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Autore: Astral_71    29/10/2018    1 recensioni
Arriva sempre il giorno del giudizio... e normalmente non è un bel giorno.
Cancellare il passato è impossibile, ma imparare attiene solamente a coloro che non dimenticano... e, mentre scrivo, i ricordi adolescenziali si mescolano al presente con un tratto irreale e fantasioso.
Nomi, date, luoghi e circostanze sono totalmente inventati... La verità va trattata con cautela e la tengo tutta per me!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Il primo giorno di scuola

L'estate è finita troppo velocemente ed oggi inizio il liceo con la certezza di essere assolutamente impreparata alla novità: lo zaino è nuovo di pacca, il diario riporta il mio nome sulla copertina e la pila dei libri nuovi giace sulla scrivania emanando ancora la fragranza della carta appena stampata. Manca qualcosa? Sì, la voglia di alzarmi ed il coraggio di arrivare a scuola: un ambiente tanto spoglio quanto imponente, abitato da ragazzi sconosciuti ed insegnanti ostili! E poi non ho la minima idea di cosa mettermi e non ho il tempo di scrutare gli anfratti dell'armadio... già sento il richiamo materno ed il mio incubo sta prendendo forma.
Le 7.30: mi incammino...
Le 7.45: sono quasi arrivata...
Le 7.50: Sono incredibilmente in anticipo e rallento l'andatura mentre il profumo del pane appena sfornato mi costringe ad una deviazione non programmata. Mi compro una pizzetta , una brioche ed ora non ho più scuse... l'Istituto Giovanni Pascoli mi attende!
Le 8.00! Puntuale come un soldato sono davanti al grande portone di quercia ed altrettanto puntuale suona la prima campanella... si entra!

Molti intorno a me si spintonano (che fretta hanno?), ma io me la prendo comoda e mi godo gli ultimi attimi di libertà permanendo nelle retrovie, fra coloro che come me hanno ben chiara la prigionia che incomberà sui nostri ritmi vitali per cinque lunghi anni.
Una signora attempata davanti alla soglia sembra aver colto la titubanza dei ritardatari ed incita a velocizzare la pratica d'accesso con ampi cenni delle braccia. La guardo meglio e mi pare uscita da un libro fantasy, anzi da un film horror! Una congiunzione mal riuscita fra un folletto ed una strega:
"Dov'è la prima B?" le domando cercando il tono più compiacente a mia disposizione.
"La quarta porta a destra!" con la mano che a mo' di anatema mi indica frettolosamente ed inequivocabilmente un'aula a metà del corridoio.

Mi avvio priva di qualunque entusiasmo e con il passo affaticato di chi sta affrontando una salita senza meta, ma il traguardo arriva inesorabile ed il sipario si apre davanti ad una trentina di banchi... già occupati! Non ci posso credere! A che ora sono arrivati per prendere possesso dei posti migliori? Probabile che si siano accampati con le tende nella notte, ma lo spirito condottiero spesso non paga e vedo un banco vuoto... proprio in fondo, nell'ultima fila! E' mio ed è spettacolare! Lontana dalla cattedra, lontana dai cocchi dei maestri, lontana da ogni sospetto!
La fortuna è dalla mia parte e vicino a me c'è Paolo che sembra carino (anzi, molto carino!) e  decisamente simpatico. Attacca subito discorso, riesce addirittura a farmi ridere e dopo pochi minuti siamo già in sintonia: studiare il meno possibile dividendo a metà le fatiche  per ottenere il massimo risultato, dedicarci ai nostri diversivi ben nascosti dietro la barriera imperscrutabile delle chiome davanti a noi! E' semplicemente perfetto!

A rompere l'idillio dell'incontro inaspettato con il mio nuovo complice, ci pensa lo "sbam" della porta che si chiude e ci fa letteralmente trasalire. E' entrato un uomo alto, baffo munito, vecchio e... chiunque egli sia, gli occhi severi non promettono niente di buono! Infatti... è il nostro insegnante di lettere! Un rapido sguardo di intesa fra me e Paolo, ma nemmeno il tempo di aprire bocca che già nella classe cala il silenzio totale, rotto solo dalle parole ferme e rigorose del professore. Un groviglio di ammonimenti e complicate regole disciplinari fa subito intendere che c'è poco da scherzare e tempo zero ci annuncia l'intero programma didattico. Accidenti, forse non appartiene alla specie umana! Ha tutta l'aria di non aver mai regalato una caramella ad un bambino, ma soprattutto sembra dotato di un binocolo tridimensionale:
"Si alzi!"... sta dicendo a me?
"Si alzi per favore!"... sì, sta dicendo proprio a me! E' tutto matto! Mi da del "lei"? Ho appena compiuto quattordici anni e mi parla come se avessi i capelli grigi, ma sembra impaziente e mi alzo reprimendo le esitazioni.
"Lì dietro non la vedo. Quindi faccia il cambio con la sua compagna seduta qui davanti"... indicando il banco in prima fila, proprio ad un metro dal trono regale.

No, non può essere vero! Non posso crederci, non voglio crederci!
Rimango in piedi con l'aria di chi è stato chiamato al patibolo, ma nessuno viene in mio soccorso e sul viso di Paolo si disegna l'espressione di chi sta elaborando un concetto matematico decisamente al di sopra delle sue capacità intellettive.
Lo sgomento mi ha tramutato in una statua di marmo, ma la spilungona al primo banco con cui devo barattare la postazione dimostra una presenza di spirito decisamente superiore alla mia (la sciacalla non vedeva l'ora di sedersi vicino a Paolo!) e già sta traslocando le sue cose per prendere il mio posto. Nei pochi istanti che seguono mi ritrovo, senza aver potuto interiorizzare la dinamica, seduta di fronte al mio carnefice! Al mio fianco una ragazza dall'aria insopportabile... non voglio sapere come si chiama, non voglio nemmeno rivolgerle la parola!
"Io sono Chiara"... mi sussurra con un'audacia quasi surreale.
"Ed io sono un fantasma!"... mettendola a tacere.
E poi cosa diamine ha addosso? Una camicia? Una tovaglia? Un pigiama?
Non mi interessa e non lo voglio sapere!

Ho già iniziato il conto alla rovescia ed esattamente fra quattro ore uscirò da questo inferno... ma non ho facoltà di potermi eclissare nelle mie rabbiose riflessioni. Al Professor De Santis (o De Curtis? Non ho capito!) certamente non manca il dono del verbo e non si è ancora zittito. Ma come fa? Ma soprattutto, cosa diavolo sta dicendo? Il suo timbro di voce risuona nei meandri dei miei neuroni assopiti come una litania volta all'ipnosi di un auditorio distratto, con una sola eccezione:
"Prendi appunti?"... verso... come ha detto che si chiama? Chiara giusto?
"Sì, a fine ora te li passo"... strizzandomi l'occhiolino. Non riesco a trattenere lo sconcerto e non posso impedirmi di scrutarla per accertarmi che non sia una creatura aliena.
"Oh, ti ringrazio" borbotto smorzando addirittura un sorriso, ma chiedendomi quale grave peccato io abbia commesso nelle vite precedenti per meritarmi una tale iattura.

   
 
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