niente» rispose il licantropo, guardandolo con un sopracciglio alzato.

«E che se lo tenga per sè o che vada a lamentarsi da un'altra parte» sibilò Sir, con gli occhi ridotti a fessure.

«Ehi! Questo è anche il mio dormitorio!» intervenne Peter offeso, ma non venne calcolato minimamente, come se non fosse il soggetto della loro discussione.

Discussione stupida e basata su un nonnulla, peraltro.

«Facciamo così: Peter si lamenta di meno e Sir smette di scannare la gente, ok?» Provò James, volendo fare da paciere. Era consapevole che i lamenti di Peter non erano il vero problema, ma di una litigata fra i suoi amici non ne aveva proprio bisogno. Stava già bene così, grazie. Di problemi ce ne aveva abbastanza.

«Io non scanno la gente» sibilò Sir
«Assolutamente no»confermò Harry sarcastico, guadagnandosi un'occhiata omicida dal Black, a cui non fece neanche troppo caso.

«Vuole solo litigare, e lo sai benissimo, James» disse Remus guardando torvo Sirius.

«Dire così i fatti fa sembrare che qui solo io sia il problema!» Esclamò rabbiosamente Sirius, gli occhi grigi spalancati «Come se fossi l'unico pazzo stressato che si incazza con lo sfortunato di turno!»
«Ah, giusto, perchè tutti voi siete pacifici e sereni, allegri come se fosse il primo giorno di primavera!» Continuò poi, con scherno.

«Il fatto di non essere "come se fosse il primo giorno di primavera" non significa dover trattare tutti di merda» sbottò James, stringendo i pugni.

Sirius scosse la testa, con un ghigno tetro in faccia, inquietante. «Certo, meglio fingere, » Disse «e sorridere e sorridere.» Fece guizzare gli occhi da una parte all'altra, stizzito. «Preferisco mille volte il mio comportamento» concluse alla fine, freddo.

James percepì benissimo la frecciatina.
«Se tu stessi dall'altra parte, ti posso assicurare che troveresti insopportabili le persone che se la prendono con te SENZA ALCUN MOTIVO!» Ringhiò livido.

Peter osservava il tutto con gli occhi spalancati, poiché vedere James e Sirius litigare seriamente era qualcosa di innaturale. Se litigavano, significava che le cose erano messe davvero male.
Remus era indeciso se intervenire o no: non voleva finirci di mezzo. Pure perchè, nervosi com'erano, se la sarebbero presa pure con lui e il tutto sarebbe solo peggiorato.
Harry si alzò, avvicinandosi a James.
«James-» iniziò mettendogli una mano sulla spalla.

«No, Harry, no! Io voglio delle spiegazioni, perchè se devo essere trattato male, voglio saperne almeno il motivo!» Lo interruppe il ragazzo, scrollandosi la mano di dosso «Lui decide di trattare tutti così, all'improvviso, proprio quando ho più bisogno di voi, di lui!» Urlò quasi, a ruota libera.

«COME CAZZO FACCIO A STARTI VICINO QUANDO MIA CUGINA HA UCCISO TUO PADRE?!» Esplose Sirius.
Ecco, lo aveva detto.

«Bravissimo Sirius» pensò sarcastico «Un controllo della rabbia ottimale. Tu sì che ci sai fare»

Sapeva che era stata lei, ormai se ne era convinto. Se qualcuno gli avesse detto «Eh, beh, ma non hai prove!» lo avrebbe ucciso seduta stante. Lo sapeva benissimo che non aveva prove, ma la sua mente riusciva a immaginarsi con sorprendente facilità Bella che lanciava Cruciatus e uccideva Fleamont Potter. Se James gli avesse confermato che la Mangiamorte sembrava completamente pazza e infantile, con una voce stridula e da birichina, allora avrebbe solo confermato i suoi sospetti.

Solo Bellatrix poteva essere così.
Solo Bellatrix.

E conoscendola, se ci fosse stata un'altra Mangiamorte, si sarebbe fatta beffe di lei perchè non faceva parte dei fedelissimi del suo amato Signore Oscuro.

«LA MIA FAMIGLIA HA UCCISO IL TUO AMATO PAPÀ! IO FACCIO PARTE  DI QUELLA MALEDETTA FAMIGLIA!» Gridò, «È stata una Black e io sono proprio come loro! È colpa m- »

Gli arrivò un pugno dritto sulla guancia, talmente veloce che non aveva visto neanche l'amico avvicinarsi.
Si voltò a guardare James, scioccato, trovandoselo davanti, con una rabbia ardente negli occhi.
Per un attimo, pensò al peggio del peggio.

«Non osare, e ripeto, non osare finire la frase, Black. Non ci provare neanche, certe stronzate non le devi neanche pensare» disse il corvino, riducendo gli occhi a fessure. Sirius lo avrebbe trovato divertente se non fosse stato in una situazione del genere «Ti è andato forse di volta il cervello?!» Urlò poi «La prossima volta che provi a dire una cosa del genere, ti do un calcio direttamente negli stinchi!»

«Tu non c'entri un bel niente con la... tu non c'entri! La colpa è solo di tua cugina e... di Voldemort» gli altri trasalirono «E NO, NON HO PAURA DI DIRLO» si adirò Jamie, distogliendo per la prima volta lo sguardo da quello di Sirius, per guardare gli altri. Le tende del  baldacchino di Peter si strapparono.
«LUI È LA CAUSA DI TUTTO QUESTO CASINO...LUI HA RADUNATO TUTTI DEI MALEDETTI BASTARDI E LI HA FATTI MANGIAMORTE. IO PROVO DISGUSTO PER LUI» ruggì, i capelli sparati da una parte all'altra come se avessero appena subito l'esplosione di una mini-bomba sul cuoio capelluto.

«NON POSSO PIÙ VEDERE MIO PADRE PERCHÈ LUI QUEL GIORNO DECISE DI ATTACCARE DIAGON ALLEY, DI SBARRARE QUALSIASI POSSIBILITÀ DI FUGA! LUI... distrugge tutto quanto! Mia madre, sta a casa, da sola a piangere, e  chissà quanti altri parenti di persone che lui ha strappato da questo mondo. Voldemort non se ne frega niente, come non se ne fregano di striscio neanche i Mangiamorte!» Disse, con gli occhi leggermente lucidi «Non m'importa, non m'importa più di dire o no il suo nome, non m'importa più di niente!»
L'unica cosa che gli importava era riempire quel vuoto in petto, o di cicatrizzarlo.

Stava camminando avanti e indietro per la stanza, quando si fermò di scatto, guardando Sirius «E tu! Ti sei comportato come un emerito idiota per una cosa del genere! Tu non c'entri niente con quello che ha fatto la tua odiosa cugina, hai capito?» ringhiò, guardando truce Sirius «Tu non sei un Black da quando hai messo quella divisa! Non lo sei!  Tu sei completamente innocente, e non te ne faccio una colpa se provieni da una famiglia di matti! E ora, per cortesia, smetti di pensare simili cretinate e datti del coglione!!»

«Ma io-»

«Ma niente! Ti credevo più intelligente, per Merlino! Se è colpa tua, perché sei un Black» scimmiottò la voce di Sirius, con una smorfia ridicola «Allora lo è anche di Regulus, perché, nel caso tu te ne fossi dimenticato, anche lui è un Black! Che... ragionamento stupido... E quali altre scemenze hai pensato, eh? Che, essendo stata tua cugina quel giorno, starmi vicino era da ipocriti perché ne eri indirettamente responsabile? NO, SIR, NO! Tu non hai niente a che fare con tutto questo! Voldemort, tua cugina e i Mangiamorte hanno a che fare con questo. E forse è anche colpa del Ministero, che non è arrivato prima!»

«E mia» pensò dolorosamente Harry.

Vedere Sirius Black senza parole era qualcosa di unico e raro, degno di essere fotografato in modo che la foto finisse nei musei più pregiati. Sfortunatamente, nessuno aveva una macchina fotografica a portata di mano, quindi il momento non fu impresso su carta.

James sembrava aver finito la sua rabbia, e respirava leggermente affannato. Si passò una mano fra i capelli e prese la borsa con i libri.
Seguito dal silenzio, si diresse  tranquillo verso la porta.

«Ci vediamo a lezione» e uscì

Anche vedere James Potter dirigersi in anticipo per una lezione era qualcosa di unico e raro, degno di essere fotog- ok basta.

«Quante cose insolite sono successe in un quarto d'ora?» pensò Peter, smarrito.

Poi sentì una fitta di dolore all'occhio.

«Ahi,  fa male»  pensò, ma non si azzardò a dirlo ad alta voce.

Sia mai che si scatenasse di nuovo un putiferio.


*


Quando Sirius, nel suo dolce sonno, fu scosso con delicatezza, si limitò a  voltarsi dall'altra parte dicendo «Rem, altri cinque minuti»
Eppure avrebbe dovuto essere consapevole, anche nel dormiveglia, che Remus aveva ormai perso le speranze nel svegliarli con le buone maniere, quindi passava direttamente a quelle cruente (come buttarli giù dal letto, urlare nell'orecchio, dire che Piton era in dormitorio, inzupparli d'acqua, scagliarli in bagno e tante altre cose amichevoli).

Le scosse continuarono, e Sirius scacciò la mano, seppellendo la faccia nel cuscino.

«Sirius, svegliati, e dai» sussurrò una voce, che maledetta la persona che voleva svegliarlo, non si arrendeva.

«Vai a quel paese, Remus» mugugnò il Black.

La persona sbuffò «Sono James, idiota!» esclamò, anche se ne uscì più un sussurro stizzito che altro. Il cervello di Sirius elaborò lentamente l'informazione, e quando ci riuscì, le palpebre degli occhi si alzarono, prima piano piano, e poi veloci.

«James?» si voltò e osservò la faccia dell'amico, che si vedeva a malapena nel buio della stanza.

Buio.

«Che ore sono, James?» domandò lentamente.

«Le tre di notte» rispose con naturalezza l'altro.

Oh bene, dopo un giorno passato a chiedersi se le cose tra loro si fossero effettivamente aggiustate, ora poteva dire che era tornato tutto come prima.
Ne era contento, ma avrebbe preferito un altro  modo per capirlo. Non tutti gradiscono di essere svegliati alle tre di notte dal loro migliore amico.

Si puntellò sui gomiti, anche se in quel momento voleva solo maledirlo, ma preferì non farlo. Lo aveva trattato male già troppo, ultimamente.

«Cosa c'è?» chiese stancamente. La faccia di James si fece seria, e si sedette sul letto, incrociando le gambe. A Sirius non piacque la cosa, perché così si preannunciava una bella chiacchierata , e non era sicuro che in quel momento fosse nel pieno delle sue capacità mentali.

Metà dei suoi neuroni dovevano ancora svegliarsi.

«Devo dirti una cosa» iniziò il corvino.
«E devi dirmela alle tre notte?» borbottò il Black «Non possiamo aspettare domani mattina?»

«No» mormorò Jamie «Non riesco a dormire per mezzo di questa cosa.»
E altro, aggiunse Sirius mentalmente.

Ah, aveva capito... doveva fare da compagno notturno. La postura e la faccia di James suggerivano che di quel che avrebbe dovuto parlargli era qualcosa di abbastanza importante.

Sirius costrinse le sue gambe a muoversi, e si sedette anche lui.

«Parla, prima che mi penta di questa scelta» disse con tono basso, come James aveva parlato fino ad ora per non svegliare gli altri.

James sorrise leggermente, poi si sporse e prese la propria bacchetta dal suo comodino.

«Com'era quell'incantesimo che Harry ci ha insegnato per la privacy?» chiese pensieroso. Sirius lo studiò un attimo «Se si svegliano non è il finimondo, tranquillo»

«Non è per quello! Aspe... Muffleto? Mufflito?»
«Mu... Muffliato, mi pare» James annuì, poi agitò la bacchetta, dicendo la formula.

«Ecco» disse soddisfatto.

«Cosa vuoi dirmi?»

«Diciamo che... ho notato delle stranezze in Harry» incominciò il corvino.

«Ma davvero?» sussurrò Sirius sarcastico.
E lui che giudica Harry una persona perfettamente nell'ordinario...

James alzò gli occhi al cielo «Più del solito, ecco» si corresse, poi continuò prima che l'amico lo interrompesse di nuovo «Molto strane, e ora che me le sono trovate così strane, non posso più trascurarle. Non riesco a trovare una spiegazione che più ci azzecchi.»

Sirius aggrottò le sopracciglia «Nel senso che non sono le stranezze del tipo "Oh mio Dio come fa a sapere tutti questi incantesimi" oppure "Per Merlino, cosa gli successo in passato per renderlo così tormentato" ?» chiese velocemente, guadagnandosi uno sguardo stranito da parte di James.

«Esatto» confermò, con lentezza.
«E allora cos'è successo?»
«Durante la... battaglia, ha duellato con tua cugina. E lo ha fatto come il più bravo degli Auror.»

«Qindi tu pensi che, anche sapendo tutti quegli incantesimi, lui non dovrebbe comunque saper duellare così bene» continuò Sirius, meditabondo.

James annuì «Ne sono certo. Mio zio Charlus, che è un Auror, ci tiene a precisarlo sempre. Un mago può anche conoscere molteplici incantesimi, ma può comunque essere una schiappa in duello. Ci vuole pratica, per quello, devi essere veloce, preciso, con i riflessi pronti ed allenato.»

«E... inoltre, c'è una cosa ancor più strana» proseguì solennemente il corvino «I cancelli di casa mia.»

«Beh, Jamie, quelli saranno problemi d’arredamento... se a Harry non piacciono i cancelli, sono gusti suoi» disse Sirius, avendo anche la faccia tosta di avere un'espressione estremamente seria.

«Se a Harry non piacciono i cancelli di casa mia, me li compra di nuovi e me li sostituisce. Non è di certo un problema. Tanto un cancello serve ad entrare e uscire, basta che fa questa funzione e si è a posto» rispose sicuro James, scrollando le spalle «Ma non ha mostrato alcun problema, quindi mi terrò i miei adorati cancelli»

«Sì, meglio così, mi sarebbero mancati profondamente» approvò l'amico, annuendo in continuazione.

Seguì il silenzio.
«Ok, tornando a discorsi seri» riattaccò James sbrigativamente «I miei cancelli sono impostati in modo da aprirsi quando una persona dal sangue Potter fa un passo avanti. Harry lo ha fatto, e si sono praticamente spalancati! E io sono sicuro di essere rimasto fermo.»

«Forse c'è un errore nelle protezioni...»

«No, ho chiesto a mia madre, e la risposta mi è arrivata l'altro ieri, il giorno in cui ti ho tirato un pugno in faccia. Diceva che era tutto perfetto, e che non c'era alcun difetto» disse Jamie, leggermente scuro in volto. Sirius lo guardò incerto.

«Oh beh, insomma, fa di cognome Potter. Forse, in qualche modo...»

«Non fare lo stupido, che tanto sappiamo che non lo sei» sbuffò James, quasi stizzito «La mia famiglia è purosangue, e anche se probabilmente c'è qualche babbano da qualche parte nell'albero genealogico, è molto alla lontana! A questo punto, anche se Harry fosse imparentato con me, il sangue Potter, lo stesso sangue magico che c'è in me, sarebbe completamente perso in lui!» Esclamò.

Sirius sospirò «Cercavo solo di trovare una spiegazione che potesse essere almeno un po' logica. E poi c'è anche quel fatto strano: i genitori che lo lasciano al Paiolo Magico quando Tombemort è in circolazione» mormorò, cambiando nome a Voldemort come al solito.

James si chiese come facesse a inventare nomi ridicoli sul momento, quel giorno Tombemort, la scorsa volta Mr. Sociopatico, la scorsa volta ancora Voldino, poi Voldevit e altri ancora.

«Secondo te è qualcosa di grosso?» Domandò preoccupato James, Sirius lo guardò intensamente.

«Per tenercelo nascosto sì, immagino di sì.»
James si stese all'indietro.

«Sarà qualcosa di oscuro?»
«Molto probabile» rispose Sirius, facendo alzare di scatto il busto al corvino.

«Io invece non credo» affermò James, convinto. «Non credo sia qualcosa di oscuro»

«E cosa te lo fa pensare?» Chiese Sirius, alzando le sopracciglia.
James lo guardò come se fosse pazzo. Forse il cervello di Sirius doveva ancora un po' svegliarsi. «Harry non è oscuro, Sir! Non lo farebbe mai! Secondo me non è niente di cattivo, sarà solo qualcosa di importante.»

Che grande assurdità, conosceva Harry, e sinceramente immaginarselo a macchinare qualcosa di cattivo era piuttosto difficile. Sarà sicuramente qualcosa di importante, magari era più o meno la stessa situazione di Remus, che aveva paura della loro reazione.

«Se è così importante, e non è qualcosa di oscuro, perchè non ce lo dice?» Insistè Sirius.

«Avrà paura della nostra reazione, che ne so! Non sono mica Harry! Può essere più o meno nella stessa situazione di Remus» rispose James, spazientito «Non è che se qualcuno nasconde qualcosa significa che sta macchinando qualcosa di oscuro»

«Forse non è neanche consapevole di quel che è» aggiunse. Colse lo sguardo interrogativo dell'altro «Intendo che forse è qualcosa che neanche lui sa. Magari ha poteri particolari che lui deve ancora capire»

Gli si parò di fronte l'immagine di un Harry mezza Veela, o mezza Banchee. Poi lo vide nuotare nel Lago Nero, trasformato da sirenetto (o si diceva tritone?). Oppure si poteva trasformare in un vampiro a proprio piacimento. Oppure aveva il padre Lepricano.
Se lo immaginò insegnargli i passi per fare la mascotte dell'Irlanda. Quasi rise, all'immagine di Harry vestito di verde che danzava.

Sirius stette un attimo in silenzio, analizzando le parole di James. «Stai divagando» concluse.
«Sì, sto divagando»

«Vabbè, glielo chiediamo?» Suggerì James, e fu il suo turno di essere guardato come se fosse uscito fuori di testa.

«Le tue tattiche di investigazione fanno proprio schifo, fattelo dire!» Esclamò Sirius «Neanche per sogno! Non abbiamo sufficienti prove, e può mentirci.»

«Così lo fai sembrare una persona subdola» si lamentò il corvino.
Quale immagine di Harry si era andata a creare nella testa di Sirius, esattamente? In poco tempo da amico lo aveva trasformato nel sospettato di un investigazione del famosissimo Detective Black.
Osservò il tredicenne di fronte a lui, che guardava le coperte del letto con uno sguardo così intenso che tra poco si sarebbero perforate. Sì, era finito nei meandri della sua memoria, a cercare altri particolari strani in Harry.

Guardò di sfuggita la sveglia sul comodino di Remus.

3:42

Meglio non dirglielo.

«I genitori!» Mormorò Sirius con uno sguardo sorpreso e soddisfatto, come se avesse appena capito se era nato prima l'uovo o la gallina.

«Non li abbiamo mai visti» ammise suo malgrado James.

«Esatto! Non sappiamo i nomi, non li abbiamo mai visti, non sappiamo cosa fanno, Harry non riceve lettere da loro...»
«Forse sono entrambi babbani» disse James, ben sapendo che era un’ipotesi un po' stupida. Ma preferiva credere che fossero simili piccolezze «Non sanno mandare lettere, vanno in giro e non sanno del pericolo del mondo magico, e non possono venirlo a prendere vicino al binario 9¾ per mezzo della barriera»

Sirius lo guardò insistentemente.
«Anche se mi pare che alla Evans arrivino le lettere» sospirò sconfitto allora.
Si ricordò di lei che prendeva la lettera, tutta contenta, per poi leggerla a tavola. E poi si voltava, sentendosi osservata da lui, e alzava adorabilmente gli occhi al cielo.

«Oltre a questo, non capisco perchè dovrebbe tenercelo nascosto. Sa benissimo che non abbiamo pregiudizi.»

«E quindi che facciamo?» Chiese James, perchè farsi i fatti loro era fuori discussione.

«Il fatto è che, se non siamo certi nemmeno dei suoi genitori, c'è la possibilità che ci ha mentito sempre. Noi non sappiamo niente della sua vita al di fuori di Hogwarts.» Sospirò Sirius.

«Oh, andiamo Sir! Questa volta stai esagerando! Vedi che probabilmente farà parte di una setta segreta per pettinare al meglio i suoi capelli» sbottò James ironico.

«Nah, in quel caso ti avrebbe chiamato» liquidò Sirius.
«No, perchè a differenza sua, io amo il fatto che siano scombinati. Danno un che di affascinante.»
«Secondo me somigliano a quelli di un barbone»
«Il tuo parere puoi metterlo nel cassetto e chiuderlo a chiave, grazie.»

Sirius ridacchiò leggermente. «Credo che dovremmo dirlo anche a Peter e Remus. Magari ci aiutano» decise, ritornando serio.

James annuì «Mi sento un po' in colpa» però disse.

«Io mi sentirei in colpa se fossi Harry, tra i Malandrini misteri del genere non ci devono essere»
Erano migliori amici, i Malandrini non erano solo un gruppo che, secondo molti, avevano come obbiettivo la distruzione di Hogwarts, ma erano anche ragazzi uniti da una grande amicizia, che si sostenevano a vicenda nel momento del bisogno. Tutti e cinque sapevano quasi tutto dell'altro, soprattutto le cose più importanti. Prima Remus aveva nascosto di essere un licantropo, e forse lo potevano anche capire, poichè alla fine era stato proprio lui a rivelarlo. Il segreto era durato pochi mesi, ma Harry, probabilmente nascondeva qualcosa da tre anni.

Questa era grande pecca nel legame tra i Malandrini.

«Forse è meglio non giudicare se non si sa niente» sussurrò James.



Il giorno dopo, James e Sirius non furono maestri nel nascondere i loro sospetti. Quando credevano che Harry non li guardasse, lo osservarono con sorprendente attenzione. Il problema è che Harry se ne accorgeva, loro malgrado. James e Sirius avrebbero aspettato il momento in cui Harry era da qualche parte, e poi avrebbero parlato delle loro teorie agli altri due. Quindi, aspettavano il momento in cui Marlene o Lily sarebbero venute a chiamarlo.

 Però, quel giorno, guarda caso la sfiga, non lo chiamarono subito.

Ma anche una terza persona si era accorta di qualcosa.

«Harry, andiamo in biblioteca?» chiese Remus, gettandogli un’occhiata d’intesa.

«Certo» accettò Harry, poi si diresse insieme a Remus verso l’uscita della Sala Comune di Grifondoro.



Dietro vari scaffali, e vicino a una finestra, sedevano tranquilli a fare i compiti.

«Aett al plurale è Aettir, giusto? Sì…  Ok, nel Futhark ci sono tre Aettir. Aett di Freya, composto da: Fehu, Uruz, Thurisaz, Ansuz, Raido, Kenaz, Gebo e Wunjo» borbottò Harry applicato. Scrisse tutti i suoni e poi prese a fare i segni.

«Io non capisco» esordì «Perché devono complicarsi la vita in questo modo?  Tanto le lettere sono tutte in ordine nei gruppi, esattamente come sono scritte nell’alfabeto senza gli Aettir»

Come aveva fatto Hermione a non uscire pazza, al terzo anno? Quando faceva tutte quelle materie contemporaneamente?

«La serie di glifi runici rappresenta un percorso che attraversa i vari stadi archetipici della crescita evolutiva dell'essere umano, dall'infanzia, all'età adulta, alla maturità/vecchiaia» rispose Remus, leggendo la definizione del libro.

Harry sbuffò, poi riportò lo sguardo sul libro di Antiche Rune che aveva preso da uno scaffale. Andava molto nel dettaglio, e non era neanche sicuro di dover scrivere anche il significato divinatorio.

Ma Remus, successivamente, lo persuase a scriverlo.

Col passare del tempo, Harry si maledisse per aver ceduto.

Passarono minuti così, a scrivere tutte definizioni del primo gruppo. Harry mormorava in continuazione, ma Remus ci era talmente abituato che non ci faceva nemmeno caso, quasi lo giudicava rassicurante.

Stava  leggendo il significato divinatorio di Ansuz, magari per farne un riassunto,  dopo aver scritto il vero e proprio significato letterale.

«L’Ansuz, ricorda inoltre  che le risposte si trovano in sè stessi e nella natura. È sufficiente fare attenzione a ciò che accade e fermarsi per interpretare i segnali di tutti gli elementi che fanno parte della propria realtà-.» Harry si fermò un attimo dal leggere mentalmente.

Andò a leggere l’Ansuz capovolta.

«Ansuz, capovolta-  Se Ansuz esce capovolta avvisa che si sta commettendo un errore: un atteggiamento arrogante impedisce di ascoltare e non aiuterà a trovare le risposte che si cercano.»

Pensò agli sguardi di James e Sirius.

La battaglia.

James, Sirius.

Oh.

Oh no.

«Remus» mormorò, facendo alzare lo sguardo all’amico, mentre piegava il tema incompleto, velocemente «Andiamocene»
«Ma mi mancano solo Kenaz e Gebo…» protestò leggermente Remus, anche se prese subito a mettere a posto penna e calamaio quando vide l’urgenza di Harry.

Appena mise il libro nella borsa, fu tirato per il braccio,  mentre Harry lo trascinava fuori correndo.

«Ma che ti prende?» sbottò Remus, inciampò anche, ma Harry lo trascinava talmente velocemente che non ebbe nemmeno il tempo di cadere. 

«Shhhhhhh» li rimproverò stizzita Madama Pince, ma il corvino non la calcolò minimamente.

Remus le fece un sorrisetto di scuse, prima di sparire dietro il portone.

Harry si guardava velocemente intorno, poi si diresse verso la porta di un’aula, la spalancò, e lo infilò dentro bruscamente. Entrò anche lui e chiuse la porta.

«Bene, ora mi vuoi spiegare perché mi hai trascinato qui come un ippogrifo impazzito?» chiese Remus infastidito, massaggiandosi il polso.

«James e Sirius» sussurrò Harry «Penso che sospettino»

«Penso che difficilmente avranno ipotizzato che vieni dal futuro» borbottò Remus, ironico.

«No, quello no, naturalmente. Ma credo che abbiano raccolto abbastanza indizi da capire che nascondo qualcosa» disse il Malandrino, passandosi una mano fra i capelli.

«Dici?» chiese Rem incerto «Io ho notato sguardi un po’ strani, ma dubito che l’hanno capito. Dovrebbero aver scoperto qualcosa di molto particolare per arrivare a questo»

James e Sirius avevano sempre fatto passare con naturalezza il fatto che Harry sapesse molti incantesimi, come anche il suo passato prima di venire qui. Il fatto dei presunti ‘genitori’ di Harry, non lo avevano notato, o almeno, questo credeva Remus.

«Ecco, appunto» gemette Harry, sedendosi su un banco. Evidentemente James non era abbastanza in stato di shock per non ricordarsi niente di quel giorno.

«Durante la battaglia, ho duellato con Bellatrix Lestrange, la cugina di Sirius. Diciamo che lei è… tra i Mangiamorte più temibili, e le ho tenuto testa. Davanti a James» spiegò Harry sconsolato.

«Come fai a sapere il suo nome?»chiese Remus, aggrottando le sopracciglia.

«Era famosa ai miei tempi» rispose il corvino scrollando le spalle «Ma questo non è importante. Quando siamo giunti di fronte ai cancelli di Potter Manor, questi si sono spalancati, appena ho fatto un passo avanti. Io credo che ci fosse qualche sorta di protezione, non lo so… È assurdo che si aprono così a qualsiasi persona. Credo che si aprano in questo modo solo davanti un Potter»

«Forse si sono aperti così perché c’era anche James.»

«Se fosse così, si sarebbe dovuti aprire appena smaterializzati»

«Hai offerto loro abbastanza indizi per capire che nascondi qualcosa su un piatto d’argento» costatò Remus.

«Lo so!» esclamò Harry, quasi disperato «Ma in quel momento non pensavo molto lucidamente, facevo le cose per istinto.»

È comprensibile, pensò Remus, quel giorno Harry era stato coinvolto in una battaglia e aveva assistito a una morte. James aveva notato simili particolari, appena detti da Harry, e li aveva sicuramente confidati a Sirius. Remus non sapeva come sentirsi al riguardo. Sapeva che il segreto di Harry era pericoloso, ma nascondere una cosa simile ai suoi amici non gli era mai piaciuta come cosa. Però doveva essere razionale, meno persone sapevano, meglio era. Si chiese quando sarebbe arrivato il momento in cui, James e Sirius si sarebbero spazientiti di questi misteri.
Una cosa certa però, è che non si sarebbero tenuti i sospetti solo per loro due.

«Credo che diranno tutto quanto a me e Peter, prima o poi. Per me non è un problema, ma Peter…» Disse.

«E a quel punto, » sentenziò Harry, stancamente «potrò dire ufficialmente di essere nella merda.»







Angolo Autrice
Ciao a tutti! Scusate per la lunga attesa, ma sono stata parecchio impegnata la prima settimana. Comunque, ecco qui il nuovo capitolo (Sì, Nag, avrai il tuo capitolo della domenica sera, contento? XD).
La prima scena, è dopo pochi attimi della terza scena dello scorso capitolo. Marlene e Lily si fanno vive, e diciamo che Lily capisce subito tutto. C’è una rara versione di Lily impacciata di fronte a James, ma capitela, non sa che fare per risultare coerente XD.
Nella seconda scena, si viene a sapere il comportamento di Sirius, scontroso e irascibile. James non sa cosa succede, trovandosi, giustamente, confuso a essere trattato così. Conosciamo anche il Professor Kattleburn! Ho scritto che ha avuto sessanta periodi di prova, ma fino al 1993 (anno in cui va in pensione) ne avrà altri due. E ci credo! Per una rappresentazione teatrale della Fonte delle Buona Sorte (quando Silente era ancora insegnante) per interpretare la parte della Serpe, ha portato un Ashwinder sotto incantesimo di ingozzamento. Questa esplose incendiando i frammenti di scenografia, e per un motivo o per un altro, tutti dovettero evacuare dalla Sala Grande per il fumo e il fuoco. Inutile dire che non ci fu più nessuna rappresentazione teatrale a Hogwarts, da quel giorno.
Per il suo aspetto, mi sono limitata a scrivere com’è in Hogwarts Mistery.
Peter fa da debole difensore dei topi, mentre Cradge (il tizio Tassorosso) è invece un convinto  difensore dei polli. Quando il Jarvey dà del figlio di un topo di fogna a Peter, volevo mettere un’altra espressione più divertente! Una specie di giochetto di parole!
Ero soddisfatta di averla trovata e poi… ho scoperto che era dialettale.
Sad story…
Comunque, a parte questo, si scatena il finimondo, in cui si passa dai lamenti di Peter a Bellatrix in un modo inspiegabile. E sì, James è in vena di dare pugni ultimamente XD
Un inevitabile scoppio di rabbia…
Da quel giorno ne sono passati due, e alle tre di notte James rivela i suoi sospetti a Sirius. Ogni tanto lasciano perdere la serietà, perché essere troppo seri per loro è complicato XD.  Sirius è da subito provenuto riguardo questo, mentre James vuole essere un po’ più cauto. Non crede che si deve essere così esagerati. Però, si capisce che entrambi sono piuttosto irritati per questo mistero che alleggia intorno a Harry.
Nella parte in cui Harry e Remus svolgono i compiti di Antiche Rune, per cercare le Rune ci è voluto un bel po’ XD. Ci sono molti alfabeti runici, ma comunque ero avvantaggiata perché avevo letto che quello usato in Harry Potter era l’Elder Futhark. All’inizio volevo scrivere il significato delle lettere, in particolare Ansuz, che corrisponde alla lettera “a”, ma questo non è l’unico significato! È associata al Dio Odino, significa ”frassino” o “quercia”, significa anche “ascoltare la chiamata”, ha molte parole chiavi… inutile dire che ero piuttosto confusa XD. Quindi ho optato semplicemente per il significato divinatorio di un sito che mi sembrava affidabile.
Harry trascina Remus fuori dalla biblioteca, e capiscono che ormai, pure James e Sirius ci sono arrivati, e niente.
Harry si considera nella merda.
Al prossimo capitolo!
P.S. Mi scuso per eventuali errori di grammatica o/e battitura.





Capitolo gentilmente revisionato da lilyy, grazie!
   
 
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