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Autore: Servallo Curioso    13/07/2009    2 recensioni
Ham è un dio che vive in un pantheon fatto di ruoli assurdi. Lui, comunque, si sente costretto a quel ruolo fatto di studio e ricerca; privo di azione, fama ed esperienza. Non è capace di accettare la sua natura così impulsiva e sognante, all'opposto del suo ruolo: l'archivista che passa l'eternità nelle sue stanze. Conosce gli dei, conosce la storia, conosce qualsiasi cosa scritta fino a quel momento: ma non conosce il brivido di provare quelle avventure tanto sognate sulla propria pelle. Quando l'occasione finalmente si presenta, Ham, capisce di non essere adatto a quel genere di storie: quelle con l'azione, la paura della morte e il fragore delle armi di sfondo. Questa volta, però, non potrà decidere di ritirarsi: è scoppiata la guerra.
Genere: Drammatico, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 18 – Viaggi

Ero in un luogo che non conoscevo.
Respiravo un'aria fresca, frizzante,  ma mi trovavo al chiuso, centinaia di metri sottoterra.
Mi trovavo in una stanza di pietra, le cui pareti erano decorate da infiniti disegni che narravano diverse storie.
Il mio corpo era seduto su una panca di pietra attaccata alla parete liscia.
Mi guardavo intorno aspettando qualcosa.
Avevo voglia di alzarmi ma sapevo che facendolo avrei rovinato tutto. Volevo esplorare quel luogo, incuriosito dalle colonne e i corridoi che proseguivano in varie direzioni. Vicino a me c'era anche una scalinata molto larga e ripida che conduceva chissà dove.
Poi apparve, accanto a me, la figura di una donna alta ma troppo magra. Giovane il cui volto era però segnato da rughe profonde. Si passò una mano tra i corti capelli castani e arruffati prima di parlare.
“Come mai ti ostini a portarti a presso quel bambino? Lo esponi ai pericoli, Ham”. Riconobbi quella voce, la ricordai. Erano passati pochi giorni da quando l'avevo sentita l'ultima volta.
“Kinsis... dove siamo?”
“Nella tua testa, o forse nel tuo spirito. Non saprei: siamo dentro di te da qualche parte”.
Le emozioni erano lontane, lo stupore non fu chiaro e distinto ma sfuocato.
“Come?”
“Siamo dentro di te, Ham. Ti chiedo ospitalità per un po', non voglio rubarti troppo tempo e attenzioni”.
“Non capisco”.
“Io non vivo più da nessuna parte, Ham. Il mio corpo si è consumato molto tempo fa. Eppure il mio spirito, quello che permeava nelle marionette, ha continuavo a vivere aspettando il tuo arrivo”.
“Come mai sei morta?”
“Avevo perso la voglia di resistere. Ero delusa e confusa e mi isolai in un luogo fin troppo triste” mi spiegò allargando le braccia, come a significare che quello era il luogo nel quale si era rinchiusa. “Poi lentamente mi sono svuotata di tutto, finché non ho smesso di esistere come corpo. Ora vivo dentro tutti quei burattini, ma non per molto”.
“Perché?”
“Le marionette sono fragili e perdono l'energia con il passare del tempo. Ovviamente in questi anni o fatto in modo che le marionette creassero altre marionette e tramite dei rituali o rinvigorito l'energia al loro interno, ma è solo un temporeggiare. Il regno dell'ovest mi ha ospitato con piacere. Io davo loro delle informazioni sui demoni e i semi, così che potessero fare quegli esperimenti, e loro davano a me ospitalità e riservatezza”.
“Tu hai incitato quegli esperimenti?”
“Non più di tanto. Capiscimi, Ham, avevo bisogno di un luogo dove aspettare e ciò che io potevo dire loro erano le basi e delle sciocchezze del tutto inutili. Adesso però posso dire di aver risolto molti dei miei problemi. Ci sei tu”.
Alzai lo sguardo al soffitto, grigio e uniforme. “Continuo a non capire. Chi era il mio predecessore?”
Lei sorrise, forse era divertita poiché non l'avevo capito. “Era Ham, un Ham poco diverso da te. È nato insieme a tutti gli altri ma è morto. Non è l'unico, sai? Molti dei sono morti”.
Ero consapevole che alcune divinità erano state uccise dai fratelli o da altri eventi. Ma nessun tomo parlava di un precedente archivista. Io ero l'unico fino a quel giorno.
“Morto?”
“Sì. Appena morto il Grande Padre ne ha creato un altro. Uguale a lui, con la stessa voce e la stessa indole. Però....”.
“Che cosa?” mi voltai verso di lei. Sembrava triste.
“Però non è una copia perfetta. Il Padre voleva fare in modo che nessuno si accorgesse della differente, che nessuno ne scoprisse la morte, e così fu. Ma lui non era riuscito a creare di nuovo Ham: aveva fatto un nuovo Ham. Tu sei leggermente diverso dal precedente”.
Presi a fissarla con tono interrogativo. La curiosità non trasparì molto. “In cosa precisamente siamo diversi?”.
Lei mi lanciò un sorriso, come se potesse equilibrare le sue parole. “Lui era molto più bello e tu sei incredibilmente stupido”.
Sgranai gli occhi e socchiusi la bocca per lo stupore. Aveva veramente detto una cosa del genere? Ero veramente offeso e in contemporanea sorpreso.
“Non fraintendermi” mi consolò distogliendo lo sguardo dal mio volto. “Sei una persona molto studiosa, ma non hai l'acume dell'originale”.
Perfetto, mi dissi. Avevo scoperto non solo di essere un sostituto ma perfino un cattivo esemplare. Non sapevo più cosa chiedere confuso da quei pensieri. Lei era sicuramente propensa a parlarmi di qualsiasi cosa, risolvendo le mie curiosità, ma in quel momento non riuscivo ad articolare verbo.
Per questo motivo mi afferrò una mano, dopo aver accarezzato il mio braccio partendo dalla spalla.
“Ham... devi sopravvivere a questa guerra”.
Io le lanciai un'occhiata distratta. “Non sei la prima che me lo dice”.
Lei sospirò. Mi sarebbe piaciuto vederla curiosa per una volta, sentirle chiede “Chi altro te lo ha detto?” ma invece rimase a lungo in silenzio, annuendo con la testa. Possedeva un quiete innaturale, forse acquisita con gli anni o con la fine.
Mi feci coraggio, sconfiggendo il turbamento iniziale. Alla fine in quel luogo sembrava molto facile liberarsi delle emozioni indesiderate. “Di cosa è morto Ham?”
Lei si fece seria. “Si è eclissato, forse, in una scenica esplosione di luce. Non ha resistito al suo stesso potere o si è completato. Non ne so molto; non ero con lui. Sono consapevole della sua morte perché le nostre anime erano collegate. Lo percepii perfettamente, il corpo che scompariva annientato dalla sua stessa energia”. Erano amanti, lo capii, ma non commentai questa cosa.
Mi guardò come se si aspettasse una qualche reazione. Io rimasi imbambolato a immaginare la scena.
Riprese la parola, destandomi da quel sogno.
“Sai, Ham, lui era riuscito a scoprire ciò che di più segreto c'è a questo mondo: il Servallo”.
Si chiuse una porta da qualche parte; ne sentii il tonfo sordo.
Il Servallo, la creatura perfetta nata da un'unione peccaminosa. Conosceva tutte le risposte, tutte le verità e qualche leggenda dice che conoscesse anche il futuro. Se il precedente me era riuscito a scoprire una cosa che persino il Grande Padre reputa un mistero sicuramente era una divinità molto abile. Improvvisamente compresi il perché della sua fine. Se è vero che la mia, e quindi anche la sua, energia deriva dalle informazioni acquisite: allora la scoperta di tutto l'immaginabile e non solo porterebbe un sovraccarico insopportabile anche per il corpo di un dio.
Poi mi svegliai.

Ero steso nel mio letto, con le lenzuola pulite e ancora fresche.
Il sole si era alzato da poco.
Quel sogno mi aveva lasciato turbato, ma tutte le cose successe negli ultimi tempi mi avevano preparato a qualsiasi imprevisto.
Erano passati due giorni dall'attacco di Crever e quello stesso pomeriggio il Grande Padre ci avrebbe parlato. Era un riunione del tutto speciale.
Nelunis si era ripresa alla svelta e le ferite dei due innamorati erano solo delle ferite rimarginate pronte a sparire. Revery continuava a vivere in quello stato comatoso, priva ormai del suo spirito.
Avevo portato Niel da Nima, affinché se ne curasse durante la mia assenza. Era diventato troppo importante per lasciarlo andare. Dovevo studiare il suo sangue, così speciale, poiché forse mi avrebbe aiutato a curare Valanz o a risvegliare l'essenza della guardiana.
Avevo accennato alla sacerdotessa della sua natura e mi ero premurato affinché fosse trattato con cura e fosse iniziato alla teoria della magia, poiché speravo che ci fosse utile per renderlo cosciente dei suoi poteri e magari in grado di controllarli.
Scesi dal letto e mi preparai con calma. Avevo molte cose che mi passavano per la testa ma ormai ero riuscito a dare a ciascuna il proprio ordine. Lo stato di Revery, la disperazione di Valanz, il seme di Niel, la guerra contro i reietti, la fuga di Elian e il mio predecessore.
Avevo già programmato i miei giorni dopo la riunione. Sarei stato con Niel a studiarne il sangue, chiedendo aiuto anche a Miun. Poi avrei cercato di ritrovare Kinsis dentro di me. Anzi, dovevo incontrare l'unica divinità in grado di aiutarmi.
Uscii dalle mie stanze con fare tranquillo e incrociai subito Katyana.
Teneva in mano un pacco di stoffa bianca contenente una crostata. Mi sorrise gioiosa.
“Ham, dove vai?” mi domandò.
“Da nessuna parte; pensavo di prendere una boccata d'aria”. Risposi. L'aria si era fatta leggera e familiare. Il Palazzo mi trasmetteva sempre questa strana sensazione.
I raggi del sole che filtravano dalle vetrate del corridoio creavano un gioco di luci e ombre veramente fantastico. Mi persi nel guardarlo.
“Perfetto. Allora andiamo e gustiamoci questa delizia! Devi raccontarmi tutto del tuo viaggio”.
Mi afferrò sottobraccio e mi guidò verso l'uscita. Non era intenzionata a stare nei giardini laterali ma desiderava lo spiazzo all'ingresso.

Ci sedemmo intorno a un tavolo trasparente, all'apparenza di ghiaccio, sul quale lei posò quel dolce.
Mentre apriva la confezione iniziò a fare le sue domande: “Allora? Com'è andata?”
Io lanciai uno sguardo verso il basso, sperando di scorgere Maonis o Lorissy, inutilmente.
“Kinsis è fuggita e Crever ci ha attaccati. È diventato molto forte”.
Pensavo a tutt'altro, rispondendo il minimo necessario.
“Davvero? E dove l'avete incontrato?”
“Nel Bosco Bianco”
I libri dell'archivio li aveva scritti tutti l'originale Ham. Aveva fatto un ottimo lavoro.
“E dimmi: Nelunis ha farfugliato qualcosa riguardo a un ragazzino...”.
Ma non capivo perché non mi avesse scritto qualcosa riguardo al Servallo. Senza dimenticare che il Grande Padre mi ha detto che forse anche Elian si è avvicinata a lui. I suoi servitori, insieme alle divinità alleate di Raffaella, sembrano saperne molto più di me.
Non è che hai abbordato un bambino per qualche gioco perverso?” continuò lei iniziando ad affettare quella crostata di more. Il coltello affondava nella marmellata distraendomi appena.
Forse, mi ritrovai a pensare, il vecchio Ham non voleva che altri seguissero le sue orme. Non poteva però essere geloso della sua scoperta, io non lo sarei stato, e neppure poteva aver nascosto le informazioni, poiché era morto prima di riuscirci.
Dunque c'erano due possibilità: o non aveva scritto nulla; o qualcuno si era premurato di far sparire il materiale.
“Ham, mi stai ascoltando?” domandò Katyana facendomi tornare alla realtà.
Soffiava una fredda brezza che preannunciava l'inverno. Forse la ragazza aveva parlato al lungo mentre io ragionavo.
“C'è qualcosa che ti turba?”
Forse era giusto confessare del vecchio Ham e di Kinsis.
“Ohi, sei ancora tra noi?” sospirò ironica muovendo una mano davanti ai miei occhi.
O forse non era la persona giusta.
Ci pensai ancora, facendole perdere tempo. Inizialmente divertita si fece seria mentre attendeva una mia reazione. Si concentrò sul mio volto impassibile e dallo sguardo vuoto.
Finalmente mi decisi.
“Katyana” iniziai facendole comparire una strana smorfia sul volto, mentre finalmente mi porgeva una fetta di dolce. “Sono successe molte più cose di quante immagini. Forse è meglio se ti metti comoda e mi ascolti....”.
Lei sarebbe stata solo una spalla. Non poteva avere colpe, pensai.
Non era informata della mia morte e rinascita e non avrebbe mai fatto nulla di sbagliato nei miei confronti.
   
 
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