Fanfic su attori > Cast Vampire Diaries
Segui la storia  |       
Autore: Horse_    30/10/2018    4 recensioni
{Sequel Una vita senza di te significa non vivere per niente.}
(Per capire qualcosa consiglio di leggere anche l’altra storia)
Ian e Nina hanno appena capito cosa provano veramente l’un per l’altra e, dopo una notte d’amore e passione, si preparano per tornare a casa. Sono entrambi decisi ad iniziare una nuova vita insieme con i loro figli, perché sono stati separati fin troppo, ma, una volta tornati a casa, dovranno fari i conti con la cruda realtà. Ian è sposato con Nikki, che è ancora sua moglie, mentre Nina sta, quasi in modo fisso, con Eric. Una notizia sconvolgente porterà i due a separarsi definitivamente, ma sarà per sempre? Riusciranno a lottare contro tutto e tutti per stare finalmente insieme con i loro bambini e con il loro vero amore?
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev, Nuovo personaggio, Paul Wesley
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

                                                 Birthday and wishes                                                                                                                                                



                                                                                                                                                          (
Tredici settimane)


Pov Nina.

Le ultime settimane sono state terribili e alquanto frenetiche. La notizia dell’imminente morte di Robert Somerhalder è arrivata come un fulmine a ciel sereno. Purtroppo è rimasto in vita poco più di tre settimane, ma penso che siano state tre delle migliori della sua vita. Ian è ottuso e testardo, ma ha messo da parte questo lato del suo carattere e ha potuto finalmente riconciliarsi con il padre, perché altrimenti se ne sarebbe pentito a vita (come lui stesso ha ammesso). Anche i nostri figli hanno conosciuto il nonno e, anche se lo hanno conosciuto per poco, si porteranno dentro sempre un bel ricordo di lui.

Ian ha attraversato -e sta attraversando- un periodo difficile, ma sono sicura che si sia tolto un peso. Non che considerassi suo padre un peso, nel senso che dentro di lui c’è sempre stato il peso di non aver mai riallacciato i rapporti con suo padre. L’ha fatto tardi, ma l’ha comunque fatto.

Una settimana fa è stato anche il suo compleanno, un giorno prima della morte del padre e non ha voluto fare niente. Paul e gli altri avrebbero voluto organizzare qualcosa, magari a sorpresa, ma li ho fermati in tempo. Ian non era dell’umore adatto e, conoscendolo, una festa non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione. E’ stato tutto il giorno in ospedale e se io e i bambini non gli avessimo fatto gli auguri, con tanto di regalo annesso -un nuovo orologio da parte mia e un due bracciali da parte dei bambini (fortunatamente sono riuscita a convincerli a non prendere esseri viventi, almeno per quest’anno)-, non se ne sarebbe nemmeno ricordato. 

Poi è stato tutto un susseguirsi di eventi e non abbiamo potuto festeggiare al meglio, per questo io e i bambini abbiamo deciso di prenderci due giorni liberi (io dal lavoro, loro da scuola) per organizzare qualcosa di speciale. Ovviamente ho già avvisato Julie anche per Ian -mi sono scusata per un futuro ritardo con le scene, ma lei è stata molto comprensiva ed ha capito che Ian ne ha bisogno. Ian ha bisogno di staccare la spina, liberare la mente, per quanto sia possibile, e di rimanere tranquillo.

 

“Mamma, porto io la borsa!”- mi blocca Joseph porgendomi una mano.

 

Ian è dovuto uscire per una commissione e rientrerà a breve. Io e i bambini stiamo finendo di sistemare le ultime cose in macchina ed effettivamente sto già cominciando ad avere la schiena a pezzi. Se non fossi incinta non sarebbe un problema, ma visto che lo sono lo è.

Tento di convincere mio figlio di non preoccuparsi, ma lui non mi crede e, prima che possa fare altro, ha già la borsa tra le braccia e corre verso la macchina. 

 

“Mamma, ho finito anche io.”- mi avvisa Stefan avvicinandosi a me.

“Bravo, tesoro.”- gli sorrido accarezzandogli i capelli.

 

Joseph torna dalla macchina e gli poso un bacio sulla fronte.

 

“Mi raccomando… Cosa vi ho detto prima?”- chiedo loro.

“Di non dire nulla a papà.”- mi dice Joseph.

“Esatto… Se lui domanda qualcosa dobbiamo sviare il discorso oppure dirgli che non possiamo dire niente.”- continuo io, poi guardo Stefan che, tra i due, è quello che riesce meno a trattenersi. -“Mi raccomando tesoro, acqua in bocca!”

“Certo mamma! Saprà cosa faremo soltanto quando saremo arrivati.” mi assicura Stefan solennemente.

Chi saprà cosa?”- domanda una voce alle nostre spalle.

 

Sussultiamo tutti e tre alla voce di Ian. Fortunatamente non siamo entrati troppo nello specifico e lui, per quanto possa aver sentito, non ha capito sicuramente niente.

Ci voltiamo tutti e tre verso di lui e ci sorridiamo complici. 

 

“Mi state nascondendo qualcosa?”- ci domanda Ian, mentre io e i nostri figli scuotiamo la testa in sincrono.

 

Ho guardato le previsioni centinaia di volte e hanno chiamato sole e caldo, per quanto possa essere caldo a dicembre. Però, effettivamente, questo è uno dei dicembre più caldi che abbia mai visto in vita mia, quindi la fortuna è sicuramente dalla nostra parte. E’ anche vero che i meteorologi non ci azzeccano quasi mai, ma prego sia così, almeno questa volta.

 

“Potremmo… Ma non saprai nulla per un po’…”- gli rispondo rimanendo sul vago. -“Rimettiti il giubbotto, dobbiamo andare.”

 

Ian mi guarda come se avessi preso una botta in testa.

 

“Andare dove?”- mi chiede lui.

“In cam-”- Stefan fortunatamente si blocca prima di dire dove effettivamente stiamo andando, questo grazie alle occhiate assassine mie e di Joseph. -“… Da qualche parte…”

 

Stefan non riesce a tenere molto bene i segreti, ma questa volta dovrà farlo, almeno per un’ora.

 

“Niente domande, dobbiamo andare.”- concludo io, prima che Stefan possa fare, involontariamente, altri danni.

“Nina, dove? Dobbiamo andare al lavoro e-”

“Niente lavoro per oggi.”- lo interrompo. -“Consideralo un regalo di compleanno in ritardo…”

“Mi avete già fatto un regalo di compleanno.”- obietta lui sollevando il braccio, nel quale si notano l’orologio e i due braccialetti.

“Per una buona volta puoi smettere di lamentarti e ascoltarmi?”- gli chiedo incrociando le braccia al petto.

 

I bambini ridacchiano divertiti, poi dicono al padre di muoversi e che ho ragione. Ian, un po’ titubante e un po’ curioso, si rimette il giubbotto. Chiudo la cerniera al mio, un po’ a fatica, e mi maledico mentalmente per prendere tutti gli abiti che mi calzano a pennello. Sono alla tredicesima settimana e la pancia ha già cominciato a gonfiarsi. Riesco a nasconderla con maglie larghe -che ho avuto l’intelligenza di comprare-, ma molti pantaloni ormai non riesco quasi più a chiuderli (Layla ha detto che con la seconda gravidanza la pancia tende a gonfiarsi di più della prima. Fantastico. E’ anche vero che la mia era più gonfia del normale perché aspettavo due gemelli…). Quando torneremo a casa dalla nostra mini gita devo rifare assolutamente il guardaroba. 

 

“Papà! Non devi spiare che cosa c’è dentro!”- lo rimprovera Joseph e Ian ridacchia divertito.

 

E’ un regalo di compleanno in ritardo ed è un preteso per passare due giorni da soli tra di noi, ma anche per risollevargli il morale. Ci vorrà del tempo perché digerisca la faccenda, ma è un bene che possa divertirsi e pensare ad altro.

 

“Va bene, va bene, ho capito. Salgo in macchina senza guardare nulla…”- si difende lui alzando le mani. 

“Ecco, bravo papà!”- gli dice Stefan spingendolo verso il sedile.

 

Ian, sotto le insistenze dei nostri figli, alla fine entra in macchina e noi facciamo altrettanto. Qualche minuto dopo siamo già in viaggio.

Tra le mani tengo il cellulare con le indicazioni stradali per raggiungere il posto perché, per quanto l’abbia scelto, non so la strada a memoria, cosa che Ian sa, ma per ora non sospetta niente. 

Lui tenta di sbirciare, ma io appoggio una mano sul telefono e sbuffa frustrato. Tra le altre cose che voglio fare in queste due giorni è dire ai bambini della gravidanza. 

Con Ian ne abbiamo parlato qualche settimana fa e, di comune accordo, l’avremo detto loro dopo il terzo mese e anche agli altri. Ovviamente i bambini devono essere i primi a saperlo, perché è giusto che lo sappiano noi e in un momento tranquillo, senza nessuno attorno.

 

“Mi potete dire dove stiamo andando?”- ci chiede Ian lamentandosi come un bambino.

 

E’ passata mezz’ora e dovremo arrivare all’incirca tra un quarto d’ora. Ian è troppo impegnato a piagnucolare come un bambino per accorgersi bene della strada.

 

“Papà, non possiamo dirlo!”- gli ricorda Joseph.

“Già, la mamma ci ha fatto promettere di non dirlo!”- continua Stefan.

 

E’ vero e spero che possano mantenere la promessa, anche se è molto  facile corromperli.

 

“Quindi chi devo corrompere per farmi dire dove stiamo andando?”- chiede lui e gli indico di svoltare a destra. Lui lo fa, poi continua imperterrito con le sue domanda. -“Dai, Neens, puoi dirmelo ora.”

“Se non continuassi a piagnucolare come un bambino”- inizio grave, mentre i bambini ridacchiano. -“ti saresti già accorto dove stiamo andando, o comunque l’avresti intuito.”

 

Ian mi guarda sporgendo il labbro inferiore, poi continua a tenere gli occhi fissi sulla strada. 

Passa qualche minuto in silenzio, molto probabilmente cercando di capire dove stiamo andando con l’informazione che gli ho dato, poi vedo le sue labbra piegarsi in un sorriso spontaneo -sorriso che ho visto pochissimo nelle ultime settimane. 

 

“Andiamo in campeggio?”- mi chiede lui eccitato.

“A quanto pare…”- gli rispondo con un’alzata di spalle.

“Papà, finalmente!”- esclamano i nostri figli all’unisono.

“Già, ce ne hai messo di tempo.”- gli faccio notare.

 

Ormai non serve più che gli dica dove svoltare, perché Ian ha già accelerato e sta continuando per conto suo.

 

“E’ da una vita che non vado in campeggio!”- continua lui sorridendo come un bambino. Già, ha quarantasei anni appena compiuti ed è felice come un bambino di cinque. -“E’ fantastico!”

 

Il tempo si dimezza e in poco più di dieci minuti siamo arrivati. Ian parcheggia la macchina sullo spiazzo di terra e scendiamo tutti insieme.

 

“Ma quindi abbiamo le t-”

 

Lo blocco, prima che possa dire altro. Gli indico un punto non molto lontano, dietro i due alberi. Il terreno è di Ian, quindi non c’è stato nessun problema ad organizzare il tutto. L’uomo al mio fianco sgrana gli occhi non appena vede una roulotte. Non è la roulotte di Ian, o almeno, lo è appena diventata. L’ultima roulotte che Ian ha avuto l’ha venduta ancora qualche anno fa. Me l’ha raccontato qualche mese fa mentre stavamo parlando proprio di questo. La roulotte che Ian sta guardando con occhi spalancati è la roulotte di suo padre e l’ha regalata a lui.

Ian ha sicuramente intuito di chi fosse quella roulotte e mi guarda, in attesa di spiegazioni, ma con sguardo curioso ed emozionato.

 

“Tuo padre ha sempre saputo quanto ci tenessi a quella roulotte e ha deciso di regalartela. Ecco qui.”- gli spiego e gli porgo due fogli, che precedentemente ho tirato fuori dalla tasca. -“Sono l’atto di proprietà e quello di passaggio, ora è tua.

 

Ian ha preso la passione del campeggio dal padre e da piccolo ogni tanto si è assentato con lui per qualche giorno per stare in mezzo alla natura e, ovviamente, quella roulotte risale a quel tempo. Negli ultimi anni è stata modificata e sono stati aggiunti parecchi comfort. Non che in campeggio serva chissà che, ma con l’avanzare del tempo, a ragion di logica, ha dovuto subire delle modifiche per farla adattare meglio a qualsiasi evenienza.

 

“Dici… Dici davvero?”- mi chiede lui rigirandosi i fogli tra le mani.

 

Annuisco. Io e Robert un giorno abbiamo avuto un po’ di tempo per parlare e mi ha rivelato questo desiderio ed io gli ho fatto reperire i fogli. Robert ha sempre saputo quanto Ian ci tenesse e ha voluto fargli un regalo d’addio.

 

“Papà, ti piace?”- gli chiede Joseph picchiettandogli una mano sul fianco. -“Zia Robyn l’ha portata qui.”

“Ovviamente è stata Robyn a portarla qui, questa mattina.”- gli spiego vedendolo leggermente confuso.

 

Ian di slancio mi abbraccia e invita i nostri figli ad aggregarsi.

 

“Non potevo… Non potevo desiderare un compleanno migliore…”- mormora lui baciandomi castamente. -“In mezzo alla natura e con la mia famiglia.”

“Sono contenta che tu abbia apprezzato.”- gli sorrido accarezzandogli un braccio. -“Ora però dobbiamo sistemare un po’ di cose, no?”

 

I bambini annuiscono e si lanciano sulla macchina per tirare fuori le borse. Faccio per avviarmi anche io, per aiutare, ma Ian mi blocca.

 

“Hai già fatto abbastanza e non devi sollevare cose pesanti.”- mi ricorda lui.

 

Roteo gli occhi al cielo.

 

“Non sono invalida, sono incinta.”- gli sussurro. -“Sono in grado di portare delle borse, almeno quelle leggere.”

“Assolutamente no.”- nega lui categorico scuotendo la testa, per dare maggiore enfasi alla frase. -“Tu puoi stare qui tranquilla, oppure sederti in macchina mentre noi finiamo di scaricare le cose.”

 

Guardo Ian per ribattere qualcosa, ma il suo sguardo mi dice che qualsiasi cosa gli dirò non verrà presa in considerazione.

Gli mostro le chiavi della roulotte.

 

“E’ meglio che vada ad aprirla…”- mormoro sconsolata.

“Si, esatto.”- conferma lui dandomi un bacio sul naso.

 

Mi avvio verso la roulotte, mentre Ian e i bambini si impegnano a scaricare la macchina.

 











 

                                                                  * * * 

 











 

Abbiamo sistemato tutto dentro la roulotte. I bambini hanno voluto portare anche delle tende, perché così faceva più campeggio, ma è logico che dormiremo dentro la roulotte con l’aria calda, perché sebbene di giorno si stia benissimo, di notte le temperature calano. La roulotte è abbastanza grande da contenerci comodamente tutti e quattro. Ha un letto matrimoniale, un bagno con tutto l’occorrente, una cucina con un bel tavolo e delle sedie e un divano. Oltre al letto matrimoniale abbiamo fatto aggiungere, io e Robyn, due brande per i bambini e dopo decideremo sul da farsi per quanto riguarda la notte. Abbiamo messo il cibo nel frigo, precedentemente contenuto in alcune borse frigo, e sopravviveremo perfettamente in questi due giorni. Dormiremo una notte e saremo di ritorno domani sera.

 

“Ian, stavo pensando a una cosa…”

 

Sono appoggiata con la schiena, sorretta comunque da un cuscino, alla roulotte e seduta sopra una coperta. Ian sta cuocendo delle bistecche e le salsicce sui ferri e i bambini stanno giocando a palla poco distante da noi. 

 

“Potremmo… Credo sia l’occasiona adatta per dire ai bambini della gravidanza.”- gli dico guardandolo negli occhi.

 

Ian si stacca dai ferri e si avvicina a me. Sembra pensarci qualche istante, poi annuisce.

 

“Mi sembra una buona idea, giustamente devono saperlo prima degli altri.”- concorda lui accarezzandomi la fronte. -“Quando vorresti dirglielo?”

“Quando verranno qui…”- gli dico sospirando guardando i bambini. -“Mi auguro solo che la prendano bene.”

 

Se fino a pochi secondi fa ne ero sicura, ora non lo sono più.

 

“Andrà tutto bene, vedrai.”- mi dice lui abbassandosi alla mia altezza. -“Ne saranno entusiasti.”

“Lo spero, non voglio che si sentano messi da parte…”- mormoro.

“Non si sentiranno messi da parte, secondo me ne saranno contentissimi.”- mi dice invece lui dandomi un bacio sulle labbra. Stiamo qualche secondo così, labbra contro labbra, poi riprende a parlare. -“Stiamo parlando dei nostri figli, li conosciamo, sono dei bambini intelligenti e buoni.”

“Lo so, ma-”

“Non eri tu quella convinta che sarebbe andato tutto bene?”- mi domanda lui pizzicandomi un fianco. -“Mi hai passato il testimone?”

 

Scuoto la testa sorridendo. I bambini intanto ci raggiungono e appoggiano la palla accanto a una ruota della roulotte. 

 

“Papà, è pronto?”- chiede Joseph.

“Certo, correte a lavarvi le mani.”- gli risponde Ian. 

 

I bambini, dopo essersi tolti le scarpe, corrono dentro la roulotte a lavarsi le mani. Dopo qualche minuto sono di nuovo fuori con addosso le scarpe. Ci accomodiamo tutti e quattro a tavola (una tavola di plastica allestita fuori la roulotte con quattro sedie di plastica) e Ian mette le bistecche e le salsicce sul piatto di ognuno e il mio stomaco fa una capriola. 

Stavo morendo di fame. Okay, è vero che ho mangiato meno di un’ora fa delle patatine, ma non è colpa mia se ho continuamente fame e devo mangiare per due. Ian mi guarda divertito mentre mi metto la maionese e la mescolo con il ketchup per fare la salsa rosa e io gli faccio la linguaccia di rimando, poi anche i nostri figli reclamano i tubetti di salsa così li passo anche loro. 

Mangiamo in tutta tranquillità ridendo e scherzando tra noi, come al solito, poi lo sguardo di Ian incontra il mio e non ho bisogno di parole per capirlo. E’ il momento adatto per dirglielo.

 

“Joseph, Stefan, io e papà vorremo dirvi una cosa.”

 

Stefan e Joseph alternano lo sguardo da me e Ian in attesa di quello che abbiamo da dirgli.

Dio, forse dovrei farlo fare a Ian, non so nemmeno da che parte cominciare. Non capisco perché mi stia facendo così tanti problemi e perché abbia così tanta paura che i miei figli possano prenderla male. 

Sono bambini intelligenti, buoni e sensibili, non dovrebbero prendere male una notizia del genere. Li conosco, so che non lo farebbero, eppure sono lo stesso spaventata. So che hanno reagito male quando Ian ha detto che Nikki aspettava un bambino e che presto avrebbero avuto un fratellino o una sorellina e forse è per questo. Ma io non sono lei, sono la loro mamma.

E’ Ian a prendere in mano la situazione, ancora una volta.

 

“Io e la mamma volevamo parlarvi di qualcosa di molto importante.”- inizia Ian con un sorriso.

“L’abbiamo capito, papà.”- lo blocca Joseph.

“Già, ce l’avete già detto.”- continua Stefan roteando gli occhi al cielo.

“Già, uhm…”- balbetta Ian grattandosi la testa leggermente spiazzato, ma i nostri figli continuano a guardarci curiosi.

 

Mi faccio un po’ di coraggio ed intervengo io, perché prima o poi avrei dovuto farlo, ed è meglio prima.

 

“Io e papà, un po’ di tempo fa, abbiamo parlato di allargare la famiglia.”- dico loro e si fanno ancora più attenti. 

“Compriamo un altro cucciolo?”- mi chiede Joseph allegro. -“Magari un altro gatto, almeno farà compagnia a Klaus!”

“Si, un altro gatto! Così Klaus non distruggerà più nulla!”- continua Stefan entusiasta.

 

Io e Ian ci scambiamo uno sguardo pieno di significati. 

I bambini hanno frainteso.

 

 

“Non parlavamo di un gatto…”- li corregge Ian dolcemente. -“Ma di qualcosa di ancora più bello, non che un animale non lo sia, sia chiaro, ma vostra madre intendeva qualcos’altro.”

“E arriverà tra qualche mese, ma noi ve lo diciamo adesso perché dobbiamo… Prepararci… Ed inoltre vogliamo che siate i primi a saperlo.”- continuo io lasciando una carezza ad entrambi. 

“Oh, allora è importante.”- conclude Joseph seriamente.

“Molto.”- gli da man forte Stefan. -“Che cos’è?”

“Non sono stata molto bene ultimamente perché il mio corpo sta cambiando per qualcun altro… O qualcun’altra.”- mi correggo, non vorrei che Ian se la prendesse. Si, è ancora convinto che sia una femmina e penso che gli rimarrà questa convinzione.-“Tra qualche mese arriverà un bambino o una bambina a farvi compagnia.”

 

Joseph e Stefan spalancano leggermente la bocca e rimangono zitti. Non si muovono neppure. Si guardano negli occhi e non si sa chi voglia parlare per primo.

 

“Quindi… Vuol dire che… Avremo un fratello o una sorella?”- ci chiede Stefan inclinando la testa di lato. -“Come Rachel ha avuto Damon?”

 

Io e Ian annuiamo, il concetto è proprio quello

 

“E dov’è ora? Perché non è qui subito?”- ci chiede Joseph.

“Nemmeno Damon è arrivato subito.”- gli ricorda Stefan, poi si volta verso di noi. -“Già, ma dov’è comunque?”

 

La mano di Ian scivola sul mio ventre e si ferma lì.

 

“E’ qui dentro e sta crescendo.”- sorride loro.

“Ma come fa a starci un bambino lì dentro?”- chiede di nuovo Joseph. -“Avrai anche tu una pancia grande come zia Phoebe?”

 

Annuisco e faccio una smorfia. Tra qualche mese avrò una pancia così ingombrante che farò fatica a fare tutto, ma ne varrà la pena.

 

“Oh ehm… Quindi ora è molto piccolo se non si vede la pancia… Giusto?”- mi chiede Stefan. 

“Si, è ancora molto piccolo.”- gli sorrido. -“Ci vorrà ancora qualche mese, poi sarà qui, con noi.”

“E noi saremo i fratelli più grandi, giusto?”- domanda Joseph. -“I fratelli maggiori.

“Si, esatto, e sono sicura che imparerà moltissime cose da voi.”- sorrido ai miei figli.

“Ma sarà un altro maschio come noi? O una femmina?”- chiede Stefan aggrottando le sopracciglia. 

“Ancora non si sa, lo scopriremo tra qualche settimana.”- gli risponde Ian, poi si volta verso di me in attesa di una conferma.

 

Annuisco al suo indirizzo.

 

“E potremo giocarci, vero?”- mi chiede Joseph abbassando lo sguardo sulla mano di Ian, ancora sul mio ventre. -“Ovviamente quando crescerà.”

“Certo che potrete.”- gli rispondo dolcemente accarezzandogli i capelli scuri. -“E gli insegnerete un sacco di belle cose… A colorare, ad andare in bici, a nuotare…”

“Anche a giocare a calcio!”- trilla Stefan. -“Ma se fosse una bambina… Forse… No, giocherà a calcio anche lei.”

“Le bambine fanno danza.”- gli risponde Joseph. -“Rachel fa danza.”

“Oh, ma potrebbe giocare a calcio comunque, se le piacesse.”- chiarisco le cose. -“Potrà fare qualsiasi cosa, così come voi. Se vorrà fare danza farà danza, se vorrà giocare a calcio farà calcio…”

“Già, hai ragione, mamma.”- ammette Joseph. -“Ma… Non saremo obbligati a giocare con le bambole, vero?”

 

Perché stiamo parlando supponendo che sia già una femmina?

Sono così identici al padre.

 

 

“Beh… Qualche volta potrete… Aiutarla…”- mormoro ridacchiando.

 

Ian, alle mie spalle, soffoca una risata contro il mio collo.

 

“Io con le bambole non ci gioco.”- decide Stefan, ma so che lo farebbe comunque, se fosse il caso.

“Le insegneremo a giocare con le macchine e i soldatini Stef. Potremo costruire degli accampamenti a casa!”- lo rassicura Joseph.

“Nostra figlia non diventerà un maschiaccio, vero?”- mi sussurra Ian all’orecchio. 

“Punto primo, potrebbe anche essere un maschio.”- gli faccio notare e lui rotea gli occhi al cielo. -“Punto secondo, potrà giocare con cosa vuole ed essere chi vuole.

“Però staremo attenti.”- ci rassicura Joseph e anche Stefan annuisce. -“Se un bambino è piccolo può farsi male facilmente e io non voglio che si faccia male.”

“Già, staremo noi attenti. Nessuno le farà del male.”- continua Stefan incrociando le braccia al petto. -“Vero che nessuno le farà del male?”

“Certo che no.”- lo rassicura Ian.

“Staremo attenti noi.”- conclude Stefan lo stesso.

 

Io e Ian ci scambiamo uno sguardo d’intesa e sorridiamo. Sono passati dallo stupore ad essere iper protettivi in cinque minuti e sono già entrati perfettamente nei panni dei fratelli maggiori.

Non sembrano averla presa male, per fortuna.

 

“Sono felice.”- conclude Stefan sorridendo. -“Avremo qualcun altro con cui giocare e stare insieme.”

 

Le parole di Stefan mi fanno completamente sciogliere. Mi accorgo di avere le lacrime alle guance quando Ian mi tira un colpetto sul braccio e mi porge un fazzoletto.

Non è colpa mia se ho gli ormoni in subbuglio e la situazione non aiuta.

 

“Mamma, non piangere.”- mi consola Joseph gettandomi le braccia al collo. -“Siamo felici sul serio!”

“Sto… Io… Non sto piangendo o meglio… Lasciamo perdere… Sono contenta che l’abbiate presa così.”- concludo io.

“Come avremo dovuto prenderla?”- mi domanda Stefan inclinando la testa di lato.

“Niente, non preoccupatevi.”- taglia corto Ian. In effetti non mi hanno mai dato motivo di pensare che avrebbero potuto essere gelosi. Sono due, ma hanno sempre avuto tutto e non sono mai state fatte preferenze, come giusto che sia, quindi non sanno nemmeno cosa significhi gelosia tra i fratelli. -“La mamma è solo un po’ troppo emotiva.”

“Hey, non prenderti gioco dei miei ormoni!”- ribatto offesa facendo ridacchiare i bambini. 

“Mamma? Mai sei stata poco bene per questo?”- mi chiede Joseph pensieroso. -“Perché sei stata poco bene?”

“Tesoro, non preoccuparti, capita.”- lo rassicuro accarezzandogli i capelli.

“Ma anche con noi sei stata male?”- mi chiede Stefan.

 

La gravidanza con loro è stata particolarmente difficile, ma diciamo che le nausee erano meno intense di adesso.

 

“Ma capita a tutte le mamme, non è colpa di nessuno.”- rassicuro anche lui dandogli un bacio sulla fronte.

 

Ian, dietro di me, avvolge entrambe le braccia attorno alla mia vita.

 

“Anche noi eravamo dentro la tua pancia?”- mi chiede Joseph.

“Si, certo, eravate proprio qui.”- gli dico indicandomi il ventre, dove c’è appoggiata la mano di Ian.

“E c’era abbastanza spazio per tutti e due?”- mi chiede Stefan inclinando goffamente la testa di lato.

“Abbastanza, anche se più di qualche volta vi siete presi a calci.”- ridacchio al ricordo.

 

Già, loro due si sono mossi parecchio.

 

“Ma si muove anche lei?”- ci chiede Stefan.

“Non ancora, ci vorrà un altro po’.”- gli risponde Ian.

 

Stefan tocca delicatamente la mia pancia, coperta dalla maglietta, quasi per paura di farmi del male. Afferro con delicatezza la sua mano e gliela faccio appoggiare, poi faccio la stessa cosa con Joseph.

 

“Non vi morde mica da qui dentro.”- dico loro facendoli sorridere, anche se so che hanno paura di fare qualcosa di sbagliato, ma non è così. -“Non succede nulla se ci appoggiate la mano.”

“Ma lì dentro sta al sicuro, quindi?”- domanda Joseph.

“E’ il posto più sicuro, questo.”- gli rispondo. 

“Mamma, papà, ma… Come ci è finito lì dentro un bambino?”- ci chiede Stefan con sguardo curioso. 

 

Ian dietro di me quasi si soffoca con qualsiasi cosa stesse bevendo, mentre io impallidisco leggermente. 

Come si può spiegare a due bambini di otto anni che cosa sia successo? Non si può spiegare.

Ian una volta ha detto loro la storia della cicogna, ma effettivamente qui non reggerebbe il confronto (e penso siano troppo grandi per crederci ancora). 

 

“Ve lo spiegheremo un’altra volta, okay?”- cerca di uscirsene così Ian.

 

Ovviamente i bambini non demordono, non sarebbero i nostri figli altrimenti.

 

“Ma papà… Tu hai sempre detto che i bambini li porta la cicogna, ma come fanno a finire dentro la pancia delle persone? Non ha senso!”- ribatte Joseph.

 

Una risata, un po’ divertita e un po’ isterica, mi esce dalle labbra. Mi alzo, sotto lo sguardo sbigottito di Ian, e fingo uno sbadiglio.

 

“Dove vai?”- mi chiede lui in panico.

 

Ha sempre fatto battute su questo e io una volta gli ho fatto promettere -e lui sicuramente non se lo ricorda più- che avrebbe affrontato lui questo argomento, quindi per me è ora di togliere le tende e magari andare a fare un riposino. Cosa che voglio fare assolutamente, un po’ per ripicca, un po’ perché effettivamente sono parecchio stanca.

 

“Sono stanca, penso andrò a dormire un po’.”- gli dico con un’alzata di spalle.

“Cos… Cosa? No, vieni qui, non puoi abbandonarmi così, Nina-”

“Fate i bravi con papà, mi raccomando.”- dico ai miei figli.

 

I bambini annuiscono, poi incalzano Ian con altre serie di domande. Quest’ultimo mi lancia uno sguardo supplichevole, ma io, dopo avergli dato un bacio sulle labbra, che sa anche un po’ di vendetta, mi ritiro nella roulotte.

 











 

                                                                 * * *

 















 

Abbiamo fatto promettere ai bambini di non dirlo a nessuno, di tenere il segreto ancora per un po’. 

I bambini ce l’hanno promesso e spero con tutto il cuore che riescano a mantenerlo ancora per qualche settimana. Io e Ian abbiamo intenzione di dirlo alla classica festa, prima di Natale, con il cast. Ovviamente a Candice, Phoebe, Paul e a Julie, lo dirò prima, mi dispiacerebbe che lo venissero a sapere con tutti gli altri. Meritano di saperlo prima e in tutta tranquillità, anche se sarà difficilissimo far tenere la bocca chiusa a tutti e tre, in maniera particolare alle prime due. 

I miei genitori già lo sanno, le uniche persone, oltre al cast, che devono ancora saperlo, sono mio fratello, la madre di Ian, sua sorella e suo fratello. A Natale, non ho ben capito se a pranzo o cena, o se addirittura a tutti e due, dovremmo fare qualcosa per riunire tutti e abbiamo pensato che sarebbe carino dirlo il giorno di Natale. 

 

“Sei stanca?”- mi chiede Ian apprensivo una volta messi a letto i bambini.

“Un po’.”- gli dico sinceramente sedendomi sul letto della roulotte, con la schiena appoggiata alla testiera. 

 

Ian si siede sul letto, accanto a me.

 

“Non saremo dovuti andare a camminare.”- mi fa notare lui lasciandomi un bacio leggero tra i capelli.

 

Dopo il mio sonnellino pomeridiano alla fine abbiamo deciso di andare a camminare un po’ per i boschi, finché la luce e le temperature ce l’hanno permesso. I bambini si sono divertiti un sacco e anche a me è piaciuto, ma sono stanchissima e ho male ai piedi. A giudicare dalle mie dita si sono anche gonfiati, cosa comunque normalissima in gravidanza.

 

“No, è stato bello fare una passeggiata all’aria aperta.”- lo rassicuro.

 

E comunque lo penso veramente. 

 

“Posso fare qualcosa?”- mi domanda lui. -“Ti fanno male le gambe per caso?”

“Magari fossero quelle…”- sospiro raccogliendomi i capelli in uno chignon. -“Ho i piedi a pezzi.”

“Allora ci penso io.”- mi dice lui spostando le mani sulle mie gambe. -“Tu rilassati.”

 

Le mani di Ian corrono veloci lungo i miei piedi e i suoi tocchi mi fanno rilassare all’istante. Non so per quanto tempo continua così, non so nemmeno se parliamo. Tutto quello che so è che, poco dopo, cado in un sonno profondo. 

 

 

________________________________________________________________________________________

Lo so, torno ad aggiornare dopo più di un mese, ma ho avuto un sacco di cose da fare per l'Università, ma eccomi qui con un nuovo capitolo.
Ci tengo prima, però, a ringraziare le amorevoli ragazze che hanno lasciato una recensione al precedente capitolo e che, come sempre, non abbandonano mai questa storia. Ovviamente ringrazio anche voi che semplicemente leggete, ma come sapete è sempre bello leggere che cosa pensate su questa storia e se valga la pena portarla avanti.
Quindi grazie, grazie davvero <3
In gran parte d'Italia è brutto tempo (e mi stringo attorno alle famiglie che, per colpa di ciò, hanno perso i propri cari), come state? Tutto bene? Da me scuole (di tutti i gradi) chiuse, se ne riparla settimana prossima. Certo, stare a casa non fa mai male, ma farlo per queste gravi problematiche non è bello. Spero che il tutto si possa risolvere il prima possibile, vi sono vicina <3
By the way, avete visto Legacies (per chi non lo sapesse: è lo spin-off di The Originals e racconta la storia di Hope Mikaelson e di altri ragazzi alla Salvatore Boarding School, la nostra amata ex pensione dei Salvatore)? Come vi è sembrato? Vi è piaciuto? A me è piaciuto molto. Leggero, frizzante, poi io amo Hope e mi affascina la sua natura *^* (fatemi sapere cosa ne pensate!).
Comunque, ritorniamo alla storia. Il padre di Ian, come si sapeva già dallo scorso capitolo, è morto e Ian, ovviamente, si porta dietro tutto il suo dolore. E' normale, quando muore una persona cara il dolore ci pervade e solo l'amore di chi ci vuole bene riesce, in qualche modo, ad alleviare il tutto: è quello che stanno facendo Nina e i gemelli. Ian porterà sempre con se un senso di malinconia, ma pian piano lo sta affrontando, grazie alla sua famiglia. 
Ho trovato carino organizzare il compleanno in mezzo alla natura, cosa che Ian, anche quello vero, ama. In più i nostri Nian hanno finalmente detto ai nostri adorati baby protagonisti che presto, alla famiglia, si aggiungerà qualcun altro. Ho cercato di rendere la reazione il più realistica possibile e ho fatto si che i gemelli l'accettassero alla grande (non perchè tutto quello che accade debba essere sempre rose e fiori, ma perchè è in linea con i loro personaggi): sono due bambini amatissimi dai genitori e dal resto della famiglia, a loro non manca nulla, non hanno motivo di essere gelosi (e un po' è perchè sono sempre stati in due, quindi hanno imparato a condividere fin da piccoli) di un nuovo arrivato e a loro l'idea non dispiace, anzi, ne sono felici. Avrei trovato più stonata una reazione contraria. 
Fondalmentalmente in questo capitolo non succede nulla di che, solo tanto Nian e tanti momenti con i gemelli, che io adoro *^*
Vi ringrazio ancora, alla prossima ^^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Cast Vampire Diaries / Vai alla pagina dell'autore: Horse_