CAPITOLO
2: SITUAZIONE DISPERATA
Dopo pochi
attimi di silenzio e di penetranti sguardi, finalmente il mostro
chiamato
Rainbokiller decise di entrare in azione.
Inizialmente si ritrovò indeciso su chi sarebbe stato il suo
primo
bersaglio, ma dopo una veloce analisi si rese conto che il
più vulnerabile tra
i guerrieri era un piccolo umano con la pelle bianca come la neve, le
guance
rosse e gli occhi grandi e neri. Aveva un aspetto decisamente buffo, e
a tratti
quasi simpatico al mostro, che per un momento pensò di
poterlo anche
risparmiare. Ma poi si ricordo di una cosa che purtroppo non ci
è dato ancora
sapere, rimembrando che la sua unica missione era
l’eliminazione totale dei
Guerrieri Z. Di loro non doveva rimanere la più misera
traccia, nemmeno il più
insignificante capello. E quale modo migliore di partire se non
combattendo
contro il più piccolo, debole ed indifeso del gruppo? Ne
avrebbe sicuramente
viste delle belle, e di questo ne era assolutamente certo.
Scattò
quindi alle spalle del piccolo terrestre, così velocemente
che nessuno dei
Guerrieri Z riuscì ad intravedere la sua figura fino a
quando non si fermò.
Riff si guardò ai lati, vedendo che le spine verdi del
mostro erano posate
accanto ai suoi piedi, e sembravano intente ad avvicinarsi a lui, con
fare
molto lento. Immediatamente, il piccolo terrestre si girò,
ritrovandosi davanti
l’impotente mostro, sorridente. Istantaneamente, Riff
puntò un dito contro il
mostro, chiudendo successivamente gli occhi. Dai suoi denti, che
stringeva
selvaggiamente come se stesse cercando di masticare un boccone
piuttosto duro,
e dalla sua espressione, si poté evincere un chiaro sforzo
mentale e fisico del
terrestre dalla bianca cute. Rainbokiller fu improvvisamente avvolto da
una
rosea aura, dalle spine della gobba a quelle che gli spuntavano dalla
parte
frontale, occupando tutto il perimetro di ogni singola parte del suo
corpo.
Inizialmente, Rainbokiller non fu per niente impressionato da quel
gesto: Riff
era di una potenza infima, se paragonata alla sua. Il suo potere
psichico, di
cui Rimbokiller era a conoscenza, non poteva in alcun modo nuocere al
mostro
arcobaleno, che ben conosceva i poteri psichici dell’umano;
di conseguenza,
sapeva che non potevano in alcun modo influire sull’esito di
quello che lui
ritenne quasi un complimento definire “scontro”. Ma
quando provò a mostrare
tutta la sua noncuranza per quel gesto con una risata, si trovo in
difficoltà:
aveva infatti difficoltà a contorcere la sua affilata bocca
in modo da far
fuoriuscire da essa delle risate. Era come se qualcosa facesse in modo
che la
sua bocca non potesse muoversi in alcun modo, forse per impedirgli di
parlare,
o forse per impedirgli di compiere qualsiasi movimento perfettamente.
Provò
allora a muovere i suoi artigli verso la testa di Riff, come per
reclamarla.
Inaspettatamente, però, non solo il suo braccio si muoveva
con una velocità
veramente bassa (provocandogli, per l’altro, profondi
dolori), ma fu anche
costretto a subirsi l’umiliazione di vedere un sorrisetto
stamparsi sulla
faccia di quell’umano così insignificante che
aveva precedentemente
sottovalutato.
“Videl, Chichi, Bulma, Signor e Signora Brief,
scappate! C-18, ti prego
va con loro, e porta con te la piccola Marron. Noi restiamo qui a
vedercela con
questo mostro” urlò Crilin, mentre la moglie gli
diede una annoiata occhiata di
assenso.
“Va
bene. Seguitemi!” disse la cyborg, per poi incamminarsi lungo
il percorso che
avrebbe portato il gruppo affidatole da Crilin fuori dal quel posto
infernale.
“Ragazzi, non credo reggerò ancora a
lungo! Vi pregò, fate quello che
potete!” disse Riff, che nel frattempo sembrava essere in
chiara difficoltà,
vista la sempre maggiore facilità di movimento della bestia
e i gemiti del
terrestre. Purtroppo, i nostri eroi non ebbero il tempo di reagire e
sfoderare
i loro poteri che il mostro tirò un fortissimo urlo, che
infranse la barriera
rosa attorno a lui, facendo cadere a terra il bianco terrestre.
“Niente
male, devo ammetterlo. Sei più forte di quanto pensassi. Ma
purtroppo, nessuno
di vuoi può nulla contro il sottoscritto!”
sentenziò il mostro, uscito indenne
dalla tecnica di Riff. Iniziò ad indicare con un artiglio
tutti i Guerrieri Z,
uno per uno, come se stesse decidendo chi attaccare per prossimo.
Sfruttando
quel momento di apparente calma in cui il mostro sembrava non porre
troppa
attenzione alle mosse dei guerrieri, Vegeta si trasformò nel
Super Saiyan di
Secondo Livello. Era molto infastidito dal comportamento del mostro, il
quale
sembrava poco sorpreso e per nulla spaventato dai guerrieri,
poiché
probabilmente li considerava degli avversari non alla sua altezza;
inoltre, era
ancora infuriato perché quel mostro aveva osato toccare la
spalla della sua
Bulma, e questo non glielo avrebbe perdonato mai in tutta la sua vita.
Il
principe si gettò a capofitto nella mischia, cercando di
prendere l’avversario
con un pugno destro al volo, dritto allo stomaco della bestia, che non
sembrava
essersi accorta dell’improvviso attacco del principe.
“Perfetto, non se n’è accorto! Dopo
questo pugno, gliene darò così tanti
che quando sarà a terra non avrà nemmeno il fiato
per provare a dire le sue
ultime parole! Sarà un gioco da ragazzi!”
pensò il principe, quando ormai il
suo pugno era praticamente in collisione con lo stomaco della creatura,
che
poco prima dell’impatto girò il volto verso
Vegeta, accennando un maligno
sorriso. Vegeta non diede pesò all’espressione
della creatura, e si concentrò
molto di più sul suo pugno, ormai vicino al toccare la pelle
del mostro. Ma
proprio nell’istante in cui il pugno avrebbe dovuto colpire
la colorata cute,
Vegeta si bloccò. Un fortissimo dolore si espanse per tutto
il suo corpo, e sul
suo volto si stampò un espressione di pura sofferenza, con
la bocca spalancata,
quasi impossibilitato a chiuderla. Si sentiva come paralizzato quando
provò a
inclinare la testa verso il basso, visto che ogni singolo movimento
compiuto
aveva una velocità di molto inferiore alla solita. Quando
finalmente riuscì ad
abbassare il capo, scoprì che la fonte di quei dolori era un
pugno allo stomaco
sferrato dalla creatura, che nel frattempo grugnì
soddisfatto, mentre il principe
dei Saiyan ritraeva il proprio braccio con cui aveva tentato di
assaltare il
mostro. Vegeta cadde all’indietro, accasciandosi
violentemente a terra,
contorcendosi dal dolore. Fu allora che, dal basso verso
l’alto, poté vedere le
facce di tutti i guerrieri: erano stupiti, impauriti.
“Il vostro amico è stato molto
imprudente. Se non
volete finire come lui, vi consiglio
di starvene impalati e reagire solo se ve ne do l’occasione.
In fondo, volete
vivere, o mi sbaglio? Peccato solo che oggi qualcuno di vuoi
avrà un biglietto
di sola andata per l’inferno. E mi riferisco a te, crapa
pelata!” urlò la
creatura. L’ultimo commento era diretto palesemente a Crlin,
il quale, quando
il mostro si girò verso di lui, si mise subito in posizione
di combattimento,
pronto a difendersi dall’imminente attacco del mostro.
Rainbokiller diede
nuovamente prova della sua gran velocità, caricando un
potente Ki Blast nella
mano destra, la stessa con cui aveva colpito il principe dei Saiyan,
nel giro
di pochi istanti. Lanciò dunque il colpo, mentre Crilin si
preparava a
schivarlo, visto che la differenza di potere tra lui e il mostro era
abissale,
e non sarebbe mai riuscito a respingere o a annullare
quell’attacco. Inaspettatamente,
però, il principe dei Saiyan scattò in piedi, con
le mani sullo stomaco. Con
uno scatto, si frappose fra Crilin e il colpo, facendo scudo con il suo
corpo,
incassando il colpo del nemico. Una piccola esplosione, una nube di
fumo e poi
il corpo di Vegeta che rispunta fuori dalla coltre. Il principe
compì qualche
passo, prima di cadere nuovamente a terra, questa volta ai piedi del
terrestre
che aveva salvato.
“Non
farti strane idee. Sappi che c’è l’ho
ancora con te per l’ordine che hai
impartito alla mia Bulma, e non mi sono certo dimenticato di
quell’altro
accaduto! Considera questo gesto come atto della mia grande”
provò a dire il
principe, senza riuscirci, visto che il mostro multicolore gli
saltò addosso
con un veloce balzo, schiacciandolo con il suo peso. Per pochi istanti,
Vegeta
vide ancora il volto spaventato di Crilin, prima che la sua mente
cedesse
insieme al resto del corpo, facendolo svenire.
“Fuori uno! A quanto vedo, non siete poi
così forti. Vi do un vantaggio:
ora me ne starò fermo per un po’, e voi dovrete
colpirmi senza sosta. E se il
tempo non vi basta, potete anche farmi tenere fermo dal vostro
amichetto coi
poteri psichici” disse Rainbokiller, balzando
all’indietro e lasciando a terra
il corpo svenuto del nemico appena sconfitto. Si diede un veloce
sguardo attorno,
notando odio e angoscia in tutti i presenti, anche i due piccoli
bambini Saiyan
che poco prima lo avevano deriso. Chiuse quindi gli occhi, e in quel
momento
parve essere apparentemente immobile. Ciononostante, Riff, per
precauzione,
fece per bloccare il mostro. Purtroppo, come il bianco terrestre aveva
sospettato, quella del mostro era un trappola per far abbassare la
guardia a
tutti i presenti.
Rainbokiller,
infatti, con una velocità altissima, si recò da
Riff, per poi colpirgli il
mento con un calcio sinsitro, alzandolo da terra, per poi sbatterlo di
nuovo
sul terreno con colpendolo con il piede destro. Tensing, che si trovava
vicino
al suo bianco amico, non ebbe purtroppo il tempo per poter opporre
alcuna
resistenza. Il mostro gli afferrò la testa con la mano
destra, mentre con la
sinistra sparò una serie velocissima di Ki Blast arcobaleno,
tutti diretti
verso Crilin. I Ki Blast erano tutti perfettamente in linea tra di
loro, per
cui Crilin non riscontrò grandi difficoltà a
schivarli scansandosi a destra.
Nel contempo, Goten e Trunks si avvicinavano svolazzando verso il
mostro
trasformati in Super Saiyan, pronti per dimostrare che la loro tesi era
esatta
e che quel mostro di temibile aveva soltanto l’aspetto.
Purtroppo, nessuno dei
tre sapeva che il mostro aveva pianificato e previsto tutto. Mentre
Tensing si
divincolava cercando di uscire dalla potente presa del nemico,
Rainbokiller si
girò, osservando tutti i suoi avversari. Quindi, allungo il
braccio destro,
tenendo Tensing in bella vista. Questo non portò
però i due piccoli Saiyan a
frenare la loro avanzata, e quindi Rainbokiller dovette subito reagire
con le
maniere forti, cosa che avrebbe voluto posticipare il più
possibile. In fondo,
gli divertiva vedere come quei poveri umani cercavano disperatamente di
resistergli. Era una visione a dir poco penosa, ridicola: il risultato
di
quella battaglia era già stato deciso, eppure quegli insulsi
guerrieri
speravano di poterlo cambiare con la loro forza di volontà.
Che stolti.
Rainbokiller
lanciò con forza Tensing addosso ai due Saiyan, che,
all’impatto col corpo del
tricolpe, caddero a terra insieme a lui. A quel punto, Rainbokiller
decise di
fare sul serio: iniziò a mitragliare di Ki Blast tutti i
presenti, compresi
Goku, Gohan e
Junior, che per il momento
non avevano ancora agito durante tutta la durata dello scontro.
Rainbokiller
iniziò a girarsi da tutte le parti, continuando a sparare i
suoi colpi
energetici color arcobaleno, colpendo anche gli esanimi Riff e Vegeta.
Una
enorme nube di fumo si alzò, oscurando totalmente la vista
di Rainbokiller, che
continuò però a sparare, guidato dalla pura
voglia di vedere i suoi nemici a
terra, sconfitti e deboli. Dalla nube, poteva udire gemiti acuti,
probabilmente
provenienti dalle bocche dei due piccoli Saiyan, insieme anche a urli
di puro
dolore, sicuramente dei due terrestri ancora in piedi.
Continuò per un po’ di tempo,
fino a quando decise di averne abbastanza. Cesso la raffica, e a poco a
poco la
nube iniziò a diradarsi, dando a Rainbokiller una perfetta
visione di ciò che
aveva fatto: diversi alberi erano a terra, con le foglie bruciacchiate
o
completamente assenti; i detriti del macigno erano sparsi un
po’ da tutte le
parti, siccome nemmeno l’imponente roccia che ostruiva il
bivio era
sopravvissuta a quella mitragliata; il terreno era stato compresso
notevolmente
dalla scarica di colpi, risultando quindi più basso. Ma
ciò che gli dava più
soddisfazione vedere erano i corpi senza forze di Trunks, Goten,
Tensing e
Crilin. Le loro divise da combattimento erano lacerate e con vari
strappi, e i
piccoli Saiyan erano tornati nello stadio base, tanto doveva essere
stata potente
la raffica. Notò tuttavia che tre aure erano ancora ben
percepibili, e
sembravano essere volate in cielo, al sicuro dal bombardamento appena
compiuto.
Rainbokiller alzò lo sguardo, e vide Goku, Gohan e Junior
uno acconto all’altro,
troneggianti sulla nube. Sebbene gli fosse chiaro che tutti e tre
fossero
particolarmente preoccupati, riuscì a distinguere dai loro
volti emozioni molto
diverse: Goku accennava ad un sorriso, come se fosse impressionato
dalla forza
del mostro e non vedesse l’ora di confrontarsi con lui; Gohan
pareva essere
molto frustrato, e quasi sicuramente anch’egli avrebbe voluto
confrontarsi al
più presto con la creatura, anche se i suoi intenti
sarebbero stati molto
diversi da quelli di Goku; Junior sembrava molto preoccupato, forse per
la
forza di Rainbokiller, forse per quella serie di strani eventi uno dopo
l’altro: prima Nappa, poi il mostro arcobaleno…
erano tutte coincidenze troppo
strane per essere davvero casuali. Rainbokiller li osservò
beffardo.
“E
questo non è niente!”
*
Mentre
infuriava la battaglia tra i Guerrieri Z e Rainbokiller, un essere
dalla pelle
rosa e con una corporatura grossa vagava nella foresta ai piedi della
montagna,
accompagnato da un cagnolino e da un uomo in pigiama.
“Riesci
a percepire ancora la sua aura?” chiese Mr.Satan, rivolgendo
il suo sguardo
alla montagna, e più precisamente alla fitta nube che si era
alzata qualche
secondo prima, e che in quel momento si stava man mano diradando sempre
di più.
Era visibilmente preoccupato, e a Majin Bu bastò guardarlo
un secondo per
capire ciò che in quel momento turbava la sua mente.
“Sei
preoccupato per tua figlia, non è vero?” gli
chiese il mostro rosa con il suo
solito tono premuroso, che era solita a riservare soltanto a Mr.Satan.
Il
terrestre lo guardò, e Majin Bu poté notare che
il suo viso era impegnato in un
goffo tentativo di nascondere le sue preoccupazioni, forse per non
appesantire
le responsabilità di cui Bu si era fatto carico quella
stessa mattina. Il
demone rosa si avvicino a Mr.Satan, toccandogli le spalle. Mr.Satan
squadrò per
bene il volto dell’amico, notando che esso traspariva una
serietà che proprio
non si addiceva ad uno come Majin Bu.
“Non
voglio
che tu ti preoccupi. Se quei mostri ricompaiono, io lo
trasformerò in
cioccolatini e li mangerò insieme a te. E se proveranno ad
attaccare tua
figlia, sarò ancora più felice di occuparmi di
loro” lo rassicurò il mostro
rosa, per poi togliergli le mani dalle spalle e sorridergli.
“Io devo proteggerti, altrimenti non mi sarei
mai allenato così
duramente per tutti questi anni. Vinceremo, stai tranquillo" gli disse,
per poi voltargli le spalle.
“Avanti, proseguiamo. L’aura
è ancora sulla montagna, insieme a quelle
di Goku, Gohan e Junior. Dobbiamo sbrigarci, altrimenti per loro
potrebbe
davvero essere la fine!” disse il mostro, incamminandosi
nuovamente. Mr.Satan
lo segui, insieme al cagnolino. I tre proseguirono, guardandosi
reciprocamente
le spalle, ma apparentemente nessuno sembrava esser presente nei
dintorni. La
foresta era calma. Così calma che Mr.Satan
cominciò spontaneamente a credere di
essere in pericolo. Aveva come la sensazione che qualcuno li stesse
osservando
da lontano, e che stesse progettando un agguato per farli fuori.
Iniziò anche a
sentire dei fruscii, probabilmente opera della suggestione, che
sembravano a
dir poco reali. Come se qualcuno fosse realmente nascosto da qualche
parte e
non aspettasse altro se non il momento adatto per attaccare. Majin Bu
non
sembrava essersi reso conto dei rumori, anche perché erano
brevi e non si susseguivano
con una velocità frequente. Il cane sembrava invece molto
attento all’ambiente,
e spesso girava il capo nell’esatto direzione da cui
sembravano provenire i
fruscii. Satan iniziò a credere che anche il cane sentisse
quei sinistri
rumori, che nel frattempo sembravano più intensi. Mr.Satan
li ascoltò per bene,
capendo che quelli che sentiva in quel momento erano gli stessi
identici suoni
uditi fino ad allora. E sembravano più intensi
perché qualcuno o qualcosa era
molto vicino a loro. Il suono comincio anche a diventare più
veloce, quasi come
se quel qualcosa cercasse di confonderli, tesi avvalorata dal fatto che
ora i
fruscii sembrava provenire da molteplici direzioni, tanto che
finalmente anche
Bu iniziò a guardarsi intorno. I tre
camminava con un passo sempre più lento, fino a
quando non si fermarono,
nell’esatto momento in cui i fruscii terminarono. Istanti di
silenzio. Poi il
subentrare di un nuovo rumore, questa volta forte fin
dall’inizio. Sembrava
provocato da qualcosa di roccioso, situato proprio davanti a loro, in
continuo
movimento. Il cane iniziò ad abbaiare, mentre Bu si mise
davanti ai suoi due
compagni di viaggio, intenzionato a proteggerli.
La terra tremava, così come gli alberi sopra di
essa. Una serie di tonfi
incessanti senza sosta. La paura di Satan crebbe in modo esponenziale,
così
come aumentava sempre più l’evidenza del suono
roccioso: stava arrivando.
Scrutando tra gli alberi, Mr.Satan notò una roccia che
rotolava ad un alta
velocità, travolgendo tutto ciò che gli capitasse
a tiro. Era lei l’artefice di
quel forte suono. Satan alzò lo sguardo, rabbrividendo: la
roccia era così
grande che sormontava gli alberi, e niente sembrava poterla fermare.
Satan
ricollegò immediatamente quell’avvenimento con
l’accaduto mattutino, cosa che
gli fece rivalutare la pericolosità della roccia: Majin Bu
avrebbe potuto
ridurla in frantumi con un solo pugno, quindi non c’era nulla
di cui
preoccuparsi. I veri problemi sarebbero sorti quando quegli immondi
esseri
sarebbero usciti allo scoperto, pronti a reclamare la vittoria dopo la
miserabile sconfitta subita in mattinata. Nel bel mezzo delle sue
riflessioni,
Satan aveva abbassato la testa, cosa che gli permise di vedere un
enorme ombra,
che sovrastò improvvisamente la sua. Capì cosa
stava succedendo.
“Adesso ci pensò io!” disse
Bu, per poi tendere la mano destra in
avanti. Appena questa entrò in contatto con il possente
macigno, esso frenò
bruscamente, provocando un piccolo terremoto dalla infima potenza,
quasi
impercettibile.
“Congratulazioni! Sei davvero in forma,
lardoso rosa!” disse una tetra voce alle loro spalle. Il
gruppetto di girò, e i
timori di Satan divennero realtà.
Davanti a loro, si palesò un mostro
dall’aspetto praticamente uguale a
quello di Rainbokiller prima
della
mutazione, con le sole eccezioni del colore degli occhi e del corpo:
aveva
infatti gli occhi bianchi, mentre il resto del corpo era di un nero
pece.
Poteva sembrare temibile dall’aspetto, ma tutto sommato la
sua forza non era
davvero niente di che, tanto che a Majin Bu sarebbe bastato un solo
colpo per
stenderlo. Erano le sue abilità, che Bu conosceva molto
bene, a renderlo un
avversario molto tosto, cosa rafforzata dal fatto che… non
era un singolo
individuo. In quell’esatto momento, decine e decine di risate
si alzarono dalla
boscaglia, e decine e decine di mostri come quello uscirono allo
scoperto,
tutti uguali, tutti sorridenti. Tutti con un solo obbiettivo: catturare
Majin
Bu.
“La
scorsa volta avete ucciso i nostri
fratelli, ma badate bene, stolti: erano solo in venti. Noi invece siamo
sessanta, un numero troppo grande anche per te, brutto
panzone!” disse uno dei
mostri, un po’ più grosso rispetto agli altri e
con la voce più cupa, come ad
evidenziare il fatto che fosse il capo di quel gruppo di bestie pronte
ad
agire. Le creature non vedevano infatti l’ora di combattere,
e anche se la
maggior parte di loro aveva gli occhi fissi su Bu, alcun osservavano
con
interesse Mr. Satan e il cagnolino: erano prede facili, sfuggite ai
loro
fratelli morti, ma che questa volta non avrebbero fatto una bella fine.
Era
facile e divertente! Gli sarebbe bastato anche un solo piccolo Ki Blast
per
ridurli in polvere, cosa che avrebbero fatto volentieri, se non fosse
stato per
l’ordine impartitogli poco dopo dal loro capo.
“Non
pensate né al cane né all’uomo:
lasciateli anche scappare! Ci interessa
soltanto il grassone, e poi non abbiamo bisogno di usare nessuno come
ostaggio.
Possiamo fare tutto da soli” ordinò la creatura.
Majin Bu si girò per un attimo
verso Mr.Satan, facendogli cenno con il capo di scappare. Mr.Satan per
un
attimo fu titubante: non voleva lasciare Bu solo, non dopo quello che
avevano
tentato di fargli quei mostri. Ma purtroppo, sapeva di non poter avere
alcuna
utilità in quella circostanza, e anzi, sarebbe stato solo
d’impiccio. Mentre il
cane abbaiava verso i mostri in nero, Mr.Satan lo prese in braccio, per
poi
aggirare il masso passando tra gli alberi. Da lì
poté vedere che dove il masso
era passato molti alberi erano caduti, l’erba era scomparsa e
diversi tronchi
erano presenti qua e là, cosa che avrebbe impedito a
Mr.Satan di percorrere
quella strada. Continuò quindi a camminare in mezzo agli
alberi, voltandosi
frequentemente. Ma a parte urli di battaglia, dietro di lui non
riusciva
ad intravedere
più niente: Majin Bu era
già scomparso dalla sua vista. Speranzoso nelle
capacità di Bu, Mr.Satan
continuò a correre, senza avere la minima intenzione di
fermarsi nemmeno per un
singolo istante.
*
Nel frattempo,
da tutt’altra parte, C-18 stava guidando il gruppo affidatole
da Crilin, pur
non avendo una vera e propria meta prestabilita. La tensione fra i
componenti
era grandissima, tanto da spingere Muten a tenersi a debita distanza
dal
gruppo, per ragionare meglio sui numerosi eventi accaduti in
così poco tempo.
Non era troppo preoccupato per quel mostro arcobaleno che li aveva
sorpresi
improvvisamente, vista la sua grande fiducia nei Guerrieri Z, quanto
più per
l’eventualità che sopra quella bestia ci fosse
qualcun altro. E se quel qualcun
altro fosse anch’esso una semplice pedina di un qualcuno di
ancora più potente,
intenzionato a conquistare la Terra oppure distruggerla completamente?
Non
poteva ancora averne la certezza, ma era fermamente convinto che la
verità era
proprio dietro l’angolo, mentre aspettava che qualcuno
riuscisse a trovarla.
Era così preso dai suoi pensieri che si era quasi
dimenticato di essere con
altre sette persone, anch’esse immerse nelle loro menti.
Bulma era preoccupato
molto più per la sorte dei guerrieri
piuttosto che ad un eventuale ulteriore minaccia. In
particolare, era
molto in pensiero per Trunks e Vegeta, essendo uno suo figlio e
l’altro suo
marito, avendo quindi un valore affettivo decisamente superiore
rispetto agli
altri guerrieri. Era comunque molto preoccupata anche per Goku,
poiché era
certa che sarebbe stato colui che avrebbe combattuto più di
tutti, essendo in
quel momento il più forte sulla terra. Gli sarebbe potuto
succedere di tutto,
sarebbe anche potuto morire. Era un suo caro amico, e la sua morte,
oltre ad essere
qualcosa che avrebbe moralmente devastato tutti, avrebbe anche privato
la Terra
del suo più forte guerriero, che più di una volta
l’aveva protetta dalle
innumerevoli minacce giunte sul pianeta. Al contrario di Bulma, invece,
Chichi
non era molto preoccupata per Goku, nonostante fosse suo marito, quanto
per i
suoi due figli: Goten e Gohan non erano al livello di Vegeta o Goku, ed
erano
quindi molto più vulnerabili dei due Saiyan purosangue. Il
suo istinto di madre
le diceva di tornare indietro, di portare con sé i suoi
figli, di allontanarli
da quel posto. Il timore di quello che le sarebbe potuto succedere,
però, la
faceva restare in bilico: andare dai propri figli o salvarsi la pelle
(ben
sapendo che probabilmente i due mezzi-saiyan avrebbero preferito la
seconda
opzione)? Pensieri simili alleggiavano nella mente di Videl, anche se
diretti
principalmente a Gohan, cosa naturale, essendo sua consorte. C-18, da
fuori,
sembrava fredda e senza alcun particolare timore, ma in
verità era molto in
pensiero per Crilin: suo marito non era al livello dei guerrieri
Saiyan, e
probabilmente non avrebbe avuto alcuna speranza contro quel mostro. Ma
nonostante
fosse molto impaurita per quello che gli sarebbe potuto succedere,
cercava di
non farlo a vedere, come invece faceva la piccola Marron, preoccupata
anch’essa
delle sorti del padre. C-18 era la più forte tra i presenti,
e quindi era suo
compito proteggere il gruppo. Non poteva mostrarsi timorosa, per
evitare che il
panico salisse alle stelle in ognuno di loro.
“Fermiamoci”
disse improvvisamente il Signor Brief, interrompendo tutto
il gruppo dalle loro riflessioni individuali. Il Signor Brief e la
Signora
Brief erano infatti rimasti vigili per tutto il tempo, prestando molta
attenzione ad ogni singolo rumore o cosa nei dintorni e mettendo in
secondo
piano le loro riflessioni personali. Già da qualche minuto
avevano potuto udire
dei confusi e brevi rumori, simili a fruscii molto veloci, al contrario
del
resto del gruppo, distratti dai loro pensieri. Adesso, però,
quei rumori si
facevano sempre più evidenti, come se qualcosa o qualcuno li
stesse venendo a
prendere. Per un attimo ci fu silenzio, e i componenti del gruppo,
esclusa
C-18, si scambiarono rapidamente gli sguardi, come in un vano tentativo
di
cercare conforto. Ed eccolo spuntare dalla chioma di un albero. Nero
come la
pece, terrificante come il buio.
“Se pensavate che Rainbokiller fosse
l’unica vostra preoccupazione, vi
sbagliavate di grosso. Anche io posso rappresentare un
pericolo” disse la
creatura, e immediatamente il gruppo la ricollego al mostro arcobaleno
visto
sulla montagna, visto che il so aspetto era praticamente uguale a
quello di Rainbokiller,
escluso il fatto che la sua cute era totalmente nera e che gli occhi
erano di
colore bianco.
“Che c’è?
Non parlate? Non avete la lingua? Oh, adesso vedrete come
parlerete!” li
provocò il mostro. Un profondo odio pervase tutti i
componenti del gruppo, che
non gradivano affatto la presunzione di quella tenebrosa creatura.
“Vediamo…
da cosa posso iniziare… ah giusto. Parliamo del ragazzino
con i capelli viola e
del padre. Sappiate solo che quei due non stanno facendo una bella
fine. Beh,
c’era d’aspettarselo: sono solo due scimmioni senza
cervello, la cui vita può
essere spezzata anche da una misera folata di vento” disse il
mostro,
utilizzando un tono poetico nell’ultima frase, come per
rendere più fastidiosa
la provocazione. Bulma fu particolarmente colpita da quelle parole,
tanto che
tentò di avvicinarsi al mostro, mentre il suo odio verso
quella creatura
cresceva. Fu
però fermata da Videl, che
le sbarrò la strada con un braccio. Le due si guardarono per
un po’, entrambe
furiose per il comportamento del mostro, che pochi attimi dopo,
stuzzicato dal
visto particolarmente arrabbiato della moglie di Gohan,
continuò le sue
provocazioni.
“Ah,
cara Videl, è un vero peccato che per preoccupati di quello
scansafatiche di
tuo marito non hai pensato al tuo povero papà! Te lo sei
dimenticato appena
arrivata alla festa, ritenendo più importante consolare il
tuo povero maritino!
Che pena!” commentò acidamente il mostro, con il
solito modo di fare
simil-poetico. Chichi, furiosa per gli insulti rivolti al suo Gohan, si
preparò
per avventarsi sulla creatura, pronta per fargliela pagare.
“Come sai il
mio nome?” chiese Videl, mentre la sua espressione mutava.
Sembrava quasi
intontita dalle parole del mostro: sembrava conoscerla, e non solo di
nome. Gli
aveva anche citato un evento accaduto molto recentemente, di cui
soltanto lei e
Gohan erano a conoscenza. Il gruppo guardò Videl, tutti con
la faccia
stupefatta, esclusa C-18. Era fin troppo strano che quel mostro potesse
conoscere il nome di un individuo che non aveva mai incontrato in vita
sua, e
tantomeno non poteva sapere cosa accadeva nella vita di
quell’essere. Subito
molte domande sorsero nelle menti dei presenti, fino a quando Bulma non
decise
di intervenire e porre lei il primo quesito, diretto a Videl.
"Ora che ci faccio caso, Mr.Satan non era presente,
così come Majin
Bu, nonostante li avessimo invitati. Sai per caso che fine hanno fatto,
Videl?”
le chiese Bulma, ricevendo una risposta quasi istantanea dalla donna.
“Beh... mio padre, ieri sera, mi aveva detto che
non sarebbe potuto
venire, poiché aveva un affare da sbrigare con Majin Bu. Da
quel momento, non
li ho più visti, e questa mattina mi ero quasi dimenticata
di loro” rivelò la
donna, tenendo gli occhi fissi sulla nera creatura, pronta per porgli
diverse
domande che le attanagliavano la testa. E mentre si preparava a
formulare una
di queste domande, un nuovo interrogativo gli balenò in
mente: quel mostro
sapeva che Mr.Satan non era venuto alla festa. E se per caso fosse
stato lui il
responsabile della sua assenza? E se per caso avesse fatto del male a
suo
padre? Immediatamente, quella domanda prese importanza rispetto a tutte
le
altre. Le sorti di suo padre erano ben più importanti di
capire il perché quel
mostro sapesse il suo nome e conoscesse gli eventi della sua vita.
“Cosa hai fatto a mio padre!? Sei stato tu,
dì la verità!” gli chiese
Videl. Il mostro non ci pensò due volte, e iniziò
a raccontare quanto
successo.
“Vedi, carissima, ieri sera i
miei fratelli sono comparsi al tuo caro paparino…”
“I tuoi fratelli?” lo interruppe
Videl, disgustata dall’idea che potessero
esistere altri mostri come quello.
“Grazie per l’interruzione”
la “ringraziò” il mostro, per poi
riprendere
il suo racconto ignorando totalmente la faccia contrariata della donna.
“Come
vi dicevo, i miei fratelli sono comparsi al tuo caro paparino
sottoforma di
voci, che soltanto lui e quella palla di lardo rosa potevano percepire.
Abbiamo
avuto così l’immenso piacere di chiacchierare un
po’ con quei due idioti. Devo
ammettere che in fin dei conti, per quanto due creature assolutamente
orripilanti ed inferiori, erano piuttosto simpatici. Non come certe
crape
pelate con tre occhi” a questo punto, il mostro si interruppe
volontariamente,
per vedere se le sue volontarie frecciatine verso Tensing avevano
scaturito gli
effetti sperati. Compiaciuto, vide per la prima volta un lieve rancore
nella
faccia di C-18, causato dalla troppa saccenza, mentre i volti degli
altri
sembravano meno arrabbiati, tranne quello di Videl, furiosa per gli
insulti
rivolti a suo padre. Stava per controbattere, ma il mostro le fece di
no con un
artiglio, per poi guardare tutti i presenti con un aria soddisfatta,
aumentando
la loro irritazione. Riprese allora il racconto.
“Hanno
stretto un accordo con quei due, che
prevedeva la loro presenza in tarda sera nel cielo della
Città dell’Ovest. In
cambio, nessuno si sarebbe fatto male. Così, uno dei miei
fratelli,
confondendosi con il buio della notte, è andato a prenderli
e lì a trasportati
in questa foresta, molto lontano dalla montagna da cui siete venuti.
Devo
ammettere che sono stati molto furbi a celare la loro presenza: sono
volati
così in alto che nemmeno la più alta luce della
città riusciva a raggiungerli.
Un ottimo piano, insomma” concluse il mostro, per poi
fermarsi nuovamente.
“Non
me la bevo! Avete fatto qualcosa a mio padre, ne sono certa!”
entrò Videl,
sfruttando il momento di pausa del mostro. La sua irrefrenabile voglia
di
andargli addosso cresceva sempre di più, insieme alla
orribile consapevolezza
di non essere nessuno in confronto a quel mostro, e che questi
l’avrebbe già
uccisa, se solo avesse voluto.
“Oh,
mi dispiace. Come posso farmi perdonare? Dicendoti che quel verme rosa
si era
nascosto volontariamente nel buio, per cogliere un agguato al mio caro
fratello? Dicendoti quali atrocità ha commesso quel
maledetto demone, uccidendo
venti miei fratelli? Vuoi per caso…” ma prima che
potesse finire la frase, il
demone si ritrovò improvvisamente un buco nello stomaco. Una
piccola esplosione,
rumore di un tronco che cadeva, la vista che gli si annebbiava. Il
tonfo del
suo corpo, e poi il nero assoluto. C-18 ritrasse il braccio,
soddisfatta dal
lavoro compiuto dal suo Ki Blast. Il gruppo tirò un profondo
sospiro di sollievo.
“Sei stata grande, C-18” si
congratulò Videl, mentre la piccola Marron
esultava, felice per la vittoria della sua mamma.
A
quel punto, il
gruppo proseguì lungo il suo tragitto, ma dopo un
po’ tutti decisero di
fermarsi, per riprendere fiato e cercare di tranquillizzarsi, essendo
ancora
più scossi dalla discussione avuta poco prima con il mostro.
Ma non era facile,
in particolare per Videl e Bulma, che sembravano le più
turbate del gruppo.
Vedendo la strana espressione della figlia, il Signor Brief le si
avvicino.
Bulma era seduta accanto ad un albero, ed era intenta a sistemarsi i
capelli,
che durante la fuga erano stati arruffati dal vento. Il padre
capì subito che
il comportamento della figlia era soltanto un modo per non pensare a
Vegeta e a
Trunks, per i quali era terribilmente il pensiero.
“C’è
forse qualcosa che ti turba, cara?” le chiese con calma.
“No, niente. Tranquillo. È solo che
sono un po’ stressata per tutti
questi avvenimenti, ma per il resto sto apposto. Devo soltanto
riprendermi”
disse seccamente, ma il padre capì al volo che la figlia non
le stava
confidando la verità.
“So
che sei molto preoccupata per Trunks e Vegeta, lo siamo un
po’ tutti. So che è
brutto pensare di averli lasciati soli con quel mostro ed essere
fuggiti via.
Ma non potevano fare altro. Saremmo stati soltanto di impiccio. E poi
vedrai
che se la caveranno, perché…”
cercò di dire il Signor Brief, venendo però
fermato dallo scatto improvviso della faccia della figlia verso di lui.
Le sue
parole non sembravano aver fatto ragionare Bulma, al contrario, pareva
essere
piuttosto infastidita.
“E
tu cosa ne vuoi sapere? Se credi che delle semplici parole bastino a
tranquillizzarmi, ti sbagli! Davvero, è stata una pessima
idea fuggire! Siamo
all’oscuro di tutto ciò che succede su quella
montagna. Alcuni dei nostri
potrebbero già essere morti, ma tu dai per scontato che
siano vivi senza
vedere. Vuoi per caso che ti ricordi quante perdite abbiamo subito
contro Majin
Bu, o di quante volte Goku, Gohan, Junior o qualsiasi altro guerriero
sia stato
vicino alla morte, scampandole per un soffio? Non eravamo per niente
pronti ad
una nuova minaccia, e nonostante sapessimo nel profondo che la pace non
sarebbe
stata eterna, ci eravamo illusi che tutto fosse finito! E adesso, oltre
ad
essere impotenti, non sappiamo nemmeno che fine faranno i nostri cari!
Dobbiamo
andare da loro! So che non serviremo a molto, ma secondo me
è la cosa più
giusta da fare!” disse tutto d’un fiato la donna, e
quando il padre cercò di
controbattere, Chichi si intromise nel loro discorso.
“Io sono
d’accordo con Bulma! Sono le persone a cui teniamo di
più al mondo, non
possiamo lasciare da sole! Siamo scappati come conigli, e tutto questo
per
colpa delle nostre stupide paure! Lo sapevo, non avremmo mai dovuto
ascoltare
Crilin! Adesso per colpa sua” ma Chichi non fece in tempo a
concludere che una
C-18 più furiosa che mai decise di intromettersi
anch’essa, con lo scopo di
scagionare il marito dalle accuse di una persona che a suo parere
doveva
soltanto essergli grata.
“Crilin
l’ha fatto per il nostro bene, non puoi accusarlo di colpe
che non ha! Inoltre,
non fare tanto la finta preoccupata: sappiamo tutti che te ne importa
soltanto
di Goten e Gohan!” esclamò la cyborg, arrivando a
spaventare la piccola Marron
per via del tono alto utilizzato.
“Mi sembra naturale! Tu parteggi per Crilin solo
perché è tuo marito, e
io parteggio per Goten e Gohan perché sono miei figli! Tu
tua figlia c’è l’hai
qui con te, mentre io temo il peggio per i miei figli, di cui non mi
è nemmeno
dato sapere che fine hanno fatto! Ti rendi conto come mi
sento?” rispose rabbiosamente
Chichi, ma prima che la faida potesse continuare, ci pensò
Videl a mettere a
posto la situazione.
“State tutti litigando per delle ragioni
inutili! Per il momento
dobbiamo pensare a metterci al sicuro! Anch’io sono
preoccupata per Gohan, ma
so che lui, come tutti gli altri, preferirebbe sapere che i suoi amici
e cari
sono al sicuro, piuttosto che con lui, e con quel mostro orribile. So
che è
terribile non poter sapere come stanno, ma dobbiamo avere fiducia in
loro. Se
si sono allenati così a lungo, un motivo ci
sarà!” disse, per poi fermarsi a
riprendere fiato dopo quella dura lavata di capo, che sembrava aver
calmato gli
animi, anche se Chichi e C-18 si scambiarono comunque
un’occhiataccia l’una con
l’altra.
Passarono diversi interminabili minuti di puro silenzio,
ma la
situazione non sembrava migliorare. Il discorso di Videl non era
bastato per
rassicurare Bulma e Chichi, e non aveva di certo risolto il dibattito
tra
Chichi e C-18, che
si teneva a debita
distanza l’una dall’altra. L’unico che
davvero sembrava calmo e rilassato era Muten,
che in quel momento era seduto poco lontano dal gruppo, intento ad
ammirare il
monte sovrastante. Trovò assurdo il pensare che poco prima
quel monte era stato
teatro di un evento così felice come una festa, per poi
diventare scenario
dell’ennesimo confronto tra le forze del bene e quelle del
male. Ma nella sua
testa non c’era alcun dubbio sul fatto che quella battaglia
si sarebbe conclusa
con la vittoria dei Guerrieri Z: il discorso di Videl aveva avuto su di
lui un
effetto decisamente positivo, ed iniziò ad avere ancora
più fiducia nei
guerrieri di quanta non ne avesse avuta prima. Era un vero peccato,
secondo
lui, che nessuno sembrasse covare cotanta certezza nelle
capacità di quegli incredibili
combattenti, pensiero destinato però a smontarsi durante il
dialogo che ebbe
con il Signor Brief, che gli si avvicino, gli sedette accanto e
contemplò
insieme a lui l’imponenza del monte.
“Sei
preoccupato? Ti vedo un po’ pensieroso” gli chiese
il Signor Brief.
“No, per niente. È solo che
fa uno strano effetto passare da una situazione perfettamente nella
norma
all’avvento di una minaccia, un po’ come successo
per Majin Bu, anche se in
questo caso nessun essere superiore è qui per spiegarci cosa
stia accadendo”
disse Muten, iniziando a guardare in viso il proprio interlocutore, che
sorridendo allegramente, gli rispose.
“Oh,
quanto hai ragione. Doveva essere una giornata grandiosa. E invece
è degenerata
in un qualcosa di terribile. Non puoi nemmeno immaginare la
felicità di Bulma
stamattina. Mi ha svegliato alle tre del mattino, ed io, ancora mezzo
assonnato, pensavo che fosse una giornata come le altre, ed
è per questo che
indosso il camice: siamo partiti così presto che non ho
fatto in tempo a
mettere qualcosa di più elegante. Almeno mi consola sapere
che c’è qualcun
altro che non ha pensato a mettersi qualcosa di particolarmente forbito
addosso
per questo speciale evento” disse il Signor Brief,
ridacchiando tra sé e sé.
Muten capì che l’ultima frase era riferita al
vestiario del vecchietto, che comprendeva
la sua tipica camicia arancione e i suoi classici pantaloni blu.
Accennò
anch’egli un sorriso, per poi rivolgere nuovamente lo sguardo
alla
montagna.
“Ad
esser sincero, non ho proprio preso in considerazione di mettermi
qualcosa che
mi rendesse quantomeno presentabile ad una festa. E poi non siamo mica
gli
unici a non essersi vestiti elegantemente: anche Vegeta, Junior, Goku,
Crilin,
e parzialmente anche Tensing, sono venuti con gli abiti che utilizzano
durante
i combattimenti" disse Muten seccamente, come se avesse parlato con
l’unico scopo di allungare quel discorso e non sembrare
scortese al Signor Brief,
ignorando totalmente le sue affermazioni. I suoi pensieri erano rivolti
verso
tutt’altra parte, e il Signor Brief ci mise poco a capirlo.
Si alzò, per poi
osservare anch’egli il maestoso monte.
“Dobbiamo
avere fiducia in quei guerrieri. Non dobbiamo temere il peggio
ricordando le
vecchie esperienze. Dobbiamo credere in loro. Saranno la nostra
salvezza. Ne
sono certo. Adesso ti lasciò ai tuoi pensieri. È
stato davvero un piacere
parlare con te. A dopo” concluse il padre di Bulma, per poi
girarsi ed
incamminarsi verso il gruppo.
“Finalmente
qualcuno che la pensa come me e Videl. Ci stiamo spaventando per nulla.
Sono in
gamba, se la caveranno. Il destino della Terra dipende tutto da voi.
Buona
fortuna, Guerrieri Z, e in particolare a te, Son Goku!“
riflettè Muten, felice
che i pensieri del Signor Brief combaciassero con i suoi. Rimase dunque
a
fissare la montagna, immergendosi nuovamente in quel fiume in piena che
era il
suo cervello, fino a quando non iniziò a sentire dei
sinistri rumori provenire
dalla foresta. Abbassò lo sguardo, e scorse tra gli alberi
una figura che
teneva qualcosa di molto grosso in braccio. Sembrava essere una
persona. La
figura non sembrava averlo notato, ed era per l’altro
abbastanza distante da
loro, ma osservandone la sagoma, Muten capì al volo che si
trattava di un
mostro identico a quello incontrato precedentemente. E questa sua
teoria gli fu
confermata quando la creatura si girò verso di lui,
guardandolo con i suoi
penetranti occhi bianchi, per poi scappare, in modo molto goffo. Muten
trovò
piuttosto strano il fatto che quella temibile bestia camminasse in modo
così
sgraziato, ma non ci rifletté molto. Quella cosa aveva
qualcuno tra le sue
viscide braccia, e non sembrava per nulla essere un altro esemplare
della sua
specie. Capì che dovevano intervenire all’istante:
non osava nemmeno immaginare
ciò che quel mostro avrebbe potuto fare alla sua povera
vittima, sempre se quel
tizio non fosse già stato bellamente ucciso.
Scattò in piedi, con un tale forza
che tutti lo notarono, rivolgendogli lo sguardo. Si girò e
poi parlò.
“Tra
gli alberi c’è un altro di quei cosi! Ha qualcuno
tra le braccia, e sembra
essere un umano! Se non facciamo qualcosa, quel tipo ci
rimetterà le penne!
Seguitemi ed inseguiamolo!” urlò Muten, per poi
girarsi nuovamente, pronto ad
iniziare l’inseguimento. Tutti annuirono
all’unisono, per poi partine
simultaneamente al vecchio. La corsa per prendere quel mostro era
appena
iniziata.
L’inseguimento
non si rivelò facile,
fin dall’inizio: quella cosa, per quanto goffa e dai passi
pesanti ed evidenti,
che guidavano il gruppo sulle sue tracce, era davvero veloce, e spesso
il
gruppo si era trovato a vagare a vuoto per diversi minuti, visto che il
mostro
riusciva a seminarli con relativa facilità. Non sembrava
però intenzionato a
distanziarsi troppo dal gruppo, come se si stesse prendensi gioco di
loro: ogni
tanto, infatti, si fermava, concedendo un po’ di tempo agli
inseguitori, per
poi rincominciare a correre mentre questi erano ormai vicini a
prenderlo.
Questo comportamento dava parecchio fastidio a C-18, tentatissima di
sparare un
potente colpo contro quel mostro, facendogli fare la stessa fine
dell’altra
creatura. Per fortuna, ci pensò Muten ad ammonirla,
dicendole che avrebbe
potuto colpire anche la persona che quel mostro portava con
sé, e C-18 ubbidì,
seppur con evidente seccatura. Le forze della congrega si prosciugavano
sempre
di più, essendo tutti costretti a correre molto velocemente,
per cercare di
tenere sempre d’occhio la sfuggente creatura, che pareva
diventare sempre più
veloce.
“Maledizione!
Se quel coso non rallenta, non lo prenderemo mai!”
esclamò Videl, che ardeva al
pensiero di scoprire l’identità di
quell’uomo, sospettando potesse essere suo
padre. Era proprio questo pensiero che le aveva permesso di correre con
una
velocità costante nonostante l’immensa stanchezza
del suo corpo. Le sue
preghiere si avverarono nel giro di pochi secondi. I passi del mostro
iniziarono ad essere meno pesanti e si presentavano in minore
intensità, fino a
cessare. Il gruppo raggiunse il punto esatto dove il mostro si era
fermato. Il
gruppo rallentò, tranne Videl, che, intenzionata a rivedere
al più presto il
padre, continuò a correre, seppur più lentamente.
Infine, arrivò, ma quello che
le si parò davanti fu per lei e per tutto il gruppo
inaspettato: accanto ad
uomo in pigiama, seduto sulla schiena di quest’ultimo,
c’era un grasso maiale
con camicia bianca, delle nere bretelle e un pantalone verde pieno di
lacerazioni. Gli spacchi del pantalone lasciavano spazio alla carne del
maiale,
anch’essa con evidenti segni di tagli. Il maiale
affannò per un po’ ad occhi
chiusi, poi li aprì. Tirò quindi un profondo
sospiro di sollievo.
“Oscar? Ma com’è possibile?
Come diamine ci sei finito qui?” domandò
Bulma, aiutando il maiale a mettersi in piedi.
“Diciamo soltanto che ieri sera ho avuto un
problemino con uno strano
mostro, che mi ha inseguito per tutta la notte. Per fortuna, sono
riuscito a
cavarmela tramite diverse trasformazioni e nascondendomi un
po’ da tutte le
parti. Non mi sono potuto riposare nemmeno per un istante,
perché quel mostro
non mi dava tregua. Fuggendo, sono arrivato qui. Mi sono nascosto
dietro ad un
albero, ormai esausto. Ho aspettato per diversi minuti, per poi uscire
per un
attimo allo scoperto. Il mostro non c’era più. Ho
quindi deciso di trascorrere
la notte qui: non potete immaginare quanto mi fossi stancato.
Svegliato, mi
sono trovato la strada sbarrata da ben tre rocce: la mia unica opzione
era
quella di tornare indietro, e così ho fatto…
finché, avanzando con cautela tra
gli alberi non ho visto che un gruppo di creature stava maltrattando un
uomo.
Quel poveretto gli stava letteralmente pregando di fermarsi, ma loro
continuavano a colpirlo. Non sembravano intenzionati ad ucciderlo, ma
dalle
loro parole potevo capire che si stavano divertendo. Non potevo
lasciarlo lì da
solo, e per questo mi sono trasformato in uno di loro, per poi
avvicinarmi al
suo corpo. Quei tizi si sono voltati verso di me, sorridendo in modo
inquietante e raggelandomi le vene, cosa che purtroppo non potevo far
vedere
per non dare troppo nell’occhio. Mi hanno aperto la strada,
come per dirmi che
l’uomo era tutto mio. Dopo di che, si sono dileguati nel
bosco, dicendo che
potevo fare di quell’uomo quello che volevo, e che loro in
quel momento avevano
altro a cui pensare. Mi hanno augurato buon divertimento, chiamandomi
“fratello”. Quando ero ormai sicuro che si fossero
allontanati, ho preso
l’uomo, ormai svenuto, in braccio, e sono corso il
più velocemente possibile
lontano da lì. E poi” tentò di dire il
maiale, per poi cadere a terra, esausto.
Per un attimo, il gruppo rimase ammutolito ed attonito, non sapendo a
cosa
pensare, fino a quando Videl non analizzò meglio la
capigliatura dell’uomo alle
spalle di Oscar. Trasalì, per poi iniziare a versare lacrime
gioiose. Era lui,
l’avevano ritrovato. Era proprio lui.
Mr.Satan.
“Papà!”
*
Purtroppo, ai
Guerrieri Z le cose non stavano andando molto bene, al contrario del
gruppetto
fuggito dalla montagna. Goku, Gohan e Junior erano ormai gli unici che
ancora
si reggevano in piedi, rappresentando quindi l’ultimo barlume
effimero di
speranza contro Rainbokiller. Era già da un po’
che i tre stavano lottando
contro Rainbokiller, che però spesso e volentieri non
muoveva un muscolo,
nemmeno per parare i colpi, incassando la maggior parte di essi, e
fermandone
soltanto alcuni. I tre lo avevano mitragliato di pugni, calci, Ki
blast, ma
tutto era inutile: Rainbokiller non si smuoveva un minimo, e teneva
costantemente impresso il suo maligno sorriso, segno che tutti quei
colpi gli
facessero appena il solletico. Ciò era preoccupante, visto
che Junior era al
massimo della sua forza, Gohan si era trasformato in Super Saiyan di
Secondo
Livello, raggiungendo quindi la sua forma più potente in
quel momento, e Goku
aveva ancora a disposizione soltanto il Super Saiyan Tre, visto che per
il
momento aveva deciso di testare la forza del nemico con il Super Saiyan
Due.
Sospettava però che la forza di quel mostro, sebbene al
momento sembrasse
totalmente pari a quella della massima trasformazione di Goku, potesse
andare
ben oltre quella di un Super Saiyan Tre, e che quindi batterlo sarebbe
stata un
impresa non da poco, anche perché ancora non conoscevano
nessuna delle le
tecniche che Rainbokiller aveva a disposizione.
I
tre continuarono per un po’ a colpire senza sosta il nemico,
che ovviamente non
risentiva nemmeno in infima parte di tutti quei colpi. Gohan e Junior
decisero quindi
di allontanarsi dal mostro con un balzo all’indietro,
iniziando così a caricare
i loro colpi energetici migliori: la Kamehameha per Gohan e il
Makankosappo per
Junior. Goku rimase quindi da solo a fronteggiare quel mostro, e, ormai
stufo
di combattere contro quella che sembrava una statua, capì
che doveva
stuzzicarlo per rendere il combattimento un po’
più interessante. Così, smise
di attaccarlo, e si mise perfettamente dinanzi al mostro, facendo
attenzione a
non inciampare sui numerosi tronchi
di
albero presenti vicino a loro. Fu in quel momento che si rese conto che
la
parte di terra su cui posava Rainbokiller non era abbassata, siccome
non
colpita dalla precedente scarica del mostro e che l’erba su
di essa era ancora
presente. Goku trovò buffo pensare che quella piccola zolla
di terra rialzata
ospitasse quella creatura, che in fino ad allora si era dimostrata
più forte di
loro: era come se quella sottospecie di piedistallo di terra
evidenziasse la
differenza di potenza tra loro e Rainbokiller, che in quel momento
sembrava
essere abissalmente grande. Dopo aver analizzato questa interessante
coincidenza,
a cui però Goku non diede molto peso, il Saiyan
iniziò a dialogare con il suo
nemico.
“Ad incassare i colpi sei davvero bravo. Ma in
quanto a combattimento?
Per ora non ho avuto modo di saggiare la tua forza: dai avanti,
mostrami cosa
sai fare! Infondo, hai messo a terra gran parte dei nostri senza alcuna
difficoltà, quindi non puoi essere un avversario scarso.
Mostrami cosa sai
fare” disse il Saiyan, facendo cenno a Rainbokiller di
avvicinarsi, per poi
mettersi in posa di combattimento. Il mostro continuò ad
osservare il Saiyan
sorridendo, mentre le molli spine verdi iniziarono a saltellare e a
cadere a
terra in modo molto veloce, provocando un inquietante rumore ogni volta
che si
posavano a terra. Si divincolavano inoltre da tutte le parti, come se
fossero
felici. Il mostro chinò leggermente il corpo, in modo da
raggiungere
perfettamente l’altezza della testa di Goku, trovandosi
così faccia a faccia
con il Saiyan.
“Sono davvero lusingato da questi tuoi
complimenti, e per questo
ricambio il favore: devo ammettere che hai fegato, anche se il cervello
ti
manca. Chi mai oserebbe sfidare un essere chiaramente molto
più forte di lui?
Beh, almeno credo mi divertirò. Guarda i miei tentacoli:
sono in estati per
questa battaglia. Non vedono l’ora di battersi con te.
Guardali, guardali
mentre si divincolano, desiderosi di avvolgersi attorno alla carne di
un essere
vivente. Sei pronto a lottare?” chiese in un tono falsamente
premuroso Rainbokiller,
toccandosi uno degli spuntoni molli, che egli aveva definito
“tentacoli”. Goku
rimase leggermente disgustato da quella raccapricciante visione, ma
decise di
non darci peso, preferendo concentrarsi sull’espressione di
Rainbokiller,
rilassata e per nulla timorosa dei colpi in arrivo. Almeno
così credeva Goku.
Infatti, Rainbokiller smise di toccarsi il tentacolo e
indirizzò le sue mani
una a destra e una a sinistra.
“Kamehameha!”
gridò Gohan.
“Makankosappo!”
urlò Junior.
Le tue
tecniche si fecero strada verso Rainbokiller, pronte a colpirlo. Ma il
mostro
non sembrava avere punti deboli, e anche questo ennesimo tentativo di
attacco
si rivelò infine un fiasco. Infatti, quando il Makankosappo
entrò in collisione
con la mano sinistra della creatura e la Kamehameha sulla destra , esse
si
fermarono per qualche istante. Inizialmente Rainbokiller sembrava in
grado di
respingerle, ma poi decise di abbassare le mani, come per farsi colpire
volontariamente. E così fu. Un esplosione enorme, Goku che
cercava di tenersi a
terra nonostante il potentissimo vento alzatosi lo spingesse verso
l’alto; una
coltra di fumo. E poi il silenzio. Il sorriso che si stampò
nei volti di Gohan
e Junior, però, ebbe vita breve, quando, da quella coltre,
uscì Rainbokiller.
Il suo piedistallo era stato affossato, l’erba sopra di esso
era stata
polverizzata, diversi alberi o parti di tronchi erano stati
disintegrati. C’era
addirittura un gran solco, provocato dal passaggio della Kamehameha.
Insomma,
l’ambiente circostante aveva subito ulteriori danni, eppure
c’era qualcosa che,
pur essendo nel raggio dei due colpi, non si era fatto proprio nulla:
Rainbokiller.
Il suo corpo non presentava graffi, ferite, niente di niente.
Purtroppo, i due
guerrieri non erano stati capaci di torcergli nemmeno un capello. Gohan
era più
furioso che mai: non voleva essere inutile in quello scontro, non
voleva
risultare una palla al piede. Voleva salvare il suo pianeta, e niente e
nessuno
glielo avrebbe impedito. Ma non poteva fare niente di tutto
ciò se in quel
preciso istante non fosse avanzato, non avesse cercato almeno di
combattere il
nemico, che, a giudicare dalle veloci occhiate che dedicò ai
guerrieri, sembrava
finalmente pronto a fare sul serio. La differenza di forza tra quel
mostro e
lui non avrebbe sortito alcun effetto: era certo di potercela fare, o
di
poterci almeno provare. Così, gridando a squarcia goal e
alzando i piedi in
aria, svolazzò verso l’avversario, preparandosi a
sferrare un potente gancio
sinistro. Ma Rainbokiller sembrava decisamente tranquillo, e
continuò ad
osservare Goku, rimasto impassibile davanti al fallimento del figlio e
dell’amico.
Ciò
che accadde dopo successe in un battito di ciglia: finalmente
Rainbokiller si
mosse, sferrando un potente diretto destro verso Goku, che purtroppo
non fece
in tempo a schivare l’attacco nemico, e venne preso in pieno
volto. Il Saiyan
cadde all’indietro, rischiando di colpire un tronco con la
testa. Per fortuna,
Goku fu furbo, e riuscì appena in tempo a posare le mani sul
tronco tenendosi
poi in equilibrio con le gambe all’aria. Fu però
una mossa poco saggia lasciare
le proprie gambe alla mercé del nemico: Rainbokiller non si
fece infatti
scrupoli, e con la sua enorme mano destra afferrò entrambe
le gambe di Goku.
Pur non essendo in contatto con essi, il Saiyan percepì
sulla propria pelle la
presenza degli artigli della creatura, come se essi fossero
così affilati da
essere percettibili anche senza essere in stretto contatto con essi. Ma
non
furono gli artigli ciò che gli provocò dolore:
Rainbokiller, difatti, lo alzò
dal tronco, stringendo sempre di più la presa. Quindi,
utilizzando le gambe
come manico, utilizzò il corpo del Saiyan come arma,
sbattendo la faccia di
Goku contro quella di Gohan poco prima che il Saiyan potesse soccorre
il padre.
Gohan cadde a terra, ma subito si rialzò, intenzionato a non
darla vinta a quel
mostro. Iniziò a sferrare una serie velocissima di pugni,
tutti schivati con
gran velocità di Rainbokiller, che nella confusione generale
usava spesso e
volentieri il corpo di Goku come scudo, in modo che il Saiyan
incassasse parecchi
colpi. Era divertente, in fin dei conti, vedere i propri avversari
distruggersi
a vicenda, anche se inconsapevolmente. Gohan continuò con la
raffica per
diversi minuti, ma notando che i suoi colpi non aveva alcun effetto se
non far
indietreggiare il mostro, decise infine di coglierlo di sorpresa.
Infatti, si
fermò, per poi inchinarsi e prepararsi a sferrare un
montante destro contro il
nemico. Rainbokiller, sorridendo, posizionò il corpo di Goku
in modo che
coprisse il suo di corpo, escluse le gambe. Era proprio questo il piano
di
Gohan, che, ignorando la faccia dolorante di Goku,
per via dei numerosi colpi subiti dal figlio,
sferrò con entrambi i piedi un calcio, intenzionato a
colpire i piedi del
nemico e fargli perdere l’equilibrio. Effettivamente, il
Saiyan riuscì a
centrare il bersaglio, ma il suo attacco non sortì alcun
effetto, anzi, Gohan
rimase a fluttuare a pochi centimetri da terra, con in piedi ferma su
quelli di
Rainbokiller, riuscendo quasi a palpare il terreno. Il mostro, ridendo
in modo
molto cupo, lanciò lontano il corpo di Goku. Gohan simise di
fluttuare finendo
a terra con un piccolo tonfo, rotolò indietro con la
schiena, per poi rialzarsi,
trovandosi faccia a faccia con l’avversario. In confronto
alla stazza di quel
mostro, sembrava davvero una pulce.
“Anche
se è così grosso, non mi fa paura.
Riuscirò a batterlo, costi quel che costi!”
pensò in testa sua Gohan, mettendosi nuovamente in posa di
combattimento. Rainbokiller
rise per l’ennesima volta, ma invece di combattere
iniziò ad indicare i
numerosi alberi sparsi per tutto il campo di battaglia. Gohan si
guardò
intorno, confuso dal gesto del mostro.
“Ma che sta facendo?”
commentò Junior, che nel frattempo si era tenuto
in disparte, ormai certo che, purtroppo, per lui, non c’era
niente da fare, e
che la sua unica speranza era di starsene lontano dallo sconto, visto
che con
ogni probabilità non sarebbe stato di alcun
utilità. Tenne quindi a bada
quell’irrefrenabile voglia di combattere contro quel mostro
arcobaleno, insieme
anche ad un'altra emozione, che in quel momento non riusciva ad
identificare
per bene.
“Vuoi
per caso prendere tempo?” chiese Gohan,
in un tono stranamente beffardo. Rainbokiller si girò
immediatamente verso il
Saiyan, e per la prima volta nel suo volto si impresse la collera.
Collera che
un essere così debole lo stesse velatamente considerando un
codardo. Questa non
gliela poteva far passare. Proprio no.
“No, caro il mio Saiyan! Volevo soltanto farti
notare, che, involontariamente,
hai evitato tutti gli alberi mentre mi combattevi, e non sei inciampato
minimamente su nessuno di essi. Sai, tenderei a renderlo più
evidente, se non
fosse che quel tuo modo di fare mi ha parecchio infastidito.
È bello osservare
tutti i dettagli che si perdono durante lo svolgimento dello scontro,
ma ho
l’impressione che ormai non li potrò nemmeno
più notare. Sappi che ti pentirai
di ciò che hai appena detto. Preparati, lurido
Saiyan!” disse Rainbokiller, più
furioso che mai. Gohan guardò il mostro di facile
arrabbiatura con un
sorrisetto, cosa che fece infuriare ulteriormente la creatura, pronta a
saltargli addosso da un momento all’altro.
“Adesso, ammira la
mai forza, guerriero da quattro soldi!” sentenziò
il mostro, e i suoi tentacoli
iniziarono a divincolarsi nell’aria, come se stessero
cercando un appoggio da
qualche parte. Soltanto uno di essi tocco terra, precisamente quello in
basso a
sinistra, e strisciando, raggiunse ciò che rimaneva di un
tronco. A quel punto,
il tentacolo si attorcigliò viscidamente attorno al tronco,
lasciando su di
esso una strana e disgustosa sostanza verde, intravedibile, siccome la
sua area
di estensione era leggermente di più grande
all’area che esso copriva.
Alla visione di
quel liquido, Junior rimase impassibile, poiché le sue
preoccupazioni erano ben
altre. Quei tentacoli davano l’aria di essere…
pericolosi e letali. Senza
pensarci due volte, il namecciano dimenticò totalmente
ciò che si era promesso
prima, e decise di buttarsi anch’egli nella mischia, andando
a combattere
contro quella creatura, facendosi strada saltellando tra i tronchi.
Aveva capito
di cos’erano capaci quei tentacoli. E sapeva che doveva fare
qualcosa.
Altrimenti, Gohan se la sarebbe vista brutta.
“Gohan, attento ai tentacoli!
Possono…” ma Junior fu messo a tacere da
Rainbokiller,
che, con un rapido scattò, si avvicinò al
namecciano, per poi attorcigliare il
tentacolo sinistro alto attorno al collo dell’alieno verde,
stringendolo con
media forza, in modo da tenere Junior sotto pugno, ma senza ucciderlo.
Poi,
immediatamente, Rainbokiller scattò di nuovo verso Gohan,
iniziando così ad
attaccarlo, tendendo il tentacolo destro basso verso lo stomaco del
Saiyan, che
però riuscì a schivarlo. Rainbokiller,
però, non gli diede un attimo di tregua,
e, colpendo Gohan dall’altro verso il basso con il tentacolo
destro alto,
prendendolo proprio al centro della testa a facendolo cadere su un
tronco,
provocandogli immensi dolori alle spalle. Il mostro
attorcigliò quindi il
tentacolo basso destro attorno alle gambe del Saiyan, per poi alzarlo
dal
tronco. A quel punto, Rainbokiller si divertì a torturare il
Saiyan, colpendolo
innumerevoli volte con il tronco recuperato precedentemente, e ridendo
ai vani
tentativi di Junior di liberarsi di quella disgustosa cosa verde che
gli
stingeva il collo.
“Resisti, Gohan!” disse sofferente
Junior, mentre scalciava il tentacolo,
inutilmente. Rainbokiller sembrò essersi ormai annoiato
della presenza del
namecciano, tanto che lo scaravento lontano dopo averlo sbattuto a
terra,
lanciandogli addosso anche il tronco di albero, così da
essere sicuro di
essersene liberato per quel momento. Lasciò poi la presa
anche sul corpo di
Gohan, ma il giovane Saiyan, per quando dolorante e già con
qualche lieve
livido, non era intenzionato darla vinta a quel mostro. Si
rialzò per
l’ennesima volta, ma questa volta fu Rainbokiller a
contrattaccare.
Il
mostro sferrò infatti un veloce gancio sinistro, che Gohan
riuscì ad evitare
abbassandosi. Il Saiyan fece poi un lieve salto per schivare il
tentacolo
strisciante che in quel momenti si stava dirigendo verso di lui, per
poi
afferrare con entrambe le mani il braccio della creature. Facendo un
po’ di
pressione contro la pelle della bestia, Gohan riuscì ad
alzarsi da terra e a
trovarsi faccia a faccia con la creatura. Dopo essersi scambiati uno
sguardo
pieno di odio, Gohan, tenendosi con le mani e con il piede sinistro sul
braccio
della creatura, provò a colpirlo in pieno volto con la
pianta del piede destro.
Il mostro si scansò però poco prima di essere
colpito. Gohan stava per perdere
l’equilibrio, e decise quindi di sfruttare il piede ancora
posizionato sul
braccio dell’avversario e prolungare il balzo che fece pochi
attimi dopo, per
poi tenersi in aria volando. Il mostro subito balzò verso di
lui, e gli sferrò
un diretto con il braccio sinistro. Gohan lo schivo, ma Rainbokiller
era già
pronto per colpirlo con un montante destro diretto al mento del Saiyan.
Gohan
indietreggiò appena in tempo, non accorgendosi
però che tutti e quattro i
tentacoli di Rainbokiller erano diretti verso di lui. I due bassi lo
afferrarono al busto, immobilizandoglielo, mentre quelli alti
iniziarono a
colpirlo selvaggiamente diverse volte da tutte le direzioni, mentre il
povero
Saiyan sembrava totalmente impotente davanti a quegli attacchi.
Rainbokiller ,
dopo aver guardato impassibile Gohan, iniziò ad infierire su
di lui anche con
le mani e con i piedi. Con quest’ultimi fu particolarmente
sadico, visto che
indirizzava i calci principalmente alla schiena del ragazzo, come se il
suo
obbiettivo fosse più che altro fargli del male fisico,
piuttosto che ucciderlo.
Sembrava provare piacere nel dolore del giovane Saiyan, anche se ad un
certo
punto le sue grida gli cominciavano a venire a noia, tanto che, dopo
aver
sporcato lo smoking e la faccia del Saiyan con quella strana sostanza
verde
strisciando i tentacoli su tutto il corpo del malcapitato,
scaraventò il corpo
di Gohan a terra. Gohan cadde tra i tronchi, svenuto, e il suo impatto
a terra
fu così forte da creare un ulteriore depressione nel
terreno, spaccando ben due
tronchi a metà e allontanandone un paio per via della
potente onda d’urto
causata dal suo impatto col terreno. Rainbokiller osservò
soddisfatto il suo
operato, anche se sapeva che gli scocciatori non erano certo finiti.
Junior,
infatti, si rialzò scrollandosi di dosso il tronco, per poi
osservare Rainbokiller,
apparentemente ignaro che il namecciano si fosse rialzato.
“Dai
Junior! Uccidilo, fallo soffrire! Ridi,
scherniscilo, innalzati sopra gli altri. Maltratta chiunque si metta
sul tuo
cammino. Non avere paura, vigliacco! Combatti! Uccidi!
Cancella!” sussurrava
una strana voce all’interno della testa del namecciano, che
faceva sempre più
fatica a concentrare i propri pensieri su Rainbokiller. Quelle frasi
erano così
accattivanti, belle… soddisfacenti. L’eliminazione
completa dell’avversario, la
sua sofferenza, la tortura del suo corpo e del suo spirito; il suo
sanguinamento, e il suo corpo a terra, senza vita, senza
possibilità di
rialzarsi. Erano pensieri davvero… fantastici. Fu
così che il namecciano si
trovò in uno stato di oblio: non riusciva a provare altro se
non l’appagamento
al solo pensieri di poter essere lui a infliggere il colpo di grazia a
quella
vile creatura che aveva toccato il suo pianeta. Poteva realmente essere
lui il
più temibile, il più rispettato, il
più adorato… ma non aveva forza
sufficiente. Aveva intelligenza, furbizia, coraggio, testardaggine: non
gli
mancava proprio nulla, soltanto una grande, immensa, sconfinata forza
per
abbattere i suoi nemici. Rimase quindi immobile come una statua, con la
bocca spalancata
e gli occhi vitrei. Ma a lui piaceva così: voleva rimanere
in quel mare di
sensazioni magnifiche e al contempo irrealizzabili, utopiche, come era
utopico
il suo sogno di possedere un qualcosa che lo rendesse totalmente pari o
superiore ai Saiyan. Purtroppo, però, Junior interruppe
questo magnifico stato
di incoscienza quando un potete scricchiolio lo riportò alla
realtà. Deboli
rumori di piccole scaglie di legno che cadevano a terra infrangevano il
meraviglioso silenzio precedentemente percepito dal namecciano, e
l’imponente
figura di Rainbokiller, che stagliava in mezzo alla moltitudine di
tronchi. Il
namecciano ebbe un breve scambiò di sguardi con
l’avversario, che si rigirò
poco dopo.
“Spera,
Junior! Spera!” gli disse la creatura, mentre si incamminava
verso un punto da
lui non precisato, schiacciando come moscerini i tronchi
d’albero che gli
ostruivano la strada. Junior si inginocchiò, con lo sguardo
rivolto al mostro
arcobaleno, la bocca spalancata e orribili pensieri che affioravano
nella sua
mente.
“Dove sei, piccolo insolente… ah,
eccoti qua!” disse la creatura, per
poi chinarsi leggermente, e afferrare con la sua mano la gamba di
Gohan, per
poi tirare su il suo corpo, notando che il vestito del ragazzo era
messo
piuttosto male: il suo smoking era ancora sporco della sostanza verde
rilasciata dai suoi tentacoli, così come il suo volto, e il
papillon era
assente dal vestito, caduto chissà dove in mezzo a quella
moltitudine di
cortecce. Il mostro girò il corpo del Saiyan, per osservare
i risultati che la
sua brutalità aveva avuto sulla schiena del malcapitato: a
parte la solita
sostanza verde, l’elegante vestito del Saiyan era stato
squarciato in diverse
zone, lasciando scoperta la sua tenera carne, facilmente infilzabile
dai duri
artigli del mostro. Rainbokiller fu quasi tentato ad infilare uno dei
suoi
artigli nella carne del Saiyan, per poi iniziare a lacerare
l’intero corpo del
giovane guerriero, per soddisfare quella sua voglia innata di uccidere
all’istante quell’insolente creatura che aveva
tentato di opporsi a lui. E
mentre con le punte degli artigli Rainbokiller tastava dolcemente i
punti di
pelle scoperta, quella tentazione che aveva si trasformò in
istinto: certo,
avrebbe voluto uccidere quel essere così inferiore
torturandolo, fino a quando
non gli sarebbe rimasta nemmeno la più piccola goccia di
sangue, ma qualcosa
gli diceva di non essere poi così spietato con quel
moscerino. Ma poi riflette
sul fatto che ad assistere a quello spettacolo c’era anche il
namecciano, colui
che aveva reso Gohan un vero guerriero, che gli aveva fatto da maestro,
da
amico. Quale occasione migliore per uccidere qualcuno e ferire
moralmente una
delle persone che più lo amavano? Fu così che il
mostro alzò la mano, pronto ad
affondare i suoi artigli nel Saiyan. Prima di farlo, però,
si voltò verso il
namecciano, come se pretendesse di vedere in lui la disperazione
più pura, il
terrore, la sottomissione al più forte. E invece, quello che
si ritrovò davanti
lo lasciò a bocca aperta. Junior era in piedi, gli occhi
senza pupille. La sua
muscolatura aveva avuta un leggero rialzamento, ed era circondato da un
abbagliate aura bianca, che gli circostanziava ogni singolo muscolo. La
sua
posa non era totalmente eretta, e quando muoveva la bocca riusciva a
produrre
unicamente strani versi, totalmente indecifrabili. Era un qualcosa di
davvero
ambiguo, ma al contempo interessante. Rainbokiller mollò
Gohan, intenzionato a
confrontarsi con quello che, a giudicare dalla forza percepita, poteva
rivelarsi un avversario più che degno. Rainbokiller lo
guardò, sorridendo.
“Vedo
che hai
aumentato la tua forza, ma che la tua intelligenza è
decisamente calata. Beh,
sappi che non ti basterà la forza bruta a sconfiggermi!
Avanti, mostrami i tuoi
miglioramenti, viscido muso verde!” disse la creatura,
entusiasta. Tese quindi
una mano verso il namecciano, per poi sparare da essa una potente onda
di
energia arcobaleno. Junior replicò con il Makankosappo, ma
la tecnica, invece
che venir completamente annullata dal colpo di Rainbokiller,
entrò in
collisione con esso, e per quanto l’onda arcobaleno sembrasse
in vantaggio, la
tecnica del namecciano resisteva egregiamente, tanto che, dopo alcuni
attimi, Rainbokiller
si rese conto che non avrebbe dovuto sottovalutare la situazione.
Quello era
una avversario alla sua altezza, finalmente. E di certo, non si sarebbe
fatto
scappare l’occasione di gustarsi una lotta decente dopo esser
riuscito a
piegare tutti i Guerrieri Z con facilità.
“Avanti…
fammi divertire un po’, namecciano!”
*
Mentre
imperversava la battaglia che vedeva schierati i Guerrieri Z e
Rainbokiller, il
gruppetto di C-18 si era accostato nella zona dove avevano trovato
Mr.Satan, il
cagnolino (Anche se Oscar non l’aveva nemmeno accennato, il
cagnolino era
rimasto per tutto il tempo tra le braccia si Satan, anche durante
l’inseguimento,
ed era anch’egli svenuto) e Oscar, e, dopo il risveglio del
primo, si
dimenticarono della leggera rabbia che li pervase quando, dopo che la
gioia del
ritrovamento del padre di Videl si attenuò, capirono che la
creatura che
avevano precedentemente inseguito era Oscar, e che quindi li aveva
fatti
preoccupare inutilmente. Iniziarono invece a tartassare Mr.Satan di
domande,
soprattutto riguardo a ciò che era successo e se la versione
data dalla
creatura da loro incontrata combaciava con la realtà, senza
nemmeno dirgli
perché si trovava lì. Sbuffando e ascoltando
attentamente ciò che il mostro
aveva detto al gruppo, Mr.Satan confermò che ogni singola
parola della creatura
corrispondeva alla realtà, cosa che lui stesso trovava molto
buffa, per via
dell’immensa meschinità di quegli esseri, cosa che
aveva potuto osservare con i
suoi occhi. Egli continuò dunque il racconto della creatura
dal punto in cui il
gruppo si era fermato, dato che C-18 aveva deciso di porre fine alla
vita di
quel mostro.
Dopo essere stati
teletrasportati nella
foresta, i tre furono attaccati da ben venti creature, intenzionate a
fare
qualcosa a Bu. Majin Bu si era ritrovato a lottare, con le unghie e con
i
denti, contro venti di quegli esseri, che, per quanto decisamente
inferiori a
lui, si erano rivelati degli ossi duri, per via delle loro numerose
tecniche di
combattimento: a detta di Mr.Satan, infatti, quegli esseri potevano
sparare
dalla bocca un liquido nero che immobilizzava temporaneamente le forme
di vita
con cui entrava in contatto, per poi scomparire dopo alcuni secondi.
Potevano
inoltre trasformare le loro braccia in dei resistentissimi tentacoli,
che poi
utilizzavano per avvolgere un corpo o per tenere fermo qualcuno. Per
finire,
erano capaci, unendo le loro forze, di creare dei cerchi neri che
attiravano a
sé qualsiasi cosa, compresa Majin Bu. L’obbiettivo
dei mostri non sembrava,
infatti, quello di uccidere o di sconfiggere il demone rosa, quanto
più di
attrarlo nei cerchi da loro creati: Satan raccontò infatti
che le bestie non
cercavano il confronto diretto con Majin Bu, sfruttando invece le loro
tecniche
in modo da tenerlo immobile, per poi permettere ad alcuni loro compagni
di
creare un cerchio, tentando di farci finire dentro Bu. Gli
immobilizzarono più
volte i piedi e parte del corpo tramite la sostanza liquida, tenevano a
bada i
suoi movimenti tramite i loro fortissimi tentacoli, e, sempre grazi a
quest’ultimi, impedivano a Bu qualsiasi movimento, in modo
che i cerchi
riuscissero ad assorbirlo. Per fortuna, Bu era troppo forte per quelle
creature, che, dopo i primi minuti di vantaggio, si ritrovarono a
venire
massacrati dal demone, a cui bastava un solo pugno per porre fine alle
loro
vite. Alcuni di essi furono anche trasformati in cioccolatini, per poi
essere
mangiati da Bu, felice della sua schiacciante superiorità.
Dopo essersene
liberati totalmente, Mr.Satan e Bu si addormentarono, ben sapendo che
quello
era solo l’inizio di un qualcosa di molto più
grande. Satan si fermò per un
attimo ad ironizzare sul fatto che, per una sua dimenticanza, quella
notte si
era messo il pigiama, pur essendo cosciente che quella notte, se
avrebbe dormito,
non lo avrebbe fatto nel suo letto. Ma notò al volo gli
occhi per nulla
interessati dei presenti, che si concentravano soltanto sulla storia.
Satan
riprese dunque il racconto, parlando di come quella stessa mattina
siano stati
nuovamente assaliti da quelle creature, e di come Majin Bu gli abbia
ordinato
di scappare insieme al cagnolino. Satan lo fece, ma poco dopo venne
assalito da
diversi esemplari di quelle creature, che massacrarono lui e il cane.
Mr.Satan
tenne stretto il cagnolino tra le sue braccia, ma purtroppo svennero
entrambi.
Mr.Satan non fu più cosciente fino a quel momento, motivo
per cui non si
accorse degli eventi successivi. Così, il gruppo gli
spiegò tutto quello che
Oscar gli aveva detto, e, proprio quando ebbero concluso, anche il cane
e il
maiale si svegliarono. Mr.Satan ringraziò di cuore Oscar per
averlo salvato, e
di tutta risposta il maiale gli rispose che aveva fatto soltanto
ciò che doveva
fare, e che quindi poteva anche non preoccuparsi di ringraziarlo.
Entrambi si
scambiarono un sorriso, che durò fino a quando Videl non
richiamò a sé il
padre, intenzionata a spiegargli la situazione e gli accadimenti
passati. Ma
proprio quando la giovane si attinse ad iniziare, dei fragorosi passi
irruppero
nell’aria. E dagli alberi, ecco comparire una grassa figura
rosa, dal volto
serio ed imbronciato. Mr.Satan esplose di gioia, così come
il cane, ed entrambi
fecero per saltargli addosso.
“Majin Bu! C’è
l’hai fatta!” disse Mr.Satan, pronto a lanciarsi
tra le
braccia del demone, che però non sembrava molto intenzionato
a spalancarle.
Satan e il cagnolino si fermarono. Bu era terribilmente serio, e quel
suo
sguardo quasi imbronciato provocò inquietudine nei cuori del
gruppo.
“Bu,
cos’è successo? Perc…” ma
Mr.Satan non fece in tempo a proferire nessun altra
lettera che il demone lo interruppe.
“Non
ho tempo adesso! Dovete seguirmi e basta! Fate come vi dico, fidatevi
di me!”
disse il demone rosa, per poi indicare la montagna, ben visibile
dall’alto.
“Ma sei per caso impazzito!?”
sentenziò C-18, mentre una confusione
generale si faceva facilmente strada tra le menti dei presenti.
“Ascoltiamolo!
Se lo dice, ce lo dice per un motivo! Nell’inseguire Oscar vi
siete molto
avvicinati alla montagna, quindi non dovremo fare molta
strada” disse Mr.Satan,
cercando di rassicurare tutti, notando uno sguardo di assenso in Majin
Bu. Il
gruppo sembrava ancora confuso, impaurito, titubante, ma dai loro visi
Satan
poté capire che le sue parole avevano sortito effetto: erano
decisamente più
sicuri di prima.
“Adesso seguitemi! Ci racconteremo quello che ci
dovremo raccontare
strada facendo!” sentenziò il demone, per poi
incamminarsi verso il monte,
seguito a ruota da tutti gli altri.
*
Contemporaneamente
al ritrovo di Majin Bu e alla decisione di quest’ultimo di
dirigersi verso la
montagna, la lotta tra Junior e Rainbokiller continuava, e diventava
progressivamente
sempre più duro per entrambi i partecipanti. I due, infatti,
conclusero lo
scontro tra onde abbastanza in fretta, dato che il Makankosappo di
Junior non
si rivelò capace di sopraffare l’onda di
Rainbokiller, riuscendo però ad
annullarla provocando una piccola esplosione che sbalzò
lontano i due
contendenti. A quel punto, i due iniziarono con lo scontro corpo a
corpo, in
cui si dimostrarono totalmente pari: si scambiarono colpi ad alta
velocità uno
dietro l’altro, ma nessuno dei due sembrava in grado di
prendere il
sopravvento. Il combattimento non sembrava prendere svolte
interessanti, anche
perché fino a quel momento si era ridotto soltanto ad un
tira e molla di calci,
pugni e altri colpi generici. Ormai non dovevano nemmeno più
riflette su che
mossa usare, dove colpire o dove parare: i loro corpi facevano tutto
per loro
istintivamente, e questo non piaceva molto a Rainbokiller, che di certo
non
voleva perdere l’occasione di combattere finalmente alla pari
con un curioso
avversario. Così, il mostro arcobaleno tese una mano verso
lo stomaco del
namecciano, senza che quest’ultimo se ne accorgesse. A quel
punto, generò un Ki
Blast arcobaleno, che velocemente scagliò contro
l’avversario, colpendolo. Una
piccola nube di fumo si alzò, e Junior fu sbalzato
all’indietro, rimanendo però
in piedi. Rainbokiller si fermò, sorridendo
all’avversario. Quello che si
trovava davanti sembrava tutto tranne che Junior: la sua espressione
facciale
era selvaggia, i suoi occhi sembravano uscire fuori dalle orbite;
muoveva
avanti e indietro le dita ripetutamente, senza quasi mai fermarsi; non
aveva
inoltre ancora riacquisito la capacità di parlare,
continuando ad emettere strani
ed incomprensibili suoni, simili a lamenti.
“Allora, muso verde, ti
sei dato una svegliata, eh? Dai, che ti vedo in forma! Mostrami
qualcosa in
più? O vuoi che sia io a mostrare ciò di cui sono
veramente capace?” domandò la
creatura multicolore, cercando un contatto con il suo avversario.
Junior, però,
non reagì alle domande di Rainbokiller, anzi, rimase
immobile, quasi più di
prima.
“Divertente
questo silenzio! Sai che ti dico? Lo prenderò come un si
alla mia ultima
domanda. Sei pronto a conoscere il vero Rainbokiller?”
sentenziò il mostro, per
poi incamminarsi verso Junior. Il namecciano, esattamente come prima,
non ebbe
alcuna reazione a quel gesto, ma ciò non dispiaceva a
Rainbokiller. Egli aveva,
infatti, così il tempo di gustarsi quella che sarebbe stava
una breve ma
piacevole passeggiatina. Notò che il numero di tronchi
spezzati era
notevolmente cresciuto: probabilmente, durante il loro scontro,
Rainbokiller e
Junior avevano combattuto con così tanta furia da romperli
senza nemmeno
accorgersene. Questo aggiungeva un tocco ancor più
apocalittico allo scenario,
cosa che non poteva portare nient’altro che soddisfazione nel
cuore di Rainbokiller,
che decise di godersi a pieno quel fantastico e scenario da lui
plasmato.
La
camminata del mostro arcobaleno continuò per poco tempo,
visto il suo passo
molto svelto. Quando si trovò a pochi passi da Junior,
Rainbokiller si inchinò
lentamente, in chiaro segno di provocazione, per poi alzare il capo
verso il
suo avversario, il cui volto non lasciava spazio
all’immaginazione: era chiara
la sua sete di sangue.
“Diamo inizio alle danze!” e fu con
quelle parole pronunciate da Rainbokiller
che la lotta proseguì.
Junior alzò il braccio destro, e lo indirizzò
verso il volto di Rainbokiller.
Sorridendo, il mostro arcobaleno scattò alle spalle
dell’avversario, che
rispose però prontamente con una potente gomitata sferrata
col braccio
sinistro, che centrò in pieno il corpo
dell’avversario. Rainbokiller, però, non
si scompose di un minimo, e, dopo aver consumato in fretta i pochi
sinceri
gemiti di dolori provocati dal colpo di Junior, attorcigliò
tutti e quattro i
suoi tentacoli al braccio dall’avversario. Junior,
però, non gli diede il tempo
di fare nient’altro, colpendo l’avversario con il
piede sinistro, facendolo indietreggiare
e facendogli ritirare i tentacoli. Rainbokiller prese qualche istante
per
riposare quelle letali armi attaccate al suo corpo, per poi ripartire
aggressivamente. Scagliò i due tentacoli superiori a mo di
frusta verso il
corpo dell’avversario, mentre con quelli inferiori si
avvicinava ai piedi del
namecciano, pronto ad attuare quella che sarebbe stata un efficace
strategia.
Ma Junior impedì ad essa di avverarsi, afferrando con la
sola forza delle mani
i tentacoli in procinto di colpirlo, per poi avvolgerli tra di loro in
un nodo.
Saltando, evitò anche di venir preso dai tentacoli
inferiori, riuscendo anche a
schiacciarli atterrandoci sopra con i piedi. Mentre teneva stretti i
due
tentacoli superiori per evitare che sciogliessero il nodo,
osservò la faccia di
Rainbokiller: per la prima volta, dall’inizio della
battaglia, quel mostro
sembrava dolorante. Ciononostante, Junior non accennò
nemmeno un sorriso di
beffa, un minimo segno di felicità per esser riuscito dove
tutti, prima di lui,
avevano fallito. Sembrava intenzionato quanto prima a concludere lo
scontro con
Rainbokiller, e per questo, lasciò la presa sui tentacoli
superiori, buttandoli
a terra accanto a quelli inferiori, per poi scattare verso Rainbokiller
prima
che riuscisse a richiamarli. In un lampo, si trovò davanti
all’avversario. Con
i piedi sempre ben saldi sui due tentacoli inferiori, iniziò
a sferrare una
serie velocissima di diretti, intrappolando Rainbokiller in una
prigione di
colpi da cui sembrava impossibile liberarsi. Man mano che i pugni
continuavano,
non solo crescevano di intensità, ma anche di potenza, tanto
che, ad un certo
punto, un singolo ma potentissimo pugno di Junior bastò per
sbalzar via Rainbokiller,
lo stesso mostro che pochi minuti prima aveva costretto i Guerrieri Z a
prostrarsi davanti alla sua immensa potenza. Lo stesso mostro che, dopo
esser
uscito illeso da innumerevoli colpi, energetici e non, finalmente aveva
sputato
un po’ di sangue dalla sua orrenda bocca, nella quale era
ancora ben visibile
la strana sostanza nera creatasi poco dopo la fine della sua
trasformazione.
Finalmente, era Rainbokiller quello che si innalzava nel cielo per
prendere
fiato, per ragionare sull’immediato futuro, per rendersi
conto che il suo
avversario non era un debole, ma un guerriero forte e temibile;
finalmente, era
Rainbokiller quello in difficoltà.
“Non
te la cavi male, verdino. Nel corpo a corpo, sei decisamente una spanna
sopra
di me… ma ancora non mi hai dato dimostrazione della tua
bravura coi colpi
energetici. Su, dai, non essere timido! Mostrami di nuovo quel tuo
Makankosappo! Vediamo cosa riesci a combinare!” disse un
affaticato Rainbokiller,
mentre i muscoli del suo corpo si rilassavano, pronti a ricominciare lo
scontro. Junior, stranamente, sembrava aver capito ciò che
gli aveva detto il
mostro arcobaleno, siccome iniziò a caricare la tecnica,
pronto a scagliarla
verso Rainbokiller e distruggerlo una volta per tutte. Il Makankosappo
ci mise
poco a caricarsi, e quando ormai fu pronto, Rainbokiller gli sorrise
per
l’ennesima volta. Finalmente il colpo fu scagliato, seguito
da un boato
profondo, e con gran velocità si avvicinò a
Rainbokiller. Il mostro arcobaleno
sembrava però avere in serbo una risposa per
quell’attacco, vista la sua calma.
Ed effettivamente, così fu: stendendo le braccia in avanti,
la creatura creò un
cerchio di colore nero, il cui diametro era appena sufficiente ad
occupare uno
spazio leggermente superiore a quello del Makankosappo. Per quanto
potesse
sembrare innocuo, quel buco nero si rivelò un qualcosa di
estremamente potente:
quando il colpo di Junior toccò il cerchio, infatti,
quest’ultimo sembrò
assorbirlo; da fuori, infatti, il colpo sembrava essersi fermato dopo
essere
entrato in contatto con il cerchio, ma era comunque udibile il rumore
che esso
provocava ogni volta che veniva utilizzato. Si udì poi uno
strano rumore
provenire dal buco, simile ad un esplosione, seguita a ruota da
un'altra
esplosione più potente, verificatasi fuori dal buco. Il
volto di Junior si
contorse in un espressione di puro orrore: il suo Makankosappo era
esploso
davanti ai suoi occhi, generando un enorme esplosione che colpi in
pieno lo
stesso Junior. Il namecciano rimase però in piedi, incapace
di provare dolore
fisico, al contrario di quello morale, che in quel momento aveva
raggiunto il
suo apice. Inclinò la testa verso il basso, ignorando tutto
quello che gli
succedeva attorno. Si sentiva sconfitto, si sentiva debole, si sentiva
incapace
di raggiungere il suo scopo. Ma perché stava provando tutto
questo? Aveva avuto
ciò che voleva, era riuscito a tenere testa ad un nemico che
aveva sconfitto
con facilità persino i Saiyan; aveva ottenuto una forza
superiore a chiunque
altro, eppure si sentiva lui il perdente della situazione, soltanto
perché un
suo colpo non era andato a buon segno. Possibile che bastasse
così poco per
farlo stare male? Possibile che non riuscisse ad accontentarsi di
quello che
aveva? Mentre questi pensieri gli opprimevano la testa, arrivando quasi
a farla
scoppiare, intorno a lui, ormai, l’esplosione era finita,
provocando dei
vistosi cambiamenti nell’ambiente: oltre ad un ulteriore
abbassamento del
terreno, erano ormai spariti tutti i tronchi, permettendo
così di individuare i
corpi senza forze e apparentemente senza vita di tutti i guerrieri
precedentemente stesi da Rainbokiller. Abiti strappati, ferite in ogni
dove,
sangue… era uno scenario macabro, che però non
sembrava provocare alcuna
emozione in Junior, che rimase fermo ad osservare il terreno.
Rainbokiller,
uscito illeso da quel gran macello, tornò a terra, notando
che Junior sembrava
esser tornato quello di una volta: l’aura bianca era sparita,
gli occhi erano
tornati normali, e la sua forza era drasticamente diminuita, tornando a
quello
che possedeva prima.
“Stai tranquillo per i tuoi amici: grazie ai
miei
poteri, ho creato delle piccole barriere che hanno attutito i danni
provocati
dall’esplosione. Per il momento, non ho intenzioni di
ucciderli. Ora, voglio
soltanto starmene qui fermo a godermi un po’ della tua sana
disperazione!” lo
provocò Rainbokiller, sicuro ormai che ogni pericolo era
passato. Grosso
errore. Quando Junior lo guardò, i suoi occhi ritornarono
gradualmente, nel
giro di pochi secondi, bianchi. Una debole aura bianca lo
circondò, e la sua
forza crebbe nuovamente. Rainbokiller fu sbigottito: non aveva mai
assistito ad
un evento del genere. Un essere che, dopo aver ricevuto casualmente ed
inconsciamente un incredibile incremento di potenza ed essere poi
regredito
nuovamente al suo stato iniziale, era riuscito a riottenere parte di
quella forza.
Il nuovo Junior era difatti più debole di quello affrontato
da Rainbokiller,
anche se sembrava molto più intelligente. Si teneva infatti
in posizione
eretta, e sembrava anche capace di parlare, visto che continuava a
borbottare
delle parole con un tono di voce così basso che Rainbokiller
non riusciva ad
ascoltarle. Le parole che stava dicendo, in ogni caso, non avrebbero
fatto né
caldo né freddo a Rainbokiller: poteva prolungare quella che
si stava rivelando
un interessante battaglia, e gli sarebbe dispiaciuto non continuarla
avendone
la possibilità Così, senza neanche proferire
parola, Rainbokiller scattò verso
Junior, per poi sferrargli con il piede sinistro un calcio, facilmente
schivato
da Junior saltando. Nel saltare, il namecciano si spostò a
sinistra, e, toccata
terra, sferrò una serie di velocissimi pugni contro
Rainbokiller, che furono
però neutralizzati dai tentacoli di quest’ultimo,
che, divincolandosi
velocemente nell’aria, intercettarono ogni singolo pugno,
dando il tempo a Rainbokiller
di girarsi e colpire Junior con una gomitata sinistra in faccia, cosa
che fece
quasi perdere l’equilibrio al namecciano. Junior,
però, riuscì a tenersi ben
saldo sul terreno, per poi scansarsi a destra per evitare un diretto
sinistro
di Rainbokiller. Il mostro ritrasse il braccio, si girò
verso Junior sferrò
quindi un montante destro, ma Junior riuscì a fermarlo con
l’ausilio dei palmi
delle mani, per poi sferrare una potente testata dritta al viso di
Rainbokiller,
che, però gli ricambiò il favore, colpendolo
velocemente allo stomaco diverse
volte tramite i suoi tentacoli. Entrambi indietreggiarono, ma il tempo
per
respirare fu poco: con un veloce scatto, si spostarono da
tutt’altra parte,
scomparendo per via della gran velocità, per poi ricomparire
e sferrarsi una
reciproca gomitata, Junior con il braccio sinistro e Rainbokiller con
il
destro. Rimasero per un po’ a cercare di sopraffare
l’attacco dell’altro, per
poi scomparire e riapparire nuovamente, questa volta in mezzo ai corpi
dei
guerrieri. Junior e Rainbokiller si tennero leggermente distanti
l’uno
dall’altro, scambiandosi sguardi di sfida. Junior
iniziò a mitragliare Rainbokiller
di Ki Blast, che egli però neutralizzò creando un
altro cerchio nero, questa
volta con un diametro piuttosto grande. Il buco assorbì
tutti i Ki Blast,
facendoli totalmente scomparire poco dopo averli toccati.
“Mi
dispiace, ma ogni tuo
tentativo è inutile: i cerchi che creo sono capaci di
teletrasportare qualsiasi
colpo energetico in un’altra dimensione, che al contrario di
questa è
totalmente vuota. I colpi più deboli vengono totalmente
assorbiti, mentre
quelli più forti, come il tuo Makankosappo, continuano la
loro avanzata
nell’altra dimensione, fino a quando questa non li fa
esplodere. E come hai
potuto osservare, le esplosioni si ripercuoto anche su questa
dimensione.
Quindi, se ci tieni tanto a” ma Rainbokiller non
poté continuare a blaterare,
perché Junior, con la sua velocità, si
ritrovò a sorpresa dietro di lui.
Sorpreso, il mostro fece scomparire il cerchio con uno schiocco di
dita, per
poi lanciare una serie di velocissimi Ki Blast arcobaleno contro quelli
ancora
in volo scagliati da Junior, per poi girarsi verso
quest’ultimo, dando le
spalle ai suoi Ki Blast che nel frattempo impattavano contro quelli di
Junior,
annullandosi a vicenda. Questa volta fu Junior a sorridere:
Rainbokiller era
cascato in pieno nel suo piano. Accadde tutto molto velocemente: Junior
afferrò
il tentacolo superiore destro di Rainbokiller, e cominciò a
tirare. Ci mise
così tanta forza che in un niente il tentacolo fu totalmente
staccato dal corpo
di Rainbokiller. Un fiotto di sangue fuoriuscì dal corpo
della creatura, e
mentre quest’ultimo tentava di limitare i danni ponendo le
mani sul punto dove
precedentemente si trovava il tentacolo staccato, Junior
scoppiò in una
fragorosa risata. Rainbokiller urlava dal dolore e dalla furia. Junior
lanciò
lontano il tentacolo, per poi concentrarsi unicamente sul suo
avversario.
“LURIDO
BASTARDO! Come hai osato ferirmi in tal modo! Te la farò
pagare cara! Non
sfuggirai alla mia ira! Soffrirai, come ora sto soffrendo
io!” urlò Rainbokiller,
ma Junior non sentì minimamente ciò che
l’avversario gli disse con tanto
fervore: le sue risate sovrastavano qualsiasi altro dolore, e la
goduria nel
vedere gli occhi di Rainbokiller arrabbiati come non mai aveva preso il
posto
di tutte le altre emozioni. Ma le cose belle, purtroppo, finiscono
sempre
troppo presto. Un movimento veloce, una piccola puntura che diventa via
a via
sempre più dolorosa. La risata che cessa, Junior che rimane
con la bocca
spalancata, l’aura bianca che scompare, gli occhi che
ritornano normali. E un
urlo di gioia generato da Rainbokiller.
“Allora?
Cosa te ne pare, bastardo?” delirò Rainbokiller,
mentre penetrava sempre di più
lo stomaco di Junior con il suo tentacolo basso destro. Lo stava
facendo
lentamente, perché voleva vederlo soffrire e morire
lentamente davanti ai suoi
occhi. Si era stufato di quella spina nel fianco che Junior aveva
rappresentato, ed ora doveva sfruttare il fatto che Junior fosse
tornato di
nuovo debole per liberasene una volta per tutto. Godeva
nell’osservare i suoi
occhi immobili e morenti, la sua bocca spalancata in un vano tentativo
di
tirare un urlo di dolore, il suo corpo ormai pietrificato da quella
singola ma
potente puntura. Gocce di sangue colavano dal punto colpito, e il loro
numero
aumentava a mano a mano che il tentacolo si faceva strada attraverso la
carne
del namecciano, arrivando persino a creare una pozza di sangue ai piedi
del
malcapitato. La sofferenza provata da Junior era in costante aumento, e
Rainbokiller
non sembrava esser intenzionato a porre fine al supplizio del
namecciano così
in fretta. Il divertimento era appena iniziato.
*
Finalmente, il
gruppo guidato da Bu era arrivato ai piedi del monte. Sapevano bene
ciò che li
attendeva: avevano sentito di tutto e di più provenire da
quella montagna, ed
erano quindi consapevoli che lo scenario a cui avrebbero assistito non
sarebbe
stato dei migliori. Anche quelli che all’inizio erano
contrari al ritornare
sulla montagna, dopo aver seguito Bu per via della gran confusione del
momento
ed aver ascoltato come egli fosse riuscito a sconfiggere facilmente il
gruppo
di creature che avevano assaltato lui e Mr.Satan, non vedevano
l’ora di vedere
se i loro cari stessero bene, e che il loro sacrificio non fosse stato
vano. Si
sentivano al sicuro con Bu, ed erano certi che con lui sarebbero
riusciti ad
arrivare senza pericolo al luogo dello scontro.
Dopo aver camminato velocemente attraverso un ancora
verdeggiante
percorso, quest’ultimo si interruppe, e davanti ad esso era
ben visibile quello
che sembrava un enorme cratere, sul quale giacevano i corpi
apparentemente
senza vita della maggior parte dei combattenti. Chichi
scoppiò a piangere dopo
aver visto com’erano conciati Gohan e Goten, mentre Videl
cercò di trattenere
le lacrime che gli resero gli occhi lucidissimi. C-18 cercò
di trattenere
l’orrore nel vedere il suo Crilin ridotto in quello stato,
cercando anche di
calmare la piccola Marron, che sembrava sul punto di scoppiare dopo
aver visto
il padre così malconcio. Bulma rimase pietrificata quando
vide che anche i
corpi di Vegeta e Trunks erano stesi a terra, e iniziò
subito a pensare al
peggio. Il resto del gruppo rimase totalmente disgustato da
ciò che Rainbokiller
aveva fatto, ma nessuno si era concentrato sul fatto che, in quel
momento,
qualcuno fosse sotto tortura da parte di Rainbokiller. Nessuno, tranne
Bu, che
fece per scattare, per poi fermarsi, un Ki Blast aveva sfiorato
Rainbokiller
nonostante quest’ultimo si fosse abbassato per schivarlo. I
presenti
indirizzarono i loro sguardi verso un uomo con la parte superiore del
corpo
scoperta e i muscoli in bella vista, con dei lunghi e spinosi capelli
dorati e
dagli splendenti occhi azzurri, privo di sopracciglia, cosa che gli
dava un
aria decisamente più seria. L’uomo
cominciò ad avvicinarsi verso l’avversario,
mentre quest’ultimo ritirava il tentacolo dal corpo di
Junior, lasciando un
foro nello stomaco del namecciano, che cadde a terra chiudendo gli
occhi. Rainbokiller
poté dunque girarsi verso Goku, e quando i loro sguardi si
incrociarono,
entrambi sorrisero.
“Sapevo che non sarebbe stato facile mandarti
all’inferno. Ma in fondo,
è più divertente quando oppongono resistenza, o
sbaglio?” chiese ironicamente Rainbokiller.
Goku sembrò accennare ad una risata, come se avesse preso
sul serio ciò che il
nemico gli aveva detto.
“Già,
è proprio divertente. Ed è proprio per questo che
non vedo l’ora di farti
tornare da dove sei venuto!” sentenziò Goku, per
poi mettersi in posa da
combattimento. Rainbokiller fece la stessa identica cosa, ed entrambi
si
scambiarono un ghigno di sfida.
“Andatevene
tutti.
So che è stato orribile vedere i vostri cari in quello
stato, ma era la cosa
migliore da fare: è sempre meglio sapere come stanno
effettivamente le cose.
Adesso, però, non potete aiutarci in alcun modo. Io e Goku
penseremo a questo
colosso. Su, andatevene” disse Majin Bu al gruppo, per poi
saltare ed atterrare
vicino a Rainbokiller. Il gruppo sarebbe voluto rimanere, ma purtroppo
sapevano
che non sarebbero stati di alcuna utilità e che sarebbero
stati in pericolo.
Così, iniziarono ad incamminarsi nuovamente verso la
foresta. Mr.Satan si
voltò, per guardare un ultima volta Majin Bu prima che
scomparisse dal suo
campo visivo. Lo aveva appena ritrovato, e già si dovevano
separare di nuovo.
Ma sapeva che Majin Bu doveva agire in quel modo, per garantire la
salvezza
alla terra. Così, ben presto Bu e Goku si ritrovarono soli,
guardati unicamente
dal loro avversario, che gli sorrideva. I due iniziarono a girargli
attorno,
pronti a scagliarsi contro di lui al momento giusto.
“Siete
agguerriti,
a quanto vedo. Peccato che…NON AVETE ALCUNA SPERANZA DI
BATTERMI! PREPARATEVI A
SOFFRIRE! Mahhhhhh!”
ANGOLO AUTORE:
Salve! Eccomi ritornato! Prima di tutto, ci terrei a rassicurarvi su
una cosa:
il prossimo capitolo sarà un po’ più
corto di questo, quindi dovrebbe (e dico,
dovrebbe) uscire in tempi più brevi rispetto a questo. Non
c’è molto da dire
riguardo questo capitolo: come possiamo vedere, qualcosa di strano sta
succedendo a Junior, e Rainbokiller sta mostrando a poco a poco tutte
le sue
carte. Ma adesso, il nostro caro mostro sembra trovarsi a faccia a
faccia con
due avversari capaci di tenergli testa. Adesso, ho due precisazioni da
fare:
1 Il tempo
della storia: Ciò che ho narrato in questo capitolo
è tutto quello che è
successo nel mentre Iamko lottava contro Nappa fino a quando
quest’ultimo non
usa il Destructo Globe. Ora, voi vi chiederete: quella parte di
combattimento è
durata alcune pagine, mentre per narrare questi eventi che avvengono in
contemporanea c’è voluto un intero capitolo.
Diciamo che è un po’ come i famosi
“5 minuti di Namek”.
2 La forza di
Rainbokiller: Il potere di Rainbokiller è leggermente
superiore a quello di
Goku Super Saiyan Tre, che a sua volta è più
forte di Majin Bu, che si è
allenato come gli altri in questi anni. Quindi, per dare valori
numerici,
attingendoci anche al valore che ho dato a Goku base nel precedente
capitolo,
ci troviamo:
Goku SSJ3: 800
Majin Bu: 750
Rainbokiller: 810
E abbiamo finito. Ci si vede al prossimo capitolo. A presto!